1.Un istante solo mettiamoci in contatto con il Signore per perdonare... Renato dov'è? Ancora in letto! In contatto con Dio."Cosa domanda la Pia Società a chi viene ad essa?". Cambiè la parola in "Legione", vero, e viceversa. "La Pia Società ha per scopo la santificazione personale dei suoi membri per mezzo della preghiera e della loro cooperazione attiva".Potremmo prenderla di sana pianta, no, Bepi, ti che te parti par el Brasile. Portate via anca 'sta roba qua insieme con San Giuseppe, la Madonna e Gesù.Noi dobbiamo... Prima di tutto siamo qui per farci santi noi, per essere come Dio ci vuole, per cantare noi un cantico di amore al Signore, cantare con il nostro cuore, con la nostra mente, con le nostre azioni. Perciò, prima cosa: dobbiamo cantare... Giuseppe, ti, xe giusto, dottore, scusi?Prima cosa è questa: "... per mezzo della preghiera e della cooperazione attiva". Perciò, prima cosa ecco qui la preghiera, la meditazione di questa mattina.Prima di entrare nella questione preghiera, permettetemi che butti dentro una distrazione. Quando si va a passeggio, si trova un fiore che è bello, un po' raro, lo si mostra un po' a tutti: "Ho trovato un bel fiore".Domenica ero lì, domenica mattina e qualcuno che... due o tre coi quali ho parlato di questo argomento porteranno pazienza se lo sentono ripetere. Ero lì in segreteria e c'era un libretto Gen; l'ho preso in mano, ho letto prima quell'articolo che è firmato Gen. Sapete è Chiara, Chiara, quella dei Focolarini. E c'era un pensiero che mi ha fatto una certa impressione. Ed è questo, in sostanza eccolo qui. Dice 'sta creatura: il programma nostro "Gen" è questo: "Che tutti siano uno"; un programmino così, no: "Che tutti siano uno". E poi lo descrive. Dice: "Che bello che sarebbe il mondo se a un dato momento si realizzasse questo programma!".Vi ricordate che qualche volta dicevamo: “Che bello che sarebbe se a un dato momento tutto il mondo fosse una grande Casa dell'Immacolata, dove ci si volesse bene, non ci fossero più odi, dove sì uno va a lavorare, ma senza odiare il padrone; il padrone lavora, ma senza sfruttare l'operaio; dove, se c'è un utile, viene un po' diviso fra tutti; dove, se c'è un pezzo di pane, viene diviso...”. Fratelli che bello che sarebbe, no, che venisse realizzato in pieno il Vangelo! Dove ci si volesse bene, ma realmente ci si volesse bene; dove che trovandoci in treno insomma ci si sentisse fratelli, proprio avviati alla stessa patria.Bene! Lei descrive un pochino quanto sarebbe bello il mondo senza carceri, senza odi, senza guerre, senza niente, proprio fatto con amore. Questo se si riuscisse a far in modo che tutti fossero "uno". Questo è il desiderio del Signore.Ma dice ancora quella creatura lì, dice: "Guardate che io ho preso in mano il Vangelo e nel Vangelo vedo una frase: 'Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti, tutti a me'". Ritorna ancora quella parola "tutti". "Quando sarò innalzato da terra". Dunque, un momentino, per poter attirare tutti è stato necessario che Gesù si alzasse da terra. E quando si è alzato da terra? Quando è stato crocifisso, no? Allora, la moneta per stabilire l'unità è la crocifissione. Gesù vuole l'unità, paga l'unità, - non quella dei comunisti, ma quell'altra - paga la vera unità, e neanche l'"Unità nella Carità", vero? - la paga con questa moneta, cioè con la crocifissione.
MO234,2[26-03-1968]
2.Ora, vedete, fratelli, noi dobbiamo continuare l'opera di Gesù, dobbiamo continuare l'opera, come dice il nostro “libretto bianco”, per far sì che, insomma, tutto il mondo divenga una grande famiglia, no? L'abbiamo messo noi quel pensiero lì. In modo che domani in Paradiso si continui questa grande famiglia. La volontà di Dio è che tutti gli uomini siano una grande famiglia nell'eternità, una famiglia di fratelli, di figli e siano uniti insieme nell'eternità. Questo è il desiderio del Padre, no? Che noi arriviamo tutti a riconoscere lui Padre, con Gesù nostro fratello e per tutta l'eternità, insieme con Gesù e con il Padre fusi nello Spirito Santo. Ora, questa è la volontà di Dio. Ma se questa è la volontà di Dio, noi siamo chiamati a collaborare con Dio per la realizzazione qui in terra di questo, dell'inizio di questa famiglia. Ora se...In che modo? Certamente andando in giro per il mondo: "Andate e predicate il Vangelo ad ogni creatura". Però, attenti che il Vangelo predicato vale in tanto in quanto anche noi saremo innalzati da terra, seguiremo Gesù, cioè, nella crocifissione. E allora, ecco, fratelli, la prima preghiera che noi dobbiamo innalzare a Dio è proprio l'accettazione quotidiana della croce.Vedete, io penso che sia impossibile salvare le anime, sia impossibile realizzare questa unità, prima di tutto nelle nostre Comunità, se non abbiamo imparato a soffrire. Il segreto, il segreto della carità nelle Comunità e della unità poi nella parrocchia e nel mondo intero è saper accettare ognuno la propria croce per amore del Signore, no, sapere accettare così con gioia. Anche... Scusate un momentino. Anche se ci troviamo nella Comunità, dovessimo trovarci con temperamenti diversi, con modi di pensare diversi, con qualcuno anche, se volete, un po' vecchio con l'arteriosclerosi che lo fa diventar matto e perciò... Pazienza, pazienza! Saper accettare.Vedete, scusate se insisto in questo, ma credo che sia una pedagogia spirituale importantissima questa, per noi prima di tutto, e poi anche nel lavoro che compiamo in mezzo agli altri. Questo saper giorno per giorno accettare quello che il Signore vi manda, ma accettarlo con il sorriso, quel sorriso che noi dobbiamo portare come timbro della Congregazione.
MO234,3[26-03-1968]
3.Guardavo, per esempio, i sette sacerdoti, là le bozze di stampa che il nostro caro Zeno ci ha presentato, con quelle frasi che sono state messe là, e ho visto qualche prete serio: don Gaetano serio, qualche altro serio. Ma perché? I nostri dovrebbero avere un sorriso tutti quanti, no? Non vi pare, Zeno? Qualcuno un po' massa serio, vero; ma perché? Il timbro nostro deve essere il sorriso. Faccia seria, pareva un tedesco qualchedun... Ecco. Ora state attenti. Quando ho visto Gaetano così, così serio nella fotografia... Non l'è mia el me Gaetano questo qua! De solito el va in giro e te lo vedi... eccetera, eccetera. Te lo vedi là così, no? No te lo vedi là così? Un sorriso a destra... che li spande a destra e a sinistra. E là el parea quello là che dixe quell'altro... dritti come pali, coi mostaci, come fusi.... press'a poco... ga da essere così... 'sti ani... Perciò vorrei dire: ecco, quel sorriso... È stato un momento di posa, vero, Gaetano? Non era naturale quello. Però attenti, quel sorriso che dobbiamo noi portare perché deve essere il timbro della nostra Famiglia religiosa, il segno...Mi diceva ieri, c'erano tre suore che sono venute a domandarmi... dice: "Sa, noi dobbiamo andare in Guatemala. La madre generale ci ha mandato da lei, perché, sa... ci parli un pochino". “Prima cosa - go dito - che ve volì ben tra voialtre. Ghi nemo de quella gente che va de là, e dopo i se accorse che non ve volì ben. E che dimostrè anche, esternamente, col sorriso... Non mostrandove... Una femena se sposa, - go dito - la va casa, e so mamma va a trovarla e la vede immusonà la dixe: "Ma sta qua non la xe mia contenta, no la xe mia contenta!". La pole dire: "Ciò fiola, cosa gheto? Non te si mia...". Se invesse la vede contenta, la mamma va a casa contenta. La dixe: "Ciò, la se ga maridà!". La mamma torna a casa contenta perché vede la figlia contenta”.Ora, noi siamo donati al Signore e la gente deve vedere che siamo contenti. Contenti non vuol dire mica essere senza croci, contenti non vuol mica dire non avere il peso quotidiano di qualche cosa, che può essere la salute e può essere anche un qualunque... la croce quotidiana. Perciò, fratelli miei, saper soffrire istante per istante con gioia, sapendo che questa è la moneta che dobbiamo pagare per l'unità. Dobbiamo pagare questa moneta per l'unità della nostra Comunità e per l'unità del mondo intero.Don Piero, sito d'accordo, caro?
MO234,4[26-03-1968]
4.Ora, varda che bello! Non possiamo escludere la croce, non possiamo escludere qualche piccolo scontro, qualche piccola incomprensione, qualche piccola... È impossibile escluderla, fratelli miei! Perché a Grumolo ghe xe Battista che xe vecio, perché qua ghe xe i putei che xe giovani, e allora, te se, i fa pipì in letto, e allora bisogna buttarghe fora i nisuli. Vero, maestro? Dall'altra parte perché ghe xe i gali che canta, no ti, in Guatemala, e dall'altra parte perché ghe xe el letto... ghe sarìa sta tutto bello, ma el gera massa duro... E allora, da una parte ghe gera i gali, dall'altra parte ee... ee... e da quell'altra ghe gera el letto duro. Va in un'altra parte, perché ghe xe le zanzare... Insomma, vivaddio, qualche cosa ci vuole, non ghe xe gnente da fare! In Paradiso verranno eliminate queste cose qui.Ma dobbiamo pensare che i nostri papà e le nostre mamme soffrono di più. Qualche povero papà che va a casa alla sera stanco dopo aver fatto otto nove ore di lavoro, e due o tre ore magari di viaggio, e che el riva a casa e comincia la giornata un'altra volta, capìo? Comincia la giornata un'altra volta di lavoro. E lì, dopo el va in letto a dormire, e la notte magari el piccinin che pianxe, e allora: "Ben, va là, stà ferma ti che te si stufa. Vao zo mi". E allora zo a scaldarghe el the o qualcos'altro, no? E dopo la mattina a quella data ora... Non ghe xe gnente da fare: el ga da alzarse su e correre al lavoro.Cari miei, dobbiamo pensare che tutti soffrono, tutti hanno una croce da portare sopra la terra; anche noi dobbiamo averla. Perché... vi dico: dobbiamo domandarla a Dio, se non ci fosse, dovremmo domandarla. Perché, come possiamo avvicinarci al confessionale, a una povera mamma piena di croci, dirle una parola di conforto? Voi, diaconi, domani con la gente, siete quelli che avvicinate più di tutti la gente e ognuno ha la croce nel suo cuore, anche se non la mostra esternamente; come potete dire una parola se voi non avete portata la croce, se voi avete trovato il modo di liberarvi dalla croce? Ora, mi pare, ecco, sia anche proprio per poter parlare agli altri, ma soprattutto per poter mostrare il nostro amore al Signore, ecco, il nostro amore a Dio, per poter collaborare con Dio per salvare le anime.Ecco, dopo di questo, andiamo avanti.
MO234,5[26-03-1968]
5.E cioè ecco qui. Dice questo nostro caro cardinale, dice che noi dobbiamo stabilire una vita proprio "ora et labora". E io direi che non possiamo dividere in due parti "ora et labora"; devono essere come i fili di questo vestito qui, no? Dicevamo in altri tempi che se tiri via questi per qua, poro don Ottorino, casca el palco, no? Se tiro via i fili da una parte, cosa succede? Sì, se desfa quell'altra, no?Ecco, le nostre azioni devono essere proprio intrecciate così, intrecciate così: ventiquattro ore di preghiera e ventiquattro ore di lavoro. Il lavoro sarà dormire un poche de ore, sarà mangiare, sarà di giocare, sarà di lavorare... quello è lavoro; ma la preghiera deve accompagnarci sempre. La preghiera, fratelli miei, deve essere il respiro dell'anima, proprio il respiro... Come tu, John, respiri aria, così l'anima cristiana deve respirare Dio. Dovete piano piano prendere questa abitudine di parlare con Dio.Io ve l'ho già detto in un'altra circostanza, si può prendere l'abitudine in questo, per esempio: cominciare ad abituarci a offrire al Signore le croci. È una scala, è un modo per poter stabilire un contatto con Dio, no? È un modo anche questo.Per esempio, questa mattina ti alzi in fretta, perché vedo lì la sveglia... ero sveglio da un pezzettino, vedo la sveglia alle sei e venti e ho detto: “Non ho neanche sentita la sveglia, la campanella. Possibile che non abbia sentita la campanella questa mattina, no, possibile?”. Ero sveglio da mezz'ora, ero lì un istante. E allora via, salta giù in fretta e furia e bbb... bbb... bbbuuu... ma suona la campanella. Corro per andare in ciesa e no ghe xe nessun in ciesa... i xe tutti in letto quei altri, no? Cossa volio fare! Nel momento che... ecco, nel momento che, pure così, che vedo la sveglia, eh, state attenti che è un termometro questo qua per me, se io in quel momento, io non avessi subito detto: "Signore, beh, pazienza, va là, Signore! Sia fatta la tua volontà! Avanti! Adesso me metterò a correre de più". Se in quel momento lì non mi metto in contatto con Dio perché ho fretta, vuol dire... bisogna che riveda me stesso. Non c'è la scusa di dire: "Ma, xe parchè go pressa; ma, perché xe capità questo; perciò me desmentego de Dio”. Ma è impossibile dimenticarsi di Dio. Quando che te salti zo dal letto che te ghe pressa, non te lassi mia là le braghe, no? Te le metti su le braghe, no? "Ma, gavea pressa e son vegnù fora senza scarpe, senza calze". No! Te gavevi pressa fin che te voli, ma te metti una s-cianta de cose.E come è possibile non mettersi anche in contatto con Dio?
MO234,6[26-03-1968]
6.Ecco, bisogna che a un dato momento non crediate di aver messo a posto il Signore, d'aver messo a posto el Signore perché ghi dito el breviario, perché ghi dito... ghi fatto la meditasion. No, non è la preghiera una cosa staccata così, non è una cosa staccata. È una cosa che ci deve proprio impregnare tutti, è proprio una cosa che ci deve accompagnare completamente dalla mattina alla sera. Vi dico... Può darsi che una giornata voialtri non possiate dire le corone tutte, possiate anche non dire le preghiere. Guardate, potete dispensarvi da alcune pratiche di pietà, ma non di pregare ventiquattro ore. Perché se si ferma il cuore, casca il palco, vero? Se si ferma questo contatto con Dio... Ora, un modo dico per realizzare questo contatto col Signore può essere quello di prendere l'abitudine di offrire le proprie sofferenze al Signore. Uno può partire così...Io, guardate, ho trovato questo modo per... Un altro può trovarne un altro, non interessa niente quello... Cioè ho cominciato da ragazzo: mi capitava qualche cosa, un quattro a scuola, una frase di greco che non ero buono a tradurre... "Beh, senti, Signore, varda, tutto per ti, per le anime, se no guai!". E allora cominciavi di nuovo, no, cominciavi di nuovo... Qualche volta, in principio, ti capitava che alla sera, facendo l'esame di coscienza, trovavi che durante il giorno avevi perso le occasioni di offrire al Signore, e non ne avevi offerto neanche una, e allora le offrivi alla sera.Comincia un po' alla volta a offrire alla sera, dopo sette otto mesi arrivavi a un dato momento che ricordavi almeno una volta al giorno, no, oltre che alla sera. Fin che a un dato momento, piano piano, tu finisci che, che qualunque cosa che ti capiti, non sei capace di non offrirla al Signore, qualunque cosa. Ora, dovendo offrire spesso al Signore quello che ti costa, quando che sei col Signore, dopo te ste lì e te dixi anca do parole, no? Scusa, vai in ufficio, supponiamo, da Zeno a portare una carta, za che parlemo de Zeno, porteghe una carta; se ghe xe Zeno lì, te tacchi boton, do tre parolete te ghe le dixi, no? "Ciao, Zeno...". "Don Ottorino, qua go una caramella". Ciapela questa caramella... via, un istante così, no?Ora, col Signore si finisce per dire una parola. A un dato momento c'è un va e vieni; siccome che croci ce ne sono continuamente, c'è un va e vieni fra noi e nostro Signore. Questo contatto con Dio vi porterà piano piano a quel respirare Dio. Vedete, fratelli miei, noi tanto valiamo in quanto sappiamo soffrire e sappiamo pregare, ecco, quanto sappiamo soffrire per amore di Dio e sappiamo stare in contatto con Dio.
MO234,7[26-03-1968]
7.Perché, vedete, lo dicevo a qualcuno dei fratelli in questi giorni qui, noi domenica abbiamo fatto una meditazione su quei benedetti pesci e su quei benedetti pani; in chiesa abbiamo detto un pensiero, no? Mi sono messo poi davanti all'altare e ho detto: "Signore, sì! Bella cosa essere nelle mani tue; ma se l'è un pesce che spussa, - go dito - un pesce che magari sa odore?". Ho pensato a quei pesci che sono stati presi in mano dagli apostoli e ho detto:"Va bene! Se questi pesciolini che questi benedetti apostoli hanno incominciato a distribuire...”. Supponiamo che questo giovanotto, no, questo giovane, portandoli indietro e avanti... non aveva certo il frigorifero... nessuna meraviglia che sapessero un po' di odore... Però una cosa diceva il nostro caro don Giuseppe parlando di questo argomento qui: se il Signore ha fatto il miracolo più grande, avrà fatto anche quello più piccolo, no? Eh... fatto il più grande de moltiplicarli, el farà... vuto ch'el ghe daga pesce guasto o che spussa? Mi par giusto, no? Supponiamo che quel pesce là el butta un po' di odore, vuto ch'el fassa el miracolo de moltiplicarlo? Prima el ghe dà un giretto de vida, col cacciavide lo incorda un pochettin, in modo che non el sappia spussa, e dopo el fa la moltiplicazione...Ora, sentite, anche se siamo pieni di miserie, anche se siamo pieni di peccati, anche se abbiamo rovinate le grazie di Dio, insomma, se siamo dei pesci un po' pieni de spini, pieni de spussa, "consolamini, consolamini...", mettiamoci nelle mani del Signore. Se il Signore vuole fare il miracolo di saziare il mondo con questo povero pesce, se ci mettiamo generosamente nelle mani di Dio... prima di tutto il Signore incorda, lo mette a posto. "Ma io sono una povera creatura... Ma io sono pieno di peccati...". Senti, se il Signore ti ha chiamato di metterti nelle sue mani, non sta preoccuparti. "Ma cosa vuole che faccia con me il Signore!". Prima el te mette a posto ti, va ben? O se no el Signore el vole che ti te seviti a spussare, e vien fora fioi che non i spussa gnanca. Cosa volìo fare? Così la xe... come nel caso mio, no? Mi continuo a spussare, voialtri non spussè... Pazienza!
MO234,8[26-03-1968]
8.Il Signore può anche considerare questo, no? Che quei pesci che sono in mano degli Apostoli continuano a saper odore, e queli che se dà via non i sa odore. Cosa vuto farghe, cussì la xe! Se il Signore vuol continuare così per tutta la vita, pazienza, no? Te me guardi, Giuseppe: non pole mia essere così? Che un ministro, uno, che chiamato magari chissà che apostolo meraviglioso in Argentina o in altra parte, che lui continui a constatare i suoi difetti, le sue miserie... predica la santità, e deve continuare... e moltiplica la santità e dalle sue mani escono dei Giovanni Bosco, delle Teresine di Lisieux e delle mamma Margherita dalle sue mani! E lui continua: "Signore, varda qua. Fine della vita: da mi xe vignù fora dei pesci meravigliosi... guarda qua, e mi son sempre el solito spussolente, vero". Cosa vuto fare, da giovane in su pieno di difetti, pieno di miserie... Il Signore può permettere anche questo: "Bonum, Domine, quia humiliasti me". Si accetta anche questo. "Ma intanto gli altri va in Paradiso, e mi...". Te ghe 'ndarè drio, cosa vuto fare. Pazienza! Invece che andar davanti, te 'ndarè drio.Ecco, bisogna che ci mettiamo in questa disposizione nelle mani di Dio. E allora ecco qua: "Ora et labora", perciò preghiera e lavoro messi insieme, proprio intarsiati insieme."Pregare. Dovere primordiale che non tollera discussioni; il cristiano deve pregare come respira".Non parla dei religiosi, non parla dei missionari, parla dei cristiani. Quanto lontani che sono allora certi cristiani che si accontentano di un segno di croce alla sera, che alla Messa: appena, appena stà messetta lì in fretta e furia...Noi qualche volta sorridiamo dinanzi al papà di don Luigi Mecenero, magari, o quelli là, chissà, che i tacava a Padre Nostri e non i finiva più. Però domandiamo al papà del card. Rossi: Messa alla mattina, Messa alla sera. Insomma, certi vecchiotti pregavano, figlioli miei. Dico, noi adesso, sa, corriamo, ma state attenti che certi vecchiotti pregavano. E se abbiamo noi nel nostro Veneto qui una tradizione cristiana, credo che il segreto è perché nella nostre case alla sera ci si inginocchiava là con la corona in mano e Padri Nostri, no, don Piero, Padri Nostri. "Mi non so transustansiasioni; cossa ca sappia mi quele cabale là, non ghe credo mia! Dài, resitemo preghiere!", magari mese bestemà. "Preghemo, preghemo!".
MO234,9[26-03-1968]
9.Questa xe la storia! I nostri vecchiotti pregavano.Perciò non illudiamoci, fratelli: se non ci mettiamo in ginocchio a pregare, se non ci mettiamo dinanzi al tabernacolo a pregare, se non stabiliamo un contatto con il Signore, guardate che non facciamo niente, sapete. Troppo difficile, è impossibile! Il Signore andava di notte anche lui a pregare. Se non ci mettiamo in contatto in stanza, da una parte o l'altra, non possiamo salvarci. E questo dico del cristiano. Bisogna che insegniamo a pregare ai cristiani, bisogna che troviamo il sistema, il modo per insegnare a pregare. Ma non soltanto perché recitino su qualche cosa, ma perché abbiano anche loro il contatto personale, intimo con il Signore, che lo stabiliscano... E insegnare fin da piccoli ai ragazzi non a dir su, ma parlare con il Signore, a dire una parolina propria al Signore, che se la intendano col Signore.Secondo: "Perché Dio è Dio, e dobbiamo ad ogni momento, riconoscerlo.Perché Gesù ha detto che bisogna pregare senza stancarsi mai.Perché senza la preghiera siamo condannati all'impotenza".Senza la preghiera siamo condannati all'impotenza. Quante volte si potrebbe dire a qualche mamma, a qualche papà che si vengono un po' a confidare dicendo: "Ma, sa, con i giovani non son capace"! E magari qualche volta diamo dei suggerimenti pedagogici. Si dovrebbe dire invece: "La scusa, buona signora, el scusa, commendatore o cavaliere, quanto preghelo lu par so fioli?". "Beh, sa, se prega...". "Quanto preghelo ogni giorno? Quanto stalo lì inzenocià ogni giorno a pregare Dio per so fioi, per so fioli?".Quanto noi, assistenti o preti, preghiamo per i nostri figlioli qui? Anche gli assistenti di là, per esempio, domani se avete... Bisogna che preghino, preghino; non c'è niente da fare! Per esempio, tu Natalino, vai all'Ausiliatrice, c'è qualche ragazzo che non fa bene... e vai là, mettiti davanti al Signore: "Signore, mezz'ora di adorazione per quel ragazzo". Bisogna pregare, bisogna pregare, domandare.Domani nella vita apostolica, prima d'iniziare una battaglia, prima d'iniziare una conferenza...
MO234,10[26-03-1968]
10.Tu, adesso, Orfano, andrai a Milano e devi andare a parlare là per convertire i Barnabiti, no... parlare... va bene! Tu sei uno strumento di Dio, devi portare la parola del Signore. E va bene! Se no porti la parola tua. Perciò mettersi davanti al Signore: "Signore, dimmi tu, fa' che io dica solo quello che vuoi tu, che non porti me stesso, per carità! Che non porti la mia... che non vada per farmi vedere, per carità! Che io venga solo a dire quello che vuoi tu! Io voglio essere proprio strumento che va e che passa e basta! La tua grazia e basta!".Questo contatto col Signore dobbiamo prendercelo, vero, perché altrimenti siamo condannati all'impotenza. E qui guardate - è passato il tempo - qualche volta s'incorre in un errore tremendo: che è facile qualcuno che sa fare, che sa parlare, che sa dire, che s'illuda. Perché, anche un fiammifero buttato in un pagliaio fa fuoco, no, ma un fogo de paja. Perciò uno che ha delle doti umane, eccetera, può a un dato momento... Supponiamo un parroco che ha delle doti umane, ma che non è di Dio proprio, può fare mirabilia in un primo momento... Ohh! Un affare nella parrocchia, eehh!, movimento, eccetera. Quell'altro poveretto che ha meno doti, ma che è di Dio, no, dopo un anno o due anni la parrocchia sembra che sia chissà che cosa... quell'altra poveretta... Ma state attenti che da una parte ghe xe fogo de socche de nogara, no, e xe drìo ciapar fogo pian pian, pian pian; l'altro xe fogo de paja... Dopo diexe anni, de la paja non se vede gnanca el color par terra, delle socche de nogara vien fora addirittura el carbon. Infatti, el fatto xe questo... nelle nostre buone parrocchie, ti, don Piero, te ghe visto, no? Tante buone parrocchie, qualche pretin poveretto, non te ghe garissi dà du schei umanamente parlando, l'è andà là: in principio niente de straordinario, ma pian pian, pian pian, pian pian xe scoppià la bomba, no? Il Santo Curato d'Ars... ghi n'è tanti Curati d'Ars nelle nostre buone parrocchie, sia a Padova come a Vicenza! Qualche altro: "Brom!", sembrava chissà cosa; ma se sotto quelle doti umane non c'è un uomo di Dio, state sicuri che dopo un po' di tempo è un fuoco di paglia. È una organizzazione esterna, bellissima, tutto quel che volete, bella, tutto quel che volete, lodi da parte del vescovo perché tanti iscritti all'Azione Cattolica, se volete magari monsignore... Piano! Lasciate passare un po' di tempo. "Sono passato e non c'era più niente".La sostanza è: tutte le doti trafficate, tutti i talenti trafficati, ma però con questa base qui: un uomo in contatto con Dio.28 marzo 1968