MI104[14-11-1966]
Omelia ai giovani della Casa dell’Immacolata durante la Santa Messa funebre del religioso Giorgio Pieropan. È una parte dell’omelia, in pessimo stato di conservazione, nella quale don Ottorino legge la tragica morte di Giorgio come un passaggio di Dio nella vita della Congregazione e come un invito a compiere ogni giorno la sua volontà. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 6’Don Ottorino, come era sua abitudine, cita a senso una frase biblica che potrebbe corrispondere a Tob 12,13 e a Ebr 4,15.
Il riferimento è ai periodi trascorsi da don Ottorino e dai Religiosi più anziani nella casa dell’Istituto ad Asiago (VI) durante le vacanze natalizie e pasquali per ricercare insieme le linee portanti della spiritualità e del carisma.
Don Ottorino accenna ad un sogno, che più volte aveva raccontato, durante il quale il vescovo Rodolfi gli aveva fatto intuire che la Congregazione avrebbe dovuto passare atraverso delle prove, rese con l’immagine di una pianta abbondantemente bruciata.
Cfr. Gv 19,30.
MI104,1[14-11-1966]
1.Figlioli, rileggiamo la Santa Scrittura e in qualche parte troveremo questa espressione: “Era gradito a Dio, ed era necessario che passasse la prova”. Figlioli, nella Famiglia ci siamo sforzati di cercare la volontà di Dio. Questo è sempre stato il nostro desiderio: quando, ad Asiago, durante le vacanze natalizie e pasquali ci prostravamo dinanzi all’altare, era per cercare la volontà di Dio. In questa Casa, anche se singolarmente possiamo aver sbagliato, come comunità abbiamo cercato una cosa sola: “Signore, manifestaci quello che tu vuoi, manifesta a don Ottorino la tua volontà”. E quando abbiamo steso le Costituzioni o avviato le missioni, cercavamo solo la volontà del Signore. E allora questo desiderio di fare la volontà di Dio ci ha portato come naturale conseguenza questo segno di sangue. I sogni sono sogni, ma... Monsignor Rodolfi direbbe: “La prova!”. “Eccellenza, è un disastro!”. “No, vi siete sforzati di fare la volontà di Dio, e quindi la prova era necessaria”. Figlioli, dobbiamo leggere questo passaggio di sangue come un sigillo di Dio che ci mette alla prova, che ci purifica, che ci santifica, che ci incoraggia a camminare: “Avanti! Questa è la strada, la strada del sangue”. Però, figlioli, si tratta di un morto. Pensavo a Gesù sulla croce che nel momento finale ha detto: “Consumatum est!” , che vuol dire: “Padre, ho compiuto la tua volontà”. Giorgio non ha potuto dire le stesse parole, ma se avesse potuto parlare un istante prima di morire, prima di venire schiacciato dal camion, prima di essere maciullato sulla strada, anche lui avrebbe detto: “Padre, tutto è compiuto! Mi hai mandato sulla terra per compiere una missione che è durata ventitre anni, e io l’ho compiuta, terminando l’ultima pagina del mio libro”. Figlioli, ecco il monito per ciascuno di noi. Quando arriverà anche per noi l’ultima ora, quando nell’ultima pagina della vita scriveremo la parola “fine”, dobbiamo avere la gioia di poter dire: “Ogni pagina è stata scritta come Dio l’ha voluta”. Arriverà quel giorno, arriverà anche per noi il giorno dell’ultima pagina, ma ogni pagina deve essere scritta come Dio vuole. L’ultima non deve essere una pagina ingloriosa di un libro schifoso, sporco, indecente, ma il sigillo di un libro glorioso e meraviglioso, perché ogni sera abbiamo potuto dire: “Signore, oggi ho fatto la tua volontà”. Ecco il monito che riceviamo da questo passaggio della morte. Figlioli, “quod aeternum non est, nihil est”, quello che non è eterno non vale. Siate giovani, siate pieni di vita, lavorate, mettetecela tutta nell’aspetto umano perché è doveroso, ma operate sempre alla luce dell’eternità, alla luce dell’ultima ora quando, come Gesù, dovrete dire: “Signore, tutto è compiuto”. Giorgio è andata a prendere il suo posto in Cielo. Con la sua morte Dio ha voluto darci un sigillo, un segno della sua presenza e della validità di quest’Opera. Con questo monito che la sua morte ci offre, invitandoci a camminare solamente sulla strada di Dio, continuiamo la celebrazione del Santo Sacrificio e diciamo al Signore: “Se nell’anima del nostro fratello è rimasto il segno di qualche macchia, o Signore, ti supplichiamo di avere misericordia di lui per questo Santo Sacrificio e di portarlo nella tua gloria, dove è atteso”. 15 novembre 1966PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
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