LA COMUNITÀ RELIGIOSA È UNA FAMIGLIA DI FRATELLI UNITI NEL NOME DEL SIGNORE
MO92[19-08-1966]
MO92,1[19-08-1966]
1.È arrivata una telefonata di mons. Fanton a don Luigi Mecenero, che diceva che avrebbe piacere di parlare con me per una questione a nome del vescovo e, siccome era troppo lunga a parlare per telefono, ha detto: "O viene giù don Ottorino o vengo su io!". E allora ho preferito andar giù io. E allora ho pensato che, siccome dovevo incontrarmi col vescovo, ho telefonato a mons. Zinato e abbiamo fissato l'incontro per le quattro ieri pomeriggio.Quando sono arrivato a Vicenza, lì, alla curia, ci siamo incrociati con la macchina con mons. Caliaro, Carraro, scusate... Caliaro, Caliaro, vescovo di Poggio Mirteto, e lì, a farlo neanche apposta, mi ha detto: "A son rabbià... perché, invece che arrivare i serramenti della chiesa xe arrivà quei della canonica!". Mi volea dire: "Go pì caro, parché se no quei della canonica no i 'rivava pì e quei della ciesa, siccome che l'è rabbià e el vole che i 'riva, in qualche modo i 'riva, no!”. Sicché, dico male? Se no arrivavimo a ottobre che i gavea ancor da metter su, adesso, o per fas o per nefas, adesso i 'riva. Infatti, don Flavio, quando che l'è vegnù qua, el me ga dito: "Sa, ghe go domandà a quei della canonica: Padre ci vuol pazienza, bisogna aver pazienza! E dopo chissà quanta pazienza che bisogna portare!". E allora adesso, adesso, magari provvisori, ma bisogna che... perché ormai al ventotto ghe xe l'inaugurazion, e siccome che savì che don Piero Martinello el xe andà a Roma, l'è andà a Roma, tanto per vedere un po' de far in modo che sia pronte un poche de stanze almanco, per il giorno ventotto; el deve ritornare in settimana per saver dire quando che podemo spedire el primo gruppo. El primo gruppo, penso la settimana ventura, caro don Matteo, lo manderemo e insieme con lu don Graziano Celadon, Battistella, e mando anche con voialtri per una settimana, una settimana e mezza, don Luciano Gallinaro, che el vegna a darve una mano perché ghe xe la consacrazione della chiesa, a far le cerimonie.
MO92,2[19-08-1966]
2.Ora ieri, che son 'nda da mons. vescovo, anzitutto el me ga dito de saludarve tutti, e el ga manifestà i sensi di amore, di benevolenza e di ammirazione per voialtri. Ringraziemo el Signore. No, sul serio, el ga proprio manifestà questi sensi, e me ga fatto proprio veramente piacere. Pò, el me ga... go dito, vero, ghe go domandà per la facoltà per fare gli esami per quei che va in Bassitalia, eccetera, per le confessioni, e dopo go dito che andemo a Rio. L'è ben felice e contento, e anche el diseva che mons. Luna ghe ga scritto per la consegna dei missionari nostri, il quattro novembre là in cattedrale. El ga mostrà de essere contento. E allora el pensaria forse, per quel giorno, de consegnare, de far la consegna anche a tutti quanti quei che 'ndarà e no, fuorchè a don Vittorio, perché non l'è gnancora prete, se no i se scandalizza i seminaristi eccetera "Ma come? Lo mandelo via che non l'è gnancora prete? Come mai?". Digo male, don Vittorio? Se no, te capissi, xe un po' pericoloso. Ma la consegna del crocifisso, mi faria in modo che vegnesse consegnà el crocifisso a quei che va a Rio, a quei che va al Chaco, oltre che a quei che va a Zacapa. In modo che sia una presa di posizione, sa, diese dodese, dodese, così, in un colpo solo, la vegnaria una presa di posizione. Siccome che mons. Luna el vien apposta per far questo piacere alla Congregazione, perché la Congregazione prenda posizione un pochino; e dicevamo, ormai, sa', comincia sul giornale a vegner fora che la Pia Società San Gaetano manda in America Latina, manda qua, manda là...Basti dire questo, ieri mattina, mons. Caliaro, quando siamo arrivati con mons. Caliaro, e dopo semo andà dentro da mons. Fanton insieme: "Ah, 'ndemo dentro a saludarlo insieme, dai, dai!". Semo andà insieme, mons. Fanton el ne ga offerto el caffè e semo sta lì a contarsela un pochetin."Ah! - el ga dito mons. Caliaro - A molè sì adesso voialtri, qua, i preti, - el ga dito - a molè sì, adesso col novo decreto - el ga dito.".Salta fora mons. Fanton: "Varda che la xe la diocesi che ga dà, che dà più de tutti; varda che su diciannove preti che xe sta ordinà 'st'anno, el ga dito, otto i xe par la Chiesa universale, el ga dito!"."Pian, pian, pian - el ga dito - i sette de San Gaetan no i xe mia vostri - el ga dito - no i xe mia vostri."."Ben, i xe ancora de diritto diocesano, così se pol fare bella figura ancora con Roma”, el ga dito.“Però, go dito, questo me dà diritto allora de andar pescare in seminario fin ca vui, go dito, però! Eh! No xe giusto, no? Eh! Dato, dato che semo insieme, dato che no se pol perdere, vero, prestigio”.
MO92,3[19-08-1966]
3.Dopo, con mons. vescovo ghemo parlà, son sta lì un quarto d'ora, venti minuti.Non posso dirve i particolari del discorso, ma sensi proprio vorria dire de affetto, di ammirazione per la Congregazione e per l'Opera. Specialmente perché el ga l'impressione che se staga superando un po' quelo che xe quella crisi un pochino che sta, che xe generale nella Chiesa. Va ben ... el ga tirà fora alcuni particolari che ghe ga dito mons. Samorè, qualcuno de voialtri lo ga sentio nominare, non so.... Lo gheto sentio nominare mons. Samorè? Come? Ecco. El ga tirà fora alcuni particolari, eccetera, per cui el dise, me pare che voialtri el Signore ve ga vossudo bene, e si drio proprio, el Signore vol mettere proprio un baluardo contro 'ste robe. Perciò se vede proprio la mano di Dio, questo in modo particolare, perché el ve ga proprio presi a dire: "No, vardè, così non va, così va!".Ora, vedi che, siccome che, fino a prova contraria, el vescovo xe rappresentante di Dio nella diocesi e l'anello che ne congiunge col Papa e a Cristo, ringraziemo il Signore di questo. Stemo attenti che se volemo attingere la luce: no dai libri o dalle riviste, ma dalla voce del Papa e dalla voce della Congregazione. Ghemo una vocazione nostra. Ricordatevelo bene: ghemo una vocazione nostra, e la xe voluta da Dio, questa vocazione! Perciò, cerchemo di essere preoccupati fortemente, proprio fortemente di vivere la nostra vocazione.
MO92,4[19-08-1966]
4.Guarda: tanto per farve toccare con mano. Seto, Toni, quella meditazione che ghemo fatto ieri mattina andando in macchina, vèto torla? Già, porta qua! 'Stamattina femo quella, allora, dai ca vedemo un po' se semo boni de far quella. Toni, resta qua però! Apri il libro e leggi dove vuoi il pensiero. E ha preso in mano questo qui: "La comunità religiosa" nostra... Così, e adesso cerchiamo di commentare un pochino e farvi toccare con mano che abbiamo le verità, ma non basta leggere il libro e alla fine dire: adesso, sì, sì, va bene, sono d'accordo col libro! Nostro dovere è farlo diventare vita nostra 'sta roba qui!Dunque, state attenti:"I Religiosi hanno lasciato una famiglia naturale per formare insieme una nuova Famiglia che unita nel Nome del Signore gode della Sua presenza".Dunque attenti: dice il santo Vangelo che quando due o tre sono uniti nel nome di Dio, lì c'è presente il Signore, no? Ora noi, in nome di chi siamo riuniti? Perché io ho lasciato il mio paese, perché voi avete lasciato la mamma, i fratelli, quello che il mondo vi poteva offrire? Avete lasciato, state attenti, perché vi siete incontrati con Gesù e vi ha chiamati. Ecco la base, ecco il punto di partenza: vi siete incontrati con Gesù, vi ha chiamati, e per amore di Gesù avete rinunciato a tutto e vi siete donati interamente a Lui. Ora, state attenti, essendoci noi riuniti nel nome del Signore, ecco che scatta immediatamente la parola del Divino maestro, no?: "Dove due o tre sono riuniti in Nome mio, io sarò con loro!".E dice, ecco qui una riga che noi citiamo dal Concilio: "Unita la famiglia del nome del Signore, gode della sua presenza". Sicché, quando in una nostra comunità gli individui sono riuniti nel nome del Signore, godono della sua presenza. E qui ci abbiamo il Corpo Mistico in pieno, no? Ci abbiamo la comunità, vedete che siamo aperti in piena comunità. Questi sono i commenti alle nostre Costituzioni, praticamente. E perciò, alla base della nostra comunità, c'è questa offerta dei singoli a Dio, che si donano al Signore, e si riuniscono insieme nel nome del Signore e godono perciò della presenza del Signore!
MO92,5[19-08-1966]
5.Ora, sentite figlioli miei, ecco necessario vivere queste cose qui; bisogna che ognuno di noi senta queste cose qui, le viva ma proprio vorrei dire in una forma intensa; senta che io, io, sento di essere l'amico di Gesù, sento di essermi donato interamente a Lui, e sento la presenza di Gesù nella comunità.Si dovrebbe quasi arrivare a fare quello che faceva l'avvocato Giuliari quando che è morto suo figlio Francesco: che per un anno o due, ogni giorno preparavano da mangiare anche per lui; c'era il posto a tavola, anche! Il posto di Francesco non si deve toccare: mettevano i piatti, cucchiai e tutto eh? Tanto era presente nella famiglia che hanno continuato per un paio d'anni a metter lì, sempre il suo posto. Nessuno, siccome si davano il turno a preparare la tavola, nessuno voleva essere il primo a non preparare per Francesco: sembrava loro di fare un'offesa a Francesco a non preparare il suo posto!Ora, dovremmo quasi preparare il suo posto, quando facciamo una riunione e siamo in cinque, e preparare la sesta sedia, siamo in cinque a tavola, e preparare il sesto piatto! Non faremo questo atto materiale di preparare il piatto, ma dovremmo sentire la presenza del Cristo. Allora è una comunità veramente fatta come vuole il Signore!
MO92,6[19-08-1966]
6.Continuiamo.Queste ultime parole erano del Concilio, cioè: "riuniti nel nome del Signore, unita nel nome del Signore, gode della sua presenza"; "in essa - attenti, queste sono parole nostre - uniti da un medesimo ideale, sorretti dallo stesso fratello Gesù, impegnati nello stesso lavoro, vivono in spirito di fraterna comprensione quella carità che distingue i portatori del messaggio divino".Ecco, vedete, la carità per noi è un punto di partenza e un punto di arrivo, no? È possibile questa carità soltanto se ognuno si sente unito agli altri da un medesimo ideale. Ma se in una comunità ci sono cinque fratelli, uno l'è socialista, uno comunista, uno democristiano, uno liberale, uno eccetera monarchico, voi capite chiaramente sono fratelli, sono fratelli, possono anche andar d'accordo quando si tratta, si tratta di vacche, o quando si tratta di affari di altro genere, ma non è possibile un accordo perfetto perché non hanno uno stesso ideale.Ora, vedete, noi siamo stati radunati dal Cristo, ma dobbiamo avere il medesimo ideale, dobbiamo sentire, guardate figlioli miei, bisogna sentire, sentire proprio le stesse cose, vivere le stesse cose; e le cose che dobbiamo vivere le sentiremo più avanti, un pochino qua, ci sarà detto come dobbiamo vivere. Ora, se abbiamo un ideale morto, languido, un ideale così, un palliativo di ideale, andiamo avanti un po' facendo un mestiere, figlioli, è impossibile la carità. Perché, se ognuno ha un ideale per conto suo, uno ha un ideale, che so io, lo sport, o altro ha la sociologia, altro ha per ideale, vero, un po'... lo studio di... insetti, soltanto come ideale, ma non come hobby particolare, ha un ideale, ha sempre in mente insetti giorno e notte durante la Messa e la comunion; un altro invece ha come ideale, so io, le case prefabbricate. Ecco là Zeno: el pensa altro che quello, mattina notte e giorno eccetera No, figlioli. Siamo fuori di strada! Ci saranno anche quelle cose là, anche Gesù le compiva, dobbiamo compierle come un dovere, come, so io, un'aggiunta, come un lavoro che dobbiamo compiere; però l'ideale deve essere uno solo, uno solo! E l'ideale, l'ideale nostro è quello che sentiremo più avanti, che non voglio adesso dirvelo prima.
MO92,7[19-08-1966]
7."Sorretti dunque da un medesimo fratello, dallo stesso fratello".Eh, qui, figlioli miei, bisogna sentire la fratellanza! Sentire non vuol dire quel 'sentimento', che può essere anche arida la nostra fede, potrebbe essere anche nella selva nera nera scura, di temporale continuamente nella nostra casa, tentazioni anche tremende in casa nostra, ma però dobbiamo sentire con la luce della fede la nostra fratellanza con Cristo. E sentire la fratellanza con Cristo vuol dire sentirsi fratelli di tutti gli uomini, se no non è la vera fratellanza con Cristo.“... impegnati nello stesso lavoro".Attenti, attenti: dunque i nostri "hanno lo stesso ideale".Ecco là, prendiamo la famiglia che va al Chaco, stesso ideale. Scusate, hanno lasciata la loro casa per un ideale: per donarsi a Cristo; vanno là con lo stesso ideale: salvare l'Argentina, tutte le anime dell'Argentina, non poniamo limiti. Un momentino: hanno lo stesso fratello, Gesù; sono impegnati poi nello stesso lavoro, perché non è che uno lavori supponiamo nell'Università di Buenos Aires: ecco là, Mirko professore dell'Università di Buenos Aires; ecco là Toni, vero, invece, sonti mi, curato di campagna, eccetera eccetera eccetera No, no, no: sono impegnati nello stesso lavoro, nello stesso posto, hanno lo stesso campo di lavoro! Capite che è importante, no? Stesso ideale, stesso fratello, stesso campo di lavoro.
MO92,8[19-08-1966]
8."Vivono in spirito di fraterna comprensione...”.Per forza, è impossibile, no, se si vive... Scusate, quando per esempio eravate qui, dentro nella tenda grande e a un dato momento è venuto un temporale, è cominciato il vento: anche lo stesso monsignore di Montagnana ha cominciato: "Facciamo composizione di luogo", el ga comincià, "facciamo composizione di luogo". E si sono alzati a un dato momento, son corsi a prendere in mano i pali e a tegnere le corde, vero; "qua piove, tempesta, là, bum bam."; qualcuno si è arrampicato su pel palo, vero... Chi è stato? Raffaele mi pare, per tener fermo, almanco tegner peso su pel palo! Tutti quanti, sa, si sono scagliati là, perché qua siamo sotto la stessa tenda, se la salta per aria, la xe acqua per tutti, no?Ecco, semo nelle stesso condizioni: quando siamo animati dallo stesso ideale, stesso lavoro, ci dev'essere la comprensione... Viene acqua dentro da una parte, tutti corrono là; la tenda pende dall'altra parte, tutti corrono là: ecco la comprensione. Uno ha bisogno di aiuto, è impossibile dire: "Non tocca mia a mi!". C'è da fare: va ben, facciamolo insieme, no? Cosa interessa: "Tocca a mi, tocca a ti.". Importa salvare anime, e quello che no te fe ti fasso mi e viceversa: ecco la fraternità....E allora, "in spirito di fraterna comprensione, vivono quella carità che distingue i portatori del messaggio divino".Ecco la carità, ecco la carità. La carità che incanta, che trasforma, che sconvolge il mondo. La carità che attirerà certamente le anime e le porterà a Cristo; questa carità, questi uomini che... fratelli di Cristo, che si sono donati a Cristo, che sono veramente: "Io e Lui; Io... vivo ego, iam non ego... Lui e io, io e Lui... io desidero essere Lui!". Va bene? Che sono andati là unicamente per le anime, non per andare a cercare perle preziose, che lavorano nello stesso campo di lavoro, che si comprendono tra loro: ecco la testimonianza della carità!
MO92,9[19-08-1966]
9."Ogni membro della comunità nel proprio confratello ama e serve Gesù".Par via che se diseva quella sera, che noialtri gavemo parlà sempre della virtù della carità, della carità come virtù e basta, me pare che sia chiaro, no? Questa l'abbiamo discussa e stradiscussa insieme, vi ricordate bene! Ma forse l'abbiamo letta una volta sola..."Ogni membro della comunità nel proprio fratello ama e serve Gesù, ama e serve Gesù".E no poesia, la xe prosa! Perché "amo e servo Gesù" quando che per esempio io do a Mirko un piatto di fragole parché so che lui ha poi da una parte, là, la pipetta da darme da fumare... Nel Chaco savì che ghe xe quel mestiero là, che i se passa uno con l'altro: vedarì, vedarì... perché ciuciè anca voialtri, sì. Vedarì che roba! I ghe la offre a tutti e i se la passa: guai!... Il vescovo, tutti qanti, i ciucia tutti, i ciucia tutti... e dopo i passa a quell'altro, i passa a quell'altro, i se la passa... Eh! Tra poco te ciuciarè anca ti, te vedarè... Eh, no no, mi no eh. Mi go dito... me la cavava disendo.... me fa male el stomego, el stomego!Però, attenti, mi me pare, vedìo questo, quello che xe importante xe, non tanto che se disemo: “Gesù è qua in mezzo tra noi, perciò io devo amare Gesù, e devo amare Gesù nel fratello”, quanto, io direi, perché vogliamo che sia una cosa che dura, dire: "Gesù, guarda che lo faccio per amor tuo. Adesso io vedo in lui Te!". Cioè, il mio... vorrei dire che il mio... la mia azione che faccio al fratello, più che essere il frutto di una chiaccherata esterna, dev'essere frutto di un atto di fede interno, per cui io realmente lo faccio sapendo di farlo a Gesù. Per esempio, c'è Franco che ha le scarpe sporche: "... Vien qua che te le netto mi, adesso te ghe pressa 'ndar via; àssele qua, adesso bisogna che lava le mie e te le netto...". Ma io guardo a Gesù, e so che lo faccio a Gesù! Vedete, non si può disgiungere il mio contatto personale con Gesù nel fare questa azione.
MO92,10[19-08-1966]
10.Allora sì io dico veramente:"Ogni membro della comunità nel proprio confratello ama e serve Gesù! E il Superiore esercita l'autorità in spirito di servizio verso i fratelli in modo da esprimere la carità con cui Dio li ama".Vedete, è più facile, è più facile che noi prendiamo in mano questo libro qua e ci mettiamo a dire: "Beh, vediamo un po' se proprio don Ottorino esercita la sua funzione di superiore come la eserciterebbe Gesù". Ecco, è facile, guardate, che la superbia nostra, tutti sapete, tutti, mia e vostra,ci porta più facilmente a giudicare se veramente gli altri osservano 'ste robe qua, o non tanto se io le osservo!Eppure, guardate, si diceva ieri in macchina, ho citato la lettera che San Paolo ha scritto a Filemone (è Filemone, no?), ricordate il fatto; chi è che l'ha letta quella lettera lì? Alzi la mano... Così chi l'ha letta. E tutti gli altri non l'hanno letta. Natalino, non l'hai mica letta? Come fèo a non aver letto 'ste robe qua? Me fe pianzere savìo, me fe pianzere. Non aver letto le lettere de San Paolo. Sei ignorante sul piano religioso. Fate la carità, avete tempo durante l'anno, un momento o l'altro... Come si fa a non aver letto quelle robe lì. Aver letto così... come abbiamo letto quel giorno "Giuditta", no? Ci sono robe meravigliose. Guardate che se andate fuori, andate fuori nel mondo, a un dato momento vi domandano: "Ciò, gheto letto quel libro, o quell'altro?". Voialtri ve vergognè de non averlo letto, magari perché se no: “Oh, ciò, varda che ignorante che l'è quel prete lì!”.Ma guardate che quella di darvi da ignoranti è giustamente, perché l'ignoranza vostra è non conoscere i libri di Dio: quella sì è vera, vera ignoranza! La gente forse non vi dà da ignoranti, ma ve lo dà Dio da ignoranti. E sarebbe come un medico, un medico che non conosce le cose sue, no?
MO92,11[19-08-1966]
11.Guardate per esempio adesso, vi ho fatto toccare con mano quel giorno "Giuditta". Guardate la questione di Filemone: cosa è successo? Io l'ho letta cinque-sei volte sicuro quella lì, quella lettera lì. Bisogna leggerla... non è una lettera, è breve, è proprio breve. Dunque S. Paolo viene a conoscere a Roma questo schiavo, che era scappato via da Filemone, dal suo padrone. Il suo padrone era cristiano, e questo suo padrone era stato convertito da Paolo e Paolo l'ha battezzato, l'ha istruito e voleva tanto bene, vero, Paolo a questo. E questo schiavo ne ha commessa una, una bricconata, e per non prenderle è scappato via. Si è incontrato con Paolo, Paolo l'ha convertito e poi lo rimanda, lo rimanda. E lo rimanda dicendo così a Filemone, glielo rimanda e dice: "Senti, te lo rimando, però guarda che adesso te lo rimando convertito, te lo rimando fratello, prima non era fratello, te lo rimando fratello; però attento, cerca di accoglierlo bene! E se per caso lui ha dei debiti verso di te, perché ha mancato, no?, mettili sul conto mio quei debiti là, perché io avanzo tanto da te; infatti ti ho dato la fede, ti ho dato tutto, perciò mettili sul conto mio, adesso trattalo bene e molto bene, ricevilo con carità fraterna: era uno schiavo e te lo mando libero dato che adesso è convertito e fratello tuo, te lo mando fratello, dimentica quello che lui ha... che tu avanzi da lui perché, se c'è qualche cosa, mettilo sul conto mio perché già mi 'vanzo tanto da ti!".Ecco, me pare che un pochino el fassa così Nostro Signore, no? El dise: "Senti, tratta bene Zeno, el dise a don Ottorino, se c'è qualche cosa di Zeno, mettelo sul conto mio, chè za 'vanzo tanto da ti., dise el Signore, 'vanzo tanto da ti!”.Ecco vedete, una mamma, una mamma ama tanto i suoi figlioli, vuol tanto bene ai suoi figlioli, e tu vedi che una mamma per i figlioli fa qualunque sacrificio, ma lo fa proprio senza... e sì che la mamma è la mamma, e può comandare e comanda, e se è necessario alza anche la mano e si impone, la vera mamma si impone col figlio, però è pronta a dimenticare, è pronta proprio a dare, al figliolo.
MO92,12[19-08-1966]
12.Ora, vedete, il Signore vuole così: quando in una Comunità c'è un superiore, il superiore della Comunità dev'essere l'interprete della volontà del Signore. Insieme si parla, si discute; le nostre Comunità ormai là, in terra di missione, si discute insieme, si fraternizza insieme; poi, a un dato momento: Beh, sentì, cosa facciamo? Beh, senti tu che sei responsabile, dici cosa: "Si fa così". Però, attenti, guardate, che quel benedetto superiore lì deve ricordarsi che deve circondare i suoi fratelli di affetto, in modo da far dimenticare a questi benedetti figlioli che manca il papà e la mamma1 È sbagliato questo?Perciò, perciò vi dico... ve lo dico perché adesso è facile dire... ma i superiori sarete voialtri. Guardate che il superiore deve essere l'interprete della volontà di Dio, deve anche, se necessario, battere il pugno e dire: "No, senti, la volontà del Signore l'è questa! Domandami qualunque cosa, ma se questa è la volontà di Dio bisogna che la facciamo, niente da fare!". Però nello stesso tempo che deve esigere che si faccia la volontà di Dio, almeno quella che sembra la volontà del Signore, va ben, nello stesso tempo deve cercare di mostrare verso i confratelli quell'amore che Dio, Dio vuole che porti verso i confratelli. Quasi, vero, come San Paolo scrive a Filemone, e dice: "Cerca di dare a questo schiavo quello che tu devi dare a me!". In altre parole dice il Signore: "Guarda, don Ottorino, che ti ho voluto tanto bene, tu sai quanto ti ho amato, quanto ti ho perdonato, quanto affetto che tu mi devi, e va bene! Siccome adesso io non sono in terra, dà, vero, a quei giovani quell'affetto che tu porti a me, cioè, che Io porto a te! Tu devi dare a me, e va bene: delego Mirko, delego Giorgio, delego Giovanni, a ricevere quello che Io avanzo".Capite che allora i rapporti sono tutti rapporti soprannaturali, no? Sono posti in un campo meraviglioso. Allora diviene... la comunità diventa un paradiso. Sono creature che si sono riunite insieme, per uno stesso ideale; sono fratelli dello stesso Gesù; si vedono tra loro fratelli, vedono Gesù: io vedo Gesù, lui vede Gesù in me, Gesù dalla parte... e cerchiamo solo per amore di Gesù. Anche se avviene uno sbaglio... lo compatiamo per amore di Gesù. E allora ecco le anime dei fratelli che vedono nel superiore Gesù che comanda. Ecco il superiore che vede nei suoi fratelli più giovani, vede Gesù, e li serve sapendo che Gesù ha incaricato lui di servirli a nome suo. Questa è la carità che il Signore vuole che esista nelle comunità!
MO92,13[19-08-1966]
13.E guardate, fratelli, che il mondo di oggi queste cose le conosce molto poco. Loro, mi pare che in giro nel mondo oggi, e fidatevi un po' di chi vi parla, vi prego, fidatevi di chi vi parla!, hanno preso un po' questa frase CARITÀ e l'hanno portata sul campo sociologico un pochino. E cioè: "Ora basta! È ora di finirla che ci siano dei superiori dittatori, dei superiori qua, dei superiori là!...". Sì, è vero, siamo d'accordo: superiori dinanzi ai quali bisogna fare tre genuflessioni, no?, siamo d'accordo, siamo d'accordo. Però, attenti, attenti, che sarebbe altrettanto sbagliato dire: "Adesso le cose si fanno insieme, ci si mette insieme, si mette qua, si mette là.". Guardate, se ci si mette insieme con Gesù, concedo; con Gesù vissuto da ciascuno, concedo; con Gesù fotografia, nego.... Se ognuno dei membri vive la vita intima con Gesù, allora sì concedo, anzi è un dovere. Ma se Gesù è soltanto fotografia, è quadro messo là nella sala e poi ci si mette insieme per discutere e fare eccetera eccetera, lavoriamo umanamente e il lavoro umano non porta i frutti che vuole Nostro Signore, perché l'opera della Chiesa è solo opera... è opera di grazia e opera soprannaturale1Mi pare che... Adesso la rileggo e poi chiudiamo la conversazione; rileggo queste poche righe qui, e vedete che questo libretto ne ha della materia1"I Religiosi hanno lasciato una famiglia naturale per formare insieme una nuova famiglia, che, 'unita nel Nome del Signore, gode della Sua presenza'".In essa, uniti da un medesimo ideale, sorretti dallo stesso fratello Gesù, impegnati nello stesso lavoro, vivono in spirito di fraterna comprensione quella carità che distingue i portatori del Messaggio divino. Ogni membro della comunità, nel proprio confratello ama e serve Gesù e il superiore esercita "l'autorità in spirito di servizio verso i fratelli, in modo da esprimere la carità con cui Dio li ama".
MO92,14[19-08-1966]
14.Io vorrei fare una domanda e poi vi lascio andare: come fareste voi a conoscere una comunità quando, supponiamo, entrate in una comunità, non vi fermate tanto tempo, supponiamo trovate una comunità radunata insieme, e son là in cinque-sei che discutono una cosa, l'altra, come fareste voi a sentire se è una comunità di questo stile o se è una comunità soltanto un po', così, chiamiamola adesso umana, pure ecclesiastica ma umana? Chi è che saprebbe dirmi qualche cosa? Va ben... un momento, allora dice: se ognuno sa cedere un pochino; l'altro...Supponiamo, ecco, sta' 'tento, se trova una comunità nostra, scusate se digo questo, ma guardate che è importante; supponiamo una comunità nostra, no? Loro sono in cinque-sei e stanno discutendo mettiamo su un terreno un po', un pochino... come organizzare una festa là, del paese, supponiamo, o stanno organizzando... hanno già parlato di cose diciamo apostoliche, perché, scusa, se son là in comunità e stanno zugando le carte, va ben... Ma stanno parlando di ... Facciamo conto di una comunità per trattare cose nostre. Ora, io direi, come farete voi stando lì magari un quarto d'ora, mezz'ora ad ascoltare, a rendervi conto se veramente è di questa tonalità o se è soltanto un'organizzazione umana? Non so se mi sono spiegatoEcco, guardate, non so se mi sbaglio, mi pare che, supponiamo fossimo in cinque-sei a discutere, tu puoi parlare come faremo per esempio la festa di San Giorgio o di San Gabriele, di San Gabriele: come facciamo la festa di San Gabriele. E allora discutiamo insieme. Ora mi pare che, se siamo veramente fratelli di Gesù, e cioè che alla mattina abbiamo fatto la meditazione bene, siamo cioè... se noi siamo preoccupati della vita intima nostra, di ognuno, ognuno, è impossibile che nel giro di mezz'ora non salti fuori qualche pensiero che ti riveli l'animo di queste creature. È vero o mi sbaglio? Non si tratta di fare prediche, a un dato momento ci si vede preoccupati di fare quel che piace a Gesù, non quel che piace, un po'... cioè di giudicare alla luce del Cristo! E questo, senza che ve ne accorgiate, salta fuori proprio nella conversazione. Scusate, guardate...Scusate adesso, supponiamo... state attenti, quando al Consiglio Comunale si fa il Consiglio, e ci sono i comunisti presenti, tu sai che i comunisti nel trattare le questioni (speriamo che non sentano in giro... parliamo piano...) non sono preoccupati tanto di andare avanti con la logica, quanto di far valere quello che hanno stabilito prima. E allora, no... cioè di accontentare, scusate, di accontentare quelli che hanno alle spalle: è vero? Cioè, hanno dei punti dentro i quali devono stare.
MO92,15[19-08-1966]
15.Ora mi pare, che nella nostra conversazione ognuno di noi parlando, discutendo, deve avere la preoccupazione di accontentare quello che sta alle spalle, e cioè il Cristo, no?... E perciò se, per esempio, nella conversazione a un dato momento uno, preso così dalla conversazione, come diceva Girolamo prima, può andare un po' fuori anche un pochino e sviare... scusa, capita anche a me, a un dato momento... dici: orco! No, xe vero, questa xe una roba umana. Hai capito? Si può benissimo, nella conversazione, nell'organizzazione di una festa, portare una roba umana e per questo dire: "Eh, no, sbaglio a far così!". Non vi pare? Subito, se vi fosse un altro, supponi, che salta fuori, che svela senza accorgersi, lui esce così: "Eh ciò, no podemo mia far questo, perché...!". Senza che el diga: "Il Signore nol vole, Gesù no l'è contento di questo!", nel modo di dire tu capisci subito che lui... no. Perché è preoccupato di accontentare Lui!Non so se ho reso il pensiero. Per cui tu vedi una conversazione che non viene fatta in forma faziosa, in forma personale, viene fatta... sì, ognuno mette se stesso, ma a servizio del Cristo che tutti dobbiamo servire! Non so se siete d'accordo su questo! Ma guarda che ci se ne accorge subito... Badate che, uno che ha un po' di esperienza, guardate... io mi metto a conversare, per esempio, con un sacerdote, dopo pochi minuti tu capisci di che tonalità spirituale che è; e se i suoi ragionamenti sono, vero...Tu parla, per esempio, con don Giuseppe Messi, parla con mons. Ciffo, parla con quella gente là. Ognuno conserva se stesso, uno sarà tajà fora col menaroto, mons. Ciffo..., l'altro tajà fora col... con la sega a nastro, con la pialla..., Importa niente: ognuno conserva se stesso, chiaro? Ma tu vedi subito se sono uomini che ragionano alla luce della fede, che sono pieni di Dio, che sono pieni di Spirito, o se sono soltanto... sì, è una cosa un po' umana, sulla base del Cristianesimo, se è Democrazia Cristiana o se è Cristianesimo, insomma! No, vedete, è diversa la storia, perché si conoscono degli uomini che sono preoccupati di salvare i princìpi cristiani, perché sa, hanno il nome di Democrazia Cristiana e perciò i princìpi cristiani bisogna salvarli, ma te vedi che non i xe vita della loro vita. Qualcuno, per carità, non miga tutti... parlo forse per l'un per mille, per carità, adesso! "Nolite judicare, et non judicabimini", no? Però, attenti, guardate che ci si accorge...E vedete, e quando è che la nostra Comunità sarà oggetto di ammirazione da parte della gente, per cui... "da questo conosceranno che siete miei discepoli!"? Quando tutti i membri della Comunità sono di una tonalità spirituale, conservando la loro personalità, conservando le loro doti, anche discutendo se volete animosamente, perché... per far valere quello che secondo me mi pare che sia la volontà di Dio.
MO92,16[19-08-1966]
16.Mi avete capito? Qualcuno può darsi che el butta anca "quattro pugni" contro il superiore: "Ma no, lassa stare! Me pararìa... Va ben, basta!...". Capite? Ma quasi... uno, per esempio, supponi... te lo vedi anca rabbià: "Ma el staga attento! Eccetera". Te lo ammiri, perché? Perché te vedi che non l'è per far valere se stesso, parché secondo lu ghe par che quella sia la volontà del Signore! Ma xe un gusto qualche volta vedare qualcuno che se... magari... che el se scalda, e a un dato momento, davanti al Signore, te ghe disi: "Macaco! Parché te te si scaldà? No te vedi che el cercava la volontà di Dio proprio come ti?" Mi pare, non so, sì, adesso tutti delle piègore: no, no, no. Anche dei leoni, per carità., ma dei leoni che partono dalla stessa tana e i torna alla stessa tana, vero. Non fraintendiamoci! Guardate che c'è un "quid" insomma, che è quello che è il segreto della nostra riuscita apostolica.Sìo d'accordo sì o no? Don Matteo... Ghìo ninte da dire in proposito? Vittorio? Eh? Sìo d'accordo su questo?No, attenti, vardè, vardè che dopo, quando che voialtri sì pieni de questo, podì lanciarve fin ca volì, podì lanciarve a tutto vapore; ma bisogna che ghe sia questo dentro, eh? Co ghe xe questo, ma dopo anca qualche sbaglio, ma l'è inevitabile: uno sbaglia, un colpo de nervi... cossa volìo che sia, le xe stupidaggini quelle robe là! Co te vedi che sotto ghe xe questo desiderio, ghe xe questo sforzo, anca parché dopo, scusa tanto, no te pol mia pretendere che sia solo per una strada che se va in sima al monte, no? Uno pol darsi che el selga una e quell'altro selga quell'altra... l'essenziale xe che semo d'accordo che ghemo da andare in sima al monte, e che semo d'accordo che ghemo da andare per amore del Cristo e insieme col Cristo: questo xe necessario! E dopo, questa fraternità... tutto el resto vien fora, no stè aver paura... e xe questo che... vedìo... fidève, fème una carità, fidève, fidève!Bisogna che... ghe xe massa oggi la preoccupazione di fare la "propria" volontà, di sfruttare i "propri talenti" invece che esserghe la preoccupazione di fare la volontà di Dio, e di mettere i propri talenti a disposizione di Dio: ecco questa xe tutta la.... No, adesso, varda che oggi te ghe: "Ma mi mi go una laurea, perciò go diritto, io devo, non posso io in coscienza sacrificare la mia laurea.". Questa è la voce oggi!: "Io ho, ho, perciò io devo!". Cose inconcepibili, inconcepibili: una superbia che sta dominando; invece alla base della conversione delle anime sta l'umiltà: niente da fare. Il Tommaso d'Acquino, ghe vole, ma San Tommaso d'Acquino, se no l'è un san Lutero 'd'Acquano'!
MO92,17[19-08-1966]
17.Perciò, portate pazienza se insisto fortemente su questi testi qua: vedete, è un dovere di coscienza che ho, perché voi siete giovani e non posso in coscienza dirvi tutto quello che so, intanto perché sono robe segrete, e dopo perché non posso dirvele assolutamente, non posso dirvele; ma, ammettete che a cinquant'anni si ha un quadro più grande, del vostro vero, del quadro generale della Chiesa. Anche ieri, con quel quasi due ore, un'ora e tre quarti che sono stato da mons. vescovo, mi ha tirato fuori tante di quelle cose che voi non avete neanche idea, ma cose, no di chiacchere, documenti. Mi ha tirato fuori documenti, scritti, eccetera, mostrato questo, mostrato questo: "È bene che tu sappia... Ormai sono vecchio, ormai, sai, io ho finita la mia missione, ma è giusto che tu sappia questo, sappia questo, sappia questo, sappia questo!".Ora, quando che tu vedi il quadro che corrisponde qua, corrisponde là, corrisponde sotto, corrisponde sopra, guardate figlioli, mica scherzi eh?, o voi mi seguite su questa linea, e allora noi rispondiamo alla nostra vocazione. Fidatevi, vivete uniti fra voialtri perché se no non vi salvate neanche per sogno; vivete in comunità, uniti, stretti fra voi, con questo ideale, col Cristo presente; sarete una potenza, sarete veramente una potenza, farete saltare le rocce; se no non vi salvate neanche per sogno, neanche per sogno!Qua il Signore ci ha dato una vocazione, ci ha voluto tanto bene, benedirà certamente la nostra Famiglia, manderà tante vocazioni, potremo fare tanto del bene nel mondo. Stiamo per lanciarci, ormai stiamo per dividerci un pochino, ma guardate: ognuno tenga questa bandiera. Vedete, vi ho lasciato questo libretto qui: adesso cercheremo piano piano di commentarlo, questo libretto qui; ma guardate che sotto ci sono delle verità; a un dato momento non potete mica cavarvela: ci sono le robe!Ho voluto stamattina fermarmi. Vedremo in settembre se è il caso di far meditazione su quel libretto lì, magari farlo a gruppetti, in modo poi di mettere insieme le note, metterle insieme, in modo di poter fare anche un commento, se necessario; ma guardate che lì, lì abbiamo la sostanza.Signori e signore: sia lodato Gesù Cristo!19 agosto 1966