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LA FEDE DEL RELIGIOSO E DELL’APOSTOLO

MO254 [07-01-1969]

7 gennaio 1969

MO254,1 [07-01-1969]

1 Prima di intraprendere la lettura un po', con distrazioni, delle delibere circa la vita di pietà, vorrei fare una proposta. Mi è venuta a fuoco l'idea di rileggere, così, per conto mio, le meraviglie di Fatima, così, per sentire che cosa la Madonna ha chiesto a noi, per un po' risvegliare un po' ancora di più la devozione verso la Madonna, lo spirito di sacrificio; un po' per rispondere un pochino al messaggio di Fatima. È un messaggio privato, ma è sempre un messaggio della Madonna, no? Ora, questa è una mia intenzione di farlo per conto mio, ma mi è venuta poi una distrazione: e se, invece che farlo privatamente, lo facessimo insieme? Facessimo qui in chiesa, così, una volta alla settimana, cosa ne direste voi? Cioè, una volta la settimana la meditazione la facessimo prendendo in mano "Le meraviglie di Fatima", vedendo un pochino una edizione che si presti a qualche distrazione, leggerla, commentarla insieme, così.
Ecco, la risposta, caso mai, me la darete, farete, so che siete abituati a fare le votazioni, vero, e caso mai farete votazioni, qualche cosa. Potete fare una richiesta, tanto se volete che facciamo una delle due giornate per settimana, come se volete che la facciamo la terza o la quarta o la quinta, so io... Lascio a voi, insomma, decidere. Don Guido raccoglie, vero... Guardate che questo non è un ordine. Se domani dite: "No! Preferiamo leggerci per conto nostro qualcosa altro", pazienza, continuiamo come prima: martedì e venerdì sulle delibere.

MO254,2 [07-01-1969]

2. "Il religioso visiti almeno una volta al giorno Gesù Eucaristico intrattenendosi con Lui in un prolungato colloquio, nel quale esprimerà sentimenti di fede e di amore verso il suo Amico, Fratello, Medico e Maestro.
In particolar modo alla sera, prima del riposo, non manchi di sostare almeno cinque minuti davanti al tabernacolo, per approfondire l'intimità con lui e così concludere la giornata piamente". Mentre stavo celebrando la Santa Messa e avevo in mano lui, Gesù, siccome sapevo che dovevo, perché ieri sera me le son guardate, no, sapevo che dovevamo questa mattina intrattenerci su questo e un altro pensiero che segue, mi son domandato, o meglio ho domandato a lui: “Signore, dimmi un po' che cosa è che devo dire io ai miei fratelli, perché capiscano un pochino l'importanza d'incontrarsi ogni giorno con te? Ma incontrarsi con te nel vero senso della parola”. E mi è venuta una distrazione, non posso dire una ispirazione, ma, mentre avevo Gesù in mano, mi è venuta una distrazione: mi sembrava che mi avesse detto: "Prova a raccontare quella storiella". E la storiella sarebbe questa. Quel tale, non so se fosse uno della Casa dell'Immacolata, che è andato dal medico perché aveva mal di gola e il medico ha ordinato una scatola di supposte. E lui cosa ha preso? Ha preso tutte le supposte e se le è messo tutte attorno al collo qua; fasciato il collo, si è messo tutte le supposte qua attorno al collo, fasciato, aveva una bella sciarpa e messa così. Dopo un po' si è incontrato col medico, e il medico gli ha chiesto: "E allora, come va la gola? La medicina ha fatto bene?". "Macché, - dice - ha fatto niente; ha anzi sporcata la camicia, la maglietta, ha sporcato tutto, vero, ha sporcato tutto". "Ma come è possibile?", ha detto. E allora ha spiegato. Per forza, no, per forza. Sbagliato posto da metterle, no? Ora guardate che è una storiella capitata. E capite anche voi, se la medicina la si mette attorno al collo, per forza la medicina non porta l'effetto. Capita come quei militari che avevano male il piede durante la guerra ‘15-‘18, e allora l'unica medicina era l'olio di ricino. Male il piede: olio di ricino. Eh, noi, caro don Piero, là in seminario eravamo abituati! Sempre aspirina, sale... Eh, l'unica medicina era quella! E allora olio di ricino, e cosa faceva? Qualche bravo militare metteva giù per gli scarponi l'olio di ricino. "Perché - diceva - io ho male alla gamba, non ho mica male dentro qua, eh". Metteva là l'olio di ricino perché il male l'era là. Capite amici, se la medicina la si prende come dev'essere presa, allora porta l'effetto, altrimenti non fa l'effetto. Perciò quello che diciamo nei nostri incontri con lui, o sono veri incontri con lui e allora questi incontri fanno germogliare i santi, o non sono incontri lui e fanno odiare la religione. È inconcepibile, per esempio, uno che va per un'ora di scuola e che non ama la scuola. Eh, io mio ricordo che a scuola avevamo un certo professore che ci faceva liturgia: e sa, poveretto, veniva là con un pacco di libri così, il professor Carraro poveretto, monsignor Carraro, veniva con un pacco di libri così. Il professor Frigo, che era seduto vicino a me a scuola, diceva: "Chi xe che me paga le braghe?", perché continuava a ramenarse de qua e de là; diceva: "Chi xe che me paga le braghe? Perché ghin consumo un paro ogni ora de scola, - el dixeva - ghin consumo un paro". È chiaro no? Se si va a scuola, invece... Il professor Bolfe, andavi a scuola e ti dispiaceva che passasse l'ora, e sì che era filosofia. Ora, se si va a un trattenimento che piace, ti dispiace che sia terminato; se si va a uno che non piace, a una cosa che non piace, se anche dura un quarto d'ora solo, non finisce mai quel quarto d'ora, non termina mai.

MO254,3 [07-01-1969]

3. Ora, vedete, la vita nostra di unione con Dio o è come deve essere, altrimenti è un tormento, altrimenti ci si domanda: “Come fa quel giovane stare un'ora in chiesa al mattino? E poi un'altra mezz'ora, eccetera”. Insomma due ore, due ore e mezza di preghiera le fate anche voi durante il giorno, no? È da domandarsi: come fate a far due, tre ore, - sarebbero circa tre ore se facciamo bene le nostre pratiche di pietà - come fate tre ore, tre ore, a dir su, dir su? Come si fa a parlare tre ore con il muro?
Alla sera, per esempio, uno può intrattenersi in stanza: supponiamo nella mia stanza posso star lì con... don Piero, posso star lì con don Giuseppe, possiamo metterci lì e il tempo ci fugge... a un dato momento ci accorgiamo che è mezzanotte. Ma mettermi da solo là a parlare, sono i matti che parlano da soli, no? Mettessi là in camera e sentissi uno parlare... Apre la porta... "Chi è?". "Don Ottorino che parla da solo, alla sera, poareto, el parla da solo, vero, el parla là, parla così, parla così; ghe par sempre de aver uno davanti, uno davanti. È vero, ti Toni, Jacomo... ghe pare da essere in osteria, ghe par de essere...". I xe i matti che fa cussì, no? Uno, uno sano non fa ste robe qui. Si mette a cantare da solo, ma non parla con una persona davanti, così da solo, ipotetica, no? Ora, vedete, o la nostra vita con Dio è vita a due, altrimenti non c'è motivo, vero. È una commedia! Allora abbiamo qualche cosa; altrimenti è come prendere le supposte e mettersele attorno al collo, vero. È usare in quel modo lì la medicina. Perciò, quando noi diciamo, leggiamo queste poche righe qui che sì, si possono leggere e passare avanti, ma possono essere quelle che ci fanno fare una rivoluzione nella nostra vita di unione con il Signore. Quando che è messo così: “Esprimerà sentimenti di fede e di amore”, sono due parole, ma “sentimenti di fede e di amore”, lo proverete voi, cari diaconi, fra qualche giorno, quando avrete in mano il Signore. Avere in mano la particola santa e dire: "Io credo, io credo, tu sei il mio Dio". Amici, io prendo in mano la mano di Francesco e dico: "Credo che sei il mio amico"; prendo la mano, vero, di Alberto e dico: "Credo che tu sei il mio amico", e lo vedo vivo davanti a me. Prendo in mano la particola, una particola e dico: "Credo che tu sei il mio Dio! La specie esterna è di pane, le apparenze: pane, il gusto: pane; però Dio vivo e vero. E sono pronto a morire, son pronto a lasciarmi uccidere, cavar le unghie una alla volta, i denti uno alla volta, a maciullare, ma credo! Tu sei il mio Dio, credo...". Amici: “Credo e ti adoro qui presente nelle mie mani".

MO254,4 [07-01-1969]

4 Se avvenisse un miracolo! Se lo vedessi! Ma se... Lo vedo, con l'occhio della fede. San Luigi IX, re di Francia, no? Vanno a chiamarlo: “In chiesa è apparso...”. "Ma - dice - lo so già; non occorre che vada a vederlo". La fede non dovrebbe aumentare, un po' di sentimento. Se a un dato momento uscisse dal tabernacolo lui, si presentasse... tutta Vicenza ne parlerebbe e tutti i giornali ne parlerebbero. Ma, che cosa ci sarebbe di straordinario? Il sentimento che ci ha colpito un pochino, ma la fede dev'essere quella stessa!
Ora, vedete, amici, è questa fede che noi dobbiamo trasmettere al popolo; e se non l'abbiamo noi, cosa trasmettiamo al popolo? Quando io dico fede, non intendo dire sentimento: non confondiamo le cose. Non intendo dire che quando che tu prendi in mano sei là che tremi: "Gesù, Gesù, Gesù...". No! No! Non intendo dire questo. La fede è un'adesione, ed è un dono di Dio la fede, che si ottiene con la preghiera, con l'umiltà, con la testa bassa, prostrati dinanzi a lui, pregando la nostra buona mamma, la Madonna, pregando il nostro angelo custode, pregando i nostri santi protettori, i nostri parenti morti. "Pregate, pregate perché io voglio credere, voglio credere. Voi, che siete là con Dio, aiutatemi a credere, ottenetemi l'aumento della fede: 'Domine, adauge mihi fidem', aumentami la fede!". Dinanzi all'altare, andate lì in chiesa. Avete niente da dire? Ditegli, ditegli che volete credere, che desiderate credere, che volete credere, perché... "Perché, Signore, aumentami la fede perché io devo portarla agli altri. Cosa posso portare agli altri io, se tu, o Signore, non m'insegni?". Guardate, quando tu vedi alla domenica questi nostri bravi chierici studenti, che vanno nella parrocchia, tu vedi che alla sera si preparano per non far brutta figura. Se hanno da fare un po' di scuola di canto, tu li vedi là con l'armonium che si preparano, si preparano. Perché, sa, bisogna andare preparati. Ma vi rendete conto che voi dovete andare a portare la fede? Che sciocco che sarebbe uno che partisse con lo stoppino spento per andar ad accendere le candele; uno che partisse senza fiammiferi per andar ad accendere la stufa, là, in chiesa a Bosco; uno che senza fiammiferi andasse per accendere la stufa e per far da mangiare, la cucina per far da mangiare! Ma scusa, ma perché aprire il gas se non hai fiammiferi da accendere? Perché, figlioli, perché metter su la veste? Perché lasciarci ordinare preti, lasciarsi ordinare diaconi? Perché, perché andare nei paesi a predicare, a far il catechismo? Perché andare in giro domani e prendere il posto che dovrebbe essere preso da un Curato d'Ars, se non avete la fede? “Ma, io ho un camion rimorchio di libri, ma io ho un camion rimorchio di conoscenze!”. Ma se non hai la fede, figliolo mio, è come tu avessi un camion rimorchio di legna: meglio una bottiglia di acqua calda, fa più caldo che non un camion rimorchio di legna senza fiammiferi. Bellissimo un camion rimorchio di legna, ma almeno un fiammifero! Meglio un lumino ad olio: fa più caldo che non un camion rimorchio di legna, solo, senza fiammiferi. O... se c'è il fiammifero, camion rimorchio di legna, non si discute!

MO254,5 [07-01-1969]

5. Amici miei, guardate che sono poche parole, sapete. Eccole qui: "... esprimerà sentimenti di fede”.
Guardate che bisogna fare un'azione da parte nostra; bisogna che noi la domandiamo la fede, che ci disponiamo alla fede, che apriamo le vele, le vele, per accogliere questo vento di Dio, questo soffio di Dio. C'è un'azione da parte nostra: bisogna che ci prostriamo in terra, che abbiamo ancora la forza di prostrarci in terra a baciare la terra e di fare questi atti di umiltà: "Signore, dammi la fede! Sono polvere, sono niente. Dammi la fede, Signore!". Adesso si ragiona troppo, figlioli, si scartano troppe cose. Un tempo, un tempo, con semplicità ci si prostrava a terra in chiesa, ricordate. Anche in cortile ci buttavamo a terra durante il mese di maggio e domandavamo la fede al Signore: "Signore, guarda questo gruppo di giovani; ti domandiamo... Non ti domandiamo ricchezze, non ti domandiamo qualche cosa di straordinario... Signore, dà a noi la fede, la speranza, la carità; dà a noi queste tre virtù teologali: ne abbiamo bisogno! Signore, te le domandiamo non per noi, te le domandiamo per le anime. So che io non meriterei questo dono, ma ci sono le anime che aspettano, e queste anime hanno bisogno della fede, sono là che aspettano la fede. Signore, abbi pietà di queste anime". Lo facevamo in principio, vi ricordate? Guardate, perché queste cose non le facciamo pubblicamente, non vuol dire che non bisogna farle. Guardate, certi atti di penitenza, di umiltà, non sono sorpassati, figlioli. Quando la Vergine santa a Lourdes ha detto a Bernardetta: "Prendi e mangia. Bevi, lavati e mangia", quella fanciulla che andava disorientata verso il Gave, e poi viene richiamata e comincia a scavare con le mani, e comincia a bere quell'acqua e a lavarsi con quell'acqua, eccetera, tutta sporca di pantano si presenta dinanzi alla folla e la gente comincia a dire: "È matta! Credevamo... È matta!".

MO254,6 [07-01-1969]

6 Amici, oggi si ha paura passar per matti; un tempo, vedete, i religiosi desideravano passar per matti. E allora ecco un taglio di capelli, proprio... giù! Ecco una veste: un sacco! Fra me e il mondo, e te, non c'è più niente! Io son di Dio.
Adesso dobbiamo tenere con il mondo un atteggiamento tale in modo da non dispiacere al mondo andando nel mondo. Però ciò non toglie che noi dobbiamo fare un distacco tra noi e il mondo. E se non c'è un distacco pubblico, diciamo esterno, guardate che qualche cosa d'interno, di intimo, fra me e Dio ci dev'essere. Se non fate proprio niente, niente, non pretendete che il Signore vi dia la fede senza un po' di penitenza, un po' di umiliazione, qualche cosa, figlioli. Se non lo fate pubblicamente... nella intimità della vostra stanza... Se volete, lo so, son tutte pazzie. È pazzia andar là a bagnarsi con quell'acqua sporca di pantano, è pazzia mangiare quell'erba: lo so, lo capisco. È pazzia in stanza prostrarsi a terra e baciare la terra e dire: "Signore, fammi conoscere che sono una povera creatura; aiutami però tu. In nome tuo io so che farò quello che...". È pazzia, lo capisco, è pazzia in seminario baciare il muro della propria stanza per dire: "Signore, io sono sotto il tetto tuo, siamo sotto lo stesso tetto; non potendo venire là a baciarti là nel tabernacolo, bacio questo muro". Lo so, sono pazzie, l'ho fatta anche ieri sera se volete questa pazzia: ho baciato il muro perché non potevo baciare il tabernacolo prima di andare a letto. Sono pazzie... Però, ricordatevi, che se qualche piccola pazzia non la fate anche voi, è difficile che v'incontriate con la fede. Don Giuseppe, che ne dici, son fuori di strada proprio del tutto? Fratelli, la fede è un dono di Dio. Esige che noi rinunciamo a Satana, alle sue pompe e alle cose del mondo. Esige che noi ci doniamo interamente e solo a Dio. Allora comincia a vivere. Una candela accesa in giro per la strada quando che spira il vento non resta accesa. La fede vive in un altro terreno. Da noi religiosi esige una totale donazione al Signore.

MO254,7 [07-01-1969]

7. Qualche volta parlavamo di piccoli idoletti, vi ricordate. Dicevamo: se ci sono dei piccoli idoletti in casa nostra... State attenti che tante volte possiamo coltivare dentro di noi dei piccoli idoli: sono più pericolosi che i grandi idoli. Piccoli attaccamenti a piccole cose, riguardo la povertà, riguardo la castità, riguardo la superbia. È facile, è facile, fratelli, attaccarsi. Abbiamo rinunciato a tutto e un po' alla volta abbiamo preso qualche cosa, un pochino... Attaccamento a quello... Crediamo necessario quello che non è necessario: il cuore, il pensiero, gli affetti, che so io. Le tentazioni sono tentazioni, e non abbiate paura: con l'aiuto del Signore si può vincere, si devono vincere. Ma non pretendete che in voi ci sia la vera fede, la fede viva di un apostolo se voi coltivate dentro di voi un po' voi stessi, se non fate dentro di voi piazza pulita.
"Vieni e seguimi", ha detto Gesù. E noi lo abbiamo seguito; ma bisogna seguirlo senza fare come quegli zingari che, quando vanno per la strada, hanno un sacco di bussolotti, bussolotei attaccati attorno... Avete mai visto? Pignate e pignatelle, e vanno in giro, hanno un po' di tutto. E tante volte noi seguiamo Gesù portando con noi pignatti, pignatei, cavre e mussi, e che so io... Tiriamo avanti, avanti, avanti... Non si può seguire Gesù così! Quando andate a far ginnastica, mettete su, vero... prima andavate con la veste. Fare ginnastica, andavate a giocare il pallone, una volta andavate, per essere più snelli un pochino, andavate con la veste; poi avete incominciato a cavar la veste, con i calzoni lunghi; poi coi calzoni a mezzasta; adesso siete arrivati, vero, ai minicalzoni, no, siete arrivati lì. Ebbene, speriamo che non si vada più avanti, eh! Fin lì siamo già arrivati! Bene, un momentino... Perché andate così? Per essere più liberi, per correre di più, per poter essere più, vero, snelli, che so io? Riguardo alla fede bisogna far così, sapete. Bisogna tirar via anche i minicalzoni nella fede, bisogna staccarsi completamente da tutto. Guardate che se avete poca fede, forse, forse, andate in casa vostra, vedete un pochino: che non abbiate i calzoni troppo lunghi, che non abbiate una veste troppo pesante; che non abbiate detto di sì al Signore, ma che non vi siate tirati dietro troppe cose, troppe cose nella vita religiosa.

MO254,8 [07-01-1969]

8. Vita di fede è vita di amore, di amore. Insisto: amore non vuol dire sentimento. L'amore è donare, diceva il prof. Peretti, no, è un donare. E l'amore si riconosce specialmente dallo spirito di sacrificio, lo si vede specialmente quando uno si sacrifica per gli altri, quando uno segretamente fa, non quando uno critica, non... Non quando uno brontola perché il corridoio è sporco, ma quando prende in mano la scopa e pulisce senza che se ne accorgano gli altri. Guardate che la vita apostolica è vita di donazione. Non è una bottega dove io do e ricevo; è un solo dare, nella vita apostolica. Voi dovete andare a dare, senza pretendere di avere. Voi andate a donare, per amore di Cristo, non le vostre cose, ma voi stessi. E se vi cavano i denti, se vi cavano le unghie, se vi cavano, so io, il cuore, non importa.
Guardate, giorni fa m'incontravo con un sacerdote e mi diceva: "Ho una croce troppo pesante", mi descriveva la sua croce. E io con semplicità gli ho detto: "Sai, mi dispiace tanto; ma tu, perché sei andato prete? Non lo sapevi? E se oltre questo ti capitasse questo, non devi lamentarti; e se ti capitasse questo, non devi lamentarti". E lui si è messo a piangere come un bambino: "Sì, - dice - lo sapevo, ma non ci ho mai pensato!". Amici, ricordatevi bene che voi qui non siete qui per andar fuori a fare una parata. Sa, quando che nel retropalco tu vedi sti attori, uno vestito da Nerone, un altro vestito così, sono là che si gongolano tutti, perché stanno uscendo per fare una parata, no? Eh! Voi siete come i capponi dentro una gabbia, che dovete essere presi uno alla volta e messi in pignatta. La roba è diversa, cosa volete fare. Eh! Inutile, caro Zeno, questa è la storia: "Congregavit nos in unum ut... uno alla volta in pignattam eamus". Niente da fare! Siamo chiamati qui per essere crocifissi con Cristo, per vivere qui l'unione con Cristo spinta fino all'eroismo massimo, all'immolazione della propria vita per i fratelli. Nessuno ama tanto il proprio fratello come colui che dà la vita per l'amico, no? E noi siamo chiamati a dare la vita per gli amici. Ora, se noi, nella nostra vita apostolica, mettiamo questo bellissimo programma: vivere solo per il Signore, staccato da tutto, a me non interessa! Ah, va bene, certamente avrò un vestito, certamente avrò le cose necessarie, ma non m'interessa. Vedete, un tempo nella vita religiosa mettevano, stabilito persino... Mi ricordo certe Famiglie religiose che dovevano avere la veste, le camicie, ma dovevano essere della Comunità; per cui, numero uno, numero due, numero tre... nessuno aveva la propria camicia. Voi direste: "Stupidaggini!". Va bene, tutto quel che volete, però c'era un distacco, siamo sinceri, che noi non siamo capaci di fare. Chiamiamo "stupidaggini" perché non saremmo capaci di farlo. Ora noi non dobbiamo, attenti, arrivare a quello, ma dobbiamo avere lo spirito di quelli.

MO254,9 [07-01-1969]

9. Quante volte vi ho detto: fate l'esame di coscienza, vedete se avete qualche cosa che non ci dovrebbe essere, domandate a voi stessi: “Io, per amore di Gesù, sarei pronto in questo momento qui spogliarmi di tutto, compresa la camicia, mettermi su un'altra veste, altra roba, spogliarmi di tutto, del breviario... di tutto, tutto, e prendere un'altra veste, un altro breviario, andare in un posto dove non sono conosciuto e da solo là, in mezzo a gente nemica, predicare il Cristo? Lo so, costerebbe tanto, ma sarei disposto?”. "Sì, ma... io non sarei disposto a rinunciare al mio amico Roberto. Sì, ma... se mi trattasse... io non sarei disposto a rinunciare alle mie scarpe. Mi costerebbe rinunciare ai miei capelli. Mi...". No! Amici, state attenti, guardate: bisogna che ci esaminiamo spesso, specialmente prima di accostarci all'altare. Perché lui, lui "exinanivit semetipsum formam servis accipiens". E noi, dobbiamo essere pronti anche noi a rinunciare a noi stessi completamente, a tutto completamente, per lui, per le anime. Questa dev’essere la disposizione necessaria perché ci sia in noi la fede e l'amore, che possono domani farci gustare, veramente gustare, l'amico, il fratello, il medico, il maestro, la salvezza delle anime, farci dare quell'efficacia per la salvezza delle anime. Quante volte abbiamo detto: oggi il mondo non ha bisogno di numero, ha bisogno di qualità! Avete visto, mi par l'altro giorno, padre Zecchin, no? L'avete visto. Che cosa avete ammirato in quell'uomo? Forse la bella barba lunga, eccetera, o avete ammirato l'uomo di fede? L'uomo di fede che colpisce. Guardate, ieri sera è venuto qui a salutare prima di andare via e diceva: "Sono andato ai Servi a fare la giornata missionaria: 750.000 lire mi son venute su", ha detto. Vedete, anche nel campo economico, uno che ci crede: la gente resta colpita. Taf, 750mila lire una giornata missionaria. In mezzo alle anime, passa un uomo così, le anime vengono conquistate. Va a Verona, il moro non vuol venire, ma lui va e insomma il superiore ha detto: "Oh, neanche per sogno!". Il padre Zecchin si è messo a piangere; l'altro è stato contento di essere venuto. Ricordatevi bene che gli uomini di fede, gli uomini che vivono d'amore, cioè, quando dico vivono d'amore, vivono per gli altri e non per se stessi, sono capaci di rompere la roccia, di spezzare anche i cuori più duri. Sogno gli uomini che, quando tu li butti in mezzo a un deserto, fanno venir fuori un'oasi. Sono uomini che li butti in mezzo all'America Latina e immediatamente vien fuori una comunità di ferventi cristiani. E sono questi gli uomini che Dio vuole escano dalla nostra casa. E questi uomini, fratelli miei, non possono essere fatti con uno stampo comune. Salva la personalità di ciascuno, devono essere lavorati, cesellati ad uno ad uno, qui dinanzi al tabernacolo, dinanzi a lui.

MO254,10 [07-01-1969]

10. Mi fermo, perché mi pare che il tempo sia passato. È passato? Mi fermo. Ci sarebbe da toccare, vero, l'altro punto, quello della Madonna. Ci riserveremo un'altra volta. Sottoliniamo invece quei cinque minuti della sera. I cinque minuti della sera non sono altro che la continuazione dei cinque minuti della mattina, no? Ecco, direi, direi che alla sera dobbiamo ripetere quello del mattino. Quel Cristo in mano: adorarlo, ringraziarlo, chiedere perdono e metterci a disposizione; ecco la nostra preghiera! Ecco quei cinque minuti. Credere che lui è lì presente, sentire il bisogno, proprio grande bisogno, di ringraziarlo, dirgli grazie, grazie, e poi domandargli perdono perché abbiamo peccato: ecco l'atteggiamento di umiltà.
Fratelli, scusate se sono uscito in escandescenze nel parlare, ma dovete capire insomma, ecco. Se dico questo è perché, guardando il mondo di oggi, vedendo il bisogno estremo che c'è nel mondo di oggi di amore, di fede, di carità, penso che solo uomini che se la intendono con Lui sono capaci di sconvolgere il mondo e rimettere a posto il mondo. Uomini funzionari, uomini grandi organizzatori, grandi che so io, non farebbero niente... Tenete ferma l'immagine: un camion rimorchio di legna, se manca un fiammifero, non riesce a riscaldare neppure un pulcino.