MI283 [26-11-69]
26 novembre 1969Nella descrizione di un incidente con l’auto a causa della nebbia, don Ottorino cita un verso del canto dell’inferno di Dante, la cui terzina recita così: “Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d’ira, voci alte e fioche, e suon di man con elle”.
Don Ottorino ricorre alle parole di Apocalisse 3,15-17, che cita a modo suo in latino, per indicare la totale indifferenza davanti all’auto divenuta inservibile.
MI283,1 [26-11-69]
1. 1. L’esempio di tre incidenti d’auto Sia lodato Gesù Cristo! Qualche volta avete visto una vettura, una macchina, forse anche la Fiat 1100. Andare in macchina è un piacere, volevo dire che è una cosa bella; mi correggo un pochino: piuttosto che andare a piedi è una cosa bella andare in macchina. Cioè la macchina può servire, purché funzioni bene. Qualche volta, però, può capitare che la macchina non vada bene, e allora si prova un certo disagio, specialmente se questo capita per strada. Quella volta famosa che con don Aldo ci siamo portati giù sotto Napoli, o prima di Napoli, a un dato momento siamo incappati in un banco di nebbia. In quel momento avrei preferito essere a Bosco, seduto sotto una pianta, piuttosto che andare a sbattere contro un’altra macchina e trovarmi improvvisamente in mezzo alla strada e vedere ogni tanto una macchina che ti sbatte contro... trenta, quaranta auto, l’una dopo l’altra, e grida. Sembrava quasi di essere nell’inferno dantesco: “... e suon di man con elle”.Effettivamente trovarsi all’improvviso con una macchina dal muso rotto, fracassato, e dover dire: “Non si può ripartire; ecco qua!”, è una cosetta che in dialetto si chiamerebbe ‘ricevere una grande fregatura’ e si direbbe: “Ecco, eravamo in macchina e ora ci troviamo a piedi!”. Infatti, alzandola e spingendola siamo riusciti a portarla sul ciglio della strada, e poi chiedere umilmente un passaggio per arrivare alla prima stazione ferroviaria. Quando una macchina serve così, non si vorrebbe più vederla. Dopo, riparata, l’abbiamo ripresa e siamo tornati a casa. Ma, intanto, in un primo momento, la macchina che prima serviva, improvvisamente diventa indifferente; “nec calidus nec frigidus incipiam evomere ex ore meo”.ESEMPI consacrazione
Nell’esempio don Ottorino nomina don Zeno Daniele, che all’epoca stava completando il corso teologico e già era impegnato nell’amministrazione generale della Congregazione.
MI283,2 [26-11-69]
2.Ancora un’altra circostanza. Un giorno d’estate, la calda estate di quest’anno, stavamo andando verso Bergamo per l’acquisto di una macchina tipografica. C’era insieme il nostro caro don Zeno, e la macchina non rendeva, non rendeva. Che ha? Che non ha? Arrivati a Bergamo ci siamo accorti che aveva un filo staccato. Mi pare che sia stato don Zeno che è venuto con me quella volta a Bergamo. Ecco c’era un filo staccato: funzionavano tre pistoni, e per forza non rendeva. È certamente preferibile la macchina a tre pistoni a quella con il muso rotto, come quella volta a Frosinone; però, anche con tre pistoni, non si ha la solita macchina. Un’altra volta invece stavamo scendendo da Bosco, all’inizio dell’estate. Avevano appena asfaltato la strada e c’erano tanti sassolini per terra. Passandovi sopra sbattevano sulla macchina... tun, tun, tun, tun, ed era bello correre sui sassi. Ma poi qualcuno di questi sassi è saltato su ed è andato a finire in mezzo ai freni, e allora... tan tan, tan tan, tan tan... sembrava di sentire il suono di quella bestiolina che va in giro per i prati con il campanaccio al collo a brucare l’erba: tan tan, tan tan, tan tan... Ha, niente di grave! Si va dal meccanico: “Ah, non è niente. È un sasso entrato nel freno che sbatte!”. Infatti ogni tanto strisciava e si riscaldava un pochino il freno. Ma è noioso andare avanti in quel modo, e allora bisogna mettersi e levare il sasso. Tre incidenti, l’uno diverso dall’altro: - il primo ti butta in mezzo alla strada, ti rende immobile, e ti mette nell’impossibilità di ripartire con la macchina; - il secondo ti fa diminuire la velocità. - il terzo ti crea noie.ESEMPI consacrazione
Nel Basso Egitto, dove presumibilmente la Sacra Famiglia abitò per alcuni anni, c’erano consistenti comunità di Ebrei. Alessandria, la grande metropoli egiziana dell’impero romano, situata sul delta del Nilo, aveva un quartiere ebraico numeroso ed economicamente solido.
Cfr. Luca 2,51.
MI283,3 [26-11-69]
3. 2. La Madonna, esempio di fedeltà al suo “fiat” Qualcosa di simile può capitare nella vita spirituale. Quando ci doniamo al Signore, noi ci doniamo a lui interamente e totalmente. Però a un certo momento della nostra vita può darsi benissimo che non siamo più come una Fiat 1100 che corre in autostrada, ma che ci capiti un incidente, o diminuiamo la velocità, o intervenga qualcosa per cui il nostro correre si fa noioso: per un rumore, un fischio... “Insomma, - ci chiediamo - che cosa c’è?”. Se noi consideriamo la nostra buona mamma, la Madonna, vediamo che a Nazaret ha detto ‘fiat’ all’angelo ed ha accettato di compiere in tutto la volontà di Dio. E non possiamo pensare a lei come a una creatura che ha detto di sì al Signore e poi le sia successo come alla nostra auto: lo scontro a Frosinone, il distacco di un filo, ovvero che durante la sua vita ci siano sempre stati quei noiosi rumori che si sentono quando si va in macchina, uno sbattere di lamiere e di porte, porte aperte, o un sasso nei freni, o qualcosa del genere. Noi non siamo capaci di pensare alla Madonna così, ma come colei che, dopo aver detto di sì, con l’aiuto di Dio ha continuato a dire di sì nelle grandi e nelle piccole cose. Certamente questo dire di sì comporta sacrificio. Eh, non possiamo pensare diversamente! La nostra buona mamma, la Madonna, la troviamo che dice di sì a Nazaret, ma la troviamo che dice di sì anche a Betlemme, che lo dice anche in Egitto. Con poche parole noi diciamo: la Madonna è andata in Egitto. Eh, facciamo presto a dire: “È andata in Egitto"! Non credo che ci sia andata con l’Alitalia o con la Varig! È andata in Egitto: rendiamoci conto di quello che comportava a quel tempo andare a piedi, anche con l’asinello, tutto quello che volete, ma andare fuori della propria terra, frequentare altre persone, forse anche di razza e di lingua diversa; pensate poi alle difficoltà... “Ma, avranno avuto i soldi dei Re Magi!”. Soldi o non soldi, siamo sempre fuori di casa, in mezzo ad altre persone. E poi improvvisamente arriva l’ordine: “Torna a Nazaret!”, forse sul più bello che si era fatta due o tre comari, e torna di nuovo a Nazaret. Diciamo anche in poche parole che Gesù, per trent’anni, “et erat subditus illis”. Ma, rendiamocene conto!CONSACRAZIONE offerta totale
MARIA la nostra buona mamma
MARIA obbedienza di ...
VOLONTÀ
di DIO
PENITENZA sacrificio
Cfr. Luca 1,38.
Inizio della lauda in latino alla Madonna Addolorata del francescano Iacopone da Todi (Todi 1236 - Collazzone (PG) 1306). Volle appartenere alla corrente spiritualistica dell’ordine, a volte in contrasto con il Papato e questo lo portò anche alla prigionia sotto Bonifacio VIII. Fu uno scrittore che produsse opere ascetiche di grande profondità che miravano a combattere i vizi con un linguaggio carico di invettiva, crudo e drammatico, anche se pervaso da un profondo lirismo.
MI283,4 [26-11-69]
4.Voi conoscete le vostre mamme e sapete che cosa vuol dire tirare avanti una famiglia. E allora immaginate le difficoltà che ci saranno state alla morte di San Giuseppe. Il santo Vangelo ci parla di Gesù al tempio: a dodici anni lascia la sua povera mamma e San Giuseppe in quella situazione che sapete. Basterebbe soltanto questo per capire che cosa la Madonna ha sofferto e come è sempre stata pronta a dire il suo sì. Basta che noi andiamo sul monte Calvario e consideriamo lì la Madonna per capire il suo sacrificio, per vedere quanto è stata fedele a quel “fiat mihi secundum verbum tuum”, come ha continuato a dire di sì non soltanto nei momenti di gioia e di entusiasmo o alle nozze di Cana, dove tutti avranno forse detto: “Oh, Maria, suo figlio ha fatto questo miracolo? Ma che cosa straordinaria! Ma che figlio ha! Ma chi mai avrebbe pensato? Dove ha imparato questo?”. In quel momento era facile dire questo, soprattutto se avevano bevuto qualche bicchiere di troppo. Ma al Calvario: “Stabat mater dolorosa iuxta crucem lacrimosa”, lì appare la madre che ha detto di sì al Padre, che vuole salvare gli uomini insieme con Gesù, che accetta la sua crocifissione incruenta, la spada che trafigge il suo cuore! Amici miei, è proprio qui che volevo arrivare: dall’esempio della Madonna noi dobbiamo imparare a compiere la volontà di Dio in atto di umiltà e di penitenza, non soltanto nelle grandi cose, ma anche nelle piccole dove, forse, è facile mancare.FAMIGLIA mamma
MARIA addolorata
MARIA obbedienza di ...
PAROLA DI DIO Vangelo
MARIA corredentrice
MARIA modello
VOLONTÀ
di DIO
“... tutto quello che è soprascritto”: era la dicitura del foglio che veniva firmato e dove, naturalmente, quel ‘soprascritto’ era un spazio in bianco nel quale Dio avrebbe scritto la sua volontà e quindi nota solo a lui. Don Ottorino amava fare la cerimonia della firma nella vigilia dell’Immacolata, come preparazione alla festa della Madonna totalmente donata a Dio.
MI283,5 [26-11-69]
5. 3. La fedeltà ai propri doveri religiosi Se ci capita lungo la strada di fare uno scontro con l’auto, credo che si capisca facilmente che bisogna andare dal meccanico perché non ci si può muovere. Se nella vita spirituale ci capita un incidente o qualcosa di grosso, è facile avvertirlo perché non possiamo più andare avanti. Ma, amici miei, e quel filo che manca, che si è staccato? E quel sassolino che è andato a conficcarsi nei freni, che rende noioso il viaggiare, non è forse qualcosa che dobbiamo togliere dalla nostra vita, come si deve togliere il peccato grave? Un giorno abbiamo detto il nostro sì al Signore, e quando eravate più giovani lo avete firmato anche su un pezzo di carta: “Seguirò Cristo incondizionatamente”; in altre parole, il senso era questo: “Accetto tutto quello che è soprascritto”.È stato bellissimo il vostro atto, sia quando eravate giovani, sia quando avete fatti i santi voti: “Signore, eccomi qui”. Avete, meglio, abbiamo ripetuto il ‘fiat’ della Madonna. Però siamo stati poi fedeli a questo? Volete che scendiamo un pochino e che analizziamo questo?CONSACRAZIONE offerta totale
CONSACRAZIONE voti
CONVERSIONE esame di coscienza
Forse don Ottorino si riferisce agli accordi che si prendono prima di iniziare il gioco delle carte, ai quali bisogna attenersi durante la partita.
L’espressione latina significa: “Affinché si compia quanto è stato scritto”, e si trova in forma simile in Mt 1,22; 2,15; 4,14; 8,17; 12,17.
MI283,6 [26-11-69]
6. 4. La fedeltà alle pratiche di pietà Cominciamo, per esempio, con le pratiche di pietà. Noi abbiamo un regolamento, e lo abbiamo accettato; in noviziato ci è stato illustrato. Con questa accettazione ci siamo impegnati anche di osservarlo per amore del Signore. Eravamo liberi e avremmo potuto dire: “No, non accetto questo regolamento”. Ma quando cominciamo il gioco - diceva il nostro caro Giorgio che bisogna stare alla regola del gioco - ci si mette d’accordo: “Beh, possiamo battere, possiamo insegnare, possiamo fare questo segno, ma non più in là...”.Prima di fare i voti, durante il noviziato, abbiamo un po’ stabilito le regole del gioco. Ci siamo messi d’accordo: “Queste sono le pratiche di pietà da compiere!”. Ebbene, siamo stati fedeli ad esse? Qui ci possono essere degli scontri, delle cose gravi. Per esempio, chi non frequentasse il padre spirituale, per conto mio è uno che ha tamponato, è uno che ha messo fuori uso tutto: meglio che esca dalla Casa dell’Immacolata e si canti un bel ‘Te Deum’ il giorno che esce perché ci siamo liberati da un tumore. Chi andasse avanti così, per esempio, con autosufficienza, o facesse il tira e molla per un po’ di tempo, e avesse bisogno di spinte per andare, amici miei, è preferibile che divenga un buon papà di famiglia, se sarà capace di divenirlo; non è fatto per noi, ha tamponato. Non c’è niente da fare! Ovvero chi va dal padre spirituale e non si impegna, cioè ci va “ut adimplerentur scripturae”, per poter poi dire: “Sa, io sono fedele, vado dal padre spirituale”, ma va e dice sempre le stesse cose, tanto che quando entra dal padre spirituale basterebbe premere un bottone e comincerebbe a girare il disco e si sa già le parole che dice: non si vede un uomo che vuole salire. Quello, vi dico subito, ha tamponato. Ma io non voglio parlare di questi: questi sono delle carogne, scusate la brutta parola, che cercano di prendere in giro Nostro Signore e prendere in giro se stessi. Non penso che nella Casa dell’Immacolata si arrivi a fare questo. Quando si abbraccia la vita religiosa, lo si fa per salire. Scusatemi: non si può starsene seduti vicino al campo base dicendo: “Me ne sto qui, mangio e bevo, mentre gli altri vanno a fare le scalate”. Se siamo partiti per la montagna, è stato per fare delle scalate, non per starsene seduti. Questi sono i parassiti delle Comunità religiose. Questi saranno un domani i parassiti anche della società perché non prendono le cose sul serio. Se insisto su questo, vedete, è perché, purtroppo, qualche volta nelle case religiose - non in questa, ma in quella di Copenaghen o di qualche altra parte - si sono avuti questi casi e sono stati poi quei disgraziati preti e quei disgraziati religiosi che hanno portato danno a se stessi, alla Comunità religiosa e alla vita religiosa. È meglio che si allontanino, per carità! E insisto specialmente con i più vecchi che collaborano con me per la formazione dei religiosi: se vi accorgete che nella Casa dell’Immacolata c’è qualcuno di questi, per carità, per carità, fategli piuttosto una di quelle iniezioni che mandano all’altro mondo: farete meno male uccidere uno così... Scusate, eh! Capite il senso? Mandare all’altro mondo vuol dire mandare fuori di qui.FORMAZIONE noviziato
CONVERSIONE esame di coscienza
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
CONSACRAZIONE mediocrità
FAMIGLIA
FORMAZIONE direzione spirituale
PECCATO tradimento
ESEMPI vita religiosa
MI283,7 [26-11-69]
7.Ma, pur senza arrivare a questo, che spero non capiti mai, ci sono poi delle altre stonature, come, per esempio quella di non fare le pratiche di pietà o di rimandarle all’ultimo momento, alla sera, e poi farle male e in fretta. E poi c’è quel raffazzonare un po’ tutto: “Beh, l’ora di adorazione, insomma... La Via Crucis, beh!”. Insomma, amici miei, non vi pare che ci sia qualche filo staccato o, per lo meno, qualche volta lo sbattere di un sasso conficcato nei freni che li riscalda e impedisce che la macchina funzioni bene? Potete pensare voi che la nostra buona mamma, la Madonna, non sia stata fedele ai suoi doveri? 5. La fedeltà al dovere quotidiano E poi, se vogliamo fare ancora una passo avanti, ed è il punto a cui volevo proprio arrivare e che mi ha spinto a questa meditazione, chiediamoci: siamo fedeli al nostro dovere quotidiano, istante per istante? Cioè, ci troviamo in ogni istante proprio dove Dio ci vuole? Se, per esempio, noi prendessimo in mano la vita della Madonna... - fate conto che la vita della Madonna sia come la pellicola di un film - e facessimo girare la pellicola a mano, come si fa per vedere un film, e dicessimo: “Fermiamoci qui!”. Il tal giorno, all’ora tale, la Madonna dov’era? Dove Dio l’aspettava! Gira ancora: tac! Allora tale... dov’era la Madonna? Dove Dio l’aspettava! La nostra vita potrebbe essere veramente girata così? Ieri sera all’ora della corona dov’era quel tale giovane? Dove Dio l’aspettava! E all’ora della ricreazione quel giovane dov’era? Dove Dio l’aspettava! Di noi possiamo proprio dire questo?... O, forse, forse, amici miei, con una certa facilità facciamo un po’ quello che vogliamo e non quello che Dio ci domanda? Scendiamo: per esempio, è ora di andare a lavorare o è l’ora di andare a scuola. L’orario dice: alle 8,20 bisogna essere a scuola. E perché si arriva alle 8 e 21? “Ma, avevo questo, avevo quello...”. Se si dovesse prendere la corriera che parte per Roma, tutti sarebbero pronti alle 8 e 20. Ma se in quel momento Dio ti vuole a scuola è indifferente: ti voglia a scuola, ti voglia in refettorio, ti voglia a giocare, per te deve essere indifferente... in quel momento Dio ti vuole in quel dato posto. Perché non devi essere lì alle 8,20?PREGHIERA pratiche di pietà
MARIA modello
CONVERSIONE esame di coscienza
PREGHIERA rosario
CONSACRAZIONE fedeltà
VOLONTÀ
MI283,8 [26-11-69]
8.“Ma, sa, dovevo cambiarmi il vestito... avevo da giocare...”. Capite che sono cose che potrei tirar fuori perché le so, conosco nomi e cognomi, di tanti, almeno. Come puoi tu dire che sei venuto per essere tutto di Dio? Una persona di dice: “Che cosa sei venuto a fare nella Casa dell’Immacolata?”. “A farmi religioso, cioè a farmi santo!”. “Chi è il religioso?”. “È colui che professa la santità, colui che in ogni istante vuole essere dove Dio lo chiama, essere tutto di Dio e solo di Dio!”. Ma come puoi dire “essere solo di Dio” quando in ogni cosa cerchi un pochino te stesso?CONSACRAZIONE religioso
CONSACRAZIONE santità
Per livellare i pavimenti e lucidarli veniva usata una macchina speciale che con un sistema di mole abrasive rotanti appianava le asperità dei pavimenti grezzi appena posati. Naturalmente le mole erano numerose a seconda del tipo di lavoro che si doveva eseguire sul pavimento e dello stato in cui si trovava il pavimento stesso. La mola n. 30 era quella che ‘grattava’ di più e quindi veniva usata nei primi momenti di sgrossatura del pavimento. In dialetto veneto ‘grattare uno’ = dare a uno una bella strigliata o di botte o di parole.
MI283,9 [26-11-69]
9. 6. La vita religiosa è adesione alla volontà del Signore Sere fa mancavano alcuni ragazzi in chiesa, all’ora della recita del rosario. “Dove sono?”, mi son chiesto. Ho fatto una ricerca ho scoperto che si trovavano in altri luoghi. Voi sapete che ho promesso di non usare più la mola n. 30; se non fosse stato per questo vi avrei chiamati tutti in chiesa e vi avrei detto: “E adesso rimanete qui in chiesa e stasera niente cena!”. Se sapeste quante tentazioni di questo genere mi vengono a volte, ma le caccio! Un tempo no. Quando i più grandi arrivavano in ritardo in chiesa, li facevo venire davanti, vi ricordate bene, per la durata di tutta la Messa. Non è vero, don Giovanni? Lo ricordate bene? Quelli che arrivavano in ritardo, tutti davanti: fare un atto di umiltà davanti ai piccoli. È risultato poi che alcuni erano a vedere la televisione e altri di qua e di là. Potete voi capire come sia possibile che durante una funzione religiosa un gruppetto di giovani se ne vada a vedere la televisione? “E il permesso?”. “Ma pensavo che...”. Scusami: tu sei venuto qui per fare i tuoi porci comodi o per fare la volontà di Dio? Hai scelto la vita religiosa perché in essa puoi fare quello che vuoi, perché, mentre gli altri devono pensare a questo e a quello, tu puoi fare un po’ quello che vuoi? Sei rimasto da sposare per fare quello che vuoi o per offrirti al Signore ed essere crocifisso? Fratelli miei, senza volerlo corriamo il pericolo di fare quello che vogliamo, e così non accontentiamo il Signore. Noi superiori non siamo qui con il fucile in mano e, tan, tan, tan, come succedeva ai nostri tempi in seminario quando c’era un continuo controllo di tutto, e una volta al mese c’erano le classificazioni sulla condotta - e questo anche fino al IV anno di teologia per chi non era prefetto! - e ti bersagliavano su tutto: dalla buona creanza allo studio. Le classificazioni erano otto: passeggio, galateo, buona creanza, studio, eccetera. Ti controllavano tutto, da ogni lato... Se in refettorio avevi sporcato la tavola: “Hai nove in condotta perché hai poca pulizia davanti al piatto, perché hai poca educazione nel modo di mangiare”, e te lo dicevano chiaro e tondo in liceo.PREGHIERA rosario
VOLONTÀ
di DIO
FORMAZIONE
DOTI UMANE televisione
CONSACRAZIONE vita religiosa
CONSACRAZIONE offerta totale
COMUNITÀ
superiore
AUTOBIOGRAFIA seminario
Modo di dire popolare, con molti significati, alcuni postivi, altri spregiativi. “È uno che tira a campare” = furbastro che vive di espedienti senza darsi pena di lavorare, oppure ci si riferisce a una persona povera e incapace di tirarsi fuori da situazioni che non dipendono dalla sua volontà.
MI283,10 [26-11-69]
10.Adesso, no! Si dice: “La personalità bisogna rispettarla!”, ma come ve la cavate con Dio, quando fate quello che volete? Sì, sì, sono cambiati i tempi, tutto quello che volete! Sono cambiate le forme, tutto quello che volete! Ma non è cambiato Dio, questa è la storia, eh, non è cambiato Dio! E poi non possiamo escludere dalla nostra vita un po’ di penitenza perché è chiaro che per fare la volontà di Dio istante per istante ci vuole un po’ di penitenza. Per esempio, viene qui don Aldo e ci mettiamo d’accordo: “Ci troviamo nel pomeriggio?”. “Sì”. “A che ora? Alle cinque?”. “Beh, all’ora che vuoi tu; anche alle cinque e mezzo, se vuoi”. Fissiamo le cinque. Basta, io non sono più padrone di cambiare; io devo accettare proprio come volontà di Dio quelle “cinque” che ho stabilito. “Ma... le ho stabilite io!”. Ma certo: le ho stabilite io, ma avendo data la parola, devo essere lì alle cinque e non alle cinque e un minuto. “Ma... potrei... lui diceva che anche alle cinque e mezzo sarebbe andato bene”. “Ci siamo messi d’accordo per le cinque?”. “Sì”. E allora alle cinque! Domani sei sacerdote: hai da dire Messa e hai fissato l’orario per le sette? Devi celebrare alle sette! Hai detto che il Battesimo sarà alle sette e mezzo? Alle sette e mezzo! “Ma... mi sono fermato lì due minuti, perché è arrivata una persona...”. Il dovere, figlioli! Il dovere fatto per amor di Dio e fatto con sacrificio. Fuori lo fanno per il pane quotidiano; negli stabilimenti, nelle scuole, devono essere fedeli perché hanno paura dei capi. E noi, figlioli, rischiamo di essere degli scapoli, come diceva il nostro carissimo don Giuseppe, dove ognuno fa quello che gli pare, dove ognuno ‘tira a campare’. E allora si arriva prima, si arriva dopo, si va di qua, si va di là, e da qui poi si fa un passo avanti. E allora cominciamo: hai bisogno di una maglia e te la fai portare da casa, ma esigi che sia così e così; hai bisogno di una paio di calzoni e li ordini: “Li voglio color nocciola, li voglio così, li voglio...”. Amici miei, cambiamo mestiere; figlioli, cambiamo mestiere! Abbiamo abbandonato il mondo per seguire Cristo, e seguire Cristo costa sacrificio, se vogliamo seguirlo realmente; se invece pretendiamo di seguire Cristo e seguire noi stessi, abbiamo sbagliato strada. Seguire il Cristo comporta sacrificio intimo in ogni momento, perché la vita comune comporta sacrificio, come lo comporta la vita familiare. Come possiamo un domani noi, sacerdoti o diaconi, avvicinare certe mamme che sono delle eroine su questo punto, che si sacrificano dalla mattina alla sera, che lavorano per la famiglia, che pregano? Come abbiamo il coraggio di avvicinare queste mamme ed essere maestri spirituali di queste mamme? Ma non capite che in questo modo tradiamo anche la nostra missione?CONSACRAZIONE immolazione
DIO
PENITENZA
VOLONTÀ
di DIO
ESEMPI volontà
di Dio
SACERDOZIO prete
DIO amore a Dio
PECCATO tradimento
GESÙ
sequela
COMUNITÀ
FAMIGLIA
Quando don Ottorino si trovava in seminario, molti giovani passavano con i Padri Comboniani di Verona per dedicarsi alle missioni in Africa. Anche il giovane Ottorino sentì questo desiderio, che dovette accantonare dopo il 5° anno del corso ginnasiale per ordine del padre spirituale.
Era stata emanata da poco da Papa Paolo VI la costituzione apostolica “Missale Romanum” (3.4.1969) che introduceva il nuovo rito per la celebrazione della Santa Messa. Molte parti della Messa erano ancora ‘ad esperimentum’ e ciò favoriva la creatività. Soprattutto i canti furono oggetto di novità. Naturalmente anche i giovani della Casa dell’Immacolata erano rimasti affascinati dall’introduzione di chitarre e tamburelli, e da ritmi non usuali fino allora.
Il religioso Luciano Franceschi, della Comunità dell’Istituto San Gaetano, era il responsabile dell’orto della Casa dell’Immacolata, e tra i suoi attrezzi c’erano anche un trattore e un motocoltivatore da pochi cavalli di potenza.
MI283,11 [26-11-69]
11. 7. La volontà di Dio richiede spirito di penitenza Aggiungo un’altra cosina. Mi pare che qui lo spirito di sacrificio vada un pochino diminuendo. Cose gravi? No, non ci sono cose gravi, almeno, se non le fate di nascosto. Prima ho insistito un pochino sulla direzione spirituale perché so che qualcuno non la fa bene, e naturalmente o va vai lui volontariamente lo mando via io; questo è chiaro! Ma, tolto questo, mi pare che non ci siano cose gravi. Però state attenti perché, quanto a spirito di sacrificio, è facile che cerchiamo quello che ci piace. Per esempio, nel mangiare, dove si vede che si è un po’ capriciosetti, non si sa accettare, non si sa sopportare e tutti sanno quello che piace o non piace all’amico che siede vicino in refettorio. Ah, le nostre mamme! “Su, mangia!”. “E, ma... e tu?”. “Lascia stare! Quando hanno mangiato i figlioli io sono contenta”. Ah, figlioli! Dove sono quei missionari che facevano sacrifici, - ve l’ho ricordato ancora - che lasciavano il seminario per partire per le missioni dell’Africa? Un mio amico mangiava perfino le lumache per fare penitenza.Voi potete dire : “Ah, quelle cose lì!”. Va bene, toglietele pure quelle cose, ma dovete metterci qualcos’altro, perché senza penitenza non si salvano anime, figlioli! Siamo troppo preoccupati di cercare quello che ci piace in tutto e dappertutto. Ora stiamo preparandoci al nuovo rito della Messa:bellissima cosa, cose meravigliose, che bisogna preparare bene nel canto, nelle cerimonie, e fare in modo che riesca veramente bene. Ma se non andiamo alla Messa come è andato Gesù, come è andata la Madonna, cioè con quella veste penitenziale che noi potremo avere soltanto compiendo bene il nostro dovere istante per istante, guardate che ci presentiamo alla Messa senza la materia per il sacrificio. Non basta soltanto assistere alla Messa; bisogna viverla! Un religioso non può vivere la Messa in modo qualsiasi. Il religioso non è un trattore, non può essere paragonato al trattorino di Lucianoche fa rumore, fa rumore e dopo è tutto da capo. No, no! Il religioso è stato creato da Dio e da lui chiamato per essere qualcosa di più di un semplice trattore. E allora non può permettersi il lusso né di scontri, né di fili staccati, né di sassi che sbattono: deve essere tolta qualsiasi cosa che non piaccia al Signore. 8. Conclusione Adesso concedo tre minuti di tempo. Ognuno di noi, cominciando da me, si domandi proprio seriamente, dinanzi al Signore, se è preoccupato in ogni istante della vita e della giornata di essere come Dio lo vuole, dove Dio lo vuole e di fare le cose come Dio vuole che siano fatte. Noi insistiamo tanto su una delle idee fondamentali della nostra Famiglia religiosa: sforzarsi di fare la volontà di Dio. Ma ricordatevi che la volontà di Dio è una cosa meravigliosa per chi la fa bene, è una cosa tremenda per chi la disprezza. E la si può disprezzare con le piccole cose, molte volte, durante la giornata. Ora vi pregherei, proprio per il bene che volete alla Madonna, a nostro Signore Gesù e alle anime che vi attendono, di esaminare un pochino nell’intimo della vostra anima se finora siete stati veramente fedeli in tutte le cose nel fare la volontà del Signore.PENITENZA sacrificio
FORMAZIONE direzione spirituale
PENITENZA
FAMIGLIA mamma
APOSTOLO salvezza delle anime
EUCARISTIA S.Messa
MARIA
GESÙ
CONSACRAZIONE religioso
CONSACRAZIONE mediocrità
CONVERSIONE esame di coscienza
VOLONTÀ