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LA CONFESSIONE SACRAMENTALE E LA DIREZIONE SPIRITUALE

MI265 [18-02-1969]

18 febbraio 1969

Il prof. Marcello Peretti era docente di pedagogia presso l’università di Padova, e spesso don Ottorino lo invitava, per l’amicizia che li legava e per la profonda convinzione cristiana del professore, a tenere delle conferenze ai religiosi della Casa dell’Immacolata.

MI265,1 [18-02-1969]

Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell’Immacolata.
Don Ottorino, riprendendo il commento delle delibere del 1° Capitolo generale sulla vita di pietà, parla del sacramento della Confessione e della direzione spirituale. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 30’. 1. Introduzione: un richiamo alla buona educazione È stato detto che, quando ci si espone al sole, appaiono anche le macchie più piccole che sono sulle nostre vesti. Ora, quanto più vi farete santi, tanto più vi accorgerete che ci sono delle miseruole che bisognerebbe togliere, e che forse un tempo non notavate neppure. Una di queste potrebbe essere il vizietto che si è diffuso tra noi, cioè che, mentre uno parla, qualcun altro talvolta commenta a bassa voce. È un difetto che appare adesso perché siete santi; forse una volta non appariva. Per venire al concreto, domenica scorsa mentre il professor Peretti parlava, nei primi dieci minuti, per un quarto d’ora, fino alle sei e venticinque circa e un pochino anche dopo, davanti si sentiva qualche commento... sott’acqua. Guardate che si sente! Quando, per esempio, una persona sta parlando qui davanti, basta che uno si muova un momentino, come è successo l’altra volta, non è vero, Antonio, o dica una parola, e lo si nota immediatamente. E anche quando siete a scuola. Anche se il professore non vi richiama, guardate che passate per screanzati. Se lui tace, è per un senso di rispetto della vostra persona, ma voi mancate di rispetto verso di lui: ricordatevelo bene! Se lui vi rispetta, voi non rispettate lui. Il professor Peretti viene qui, lascia la famiglia, lascia tutto... viene gratuitamente per tenere delle lezioni e sente: “Bum, bum, bum, bum, bum”. È chiaro che non vi richiama, ma voi mancate di educazione e disonorate la casa. Avete qualche domanda da rivolgere? Fatelo pubblicamente! Non si può buttare una parola sotto con leggerezza, un qualsiasi commento che voi fate. Anche se il professor Peretti dicesse una stupidaggine, si alza la mano, si dice, ma non a bassa voce. Insisto su questo perché fa parte del primo discorso che noi dobbiamo fare nella nostra casa: prima dobbiamo essere uomini. Se non facciamo questo, non siamo uomini. Questo lo dico anche in riferimento alle meditazioni. Qualche volta l’ho richiamato, qualche altra volta ho visto e taciuto; lo dico anche per quando fate i vostri ‘impegni di vita’ o qualcos’altro: quando qualcuno parla, lasciatelo parlare. Procedamus!

ESEMPI vari

PECCATO mormorazione

VIRTÙ

trasparenza, sincerità

Il prof. Marcello Peretti era docente di pedagogia presso l’università di Padova, e spesso don Ottorino lo invitava, per l’amicizia che li legava e per la profonda convinzione cristiana del professore, a tenere delle conferenze ai religiosi della Casa dell’Immacolata.

Il riferimento è alla parabola narrata da Lc 18,9-14.

MI265,2 [18-02-1969]

2. La Confessione sacramentale
Continuiamo la lettura e il commento un po’ fraterno delle nostre delibere. Siamo rimasti, se ben vi ricordate, un po’ indietro, come si suol dire. Vita di pietà, delibera n. 14. «Ogni religioso rimanga fedele alla confessione possibilmente settimanale, cercandovi anche l’aiuto di un direttore spirituale. Ponga la massima cura nel compiere gli esami di coscienza, mezzi indispensabili per conservare la purezza del cuore». Qui mi riferisco alla bellissima lettura che avete fatto ieri sera in chiesa, quando, con il Santissimo esposto, avete presentato i due, un fariseo e l’altro pubblicano, i quali si sono messi a pregare nel tempio. Che bello vedere il povero pubblicano, pieno di peccati, che si batte il petto e dice: “Signore, sono un povero uomo peccatore”! Vedete, fratelli miei: il nostro atteggiamento dinanzi a Dio non deve essere di uomini scoraggiati, disperati, ma di uomini con il cuore contrito e umiliato. Noi siamo tutti peccatori e dobbiamo sentirci peccatori, non per subire uno scoraggiamento, ma per avere fiducia, per non lasciarci tradire dal nostro amor proprio. Il Signore non disprezza il cuore contrito e umiliato, ma vuole questa contrizione da parte nostra. Osservate come la liturgia ci inviti continuamente a questa contrizione; come, si può dire, la esiga per il nostro avvicinamento alle cose sante. Entrando in chiesa noi troviamo subito l’acqua santa che serve alla prima purificazione, proseguendo verso l’altare noi diciamo il ‘confiteor’ per la nostra purificazione, ma poi continuamente nella Santa Messa... persino davanti al Santissimo poco prima della comunione quando diciamo: “Nobis quoque peccatoribus”... E noi sentiamo il bisogno - la Chiesa ci invita a questo - di batterci il petto proprio per domandare perdono: “Agnus Dei qui tollis peccata mundi, miserere nobis...”. Insomma è insistente nella liturgia della Chiesa questo chiedere pietà. Dobbiamo sentire la nostra miseria. Vorrei dire che c’è un certo rapporto tra la nostra miseria, cioè tra il riconoscere la nostra miseria - insisto: senza scoraggiamenti! - e la nostra santità e unione con Dio, perché è condizione indispensabile per la nostra santità conoscere quello che siamo noi e chi è Dio, che cosa Dio ha dato a noi e come noi abbiamo sciupato i doni di Dio. Del resto uno dei fini del sacrificio della Messa, immediatamente dopo quello dell’adorazione e del ringraziamento, è far provare il senso della nostra miseria, sentire il bisogno di domandare perdono al Signore.

CONGREGAZIONE Capitolo

EUCARISTIA adorazione

PAROLA DI DIO Vangelo

VIRTÙ

umiltà

VIZI egoismo

PECCATO peccatore

PECCATO pentimento

VIRTÙ

fiducia

EUCARISTIA liturgia

CONVERSIONE

PENITENZA

EUCARISTIA S.Messa

Nel testo registrato don Ottorino dice: “In Francia”.

MI265,3 [18-02-1969]

3.È proprio in questo spirito che io collocherei la Confessione settimanale o almeno non oltre i quindici giorni. Il codice di diritto canonico stabiliva: “Saltem semel in hebdomada”, almeno una volta alla settimana. Nel nostro Capitolo generale abbiamo un po’ discusso la questione anche perché può darsi che il codice vi apporti qualche mutamento, e abbiamo modificato i termini così: «... rimanga fedele alla confessione possibilmente settimanale». Qualcuno avrebbe voluto che si scrivesse “quindicinale”, ma abbiamo lasciato “possibilmente settimanale”. Perché? Perché forse nel futuro la Chiesa stabilirà un nuovo limite. Però io direi: non lasciamo passare i quindici giorni. Io conosco tanti ottimi sacerdoti che sono fedelissimi alla Confessione settimanale. Voi direte: “Ma che cosa andiamo a dire al confessore?”.
San Francesco di Sales aveva sempre con sé, durante le visite pastorali, il suo confessore, e ogni sera faceva la sua Confessione: ogni sera, non come scrupoloso, perché non credo proprio che fosse scrupoloso, ma perché, come ogni giorno si riceve l’Eucaristia, ogni giorno egli voleva ricevere la purificazione, voleva ridomandare perdono al Signore e ricevere la grazia del sacramento della Confessione. È un sacramento, figlioli miei, è un canale di grazia! Quando San Girolamo sente il Signore che si rivolge a lui e gli dice: “Girolamo, dammi qualche cosa”, egli risponde: “Signore, che cosa vuoi che ti dia? Sono qui in una grotta, - era a Betlemme - ti ho dato tutto, ho abbandonato la mia Dalmazia, - mi sembra che lui fosse dalmata - ero andato a Roma a studiare, ma ho tralasciato gli studi e ho abbandonato tutto. Signore, che cosa vuoi che ti dia?”. E il Signore: “Dammi qualcosa, dammi qualcosa”. E alla fine Girolamo: “Ma guarda intorno a me...”. “Dammi i tuoi peccati perché io provi la gioia di perdonarteli un’altra volta. Questo io ti domando, Girolamo. Dammi i tuoi peccati perché io provi la gioia di perdonarteli un’altra volta”. Non sono tanto le piccole mancanze commesse durante i quindici giorni che interessano, forse, al Signore, e nemmeno lo sforzo per vedere quella piccola imperfezione, ma il cuore contrito e umiliato che si pente ancora una volta dei peccati commessi nella vita, che ferma il suo pensiero su questa o quell’altra colpa, e dinanzi a Cristo, crocifisso per noi, ancora una volta domanda perdono, ancora una volta dà a Gesù la gioia di perdonare e stabilisce il giusto rapporto tra Cristo e la creatura, tra Cristo salvatore e la creatura bisognosa della grazia. Gesù potrebbe dire: “Se io non fossi morto in croce, tu non saresti qui dove ora sei”. Infatti quella piccola mancanza, supposto che abbiamo commesso un solo peccato veniale nella vostra vita, sarebbe stata come una piccola infezione che vi avrebbe portato alla morte.

CONGREGAZIONE Capitolo

GRAZIA Confessione

GRAZIA Sacramenti

CONVERSIONE esame di coscienza

CONVERSIONE pentimento

GESÙ

crocifisso

GESÙ

redenzione

La frase latina significa: “Per adempiere un dovere imposto dalla legge”.

Don Ottorino visse il primo anno del suo sacerdozio come assistente dei ragazzi dell’oratorio di Araceli e certamente aveva assistito a questa scena di ragazzi che passavano dal gioco al confessionale senza un attimo di previo raccoglimento.

MI265,4 [18-02-1969]

4.Amici miei, io dico che una Confessione fatta bene, cioè con questo spirito, vi fa vivere la Santa Messa, vi fa capire Gesù e Gesù crocifisso. Perciò convoglierei proprio la Confessione, il “confiteor”, la Messa, in un unico canale di grazia. Per noi religiosi, in modo particolare, sarebbe inconcepibile una Confessione fatta alla leggera, per cui ogni tanto ci si ricorda che c’è anche la Confessione. Noi religiosi, passata la settimana, i sette o otto o nove giorni, dovremmo sentire qualcosa qui dentro, qualcosa ogni giorno.
Come quando si doveva pagare una cambiale e si diceva: “Ho da pagare qualcosa; so che c’è qualcosa”. Dovrebbe essere proprio un desiderio di incontrarsi con il Signore; io la farei proprio questione di grazia, cioè dobbiamo convincerci che lì andiamo ad attingere la grazia, ad aumentare la nostra umiltà, il nostro contatto con Dio, quasi quasi a revisionare noi stessi. Se non siamo giustamente equilibrati nell’umiltà, è difficile oggi lavorare nella vita apostolica, è difficile oggi camminare e giudicare. Abbiamo tanto bisogno di essere sincronizzati con Dio, e penso che sia più facile sincronizzarsi con Dio nella Confessione che non nella Santa Messa, se la Confessione la facciamo bene, se in essa portiamo proprio questo dispiacere, se cioè prima della Confessione noi ci mettiamo dinanzi a Dio e guardiamo lui e guardiamo noi, che cosa ci ha dato lui e che cosa abbiamo dato noi. Se invece facciamo la Confessione “ut adimpleantur Scripturae”, o corriamo al confessionale come fanno bambini che stanno giocando a bandiera e vedono liberarsi il posto e, tum... tum, saltano dentro... se la facciamo così, allora no! Ma io rifuggo dal pensare che un religioso faccia la Confessione soltanto per dire: “L’ho fatta!”, o: “Io non ho peccati!”, e perciò stia quindici o dieci giorni senza confessarsi.

GRAZIA Confessione

EUCARISTIA S.Messa

GESÙ

crocifisso

CONSACRAZIONE religioso

ESEMPI vari

GRAZIA

VIRTÙ

umiltà

La citazione è di Rom 8,31, anche se il v. 6 del salmo 118 ha lo stesso senso.

MI265,5 [18-02-1969]

5.Io insisterei, e mi permetto di dirlo perché non si verifichi quello che potrebbe verificarsi, che cioè a un dato momento, passati i quindici giorni, si passi al mese e, passato il mese, ne passano due e tre. Così comincerebbe il disastro. Non meravigliatevi, ma vi assicuro che può darsi che qualche pio religioso della Pia Società San Gaetano sia rimasto per più di tre mesi senza confessarsi. Guardate, figlioli, che è l’inizio dei dolori!
Quando in una famiglia senti dire che improvvisamente il marito è scappato via o la moglie è scappata di casa, o c’è stato un tradimento, ricordatevi che i tradimenti non avvengono mai dalla sera alla mattina. I tradimenti nell’affetto coniugale hanno una radice che risale molto lontano. Uno non uccide mai una persona per un furto; comincia a rubare un ago o una zucca o qualcosa d’altro e, piano piano, arriva a quello. Chi è fedele alla Confessione almeno quindicinale e la fa veramente con contrizione... no, state sicuri, non tradirà Cristo e la Chiesa. Chi, almeno ogni quindici giorni, si prostra dinanzi al crocifisso e non tanto così per dire i suoi peccati, ma si batte il petto, convinto di essere un peccatore, e va per riprendere forza e grazia, state tranquilli: troverà delle difficoltà, ci saranno dei venti sfavorevoli, ma la grazia di Dio sarà con lui. “E se Dio è con noi, dice il salmo, chi è contro di noi?”. Andiamo avanti!

FAMIGLIA

ESEMPI vari

GRAZIA Confessione

PECCATO peccatore

Zeno Daniele frequentava all’epoca il 3° anno del corso teologico, ma già collaborava con don Ottorino nell’amministrazione generale della Congregazione.

Tarcisio Magrin, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso liceale, proveniva da una famiglia straordinariamente numerosa.

Il libro della Genesi 18, 11-12 ci dice il perché dell’incredulità di Sara: era vecchia e ‘avvizzita’.

MI265,6 [18-02-1969]

6. 3. La direzione spirituale
«... cercandovi anche l’aiuto di una direzione spirituale». Eh, qui, figlioli, lo so, lo so... siamo in tempi nei quali ognuno si sente sicuro, ognuno sente che potrebbe fare il direttore spirituale, si sente sicuro dei propri giudizi. Eppure, proprio in questi tempi tu vedi che tanti vanno dal medico, vanno a consigliarsi dagli avvocati per le loro questioni. Don Zeno, è vero o no? Tanti vanno a consultarsi per cose materiali, per cose commerciali, e si nota che si aprono uffici di consulenza. Nella cosa più grave, invece, nella cosa più importante che è lo sforzo quotidiano che ognuno dovrebbe compiere per fare la volontà di Dio, ognuno si sente sicuro della volontà di Dio. Io vorrei trovare la causa che, per conto mio, è questa: non si è ancora capito che la lingua di Dio non è la lingua degli uomini, e si vorrebbe sempre agire secondo quella che potrebbe essere una logica umana, e tante volte, anche sul campo umano, si sbaglia. Prendiamo come esempio un tizio che si sente sicuro della sua logica. Ma, anima di Dio, tu, fratello mio, sai che Dio ha un’altra logica, e che nel tuo cercare umano non andrai mai a scegliere la logica di Dio? Ieri sera, parlando dell’‘impegno di vita’ con i miei confratelli più anziani, sottolineavamo un fatto particolare: quello di Abramo. Dio sceglie un uomo, gli promette una discendenza numerosissima, e questi ha una moglie sterile. Ditemi un po’: che cosa c’è di più assurdo del promettere tanti figli a uno che ha una moglie che non potrà averne? Io capisco che un bel giorno possa apparire un angelo al papà di Magrin e gli dica: “Tu sarai benedetto fra tutti gli uomini - perché le donne sono tutte benedette -, tu avrai una grande discendenza”. Lui si leccherà i baffi contento. Eh, ha già una quindicina di figlioli, perciò è logico... Alcune figlie si sono fatte suore, alcuni figli si sono fatti frati; ne sarà rimasto almeno qualcuno per continuare la razza! Ma che ad un anziano come Abramo che non ha nemmeno un figlio, che ha una moglie che non ne può avere, Dio prometta: “Avrai una grande discendenza, sarai il padre di tante genti”? E arrivano quei tre angeli che promettono: “Fra un anno, Abramo...”; lui aveva fatto tutti i suoi doveri dell’ospitalità in una forma proprio calorosa, e i tre gli promettono: “Fra un anno avrai un figlio”. E la sua benedetta moglie, dall’ingresso della tenda, si mette a ridere a crepapelle. Perché? Perché lei sapeva il perché! Dopo un anno ripassano e lì c’è il figlio. Il figlio cresce, diventa grandicello, e il Signore: “Ehi, suvvia, uccidilo, offrilo in mio sacrificio”. Ah, è così che gli promette una grande discendenza? E mentre Abramo alza la mano: “Alt, basta così!”.

FORMAZIONE direzione spirituale

ESEMPI vari

VOLONTÀ

di DIO

DIO stile di...

COMUNITÀ

Impegno di Vita

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

Il riferimento è ad Elisabetta, la mamma di Giovanni Battista (Luca 1,5-7).

In realtà il testo di Atti 9,17-19 dice che Anania visitò e sanò Saulo.

MI265,7 [18-02-1969]

7.Ma, ditemi un po’: avete mai pensato che questa è la lingua del cielo, la lingua di Dio? Sembra che il Signore si diverta. Vuole mandare un precursore... e sceglie un’altra donna sterile. Amici miei, questa è la lingua di Dio!
Noi certamente non avremmo mai scelto Abramo con una moglie sterile per farlo padre di tante genti. Ora, noi, parlando di noi stessi, non cercheremo mai una strada di quel genere. Ecco perché abbiamo bisogno di un direttore spirituale, il quale sappia captare la voce di Dio e dirci: “Sì, caro, umanamente parlando questa è la strada, però... va’ per di qua perché Dio ti vuole per di qua!”. Amici miei, dal lato umano lo so anch’io: si consulta una rivista, un libro, un vocabolario, una enciclopedia, e ci si arrangia... quantunque ci sarebbe da discutere anche su questo. Ma se veramente volete seguire Dio, dovete fare come Paolo e andare da Anania. Non c’è niente da fare; avete bisogno di una guida. E vi dico che questo è necessario non adesso soltanto, ma anche in futuro. Questa guida può essere, un domani, anche un vostro confratello, un confratello che vive con voi nella Comunità, anche più giovane, amico vostro, al quale possiate dire: “Senti...”. Arrivati a una certa età questo si può fare, non adesso; un domani potrete avere anche un confratello per padre spirituale. In una Comunità in America Latina o dove siete potrete dire a un confratello: “Senti, fammi il piacere: io ti sceglierei un po’ come direttore spirituale”. E prima di prendere una risoluzione gli dico: “Senti, che cosa ne dici dinanzi al Signore? Prega, di’ una Messa, prega un pochino e vediamo un po’ insieme quale è la volontà di Dio, perché ho una paura tremenda di fare la mia volontà”.

DIO stile di...

FORMAZIONE direzione spirituale

ESEMPI vari

COMUNITÀ

confratelli

PREGHIERA

VOLONTÀ

di DIO

Alberto Baron Toaldo frequentava all’epoca il 2° anno del corso teologico.

L’espressione completa della 1ª Corinzi 10,12 dice: “Itaque qui se existimat stare videat ne cadat”.

MI265,8 [18-02-1969]

8.Che male ci sarebbe, per esempio, se un domani si scegliesse il nostro caro Alberto Baron, e lui fosse sacerdote e ci si trovasse insieme in America Latina, e gli si proponesse: “Senti, don Alberto caro. Non so se devo fare questo o no, mi trovo un po’ in difficoltà. Adesso siamo in Quaresima, e scusami, un po’ di penitenza bisognerebbe farla. Io penserei di fare questo, questo e questo. Senti, fammi un piacere: prega dinanzi al Signore e, poi, mi dirai il tuo pensiero”.
Scusate, amici miei: io potrei essere ingannato dal demonio. Il Santo Curato d’Ars s’è battuto il petto per aver fatto certe penitenze senza il permesso del padre spirituale, e ha chiamato quelle penitenze ‘le pazzie della mia giovinezza’. Ora, amici miei, il Signore può benissimo parlarmi attraverso il fratello, e non permetterà che il mio atto di umiltà vada a vuoto, anzi certamente illuminerà il fratello perché mi aiuti a scegliere la strada giusta e, anche se la sbagliassi, il Signore certamente non mi condannerà. Infatti gli potrei dire: “Signore, a me sembrava giusto fare così. Sono andato da un fratello, al quale ho affidato l’incarico di interrogarti. Lui ha esaminato la cosa dinanzi a Dio... Io ho cercato la tua volontà. Se tu avessi voluto qualcos’altro, dovevi mandare un angelo a dirmelo”. Voi mi chiederete perché insisto sulla direzione spirituale. La mia povera esperienza di ormai ventinove anni di sacerdozio mi dimostra che almeno il novanta per cento dei sacerdoti che non sono stati fedeli alla direzione spirituale sono andati a finire male. Ve lo dico e ve lo ripeto: almeno il novanta per cento dei sacerdoti che non hanno seguito con una certa fedeltà la direzione spirituale, presto o tardi, sono andati a finire male. Infatti si può andare a finire male anche dopo i trent’anni, ricordatevelo bene! Qualcuno che ha ventidue, ventitre, ventiquattro o venticinque anni potrebbe essere tentato a dire: “Beh! Insomma io l’ho fatta... ma mi sentirei ugualmente sicuro”. State attenti! “Qui stat, videat ne cadat”. La Sacra Scrittura parla dei cedri del Libano che prima c’erano e dopo, quando il salmista è tornato indietro, non c’erano più. Ricordatevi bene: non c’è peccato commesso da un uomo che non possa essere commesso da un altro uomo, non c’è disastro che non possa essere ripetuto nella vita spirituale da un altro. Perciò io mi permetto di dirvi questo. Non volete poi accettare la direzione spirituale? Non accettatela. Non intendo qui tirare fuori nomi perché potrei citare nomi e casi, ma sentite: o mi credete o non mi credete. Anche se vi facessi dei nomi e vi presentassi dei casi: potrei presentarvene quindici o venti che fanno venire un po’ i brividi, ma non lo faccio perché non voglio tradire persone... Soltanto vi dico: se non siete fedeli a una direzione spirituale, se in sostanza, amici miei, non avete l’umiltà di dubitare un pochino di voi stessi, delle vostre conclusioni, delle vostre decisioni, e se non le sottoponete alla firma di Dio, amici miei, state attenti che presto o tardi prendete un granchio!

CONVERSIONE

PENITENZA

CONVERSIONE Quaresima

CROCE Demonio

VIRTÙ

umiltà

VOLONTÀ

di DIO

FORMAZIONE direzione spirituale

SACERDOZIO

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

PECCATO peccatore

VOLONTÀ

MI265,9 [18-02-1969]

9.È come dover partire in aereo ed essere colpiti da un fulmine lungo il tragitto... Avete visto ieri sera alla televisione: un aereo è stato colpito da un fulmine, ma è riuscito ad atterrare, e i viaggiatori sono ripartiti con altri aerei; l’aereo colpito è rimasto fermo a Napoli: era inglese. Gli intervistatori hanno domandato al pilota: “E i passeggeri hanno avuto paura?”. “Eh no, - ha detto - i passeggeri erano quasi tutti inglesi, hanno il sangue freddo, perciò non si sono spaventati”. Ma se capitasse in mezzo all’oceano Atlantico?
Quando un’anima di Dio inizia il suo cammino deve volare in alto e trascinare gli altri. Vi ricordate quando parlavamo degli alianti, ad Asiago? La nostra missione è di prendere gli uomini e portarli su, in alto, verso Dio: questa è la nostra missione! Siamo chiamati ad innalzare un’umanità che è pesante, molto pesante. E per portare gli uomini in alto ci vogliono dei buoni motori, sapete! Correre sulla pista è abbastanza facile, ma quando ci si trova lassù, in alto, e si incontrano le correnti di vento, specialmente certi vuoti d’aria che ti fanno fare dei balzi di cinquecento o mille metri, allora ci vogliono delle ali forti perché altrimenti si strappa tutto, si rompe tutto. Anche voi vi troverete in volo e troverete dei momenti nei quali se non disporrete di un margine di sicurezza nella vostra vita spirituale, non resisterete neanche per sogno! Quello che mi fa paura è che qualche volta voi non siete preoccupati di avere questo margine di sicurezza. Voi vedete che potete camminare, che non cadete, che potete vincere le tentazioni, voi vedete che è abbastanza facile conservarsi buoni... ma, amici miei, state attenti: vi capiterà di volare e di trovare i vuoti d’aria. E allora quelle benedette ali non basteranno più a sostenervi, perché riceveranno un colpo tale, nel vuoto d’aria, che se non disporranno di quel margine di sicurezza che Dio esige da ogni religioso, certamente si strapperanno e succederà il disastro. Questo margine di sicurezza voi lo dovete avere attraverso quello spirito di umiltà, di contrizione, di avvicinamento a un uomo di Dio, di cui abbiamo parlato prima.

ESEMPI vari

APOSTOLO missione

MONDO

CONSACRAZIONE religioso

VIRTÙ

umiltà

MI265,10 [18-02-1969]

10. 4. Il padre spirituale
Amici, qui ci sarebbe da conversare ancora per una mezz’ora sulla scelta del padre spirituale. Non bisogna scegliere uno perché è dolce. Quanto è penoso quando qualche volta tu vedi un giovane che dice: “Non mi va più, non mi trovo più a mio agio”. “Perché?”. “Perché è duro!”. Appunto! Il padre spirituale non deve essere colui che ti dà le caramelle. Dal padre spirituale si va per cercare la volontà di Dio, non per fare le chiacchierette; non si va per far l’amore, ma per essere scorticati, per aprire le proprie piaghe, per essere lavorati, figlioli, per camminare sui sassi, e non per essere cullati nelle piume. Non si può trasformare la direzione spirituale in una mezz’oretta di chiacchiere: no, no! È qui appunto la parte dolorosa; da qui deriva qualche volta l’incostanza nel frequentare il padre spirituale, perché si cerca la direzione spirituale... alla buona: “Intanto vado dal padre spirituale”, e si va a fare quattro chiacchiere. No, figlioli! La vita religiosa va presa da uomini, va presa con serietà, e non come una partita di calcio. È vero: tante cose vecchie bisognerà cambiarle, modificarle, ma lo spirito di penitenza, lo spirito di umiltà, l’amore di Dio, lo spirito di sacrificio per la salvezza delle anime, queste realtà, amici, sono evangeliche e non si possono cambiare.

FORMAZIONE direzione spirituale

VOLONTÀ

di DIO

APOSTOLO salvezza delle anime

VIRTÙ

umiltà

DIO amore a Dio