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1. Quando frequentavo le scuole medie, chiamate allora ginnasio, nelle nostre mani c’era un’antologia, e la prima cosa che si faceva, di solito, era leggere i fatterelli più belli dell’antologia. Tra questi ce n’era uno, che vi ho raccontato tante volte e che, se mi permettete, lo ripeto per i più giovani che sono qui dinanzi e non l’hanno ancora sentito. Esso ci può servire da spunto per la nostra meditazione. È la storia del famoso Antonio, il calzolaio brontolone. Era un calzolaio che aveva da dire su tutto e su tutti. Un giorno aprirono un cantiere di lavoro vicino alla sua bottega: ogni tanto lui lasciava il suo deschetto da calzolaio e correva al cantiere. “Ma non vedete? Come si può portare su la secchia in quel modo? Ma come si può mettere la trave in quel modo?”. Insomma, chiunque si presentava davanti a lui, cadeva inesorabilmente sotto la sua critica. Una notte fece un sogno. Gli sembrava d’essere morto e di bussare alla porta del Paradiso. San Pietro, appena lo vide gli disse: “Eh, no! Eh, no! Tu non puoi entrare in Paradiso”. “Ma... come? Ho lavorato tutta la mia vita, non ho fatto peccati, sono stato buono con tutti...”. “Eh, ma hai un difetto, caro: quello di essere brontolone, brontolone. Non puoi entrare in Paradiso. Tu brontoli su tutto e su tutti e porti la discordia in Paradiso”. “Ma... senti, San Pietro. Sulla terra c’era da brontolare perché le cose andavano tutte alla rovescia, ma in Paradiso tutto funziona bene. Come si può entrare in Paradiso e trovare qualche cosa da ridire? Io ti prometto che in Paradiso certamente non brontolerò; è impossibile brontolare in Paradiso perché tutto è perfetto. È sulla terra che gli uomini ne combinano di tutti i colori; vedessi, san Pietro, come gli uomini hanno perso la testa da quando tu sei salito dalla terra! Una volta ce l’avevi con la barca, ma adesso, adesso...”. “Senti, - ha detto allora San Pietro - se tu mi prometti di non dire una parola che sappia di brontolamento, io ti lascio entrare, ma ricordati che alla prima parola ti prendo e ti scaravento fuori dal Paradiso”. E lui promise, giurò e rigiurò, ed entrò in Paradiso. Il primo momento esclamò: “Che bello il Paradiso! Oh, qui non c’è niente da criticare, niente per cui brontolare: tutte le cose sono fatte bene!”. Passarono uno, due, tre giorni, allorché vide un angelo che stava conducendo due cavalli con un carretto carico di materiale. L’angelo carrettiere conduceva i due cavalli per una strada piena di pantano. A un dato momento c’era un po’ di salita. Lui stava a guardare e vedeva che il carretto faceva fatica ad andare avanti. A un dato momento le ruote affondarono e Antonio cominciò a sbuffare: “Uff! Come si fa, come si fa con due cavalli soltanto!”. Stava per sbottare, ma gli venne alla mente la promessa fatta a San Pietro e non brontolò, non disse niente. Sennonché a un dato momento stava per scoppiare, quando vide arrivare un altro angelo con altri due cavalli. “Ah! L’avevo detto io che in Paradiso le cose si fanno per bene! Sicuro, le cose si fanno per bene! Un angelo, e adesso ne arriva un altro con due cavalli. Eh, così, così si doveva fare!”. Arrivò l’angelo con gli altri due cavalli, sennonché, invece di attaccare i suoi cavalli davanti agli altri, li attaccò dietro al carretto e in senso contrario, così che due cavalli tiravano di qua e due di là. Insomma, vedendo questo il nostro Antonio scoppiò: “Ehi, ma cosa fai? Insulso! Perché attacchi i cavalli da quella parte lì?”. Insomma scoppiò e vomitò tutto quello che aveva tenuto dentro in quei giorni; scoppiò completamente. Scoppiare in questa critica e sentirsi preso per il collo da San Pietro e udire: “Ehi, fuori dalla porta; questo non è il tuo posto!”, fu un tutt’uno. Ma mentre usciva dalla porta e guardava ancora, vide che i cavalli avevano le ali e che il carretto si era innalzato. Svegliandosi al mattino disse: “Eh, chi pensava che i cavalli avessero le ali! Avevo ragione io! Però, è certo che i cavalli avevano le ali, ma chi pensava che avessero le ali?”. Ecco, in Paradiso le cose non sono come sulla terra; là si possono anche attaccare due cavalli davanti e due cavalli di dietro, perché hanno le ali.AUTOBIOGRAFIA seminario
NOVISSIMI paradiso
Don Ottorino parafrasa molto liberamente Mt 21,1-11, Mc 11,1-11 e Lc 19,28-38.
Il riferimento è al racconto di Lc 5,4-7.
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2. La nostra azione apostolica è un’azione collegata con il Paradiso, dove non sempre si attaccano quattro cavalli davanti; qualche volta o spesso due cavalli sono attaccati davanti e due di dietro, però i cavalli hanno le ali. In altre parole: non si possono giudicare le azioni apostoliche alla stregua delle azioni umane. Perché? Perché l’azione apostolica può andare anche contro la logica umana, può andare benissimo anche contro la logica umana. È un’azione che viene da Dio e Dio può, attraverso l’annientamento di una persona, far fiorire una comunità cristiana in modo meraviglioso. Se noi vogliamo continuare sul nostro cammino di salvatori di anime, di collaboratori di Dio nella salvezza dei fratelli, bisogna che entriamo in questa economia meravigliosa che è l’economia di Dio, in questa disponibilità nelle mani di Dio, pronti anche a vedere delle cose illogiche e ad accettarle in nome di Dio. Il Santo Padre, in un discorso che ha fatto mercoledì, richiama proprio questo: “State attenti, - egli dice ai cristiani - state attenti. Non fate opera di contestazione, opera umana, perché l’opera della Chiesa non è un’opera orizzontale, ma verticale”. Io vi pregherei proprio di leggerlo questo discorso e di farlo oggetto della vostra meditazione, anche per non farmi dire delle bugie; infatti ho scritto al Santo Padre qualche giorno fa ringraziandolo per il dono del diaconato permanente, dicendogli che noi facciamo dei suoi discorsi oggetto di meditazione e che cerchiamo di orientare la nostra vita e le nostre azioni secondo le sue direttive; leggetelo in questo modo, cioè come si legge una lettera del papà che vuole bene ai suoi figlioli. Non possiamo noi ragionare soltanto umanamente. Sì, è vero, dobbiamo servirci della ragione, dell’esperienza, di tutte quelle cose di cui dobbiamo servirci. Attenti, però: le dobbiamo usare a servizio degli ordini che vengono in senso verticale. San Pietro riceve l’ordine: “Vai, stacca l’asina. Là troverai l’asina, portala via, e se qualcuno ti dice “Ma...”, rispondigli: È il Signore che lo vuole!”. Insomma, umanamente parlando, San Pietro è andato a rubare un’asina! Ciononostante San Pietro ubbidisce e usa le sue gambe, usa la sua esperienza; avrà cercato anche di non farsi notare, tutto quello che volete; egli usa la sua esperienza umana, però sull’ordine di Dio. E quella volta che ha gettato le reti: “Abbiamo lavorato tutta la notte e non abbiamo preso niente, ma... ‘in nomine tuo laxabo rete’”, le avrà gettate bene, come si gettano, da bravi pescatori! Non le avrà prese e buttate là dietro la schiena, ma come si devono gettare... nel luogo stabilito da Dio e in nome di Dio. Noi dobbiamo usare la ragione, l’esperienza, tutti i nostri doni, la cultura che abbiamo, ma ricordatevi che o entriamo in questa economia di Dio o, altrimenti, non riusciamo a fare niente, specialmente in questo momento terribile, terribile. È un momento in cui il demonio sta lavorando in una forma, vorrei dire, come mai ha fatto, nel quale sta un pochino organizzando i suoi satelliti.NOVISSIMI paradiso
APOSTOLO salvezza delle anime
DOTI UMANE disponibilità
CHIESA Papa
CONGREGAZIONE storia
DIACONATO
DOTI UMANE esperienza
PAROLA DI DIO Vangelo
DOTI UMANE cultura
Cfr. Mt 17,14-21, Mc 9,14-29 e Lc 9,37-43.
Caratteristica espressione con la quale Santa Caterina da Siena chiamava abitualmente il Papa.
Don Ottorino prende l’esempio delle colonne portanti nelle costruzioni che vengono ‘gettate’ in casse sagomate dai carpentieri e riempite di calcestruzzo. Una volta che il cemento ha fatto presa, vengono tolte le assi che formano lo stampo e il manufatto di cemento è pronto per sostenere il resto della costruzione.
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3. Ora, se noi non ci uniamo a Cristo, in un modo tale da essere nelle mani del Signore come un fazzoletto, pronti a tutto per amore suo, guardate che non facciamo niente, facciamo un’opera umana: una piccola fiammata di paglia! È impossibile resistere al demonio se non siamo gli esecutori di un piano di Dio: nel nome di Dio noi possiamo far camminare gli storpi, far risuscitare i morti, far camminare coloro che non camminano, ma, se non andiamo nel nome di Dio, se andiamo per nostra iniziativa, facciamo la bella figura che hanno fatto gli Apostoli ai piedi del monte Tabor: per una notte intera hanno cercato di scacciare un demonio e non ci sono riusciti. Insisto su questo, primo di tutto perché è il Papa che ce lo dice, e per noi il Papa è ‘il dolce Cristo in terra’, colui dinanzi al quale noi ci inginocchiamo. Perché? Perché egli ci manifesta la volontà di Dio, ed è colui per il quale siamo pronti a morire. Infatti sappiamo che morire con il Papa vuol dire morire con Cristo. Ora io vi pregherei, proprio per quelle anime che vi attendono, per la nostra buona mamma, la Madonna, fate di tutto per preoccuparvi di congiungervi in forma verticale, non orizzontale. Oggi gli uomini sono troppo preoccupati di una Chiesa sociologica, di una Chiesa orizzontale. È vero che ci sono tante strutture da cambiare; lo dice anche il Santo Padre, però... mettendosi fuori della Casa dell’Immacolata a criticare le sue strutture non si cambia la Casa dell’Immacolata. Noi siamo chiamati ad essere colonne e, allora, che cosa bisogna fare per esserlo? Bisogna mettersi prima in una cassa stampo e lasciarsi formare: ecco quello che è necessario, ecco la vostra missione! Voi non siete chiamati ad essere i critici della Chiesa di Dio, ma ad essere le colonne della sua Chiesa. Siamo d’accordo che certe strutture bisogna cambiarle, ma non è criticando che si cambiano le strutture, è invece lavorando. E il lavoro che voi dovete compiere per cambiare le strutture, che piano piano dovranno pure essere cambiate, è appunto questo: divenire voi colonne per essere usate da Dio e dalla Chiesa al posto delle vecchie strutture. Domani voi sarete presi e messi al posto di qualche vecchio muro, e sarete colonne moderne, bellissime. Ma dove sono queste colonne? A noi non interessa vedere dove siano. Io so una cosa sola: il Signore ha chiamato me e allora io devo formarmi come mi vuole lui, perché è lui l’artista della riforma di queste strutture. È lui l’artista, è lui il regista di tutto il movimento meraviglioso che c’è nella Chiesa di Dio. E allora, se voi volete riformare la Chiesa, riformare certe cose che, forse, dovranno essere riformate, non è con la critica che lo farete, né con il mettervi insieme per contestare, ma riformando voi stessi, preparando voi stessi e mettendovi a totale disposizione di Dio, proprio a completa disposizione di Dio, dicendogli: “Signore, eccomi qua. Io non so dove tu mi userai. Potrai usarmi come il Santo Curato d’Ars in un paesetto disperso nel mondo”.VOLONTÀ
di DIO
VOLONTÀ
di DIO abbandono alla...
GESÙ
unione con...
DOTI UMANE disponibilità
CROCE Demonio
DIO piano di salvezza
CHIESA Papa
APOSTOLO salvezza delle anime
MARIA la nostra buona mamma
CHIESA
DOTI UMANE rinnovamento
DOTI UMANE equilibrio
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
COMUNITÀ
critica
APOSTOLO missione
APOSTOLO chiamata
CONGREGAZIONE fondatore
Don Guido Massignan era all’epoca segretario della Congregazione e direttore della Casa dell’Immacolata, mentre il cardinale Gabriele Maria Garrone, francese, era all’epoca il prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, mentre precedentemente era stato vescovo di Tolosa in Francia.
Ruggero Pinton frequentava all’epoca il 3° anno del corso teologico.
Venco era all’epoca vicedirettore della Casa dell’Immacolata per le sezioni del corso liceale e di quello teologico.
Don Ottorino scherza con Marco Pinton, che all’epoca frequentava il 3° anno del corso liceale.
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4. Ieri sera leggevo un libretto del cardinale Garrone che don Guido mi ha passato. Varrebbe la pena farlo oggetto di meditazione. In esso c’è un discorso che il cardinale ha fatto a Tolosa ai seminaristi, nel quale dice: “Io so che cosa voi pensate: sono cose belle, sono cose belle, però, però...”. Egli è partito con un colpo d’ala meraviglioso, dicendo a questi giovani che quello che sta capitando adesso è opera di Dio. “Volete questo? Ma benissimo! Volete quest’altro? Benissimo. Ed è giusto, però, però, sempre nelle mani di Dio, a disposizione di Dio! Dovete cercare Dio!”. Sotto queste parole si sente proprio un’anima apostolica meravigliosa. Io direi che questo vale specialmente per noi che siamo in questa Famiglia religiosa, che siamo stati chiamati da Dio in questa Famiglia religiosa... Proprio in quel discorso, il cardinale diceva, e lo leggevo stanotte, in particolare questo: “Il Santo Curato d’Ars sarebbe valido ancor oggi. Voi cercate tanto di imitarlo, pur cambiando il modo di parlare e di fare, adattato se volete a questi tempi... ebbene egli sarebbe valido ancor oggi”. Non so che cosa il Signore voglia da voi, ma so soltanto questo: è lui che vi ha chiamati qui, lui che sta preparandovi. Se voi vi lasciate preparare dal Signore, andrete dove lui vi attende; se voi non vi lascerete preparare dal Signore, voi sarete ai margini, sarete ai margini! Può darsi che tra voi ci sia un Santo Curato d’Ars, un San Francesco di Sales, un Pio X, però può darsi anche che in mezzo a voi ci sia un domani un Santo Curato d’Ars fallito. Per esempio, poniamo un’ipotesi. Il Signore ha chiamato Ruggero ad essere un Santo Curato d’Ars. Aveva già il suo disegno: fosse un domani un faro acceso in mezzo ad una nazione, nell’umiltà di un piccolo paese, ma capace di sconvolgere quella nazione, come lo è stato il Santo Curato d’Ars. Ruggero però non ha risposto e nessuno sa che è stato un fallito. Può darsi benissimo che Venco Don Girolamo sia chiamato ad essere il San Francesco di Sales, dell’America Latina: non risponde, ed ecco un altro vuoto! Può darsi che Marco sia chiamato ad essere... Papa Minchione III, e va bene! Non risponde: è un altro vuoto! Amici, nessuno si accorgerà che sono mancate queste tre persone, però Dio un bel giorno dirà: “Io avevo pensato fin dall’eternità che la Congregazione dovesse darmi un Santo Curato d’Ars, un San Francesco di Sales, un San Pio X: questi tre che io ho chiamato non sono arrivati. Perché? Perché hanno lavorato troppo orizzontalmente e poco verticalmente; si sono troppo preoccupati di formarsi come hanno voluto loro e non come volevo io”. Ecco l’errore! Si sono troppo preoccupati di lavorarsi umanamente, come hanno voluto loro, preoccupati di prepararsi un cantuccio: “Io vorrei essere là, e allora mi preparo spingendo con i gomiti, perché devo arrivare là”. Non hanno chiesto: “Signore, dov’è che mi vuoi? E allora, Signore, aiutami! Io voglio arrivare là, ma perché ho capito che tu mi vuoi là”.DIO centralità
di...
DOTI UMANE disponibilità
CONGREGAZIONE missione
FORMAZIONE
ESEMPI vocazione
DOTI UMANE corrispondenza
APOSTOLO chiamata
DOTI UMANE responsabilità
A Grumolo delle Abbadesse (VI) la Congregazione aveva una colonia agricola, per cui la destinazione a quella Comunità era considerata quasi come un castigo per che desiderava la vita apostolica e missionaria.
Don Paolo Crivellaro stava frequentando all’epoca il Pontificio Istituto Biblico di Roma.
La parrocchia della B.M.V. Madre delle Grazie del quartiere Isolotto di Firenze era al centro di gravi movimenti scismatici tra la Chiesa fiorentina e il parroco don Enzo Mazzi molto vicino a correnti teologiche olandesi che volevano condurre un processo di rinnovamento della Chiesa che non era secondo gli intendimenti dei Padri Conciliari del Vaticano II. Nel frattempo il caso aveva assunto una risonanza europea. La comunità parrocchiale e la stessa Chiesa fiorentina erano spaccate e spesso sfociavano in aperte manifestazioni di ostilità finché il cardinale Ermenegildo Florit sospese il parroco don Mazzi e chiamò la Congregazione a reggere la parrocchia nel tentativo di ricostruire la carità che era stata spezzata. I religiosi della Pia Società San Gaetano, Don Pietro De Marchi, don Gabriele Grolla e il diacono Giovanni Orfano, giunsero all’Isolotto il 3.4.1969, durante la settimana santa.
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5. Il primo passo deve essere questo: “Signore, che cosa vuoi da me? Dove devo arrivare?”. Poi, quando il Signore ti ha detto dove devi arrivare, tu devi mettercela tutta; è solo questione di partenza. Nessuno vi dice: “Non lavoratevi!”. Anzi il Signore vi dirà: “Lavora, lavora, studia, fa’ esercizio, muoviti!”. Però è il punto di partenza che dà la luce, che dà il colore. Se il punto di partenza è umano, cioè se voglio sviluppare le mie doti, sviluppare la mia personalità, se sento il bisogno... “Sa, perché domani dovrò essere preparato...”. Bellissime cose, ma se tu queste cose le fai perché Dio te le chiede. “Eh, s’intende; le faccio per amore del Signore!”. Piano a dire che le fai per amore del Signore! Sarà vero se tu ti metti dinanzi al Signore e fai queste cose solo per Iddio, pronto anche un domani ad andare a finire a Grumolo per tutta la vita dicendo: “Parla, Signore!”. Se la tua preoccupazione in ogni istante è solo questa: “Signore, dimmi quello che vuoi. Mi hai mandato a Roma a studiare; ho studiato tre anni di filosofia. Adesso mi mandi improvvisamente a Crotone a fare il cappellano... Ma, allora, ad quid? A me non interessa saperlo”, se tu hai questa disposizione, puoi continuare a fare scuola di filosofia, altrimenti no, perché tu non saresti un educatore; non hai capito niente! Arriva a casa don Paolo Crivellaro: ha studiato, si è licenziato in Sacra Scrittura e lo mandiamo... Dove? Lo mandiamo, per esempio, nell’ultimo posto della Congregazione, supponiamo a Grumolo: “Senti, occorre uno che vada a Grumolo a fare da cappellano alle pie donne. Fa’ un piacere, rimani là per alcuni anni”. “Ma, allora, ‘ad quid?’ Perché mi hanno mandato a studiare a Roma? Perché, perché, perché?”. E allora scappa fuori l’Isolotto: o ne esce il santo o ne esce l’Isolotto. Se don Paolo Crivellaro è disposto ad andare là pensando: “Io cerco la volontà di Dio, metto dinanzi le mie difficoltà e poi sono pronto a fare la volontà del Signore”, allora puoi prendere don Paolo Crivellaro e metterlo anche sul trono di Pietro, perché tu sai che non falsificherà la volontà di Dio. Ma se egli dirà: “No, io non me la sento di andarci; me ne dispiace tanto, ma non me la sento”, allora avrai un ribelle. Egli non sarà un formatore degli altri, per lui non passa la corrente neanche per sogno.VOLONTÀ
di DIO
DOTI UMANE disponibilità
DOTI UMANE personalità
DIO amore a Dio
CONSACRAZIONE offerta totale
VOLONTÀ
di DIO abbandono alla...
ESEMPI volontà
di Dio
CONSACRAZIONE santo
Evidentemente don Ottorino allude al fatto che don Guido stava uscendo in quel momento.
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6. Del resto, quale sarà quel superiore cretino che, un domani, prenderà don Paolo Crivellaro e lo manderà a Grumolo a fare il contadino? Voi capite con chiarezza che è un’assurdità. Quale sarà il cretino di superiore che prenderà uno che ha due talenti e lo metterà dove non li può trafficare? Anche noi superiori dobbiamo rispondere dinanzi al Signore, non possiamo sacrificare gli uomini. Però, attenti: se noi non lo possiamo fare, può darsi che il Signore qualche volta ce lo faccia fare e ci renda scemi per otto giorni per mettere alla prova la virtù di qualcuno. D’accordo, eh! Se noi superiori non lo dobbiamo fare, può permetterlo il Signore; noi non lo dobbiamo fare, ma l’individuo deve essere disposto a questo, altrimenti non può fare, non deve fare, non deve muoversi, perché non abbiamo l’uomo di Dio. Sono questi gli uomini che devono uscire da questa casa: uomini che sviluppino in pieno la loro personalità, che sviluppino in pieno le loro doti. Se potete saltare cinquanta metri, dovete tentare un salto da cinquantun metri e non da cinquanta; se potete suonare, dovete suonare; se potete cantare, dovete cantare. Le vostre doti dovete svilupparle per metterle tutte a disposizione di Dio. Ma se, quando avessi sviluppato tutte le tue doti, ti presentassi dinanzi a Dio: “Ecco, Signore, le ho qui”, e Dio ti dicesse: “Beh, mettile tutte da una parte adesso, e adopera quest’altra dote”, tu devi essere disposto a dire: “Signore, mi costa, ma non importa. Io sono qui per il tuo servizio. Se ho sviluppato queste doti, l’ho fatto per te e solo per te”. Allora sì siamo a posto, allora sì con questi uomini possiamo salvare il mondo. Perché, vedete, non c’è proporzione tra l’azione apostolica e l’uomo che la compie, per quanto grande sia l’uomo. Per quanto grande e intelligente sia Pietro, non c’è proporzione fra le cinquemila persone da sfamare e i pochi pesci che egli ha in mano. Per quanto grande sia un apostolo, non c’è proporzione tra le migliaia e migliaia di persone che lo attendono e la sua opera: ci vuole l’intervento della grazia di Dio. Torniamo a dire quello che abbiamo detto prima: l’azione è tutta di Dio come è tutta nostra, ma è innanzitutto tutta di Dio. E nell’azione di Dio ci sono i cavalli che qualche volta sono attaccati in una forma non logica. Mi dispiace che don Guido debba partire sul più bello, ma non importa: riferiremo.COMUNITÀ
superiore
DOTI UMANE talenti
DOTI UMANE responsabilità
VIRTÙ
CROCE prove
VOLONTÀ
di DIO
APOSTOLO uomo di Dio
DOTI UMANE disponibilità
DOTI UMANE
FORMAZIONE
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
DOTI UMANE personalità
A questo punto don Ottorino legge e commenta il testo delle delibere del 1° Capitolo generale sulla vita di pietà. Il testo viene sempre riportato in corsivo.
La pellagra è una malattia da carenza vitaminica che colpisce le popolazioni che fanno molto uso di solo mais nell’alimentazione, com’era il caso delle popolazioni venete d’inizio secolo. Non è una malattia ‘da sporcizia’, anche se chi ne è colpito presenta una pelle screpolata, nera, con pustole e croste che possono far pensare a mancanza di igiene personale.
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7. Adesso è naturale domandarci: come possiamo divenire proprio così? Abbiamo qui poche righe che ce lo indicano. «Ogni religioso rimanga fedele alla confessione, possibilmente settimanale, cercandovi anche l’aiuto di una direzione spirituale». Senza confessione non possiamo essere puri. “Ma io non ho peccati gravi; perché devo andare a confessarmi ogni otto o dieci giorni?”. “Va bene, tu non hai cose gravi, ma perché ti lavi ogni giorno? In fondo non sei tanto sporco; potresti lavarti una volta al mese”. “Allora mi verrebbero delle malattie... i pidocchi, la pellagra, qualcosa del genere”. La confessione è un sacramento! Perché fare la comunione ogni giorno? Perché pregare ogni giorno? Questi sono i canali della grazia di Dio. È attraverso il sacramento della confessione che il Signore ci purifica; è dinanzi alla croce che noi veniamo lavati! E quando ci presentiamo con umiltà dinanzi a Dio, dinanzi al crocifisso, dinanzi al confessore per avere l’assoluzione, è un lavacro di grazia che passa dentro di noi, è un cavare le radici del male, è uno sradicare da noi quello che c’è di male. Non mi dilungo tanto sulla confessione perché spero che questo lo comprendiate, e anche perché ho ancora pochi minuti a disposizione. Vi dico soltanto una cosa riguardo alla confessione. Quando vi siete confessati bene, vi sentite poi più leggeri, anche se non avevate peccati gravi. Non è vero? Quando fate bene una confessione, anche se non avete peccati gravi, vi sentite più contenti. Lo provo anch’io, sapete! Quando vado a confessarmi, e lo faccio ogni settimana, quel giorno sono più contento. Tante volte perfino lo esprimo: “Sono andato a confessarmi”. Quante volte l’ho detto magari così... perché ci si sente più contenti. Ringraziando il Signore, non si va a portare peccati mortali, neanche vorrei dire peccati veniali volontari; sono le solite imperfezioni, però è un condannare ancora un volta le nostre miserie. E poi... ti senti contento perché hai avuto un aumento della grazia. Cercate di valorizzare questo sacramento, cercate di valorizzarlo, cercate di capirlo.CONGREGAZIONE Capitolo
CONSACRAZIONE religioso
FORMAZIONE direzione spirituale
EUCARISTIA comunione
GRAZIA
GESÙ
crocifisso
VIRTÙ
umiltà
Per misurare l’acidità del preparato, composto di vari liquidi, con cui venivano mescolati i vari ingredienti che formavano i pannelli delle case prefabbricate costruite per alcuni anni nella Casa dell’Immacolata, veniva usato un aerometro tarato in gradi detti Baumé dal nome del suo inventore, il chimico francese Antoine Baumé (1728-1804).
Nel testo registrato don Ottorino cita il verso: “Ai posteri l’ardua sentenza”, tratto dall’ode di Alessandro Manzoni, Il cinque maggio, scritta per la morte di Napoleone Bonaparte nel 1821.
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8. Le nostre delibere accennano alla direzione spirituale, ed è proprio qui dove avrei dovuto incentrare, questa mattina, tutta la meditazione; tutto il resto avrebbe dovuto essere di preambolo. La direzione spirituale è necessaria se vogliamo far sì che la nostra vita sia legata in forma verticale. Se noi vogliamo costruire una vita spirituale da soli, senza una direzione spirituale, noi facciamo una vita religiosa orizzontale. Perché? Perché noi vediamo con il nostro occhio. Anch’io, che ho più di cinquant’anni, se dovessi camminare da solo, pur con il Vangelo, il tabernacolo e tutto il resto, minaccerei di cascare in un lavoro orizzontale e non in una lavoro verticale. È chiaro che il padre spirituale non può vedere tutte le mie cose orizzontali, perché io sono dentro la Congregazione e non posso raccontare tutto; cioè il mio padre spirituale non può capire certe cose perché non vive dentro qui. Perciò le cose orizzontali tante volte non le tratto con il mio padre spirituale. Però è sul piano verticale, figlioli, dove noi non possiamo camminare da soli. Quali sono i punti fondamentali, i tre punti fondamentali della direzione spirituale, dove il padre spirituale è proprio il rappresentante di Dio, colui che deve aiutarci, e con il quale dobbiamo aprire la nostra anima?CONGREGAZIONE Capitolo
FORMAZIONE direzione spirituale
APOSTOLO vita interiore
CONSACRAZIONE vita religiosa
PAROLA DI DIO Vangelo
EUCARISTIA tabernacolo
CONGREGAZIONE
DIO rapporto personale
PREGHIERA sentimentalismo
DIO amore di...
DIO cuore di...
DIO bontà
di...
GRAZIA Confessione
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9.VOLONTÀ
di DIO ricerca della...
FORMAZIONE direzione spirituale
PREGHIERA vita interiore
DOTI UMANE
VOLONTÀ
di DIO firma di Dio
Il riferimento è all’assistente Vinicio Picco che per don Ottorino, per il fatto di provenire dalla città di Valdagno (VI), è sempre l’esempio di colui che non sa nulla della vita di una famiglia di campagna.
Don Ottorino nomina Renzo Meneguzzo, all’epoca ancora novizio, che era perito agrario e di conseguenza esperto in queste faccende delle famiglie agricole.
Escrescenza carnosa, rossa, dentellata che nasce sulla testa dei polli e che tende ad inturgidirsi quando il gallo è nel periodo del corteggiamento o quando è in lotta con un altro gallo per la supremazia territoriale. Da questo atteggiamento altero del gallo che inalbera la sua ‘cresta’ per far colpo su avversari e galline deriva il detto popolare, sinonimo di superbia, ‘alzare la cresta’.
Il professore Cavazzani era, all’epoca, il primario del reparto di otorinolaringoiatria dell’ospedale civile di Vicenza.
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10.FORMAZIONE direzione spirituale
VIZI superbia
NOVISSIMI paradiso
NOVISSIMI purgatorio
DIACONATO
DOTI UMANE coraggio
VOLONTÀ
di DIO
DIO rapporto personale