1 giugno 1965Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata.Don Ottorino, prendendo spunto dal libro di p. MATEO CRAWLEY –BOEVEY,
Gesù, re d'amore, XII edizione riveduta, Milano 1963, sottolinea prima la necessità
del perdono e poi l’importanza della fede per camminare costantemente alla presenza
del Signore.Il testo originale è registrato e la sua durata è di 32’.
MO22,1 [01-06-1965]
1.Fratelli, siamo arrivati al mese di giugno, e con la grazia del
Signore il mese di giugno ci porta la fine della scuola, gli esami, l'inizio delle
vacanze. "Tempora bona venient"... sela così? Però, attenti, eh! Ieri sera, me disea
don Luigi Furlato: "Varda, passà n'altro anno!". E mi: "Varda ti, me ne sè passà
sinquanta!"... Perché, ka' disemo che passa in fretta un anno, attenti che passa in
fretta la vita eh! E fatto un fiasco finale, caro don Luigi, l'é fatto par sempre!
Alla tua età, santa Teresina la gera sà santa; san Luigi gera santo; san Gabriele
dell'Addolorata...Ora, attenti fratelli miei, é giusto vedere che il tempo passa in
fretta, ma attenti, perché vardé che passà una volta, non ghe sé gnente da fare,
passato per sempre! E qui abbiamo una responsabili tà anche sociale, oltre che
individuale. Perché, quelli che verranno dopo di noi, porteranno... "In odore
unguentorum tuorum"... corre ranno di sicuro... Capito Luciano?Attenti, il mese di giugno, se qualche volta mi permettete di fare
meditazione, sappiatemi dire quante volte, intanto questa settimana la faccio,
pensavo di farla su P. Matteo, i famosi "ritiri sacerdotali", sugli Atti degli
Apostoli, cosicché possiamo, in questo modo, nel mese di giugno, avvicinarci un
pochino all'Eucarestia, avvicinarci al cuore di Gesù, avvicinarci un pochino a
quell'intimità che deve avere uno che vive per il Signore, e solo per il Signore.
Questo lo farei anche in vista delle vacanze per avere quella carica di unione con
Dio che dopo ci deve accompagnare durante un po' il periodo caldo, sà, non sempre
avremo i freschi de giugno, verranno anche i caldi de luglio, no? E ci potrà
accompagnare quando sarà fatica a pregare, a fare il proprio dovere, fatica un
pochino a stare in unione col Signore.E cominciamo senz'altro.Prima meditazione - forse ci basterà per un paio di giorni -: "Vita di
fede. Necessità della fede. Signore, aumenta la nostra fede! Signore, aumenta la
nostra fede!"...
MO22,2 [01-06-1965]
2."State attenti a voi stessi!Se il confratello ha peccato contro di te, riprendilo, e se é pentito,
perdonalo; e se sette volte al giorno avrà peccato contro di te, e sette volte al
giorno ritornerà a te dicendo: me ne pento, perdonalo!".Queste sé le parole de Nostro Signore.I cristiani fan così? I chierici fan così? A' che noi de solito dixemo
stè parole qua: "Signore, quante volte é che ho da perdonare se il mio fratello"...
Pensemo, quante volte se può dare l'assoluzione, se uno vien par dire: gò offeso el
Signore, quante volte se può assolverlo, no? Ti, quando che te predichi el Signore
gà dito: sempre, sempre perdonare! Ma, se presenta uno a Venanzio, el dixe: "Sà,
padre Venanzio, a ghe go dito stupido a don Ottorino"; ben, te perdono. A ghe gò
dito cretin a don Ottorino, a ghe gò dito can a don Ottorino, a ghe gò dito porco a
don Ottorino... te perdono! El và settanta volte al giorno a dirghe questo, e lù
sempre el ghe perdona! E se un bel giorno el dixe: "A te gò dito porco a ti!". Ah
ben ciò, pian pian pian pian, ben, pian pian: perché se xe a don Ottorino te
perdono, se xe a ti, xe un'altra roba!... Come quell'altro che el xe 'ndà a
confessare che el gà portavia el salado, no? E dopo el gà tirà fora che el lo gà
portavia al prete! Eh eh, pian pian! Nol rientrava più, el gera un peccato
riservato! Fratelli miei, state attenti, stè boni parché vardé, che proprio nel
periodo della carità dovemo vardare in casa nostra! Vardé che sto punto qua l'è
proprio el "punctum dolens" dei cristiani! Non sappiamo perdonare!
MO22,3 [01-06-1965]
3.Domenica scorsa so 'ndà a Quinto a tòr le ciave, li, dovevo
andare con 'na persona da n'altra parte, e go trovà una immusonà da una parte, e una
immusonà da che l'altra, le pie donne che gera là le gavea barufà. Gera dalla
mattina che le baruffava. E allora mi ghe go dà la benedission 'Urbi et orbis': "Che
le se vergogna, fe de manco a fare la comunion alla mattina, gò dito! A volemo che
el Veneto vada ben, gò dito, e fèmo ste robe qua. Volive più ben, go dito e serché
de comprendere e perdonarve". Gò sbatù la porta e son 'ndà via. E pensare che el
giorno che le xe vignù qua, la me gà domandà la Lussia quando ca vo là a magnare...
Te vedaré che le fasso spettare...E questo, vardé che lo femo tutti, lo femo tutti! E perdonare una offesa
che gavemo ricevudo: "Stavolta ghe perdono, però, lu staga la e mi qua!". E attenti
fratelli, che il perdonare no gà da essere una cosa esterna, deve essere una cosa
interna, intima nell'anima; per cui io perdono, devo perdonare e cambiare un
sentimento di astio in sentimento di carità. Io vorrei domandare, per esempio al
nostro caro Magnaguagno: quando il professor Vicari o gli altri... ghe perdonito?
Dentro nel tuo animo, ghe xe un sentimento... te voio ben, te compatisso....Figlioli miei, guardate che il cristianesimo é questo. Guardate che
anche nelle nostre case, nelle nostre famiglie, anche nelle famiglie dove che uno é
della S. Vincenzo e quell'altra delle Madri Cristiane, purtroppo non trovi lo
spirito di Cristo. E odiare, figlioli, non é vivere! E' inutile che andiamo dire
tanto, se quando voialtri metterete la mano fuori e incomincerete a entrare nelle
famiglie, qui abbiamo un paio di sacerdoti che hanno pratica di confessione, ma però
si ricordino che in confessionale ognuno con fessa i peccati che el crede de aver
fatto, sicché la vera realtà non l'avete ancora della vita. Credete di averla,
perché una donna può sempre dire che é suo marito che la fa arrabbiare, vero, e il
marito che é la femena che lo fa bestemare!... "Sa, me moiere la me gà fatto
bestemare tre volte, la me gà fatto bestemare tre volte". Ora, amici, state attenti,
vi accorgerete quando avrete il contatto con la realtà, quanta poca carità che c'è,
quanto poco senso di compatimento e di comprensione.E qui il Signore parla chiaro: "Se sette volte al giorno avrà peccato
contro di te, e sette volte al giorno ritornerà a te dicendo: me ne pento,
perdonalo!" E' un comando del Signore!Qui si suppone che io a Magnaguagno faccia un torto, vero e proprio
torto; e poi torno un'altra volta a dire: "Don Giovanni, gò sbaglià n'altra volta".
E lui deve sentire la gioia di perdonarmi. Dopo mezz'ora ghin fasso n'altro, e dè
novo vò a confessarlo. A un dato momento, vorrei vedere io, e sì che Magnaguagno l'è
un santo, no? vorrei vedere se sette volte va avanti a perdonarghe a Bottegal quelle
litanie; o se alla settima volta no mandemo Bottegal al manicomio, disendo: "Sé
inutile dire che ghe dispiase...". Mi, per esempio co gò letto sta roba qua, son
incappà dentro e me son fermà; fa paura pensarghe: credo che sia necessario! Don
Matteo... perché sa, quando uno te pesta i pìe, xe fadiga mandar xo! Ti si, te disi
che te perdoni ma, savì el cinema no, non te si un papà!...
MO22,4 [01-06-1965]
4.E gli Apostoli dissero al Signore - i gà sentìo anca luri che
sé meio far sta roba qua, eh, i gà sentìo che sé na roba che pesa, un pochettin
-:"Signore, accresci in noi la fede!". Ecco, questo sé possibile solo se se gà fede,
se se ga fede! E si ha fede, vuol dire, se si vive al cospetto di Dio: tu vedi il
cristiano, é un uomo, dico il cristiano, non l'apostolo, l'apostolo lo deve ancora
di più, é un uomo che vive di fede. In altro posto, no? "I miei giusti vivono di
fede"; me pare che sia la frase, così no? "I miei giusti vivono di fede!". Che
vivono al cospetto della SS.ma Trinità...Vi sono due che stanno camminando insieme, lasciamo stare Magnaguagno,
perché sennò si arrabbia, prendemo Daniele che sta fasendo el sorrisetto vardando
Magnaguagno, allora c'è Daniele che sta andando a passeggio assieme con Zeno, loro
due. E, per istrada Zeno ghe pesta un pie, quell'altro, eh, fa così!... Se invece
che essere Zeno che ghe pesta un pie, fosse Magnaguagno che pesta un pie, lo stesso
struccòn, la reazione sarebbe diversa, reagirebbe di più! Se presente ci fosse il
vescovo che va a passeggio in compagnia, non reagirebbe né quando pesta il vescovo,
ne quando pesta Magnaguagno. Perché questo? Cossa vuto, la presenza del vescovo fa
mandar sò, fa mandar sò. Anche se te ghe pesti on'ongia, fà mandar sò. Anche se
fosse Matteo che i ghe fracca la deela, manda xò, manda xò. Sei col vescovo, insieme
stai lavorando: "Te sito fato male?". "No, sé robe da gnente, no?". Se invece siamo
insieme con un'altro, n'demo a medicarse. Semo omini, semo fatti così! Digo male? La
presenza di un superiore ti fa anche dimenticare un piccolo torto, un piccolo
dispiacere, un piccolo male che ti sei fatto... sei sempre vicino ad un superiore!
Ecco la fede, vivere continuamente alla presenza di Nostro Signore... superiore!
MO22,5 [01-06-1965]
5.Ieri, ieri é capitato un piccolo incidente, di là nel semina
rio minore: Magrin Tarcisio che ha litigato con l'assistente Galvan, perché
Galvan... in refettorio... Tarcisio... a protestare perché non é il modo di trattare
so fradelo... Galvan: non son mia sta mi; ma chi xe sta?...Figlioli miei, figlioli miei, se avessimo il telefono che funziona! Se
vivessimo nella vita di fede alla presenza del Signore! Quante corbellerie che non
faremmo, non vi pare? quante stupidaggini eviteremmo durante la giornata! Come
useremmo la carità, verso i presenti e verso gli assenti. La nostra vita sarebbe un
piccolo paradiso: dolori o non dolori; trionfi o non trionfi; gioia e non gioia,
cosa volete che sia! Però bisogna che ci abituiamo a vivere alla presenza del
Signore.Non vado ad usare un telefono, proprio quei telefoni con la televisione
che ho visto in America, no? Tu guardi, tu lo vedi, parli... Ma noi abbiamo ancora
di più, non solo il telefono con la televisione ecc., ma l'esempio di Dio, siamo
immersi in Dio.Come é possibile che uno, che un apostolo, in modo particolare, faccia
un'azione, anche quella di Venco che l'é sta... magari fotografare, fare una
filmina: 'ndar comprare un registratore, o che so io, un proiettore; come si può
fare un'azione di questo genere qua senza sentire il consiglio di una persona
importante vicino a noi? Tu vai a comperare, caro Zeno, insieme con Venco,
supponiamo un proiettore, e ci sono anch'io presente. Voi trattare e ritrattate la
cosa, e io li a guardare, e mi trattate proprio da palo, e non mi domandate neanche
se va bene o non va bene... Ieri sera avete detto: sarebbe meglio che venisse anche
lei. No, vi arrangiate voi. Ma se io vengo, io vengo con voi un pomeriggio, per
esempio, mi lasciate li a fare proprio da palo? E perché lasciamo spesso il Signore
a fare da palo, che é li vicino? Vedete che non abbiamo fede, fratelli miei? Andiamo
con il Signore a fare un'azione e poi la facciamo da soli, ma perché dobbiamo fare
così? Per me, nella vita dell'apostolo, Dio deve essere sempre presente, non
soltanto spiritualmente, perché: "Signore, ti offro tutte le azioni della
giornata...", ma dev'essere, dev'essere una necessità dell'animo a richiamarlo in
aiuto nelle varie azioni.
MO22,6 [01-06-1965]
6.Ecco, questo prima di cominciare la meditazione per fermarsi a
domandare: "Signore, aumenta la nostra fede!".E adesso leggiamo:"La fede é la base della vita spirituale e dell'azione apostolica".Della vita spirituale e della vita apostolica. Se uno non ha fede! S'è
presentato qui quel giovane da Lodi, giorni fa, per venire qui, per vedere...
Scusate, io non gli ho fatto la domanda: ghe credito in Dio? E' la base, se
infatti... uno che vive veramente... sa, che prega alla mattina, va alla sò Messa e
comuniòn ogni giorno, meditaziòn, ecc., ecc...E' logico...Se alla base della vita religiosa mettemo una fede così, poareto, lu
magari 'ndarà in Paradiso più alto de noialtri, perché il Signore... alla fine della
vita dirà un "Gesù mio, misericordia!"... Ma noialtri..!Alla base della nostra vita, della nostra vita apostolica, prima, della
nostra vita spirituale, intima, e dopo dell'azione apostolica, bisogna mettere la
fede, mettere la fede! Domani, te giraré pel Mato Grosso, o pel Mato piccolo o Mato
grande; te giraré in Bassa Italia, dove che sia, bisogna che te meti la fede, se non
te meti la fede...Non si persuade se non si é persuasi; per convincere bisogna essere
convinti.
MO22,7 [01-06-1965]
7.Te poi mia... te vidi subito quando qualcuno va in qualche
chiesa a predicare, te vidi che el dise belle frasi, belle parole, magari studiate
in italiano, in stile proprio appropriato e sotto el punto artistico, te disi: "Ma
come che el parla ben quello li, come che el parla ben! Sé come sentir un pezzettin
de musica!". Belle parole roboanti, le someja le prediche de Padre Roberto da Nove;
mi hanno detto tante volte... la chiesa così! Bisognava pagare per andar dentro! In
chiesa a Quinto ha fatto un triduo, e pagavano come adesso erano 500 lire, e i
bambini, metà... benissimo! bravo!... Confessiòn? neanche una... Andava su, poareto,
magari uno là, così... Padre, me confesselo... tutta n'altra roba!... E allora...
no, no...
MO22,8 [01-06-1965]
8.Bisogna essere persuasi, dopo sona un violin o sona... bisogna
essere boni sonare... Xe inutile che te gabbi li un pianoforte bellissimo, no; xe
come quell'altro che gaveva...E dove si trovano la convinzione e la persuasione, Gaetano, dove si
trovano? In colui e in colui soltanto che Gesù ispira.Ti, don Venanzio, se Gesù ti ispira, allora hai la convinzione, se hai
Gesù per Maestro, allora tutto va bene. Chi xelo quel tale? che scola selo stà: di
Giotto. Ah! a scola de Giotto, a scola de Giotto. Che scola xelo stà quello là: da
Bottegal! poro gnocco! Quella pittura? eh, el xe uno della scuola di Giotto!
Quell'altra, in camera mia in fondo al letto, quella xe de Bottegal, anzi, par che
sia un'originale... Senza offendere adesso... Di chi siete voialtri scolari? Chi é
il vostro maestro? Filippi che vi insegna matematica? Don Piero che ve insegna
filosofia? Don Luigi perché ve fa delle lezioni che vi fanno andare in estasi?
ascetica, ecc...Vostro Maestro deve essere Lui, Lui! Dico, non con una conoscenza
qualunque, vaga, superficiale; vorrei dire io scolastica, aggiungesi, ma con una
conoscenza seria, intima, integrale e profonda. Vedete, una conoscenza puramente,
attenti alle parole, una conoscenza puramente scolastica sarebbe come una minestra
fatta coi figassòi co la carne, col brodo, col capòn e tutto quanto, ma senza sale.
E dopo un tochetélo de polenta senza sale. Mi preferisso una scodella de caffélatte
col pan, giusto no? meio se ghe xe la minestra, no, Zeno... No te preferisi 'na
minestrina così a mezzogiorno de festa, ecc., però col sale...Ecco qua: "Una conoscenza seria, intima, integrale e profonda; colui, e
colui soltanto, al quale Gesù Cristo ha degnato rivelarsi, e che s'è mostrato docile
alla sua voce".
MO22,9 [01-06-1965]
9.Ecco quel che dobbiamo cercare noi: Cristo che si riveli a noi;
e quando si é rivelato a noi, mostrarsi docili alla sua voce. Prendere in mano il
crocifisso, qua, e prendere là... sette volte al giorno: "Signore, ma cosa vuito
dire con sta roba qua?". E allora lui si rivela a te... Non si é dell'idea che te
lesi vardando solo la parte estetica e facendo il commento... In quel momento qui é
Lui che si rivolge a te. Mettiti in mezzo ai suoi Apostoli e ascolta, é come la sua
voce, e cerca di sentire cosa ti dice all'anima tua. E allora, solo quando l'hai
ascoltata, fa un passo più avanti: sii docile alla Sua voce. "Signore quante volte
io devo fare così?". Zaccheo: "Signore, fin desso no gò capìo gnente. Signore, el gà
dito, vérso il quadruplo, metà, fasso qua, la", el ga dito...Ecco, quando te 'scolti la sua voce e la senti realmente la sua voce, e
ve l'ho detto tante volte, la sua voce la si sente da soli a tu per tu col Signore.
Non la si può sentire in una meditazione pubblica, no no, devi essere tu solo, tu e
Lui e basta. E' facile che la sentiate un momento al mattino o alla sera, o venendo
in chiesa, o in qualche momento della giornata. E' li che senti il Signore, e Lui ti
dirà qualche cosa, proprio per te. Come l'ha detto alla Samaritana; come l'ha detto
a Nicodemo, là, una predica per una persona...
MO22,10 [01-06-1965]
10."Solo Gesù Cristo ha detto, e solo Lui ha potuto dire: "Io
sono la luce del mondo. Colui che mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà luce
di vita". Egli solo é la luce, perché Egli solo é la sapienza di Dio. La sapienza
degli uomini, ciò che chiamiamo con questo nome, é follia e tenebre!".State attenti figlioli, non lasciatevi abbagliare dalla sapienza degli
uomini! Tu trovi un uomo, per esempio, che é specializzato in botanica: Oh, che
sapiente, l'è el più grande botanico che ci sia! Te cominci a domandarghe un po' de
catechismo: ignorante, ignorante; ma sa, l'è il botanico; l'altro l'è il matematico,
l'è... State buoni, state buoni! Vien fora la storia della barca, no, a Venezia,
qual'è la vera ricchezza, la vera sapienza? Senza disprezzare le altre: se le altre
le me iuta per aumentare la sapienza di Dio, allora sì, ma se non le me iuta,
cari..."La sapienza degli uomini, ciò che chiamiamo con questo nome, é follia e
tenebre, a meno che non sia un irradiamento di questo sole e che non derivi da
questa sapienza più alta".Tutto quello che non é collegato con questo, é tenebre, é tenebre,
ricordatevelo! Quella scienza umana che é collegata con la sapienza porta in su; la
scienza umana che non é collegata con la sapienza, porta superbia, porta inferno.
Siamo troppo sapienti, ragioniamo troppo, ragioniamo troppo. Bisognerebbe avere meno
testa!