1Gli invitati potrebbero essere tutti coloro che sono invitati al Paradiso. Che bella cena quella del Paradiso! Che bella giornata quando noi ci incontreremo col Signore, nel luogo dove si amerà sempre Dio, dove non si commetteranno mai peccati, dove non ci sarà mai tristezza, non ci saranno mai ore nere; ma la nostra pace, la nostra gioia sarà nell'amare il Signore, eternamente amare il Signore. Ecco, gli invitati possono essere questi, cioè tutti gli uomini che, redenti dal sangue di Gesù, sono stati proprio chiamati a partecipare eternamente con Cristo la cena eterna.Si può anche raffigurarlo nella cena eucaristica. Il Signore ha stabilito anche in terra un'altra cena, ha stabilito anche qui in mezzo agli uomini un altro grande, meraviglioso banchetto. E, cioè, ha messo nei tabernacoli non qualche cosa di paradisiaco, ha messo addirittura nel tabernacolo il Paradiso, cioè ha messo se stesso. Ed ogni giorno noi possiamo accostarci a questa mensa. Ogni giorno Lui ci invita: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati, e io vi ristorerò. Avete bisogno di luce? Venite, Io sono la luce del mondo. Chi cammina dietro a me non vacillerà, non cadrà nel fosso. Avete bisogno di forza? Avete bisogno di sostegno per vincere le tentazioni? Venite a me, venite a me!". Ecco il Signore che anche sopra la terra ha messo un piccolo Paradiso. Ha dato a noi la possibilità di pregustare il Paradiso e di mangiare un pane che sia il viatico per il Paradiso. E cioè ci ha dato un pane che ci sia di forza per poter arrivare al Paradiso. Ed ecco allora l'invito del Divino maestro: "Venite, ricevete, venite, venite a trovarmi!".Naturalmente, qui ci si potrebbe fermare parecchio e domandare a noi stessi: e noi abbiamo lo sguardo rivolto verso il Paradiso, dove siamo attesi? E noi frequentiamo questa mensa? Mangiamo questo pane veramente con fede? Qualcuno potrebbe obiettarmi: "Ma, ma, è difficile, sa, fare questo incontro col Signore al mattino. È facile farlo per abitudine questo incontro col Signore. È difficile specialmente ringraziare il Signore, dire una parola al Signore". Ci si potrebbe fermare parecchio su questo argomento, ma voglio passare al terzo punto, che mi interessa questa mattina.
MO77,2[12-06-1966]
2.Vi dico solo una parola su questo.Quando uno vuol bene a una persona, trova le parole da dire a questa persona, sa raccontare qualcosa alla persona amica.Vedete Papa Giovanni, nel suo diario dell'anima, dice che lui faceva il ringraziamento così della comunione: raccontava a Gesù tutto quello che era accaduto il giorno prima.Che bello incontrarsi col Signore e raccontare al Signore quello che ci è capitato nella giornata prima. Le difficoltà che abbiamo avuto, i fiaschi che abbiamo incontrato per strada, le mancanze commesse, i propositi fatti la sera prima. Così, da buoni amici, raccontarci quello che è capitato, proprio come i 72 discepoli quando ritornarono dal Divino maestro e, pieni di gioia - mi pare di vederli - andavano a raccontare a Lui, che sapeva già tutto ... "Ma sai, Signore, i demoni sono scappati via!". Saranno saltati fuori: "Sai, ho guarito anche uno zoppo!". E "sai", e "sai", "sai". E il Signore avrà detto: "Oh, bravi. Ma bene.". "Ma sai che nel nome tuo anche una vecchia ga comincià a correre... e ghe xe saltà fora i denti!". "Ma sai, ma sai?". Che bello dev'essere stato, no? Questi settantadue attorno al Divino maestro per raccontare i prodigi che avevano compiuto nel suo nome.Ebbene, anche noi, nella santa comunione avvicinarsi a Gesù, al mattino, e raccontare a Lui tutto, tutto quello che è nostro, perché quello che è nostro è suo. Raccontare le difficoltà, i disastri... ma proprio tutto, figlioli. Ecco questo è il modo per avvicinare bene il Signore, per divenire amici del Signore. E poi continuare durante la giornata, specialmente meditando la passione del Signore, a raccontare a Lui le nostre esperienze.Ma oltre che degli invitati alla cena eterna e degli invitati alla cena eucaristica, mi piace questa mattina, brevemente, qualche minuto solo, raffigurare questi invitati in un altro gruppo di anime: le anime privilegiate, le anime che hanno ricevuto da Dio una vocazione speciale.Sicché noi, noi siamo tra queste anime. Noi godiamo di tre inviti: siamo invitati a pranzo in Paradiso, siamo invitati a pranzo quotidianamente qui, in chiesa, alla mensa eucaristica; ma noi abbiamo ricevuto anche un terzo invito: l'invito di consacrare la nostra vita interamente, interamente per il Signore. Ah, figlioli miei, che dono grande ci ha fatto Dio, che dono grande. Non soltanto un'ora al giorno la candela accesa davanti al Signore, ma ventiquattro ore su ventiquattro ore la nostra lampada accesa esclusivamente per il Signore, consacrati al Signore, donati al Signore. Ah, figlioli, che bello, poter essere al seguito del Re, collaboratori del Re eterno, per la salvezza del mondo, per la restaurazione del mondo! È questa la grazia che noi abbiamo ricevuto.
MO77,3[12-06-1966]
3.Però il Divino maestro nel santo Vangelo si lamenta, si lamenta perché erano tanti gli invitati, ma purtroppo molti invitati non parteciparono al convito e portarono delle scuse. Osservate bene.Uno porta per scusa che ha comperato un podere e deve andarlo a vedere, sa? Mi par di vedere quei contadini di una volta, che avevano la giubba aperta, una catena d'oro qua, e mettevano le mani così sulle tirache, no? "Guarda che campi, guarda che bellezza! Tutto mio qua, tutto mio! Che figari, no? Che figari! Che perari! Che pomari! Varda che bellezza!". Ecco. Insomma.... "Ho comperato un podere". E cioè, in altre parole, ecco la superbia, ecco la superbia.Un altro invece: "Ho un paio di buoi, devo andare a provarli". Ecco l'attaccamento alle cose.Il terzo ha preso moglie e non gli interessa più niente: ecco il sentimento.Non vi siete accorti, figlioli, che proprio Gesù, proprio Gesù tocca i tre voti di povertà, castità e obbedienza? E che proprio Gesù dice: "Guarda, Io ho chiamato uno, ho chiamato, ma ad un dato momento ha fatto l'offerta, ha detto di sì: "Guarda che vengo, guarda che vengo."... aveva promesso che andava, ma a un dato momento, poi, l'attaccamento all'io, l'attaccamento alle cose, l'attaccamento alla sensualità, ecco...?”."Signore, Signore, no, non vengo Signore, non vengo! Sì, sì, ti avevo detto di venire, ma sai adesso mi sono accorto, Signore, mi sono accorto che... Cosa vuoi? Al mondo si può trionfare, si può essere qualcosa di più che al tuo seguito; si può far carriera di più nel mondo. Mi sono accorto, Signore, che nel mondo si può avere qualcosa, una fuori-serie, magari un musso fuori-serie, vero?, ma si può avere qualche cosa. Mi sono accorto che nel mondo ci si può soddisfare di più. Signore, scusami sai, perdonami. Tu che sei Dio capisci tutte quante le cose e perciò capisci anche che, insomma, non lo faccio per cattiveria... perciò abbimi per scusato: non posso venire. Mi hai chiamato ad essere religioso, mi hai chiamato ad essere prete, ad essere assistente? Hai domandato il dono totale di me stesso? Io ti ho detto anche di sì, Signore, sono venuto al tuo seguito, ma ad un dato momento, Signore, una ragazza mi piace di più che non un pezzo di pane, là, bianco, che non capisco, che non conosco, che mi danno in chiesa. Non mi dice niente quel pezzo di pane là. Per me sono storie; non mi dice niente. Una ragazza mi dice qualcosa di più, Signore , "et ideo non possum venire". Non mi dice niente quella Messa solita. A me piace qualcosa di più, sai, Signore. Se sono fuori faccio quello che voglio, vado dove voglio, sono libero, posso espormi un po' di più... “Et ideo non possum venire!".Figlioli, quante volte si è ripetuta nella storia questa dolorosa esperienza da parte di Gesù. Gesù ha visto, ha visto da lontano che quel giovane del Vangelo da Lui chiamato, si sarebbe ripetuto attraverso i secoli.
MO77,4[12-06-1966]
4.Proprio ieri sera, pensando a queste cose, ho ripensato al famoso sogno di don Bosco, che voi tutti ricordate. San Giovanni Bosco dice di aver fatto un sogno.Gli parve di vedere un viale meraviglioso, una bellissima pergola tutta di rose e di fiori. E bellissima, maestosa. E il Signore lo ha invitato ad andare avanti per questa strada, e lui cominciò a partire. E qualche giovane si è avvicinato a lui e ha detto: "Don Giovanni, potrei venire anch'io con te?". "Sì caro... vieni". Ecco che un altro e un altro... un bel gruppo di giovani. Avanti. Tutte rose, tutte rose. Ad un dato momento è arrivato un ordine: "Levatevi le scarpe.". E tutti obbedirono: si levarono le scarpe. Cominciarono: "Oh, guarda che bello camminare in mezzo alle rose!". Pensate un pochino. "Ma senti che bene che si sta! Che profumo e gioia!”. Ad un dato momento, sotto le rose cominciarono i sassi, e fra i sassi e le rose, le spine. E allora ecco che don Giovanni si volge indietro, e vede uno che piano piano si prende un po' indietro, e poi si rimette le scarpe e scappa via. Un altro guarda... un pochino e scappa via. Finché si accorge che ha soltanto tre o quattro giovani. Gli altri se n'erano andati tutti.Figlioli, ecco la storia di una Congregazione religiosa.Il Signore chiama, chiama, mostra qualche cosa che, naturalmente, ha del prodigioso; mostra, naturalmente, delle rose, dei fiori, dei miracoli di Provvidenza. E il mondo dice: "Ma guarda che viale meraviglioso! Ma guarda che gioia deve essere abitare in questa casa! Che bello che deve essere vivere lì dentro nella carità, nella fraternità. Ma guarda che cosa, che veramente piace!". E allora ecco una schiera di giovani. Ecco quel giovanotto che lascia il mondo, lascia le imprese edili, l'altro prende il diploma e lo mette nel cassetto, l'altro lascia le tenute agricole, l'altro lascia la scuola, che so io... Ecco il giovincello che lascia la mamma, lascia il papà, lascia la capretta o che so io. Ed ecco tutti quelli che vengono e improvvisamente sente la gioia... E tu vedi la gioia di questa schiera di giovani che corrono, perché in fondo c'è Cristo che attende, perché c'è una chiamata divina, perché c'è la gioia dell'offerta.
MO77,5[12-06-1966]
5.Ma a un dato momento arriva l'ordine, tremendo, tremendo ordine: "Levatevi le scarpe". Ed ecco i più piccoli: "Ma benissimo, si corre di più senza scarpe!". Ecco qualcuno un po' titubante nel levarsi le scarpe, forse per l'odore che pensa di promanare dai piedi, che so io... E alcuni ci si leva le scarpe. E piano piano cominciano i sassi, cominciano le spine. E allora tu vedi tramontare, tramontare... E allora tu vedi qualcuno che si accosta, comincia a farsi serio, molto serio. Gli altri non sanno perché. Don Bosco forse saprebbe perché. Ed ecco allora: "Sa, come si fa a dirlo a don Bosco? Ma, mi ha voluto tanto bene...". E allora si prendono indietro, si nascondono dietro alle cose, e appena possono tagliano la corda e scappano via. Figlioli, figlioli, ecco la storia della Congregazione.Terminiamo, perché ho detto che sarei stato breve. Il resto lo potete continuare voi durante la Santa Messa.Dio ci ha chiamati: siamo dei privilegiati, però ricordatevelo che qualche cosa lo dobbiamo fare anche noi. Colui che ci ha creati senza di noi, per salvarci ha bisogno di noi. Io devo corrispondere e corrispondere non vuol dire continuare a mangiare caramelle e dolci. Ricordatevi che anche per le vecchiotte che sono entrate in chiesa adesso, la vita è un dovere, ricordatevelo sempre, è un dovere. E senza croce, senza difficoltà, non possiamo presentarci davanti al giudizio di Dio, dove il Cristo crocifisso ci sta attendendo.14 giugno 1966