Non è facile identificare la persona alla quale don Ottorino si riferisce perché all’epoca c’erano solamente due sacerdoti con questo nome in Congregazione: don Giovanni Galvan della Comunità dell’Istituto San Gaetano e don Giovanni Rizzi della Comunità del Guatemala. Potrebbe anche darsi che fosse presente alla meditazione don Giovanni Sartori, figlio spirituale di don Ottorino.
Il riferimento è a don Pietro De Marchi, che all’epoca si trovava nell’anno del noviziato.
Il riferimento è a Raffaele Testolin, che frequentava all’epoca il 2° anno del corso liceale.
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1.Sia lodato Gesù Cristo! Ho detto tante volte che ciascuno di voi deve sentirsi superiore generale. Non è vero, don Giovanni ? Dico bugie? Non l’ho detto tante volte? Che cosa ne direste, allora, se al capitolo generale di quest’anno succedesse che don Ottorino, come prima cosa, desse le sue dimissioni e dicesse: “Si passi all’elezione di un nuovo superiore”? Don Pietro mi guarda. Non c’è niente da fare, cari! Ripeto che tanto volte ho detto qui dentro che ciascuno di noi deve sentirsi superiore generale, e siamo d’accordo in che senso. Ora, che direste se arrivati al Capitolo, radunati i venerabili padri capitolari, per prima cosa don Ottorino dicesse: “Guardate, sono irremovibile. Do le mie dimissioni ed eleggete un altro come superiore”. Voi direste: “Deo gratis! Speriamo che ora la Congregazione vada veramente bene”. Questa tentazione mi è venuta tante e tante volte. E il motivo? Ve lo dico subito. Non è per ricusare il lavoro, il sacrificio. No! Se il Signore volesse farmi restare fino alla fine del mondo sopportando un sacrificio cento volte maggiore di quello che ho sopportato, supponiamo, nella giornata più pesante della mia vita, se questa è la volontà del Signore sia fatta e questo, con la sua grazia, io lo accetto liberamente perché siamo qui per fare la volontà di Dio, non la nostra! Ma quello che mi fa dire queste parole è un altro motivo. Ho detto tante volte che una congregazione è un intervento di Dio nella storia della Chiesa. Perciò, dal momento che tutti siamo corresponsabili, e dicendo questo non faccio un complimento, abbiamo noi questo senso della responsabilità? Quando vi dico che tutti dovete sentirvi corresponsabili; intendo dire che tu, Raffaele , sei tanto responsabile quanto sono io, tu sei proprietario di queste case quanto me, e se dovessimo fare la spartizione ci toccherebbe un mattone a testa, non a me un mattone e a te mezzo mattone. Siamo tutti comproprietari, tutti corresponsabili, ma siamo comproprietari e corresponsabili di uno spirito. Perciò quando voi avete estorto una disposizione a don Ottorino, non avete proprio fatto il vostro dovere. Supponiamo che tu, Raffaele, venga da me e mi dica: “Don Ottorino, io vorrei chiederle un permesso. Per piacere, potrebbe concedermi di avere un televisore nella mia stanza? Di avere una stanza per me solo e un televisore?”. Io, per un atto di affetto verso il mio Raffaele, gli concedo sia la stanza individuale e sia il televisore. In questo caso sei tu a posto con la tua coscienza? Sono a posto io? No, ma neanche tu sei a posto. “Ma io ho il permesso del superiore”. Mi dispiace tanto: hai il permesso del superiore, che in quel momento è stato stupido. E anche se il superiore in quel momento ha fatto quella concessione, potrebbe anche darsi che il superiore sia a posto mentre tu non saresti a posto, perché il superiore ha dato quel permesso, magari, in un momento di distrazione, in un momento di debolezza, e pertanto nel superiore c’è il peccato materiale ma non quello formale, ma in te può esserci il peccato materiale e anche formale. Don Giovanni, sei d’accordo?CONGREGAZIONE superiore generale
VOLONTÀ
di DIO
CONGREGAZIONE missione
COMUNITÀ
corresponsabilità
DOTI UMANE televisione
Don Pietro De Marchi era stato vicerettore del seminario di Vicenza e aveva insegnato nello stesso seminario materie letterarie, che negli anni ‘60 comprendevano oltre all’italiano, al latino e al greco, anche la storia e la geografia. Alla domanda retorica di don Ottorino, don Pietro risponde: “Eh, è una storia antica, don Ottorino”, e nel testo registrato si ascolta la successiva battuta di don Ottorino.
Don Ottorino vuole affermare che si voleva cambiare le esigenze del Vangelo con il neo paganesimo dell’epoca.
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2.Perciò siamo tutti corresponsabili dello spirito e dell’andamento della Congregazione. Dunque, se una congregazione è un intervento di Dio nella storia della Chiesa, siamo tutti corresponsabili di questo intervento di Dio, ma siamo ancor più obbligati, dinanzi al Signore, di domandarci qual è l’intervento, qual è la testimonianza che Dio vuole dare attraverso la congregazione nella Chiesa. Se la Congregazione è un intervento di Dio, vuol dire che Dio vuole una testimonianza. Prendiamo come esempio il tempo di San Gaetano: era un tempo in cui, purtroppo, il clero e i cristiani erano attaccati alle cose del mondo in una forma eccessiva. La storia la conoscete meglio di me; anzi qui abbiamo un professore di storia. Non è vero, don Pietro ? Eravamo in un tempo in cui, purtroppo, si viveva una vita comoda, si voleva combinare l’una e l’altra cosa. Il Signore volle, allora, dare una testimonianza: scelse San Gaetano, il quale scrisse delle costituzioni che noi oggi diremmo che non sono in armonia né con il Concilio, né con niente: erano un po’ pazzesche. Pensate che volle il voto di povertà spinto al punto di non poter neanche domandare la carità. Non andavano neanche a domandare la carità, sicché, arrivati a mezzogiorno: Non c’è niente da mangiare? Il Signore provvederà”. Voi direte: cose da matti! Diciamo: cose da santi! Diciamo: interventi speciali del Signore per un dato momento della storia della Chiesa! Anche il passare tutta la notte in preghiera, come faceva qualche volta Gesù, non è normale. Scusate... una persona che passa tutta la notte in preghiera non può lavorare il giorno successivo. Il Signore ha fatto quaranta giorni di digiuno: non si può fissare per ogni anno della vita di tutti noi quaranta giorni di digiuno perché li ha fatti il Signore! Dopo quaranta giorni si farebbero quaranta funerali o un funerale solo, perché resterebbero solo le ossa! Però rimane questa realtà: quando il Signore vuole una congregazione, intende dare una testimonianza particolare in quel momento della storia della Chiesa.CONGREGAZIONE missione
COMUNITÀ
corresponsabilità
ESEMPI santi
PROVVIDENZA
CHIESA
DIO logica di...
Nell’esempio don Ottorino nomina nuovamente don Giovanni, e poi don Fernando e don Gaetano, riferendosi evidentemente a Fernando Murari che frequentava il 2° anno del corso liceale e a Gaetano Scortegagna che stava per completare il corso teologico.
Don Ottorino aveva voluto nel 1952 stringere un gemellaggio fra la Casa dell’Immacolata e il Carmelo di Santa Maria Maddalena de’Pazzi di Carreggi a Firenze perché in esso aveva professato e viveva una sorella di don Aldo.
Le devozioni, le mortificazioni e la preghiera per i peccatori legate al primo sabato del mese partirono dalle richieste della Madonna durante le apparizioni mariane di Fatima del 1917.
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3.Ora io mi domando: qual è la testimonianza esterna che la Congregazione deve dare? I più vecchi ricordano quanto io ho lottato, otto dieci anni fa, per questo motivo. Possiamo noi dire: “Nel seminario di Padova fanno così, in quello di Verona fanno così, noi potremmo fare così”? O dobbiamo domandare al Signore che cosa vuole da noi? Possiamo noi prendere come termine di paragone i Francescani, i Gesuiti, eccetera? Quando San Francesco ha cominciato la sua opera, ha forse preso come termine di paragone i Benedettini o qualche altro ordine religioso? Non ha detto, piuttosto: “Il Signore vuole così...”, e ha dato inizio a qualcosa di nuovo? In altre parole: una congregazione è una invenzione di Dio o è una ripetizione? Non so se rendo il pensiero. C’è qualche cosa di nuovo che il Signore vuole in una congregazione o si ripete un po’ qua, un po’ là... una goccia a destra, una goccia a sinistra? E se c’è qualcosa di nuovo del Signore, dove dobbiamo andare a domandarlo? Ecco perché dico che sarei tentato di mettere nelle mani di don Pietro o di qualche altro la direzione della Congregazione. Perché mi pare che si ragioni troppo, che si ragioni troppo. In altre parole, si chiede troppo a una scienza umana, a una esperienza umana, a una consuetudine umana più che dinanzi al tabernacolo. Ho paura che ce la intendiamo poco con il Signore e, allora, si rischia di fare una cosa che sa un pochino di organizzazione umana, esterna. Voi chiederete il perché di queste mie affermazioni. Potrei presentarvi dei casi, ma se ve li presento voi dite... Raffaele: “Questo è mio, questo è mio!”. Se potessi presentare dei casi! Forse qualche anno fa avrei detto: “Vedi, per esempio, tu don Giovanni... tu don Fernando, tu don Gaetano...”; avrei cominciato a fare tan, tan, tan, tan... Qualche anno fa avrei cominciato un martellamento che vi avrei messi tutti a k.o. e fatti uscire di qui con la pelle d’oca, tanto per parlarci chiaro, perché lo avrei avallato con esempi concreti. Per esempio: quando tu ieri sera sei stato alla televisione, è stato un caso oppure è questo che il Signore voleva?...E dopo, al Signore hai dato questo? Ti pare che sia proprio questo quello che il Signore voleva? Potrei presentarvi nomi e cognomi per confermare questo, ma io non faccio responsabili voi, faccio responsabile me stesso. Quando sono entrato nel Carmelo di Firenze e ho visto quelle suore che non vogliono la stufa, ma la chiedono soltanto nel laboratorio per essere in grado di lavorare e basta... Vado a Roma e sento: “Guai se non ci fosse la stufa!”; vado a Crotone: “Guai se non ci fosse la stufa!”. Quelle sono al freddo, vanno a letto al freddo, vivono al freddo, e svolgono tutto il lavoro in silenzio e questo con spirito di mortificazione. Scusate: qui dov’è la mortificazione? Oggi è il primo sabato del mese : è proprio la Madonna che mi ha pregato di dirvi queste cose .CONGREGAZIONE missione
CHIESA
VOLONTÀ
di DIO
DOTI UMANE scienze umane
EUCARISTIA tabernacolo
DOTI UMANE televisione
PENITENZA
MARIA
Ogni anno in febbraio si svolge nella città di Sanremo il ‘festival della canzone italiana’. Negli anni 60 era lo spettacolo più seguito dai telespettatori italiani, soprattutto il sabato un cui veniva disputata la finale della gara canora: era, insomma, impossibile perderlo! Non conoscere il nome del vincitore del festival di Sanremo e non cantare le canzoni migliori del festival era segno che uno era fuori del mondo in cui viveva la gente comune.
Ogni anno in febbraio si svolge nella città di Sanremo il ‘festival della canzone italiana’. Negli anni 60 era lo spettacolo più seguito dai telespettatori italiani, soprattutto il sabato un cui veniva disputata la finale della gara canora: era, insomma, impossibile perderlo! Non conoscere il nome del vincitore del festival di Sanremo e non cantare le canzoni migliori del festival era segno che uno era fuori del mondo in cui viveva la gente comune.
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4.Dov’è per noi la vita di mortificazione? Ogni congregazione prescrive nella regola qualche mortificazione. Per esempio, se io fossi libero di comandare quello che voglio, direi: “Siamo in Quaresima, adesso comincia la Quaresima: per tutta la Quaresima rinunciamo alla televisione! Per tutta la Quaresima niente questo, niente quello!”. Se fossi libero di fare quello che vorrei, secondo il mio spirito, qui in casa, dovrei dire: “Facciamo...”. Le Carmelitane di Firenze per tutta la Quaresima si obbligano a non parlare mai in refettorio, mai una parola; non hanno mai ricreazione per tutta la Quaresima: silenzio assoluto per tutta la Quaresima. Ci sono delle anime che danno al Signore qualcosa che costa. E noi che cosa diamo al Signore? Qualche cosa che costa? Con la scusa che altrimenti non si starebbe bene diciamo che bisogna bere vino, e si beve vino sempre. Con la scusa che non si starebbe bene diciamo che bisogna prendere quella cosa, e allora la si prende. Con la scusa che bisogna essere aggiornati: ogni sera televisione, telegiornale; con la scusa che bisogna essere aggiornati: una volta alla settimana quel dato programma, o ogni quindici giorni; con la scusa poi che c’è qualcosa di intermezzo, un’altra volta ancora... Ecco, ecco, questa sera... Voi direte: “Ecco, parla così, perché questa sera si trasmette il festival di Sanremo”. Stasera andiamo a finire a Sanremo! Io mi domando dinanzi al Signore: se ci fosse Gesù con i suoi Apostoli, andrebbe a vedere Sanremo stasera? Voi direte: “Il Signore sa come si svolgerebbe lo stesso”. Ma condurrebbe i suoi Apostoli, dicendo “Ragazzi, andiamo a vedere perché dovete aggiornarvi”?. Se volete prendiamo un seminarista : d’accordo, per carità, io non discuto. Ma noi, noi, cresciamo contemporaneamente con le due gambe di duemila anni fa e del duemila? Vi dico: mi dispiace di non poter presentarvi esempi pratici, perché allora vi schiaccerei, ma umilierei qualcuno. Quando dovessi domandare: “Tu, per esempio...”. Prendi X, eccolo là, mettilo dinanzi non a me, ma a mia mamma, alla mia povera mamma, o anche dinanzi a una povera donna, e chiedi: “Che cosa direbbero di te se ti vedessero tutto il giorno così? Direbbero che sei un santo o direbbero che sei bravo, un buon ragazzo? Che cosa direbbe di te uno che ti conoscesse così? In altre parole, sentirebbe in te il profumo di Cristo o di uno aggiornato, di uno che sa...?”. Il Signore vuole che la Congregazione sforni santi! Se il Santo Curato d’Ars fosse vivo oggi, non si sentirebbe non aggiornato se non andasse a vedere Sanremo. Così penso io; che ne dici, don Pietro? Se il Curato d’Ars fosse qui adesso, e confessasse tutto il giorno, penso anzi che se ne farebbe un vanto di non andare a vedere Sanremo. La gente non direbbe: “Ehi, non è aggiornato; come osa confessare?”. Chi si presentasse oggi al Santo Curato d’Ars, vi andrebbe non per chiedergli di vedere Sanremo, ma per dirgli: “Ho perso la testa per Sanremo”.PENITENZA
CONVERSIONE Quaresima
CONSACRAZIONE mediocrità
DOTI UMANE televisione
GESÙ
profumo di...
CONSACRAZIONE santità
Natalino Peserico, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso teologico, era l’animatore sportivo della Casa dell’Immacolata.
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5.Dio vuole che i suoi uomini siano coloro che hanno rotto con il mondo. Il mondo deve andare a cercare Dio, ma se questi suoi uomini sono aggiornati sulle cose del mondo un po’ più del mondo, sono così così... a un dato momento la gente pensa: “Insomma, sono pressappoco come noi!”. Guardate che noi abbiamo il dovere di essere staccati. La gente deve sentire che noi siamo degli specializzati, specializzati nelle cose di Dio. Quando qualcuno ha bisogno del medico, vuol incontrarsi con un medico, vuole sentire lo specializzato. Quando uno ha bisogno di un avvocato, vuole consultare l’avvocato, l’esperto in materia. Quando avvicina un prete o un diacono, vuole sentire una scottatura di Dio. Perciò che cosa interessa a me avere un domani bravi organizzatori, di giochi, di sport, di oratori, cioè di ciò che riguarda l’aspetto esterno? Possono fare questo anche i laici e molto meglio di noi, molto meglio di noi! Io ho bisogno di uomini che siano capaci di prendere quattro o cinque laici e prepararli. Natalino , tu e il tuo amico domenica avete fatto giocare i ragazzi. Non faccio per criticarvi, ma faccio per proiettarvi nell’avvenire. Io non ho bisogno di qualcuno che si metta in mezzo al campo con quattro o cinque giovani per farli giocare, io ho bisogno di qualcuno che mi prenda quattro o cinque giovanotti, li prepari ad essere gli istruttori dei ragazzi che giocano, e che faccia un’ora di adorazione insieme con loro, un’ora di catechismo ed insegni loro ad essere degli animatori dei ragazzi, come è stato il ‘saltimbanco’ San Giovanni Bosco, che saliva su per la pianta per fare il catechismo. In altre parole egli deve essere l’uomo di Dio che approfitta per attirare questi cinque o sei ragazzi appassionati di sport, li lavora, dà loro dei libri... Ma la sua intenzione è soltanto quella di stare con loro per parlare di Dio. Una sera li raduna per parlare di una organizzazione sportiva, ma lui parla mezz’ora di questo argomento e mezz’ora di Dio. Se non si fa questo, cambiate mestiere, figlioli, cambiate mestiere. Abbiamo sbagliato strada: cambiate mestiere! Abbiamo bisogno di spiritualizzatori, di chi sente il bisogno di parlare continuamente di Dio, di dare Dio, di colui che è in continuo contatto con Dio e che fa quelle cose a malincuore, che quasi deve farle per conquistare le anime, ma lui è preoccupato di un’altra cosa, è pieno di qualcos’altro.MONDO
APOSTOLO uomo di Dio
APOSTOLO distacco
SACERDOZIO prete
DIACONATO diacono
DOTI UMANE
PASTORALE giovani
APOSTOLO missione
DIO contatto con
APOSTOLO salvezza delle anime
MI222,6[03-02-1968]
6.Io ho paura degli uomini stazionari che sanno e fanno così! In questo modo facciamo dei funzionari, figlioli, che fanno del bene, ma non sono gli apostoli che sconvolgeranno il mondo, non sono quei dieci o dodici uomini che da soli riusciranno a sconvolgere il mondo. Saremo fra i cinquanta o sessantamila preti o qualcuno di più; invece di essere sessantamila, saremo sessantunmila, sessantamiladieci, sessantamilacento, duecento, trecento... ma non saremo il Curato d’Ars che da solo sconvolge la Francia. Figlioli, qui ci vorrebbero uomini tali per cui uno solo, in Italia, la sconvolgerebbe tutta, uomini che, buttati in due o tre in una nazione, la sconvolgono; se non la sconvolgono è perché sono troppo uomini e poco uomini di Dio. E io ho tanta paura, , ho tanta paura che accada questo. Da un po’ di tempo mi sono tirato da parte, e ve ne sarete accorti. Da un po’ di tempo ho cercato di stare alla finestra, perché per il passato si diceva: “Don Ottorino certe cose non le capisce”, e io ho capito che si diceva questo, l’ho sentito dire alle mie spalle, e ho lasciato andare. Ringraziando il Signore, le vostre idee sono buone, lo spirito è buono, però guardate che siete molto lontani dall’aver tagliato i ponti con il mondo. E il mondo vi lega con un filo alla volta, e la conclusione è sempre la solita: si arriva a una vita borghese, si arriva a fare il mestiere. Anche qui potrei portarvi esempi pratici. Ma vi dico, perdonate... ad una certa età si diventa più paterni, non si vuole umiliare troppo, ma, guardate, che questo mi porta a dei conflitti interiori. Anche ieri sera in chiesa, davanti al Signore, dicevo: “Devo proprio restare? Forse è arrivato il momento in cui è necessario che qualche altro prenda in mano la conduzione della Congregazione?”. Io ho tremendamente paura che il mondo stia tirandoci dentro di sé. Voi direte: “Bisogna pur essere al passo con i tempi!”.APOSTOLO chi è
l’
apostolo
CONSACRAZIONE santità
APOSTOLO uomo
APOSTOLO uomo di Dio
APOSTOLO distacco
CONSACRAZIONE mediocrità
CROCE sofferenze morali
Programma settimanale della televisione di ampio respiro giornalistico e culturale; riportava le notizie dei fatti più importanti che erano accaduti in Italia e nel mondo durante quella settimana.
MI222,7[03-02-1968]
7.Io stesso ieri sera sono venuto a vedere il telegiornale. Prima però avevamo ascoltato il giornale radio, non è vero? Appena entrato sono stato preso da rimorso: “Insomma: radio, telegiornale, programmi TV... a Dio che cosa diamo?”. So che non è peccato, ma sono uscito immediatamente. Sono salito al primo piano per vedere TV7 . Ho pensato: “Vediamo un po’...”; anche a me interessava, ma vi assicuro che sono andato a vederlo con sacrificio a causa di quello stato d’animo, ma sono andato perché sentivo il bisogno di rendermi conto se erano cose che veramente valeva la pena vedere. Hanno fatto la trasmissione di quel medico famoso...Cose bellissime, senz’altro, ma, a un dato momento, anche se non sappiamo proprio tutto, anche se non seguiamo tutto, scusatemi, quando sappiamo un pochino è sufficiente. Lo so anch’io che sono cose bellissime, ma io mi domando: stamattina, quando abbiamo fatto la comunione, abbiamo visto Cristo persona o l’abbiamo fatta così alla buona? Noi dobbiamo portare questa benedetta rivoluzione nel mondo: dobbiamo portare la fede nel mondo, figlioli! C’è il rischio che noi stessi finiamo per avere una fede mediocre, figlioli, una fede superficiale.DOTI UMANE televisione
DOTI UMANE
EUCARISTIA comunione
VIRTÙ
fede
Monsignor Giovanni Veronesi era stato un santo rettore del seminario vescovile di Vicenza dal 1887 al 1923, e monsignor Leone Carpenedo vicerettore dal 1917 al 1933.
Monsignor Giovanni Veronesi era stato un santo rettore del seminario vescovile di Vicenza dal 1887 al 1923, e monsignor Leone Carpenedo vicerettore dal 1917 al 1933.
MI222,8[03-02-1968]
8.Il nostro monsignor Veronesi, caro don Pietro, passava cinque o sei ore della notte in chiesa tanto che monsignor Carpenedo andava a trascinarlo via. C’è uno come lui qui dentro? Dov’è? Lui ha formato sacerdoti che hanno inciso nella diocesi perché passava le ore dinanzi al tabernacolo. E noi: un’ora di televisione e dopo, magari, due minuti in cappella, una genuflessione... “Ciao, Signore”... e via! No, no, figlioli, no, no! Figlioli, no, no, no! Ora, poiché ho detto che siamo tutti corresponsabili, io non voglio dare disposizioni, non voglio imporre. Quanto alla trasmissione televisiva di questa sera impongo , perché in coscienza mancherei io stesso se vi lasciassi andare a vederla. Volete andare stasera? Andate in seminario, andate da un’altra parte, ma qui no, perché mi pare che esageriamo se facciamo questo. Non abbiamo imposto penitenze particolari, sacrifici particolari, tuttavia quante volte vi abbiamo raccomandato di farli quando per il passato consigliavamo: almeno tre atti volontari di penitenza ogni giorno! Non ricordate? Volevamo perfino introdurre tale norma nel regolamento: tre atti giornalieri di penitenza, qualcosa di penitenza. Quante volte abbiamo detto: “Non fissiamo cose particolari, ma raccomandiamo di restare insieme con il Signore almeno quattro o cinque minuti alla sera: ‘Io lo guardo e Lui mi guarda’, cioè avere un contatto con lui, qualche cosa...”! I Piccoli Fratelli di Gesù lavorano otto ore al giorno e poi fanno ogni sera un’ora di adorazione in chiesa, e ogni settimana una notte di preghiera. Non vi prescrivo pratiche particolari e non vi dico di andare in chiesa perché potete pregare anche nella vostra stanza, ma non posso dispensarvi da questa unione con il Signore, da questo incontro personale con il Signore. Oggi è il primo sabato del mese, è la festa della nostra buona mamma, la Madonna. Perciò adesso fermiamoci tre o quattro minuti, avviciniamoci alla Madonna e domandiamole: “Sei contenta di noi?”. Chiediamole se rassomigliamo di più al suo Gesù o al mondo, se siamo stati finora più preoccupati di rassomigliare al suo Gesù o di piacere al mondo. La norma è “piacere a Dio e non dispiacere agli uomini”. State attenti che non abbiamo capito diversamente, cioè “piacere agli uomini e non dispiacere a Gesù”. Sarebbe troppo poco!EUCARISTIA tabernacolo
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DIO contatto con
CHIESA
DIO unione con...
MARIA la nostra buona mamma