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LA CONGREGAZIONE È GUIDATA DA DIO

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1.Voi volete sapere questa mattina un po' come è andata a Roma, e allora uniamo il viaggio di Roma con la meditazione; facciamo in modo di non perdere tempo, in modo che facciamo meditazione e viaggio di Roma insieme.
Arrivato lì a Roma da mons. Bovone, mons. Bovone subito si è prestato gentilmente per mettersi insieme con noi. E qui vorrei proprio, tanto per farlo diventar meditazione, farvi toccare con mano una cosa: come sul nostro cammino abbiamo sempre trovato delle persone, così per caso, vero, che sono venute qui per un altro motivo, che ci siamo incontrati per una circostanza che sembra casuale e che diventano dei piloni un po' per la nostra Congregazione, divengono degli aiuti provvidenziali. Ora, io direi, dobbiamo aver gli occhi aperti un pochino sul nostro cammino, per renderci conto che non a caso abbiamo trovato queste persone. Certi incontri che sembrerebbero casuali, non potremmo invece dire che sono incontri provvidenziali? Vero, don Giuseppe? Andare, per esempio, a far gli esami a Thiene invece che a Vicenza... Se mi avesse detto di sì mons. Zenone là al Barbarigo, noi non saremmo venuti a Thiene e tu non saresti qui. Tanto per dire. Il Signore gioca lui, gioca lui. Non dobbiamo mai scagliarci contro destra e sinistra, perché son... E sapere, mi par, ecco, saper vedere un po' la mano di Dio anche in questi uomini, vedere proprio il Signore che si serve... Come diceva don Giovanni Calabria, che la provvidenza viene sempre con cravatta e cappello, o col cappellino, vero, eh, va bene... cioè, Dio si serve delle creature per aiutare. Ora, state attenti, io dico questo: guardate che il Signore vi mette delle creature vicino, cioè dà le sue grazie attraverso questi uomini. Per noi è stato provvidenziale quella volta che abbiamo fatto il riconoscimento della Congregazione aver mons. Bovone vicino; ci ha facilitato moltissimo. E anche ieri, cioè martedì, sono andato lì, ha detto: "Mons. Palazzini, non è il caso di andare - dice - perché finiremmo altro che complicare le cose per niente. Voi siete già in relazione con la Segreteria di Stato; mons. Palazzini non farebbe altro che mettervi in comunicazione con la Segreteria di Stato; avete già il ponte che vi porta addirittura alla porta del Papa. - dice - Più in là, dove volete andare? L'unica cosa che...", perché ho capito che mons. Gaspari è uno dei due tre che sono intimi del Papa, proprio, sa, i segretari che va dentro e fora dall'ufficio; ho capito questo, vero. E ha detto: "L'unica cosa è vedere se il Papa l'ha mandata in Congregazione dei Religiosi prima, tanto per non andare su per niente", no? E allora andiamo a vedere.

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2.Anche questo andare a vedere alla Congregazione dei Religiosi è stato... Siamo andati a vedere un posto, un altro posto e, sa, intanto è stato lì... Quello che vorrei sottolineare per primo è proprio questo particolare. Sono andato da padre Gambari. È stato uno che ci ha aiutato in un primo tempo per le Costituzioni, quando nel '61 abbiamo presentata per il riconoscimento, vero, di tutto il nostro programma e, appena che mi ha visto, ha detto questo: "Oh, caro padre, - dice - quanto la vedo volentieri! È un pezzo che non ci vedevamo e ho sentito tanto parlare della Congregazione, degli sviluppi della Congregazione. Mi dica un po' - dice - se non è una provvidenza di Dio, proprio che sta facendo il Signore", dice. E intanto ci siamo seduti lì con mons. Bovone insieme, no? Dovevamo domandare soltanto se il Papa ha mandato giù in Congregazione dei Religiosi, - lui è sottosegretario alla Congregazione dei Religiosi - se ha mandato giù, vero, le carte o no, o se è lì... E intanto ha voluto, diceva: "Posso... So che state preparandovi per il diaconato. - dice - Mi racconti un po', mi racconti un po'!".
E gli racconto un pochino. E allora lui, quando, sa... ho raccontato un po', ha visto il foglio, ho mostrato lì un foglio, non l'ha mica letto... Dice: "Senta", si è rivolto a mons. Bovone e ha detto: "Senta, monsignore, guardi il Signore cosa sta facendo! Come sempre ha agito lui e come anche oggi sta agendo in questo modo! Noi qui lavoriamo, tutti quanti lavoriamo, prepariamo i programmi, prepariamo i "motu propri" del Papa, perché ho collaborato anch'io, facevo parte anch'io della commissione per il 'motu proprio' sul diaconato - dice - e intanto il Signore aveva preparato già i suoi uomini... Noi ci troviamo - dice - a fare delle carte, credendo di farle noi, vero, e le facciamo come vuole il Signore, come vuole il Signore, e il Signore... - dice - Poi diciamo: "E adesso bisogna preparare gli uomini"; e il Signore dice: "Li ho già preparati!", lui ha fatto tutto quanto, il Signore. Ma guardi che è meraviglioso, sa! Io ci vedo proprio, guardi...”. È un uomo... è un monfortiano, un'anima veramente del Signore, piena di Dio. Dice: "Guardi, io ci vedo proprio, sinceramente guardi, guardando proprio la storia delle congregazioni religiose, ci vedo proprio la mano di Dio, proprio l'intervento di Dio che prepara i suoi uomini. Adesso ci vogliono questi. Mi dica lei, - fa 'sto padre Gambari, sempre parlando con mons. Bovone, eravamo insieme - mi dica lei... e lei, padre... taccia un momentino, - dice - taccia un momentino... mi dica lei: cosa si potrebbe preparare di meglio - dice - per la Chiesa di Dio, in questo momento, di una Congregazione così? Fatta di preti e diaconi, che vanno nelle parrocchie, che sono religiosi ma che si inseriscono, proprio che si inseriscono nel mondo missionario... Cosa vuole, per esempio, anche 'sti vescovi che fanno questi, - e allora è andato avanti - che fanno - dice - questi aiuti alle missioni, che danno una mano per così e così...

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3.Cosa vuole. Avete visto anche il vescovo di Padova ee... – scusate, eh, è saltato fuori lui - che sta facendo marcia indietro per le difficoltà. Lo stesso Santo Padre ha detto chiaramente che anche là l'esperienza che ha fatto a Milano... Sono esperienze bellissime, è da lodare, da lodare fin che si vuole, ma - dice - è un'altra cosa, insomma. Una congregazione religiosa è preparata e si butta lì, va, cioè si va con una spiritualità speciale lì in quel posto. - dice - Perciò io proprio vi dico: guardate, ringraziamo il Signore, ma proprio ringraziamo insieme il Signore - dice - per quello che il Signore sta facendo. E poi - dice - guardi, se non le dispiace mi faccia avere un foglio di questi qua sul diaconato perché ho sentito, - dice - ho sentito una voce che voi l'avete risolto molto bene, ho sentito una voce. Mi piacerebbe avere uno dei fogli, - dice - così".
Amici miei, io non vi nascondo una cosa: che mi hanno fatto pensare quelle parole di padre Gambari, mi hanno fatto pensare. Chi siamo noi poveri uomini, poveri untorelli, che il Signore ha voluto scegliere proprio per realizzare queste cose qui? Ora noi dobbiamo sentire dinanzi a queste frasi, che ormai, sentite, sono più o meno... Vi ricordate quante volte le abbiamo dette qui in casa nostra: dobbiamo sentire un senso di confusione prima, proprio un senso di confusione, sentire, sentire proprio che siamo piccoli, piccoli, piccoli; sentire che siamo dei pesciolini che sanno odore anche, no? Dobbiamo sentirci piccoli, piccoli, ma nello stesso tempo dobbiamo sentirci grandi. Guardate, quando dico sentirci grandi, non intendo dire una superbia, né individuale né collettiva: "Fecit mihi magna qui potens est". Guardate, se è un dovere nostro guardare la realtà, cioè vedere quanto siamo poveri, penso che sia altrettanto un dovere cantare le glorie del Signore, non vi pare, e riconoscere che il Signore vuole fare lui qualche cosa. Tu, Natalino e Giovanni, quando che siete andati a Milano, avete avuto la sensazione che il Signore sta lavorando, l'avete avuta, vero? Ora io vi porto adesso la sensazione della Chiesa, perché in fondo, in fondo, il cuore della Chiesa è lì, dove che si sente insomma pulsare che... come guardano la Congregazione, come voi l'avete vista a Milano, io vi dico: guardate a Roma la guardano così, ma in alto, molto in alto.

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4.Infatti andiamo un po' più in su... Poi sono andato da un altro. Insomma lì non avevano avuto... ricevuto nessuna notizia. Quando sono andato su poi in Segretaria di Stato, sono entrato proprio nel cuore interno; perché le altre volte, sì, c'era il corridoio interno della Segretaria di Stato, ti fanno accomodare in una saletta d'aspetto e poi nella saletta d'aspetto è arrivato mons. Gaspari, ma padre Gambari aveva ancora da entrare nel suo ufficio nuovo, no? Adesso invece tu vai in fondo: una sala grande due volte questa con divani, eccetera, e dall'interno, mentre prima veniva dall'esterno dentro nella sala, dall'interno, stanze interne insomma dove lavorano in contatto col Santo Padre, e viene lì e dice: "Senta, - dice - padre, mi perdoni, - dice - non posso fermarmi più di...”, ma proprio con una gentilezza e una bontà che confonde, e dice: "Non posso fermarmi più di dieci minuti perché ho da ricevere un ambasciatore e condurlo dal Santo Padre. - dice - Non posso... Ma - dice - un dieci minuti...". E dopo, alla fine, mi ha detto: "Guardi, scusi se non...". Ma io, sono stato io più breve ancora. E dice: "Guardi quando desidera...", ha detto. "Perdoni che sono venuto a disturbarlo". "No, quando desidera, venga quanto vuole, che noi siamo qui apposta; - dice - sono ben lieto se posso fare quanto vuole". Ma proprio una gentilezza, non so... Pensate, avere praticamente uno che è lì... Mi par che è qualche cosa...
Bene! Il Santo Padre quando che ha avuto in mano la carta là di mons. Di Stefano, le carte nostre, no, poi ha ricevuto i due segretari o tre che sia e ha detto: "Sentite, - dice - voi - dice - conoscevate già questa Congregazione qua, quest'opera qua - dice - mi è stata presentata". "Sì, Santità, la conoscevamo. - dice - È venuto qui anche il superiore da noi ultimamente", dice, eccetera. "Ma è bella", dice e ha cominciato a fare un po' gli elogi, le impressioni; e hanno fatto un po'... intavolato un po' di discussione con il Santo Padre su questa Congregazione, su... sa... Lì lo sapevano già perché il card. Cicognani la conosceva ancora attraverso mons. Palazzini, attraverso mons. Luna; lì c'era... Insomma, era conosciuta, era arrivata lì, sicché è una roba già... Così per caso, così per caso! E lasciamo andare adesso la realizzazione. E allora lui ha dato ordine, il Papa, di scrivere al vescovo di Vicenza dicendo che è inutile che... perché loro l'hanno presa quasi come una domanda di mons. Di Stefano che chiedesse il diaconato per Roque Sáenz Peña, no? E ha detto: "È inutile che concediamo adesso a un vescovo o l'altro - dice - Se è una congregazione così, già avviata così, sa, così, con questo programma, concediamolo direttamente alla congregazione, che venga risolto una volta per sempre, in modo che poi sono loro, che si arrangino loro quando che vogliono, la congregazione continua così. Perciò scrivete al vescovo - dice - di Vicenza che venga risolta direttamente come congregazione". Ecco, questa adesso è la lettera che è stata scritta già al vescovo di Vicenza. "E avvisate il vescovo di Roque Sáenz Peña dicendo che abbiamo scritto al vescovo di Vicenza in modo che venga risolta come congregazione, in modo che sia risolta una volta per sempre. È giusto che sia così!".

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5.Il Papa, però, - diceva mons. Gaspari - ha espresso i suoi sentimenti insomma di gioia di veder così e contento anche che gli altri la conoscessero, perché ha ritrovato risonanza dall'altra parte, no? Cioè, vi ricordate che è stato in mezzo ancora il card. Dell'Acqua, che abbiamo mandato il libro famoso. Perciò è stato mosso lì... Sicché, praticamente, noi attraverso queste difficoltà che abbiamo avuto per avere il diaconato, abbiamo mosso la Segreteria di Stato, il Santo Padre, eccetera, altrimenti il Santo Padre forse non avrebbe mai sentito dire della esistenza di questa Congregazione.
Perciò, dobbiamo prendercela col vescovo di Vicenza o dobbiamo ringraziare il vescovo di Vicenza? Quaeritur primum. Dobbiamo dire: "Grazie, Eccellenza, perché così ha fatto in modo che, sa...". No, perché verrà momento che ci presenteremo per essere di diritto pontificio... "Ma come? Di diritto pontificio? Ma che congregazione è? Cosa è, cosa non è?". È bene o è male che sia un pochino... Adesso state attenti, avessimo presentata la domanda e che non fossimo stati conosciuti da nessuna... cioè in Segreteria di Stato né niente, eccetera, eccetera Arriva sta domanda... Va ben! Allora bisogna chiedere informazioni a destra e sinistra, bisogna chiedere informazioni qua e là. Se arriva la domanda adesso, saranno state informazioni dirette per un motivo o per l'altro, ma capite già. "Ah, sì, sì, beh, sì, per carità! Xe pacifico, non se discute gnanca", no? Infatti mons. Gaspari ha detto: "Cosa volete? - ha detto - Va là che il vescovo di Vicenza...", si è messo a ridere un pochino. "Va là che cede, sì, cosa vuto che sia, come si fa a non cedere? D'altra parte, d'altra parte voi avete tutto il diritto ad averla, e d'altra parte per voi è pacifico. Fate la domanda e voi l'avete immediatamente il diaconato", dice. E ho detto: "Ma, monsignore, si ricordi che le cose belle bisogna pagarle col sacrificio e con la croce. È questo il motivo per cui il Signore vuole farci aspettare", ho detto. Allora si è messo a ridere; l'ho presa un po' in scherzo un pochino così... ma vorrei dire da amici, nel senso proprio da amici.

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6.Ecco, continuando il pensiero della meditazione di prima, io vi direi questo, bisogna che ci ricordiamo una cosa: che siamo in una Congregazione voluta dal Signore, ma guardate che il superiore generale è il Signore, quello che vuole avere l'azione, proprio la direzione della missione, cioè che vuole prendere l'iniziativa, è il Signore, sempre! Per cui noi non dobbiamo prendercela in una forma un po' d'arrabbiati se troviamo che il Signore ti fa girare di qua e di là. Lo so anch'io, umanamente parlando vien el bao, se dirìa, no? E curri a Roma, e va de qua e va de là, e prova a destra e prova e scrivi in America che ti mandano le lettere gli uni, gli altri, st'altri.
Bisogna che noi facciamo tutto, ma nello stesso tempo non sappiamo mica perché il Signore permette questo. È chiaro? Se in noi ci dev'essere un momento, supponete un po', non dico di accettazione, ma di preoccupazione, deve essere perché, dire: “Ho fatto tutto quello che potevo da parte mia? Ho fatto io quello che voleva il Signore?”. Ma questo solo. Ma, se io ho fatto tutto quello che voleva il Signore e poi il Signore vuol farmi aspettare dieci o vent'anni il diaconato, pazienza! Sia fatta la volontà del Signore. È giusto o no, don Guido? Chiaro? Io devo... state attenti, io devo essere preoccupato di fare quello che vuole il Signore. Cioè, per esempio, il Signore può dirmi: “Ma perché non hai... non sei andato a Roma a vedere un po' come che la boie...?”. A me interessava... Andare a Roma? Vedere un po': il Signore vuole che vada a muovere fora i fasùi o no? Se vuole che vada, ma si va! Se vuole torno indrìo anca stamattina, vao un'altra volta in accelerato anca se el vole, no in rapido, sebben che i me ga fatto vegner casa par Livorno, perché gera rotte, eccetera, un incidente a Orte. Va ben!

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7.Ma, amici miei, quello che interessa è questo. Ora non dobbiamo prendercela quasi... questo né col vescovo di Vicenza né con altri domani che dovessero... dovessimo trovare sul nostro cammino. Come, vero, Papa Giovanni trovava i canali, il card. Canali o i canali a Roma che attraversavano la strada, non dobbiamo prendercela. Dobbiamo studiare perché una parte dobbiamo farla noi. Qualche volta bisogna girare attorno al canale e qualche volta bisogna mettere un ponte attraverso il canale in modo da poter passare. Questo è chiaro, no? E perciò l'azione nostra umana non deve essere... "Oh, c'è il canale, dunque me fermo". No, no! Noi dobbiamo vedere, dobbiamo studiare con giudizio, con criterio e mettercela tutta la parte nostra umana. Ma ricordatevi, la Congregazione non è mia, non è vostra, è di Dio. Lui nella sua bontà si è degnato di chiamar dentro anche noi, nonostante le nostre deficienze, no? Ci ha chiamati dentro. Però dobbiamo lasciare l'iniziativa a Dio. Noi dobbiamo continuare a remare, noi dobbiamo lavorare e mettercela tutta, ma l'iniziativa dobbiamo lasciarla al Signore, il quale Signore, ricordatevi, ha i suoi disegni.
Vedete, queste cose le dicevo, e qua i più vecchi lo sanno, le dicevo tanti e tanti anni fa: "State attenti che la barca è di Dio, la nave è di Dio, il Signore l'aspetta in un certo posto". Adesso vedete che già anche da fuori, da fuori... Anche lì in Segretariato di Stato si vede chiaro, - sono andato un momentino così con mons. Gaspari - ma insomma si vede chiaro che anche loro la considerano come un'opera del Signore, come un intervento del Signore, come un qualche cosa che il Signore vuole fare lui, vuol fare lui, vuole intervenire lui. Come che ha preso la manna e buttato la manna per dar da mangiare, no, alla gente, in questo momento il Signore vuole buttare un gruppetto di uomini, di poveri uomini insulsi, cominciando da me, meno insulsi continuando con voi, ma però poveri uomini; e con questi uomini il Signore vuole dare da mangiare agli uomini. Ora, ecco, guardate, torno a quello che vi dicevo prima. Primo: un senso di umiltà. Per carità, fratelli, per carità! Non crediamoci qualche cosa, né come individui né come organizzazione; un senso proprio di... Siamo povere creature, povere creature! Però, nello stesso tempo, un senso proprio di riconoscenza a Dio che sta facendo queste cose. Perché sarebbe... Guardate, faremmo un'offesa a Dio se ci credessimo qualche cosa, e faremmo un'offesa altrettanto grande a Dio se noi non vedessimo la mano di Dio che conduce avanti la barca. Don Giuseppe, sbaglio dir questo, caro? Ti, Vinicio? Voialtri? C'è qualcuno che non è d'accordo? Zeno e compagni? Don Vittorio? Sìo d'accordo? Perché allora femo un passo avanti. Don Vittorio, ti che te vien dall'estero? Xe giusto questo, sì o no? Xeli peccati de superbia dir questo? Facciamo un passo avanti allora. Il passo avanti è questo.

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8.Uno mi ha detto, uno mi ha detto a Roma: "Scusi, padre, nella sua Congregazione si crede ancora a un contatto personale con Dio?". "Perché mi fa sta domanda?", ho detto. "Perché - ha detto - in giro adesso la situazione è questa: che si dice che la preghiera per essere preghiera deve essere collettiva, se no non è più preghiera. Oggi siamo arrivati... perché il Signore accetta solo preghiere collettive. E perciò, - state buoni! - e perciò - dice - pregare... Per esempio, - dice - io sono andato in un seminario e un chierico è venuto da me e mi ha domandato: "Senta - dice - il rettore ci ha richiamati più di una volta perché non vede mai nessuno in chiesa a pregare da solo, qualche visitina. Ma senta, padre, - dice - ma non le sembra che sia questo contro il Concilio? Perché in fondo la preghiera dev'essere collettiva. Ora, mi pare, non so, che vale molto di più stare insieme con un gruppetto di compagni in cortile che non andare singolarmente a pregare in chiesa". Sono andati dalla preghiera collettiva alla fraternità, al cameratismo, e vale più il cameratismo - perché a un dato momento dobbiamo dire cameratismo, no? - che non la preghiera personale e intima. Però poi ne vengono delle conseguenze tremende: che la preghiera collettiva non è più preghiera, vero?”.
Ecco, vorrei dirvi un particolare: se noi vogliamo continuare sulla linea che il Signore ci ha tracciato, guardate, per carità, continuate nella preghiera intima, personale con Dio. La preghiera collettiva è possibile soltanto se voi realizzate la preghiera personale col Signore. E qui proprio io insisterei su quei due punti sui quali mi sto sempre più convincendo che bisogna insistere, che sono un po' quasi piloni per noi. Primo: saper soffrire col Signore. Secondo: sapersi incontrare col Signore. Guardate, se io so soffrire col Signore, se voi imparate qui a saper soffrire col Signore, cioè quando vi capita qualche cosa... vi costerà fatica, qualche mese per avviarvi un pochino, e forse anche qualche anno, ma se in voi, guardate, riuscite a realizzare questa cosa, cioè, quando vi capita qualcosa che vi costa, offrirla al Signore. Primo tempo, vi ricordate ve l'ho detto, arriverete che l'offrirete magari alla sera, quando fate l'esame di coscienza, o magari dopo tre, quattro giorni, quando che vi accorgerete. Ma, piano piano, ogni sera; poi finirete per offrirlo anche al mezzogiorno; poi, piano piano, finirete che quando vi costa qualche cosa, l'offrirete al Signore. Voi avete imparato praticamente a incontrarvi col Signore, no? Ogni volta che andate a offrire, vi incontrate col Signore. Guardate, se voi poteste andar fuori con questa convinzione, io vi giuro sul crocifisso che non cascherete in disastri, le nostre Comunità saranno uno spettacolo... che il lavoro apostolico che compirete sarà meraviglioso perché... Vi spiego anche un pochino.

MO236,9[04-04-1968]

9.Guardate, io sto osservando una cosa. Le nostre Comunità in giro, dove stiamo lavorando, grazie a Dio vanno bene e c'è lo spirito insomma che si mantiene buono, nonostante qualche piccola difficoltà, e c'è anche il lavoro apostolico che prosegue. Però, attenti, ho osservato questo: il demonio, il demonio dove è che ha mirato? Nel rovinare la Comunità. Vedete, state attenti! Cosa succede? Che noi dobbiamo dare una testimonianza: "Da questo vi conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete". Allora, se quattro religiosi vanno in un certo posto e si amano veramente, si vogliono bene veramente, no, cosa succede? Succede che creano uno scandalo, no, nella comunità parrocchiale, e a un dato momento comincerà... Perché il Signore proprio ha legato l'efficacia apostolica a questa carità, a questo amore. Se non c'è questa carità, questa fusione, è impossibile l'efficacia. Se anche ci sarà un po' di movimento, è un fuoco di paglia, sarà un rullo di tamburo e basta. Ora, se vogliamo che effettivamente avvenga il miracolo, - e ci vuole un miracolo per convertire il mondo di oggi, per creare proprio, io vorrei dire, proprio la conversione delle masse, ci vuole un miracolo - il miracolo lo compiremo, secondo la parola di Gesù, solo se noi avremo stabilita una comunità, proprio una vera e propria comunità di fratelli.
Il demonio, io ho osservato che il demonio, - guardate che potrei tirarvi fuori caso per caso, tutte le Comunità che abbiamo, eh, e questo lo sto osservando fin dall'inizio dell'Istituto, si può dire, no? - il demonio, che sa che il segreto dell'efficacia apostolica sta proprio nella Comunità, cos'è che fa? Ha messo tutte le sue armi, ma tutte le sue armi, per far saltare la Comunità. Ma le armi del demonio sono come l'acqua, una secchia d'acqua buttata sopra. Fate conto che ci sia un pezzo di trave grosso così, taià, no, e che in xima se butta una secia de acqua? Cosa xela una secia de acqua? Ma fate che venga la notte, che venga la notte, che venga il gelo, quelle goccette de acqua... tac... non è mica vero? È peggio una goccia di acqua che non un colpo de menara, se pol dire. Un colpo de menara spacarà un tochetelo, ma l'acqua: tan, tan, tan, te fa saltare tutto, piano piano, no? Te pol far saltare la roccia. Bene! Il demonio è fatto così: approfitta delle piccole cose. Ecco il segreto.

MO236,10[04-04-1968]

10.Supponiamo che nella Comunità ci siano uno, due, tre e uno quattro... Tu, per esempio, vedi lui che ti ha messo... ha aperto l'harmonium, per esempio, ha aperto l'harmonium e l'ha lasciato aperto. E appena lo vedi: "Te lo go dito tante volte de sararlo!". Te vien el bao, vien, eh? Ed ecco là, nasce in te un piccolo senso, non direi di odio, ma di sdegno verso il confratello, per cui fra te e lui... ecco la goccetta di acqua che è entrata dentro. È naturale, perché questo è inevitabile, capisci chiaro, è inevitabile in una Comunità tu hai... suoni l'harmonium... preghi che: "Senti, sonelo! Se non te lo adoperassi, sàrelo che va dentro la polvere", eccetera eccetera.
Prendiamo il caso particolare, no. Bene, cosa succede? Che se tu sei abituato a offrire al Signore tutte le croci, primo momento dirai: "Fiol d'on can d'un Fernando!". Primo momento! Secondo momento: "Beh, Signore, offro tutto quanto a te; beh, Signore va là per le anime! Se vede che tu avevi bisogno de un po' de sangue: lo offro a te", e lo chiudi. Quando trovi Fernando, tu glielo dirai... O sennò: "Beh, fasso un fioretto e non ghe lo digo gnanca". Doman lo fa un'altra volta? E allora: "Ciò, Fernando, varda, fa' un piasere: sito sta ti sonare?". "Sì". "Chiudilo par piasere l'harmonium". Maa! Xe diverso che non quello: "Ciò, Fernando, te ghe sonà l'harmonium... sempre compagno, ehh, ehh!". Capisci che è diverso? Ecco, se io sono abituato a offrire al Signore le mie croci, io ne ho un duplice effetto. Primo: che mi abituo a parlare con lui, no, mi abituo a parlare con lui. Secondo: ho eliminato tante piccole cose di cui il demonio si serve per rovinare la Comunità. Guardate, figlioli, che... io credo che se noi ci abituiamo a questo, ci abituiamo a questo, le Comunità sono sicure, sono sicure. Sono sicure dall'insidia del demonio. Il demonio el fa come i frati: "L'è mio... l'è mio...". "Ben, tientelo", el ga dito. E xe finìo, no. Ve ricordè la storia del quarelo... "L'è mio, l'è mio....". "Ben, tientelo!", el ga dito. Va ben. El demonio: "Eh, dài, dài Raffaele, taca, taca!". "Per cossa?", el dixe. "Non te vedi che el te ga lassà verto l'harmonium?". "Pazienza! Lo saro", el dixe. Cosa falo el demonio? Dopo el va de qua: "Ciò, gheto visto che Raffaele l'è andà... el ga tolto la bottiglia là de la graspa; gheto visto quanta ch'el ghi n'ha bevù, che a ti de solito la te piase?". "Va ben, pazienza! Ch'el beva, el ga diritto de bevare anca lu". Xe finìo! Cosa falo el demonio quando ch'el trova così? Ora, guardate, non state fare i forti, perché guardate che chi si crede più forte, domani può diventare vittima nelle mani del demonio tremendamente e dopo in fondo: "Varda par che stupidaggine che me la son ciapà! Varda par che stupidaggine...". Se vardemo quella Comunità xe diventà un disastro, ma semo partii proprio da un'ombra, da una stupidaggine, da un filo proprio, da un capello, se pol dire, no, proprio così.

MO236,11[04-04-1968]

11.Figlioli, vi scongiuro in nome di Dio, salviamo le Comunità! E le Comunità le salviamo solo, solo a condizione che noi sappiamo offrire le piccole cose al Signore, perché le piccole cose, è inevitabile, guardate che ne avrete sempre, sempre. Perché non è possibile, anche quattro persone che per quanto sante siano, anche siano sante d'altare tutte e quattro, ci sarà ogni giorno: uno garà i pìe che spussa, quell'altro ga el fià che spussa... Non ghe xe niente da fare, qualcosa ci sarà. Dico male? Secondo, figlioli...
Dunque prima cosa: imparate a offrire al Signore. Ve lo dico su tutti i toni, vi scongiuro in nome di Dio, in nome delle anime: è il segreto per conservare in perpetuo la spiritualità della Congregazione, per crescere anzi sempre più nella spiritualità della Congregazione, per non creare la parabola discendente, ma per entrare in orbita. Secondo: fermatevi qualche momento ogni giorno a intendervela col Signore. Guardate, se avete questo, andate avanti tranquilli, non state aver paura; anche se capita qualcosa, qualche stupidaggine, non interessa... Fermatevi un momentino! Io mi accorgo sempre più della validità di questi consigli che si sono detti ripetutamente qui in casa. Questo contatto... Per esempio, alla sera fate la preghiera dell'angelo o qualche cosa altro... non è mica detto. Ma star lì a guardare il tabernacolo: "Mi lo vardo, e lu me varda". Questo... capisci, Giovanni? Questo intendersela con Dio, questo saper che c'è lui lì dentro, questo parlare con lui. E dopo, d'accordissimo con gli altri: preghiera comunitaria. E tanto per cominciare, dixemo su una bella Ave Maria comunitaria. 9 aprile 1968