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Meditazione ai Religiosi e ai novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino, prendendo spunto da alcune frasi del cap. III del libro “Per un postconcilio efficace” di p. Riccardo Lombardi, insiste sulla necessità di vivere in profonda comunione con il Signore per poter essere animatori di vere comunità cristiane. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 32’; manca la parte iniziale della meditazione e quella finale è interrotta. 1. IntroduzioneDon Ottorino, nella parte iniziale parzialmente mancante nella registrazione, riassume le meditazioni precedenti fatte ad Asiago (VI) durante le vacanze natalizie sul libro di P. RICCARDO LOMBARDI, Per un postconcilio efficace, Ritiro ai Padri Conciliari dell’8 all’11 novembre 1965, Rocca di Papa (Roma) 1965, per i Religiosi che non avevano potuto essere presenti.
Il riferimento è un opuscoletto intitolato “La Pia Società San Gaetano nei suoi aspetti: spirituale, comunitario, apostolico” per presentare le finalità e la spiritualità della Congregazione. Venne poi stampato nel gennaio del 1966 con una copertina bianca, per cui veniva chiamato, abitualmente “Il libretto bianco”.
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1.Incominciamo mettendo al corrente quelli che non erano presenti perché si trovavano, per esempio, a Crotone. Diciamo che padre Lombardi sta facendo un ritiro a un bel gruppo di vescovi ai quali fa notare una cosa, e cioè: "Ricordate che, se vogliamo salvare il mondo d’oggi, bisogna incominciare adesso con il Concilio, e ognuno nel posto dove si trova". Ci sono delle ricchezze di idee che sembrano ottime anche per noi, per cui possiamo fermarci su questo testo per qualche meditazione. Eravamo arrivati praticamente all'analisi che padre Lombardi aveva fatto della situazione del mondo, la parte positiva e quella negativa. Mi sono soffermato su queste cose, in modo particolare per noi, perché guai se il Concilio si trasforma in una lettera morta, guai se noi ci accontentassimo di avere solamente dei testi scritti. Per esempio, durante le vacanze natalizie di Asiago, ho lavorato e ho preparato quel fascicoletto, per il quale è stata discussa parola per parola e si è tenuto conto delle vostre osservazioni. Ora, però, io vorrei che altrettanta preoccupazione ci fosse per imprimere in voi ogni particolare che abbiamo scritto. Vorrei dire, con una brutta parola, che quella ferocia che avete messo per difendere anche una virgola durante la stesura del testo, ora la si dovrebbe mettere perché la virgola si piantasse in voi. Scusate la parola un po’ forte, ma occorre lo stesso impegno per vivere le idee che abbiamo tentato di porre nel fascicoletto.CHIESA Concilio
CONGREGAZIONE spiritualità
Uno dei punti qualificanti della Congregazione è di essere Comunità che vivono e testimoniano la comunione fraterna, sia nella vita comunitaria come nel servizio apostolico.
L’assistente Vinicio Picco era il responsabile delle attività di lavoro nella Casa dell’Immacolata, e quindi particolarmente impegnato anche nella costruzione delle casette prefabbricate.
Nome del prefabbricato per l'ampliare la capacità recettiva della colonia montana di Val Giardini ad Asiago (VI).
Nel testo registrato don Ottorino dice “romano”, ma in realtà fu l’esercito cartaginese di Annibale ad essere infiacchito dagli ozi di Capua.
Corpo dell’esercito adibito nella 2ª guerra mondiale a mansioni di controllo del territorio nazionale, non formato perciò da truppe da prima linea di combattimento.
Umberto Manzardo aveva fatto il servizio di leva militare nel corpo degli Alpini e quindi conosceva bene le diverse categorie dei corpi militari, anche quello degli Arditi che era un corpo di volontari nato durante la 1ª guerra mondiale ed era formato da truppe d’assalto.
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2.Se, per esempio, noi facciamo una bella descrizione dell'ideale, a che serve se poi non si vive l’ideale, se poi l'ideale resta una cosa da museo o da biblioteca? L'ideale che abbiamo cercato di sintetizzare deve diventare vita nostra, deve diventare il motore della nostra giornata, il motore del nostro lavoro. Questo è importantissimo; tutto quel libretto lo è, ma particolarmente su questo punto perché l'ideale dev'essere quello che scuote tutto. Se, per esempio, io inizio una giornata, e quella giornata è per me una giornata ordinaria, io lavoro per uno, ma se ho una cosa straordinaria da fare, io lavoro per tre. Supponiamo, caro Vinicio , che domani dicessimo: "Dobbiamo andare ad Asiago e preparare le fondazioni per un'altra "Buon Pastore" . Se dovessimo fare un lavoro di questo genere, faremmo la lista, ci preoccuperemmo di preparare gli arnesi, sceglieremmo la macchina con cui andare, fisseremo l’ora in cui partire, e tu ti preoccuperesti di fare il giorno prima gli altri lavori che hai in sospeso. Qualche giorno prima si predispone tutto per il giorno che si deve partire: in quanti andiamo, se ad Asiago il luogo è stato pulito dalla neve; prevediamo anche più di quello che serve perché nulla manchi al momento opportuno; se ci fermiamo due giorni disponiamo per la Messa, per il mangiare, per i fanali, eccetera. Figlioli miei, si predispone tutto, anche i cappotti per il caso che piova: quei due giorni diventano per noi un lavoro intensissimo. Alla stessa maniera bisogna che la nostra vita apostolica divenga sempre un lavoro straordinario: allora noi avremo praticamente una produzione maggiore, allora apostolicamente faremo qualcosa. Per i comunisti il loro impegno è sempre un lavoro straordinario perché sono in rivoluzione. Gli ozi di Capua hanno rovinato l'esercito cartaginese . State attenti che essere ufficiali di Dio come quelli della Territoriale è una rovina. Bisogna essere Arditi, direbbe Umberto , che è diverso dal restare in caserma come caporali di giornata. Ora noi non dobbiamo essere un esercito in riposo e tanto meno in pensione: dobbiamo essere un esercito con le armi in mano, in assetto di guerra, e allora faremo qualcosa. Ed è questo che in sintesi padre Lombardi dice ai vescovi. Però, senza essere vescovi, guardate che queste cose sono dirette anche a noi. 2. La comunità cristiana è una comunità di fedeCONGREGAZIONE carisma
ESEMPI impegno apostolico
APOSTOLO missione
APOSTOLO chi è
l’
apostolo
Don Ottorino si riferisce alla 3ª meditazione del ritiro di padre Lombardi, che porta come titolo “La comunità cristiana”, pagg. 33 - 45, e ne sintetizza con parole proprie le prime due pagine.
La citazione del libro di p. Lombardi è posta in corsivo, come pure tutte le successive, e si trova a pag. 35 del libro citato.
Il 6 gennaio 1966, festa dell’Epifania del Signore, emisero la professione perpetua nella cappella della Casa dell’Immacolata otto Religiosi: Luciano Bertelli, Paolo Crivellaro, Giuseppe Giacobbo, Mirko Pasin, Luciano Rizzi, Vittoriano Rossato, Gaetano Scortegagna, Girolamo Venco.
Don Ottorino mima con la voce l'idea di uno che agisce con estrema determinazione per raggiungere i suoi scopi.
Il riferimento è a un episodio avvenuto durante una discussione all'assemblea dell' O.N.U.
Don Ottorino si riferisce a don Luigi Furlato, maestro dei novizi.
Don Ottorino intende per fede teologica lo studio delle cose di Dio e le argomentazioni relative alle verità cristiane.
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3.Salto allora la prima parte di questa meditazione dove dice che in sintesi tutte le Costituzioni del Concilio parlano praticamente del popolo di Dio, del mistero del popolo di Dio, e perciò spetta ai vescovi edificare il popolo di Dio. E poi conclude così: Beati Padri! “Si propongono tre caratteri corrispondenti a tre titoli fondamentali di Gesù: profeta, sacerdote e re. A questi tre titoli di Gesù corrispondono tre caratteri assolutamente essenziali della comunità cristiana”. Allora la comunità cristiana deve avere dei caratteri particolari: come Gesù era profeta, sacerdote e re, così la comunità cristiana che noi dobbiamo edificare, prima in noi e poi nel mondo, deve portare queste caratteristiche, deve avere cioè il carattere profetico, sacerdotale e regale. Prima di tutto profetico: deve essere perciò una comunità di fede. Figlioli, ieri sera, con i nostri cari fratelli che domani faranno i voti perpetui, ai quali noi formuliamo il più fraterno augurio che il Signore li conservi e cresca in loro l'entusiasmo della fede, della speranza e della carità e giorno per giorno divengano veramente dei santi apostoli, si diceva: “Come dovrebbe essere ognuno di noi se si trovasse da solo nella Congregazione?”. Ognuno di noi dovrebbe essere Stalin. Chi era Stalin per il movimento comunista? Tratrabum... Perfino Kruscëv si cavava le scarpe e le batteva sui banchi! Il capo, chi è in testa, sente tutta la responsabilità del partito e della conquista del mondo al partito. Ognuno di noi dovrebbe sentirsi fondatore e superiore generale della Congregazione e perciò, per tutto quello che dipende da lui, deve mettercela tutta, nella preghiera, nel pensiero, eccetera, per poter andare avanti, per portare avanti, non la Congregazione, ma il Cristo. Questo pensiero è importantissimo perché se riusciamo a dare alla Congregazione questa vitalità allora riusciremo a fare quello che il Signore vuole dalla Congregazione. Mi direte: "Ma come si fa?". È chiaro: ti alzi al mattino e cominci al mattino, mentre ti lavi, a parlare con il Signore: "Senti Signore..."; cominci a sognare la conquista, come il ladro che deve rubare le galline e appena si alza pensa alle galline che deve rubare. Si tratta di avere un ideale, di farlo proprio, e non dire: "Bene, io faccio il mio dovere e poi ho finito". No, non hai finito. Ieri sera, appunto, parlavamo di questo argomento; siamo andati un po' avanti anche con il tempo, un po’ fuori orario. Non è vero, caro maestro ? Come fare per realizzare questa caratteristica? Ci vuole fede! Si tratta di fede, perché se noi abbiamo fede, una fede viva, non solamente quella teologica - ci vuole anche quella, come abbiamo detto altre volte - realizzeremo l'unione con Cristo. Ci vuole una fede viva, una fede viva! Per cui, ad un dato momento, tu sei amico del Cristo e quello che pensa Lui lo pensi anche tu, quello che desidera Lui lo desideri anche tu. a) Vivere alla presenza di GesùCHIESA Concilio
GESÙ
CONSACRAZIONE santità
CONGREGAZIONE appartenenza
CONSACRAZIONE radicalità
CONGREGAZIONE missione
ESEMPI Congregazione
VIRTÙ
Ruggero Pinton era entrato nella Casa dell’Immacolata dopo il diploma magistrale e, all’epoca, si trovava nell’anno canonico del noviziato.
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4.Tu devi sentire che qui, adesso, siamo con uno in più. È facile scrivere nel libro: "Mettiamo Gesù in mezzo; Gesù è con noi, Gesù qua, Gesù là!". Metterlo nel libro è facile! Io ho detto: "Non tiratelo via, ma mettiamolo in altra forma", perché è facile scrivere sul libro: "Gesù in mezzo, Gesù in mezzo!", mentre bisogna vivere questo pensiero di Gesù in mezzo, e viverlo vuol dire, Ruggero , non ricordarsi soltanto quando tu vai un attimo in chiesa e dire: "Là c'è Gesù". Quando eri piccolo tua mamma ti diceva: "Vedi? Là c'è Gesù!”. Ora tu devi sentire quando ti alzi al mattino che siete in due. Se nella tua camera ci fosse tua madre che sta facendo le pulizie, sentiresti o no la presenza di tua mamma? Lei è lì che ti guarda mentre stai calzando le scarpe e ti dice: "Guarda come hai rovinato quelle scarpe! Sono otto giorni che le porti e le hai già strisciate"; mentre infili i pantaloni ti dice: "Guarda come li hai sgualciti; potevi riporli meglio ieri sera". Le mamme continuano a passare in rassegna ogni capo di vestiario che il figlio indossa. Gesù è presente e dovete sentirlo presente: vi passa in rassegna non soltanto ogni capo di vestiario che indossate, ma ogni pensiero che fate. Egli ti dice: "Tu vuoi farti prete, sei già novizio e ti fermi a perdere tempo dietro a stupidaggini, come la pettinatura, la brillantina, il ciuffetto...?". Figlioli, non si può, non si può. Scusate se vi dico questo: un apostolo, un uomo di Dio non può non sentire la presenza di Gesù. Su questo punto abbiamo i Focolarini che ci battono e la loro forza è proprio qui. I Focolarini hanno trovato questa forza. Loro, prima di tutto, pensano di avere Gesù in mezzo, Gesù con loro; quando parlano hanno Gesù presente.GESÙ
unione con...
ESEMPI Eucaristia
ESEMPI Gesù
unione con...
GESÙ
sequela
APOSTOLO uomo di Dio
GESÙ
Luigi Smiderle era all’epoca studente del corso teologico.
Don Matteo Pinton era già sacerdote e all’epoca studiava presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma, ma si trovava a Vicenza in quel periodo per le vacanze natalizie.
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5.Per esempio, adesso io sto parlando a voi. Se ci fosse monsignor vescovo seduto là, io continuerei a parlare e dire: "Vero, Eccellenza"; potete pensare che io parli a voi e non mi rivolga mai al vescovo, neanche con una parola, o che non rifletta prima di dire una frase che cosa ne penserà il vescovo? Potete pensare che io venga qui a parlare con monsignor vescovo presente e non dica: "Vero, Eccellenza, che cosa le pare?", o che non pensi mai a lui? Siete capaci di pensare questo? È inconcepibile che io venga qui, vi parli per mezz'ora senza mai rivolgermi al vescovo e senza mai pensare che ho il vescovo presente. Voi capite che dalla prima all'ultima parola io penserei, prima di dire una frase, che cosa penserebbe di ciò il vescovo, e quando ci fosse una frase un po’ azzardata chiederei: "Vero, Eccellenza, che cosa ne dice? Non le pare, Eccellenza?", e allora la correggerei. Potete pensare che un sacerdote vada a confessare, confessi una, due, tre, quattro, cinque ore, e lo faccia senza ricordarsi che dentro il confessionale e al suo fianco c'è Lui, proprio Lui, il Cristo? Potete pensare che Vinicio vada in laboratorio e lavori quattro o cinque ore senza pensare che Lui è lì presente? O che un altro vada a scuola e non pensi che Lui è lì presente? Questo, per conto mio, è ciò che dobbiamo creare, senza tante storie, senza tanti strilli, pianti e lacrime, come è la realtà. Credi alla presenza di Dio? Sì. Sei pronto a dare la vita per Gesù? Sì. Allora meno parole e più fatti! Pensa che hai Dio presente, pensa che Lui è presente, e questo è l'elemento base per poter fare qualche cosa : vivere alla presenza di Dio, sentire che Dio mi vede, che Dio mi ama, che io in ogni istante sto facendo quello che vuole Dio. Datemi uno che viva veramente alla presenza di Dio e non occorre più dire le parole che abbiamo dette ieri sera, perché quello sarà superiore generale, sarà tutto, perché, nelle mani di Dio, sarà lui il conquistatore del mondo. “Signore, adesso vorrei andare in Africa, in Australia, dappertutto”. Tu, a un dato momento, vivi con Lui, senti i suoi desideri; il tuo cuore batte all'unisono con il suo. Figlioli, non so che cosa dirvi; queste cose ve le ho dette tante volte, e non so più come fare. Prego il Signore che m'ispiri Lui come fare ad insegnarvele, ma ricordate che il fondamento della nostra Congregazione è la fede, credere cioè all'esistenza di Dio e vivere sempre alla presenza di Dio. E allora vedrai Smiderle caritatevole verso i suoi ragazzi, verso i suoi colleghi; vedrai il maestro più caritatevole verso i suoi alunni e gli alunni verso il maestro; sarà tutta un'altra atmosfera, tutto cambia colore. La presenza del vescovo fa cambiare colore alla predica. Non è vero, Matteo ? E la presenza di Gesù fa cambiare il nostro modo di pensare e il modo di agire, e potenzia la nostra vita, tutta quanta la nostra vita.ESEMPI Gesù
unione con...
SACERDOZIO prete
GESÙ
unione con...
CONSACRAZIONE immolazione
DIO presenza di...
APOSTOLO uomo di Dio
DIO amore a Dio
DIO cuore di...
Don Ottorino aveva appena accennato al libro di p. Lombardi, ma poi si è lasciato prendere dall’entusiasmo e ha continuato seguendo la personale ispirazione.
Don Ottorino con questa frase interrompe la sua riflessione, e allude appunto al fatto che don Matteo già si trovava a Roma per gli studi accademici.
Finalmente don Ottorino riprende a leggere il libro di p. Lombardi a pag. 35.
Allusione al ragazzo della parrocchia di Araceli che don Ottorino preparò alla morte avvenuta il 9.1.1941 a soli tredici anni.
Parole tratte da un antico inno liturgico gregoriano: “Ci ha riuniti in unità l’amore di Cristo”.
Nell’esempio don Ottorino accenna alla festa dei familiari e degli amici che si faceva annualmente nella Casa dell’Immacolata. Nello stesso nomina Vittorio Venturin che frequentava, all’epoca, il terzo anno del corso teologico, alludendo anche a una “sera famosa” per la quale non ci sono altre indicazioni.
Don Pietro Martinello era già sacerdote e impegnato in qualche servizio ministeriale.
Nel testo registrato don Ottorino scherza con la parola “Casotto”: con la C maiuscola intende il nome di una parrocchia del vicariato di Arsiero (VI) dove svolgeva il servizio pastorale don Lino Dal Moro, mentre con l’espressione dialettale “andare a casoto” intende andare a caccia, perdere tempo.
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6.Questa è una premessa alle parole di p. Lombardi. Portate pazienza, ma d'altra parte questa riflessione ci voleva. Dunque il punto di partenza è la comunità di fede, e la comunità che dobbiamo formare deve essere una comunità di fede, altrimenti non è la comunità di Dio. Smiderle dice a un ragazzino: "Prendimi un paio di scarpe”, e quello gli va a prendere un paio di scarpe e le porta giù. "Ma sono le mie scarpe queste?", dice al ragazzino che gli aveva portato un paio di scarpette da donna o di qualche altro. “Andiamo, sono le mie scarpe queste? Dovresti aver visto da te stesso! Ti sembrano le mie scarpe queste?". Chi sei, Smiderle? Un diacono verso il sacerdozio? Dice Gesù: "Ti sembra che siano le mie scarpe queste? Chi sei tu? Un Religioso della Pia Società San Gaetano: ti sembra proprio che queste siano le mie scarpe?". State attenti che Gesù non possa dire questo di voi, di ciascuno di noi, perché non rassomigliamo neanche nella punta delle unghie a nostro Signore. Caro don Matteo, tu parli in lingua romana. “Gesù è profeta, parla al mondo dicendo la verità che viene da Dio. A Lui dunque deve corrispondere un popolo con l'unità della fede. A Gesù profeta si fa corrispondere l'unità di fede della comunità cristiana. Padri, ci siamo troppo abituati, come abbiamo studiato noi la teologia, a vedere la fede quale un fatto essenzialmente personale; abbiamo dedicato mesi a studiare l'analisi dell'atto di fede. La fede della comunità cristiana deve diventare fenomeno comunitario”. b) Vivere insieme con Dio Quando morì Francesco Giuliari , in casa per mesi e mesi preparavano sempre il piatto per Francesco: preparavano la tavola e c'era sempre il posto per Francesco; quello restava sempre . Eh, cari miei, cari miei, nella nostra casa noi non ci preoccupiamo di lasciare il posto per Lui, dove Lui è invisibile, ma realmente presente. Noi, figlioli, non possiamo non avere Dio nella nostra Comunità: "Congregavit nos in unum Christi amor”. Sarebbe bello se io vi invitassi a pranzo e poi non mi voleste con voi a pranzo e mangiaste da soli? Domenica, cioè domani, facciamo la festa degli ospiti, diamo da mangiare ai parenti, all'uno e all'altro, e gli ospiti li mandiamo nella sala grande: gli ospiti li mandiamo là, e mentre facciamo festa ai genitori rimpinzandoli di leccornie, agli ospiti diamo da mangiare avanzi di cucina. Vedi, Vittorio, a volte noi facciamo così con il Signore: ne sei convinto? Quella sera famosa, in camerata, c'era il Signore, avevi un letto per Lui? D'altra parte, benedetti figlioli, caro don Pietro , che cosa andate a predicare voi preti se non avete questa fede? Che cosa vai a portare a Casotto se non porti questa fede? Come fate? Che cosa ti serve dire ad una persona in confessionale: "Pensi al Signore che è presente, che vede tutto e vede che lei soffre e patisce”, se poi tu non lo senti presente mentre parli? Se noi per primi non viviamo questa fede è meglio andare a perdere tempo per i fatti nostri, però poi dovremo risponderne a Dio. c) Vivere nella luce dell'eternitàCOMUNITÀ
ESEMPI sacerdozio
CONSACRAZIONE religioso
ESEMPI Gesù
presenza
DIO presenza di...
ESEMPI Dio presenza di...
SACERDOZIO prete
VIRTÙ
Il riferimento è a Zeno Daniele, che al tempo era ancora novizio, ma collaborava da vicino con don Ottorino in molte attività.
Il Colombara è una delle cime dell’altopiano di Asiago (VI), meta frequente delle escursioni estive dei giovani della Casa dell’Immacolata.
L’assistente Vinicio Picco aveva anche la mansione di infermiere nella Casa dell’Immacolata.
Don Ottorino scherza con le parole, riferendosi al 1° viaggio in America Latina programmato per i primi mesi del 1966.
Don Ottorino aveva appunto cinquant'anni all’epoca.
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7.“La fede della comunità cristiana deve diventare fenomeno comunitario. È un popolo che crede, un popolo che avanza nella luce della fede, che sente di essere peregrinante lontano dalla patria e va camminando verso di essa. Sono immagini meravigliose che ci avete dato voi nelle vostre Costituzioni: un popolo pellegrino, con carattere essenzialmente escatologico, che va verso una patria che sarà nell'aldilà. Mi sono chiesto tante volte , avvicinando le anime, ciò che costituisce la vera differenza tra l'uomo con fede e l'uomo senza fede. Da un punto di vista ontologico, non vi è dubbio, è credere o no all'esistenza di Dio. Ma direi che, praticamente, ciò che distingue l'uomo che ha fede e l'uomo senza fede è il credere o no che ci sia qualche cosa al di là della morte; è credere all'eternità; credere che non finisce tutto qui. È credere che la morte è la nascita, che il più vero comincia proprio lì”. Ieri sono andato in una casa privata, in un bellissimo appartamento, e uno di voi qui presente ha detto: "Che bello, che bello!". Vero, Zeno , non è così? Che bello! Ho visto che hai il cuore un po' attaccato alle cose del mondo e ho detto: "Eh, caro dottore, il più bello è in relazione all'eternità; il nostro appartamento ce lo stiamo preparando dove le piastrelle non si rovinano quando casca il martello, mentre qui tutto è transitorio, tutto transitorio!". È inutile che andiamo in gita al Colombara a costruire un castello sopra il monte, quando sappiamo che vi staremo un paio di ore e poi andremo via. La nostra patria è il Paradiso, e prima di sera una metà dei presenti potrebbe essere là, e io che vi parlo potrei esservi prima di sera per effetto della puntura antinfluenzale fattami da Vinicio e che mi ha tormentato per tutta questa notte, ucciso dal bacillo dell'influenza; io potrei essere già là, nella camera ardente, e per prima cosa avete già deciso quando fare il funerale? Fra un giorno o due; dovevo andare in America Latina e vado invece in terra latina! “Questo aspetto della nostra fede dovrebbe essere una realtà, psicologicamente vissuta dal Popolo di Dio. Sentirsi straniero su questa terra, passando tra le cose apparenti come se non ci fossero, perché questa terra non è la nostra città e ne aspettiamo un'altra”. Ne aspettiamo un'altra! Che cosa volete che siano sessant'anni, settant'anni, cento anni; che cosa volete che siano cinquant'anni : la nostra città è un'altra. 3. La comunità cristiana è un popolo in cammino verso la patria celesteAPOSTOLO distacco
NOVISSIMI eternità
Il riferimento è a Giuseppe Biasio, che stava facendo l’anno di noviziato.
Don Ottorino mette insieme la frase paolina di Filipp 1,23: “Sento il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo”, con quello di San Martino di Tours: “Non rifiuto però il lavoro”.
Don Ottorino nomina alcuni paesi di provenienza dei Religiosi presenti: Grossa di Gazzo Padovano (PD), Valdagno (VI), Rampazzo di Camisano (VI), e infine Gassino Torinese (TO) dove si era trasferita da alcuni anni la famiglia di don Pietro Martinello.
Nel testo registrato si interrompe improvvisamente la lettura che don Ottorino stava facendo, per cui la meditazione rimane incompleta.
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8.“La fede che voi avete riassunto meravigliosamente in tanti vostri capitoli, col nome di mistero pasquale: una umanità peccatrice, destinata alla morte, perduta, che è stata redenta mediante la venuta di un Salvatore, il quale con la sua passione e morte la farà risorgere nell'eternità. Questo mistero pasquale, che non è soltanto di Gesù persona, ma di tutto il suo mistico Corpo, di tutta la santa Chiesa di Dio, deve essere profondamente creduto e vissuto dal Popolo di Dio. Ora, Padri, prego voi con grande realismo, che vi domandiate se la comunità di cristiani che abbiamo oggi possa identificarsi, con questo criterio, come una comunità veramente cristiana”. Io, cari figlioli, faccio un passo più avanti. Mi domando se la nostra Comunità di Religiosi può veramente identificarsi con una comunità cristiana, pellegrina, che sta andando verso la patria, con una missione particolare: condurre gli altri verso la Patria. “Respira il Popolo di Dio il senso che qui siamo di passaggio, che non abbiamo qui la nostra patria?”. Il popolo di Dio respira questo? Siamo proprio sitibondi, caro Giuseppe , del Paradiso? Desideriamo quello che preghiamo ogni mattina: "Quando sarà, o mio Dio, che io aprirò questi miei occhi...”. Quando sarà, o Signore, quando sarà, o Signore? Quando lo ricevete nella comunione ripetete: "Signore, 'cupio dissolvi et esse cum Christo'... laborem autem non recuso: fino alla fine del mondo, se vuoi; ma 'cupio dissolvi et esse cum Christo' . Padre, Figlio e Spirito Santo; Padre, fa’ che ti voglia bene come il Figlio; Spirito Santo, fa’ che ami”? Crediamo, sentiamo la nostalgia della Trinità? “O anche il Popolo di Dio sente il nazionalismo, il razzismo, il classismo, in genere l'egoismo, l'amore della terra?”. Ricordate, a questo proposito, la scherzosa espressione di un sacerdote che diceva: “Hai fretta, caro, di andare in Paradiso? Vacci pure!”. “Con questo criterio della fede, base della comunità cristiana, vi domanderei sinceramente se oggi abbiamo nel mondo, in qualche parte un po' considerevole, la genuina comunità cristiana”. Dove esiste la genuina comunità cristiana? Anche nei nostri paesi, dove troviamo la genuina comunità cristiana? Possono esserci dei singoli individui, ma una comunità! E c'è qui dentro? Il Signore guardando in giro per il mondo, dove troverebbe un paese completamente e genuinamente cristiano? Grossa, è proprio Grossa quel paese? Valdagno? Rampazzo? Adesso, don Pietro, tu ti sei trasferito a Gassino in provincia di Torino: quello è un paese genuinamente cristiano dal parroco in giù. E il Signore potrebbe dire: "Però, c'è una comunità cristiana: sono quelli della Pia Società San Gaetano; sono una bella comunità cristiana!"? Si tratta di vedere che cosa mangiamo: se viviamo di fede o se mangiamo cipolle. “Con questo criterio della fede, base della comunità cristiana... guardo il cinematografo dove vanno i cristiani come i non cristiani, a milioni e miliardi di volte all'anno. Guardo la stampa, osservo il giudizio che si fa della morte, ascolto la valutazione che si dà degli interessi economici, sento il puzzo degli affari nel popolo cristiano, nel popolo dei cristiani. E mi domando: è questo un popolo che si sente di passaggio sulla terra, cosciente che la nostra patria è un'altra, che accetta, come Popolo di Dio, che le cose di quaggiù non importano? Connesso con la fede, incluso nel suo concetto, quando si presentano i tre caratteri che stiamo svolgendo, incluso nel concetto di comunità di fede, sta l'altro aspetto: quello della speranza. Quando identificano la...”. 8 gennaio 1966COMUNITÀ
NOVISSIMI eternità