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LA PRESENZA DI DIO NELLA VITA DELLA CONGREGAZIONE

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1.Mi ha fatto una certa impressione una scena descritta dal nostro carissimo Vinicio domenica scorsa, cioè martedì scorso. Ha detto che si trovava in aereo e ha fatto un salto, in aria invece che in giù: l'aereo ha fatto così, e lui è rimasto là perché la sua spiritualità non gli permetteva di andare verso il centro della terra, vero. Vero, Vinicio? Così press'a poco.
Perciò la meditazione di questa mattina su queste parole: "Allacciare le cinghie!". Chi non è mai andato in aereo non ha avuto la fortuna di vedere queste parole. C'è una scritta proprio in fondo; tu ti siedi là in poltrona, una bella scritta: "Allacciare le cinture", messe in tre, quattro lingue, e scritta in caratteri rossi, cioè c'è una lampada dietro, vero. Quando che l'apparecchio s'innalza, dopo un pochino si spegne la scritta, allora sganciano; chi resta seduto, chi si alza, si è un po' liberi cittadini. Ma durante il volo... intanto l'apparecchio va su, prende quota, eccetera, eccetera. A un dato momento può apparire improvvisamente ancora la scritta: "Allacciare le cinghie". Tu sei alto dodicimila metri, tu corri alla velocità di 950 Km. all'ora, tu se guardi attorno vedi tutto sereno, eppure vien fuori la scritta: "Allacciare le cinghie". Non vedi niente tante volte, eh! Qualche volta ti accorgi che sei in mezzo alle nuvole, e vien fuori: "Allacciare le cinghie"; ti meravigli anche perché non mettono: "Allacciare le cinghie"; qualche volta si viaggia in mezzo alle nuvole... "Ciò, non se scrive mia là quelle parole là, oh!"; invece non le scrivono neanche. Qualche volta invece tutto sereno, tutto tranquillo, e vedi scritto: "Allacciare le cinghie". Ora, quando è che mettono fuori quella scritta? Mettono fuori quella scritta quando loro, quelli che hanno in mano il manubrio dell'apparecchio, eh, loro, informati dalle torri che ci sono più avanti, sanno che devono attraversare dei temporali, delle zone inquiete, delle correnti, forti correnti di vento o dei banchi di nuvole un po' pericolosi. E allora là possono esserci dei vuoti d'aria, e allora possono esserci dei piccoli salti, e allora bisogna allacciare le cinghie perché potrebbe darsi che, senza accorgersi, si andasse a sbattere la testa in cima, eh! Ora, vorrei fare un po' di parallelo un pochino nella vita nostra. Prima di tutto, uno che è in apparecchio non si rende conto della velocità con la quale corre. Vinicio, tu che hai provato: vi rendete conto? Non ci si rende conto della velocità. Vorrei dire, neanche dell'altezza, a un dato momento. Perché, se l'apparecchio è piccolo, sì, ma quando si è su a una certa altezza, che siano 6.000 metri, che siano 10.000 metri. Hai provato anche tu. Non ci si rende conto. Forse l'altezza, perché guardi giù e non vedi niente, ma, ma della velocità, della velocità non ti rendi conto assolutamente. Se tu non sapessi che vai a 950, per te sarebbe lo stesso che andare a 300 Km. o 250; tu sei fermo, sei dentro lì, non ti rendi conto.

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2.Ora, ecco, io vorrei domandare a voi che siete dentro in questo apparecchio qui: vi rendete conto della velocità, non che andiamo noi, ma che va l'apparecchio? Attenti, eh! Qui non è il caso di far peccati di superbia. Non della velocità che va don Ottorino, Michele, il caro John... No, no! Della velocità, velocità che ha in sé l'apparecchio, la Congregazione. Perciò qui è il caso proprio di dire quello che ha detto l'arcangelo Raffaele, no tu, sai, l'altro: "Bonum est revelare misterium regni", no? Tobia e Tobiolo: "Bonum est revelare". Mi pare che le parole siano queste... tu, professore di lettere e cartoline. "Bonum est revelare misterium regni... misterium Dei...", il mistero di Dio. È il caso proprio di cantare, di cantare proprio le glorie del Signore. Guardate, figlioli, che forse noi che ci troviamo dentro in questa Famiglia religiosa, non ci rendiamo conto tante volte delle grazie immense, delle grazie immense che il Signore ha concesso a noi qui nella casa.
Domenica scorsa è venuto qui un ex allievo, tanto per dirvene uno, e questo ex allievo... Chi era presente? Tu, Venco, dì un po' cosa che ha detto questo ex allievo, dì un pochino in due parole cosa che ha detto questo ex allievo. Don Girolamo Venco: “Io che mi ricordo... quello che mi ha fatto impressione, è stato quando diceva che i primi tempi dell'Istituto insomma si constatava la presenza della provvidenza in modo tangibile. Diceva: si pregava e si vedeva che c'era la provvidenza, che c'era il Signore che aiutava. E ha detto: "Questo, anche se io non sono andato avanti, mi è stato di grandissimo aiuto per la mia famiglia”, ha detto. “Anche per fuori, - ha detto - anche per il posto dove mi trovo adesso, che cioè, se io non confidassi nel Signore, mi sarei già ritirato, sia dalla famiglia e sia dal posto di lavoro che occupo". Cioè lui aveva portato via questa fiducia nella provvidenza, mi pare, dei primi tempi dell'Istituto”. Ed è in uno stabilimento; lui è direttore dello stabilimento e ha novecento operai sotto. Ha sei figlioli e la sua grazia più grande sarebbe che il Signore chiamasse uno dei figli al sacerdozio, eccetera. È Ugo Caregnato, Ugo Caregnato. I primi, figlioli, i primi possono cascar giù dall'apparecchio colpiti dal vento o hanno avuto sensazione della velocità. Per quale motivo? Perché c'era ancora il confronto, la terra. Avete capito? In principio c'era il confronto: avevamo la pista, eravamo appena alzati; e allora si vedeva, c'era il confronto chiaro e preciso. Adesso, figlioli, voi non avete il confronto un pochino, per cui è facile che a un dato momento si sia dentro nell'apparecchio e non ci si renda conto di quello che il Signore sta facendo. Che anche i miracoli più grandi della provvidenza che avvengono qui dentro, dei casi così: "Beh, insomma, beh, insomma!".

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3.Per esempio, i casi della provvidenza. I primi tempi si restava là mezza giornata: "Varda el Signore cosa che el ga fatto! Varda el Signore cosa che el ga fatto!". Arrivava magari... Quella volta che xe arrivà i sinquesento franchi... Mons. Snichelotto el ga portà sinquesento franchi per i fasoi, no? Il buono dei fasui da pagare..."Ma come se fa? Non ghe xe schei". Arriva mons. Snichelotto a portarme i soldi al momento giusto, al momento giusto. Va ben? E se xe rimasti là.
Per le macchine tipografiche, per i nissoli... centinaia e centinaia di casi, no? E se restava là con la provvidenza. Ma, scusate, forse che questa provvidenza non c'è adesso? Forse che una casa de 'sto genere qua, che va avanti senza mettere quote alla diocesi, no, don Piero, senza questue in giro, senza niente, che al momento opportuno ha sempre il pezzo di pane, al momento opportuno ha tutto il necessario... Per strade così, per strade così... Ma, scusate, vi rendete conto che minacciamo di avere occhi e di non vedere, avere orecchi e non udire, e di essere paragonabili agli dei egiziani? Ecco, mi pare che noi stiamo correndo in un modo meraviglioso, in una forma che bisogna... Abbiamo il dovere di aprire gli occhi. Vi dico solo la parte materiale, la parte economica. È inutile che io stia a dire: guardate che l'altro giorno è venuto qui, per esempio, il prof. Castellani che mi ha portato 100.000 lire e che le ho in tasca. Perché? Lui, quando mandiamo i nostri giovani all'ospedale, fa sempre gratuitamente, paga le lastre lui all'ospedale e fa i raggi gratuitamente. E adesso viene qui, poveretto, gli è morta la moglie e mi dà 100.000 lire. Questi... Una volta ci avrebbero portati in chiesa a pregare. Adesso è la mano di Dio che continua... Non si può! Parlo di queste cose materiali.

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4.Nel campo spirituale pensate soltanto, per esempio, la grazia grande che il Signore ci ha fatto facendoci fare quel cineforum famoso. Per cui noi diciamo: caro don Piero, strumento meraviglioso nelle mani di Dio! Te Deum laudamus! Perché? Perché sono colpi che il Signore dà all'apparecchio per portarlo ancora più in su, sono spinte che il Signore... Per conto mio, è una grazia più grande che fossero arrivati dieci milioni di provvidenza. Perché sono spinte per aprire gli occhi, per capire meglio, per sincronizzarci con la voce di Dio, con la parola di Dio, cioè per avere il coraggio di staccarci un pochino da una tradizione, da un modo di pensare esterno. Giusto, no?
Ora, figlioli miei, qui adesso non voglio questa mattina, perché la meditazione dovrebbe essere un'altra, dovrei passare al punto giusto, no? Dovrei passare: "Allacciare le cinghie". Ma vi dico: bisogna che noi, noi ci rendiamo conto della velocità che il Signore ha impresso, un pochino a questa baracca qui, a questo aereo qui. Guardate, guai a voi, guai a voi se a un dato momento doveste dire: "Ma, don Ottorino, xe questo... ma don... Vinicio e don qua e don là". No, no, no! Siamo tutti povere creature, figlioli miei, siamo tutti povere creature! E io sono il più povero di tutti, e sputatemi in faccia che avete ragione, pestatemi che avete ragione. Però, però, riconoscere che Dio fa cose grandi, figlioli miei, questo credo che sia un dovere, no, don Giuseppe, o sbaglio? Ieri, per esempio, mons. Mistrorigo, che è rimasto qui in mezzo a voi, quanto è rimasto in mezzo a voi? Poco, no, in portineria. Poi mi prende vicino alla macchina e dice: "Ma sta attento, don Ottorino, ma come xela? Qua vedo che ghe xe qualcossa, differente dai nostri chierici... differente... dai nostri... Xe un altro, un altro timbro qua. - el ga dito - Come ghio fatto, come gheto fatto a darghelo?". Mi go dito: "Non c'entro mia mi". "Famme un piasser, - el ga dito - vien là a Treviso - el ga dito - che go caro che te te incontri con el rettore del seminario e che te parli un po'. Noialtri non semo più boni de tegnere i chierici, non i me crede più, non i me crede più!". Il padre spirituale, don Antonio, de Padova, l'altro giorno el vien qua, el dixe: "Non savemo più come fare, come fare a tenere i chierici...". Adesso questo, non ste mia approfittare per questo per mollarve anche voialtri, eh! "Non savemo più come fare a tegnerli. I ga una mentalità... mentalità...". Mons Fanton ieri, con don Aldo che è andato, press'a poco la stessa nota. Figlioli miei, figlioli miei, se il Signore attraverso anche, se volete, le villanie di don Ottorino, tutto quel che volete, ha voluto dare a voi un'altra nota, la sua nota, non dovete ringraziare me, anzi dovete dirmi: "Don Ottorino, lu el doveva fare de più!". Ma dobbiamo insieme ringraziare il Signore e renderci conto, renderci conto che i talenti devono essere trafficati e che i doni di Dio non si devono ricevere inutilmente.

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5.Perciò ecco, guardate, io direi, primo punto della nostra meditazione: prendere coscienza del volo che stiamo compiendo.
Guardate, quando siamo in aereo non si può mica saltar fuori dal finestrino. Non so... gheto provà ti? Quando siamo in aereo, quando te si montà dentro in aereo, i ga sarà la porta e l'aereo xe partìo, te poi far de manco dire: "Basta! Speta ca go d'andare al gabinetto". Ghe xe el gabinetto dentro, se te vui. Basta fora, fin che non atterra l'apparecchio. Guardate che siete entrati qui e avete detto di sì al Signore; se volete potete andar fuori, ma buttarvi fuori dal finestrino, vero. Se non è questa la vostra strada, allora fermemo l'apparecchio e ve mandemo zo col paracadute; ma se questa è la vostra strada, voi saltate fuori senza paracadute... E qui bisogna che vi rendiate conto di quello che state compiendo e di quello che Dio sta compiendo attraverso noi, povere e misere creature... Perciò riconoscere che noi siamo povere, misere creature, ma renderci conto di quello che Dio sta compiendo. Si potrebbe fare una meditazione solo su questo tema... Ma andiamo avanti. Solo vi vorrei ricordare quello che in altre circostanze vi ho detto: avete visto cose grandi? Questo è niente in confronto a quello che avete visto. Vi ricordate? L'ho mai detta 'sta roba? Adesso mi pare che stiate osservando cose grandi, no? Bene! Fate pure il cubo di questo e dopo parleremo ancora e vi dirò: da qui comincia il palo. Non qui finisce il palo, da qui comincia il palo. Chi ha orecchie da intendere, intenda. Quello che stiamo contemplando è opera di Dio, non nostra, è cosa grande, grande, grande. Fate il cubo; quando sarete arrivati a quel punto là, vi dirò: da qui comincia la salita, cioè comincia ancora l'opera di Dio. Perché Dio si diverte con un grano di frumento a riempire tutta l'America di frumento; ma quel grano deve essere però seminato, marcire, lasciato là in seno alla terra. Se quel grano lo mettiamo in un museo, quel grano di frumento certo non riempirà l'America di frumento. Voi siete questo piccolo grano di frumento che, se vi lascerete portare dalla mano di Dio e marcire dove Dio vuole, vedrete che verrà il giorno che forse direte: quel povero prete là che faseva parte anca lu della Congregazion aveva ragione. Ma, attenti, figlioli, a un dato momento, guardando fuori dall'oblò, tutto bello e tutto sereno e si accende là quella scritta: "Allacciare le cinture". Guardate che finché non vi dirò che la luce è spenta, in nome di Dio vi dico: "Allacciare le cinture", perché stiamo attraversando banchi pericolosissimi, perché stiamo attraversando momenti pericolosissimi. E quello che in altri tempi vi ho detto: la nave, raffigurando la Congregazione ad una nave, la nave arriverà dove Dio l'attende, ma quelli che sono in cima potrebbero anche cascare in mare, ve lo ripeto. Se vogliamo chiamarlo un apparecchio, un jet arriverà, perché è di Dio e Dio sa che deve... è capace di fare di tutto, no? Perciò è di Dio, arriverà dove deve arrivare. Ma non son sicuro io e voi di arrivare vivi. Perché potrebbe avvenire un vuoto d'aria e io vado a sbattere la testa sotto, come il nostro caro Vinicio, vero? So mamma gavea paura che cascasse l'apparecchio e invece podeva cascare lui in su e spaccarse la testa per aria invece che sotto, vero...

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6.Ora state attenti, è inutile che vi dica quali sono le tempeste, quali sono i pericoli. Io vi dico solo: "Allacciare le cinture". A noi non interesseranno quali siano, da dove vengono queste tempeste, che vengano dai preti o che vengano dall'Olanda, che vengano dall'America o che vengo... io vi dico: "Allacciare le cinture!". Voi direte: "Ma dove xe ste cinture?".
Primo: prima cintura, figlioli, la cura del sole, la cura del sole. E cioè, in altre parole, allacciatevi al tabernacolo, avvicinatevi al tabernacolo! Imparate a vivere della vita di Gesù: vita di preghiera, vita di unione con lui. Avete bisogno di un cuore, altrimenti viene una donna; avete bisogno di un cuore, altrimenti vengono altri pasticci. Attaccatevi a lui! Guardate che è vivo, guardate che ha il cuore grande, guardate che vi capisce, guardate che vi parla, vi parla se lo ascoltate. Perciò stringere in questo momento sempre di più il cuore nostro al cuore di Cristo. E allora quando voi avete attaccato questa cintura e sentirete il vento che soffia fuori: celibato o non celibato, eccetera, a voi vi vien da ridere perché avete una cintura tale e direte: "Io ho il mio Cristo e mi basta, ho il mio Cristo e mi basta". Giusto? Perciò prima cosa, figlioli: attaccatevi al tabernacolo, ma proprio attaccati in modo da parlare e da sentirlo; non sentimentalismi, non "Gesù, Gesù", no, no, no! Attaccati nell'aridità, attaccati nella freddezza, attaccati proprio lì. Alla sera, quando siete soli, buttatevi in terra davanti al tabernacolo: "Signore, sono tuo! Credo, sai. Anche se sento freddezza, anche se sento aridità, sono pronto a questo pane duro che tu mi domandi, questo, vorrei dire, vuoto del cuore, questa amarezza, questa... Signore, per te, per le anime, Signore! Eccolo qua!". Questo è necessario, figlioli, bisogna che ce la comprendiamo così con il Signore. Secondo: mi dispiace, pazienza, facciamo in fretta. Poi voi siete persone intelligenti, intellettuali, e potete sviluppare tutte queste cose.

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7.Secondo: Vangelo, cari.
E il nostro caro don Piero sa che cosa vuol dire Vangelo. Ci darà la sua "opera omnia" presto, "Il Vangelo riveduto e corretto", no, don Piero, riveduto e corretto e ampliato. Seconda cintura: allacciatevi, attaccatevi al Vangelo. Prima al tabernacolo, poi al Vangelo. Ah, Signore mio! Se aveste un libro solo e questo libro lo poteste mangiare come il profeta, no? "Magna!". "Ma...". "Magna, magna!". Podesse farve magnare il Vangelo e farlo andar dentro nel sangue, in modo che il vostro modo di pensare, il vostro modo di parlare, il vostro modo di agire fosse evangelico! Ogni azione parte dal Vangelo, ogni espressione, ogni... figlioli! Cerchiamo, cerchiamo proprio di mettere la nostra vita lì. Cosa diceva Gesù? Cosa vuole Gesù? Essere proprio il Vangelo vivente, il Vangelo vivente, proprio la testimonianza viva... Del resto questo, mi pare, è dovuto anche per la professione religiosa, no? In virtù della stessa professione, ci parla chiaro il Concilio, in virtù della nostra stessa professione religiosa noi abbiamo il dovere di testimoniare la perfezione, testimoniare la vita proprio evangelica realmente vissuta. Noi dobbiamo quasi, quasi, state buoni, noi che si predica il Vangelo da una parte e dall'altra, si dovrebbe dire: "Vedete, se volete vedere, per esempio, il Vangelo vissuto, andate in una Famiglia religiosa, là, andate là. Io adesso ve lo spiego, poi facciamo esercitazione pratica: andiamo a vedere là. Andiamo a vedere il nostro caro Mario, il nostro caro Piergiorgio... Eccoli là: il Vangelo!". Il sacerdote in chiesa predica il Vangelo, e poi il diacono fuori lo mostra. E quando il sacerdote va fuori, anche lui, eh, non il diacono solo! Dobbiamo mostrare il Vangelo. Ora, allacciarsi proprio a quello che ha detto Gesù. Ma capite chiaramente che il Vangelo lo capiremo se comprendiamo Gesù. Se no, non capiamo mica il Vangelo, no, perché è la parola di una persona amica. E vuol dire che comprenderemo Gesù se comprenderemo il Vangelo. Xe come do cinghie, no, una de qua e una de là, non la xe così, no? Una tira de qua, una tira de là. Se ghe xe una sola, manca un gancio, eh; xe come non la ghe fusse neanche. Perciò, Vangelo e Gesù divengono uno. Se io capisco Gesù, capirò il Vangelo; se capisco il Vangelo, capisco Gesù.

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8.Ecco, direi poi che ci sono altre due cinghie, sa, oltre questo, altre due cinghie da allacciare: obbedienza al Papa e alla Chiesa e unione fra noi, unione fra noi. Ce ne sarebbero tante altre, ma almeno questo.
Guardate, fa così male sentire oggi che parlano male del Papa, che criticano il Papa, che giudicano il Papa. Fa così male, figlioli. Pensate voi, siete capaci voi di pensare, anche in una famiglia nostra... Supponiamo in casa tua, caro don Giuseppe, sei capace di pensare tu che, andando in casa tua, che tuo fratello Enrico continuasse a dire male di tua mamma? Mi penso che te lo ciapi e te lo butti xo par el salto del ladro o da qualche parte. Cosa ve pare? Vai là, e sempre male de to mamma, e sempre male de to mamma, e sempre male de to mamma... e intanto el magna e el pocia lì. Penso che non gliela perdoneresti, no? Come minimo, quattro scopelotti te ghe li darissi. Ora, è possibile? Portiamo una veste... "Preghiamo per il nostro Santo Padre, Papa Paolo: Oremus...". E dopo fora a dir sù. Ma no! Basta, basta! Xe ora de finirla! Nella Messa con le mani aperte: "Preghiamo per il nostro Santo Padre il Papa", e dopo fora: "Fiol d'on can... eccetera. Varda l'è vecio, nol capisce niente! El morirà! Xe morto anca Papa Giovanni... El Signore porterà in Paradiso anca questo, no? Gente arretrata!". No, figlioli, basta, basta, basta! Anche ci fosse qualche cosa da dire domani sul Papa, sono uomini anche loro, qualche idea che noi non condividiamo. Per esempio, supponiamo che il Papa mettesse fuori una disposizione: andar tutti discalsi. E noialtri dixemo: "Sì, discalsi in America Latina sì, ma al Polo Nord? Cosa falo 'sto Papa? Forse non l'è mai andà al Polo Nord". Figlioli, obbediamo, obbediamo! Moriamo dal freddo, ma obbediamo! È il sacrificio che ci domanda il Signore. Impariamo a vedere il nostro buon Gesù anche vestito di bianco... Stringiamoci alla Chiesa. Guardate che il demonio in questo momento sta scalzando tutte 'ste cose, sta lavorando, sta disgregando. Uniamoci noi! E, vorrei dire, anche in una forma palpabile, concreta. Domani stiamo uniti alle autorità, uniti ai vescovi, uniti alla Chiesa, anche se hanno i loro difetti, le loro miserie, perché in fondo miserie ne abbiamo anche noi. Il Signore ha preso uomini, ha scelto uomini, con le loro virtù e con le loro miserie, ma cerchiamo insomma di non aggravare le miserie invece di alleggerirle. Vi par giusto, no? Proprio con questa carità. Questo dovrebbe essere, è una cinghia necessaria in questo momento qui.

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9.E poi quella, figlioli, di stare uniti fra noi.
Don Aldo arriverà su e forse ci parlerà ancora, ha insistito tanto tanto, mi pare tornando, no, sulla necessità di vivere la vita comunitaria. E allora incominciamo qui nella Casa dell'Immacolata. San Giovanni apostolo: "Figliolini, vogliatevi bene! Amatevi gli uni gli altri". E io ve lo ripeto in nome di San Giovanni e in nome di Gesù che vale più di San Giovanni: vogliatevi bene! Ma volerci bene vuol dire aiutarci. Non sia permessa qui una parola di critica. C'è un qualche cosa che non va? Da buoni fratelli ditevelo. Io vorrei dire: abbiate il coraggio e la forza di farvi la correzione fraterna. Se vedete che un fratello non è intonato con quel famoso "la", ricordatevi: per il fatto stesso che voi ve ne accorgete che non è intonato, avete il dovere di intonarlo. Qui io vorrei che la carità arrivasse. Tu ti accorgi che tuo fratello non è intonato? Se stai cantando dici: "Taci, perché stoni". Qui nella casa abbiamo il dovere tutti di aiutare il fratello a intonarsi, a intonarsi. Perché guardate che è un dovere, è un dovere per l'anima nostra, per l'anima del fratello e per le anime che dobbiamo salvare. Oh, il tempo è passato. Ricordatevi allora durante la giornata di ringraziare Dio per il grande dono che ha fatto a tutti noi di trovarci dentro questo apparecchio. Brutta cosa non aver riconoscenza. Lo potrebbero dire i famosi nove lebbrosi del Vangelo, no? Ringraziamo il Signore, ma ringraziamo il Signore! Cerchiamo di vedere i doni di Dio. Ma nello stesso tempo, finché non vi verrà dato ordine in contrario, anche se io dovessi morire oggi, finché non tornerò poi un'altra volta in mezzo a voi, ricordatevi una cosa, c'è una scritta qui nella casa: "Allacciare le cinture!". Perché? Perché stiamo attraversando dei venti furiosi. Non interessa conoscere quali siano i venti; non state aver paura, non... Ma quali sono? Non v'interessa, figlioli, conoscere i venti. A noi basta tenere allacciate queste cinture: uniti a Gesù, uniti al Vangelo, uniti fra noi sotto l'alto comando del Papa e della Chiesa, pronti a morire senza chiedere per quale motivo, senza chiedere perché, pronti a dare la vita. Con questi uomini il Signore farà cose strabilianti. Se il Signore ha scelto voi per questo, ringraziate lui, e non state domandare perché. 26 marzo 1968