1.... ma quando abbiamo sentito, siamo stati attratti come un alcolizzato dinanzi a un'osteria, e ci ha commosso sentire parlare così, fraternamente, di Lui, di nostro Signore Gesù, ci ha commosso sentire il nostro caro Girolamo che, trasformato dal Tabor, è disceso in mezzo a noi poveri mortali, a parlarci di Lui.Ora state attenti, noi qui cosa stiamo facendo? Vogliamo conoscere Lui. Ieri sera dicevate: bisogna che portiamo Gesù in mezzo a noi, perché dove c'è... ci siamo due o tre radunati insieme, Lui è con noi. Ora, è stato ieri sera sottolineato questo: bisogna sforzarci di capire che quando siamo due o tre insieme, quando andiamo a pregare insieme, quando ci mettiamo insieme per discutere i nostri problemi, Lui è in mezzo a noi. Ed è vero, l'ha detto Lui nel santo Vangelo: "Quando due o tre saranno uniti in nome mio, Io sono in mezzo a loro". Però, bisogna che conosciamo chi è Lui, perché se per noi Gesù è uno sconosciuto, non ci farà nessuna impressione pensare che l'avremo insieme con noi. Ma se per noi Gesù è il tutto, il nostro tutto, sentiamo vibrare il cuore quando sentiamo che è arrivato Lui. Non è lo stesso, per esempio, che chiamino uno in portineria e dicano: "È arrivato il tale" o "È arrivata tua mamma". Se uno si trova in studio e lo vengono a chiamare e dicono: "Guarda che in portineria c'è tua mamma", il cuore di quel giovane improvvisamente comincia a picchiare forte: è la mamma che arriva.Ora, vedete, quando noi parliamo di Gesù, quando noi, per esempio, leggendo in un libro troviamo la parola Gesù, quando pensiamo e ci torna alla mente il nome di Gesù, dovremmo sentire vibrare il cuore fortemente, perché è l'unica persona che ha preso e conquistato il nostro cuore. Ora, quello che noi ci ripromettiamo è appunto di conoscere Lui.Ed eccolo qui:"Quali vie dobbiamo seguire per conoscere Gesù? Mi sembra che una conoscenza di Gesù non possa essere perfetta se non percorre queste tre vie: per conoscere Gesù bisogna anzitutto conoscere Dio suo Padre. Potremmo anche dire l'opposto: che per conoscere Dio bisogna conoscere Gesù. Non è Egli la Via, la Verità e la Vita? Certo, ma perché allora Dio ha atteso tanti secoli, perché prima di mandare Gesù, ha atteso d'aver inculcato nel cuore del suo popolo le nozioni più vigorose della trascendenza divina, e un rispetto della divinità spinto a un punto tale che ci spaventa? Le molteplici interdizioni che circondavano l'accostarsi al Dio tre volte Santo avevano lo scopo di educare in quegli uomini il vero senso di Dio".
MO83,2[02-08-1965]
2.Cioè nell'Antico Testamento noi troviamo che c'era un terrore quasi di Dio; non si poteva neppure nominare il nome di Dio: tanto era santo da neppure nominare il suo nome. Ora, nella pedagogia divina, c'è stato questo primo passo: far capire agli uomini la grandezza di Dio, la potenza di Dio. È quello, vedete, che noi dobbiamo fare con le nostre meditazioni: dobbiamo renderci conto chi è Dio. L'onnipotente, il creatore, l'eterno, l'immenso; e poi allora si comprende cosa vuol dire che Dio si è fatto uomo."Questa conoscenza del Padre trascendente è dunque preliminare e necessaria all'incontro con Gesù. Per quel che ci riguarda, potremo anche dire che sono due cose simultanee, perché noi nasciamo membri di Cristo per il Battesimo e abbiamo anzitutto conosciuto Gesù. Dobbiamo però ben convincerci che non abbiamo veramente conosciuto Gesù se non abbiamo conosciuto Dio".L'Innominato quella notte: "Dio, chi è questo Dio?".Ricordo la prima volta che mi sono trovato in mare, viaggiavo verso Trieste, la prima volta che ho visto scomparire la terra in mezzo alle onde, in mezzo al mare. C'erano alcuni che andavano al bar: erano là che chiaccheravano, che ridevano. Io mi sono messo davanti alla nave, sul ponte, e guardavo avanti. Si sentiva l'immensità di Dio. Non si vedeva terra: cielo e acqua soltanto, dinanzi. Mettendomi davanti, non vedevo neanche la nave. Cielo e acqua. Sentivi quasi il pulsare del cuore di Dio.La prima volta che mi sono alzato per aria: sotto, la terra lontana, lontana, per aria il cielo. Ad un dato momento, sopra le nubi correvi, viaggiavi velocemente sopra le nubi...Figlioli, non è possibile guardare l'universo e non sentire la presenza di Dio, del Dio creatore, del Dio che provvede, che continuamente è presente con la sua provvidenza in mezzo al mondo. E questo, vedete, è un elemento base, se vogliamo conoscere Gesù. Noi continuiamo a dire: Gesù in mezzo a noi. Dobbiamo sentirlo in mezzo a noi, dobbiamo fare in modo che quando ci troviamo insieme, sentire la sua presenza. È giusto, giustissimo. Però, ricordate che questo - scusate - vale molto poco, per non dire niente, se non sappiamo chi è Gesù; e non possiamo capire chi è Gesù, cioè la seconda persona della Santissima Trinità, che si è incarnato e fatto uomo, vero Dio e vero uomo, se non siamo capaci di sforzarci, se non ci sforziamo almeno di capire chi è il Padre, chi è Dio."Di più, la conoscenza del volto umano di Gesù ci è data perché è indispensabile a una rivelazione perfetta di Dio. Gesù, con tutto ciò che è, rivela un aspetto del mistero di Dio che nella rivelazione dell'antica Legge era solamente intravisto. Perciò dobbiamo conoscere Gesù come l'hanno conosciuto gli Apostoli, e vedremo quale è la parte attiva e personale che dobbiamo portare in questa ricerca.
MO83,3[02-08-1965]
3.Vi è una terza fonte di conoscenza senza la quale non possiamo conoscere né Dio né il Vangelo. Essa è forse la più trascurata, quella alla quale siamo meno attenti: è la Sapienza Divina, è la Parola dello Spirito Santo nel nostro cuore, è l'insegnamento dato per mezzo dello Spirito di Gesù".Vedete, in varie circostanze abbiamo sottolineato questo: bisogna che noi ci intratteniamo a parlare con lo Spirito Santo. Quando, leggendo la Sacra Scrittura, ci si trova che Dio si rivolge al re Salomone e gli chiede: "Dimmi che cosa vuoi e io te lo darò". E lui ha chiesto la sapienza, la sapienza. E il Signore è stato contento: "Mi fa piacere che tu mi abbia chiesto questo. E perché non hai chiesto ricchezze e altre cose, ti saranno date anche queste". Vedete, abbiamo bisogno della sapienza, cioè abbiamo bisogno della luce dello Spirito Santo.Questa mattina, mentre celebravo la Santa Messa e avevo Gesù tra le mie mani, prima della comunione ho detto: "Signore, fa' che io veda, fa' che io veda.". E cioè nella parola "io veda" intendevo questo: "Fa', o Signore, che io capisca spiritualmente tutte le cose e cioè le comprenda nello Spirito le cose". In altre parole: "Riempimi, Signore, di Spirito Santo, affinché io veda tutte le cose alla luce dello Spirito Santo". Non possiamo disgiungere noi Padre, Figlio e Spirito Santo. Arriveremo al Figlio con la luce dello Spirito e arriveremo al Padre con la grazia del Figlio.
MO83,4[02-08-1965]
4.Perciò, come diceva bene ieri sera don Guido, leggendo il santo Vangelo dobbiamo fermarci, dobbiamo lasciar parlare Lui, lasciare che Lui parli alle anime nostre. Vedete, quello che diceva ieri sera il nostro carissimo assistente Girolamo, che dobbiamo sentire Gesù presente, è una cosa meravigliosa, ma lo sentiremo Gesù presente soltanto se prima lo avremo conosciuto intimamente, se prima, facendo la santa comunione, abbiamo ad un dato momento dato a Gesù tutto il posto dell'anima nostra. Se abbiamo lasciato a Gesù prendere possesso di noi, se abbiamo lasciato a Gesù la possibilità di rinnovarci, di farci diventare dei piccoli Gesù anche noi. Allora, allora, è possibile sentire la presenza di Gesù. Bisogna prima che diventiamo noi Gesù... E questo è uno sforzo che deve fare il singolo, nella preghiera, nella meditazione.Giustamente ieri sera veniva fatta un'osservazione: che sarebbe bene che qualche volta ci si trovasse davanti al Signore in chiesa. In altri tempi vi dicevo: bisogna fare la cura del sole, bisogna andare vicino a Lui, anche senza parlare, lasciar parlare Lui, domandare a Lui. Ma abituatevi, fratelli, a domandare a Lui qualunque cosa. Per conoscere Gesù bisogna ad un dato momento andare vicino a Lui, e dire al suo Spirito che è dentro di noi: "Dimmi, o Signore, insegnami, o Spirito Santo, come posso fare io a credere a Lui che è presente? Come posso fare io ad amare Lui che è presente? Dimmi, Signore, cosa devo fare adesso?". Abituatevi a domandare a Lui tutto. Lo ripetevamo: Papa Giovanni, nel suo ringraziamento alla Messa, raccontava al Signore le sue cose, le cose capitate e le cose che doveva compiere nella giornata. Abituiamoci proprio a parlare con Dio che è presente in noi, che abita in noi, e a raccontare quello che ci è capitato, le difficoltà che abbiamo, anche gli insuccessi. Abituiamoci a dire a Lui tutto e domandiamo a Lui, proprio con confidenza: "Che cosa dobbiamo fare, Signore. Illuminami, Signore".Per esempio, mentre sto parlando a voi, mentre sto parlando continuo a dire a Lui: "Signore, dimmi tu, dimmi tu, cosa devo dire"; ogni frase che vi sto dicendo, sto rivolgendomi a Lui: "Dimmi, Signore, che cosa devo dire a questi tuoi figli". Ora se vogliamo veramente conoscere il Padre, dobbiamo conoscere Gesù. Se vogliamo conoscere Gesù, è indispensabile la nostra unione intima con lo Spirito Santo che è dentro di noi, che parla continuamente dentro di noi.
MO83,5[02-08-1965]
5."Tutte le volte che ci accostiamo alla conoscenza del mistero di Dio - e quando dico mistero di Dio o mistero del Cristo intendo tutto ciò che sappiamo di Dio per rivelazione, dal mistero della Trinità che dev'essere vivente nella nostra vita al mistero della Chiesa - quando ci accostiamo a questo mistero nelle nostre meditazioni, nelle nostre riflessioni teologiche, lo facciamo noi con l'animo di uno a cui Dio si rivela, con l'umiltà di un bambino? Quando studiamo la teologia, quando leggiamo gli scritti dei santi, quando meditiamo il Vangelo, siamo consapevoli di accostarci alla conoscenza di un Dio misterioso? Teniamo presente che quelle conoscenze che nel nostro studio ci sembrano razionali non possono essere vivificate se non quando il nostro cuore è nelle disposizioni richieste per essere ammaestrato da Dio? È il rischio terribile del teologo".Siamo arrivati, fratelli, a un punto piuttosto forte. Guardate che il nostro caro autore qui, il Voillaume, ci parla di un rischio terribile del teologo. Vorrei dire che il teologo si trova nello stesso rischio in cui si trova il chirurgo: così abituato a tagliare corpi che ad un dato momento non ha più compassione un pochino per un po' di sangue che esce. Avrete visto anche voi, tu dottore Vinicio, no? In chirurgia purtroppo qualche volta si fa talmente un'abitudine, per cui tagliare, o andare in camera dove sono i morti, li tagliano su con una certa indifferenza. Ora guardate che c'è lo stesso pericolo anche per chi studia Dio."Senza l'umiltà totale (non l'umiltà parziale, senza l'umiltà totale), senza quella docilità interiore che dobbiamo avere quando giudichiamo con la nostra intelligenza, lo sforzo stesso dello studio teologico rischia di appesantire la fiducia nella nostra ragione e nelle sue deduzioni, fino a chiuderci il cuore e la mente alle vere intuizioni della sapienza divina".Lo studio è una cosa meravigliosa, ma bisogna essere preparati a studiare Dio. Vi dico: è una cosa meravigliosa, ma bisogna essere preparati a studiare Dio.E studiare tanto, bisogna, ma tanto, perché dobbiamo essere anche la luce, la luce del mondo. Però ricordatevi che dobbiamo essere sale. Studiare Dio senza l'umiltà totale è un rischio tremendo, terribile, perché minacciamo di studiare senza cuore e di studiare senza fede: avere delle convinzioni, ma non avere la fede. Il Signore ci manda nel mondo a portare la fede, non a portare chiacchiere. Noi dobbiamo portare la fede, portare Dio vivo in mezzo agli uomini. Lo porteremo Dio vivo in mezzo agli uomini in tanto in quanto lo avremo noi. Ora studiare Dio, studiare la Sacra Scrittura soltanto per avere delle cognizioni, per sapere, per far sfoggio della nostra sapienza o per prendere un dieci a scuola, è un delitto. È un delitto studiare soltanto 'per sapere', per il gusto di sapere, per essere all'altezza dei tempi, perché il sacerdote deve conoscere, conoscere. Sì, il sacerdote, l'assistente nostro, il diacono deve conoscere, ma prima deve credere, deve vivere; altrimenti è un rischio terribile, se non c'è l'umiltà totale alla base.Penso che siate d'accordo, no? Lo sottolineo perché, vedete fratelli, ce ne sono tanti preti nel mondo... Ma perché non c'è tanta santità nel mondo? Perché tante defezioni nel campo nostro? Perché tanta, vorrei dire, freddezza? Perché tanta tiepidezza in fatto di religione? Ricordatevi che il motivo eccolo qui: alla base di uno studio teologico, alla base di una cultura che è pure necessaria, c'è questo: manca quell'umiltà totale che è necessaria per poter studiare Dio.E continuiamo.
MO83,6[02-08-1965]
6."Le riuscite dei grandi dottori sono rare".Perché, per esempio, da quando sono entrato io in seminario - e sono passati alcuni anni in mezzo - mi son sempre sentito dire che quelli che nell'apostolato fanno peggio riuscita sono i più intelligenti? Mi son sentito dire, guardate, mi son sentito dire fin da quando facevo la prima media nel 1927: "Quelli che riescono peggio nell'apostolato sono i migliori nella scuola". Non ci credevo; passarono gli anni e ho constatato la stessa storia. Potrei portarvi prove; non è il caso che lo facciamo; lo faremo in altra sede se volete, ma vi assicuro che i migliori di scuola, tolta qualche piccola eccezione, sono stati quelli che non sono riusciti i migliori. Figlioli ricordatevelo: "Le riuscite dei grandi dottori sono rare", sono rare! E allora? Prendiamo gli ignoranti? No. Prendiamo gli umili, prendiamo gli umili che trafficano i loro talenti.Perciò, “Deo gratias” se c'è qualcuno che ha dieci talenti, ringrazi il Signore!, ma però se questo non è umile, è meglio che se ne vada. Le nostre Costituzioni parlano chiaro: "I superbi siano allontanati quanto prima". Perché? Perché con i superbi non si può costruire. Ricordatevelo bene, non si può costruire sulla rena. Abbiamo bisogno di un punto di appoggio per costruire l'apostolo. Siamo d'accordo: superbi ci siamo tutti, superbia ne abbiamo tutti; ma l'umile sa che ha la superbia in sè e combatte la superbia e desidera d'essere umile. Perciò, alla base di tutto l'umiltà."Un San Tommaso d'Aquino non lo ha prodotto ogni secolo. Sono le vette dell'intelligenza umana, dove lo spirito di infanzia ha generato la Sapienza".Perché non potremmo avere un San Tommaso ogni secolo? Io vi dico perché non lo potremmo avere ogni dieci anni? Il motivo è perché forse mancano le intelligenze? No, manca l'umiltà, manca la santità. Ricordatevelo bene. Non è che manchino gli uomini, non è che manchino gli uomini... Che Dio ce ne mandi a migliaia nella nostra Congregazione di questi uomini. Però ricordatevi: questi uomini realizzeranno il piano che Dio ha su di loro se saranno umili, e altrimenti per loro l'intelligenza sarà fonte di rovina."Questa è la disposizione che dovete portare nella meditazione del Vangelo e ogni volta che vi accostate al mistero di Dio, ogni volta che ne parlate, che ne discutete. Su questo terreno i sacerdoti, che devono legittimamente mettere a profitto la loro scienza e intelligenza per sondare i misteri di Dio, possono incontrare un grave pericolo".Dice il Voillaume che sono più fortunati, sotto un certo punto, coloro che non vanno sacerdoti, come le nostre buone vecchie, le nostre buone mamme, che non i sacerdoti perché, se non sono umili abbastanza, possono incontrare un grave pericolo.
MO83,7[02-08-1965]
7.E allora può capitare questo, come è capitato e come potrei dimostravi chiaramente: che parte un giovane dalla sua casa con la fiaccola accesa... La mamma sua gli ha dato in mano una fiaccola e lui parte per il seminario o parte per una Casa religiosa e dopo dodici, tredici anni la mamma va a riabbracciare suo figlio sacerdote e il figlio sacerdote ha meno luce della mamma. Ha studiato teologia, ha studiato tanti libri, sa tante cose, ma ha meno fede del giorno in cui è partito dalla sua casa. La mamma ha dato la fede al figliolo... l'ha data... voi capite in che modo. La mamma ha aiutato il figliolo per alimentare in lui la fiaccola della fede. È partito da casa, ritorna a casa, lui che ha studiato teologia, e conosce meno Dio di sua mamma, mentre che dovrebbe essere il "magister in Israel". Guardate che queste cose che dico sono pronto a dimostrarle, a dimostrarle, vorrei dire, scusate qui in una forma un po' schiacciante. Il figlio, che parte per andare a farsi prete, o ritorna prete santo o ritorna prete disgraziato, cioè con meno fede; e le defezioni che vediamo stanno a dimostrare che quello che è arrivato prete è arrivato con meno fede, se no la defezione non ci sarebbe. Insisto!Con questo non voglio dire... condannare lo studio: no, no, ci vuole, è necessario! Ma studiare tanto, tantissimo! Ma, guardate, alla base ci vuole la semplicità di un bambino, ci vuole la semplicità di un bambino come vuole Gesù. Bisogna continuare ad avere la semplicità delle nostre mamme, mentre si studia. Bisogna studiare meditando, bisogna studiare in ginocchio, bisogna studiare con Dio presente, non mandando Dio lontano, e studiare come quando si prende in mano un cadavere. Bisogna studiare un Dio vivo, non un Dio morto. Bisogna pregare studiando e contemporaneamente mentre io prego studio: studio e prego. Allora sì, allora sì avremo il Tommaso. Tremenda l'affermazione del Voillaume. Se l'avessi fatta io, forse meriterei un San Felice; questo non so che santo che ha per protettore in quei luoghi."Su questo terreno i sacerdoti che devono legittimamente ('devono' legittimamente) mettere a profitto la loro scienza (e guardate che mancano se non lo fanno) scienza e intelligenza per sondare i misteri di Dio possono incontrare un grave pericolo".Sicché lo studio della teologia può essere un grave pericolo per te, se non hai fede, se non hai amore, se non hai umiltà specialmente."Non siate troppo attaccati alle vostre idee. Non pretendete di aver ragione. Siate piccoli, siate umili. Che cosa avete da scoprire, voi, con la ragione? Ripetetevi spesso che il giorno in cui vi lascierete trascinare a discutere su tali argomenti, il solo fatto di inasprirvi nella discussione sulle cose di Dio vi allontana da Lui".Alle volte si sentono questi giovanotti discutere, discutere, discutere... ma nello stesso tempo che si discute delle cose di Dio ci si allontana da Lui."E ciò è tanto più grave in quanto la caratteristica del messaggio spirituale che vi è comunicato e che voi dovete trasmettere agli altri è fatta proprio di semplicità e di umiltà. Queste disposizioni non sono affatto opposte alla scienza: la scienza di Dio suppone lo spirito di povertà, di distacco ,di umiltà di docilità".
MO83,8[02-08-1965]
8.Figlioli, ho sentito più volte qualcuno - non mi riferisco a uno, dico qualcuno, e vorrei dire parecchi - dire: "Sì, capisco io, so cosa bisognerebbe fare; bisognerebbe sì avere la forza di dare tutto". E io dico: o avete la forza di dare tutto o abbiate la lealtà di ritirarvi. Ve lo ripeto: a un dato momento capite anche voi che bisogna avere la forza di dare tutto al Signore. E allora, o avete la forza di dare tutto o abbiate la lealtà di ritirarvi. Perché altrimenti sarete come uno che non è capace di compiere un'operazione e pretende di andare a operare. Fosse anche qualche operazione magari al cuore o alla testa.Il Signore ci ha scelti per essere i portatori di Lui in mezzo agli uomini. E bisogna essere coerenti, assistenti e sacerdoti bisogna essere coerenti. Qui non si tratta di fare una società, non si tratta di dire: ci mettiamo in 4-5 e facciamo quello che ci viene in mente. Siamo in mano di Dio e dobbiamo fare quello che Dio vuole; non quello che voglio io o che volete voi. Siamo tutti sullo stesso piano. Dio ha scelto un uomo, povero, misero, ma per trasmettervi solo quello che vuole Lui, e basta. Poi siamo tutti sullo stesso piano, siamo tutti a servizio."Sappiamo ricevere, sappiamo essere tali che Dio possa rivelarsi a noi".Ricordatevi: se non siamo così, Dio non si rivela a noi. E allora porteremo parole umane, porteremo stupidaggini umane, porteremo scienza umana, porteremo esperienze umane; andremo cercando nei libri qua e là, faremo uno zibaldone, e verrà fuori un minestrone di fra Ginepro quando parleremo. Perché vorremmo dire: "Il tale diceva così, quell'altro diceva così; sarebbe bene far così, sarebbe bene far colà". Tireremo fuori di quelle stupidaggini, senza connessione l'una con l'altra. Perché? Perché ci manca lo Spirito di Dio. Perché non siamo capaci di ricevere la parola di Dio. E allora andiamo raccattando parole di uomini, qua e là, belle frasi, roboanti frasi, ma non sono quelle che convertono."Quando si tratta di conoscere Dio, tutto è rivelato, tutto è insegnato da Lui".
MO83,9[02-08-1965]
9.Capite? Ve ne accorgerete quando incomincerete a lavorare nel campo apostolico; vi accorgerete che, per salvare un'anima, potrete fare ragionamenti finché volete, potete tirar fuori argomenti finché volete... Ci vuole un colpo di grazia di Dio... Per portare la fede a un'anima ci vuole il momento della grazia; e, ricordatevi, questo avverrà quando voi direte a quell'anima una parola che vi è rivelata da Dio. Voi potete dire a quell'anima un vocabolario di parole, ma finché non arriva quella parola magica, che colpirà quell'anima, che trasformerà quell'anima, quell'anima non si muoverà; e quella parola, ricordatevi, ve la rivela Dio; non ve la rivelano gli uomini, ve la rivela Dio."Quando si tratta di conoscere Dio, tutto è rivelato, tutto è insegnato da Lui. Il nostro povero ragionamento non vi potrà aggiungere nulla, se non nell'umiltà. (Infatti è legittimo che l'intelligenza cerchi di approfondire la fede; ma con quanta docilità di cuore e di intelligenza dovremmo noi cercare di approfondire questa conoscenza.)".Punto esclamativo e fine. Se qualcuno ha da obiettare qualche cosa, alzi la mano. Troppo forte? Mica colpa mia. C'è qualcosa da obiettare? D'altra parte però, tu capisci una cosa, don Piero: bisogna che a un dato momento ci decidiamo insieme, perché abbiamo una responsabilità anche sociale, no? È giusto? E guarda che forse, io penso questo, posso sbagliarmi in questo perché adesso... Io dico: questa è la strada che vuole il Signore; poi, come arrivarci, qui siamo tutti fratelli e dobbiamo discuterne insieme.3 agosto 1966