Don Ottorino si riferisce ad un intervento straordinario della provvidenza, domandato con entusiasmo dai giovani della Casa dell’Immacolata che si impegnarono per mesi con preghiere e sacrifici, senza sapere esattamente quale fosse la grazia che don Ottorino aspettava, che permise l’acquisto del terreno ove venne costruita l’attuale Casa dell’Immacolata. Fino al 1952 invece si trovava presso l’Istituto San Gaetano, in un edificio isolato, ma sempre nel complesso dell’Istituto.
La prima apparizione della Madonna a Fatima avvenne la domenica 13 maggio 1917.
‘Pissacan’ è il termine dialettale veneto con cui si indica il tarassaco, erba che si mangia in primavera e che ha buoni poteri depurativi per l’organismo, e per questo in Italia viene chiamato popolarmente anche ‘piscialetto’. La sua infiorescenza, di uno splendido colore giallo, allieta i prati in primavera. Da notare che il termine dialettale è particolarmente significativo.
Il riferimento è a don Bruno Tibaldo, che nel 1943 aveva appena dodici anni. Don Ottorino stesso lo aveva prelevato dal suo paese di Crespadoro (VI), dopo che durante una rappresaglia i soldati tedeschi avevano fucilato il padre e un fratello, e lo aveva condotto in bicicletta all’Istituto avviandolo al sacerdozio.
Don Ottorino si riferisce alla prima Casa dell’Immacolata, costruita nel 1945 con il materiale della cattedrale e dell’episcopio distrutti dalla guerra nel terreno dell’Istituto San Gaetano, ma come edificio separato, mentre negli anni precedenti il Gruppo dell’Immacolata viveva all’interno dei giovani orfani dell’Istituto.
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1. Ieri abbiamo ricordato un dodici maggio lontano lontano: il 12 maggio 1952. Allora abbiamo strappato, si può dire, una grazia alla Madonna, la grazia di un segno, segno che ci è poi servito anche per comperare il terreno dove venne costruita la nuova Casa dell’Immacolata. Noi ricorderemo sempre questo dodici maggio come un segno della nostra buona mamma: è stato un giorno che ci ha indicato la volontà del Signore, il quale ha voluto che sorgesse la Casa dell’Immacolata. Ma è bello per noi anche il 13 maggio perché ricordiamo un altro grande avvenimento: la prima apparizione della Madonna a Fatima. È bello, quindi, soffermarci un po’ dinanzi alla Madonna per ricordare questi avvenimenti. La Casa dell’Immacolata ha avuto il suo inizio proprio qui, nel 1952. Però, prima della Casa dell’Immacolata, c’era il Gruppo dell’Immacolata. Quando nel 1941 quel povero prete che era il cappellano dell’Araceli ha incominciato nel sottopalco ha avuto subito una brutta idea: quella di scegliere alcuni giovani e creare con questi il Gruppo dell’Immacolata. Soltanto che se si sceglie tra i fiori è abbastanza facile, ma se si sceglie fra i “pissacan” - in chiesa non si potrebbe dire questa parola - è naturale che all’inizio non si possono avere garofani e neppure rose. Infatti i primi ragazzi raccolti erano ragazzi che rubavano, che bestemmiavano, e non era facile creare il Gruppo dell’Immacolata con loro. Tra i primi sette ragazzi orfani ne ho scelto due o tre come Gruppo dell’Immacolata, ma in seguito uno l’ho trovato in galera: il Gruppo dell’Immacolata ha avuto proprio un bell’inizio! Insomma, avete i fondatori dell’Immacolata che vi fanno onore! Dopo circa un paio d’anni, quando il gruppo dei giovani orfani è aumentato, anche il Gruppo dell’Immacolata è diventato un po’ più scelto. Nel 1943 infatti avevamo già un bel gruppetto scelto di giovani che formavano il Gruppo l’Immacolata, fra i quali ricordiamo il nostro caro don Bruno . Nel 1945 questo piccolo gruppo venne trapiantato in un pezzo di casa nuova, dove attualmente c’è il forno, cioè il Gruppo dell’Immacolata ha iniziato una vita autonoma in una propria casa. Poi, crescendo di numero degli orfani, il Gruppo non godeva più la necessaria autonomia per la vita e gli studi, per cui si è sentito il bisogno di separare dall’edificio dell’Istituto questo cavolo, perché trapiantato potesse crescere di più.MARIA madre della Congregazione
MARIA la nostra buona mamma
CONGREGAZIONE Case della Congregazione
MARIA Fatima
CONGREGAZIONE storia
AUTOBIOGRAFIA Araceli
Don Ottorino si riferisce ai ragazzetti che frequentavano le classi della scuola media, presenti nei primi banchi della cappella perché il fioretto mariano era per tutta la Comunità della Casa dell’Immacolata.
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2.Proprio questa sera è venuto da me uno dei primi giovani, non dei primi sette, ma dei secondi giovani del Gruppo dell’Immacolata: un giovane che nel 1943 e nel 1944 faceva parte del Gruppo dell’Immacolata. Ora ha trentotto anni, vive a Treviso e mi ha detto: “Qualche mese fa sono passato dinanzi alla Casa dell’Immacolata: erano le otto di sera e ho visto dei giovani in portineria che camminavano e parlavano. Le confesso che non ho avuto il coraggio di entrare perché temevo di disturbarla, ma oggi sono venuto di proposito perché era tanto tempo che non la vedevo, e sono venuto per dirle che il Signore mi ha voluto tanto, tanto e tanto bene. Sono venuto da lei per ringraziarla. Da molto tempo dicevo a mia moglie che sarei venuto a ringraziarla per quello che il Signore mi ha dato attraverso lei”. Quest’uomo è stato compagno di scuola di don Bruno Tibaldo, uno dei tanti ragazzi accolti in Istituto, con una situazione familiare piuttosto tragica, ma sembrava un po’ più buono degli altri... quasi come i ragazzini che abbiamo qui davanti. Quando ho scelto questo giovane e gli ho detto: “Ti piacerebbe appartenere al Gruppo dell’Immacolata?”, mi ha subito risposto: “Sì, volentieri!”. Lo dico sottovoce perché fuori non sentano, ma vi assicuro che quei ragazzi erano veramente buoni. Pochi hanno continuato nel cammino verso la consacrazione, ma certamente erano i ragazzi più buoni che avevo all’inizio, anche se non c’era la vocazione nella maggioranza o nella quasi totalità di loro. Però erano buoni, veramente buoni. L’uomo che è venuto qui questa sera, quando era ragazzo recitava ogni giorno l’Ufficietto della Madonna, faceva certamente cinque o sei visite quotidiane in chiesa da solo. Vi posso assicurare che voleva tanto bene alla Madonna, ma veramente tanto bene alla Madonna: era un seminarista modello sotto ogni aspetto. Tanto è vero che quando un giorno mi ha detto: “Don Ottorino, non mi sento di continuare, non mi pare che questa sia la mia strada...”, non vi nascondo che sono rimasto male. Però, la vita consacrata non era la sua strada e allora l’ho aiutato. Questa sera mi diceva: “Ricordo ancora i soldi che lei mi ha dato il giorno in cui sono partito. Ricordo che lei mi ha pagato il viaggio per andare a Torino dove avevo un fratello: lei mi ha aiutato”. Se ne è andato in maniera corretta, salutando con filiale affetto questa Casa dove non ha lasciato un triste ricordo; fino all’ultima ora si è comportato veramente bene.CONGREGAZIONE storia
MARIA devozione a ...
Don Ottorino usava frequentemente questa espressione quando voleva parlare della Casa dell’Immacolata in forma indiretta.
Con tale espressione don Ottorino vuole indicare che il giovane manca di sufficiente maturità e di buon criterio.
L’espressione che don Ottorino usa è un richiamo alla terzina iniziale dell’immortale poema dantesco: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi trovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita”.
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3.Non si è comportato come certi giovani del seminario di Copenaghen che, quando hanno deciso di non rimanere più nella casa di formazione, cominciano a diventare lavativi, agiscono da superuomini, si dimostrano stupidelli, tralasciano la vita di pietà, per cui subito si può dire: “Quello certamente ha deciso di andarsene; si nota che invece di essere più buoni cominciano a fare un po’ i cattivelli”. Di solito questo capita perché l’acqua non arriva alla testa , perché hanno la testa o troppo grossa o troppo piccola. Mi riferisco non a quello che capita fra noi, ma nel seminario di Copenaghen. Quel ragazzo è rimasto comportandosi bene fino all’ultima ora, come se quella fosse la sua strada, ed è partito lasciando un vuoto nel nostro cuore, anche perché, mentre adesso siamo in molti, allora c’era solo quel piccolo gruppo, erano pochi, sette o otto o dieci giovani, ed erano le speranze per il futuro. Questa sera mi ha raccontato un po’ la sua storia e allora ho detto: “Questo è un tema bellissimo per il nostro incontro di questa sera”. Quando è partito di qui, è andato a Torino; naturalmente si è incontrato con il fratello, ma si è incontrato anche con un ambiente ben diverso. È entrato subito a lavorare in un’officina: entrare in officina è stato per lui un salto in un ambiente completamente nuovo. Abituato nel nostro clima di famiglia e alle attenzioni riservate ai membri del Gruppo dell’Immacolata, s’è trovato dinanzi a giovanotti e a uomini che certo non la pensavano come lui. Mi ha confermato: “Per un po’ ho resistito, ma poi sono stato travolto e non ho capito più niente. Sono entrato in una ‘selva oscura’ e non ho capito più niente. Sono andato avanti più di due anni in questa situazione di totale disorientamento tanto che mi sembrava di trovarmi immerso nell’Inferno. Ho resistito per un po’ e poi sono stato travolto: una fiamma mi ha avvolto dal di dentro e sono stato travolto. A un dato momento, però, quasi improvvisamente, come quando una nube si apre e appare il sole, mi è apparso il sole, ho visto la luce: ho ripensato a lei, ho ripensato all’Istituto, ho ripensato alla Madonna. Lei mi aveva insegnato ad amare la Madonna, ed ora ricordavo l’Ufficietto della Madonna”. Ricordate quello che vi dicevo della famosa Madonna alla quale i ragazzi scrivevano bigliettini: “O pulirai le nostre macchie, altrimenti noi... O tu ci aiuti, altrimenti noi... Se ci aiuti noi non bestemmieremo più, altrimenti...”. E ha continuato: “Mi sono ricordato della Madonna, mi sono ricordato delle grazie particolari che, per l’intercessione della Madonna, continuavano a giungere nell’Istituto. Mi sono ricordato proprio di quelle grazie, e in particolare ho ricordato che non c’è mai mancato niente. Ci siamo trovati in momenti di disagio e la Madonna provvedeva, provvedeva sempre.CONGREGAZIONE storia
SOCIETÀ
lavoro
MARIA devozione a ...
MARIA la nostra buona mamma
MARIA mediatrice
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4.E mi sono ricordato di quello che lei diceva a noi: ‘Ricordatevi che la Madonna provvede non per me, ma per voi. La Madonna manda il pane perché sa che siete qui voi. E se un domani nella vita vi troverete in qualche necessità, non abbiate paura: quella mamma che oggi provvede qui, provvederà anche per voi. Perciò, rivolgetevi a lei, e anche se, disgraziatamente, a un dato momento avrete perso la strada, non abbiate paura: la Madonna è una mamma, rivolgetevi a lei!’. Le dico, don Ottorino: mi sono trovato improvvisamente come immerso in un grande quadro e una luce mi illuminava. Avevo sbagliato: non importava! Sono partito da Torino e sono venuto a Vicenza, a Monte Berico, per incontrarmi con la Madonna. Mi sono incontrato con la Madonna e ho ripreso forza; da allora ho continuato in quell’ambiente, però con una luce nuova. Sono ritornato parecchie volte a Monte Berico e più di una volta avrei voluto venire da lei, ma non ne avevo il coraggio. Ricordavo anche che lei spesso ricercava la volontà di Dio, e a Torino ho tanto pregato la Madonna perché mi indicasse la sua volontà. Mi permetta allora che le racconti con molta semplicità quanto è accaduto. Ero andato in chiesa, e mi sono messo a pregare tanto la Madonna perché mi illuminasse sull’orientamento da dare alla mia vita. Una notte mi sono addormentato e ho sognato: nel sogno mi sono trovato a San Donà di Piave, dove c’è un ponte sul Piave. Da una parte del ponte veniva una ragazza mentre io mi avvicinavo dall’altra, e in mezzo al ponte ci siamo incontrati; allora ho sentito una voce che mi diceva: “Oggi tu hai pregato la Madonna: questa ragazza sarà la compagna della tua vita”. Qualche giorno dopo ho trovato a Torino una ragazza di San Donà di Piave, e quattro mesi dopo eravamo sposati. Lei mi dirà che è stata una casualità, però io dico che è stato un dono della Madonna perché quella creatura, che ora è mia moglie, mi ha aiutato tanto e io non sono degno - ha detto questa frase in dialetto - del dono che Dio mi ha fatto perché la mia sposa mi ha aiutato molto. Viviamo insieme cercando sempre di fare la volontà del Signore. Quando mi trovo in qualche momento nero, quando incontro delle difficoltà, vado dal parroco e gli dico: ‘Signor parroco, mi faccia il piacere: questa è un’offerta perché mi celebri una Messa per domandare che io possa fare la volontà di Dio’, e il Signore mi ha sempre aiutato”.MARIA la nostra buona mamma
MARIA devozione a ...
VOLONTÀ
di DIO
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5.Attualmente quest’uomo è proprietario di uno stabilimento, un piccolo stabilimento per fabbricare caldaie: ne fabbrica ottomila al mese. Gode di una buona situazione economica, e mi ha aggiunto: “Io posso assicurarle che la Madonna non mi ha mai abbandonato, e sempre avevo l’intenzione di venire a dirle questa cosa”. Io stavo per entrare in chiesa a preparare un pensiero per questa sera quando lui è venuto e mi ha intrattenuto fino alle diciotto, e allora ho pensato: “La Madonna mi ha mandato questa persona per avere una testimonianza da raccontarvi”. Però, cari amici, noi che predichiamo agli altri siamo veramente convinti che in Paradiso la nostra buona mamma, la Madonna, ci segue sempre, istante per istante? Quando la Madonna è apparsa a Fatima, Lucia ha chiesto subito: “Ah, venite dal Paradiso! E io verrò in Paradiso?”. La piccola Lucia pensava al Paradiso, desiderava il Paradiso. E noi, figlioli, che viviamo in un momento in cui sulla terra si vive bene, in cui la tecnica offre tante comodità per rendere più piacevole l’abitare sopra la terra, ditemi un po’: “Pensiamo al Paradiso? Pensiamo che lassù abbiamo una mamma che ci attende? Nel nostro cammino quotidiano, nelle difficoltà che incontriamo, sia intime che spirituali, siamo convinti che questa buona mamma è sempre a nostra disposizione e desidera aiutarci? Come religiosi, diaconi o sacerdoti, siamo convinti che la nostra buona mamma, la Madonna, non può essere estranea nella realizzazione del programma che Dio ha tracciato per ciascuno di noi e per la Congregazione?”. Ecco quello che stasera quel carissimo Giorgio - quell’uomo che è venuto a trovarmi ha nome Giorgio - è venuto a ricordare a me e mi ha dimostrato con i fatti della sua vita. Figlioli, sia che restiate nella Casa dell’Immacolata, sia che a un dato momento del percorso vi accorgiate che questa non è la vostra strada e ritorniate al vostro paese, ricordatevi sempre che avete una missione da compiere, e in questa missione non può essere estranea lei, la nostra buona mamma, la Madonna.SOCIETÀ
lavoro
MARIA la nostra buona mamma
MARIA Fatima
NOVISSIMI paradiso
MARIA madre della Congregazione
APOSTOLO missione