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LA CONGREGAZIONE HA BISOGNO DI UOMINI DI DIO

MO222[03-02-1968]

MO222,1[03-02-1968]

1.Sia lodato Gesù Cristo!
È stato detto tante volte qui da noi che ognuno di voi deve sentirsi superiore generale. Don Giovanni, è vero? Ho detto bugie? Non l'ho detto tante volte? Cosa ne direste voi allora se, arrivato il capitolo generale quest'anno, prima cosa succedesse questo: che don Zeno, cioè no, scusa, don Ottorino prima cosa desse le sue dimissioni e dicesse: "Si passi all'elezione di un nuovo superiore?". El me varda don Piero. Gnente da fare, cari! Ripeto, ho detto tante volte qui dentro che ognuno di noi deve sentirsi superiore generale. Siamo d'accordo, no, in che senso. Ora, cosa direste voi, dico, se, arrivati al capitolo, prima cosa: radunati i venerabili padri capitolari, don Ottorino dicesse: "Guardate, sono irremovibile! Do le mie dimissioni e mettete un altro superiore". Voi direste: "Deo gratias! La Congregazione chissà che la vaga per...". Guardate che la tentazione mi è venuta tante volte, ma tante volte, ma tante e tante volte. E il motivo? Ve lo dico subito: non per ricusare un lavoro, un sacrificio. No! Se il Signore volesse farmi stare fino alla fine del mondo con cento volte sacrificio più grande di quello che ho passato, supponiamo, in una giornata più pesante della mia vita, se è questa la volontà del Signore, e questo... con la sua grazia... va ben! Sia fatta... io accetto liberamente. Perché siamo qui per fare la volontà di Dio, mica la nostra. Quello che mi fa dire sta frase è un altro motivo. Guardate che ho detto tante volte: una Congregazione è un intervento di Dio nella storia della Chiesa. Abbiamo noi, dato che siamo tutti corresponsabili, e guardate che qui non faccio mica un complimento, quando che vi dico: dovete sentirvi tutti corresponsabili, tanto sei responsabile tu, Raffaele, come sono responsabile io; sei proprietario di queste case qua tanto tu come io; se dovessimo fare la spartizione, vero, un quarelo paromo, no mi un quarelo e ti meso quarelo. Siamo tutti coproprietari, tutti corresponsabili. Ma siamo comproprietari e corresponsabili di uno spirito. Perciò voi, quando avete cavato una disposizione da don Ottorino, non avete mica fatto il vostro dovere. Supponiamo, tu Raffaele, vieni da me e mi domandi: "Don Ottorino, senta, io vorrei chiederle un permesso: se, per piacere, lei mi potesse concedere di avere una televisione in stanza; essere in una stanza da solo e avere la televisione in stanza". Io... un atto, sai, di affetto verso el me Raffaele gli concedo e la stanza da solo e la televisione in stanza. Sei a posto tu? Sono a posto io? No, ma neanche tu sei a posto. "Ma io ho il permesso del superiore". Me dispiaxe tanto, hai il permesso del superiore che in quel momento l'è sta macaco. E anche se il superiore in quel momento, supponiamo, l'ha fatta così... potrebbe darsi che il superiore fosse a posto e tu non fossi a posto, vero. Perché il superiore l'ha fatto magari in un momento di distrazione, un momento di... che so io... e lui magari... c'è il peccato materiale e non formale nel superiore; ma in te può esserci il peccato materiale e anche formale, vero? Don Giovanni, sito d'accordo?

MO222,2[03-02-1968]

2.Perciò, perciò, siamo tutti corresponsabili dello spirito e dell'andamento.
Se una Congregazione dunque è un intervento di Dio nella storia della Chiesa, siamo tutti corresponsabili di questo intervento di Dio. Sì o no? Ma siamo anche più obbligati dinanzi al Signore di domandarci: ma qual è l'intervento, qual è la testimonianza che Dio vuole dare attraverso la Congregazione nella Chiesa? Perché... vuol dire, se è un intervento, vuol dire che Dio vuole una testimonianza, no? Prendiamo al tempo di San Gaetano. Eravamo nel tempo in cui purtroppo, sto benedetto clero, i cristiani erano attaccati alle cose del mondo in una forma eccessiva. Sa, eravamo... la storia la conoscete meglio di me... qua abbiamo il professore di storia, vero, don Piero, professor di storia... Ah, no, quella moderna... Ah, quela pagana! Be, insomma vien avanti un pochettin de più, va là... Ma non vi pare? Dico... Eravamo in un tempo in cui purtroppo c'era la vita comoda, si voleva combinare una cosa con l'altra... Il Signore ha voluto dare una testimonianza. E allora ti prende un San Gaetano che fa delle, direi, delle costituzioni che noi diremmo che non sono né con il Concilio, né con niente: un po' pazzesche. Pensate, pensate, neanche il voto di povertà spinto al punto di non dover neanche andar domandare la carità. Non andavano, sapete, non andavano neanche a domandare la carità. Sicché, arrivati a mezzogiorno, non c'è niente da mangiare: "Il Signore provvederà". Voi direte: "Robe da matti!". Diciamo: "Robe da santi!". Diciamo: "Interventi speciali del Signore per un dato momento della storia della Chiesa". Perché anche il passare tutte la notte in preghiera come faceva il Signore qualche volta, non è mica normale, perché, scusa, uno che passa tutta la notte in preghiera non può mica il giorno dopo lavorare, no? Quaranta giorni di digiuno fatti dal Signore: non puoi mica mettere in ogni anno della vita di tutti noi quaranta giorni di digiuno, perché l'ha fatto il Signore. Perché, dopo quaranta giorni si fanno quaranta funerali o un funerale solo, vero, perché resta solo che i ossi, vero. Però resta questo: che il Signore quando vuole una Congregazione vuole dare una testimonianza particolare in quel momento della storia della Chiesa.

MO222,3[03-02-1968]

3.Ora, io mi domando: qual è questa testimonianza esterna che la Congregazione deve dare? Possiamo noi... Badate che... I più vecchi si ricordano quanto io, otto dieci anni fa, ho lottato per questo motivo qua... Possiamo noi, possiamo noi dire: "Ma, in seminario di Padova i fa così; in quelo de Verona i fa così; noialtri podarissimo fare così". O dobbiamo domandare al Signore cosa vuole da noi? Possiamo prendere come termine di paragone i Francescani, i Gesuiti, eccetera? Quando S. Francesco ha incominciato, ha preso come termine di paragone i Benedettini o qualche altro, o non ha detto: "Il Signore vuole così...", e ha cominciato qualcosa di nuovo?
In altre parole, una Congregazione è una invenzione di Dio o è una ripetizione? Non so se rendo il pensiero. C'è qualche cosa di nuovo che il Signore vuole in una Congregazione, o si ripete un po' qua, un po' là... una goccia a destra, una goccia a sinistra? E se è qualche cosa di nuovo del Signore, dove dobbiamo andar a domandarlo? Ecco vedete perché io, vi dico, sarei tentato di dare in mano a don Piero o a qualche altro la direzione della Congregazione. Perché? Perché mi pare che si ragioni troppo, che si ragioni troppo. Cioè, in altre parole, che si chieda troppo a una scienza umana, a una esperienza umana, a una consuetudine umana, più che, vero, dinanzi al tabernacolo. Ho paura, ho paura che ce se la intende poco col Signore e che allora si minacci di fare una cosa che sa un pochino di organizzazione un po' umana, esterna. Voi direte: "Perché?". Guardate, potrei tirar fuori casi; ma se io vi tiro fuori casi allora dite... Raffaele: "Questo l'è mio, questo l'è mio", perché se potessi tirar fuori casi, forse qualche anno fa avrei detto: "Vedi, per esempio, tu don Giovanni... per esempio, tu don Fernando... per esempio, tu don Gaetano....", comincerei tan, tan, tan, tan... Qualche anno fa avrei cominciato un martellamento che vi avrei buttati tutti k.o., è vero no?, e ve farìa andar fora col pelo de oca, per parlarse ciari. Perché questo lo avallerei con casi particolari. Per esempio, vi pare che sia proprio un caso... oppure è questo che il Signore vuole, quando tu ieri sera sei stato alla televisione, dopo questo... e dopo, al Signore hai dato questo? Ti pare che sia proprio questo... Potrei tirar fuori nomi e cognomi per dimostrare questo. Ma io non vi faccio responsabili; io mi faccio responsabile, io. Quando sono entrato in Carmelo di Firenze, e ti vedo quelle suore che non vogliono la stufa, soltanto nel laboratorio per andar bene a lavorare e basta. Io vado a Roma: guai se non ghe fosse sta la stua! Vado a Crotone: guai se non ghe iera la stua! Loro al freddo... vanno a letto al freddo... tutto al freddo... Quando tu vedi... tutto il lavoro in silenzio, no, tu vedi questo che è di mortificazione. Ma scusate: dov'è la mortificazione? È qui dove ti voglio! È il primo sabato del mese... è proprio la Madonna che mi ha pregato di dirvi queste cose qui quest'oggi.

MO222,4[03-02-1968]

4.Dove è per noi la vita di mortificazione? Ogni Congregazione porta la sua mortificazione... Per esempio, se io fossi padrone di fare quello che voglio, direi: "Siamo... adesso comincerà la Quaresima: tutta la Quaresima niente televisione, tutta la Quaresima niente questo, niente quello!". Fossi padrone di far quel che voglio qui in casa, io, secondo il mio spirito, sarebbe da dire: "Facciamo... Scusa, loro tutta la Quaresima mai parlare in refettorio, tutta la Quaresima mai una parola, non hanno mai ricreazione per tutta la Quaresima; silenzio assoluto per tutta la Quaresima". Abbiamo delle anime che al Signore danno qualche cosa che costa, no? E noi cosa diamo al Signore? Qualche cosa che costa?
Con la scusa che se no non se stà ben, allora bisogna bevare vin; e se beve sempre vin. Con la scusa che se no non se stà ben, bisogna prendere questo; e allora si prende quello. Con la scusa che bisogna essere aggiornati, televisione ogni sera... telegiornale; con la scusa che bisogna essere aggiornati, una volta alla settimana... una volta ogni quindici giorni; con la scusa che poi ghe xe qualcosa intermezzo, un'altra volta ancora... Ecco, ecco. Questa sera... Voi direte: "Ecco, el parla per questo, perché stasera ghe xe Sanremo". Andemo a finire a Sanremo stasera. Io mi domando: dinanzi al Signore, dinanzi al Signore, se fosse Gesù con i suoi Apostoli: andrebbe a vedere Sanremo stasera? Disì: "Il Signore lo savarìa lo stesso, vero". Ma condurrebbe i suoi Apostoli? "Andemo tusi, che dovete aggiornarvi, vedere... un pochino così...”. Quale giustificazione? Se volete prendiamo un seminarista: d'accordo, per carità, io non discuto. Ma noi, noi, cresciamo contemporaneamente con tutte e due le gambe, di duemila anni fa e del duemila? Vi dico, mi dispiace di non poter tirar fuori esempi pratici perché allora vi schiaccerei, ma umilierei qualcuno. Quando dovessi domandare: "Tu, per esempio...". Prendi X, eccolo là... mettilo dinanzi... no a me, a me mamma, me povera mamma, o se no dinanzi a una povera donna: cosa direbbero di te, se ti vedessero tutta la giornata così, cosa direbbero di te? Direbbero che sei un santo, o direbbero che sei bravo, un bon toso, eccetera, cussì? Cosa direbbe di te, vero, uno che ti conoscesse così? Cioè, in altre parole, sentirebbe in te il profumo di Cristo o di uno aggiornato, che sa, o un po'...? Guardate che il Signore vuole che la Congregazione sforni santi. Il Santo Curato d'Ars, fosse oggi, non si sentirebbe non aggiornato se non andasse a vedere Sanremo... Penso, non so... Cosa ghin dito, don Piero? Sbaglio? Se fosse qui il Curato d'Ars, fosse qui adesso, e confessare tutto il giorno, penso che anzi el ghin farìa una lode se nol va vardar Sanremo... No i dirìa: "Ciò, non l'è aggiornato, come falo confessare?". Chi si presentasse oggi al Santo Curato d'Ars, andrebbe non per vedere Sanremo, ma per dire: "A go perso la testa drio Sanremo!", vero.

MO222,5[03-02-1968]

5.Ora, Dio vuole che i suoi uomini siano coloro che hanno rotto con il mondo. Il mondo deve andar cercare Dio... Ma se questi uomini sono aggiornati un poco più del mondo, delle cose del mondo, sono così, eccetera, così e così... a un dato momento: "Insomma, press'a poco i xe come noialtri", vero. Guardate che noi abbiamo il dovere di essere staccati; devono sentire che noi siamo degli specializzati, specializzati...
Quando uno va da un medico, da un medico, vuol vedere il medico, vuol sentire lo specializzato; quando uno va da un avvocato, vuol sentire l'avvocato, il profondo in quelle materie lì. Quando avvicina un prete o un diacono, vuol sentire una scottatura di Dio. Cosa interessa a me, domani, che abbiamo dei bravi organizzatori, supponiamo, di giochi sportivi, di oratori, la parte umana, eccetera... possono farlo anche i laici, molto meglio di noi, molto, molto meglio di noi. Io ho bisogno, ho bisogno di uomini che siano capaci di prendere quattro cinque... Supponiamo adesso, varda, Natalino tu che sei... e l'altro tuo amico avete fatto domenica... Guardate non faccio... faccio per proiettarvi nell'avvenire. Io non ho bisogno di uno che si metta in mezzo al campo con quattro cinque giovani per farli giocare; io ho bisogno di uno che mi prenda quattro cinque giovanotti, eh... che li prepari ad essere gli istruttori dei ragazzi che giocano e che faccia un'ora di adorazione insieme con questi, un'ora di catechismo insieme con questi e ch'el ghe insegna a essere i conduttori dei ragazzi. Cioè, è il saltimbanco San Giovanni Bosco che salta su per la pianta per fare il catechismo. Cioè, è l'uomo di Dio, che approfitta di prendere questi cinque sei che hanno passione dello sport, e che li lavora e che ghe dà i libri, eccetera eccetera... ma la sua intenzione è soltanto di stare lì e parlare di Dio. Li raduna una sera per parlare di un'organizzazione sportiva; lui però parla mezz'ora di quella cosa lì e mezz'ora di Dio. Se non fa questo, cambiate mestiero, figlioli, cambiate mestiero, cambiate mestiero! Abbiamo sbagliato strada; cambiate mestiero! Abbiamo bisogno di spiritualizzatori, di uno che senta il bisogno di parlare di Dio continuamente, che senta il bisogno di dare Dio, che è in continuo contatto con Dio, e che quelle cose le fa a malincuore, che quasi... deve farle, deve farle. Perché? Per prendere le anime... ma lui, lui ha un'altra cosa da fare... Che è preoccupato di un'altra cosa, che è pieno di qualche cosa altro.

MO222,6[03-02-1968]

6.Ho paura io di questi uomini stazionari là, che sanno, che fanno così. Facciamo dei funzionari, figlioli, che fanno del bene, sì, fanno del bene... ma non sono quelli che sconvolgeranno il mondo; non sono quei dieci dodici uomini che da soli riusciranno a sconvolgere il mondo. Saremo fra i cinquanta mila preti o i sessanta mila preti, alcuni di più; invece che essere sessanta mila, saranno sessantun mila, sessanta e dieci mila, sessanta e cento o sessanta e duecento, trecento... Ma non è il Curato d'Ars che da solo sconvolge la Francia! Vedete, figlioli, vedete, figlioli, qui ci vorrebbero uomini che, messo uno in Italia, da solo sconvolge l'Italia. Uomini che, buttati giù in due o tre in una nazione, sconvolgono la nazione; se non sconvolgono la nazione, è perché sono troppo uomini, e poco uomini di Dio. E io ho paura tanta, vedete, ho paura tanta.
Io mi sono tirato... Da un po' di tempo ho cercato, vi siete accorti... perché si diceva per il passato: "Don Ottorino, già, certe cose non le capisce", e io ho capito che si diceva questo; le ho sentite dire dietro le spalle. E ho lasciato andare. Ringraziando il Signore, le idee vostre sono buone, lo spirito è buono; però guardate che siete molto lontani da aver tagliato con il mondo! E guardate che il mondo vi prende un filo alla volta; e guardate che la conclusione dopo è sempre la solita: si arriva a una vita borghese, si arriva a fare il mestiere... Anche qui potrei portarvi esempi pratici. Ma vi dico, perdonate, a una certa età si diventa più paterni, non si vuol umiliare troppo. Ma guardate che questo mi porta... Anche ieri sera lì in chiesa, davanti al Signore, dicevo: "Ma devo proprio restare? Forse che non sia arrivato il momento che ci vuole qualche altro che prenda in mano la conduzione?". Io ho tremendamente paura, tremendamente paura, che il mondo ci sta prendendo dentro. Voi direte: "Bisogna pur essere...".

MO222,7[03-02-1968]

7.Guardate io stesso ieri sera sono venuto dentro per vedere il telegiornale; avevamo sentito il giornale radio prima, no? E son vegnù dentro. Appena venuto dentro ho sentito il rimorso: "Ma insomma... telegiornale, la radio, TV, ma insomma... a Dio cosa ghe demo?". So che xe mia peccato, mi, gnente... e sono uscito immediatamente. Sono andato su per vedere TV7. Ho detto: "Vediamo un po'..."; anche mi interessava... guardate, vi assicuro, sono andato con sacrificio a vederla, per questo stato d'animo... ma sono andato perché ho sentito il bisogno di rendermi conto se erano cose che veramente valeva la pena. Hanno fatto quella del medico famoso, no? Cose bellissime fin che volete! A un dato momento, insomma, anche se non savemo proprio tutto, se non seguiamo tutto, non seguiamo tutto... scusatemi tanto, co savemo un pochetin! So anch'io, bellissime cose, bellissime cose... ma altrettanto... Io mi domando, per esempio, guardate: abbiamo fatto la comunione stamattina, abbiamo fatto la comunione; abbiamo visto Cristo persona davanti o l'abbiamo fatta così, l'abbiamo fatta così? Guardate che noi dobbiamo portare questa benedetta rivoluzione nel mondo; dobbiamo portare la fede nel mondo, fioli! E guardate che noi stessi finiamo per avere una fede così, una fede così in modo superficiale.

MO222,8[03-02-1968]

8.Il nostro mons. Veronesi, caro don Piero, che passava cinque sei ore alla notte, mons. Carpenedo che andava a trascinarlo via dalla ciesa. Dove xelo qua dentro? Dove xelo qua dentro? Quello ha lasciato dei preti, dei preti che hanno inciso nella diocesi... Passava le ore là, dinanzi al tabernacolo. Un'ora di televisione e dopo magari due minuti là... una genuflession: "Ciao, Signore!". Bon, via! Eccetera, così...
No, no! Figlioli, no, no! Figlioli, no, no, no! Ora, siccome che ho detto che siamo tutti corresponsabili, io non voglio dare disposizioni, non voglio imporre. Quella di questa sera sì la impongo, perché in coscienza mancherei io se vi lasciassi andare. Volete andare stasera? Andate in seminario, andate da un'altra parte, ma qui no! Questo mi pare che esageriamo se facciamo questo. Però, io direi, non abbiamo messo penitenze particolari, sacrifici particolari; ma quante volte vi ho detto, quando per il passato dicevamo: almeno tre atti di penitenza ogni giorno volontari, vi ricordate mica? Volevamo perfino metterlo nel regolamento: tre atti di penitenza giornalieri, qualche cosa di penitenza, di penitenza. Quante volte è stato detto: “Non mettiamo cose particolari, ma stare insieme col Signore almeno quattro cinque minuti alla sera lì: "Mi lo vardo, lu me varda". Un contatto, qualche cosa... I Piccoli Fratelli di Gesù lavorano otto ore e poi un'ora di adorazione in chiesa ogni sera; ogni settimana una notte di preghiera. Non vi metto cose particolari, ma... e non vi dico: "Andate in chiesa", potete pregare anche in stanza; ma non posso dire, togliere via questa unione con il Signore, questo incontro personale con il Signore. Ora io vi pregherei, guardate: è il primo sabato del mese, è la festa della nostra buona mamma, la Madonna. Adesso fermiamoci tre quattro minuti, avviciniamoci alla Madonna e domandiamo alla Madonna: "Sei contenta di noi?". Se rassomigliamo più a Gesù o al mondo? Se siamo stati finora più preoccupati di rassomigliare al suo Gesù o di piacere al mondo? Guardate che la norma è "piacere a Dio e non dispiacere agli uomini". Guardate che non abbiamo capito diversamente: "Piacere agli uomini e non dispiacere a Gesù ". Sarebbe troppo poco! 5 febbraio 1968