Il dottor Leopoldo Tresso era un medico dentista, amico e benefattore della Congregazione: uomo di profonda fede e preghiera, si intratteneva volentieri a parlare delle cose spirituali.
Giovanni Orfano, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso teologico, riporta a questo punto una frase del dottor Tresso: “Noi, quando accostiamo un prete, vogliamo vedere il prete, perché nel mondo c’è tanta gente che sa molte cose come noi. Noi nel prete cerchiamo Dio”.
Cfr. Mt 9,37 e Lc 10,2.
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1.Cerchiamo di metterci un istante, come di consueto, alla presenza del Signore. Mi permetto di insistere sul fatto che la nostra vita spirituale diviene veramente come la vuole lui se sappiamo metterci alla sua presenza, ma non soltanto qui, al mattino, prima della meditazione, ma spesso durante il giorno. Questo contatto con Dio, questo vivere solo per lui, questo parlare con lui, è la condizione indispensabile per potere dare qualcosa alle anime. Ve l’ho detto tante volte: le anime vengono da noi a cercare Dio. Lo diceva anche il dottor Tresso ; non è vero, Giovanni? Che cosa diceva? Dimmi la verità, dilla forte in modo che la sentano tutti, anche quelli che sono in fondo. Dunque, un laico, un medico dice: “Persone che sanno tante e tante cose ce ne sono molte al mondo, e le sanno anche più del prete”. È impossibile gareggiare con la gente perché c’è sempre più specializzazione. Tu non potrai mai, leggendo opere di medicina, gareggiare con i medici perché loro sono specializzati in questo campo, e leggendo opere di diritto non potrai mai gareggiare con gli avvocati perché loro sono specializzati. Una volta il prete nel paese sapeva di tutto e gareggiava un po’ con tutti; bastava che studiasse un pochino le materie concernenti la farmacia per sapere e, a un dato momento, superava anche il farmacista, e il farmacista non parlava più. Ma oggi non c’è niente da fare: non gareggeremo mai con gli altri nel campo delle scienze umane. Però c’è una cosa che gli altri cercano da noi, che gli altri vogliono da noi: vogliono sentire Dio. Non esigono che parliamo di Dio, ma vogliono sentire Dio, vogliono sentire che noi siamo in contatto con il Signore, che in noi c’è qualche cosa... Quando Bernardetta vedeva la Madonna, la gente guardava Bernardetta. Perché? C’era in lei qualcosa che traspariva, e la gente era attratta dal volto di Bernardetta sul quale c’era il riflesso della Madonna. Fratelli miei, questo è importante: qui non si può fare la commedia. La gente si accorge se siamo di Dio o non lo siamo, se viviamo in contatto con il Signore o se siamo soltanto uomini che parlano un pochino del Signore, che hanno studiato qualcosa del Signore, che raccontano qualcosa del Signore: la gente vuole il Signore, lo vuole! Ed è possibile darlo soltanto se viviamo con il Signore Per esempio, questa mattina siamo andati alla Santa Messa solamente se l’abbiamo vissuta. In che modo si vive la Messa? Quando io prendo in mano il Signore dico: “Padre, ti offro Gesù, te lo offro”. Stamattina ho celebrato la Messa per il mondo intero, ho pensato a quella povera gente del Vietnam che soffre e che patisce, ai comunisti tanto accecati che... Noi ricordiamo il tempo del fascismo: tanti erano fascisti e non sapevano neanche che cosa fosse il fascismo, trascinati dentro da questa valanga. E poi ho pensato a tanta povera gente dell’America Latina, dell’Africa, che domanda aiuto, che domanda: ‘La messe è molta e gli operai sono pochi’ , che domanda qualcuno che insegni il catechismo. E ho pensato anche alla disunione fra i cristiani e ho detto: “ Padre, ti offro lui, ti offro lui”.DIO presenza di...
APOSTOLO vita interiore
DOTI UMANE scienze umane
ESEMPI santi
APOSTOLO uomo di Dio
EUCARISTIA S.Messa
SOCIETÀ
APOSTOLO F.A.
È una forma dialettale per dire: risparmiare, mettere da parte.
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2.Dobbiamo vivere la Messa proprio così: è un’offerta di Cristo, e io mi metto insieme con lui, metto dentro ad essa anche me: “Ti offro, ti offro, Padre... Abbi pietà di questa povera umanità, di questi poveri uomini, di queste povere creature”. Bisogna che poi questa Messa ci accompagni per tutta la giornata. Se durante il giorno tu soffri un pochino, se hai qualche dispiacere, puoi dire: “Beh, Padre, unisco questo mio dispiacere al sangue di Gesù che ho offerto questa mattina”. Ecco la Messa che continua durante la giornata! Vai a scuola e ti capita un piccolo dispiacere; ti capita che vai a fare una cosa, apri una lettera e ti capita un altro dispiacere: “Signore...”, ci mettiamo ancora lì, uniamo anche questo, stiamo facendo ‘musina’ , mettiamo insieme anche questo. Questo è possibile se noi abbiamo l’abitudine di metterci in contatto con il Signore, se noi abbiamo l’abitudine di conversare con Dio. Ma se la nostra è una pietà intellettuale, se la nostra meditazione è soltanto uno studio o qualche cosa di intellettualistico, non ci riempiamo di Dio. Io non voglio farvi diventare persone sentimentali, ma uomini di Dio che sappiano parlare con il Signore. Sentimentali, no! Penserà il Signore a togliervi il sentimentalismo quando questo lo dovrete fare con anni e anni di aridità, con difficoltà; quando mettervi in contatto con il Signore vi costerà sangue, vi costerà fatica, non ne avrete voglia; quando non avrete voglia di andare in chiesa a pregare... Vi ripeto: non voglio farvi diventare sentimentali, ma uomini che sanno di avere un dovere, vorrei dire, anche di ufficio, oltre che il resto. Perché un privato può dire: “Beh, io mi levo ogni responsabilità...”, ma noi no! Del resto ogni cristiano non è privato, e noi in modo particolare, perché abbiamo una vocazione speciale, non possiamo levarci la responsabilità: abbiamo un dovere!CONSACRAZIONE offerta totale
CROCE sofferenza
DIO contatto con
APOSTOLO uomo di Dio
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Don Ottorino concede a questo punto un momento di silenzio per favorire l’incontro personale con il Signore.
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3.Se io vado a una fonte per prendere acqua, posso dire: “Beh, faccio a meno di bere”, ma se io sono un rifornitore di acqua al villaggio, non posso dire: “Faccio a meno di prendere l’acqua”, perché ho il dovere di riempire la mia cisterna per dare acqua. Le anime aspettano da noi, aspettano da noi il Signore. Io non potevo questa mattina, celebrata la Messa, fare a meno di far rifornimento di Dio, perché voi lo aspettavate da me. Voi avete il diritto di ricevere Dio da me, e se io non ve lo do, voi mi dovete giustamente insultare. Voi mi condannerete davanti al giudizio di Dio se io non vi do Dio, se non vi faccio sentire Dio perché io non mi sono avvicinato a Dio. Ricordatevi che avete tutto il diritto di condannarmi dinanzi al tribunale del Signore. Ma, state attenti, fratelli miei: anche coloro che Dio affiderà a voi avranno il diritto di condannarvi se non vi sarete avvicinati a Dio, se alle anime darete soltanto quello che avete studiato e non quello che avete vissuto. Ricordatevi che le anime avranno poi il diritto di condannarvi e vi diranno: “Tu non mi hai dato da mangiare. Se io sono linfatica, se io sono tisica, se io sono tiepida, la colpa è tua: non mi hai dato il latte che Dio voleva che tu mi dessi”. È tremendo, sapete! Perciò mettiamoci per un istante alla presenza del Signore. Quando muore qualcuno, di solito si va a fare le condoglianze in famiglia. Ma può darsi che qualche volta ci sia chi, mentre va a fare le condoglianze, contemporaneamente esclami: “Deo gratias! Finalmente quella signora è morta e mi ha lasciato un po’ di soldi!”. Forse costui può aver fatto precedentemente tante novene perché lei morisse prima; dopo, invece, presso la famiglia dice: “Oh, poverina, è morta! Oh, che disgrazia! Beh, tante condoglianze...”. E tornando a casa: “Oh, Deo gratias! Fra pochi giorni vado a ritirarmi l’eredità”. Quante commedie nel mondo! Quando sarete più avanti negli anni e andrete fuori, nel mondo, vedrete quante commedie si fanno. Ma c’è una commedia che non si può fare, ed è proprio quando tu parli di Dio. Quando tu sacerdote nel confessionale o nella direzione spirituale, o tu assistente negli incontri più intimi, parli del Signore con le anime, non puoi fare commedie, perché o hai il Signore dentro di te e la tua parola produce un effetto, o non lo hai e allora è come fare un bel film. Quando si fa un bel film dove c’è, supponiamo, una bella tavola imbandita, si sente la voce e l’immagine fa vedere una bella tavola imbandita dove c’è di tutto, questa non leva la fame; nel film si può presentare una bella sala da pranzo, imbandita bene tanto da poter dire: “Guarda che bellezza!”, per cui ti viene l’acquolina in bocca, ma non ti sfami.ESEMPI apostolo
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MONDO
SACERDOZIO prete
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Don Ottorino nomina Zeno Daniele, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso teologico, che con qualche altro doveva aver visitato la famiglia di don Luigi Mecenero, che si trovava in Brasile, nel suo paese di Crespadoro (VI).
Don Ottorino interpella Marco Pinton, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso liceale, il quale risponde: “La seconda”.
Una delle frasi forti della spiritualità della Congregazione è posta sotto l’immagine serena e composta di un Cristo coronato di spine e con i chiodi della sua passione in mano e dice: “Parlane a Lui”.
Il riferimento è a don Pietro De Marchi, che all’epoca stava facendo l’anno del noviziato.
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4.Il povero prete, il povero assistente, non è capace forse di preparare una mensa così, ma prende un cestello e dentro ci mette un pollo arrosto o una braciola di maiale ai ferri, con un paio di pezzi di pane... Non è vero, Zeno, come è capitato in casa di don Luigi Mecenero: vi hanno dato una braciola con due pezzi di pane, in mano, così, senza tante storie, e avete mangiato la vostra braciola di maiale camminando in mezzo alla neve, con semplicità. Se l’uomo di Dio è capace di imbandire una bella mensa, è una buona cosa. Se, per esempio, non è balbuziente, se ha parola sciolta, se ha bella presenza, preparerà anche una bella mensa, ma l’uomo di Dio darà sempre la ‘braciola di maiale’. È questa la sostanza! Chi non è congiunto con Dio, è capace di preparare bene la mensa, ma la prepara come su uno schermo: un pranzo cinematografico. Io non so se, quando avete fame, preferite un pranzetto cinematografico o una braciola camminando per il campo. Che cosa ne dici, Marco ? Che cosa preferisci? La seconda! Bravo, sei intelligente! Marco sta svegliandosi, sapete! Ora, state attenti, figlioli: non illudetevi, non illudetevi, non illudetevi; non è recitando preghiere e preghiere che si ottiene questo contatto con lui, ma con un incontro cosciente e personale con lui. E adesso continuiamo. Caro don Pietro , tu mi guardi e dici: “Che cosa dice questo don Ottorino?”. Dico sempre le stesse cose e sarebbe già tanto se, morendo, lasciassi questo bel ricordo.APOSTOLO uomo di Dio
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PREGHIERA incontro cosciente e personale con Dio
Anche per questa meditazione don Ottorino si serve del libro di A. ANCEL, Il sacerdote secondo il Vangelo, Editrice Trevigiana, Treviso 1966. Le citazioni, prese dalle pagine 93-94, vengono riportate in corsivo senza ulteriori richiami.
Don Luigi Furlato era all’epoca il padre maestro dei novizi.
Ruggero Pinton frequentava all’epoca il 2° anno del corso teologico. Con lui don Ottorino si permette un tono estremamente scherzoso.
Don Ottorino si riferisce a don Aldo e all’assistente Vinicio Picco che erano partiti in aereo per una visita alle Comunità dell’America Latina.
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5.“La tempesta sedata”. Scegliamo un altro fatto del Vangelo: è il quarto che prendiamo in considerazione. “Voi conoscete il racconto della tempesta sedata così come è raccontata da San Marco (4,35-41). Vorrei semplicemente fermare la vostra attenzione su alcuni passi di questo testo. Osserviamo innanzi tutto che Gesù è veramente uomo come noi”. Qualcuno potrebbe ripetere quello che si è detto in precedenza: “Ma, sa... come si fa? Siamo uomini, abbiamo la natura che recalcitra”. Certo, siamo uomini! Osserviamo Gesù. “Già abbiamo notato che Gesù conosce una stanchezza simile alla nostra. Così dorme e sente il bisogno di dormire come noi. Infatti molto spesso egli consacrava lunghe ore della notte alla preghiera; talvolta la notte intera. Non è dunque da meravigliarsi che qualche volta abbia avuto, come noi diciamo, degli arretrati di sonno”. Eh, che volete: era un uomo anche lui... sentiva il sonno, la stanchezza, non ne poteva più! Perciò anche noi avremo giornate nelle quali è bello parlare con il Signore, ma in certe altre saremo fiacchi. Non è vero, don Luigi? Non si è nemmeno capaci di parlare, si hanno ‘i chiodi’ sullo stomaco. Inoltre ci sono delle giornate che vanno a rovescio. Eppure, eppure è proprio in quelle giornate in cui dobbiamo sforzarci: non sentiremo il gusto, ma dobbiamo sforzarci di essere uniti al Signore. “E sappiamo che cosa capita quando si è arretrati col sonno: si dorme saporitamente...”. Anche a scuola, non è vero, Ruggero ? Nonostante il latte in polvere! Consolati, però, perché ho sentito che adesso in Italia installeranno un impianto per la polverizzazione del latte, e così tu puoi startene tranquillo fino al 4° anno di teologia! “... e malgrado i rumori non ci si sveglia. Non è ciò che è accaduto a Gesù? Abbiamo dal Vangelo qualche indicazione precisa. Gesù aveva preso posto nella barca, a poppa, e dormiva su di un cuscino”. In questo momento i nostri cari fratelli sono sopra l’oceano Atlantico su un aereo dell’Alitalia, hanno un piccolo fossato sotto di loro e staranno dormendo perché per loro è ancora notte per un paio di ore. Arriveranno alle tredici, ora italiana, mentre per loro saranno le nove del mattino. Sull’aereo hanno dei bei cuscinetti, messi in cima al poggiatesta del sedile, proprio puliti, soffici: si dorme che è un piacere. Gesù non aveva certamente un cuscinetto così pulito: chissà di che cosa puzzava quel cuscino che era sotto la testa di Gesù! Non è per far un torto a San Pietro, ma penso che egli non avesse il guardaroba dell’Alitalia. Chissà a quanti era servito quel cuscino, chissà quante volte vi saranno saliti sopra con i piedi sporchi di pesce! E Gesù dorme. È là, e si adatta, si adatta.PAROLA DI DIO Vangelo
GESÙ
uomo
APOSTOLO uomo
CROCE sofferenza
DIO unione con...
MISSIONI
PENITENZA
In dialetto veneto sta per bestemmia, parolaccia. ‘Ocheta’ è il diminutivo di ‘oca’, perciò ‘tirar na mèsa ocheta’ significa dire una piccola parolaccia o una piccola bestemmia.
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6.“Ed ecco che si scatena una forte burrasca e le onde si gettano nella barca, tanto che ormai stava per riempirsi d’acqua (Mc. 4,37 s.). Gesù non sente niente. Continua tranquillamente a dormire sopra il cuscino nonostante il vento, nonostante il fragore delle onde, nonostante l’acqua che gli si schizza sul corpo: egli dorme. Non crediamo che Gesù fingesse di dormire per osservare ciò che gli Apostoli avrebbero fatto. Egli dormiva, e questo è tutto! Era un uomo come noi. È stato necessario che i suoi Apostoli lo scuotessero e lo chiamassero per svegliarlo. E possiamo osservare Gesù che si sveglia, come uno che si risveglia da un profondo sonno. Gesù è veramente come noi!”. Gesù dormiva: aveva sonno. Noi avremmo tirato una mezza ‘ocheta’ e avremmo detto: “Lasciatemi stare, lasciatemi dormire!”. Figuratevi se Gesù non si è svegliato! “Ed eccolo svegliato. Si vede immediatamente il suo perfetto controllo. Gli Apostoli erano affannati, ma lui è padrone di se stesso”. Sentite adesso che bel complimento gli fanno gli Apostoli. “Non ti importa che noi periamo?(v. 38)”. Se gli avessero detto: “Senti, Gesù, per piacere. Qui non ce la facciamo più a buttare fuori l’acqua con i barattoli perché entra troppa acqua nella barca. Ti dispiacerebbe, per piacere, mettere un po’ a posto le cose, darci una mano?”. E invece: “Non t’importa affatto che noi anneghiamo? Non ti importa affatto che moriamo di fame, che moriamo qui? Non te ne importa?”.PAROLA DI DIO Vangelo
GESÙ
uomo
DOTI UMANE
A metà frase don Ottorino scherzosamente aggiunge: “Si è dimostrato abile nel riuscire a rimanere in piedi se la barca barcollava così”.
“Il Signore ha dato, il Signore ha tolto... Sia benedetto il nome del Signore” (Giobbe 1, 21). Don Ottorino cita questa espressione biblica che gli era molto cara dopo aver accennato a qualche prova specifica: la morte imprevista di un giovane della Casa dell'Immacolata proveniente da Crotone e la contrarietà del Vescovo di Vicenza per la concessione del diaconato permanente.
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7.“In piedi egli parla al vento e al mare e si rivolge ai suoi Apostoli dicendo: “Perché avete paura?” (v. 40)”. Che rimprovero per noi! Ci sono giornate pesanti, giornate nelle quali non vediamo il Signore, giornate in cui molleremmo tutto. “Perché avete paura?”. Il Signore dorme, non sentiamo il Signore, non lo sentiamo; tutto è contro di noi... “Perché avete paura?”. “Così dunque, attraverso questa scena tanto semplice del Vangelo, Gesù si manifesta in tutta l’umiltà della sua condizione umana, sottomessa agli stessi nostri bisogni, e nel contempo in tutta la grandezza della sua natura umana: egli si domina perfettamente, è sempre calmo!”. E noi, fratelli, siamo capaci di mantenere la calma quando il mare è in burrasca? Finché le cose vanno bene, bene, ma quando ci capita come a Giobbe: ora ti annunciano una disgrazia, poi te ne annunciano un’altra, poi un’altra ancora e, magari, tre o quattro in un sol giorno. È morto il papà di Ragno... e il vescovo non ti scrive la lettera... e... e... Bisogna mantenere la calma: “Dominus dedit, Dominus abstulit, sit nomen Domini benedictum”. Giuseppe, che cosa ne dici? È possibile mantenerla? Eppure dobbiamo fare così! È sbagliato? Caro, questo è il Vangelo! “Sì, è veramente bello, il più bello dei figli degli uomini, il nostro Maestro amato! Infine in questo episodio si manifesta ancor più che nei precedenti la sua divinità. Le parole che Egli pronunciò in quell’occasione sono molto semplici. È detto nel Vangelo: “Minacciò il vento e disse al mare: Taci, calmati” (v. 30)”.CROCE sofferenze morali
PAROLA DI DIO Vangelo
CROCE prove
VIRTÙ
fede
DIO presenza di...
Cfr. Romani 8, 31: “... chi sarà contro di noi?”.
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8.È bello sapere che nella nostra barca abbiamo sempre Gesù, il quale, anche se dorme, a un dato momento può svegliarsi e dire al vento: “Taci, calmati”. In questo momento, per esempio, Vinicio sarà pieno di paura, ma su quella ‘barchetta’ ha Gesù che può dire: “Taci, calmati”. E se il Signore non dice così è perché vuole, attraverso un’altra via, condurci in Paradiso... Non importa niente attraverso quale via! Tu vai missionario in Brasile e là ti capitano delle difficoltà, ma in casa c’è lui, che sembra dormire, mentre non dorme. Allora lui dormiva sul serio, ma adesso per noi sembra dormire, mentre non dorme e in qualunque momento può dire, dinanzi alle difficoltà, dinanzi alle persecuzioni più grandi: “Taci, calmati”. Anche i nostri fratelli che sono in Russia, in Siberia, quelli che sono perseguitato sotto Mao, che sono messi in condizioni di disagio - pensate in quali situazioni si trovano: non possono celebrare la Messa, nulla, sono perseguitat! -, anch’essi hanno il Signore lì presente, vicino a loro, dentro alla loro barca, ed egli a un dato momento può alzare la mano e la voce e dire: “Taci e calmati”; Mao allora comincerebbe a saltare in aria e con lui tutta la sua squadra di comunisti. Ma è lui che permette questo! In qualsiasi momento, se lui volesse, potrebbe dire: “Taci, calmati”, e farebbe cessare la persecuzione, farebbe cessare tutte queste cose; se le lascia, è perché va bene così. È facile dirlo finché qui dentro non piove, ma sotto la pioggia sarebbe meno facile! Bisogna sapere che abbiamo con noi Gesù: lo abbiamo sempre, vede le nostre tribolazioni, vede le nostre difficoltà, ci accompagna in mezzo alle tempeste e, in qualsiasi momento, può dire: “Alt, basta!”. Non c’è più posto per lo scoraggiamento, per la disperazione, per dire: “Per me è inutile! Ormai ho provato tante volte! Sì, capisco, ma non c’è niente da fare!”. Perché? Perché se sappiamo di avere il Signore con noi, “quis contra nos?” . Sappiamo di averlo. Lui permette questo e quando lui vorrà ci libererà. Le nostre buone mamme dicevano: “Il Signore sa che siamo in questa situazione, sa che siamo qui. Pazienza! Se vorrà liberarci deciderà lui; lui sa quando è l’ora giusta, lui sa quando è giusto”.GESÙ
unione con...
NOVISSIMI paradiso
MISSIONI vita missionaria
CHIESA
DIO stile di...
Il riferimento è a Fernando Murari, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso liceale.
Cfr. Giovanni 6,60.
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9.Dobbiamo avere questa fiducia in Dio, questa certezza, ma proprio la certezza che, se siamo così, nulla sfugge al Signore, e che va bene così. Noi, se volete, dobbiamo cercare di uscire dal mare; infatti questi pescatori buttavano l’acqua fuori dalla barca, non la lasciavano dentro. L’acqua bisogna cercare di buttarla fuori; non puoi dire: “Adesso stiamo in riposo; ci penserà il Signore!”. Eh, no, sciocco! Tu rema più che puoi, butta fuori l’acqua, cerca di mandare avanti la barca... “Ma, e se si rovescia?”. Abbi fiducia! Tu, da parte tua, fa’ tutto quello che puoi: guida la barca meglio che puoi, butta fuori l’acqua, non temere! La barca non va a picco, e se va sotto, andrà sotto insieme con il Signore, e così sotto avrai insieme con te anche il Signore. Vorrà dire che andrete a fare la pesca subacquea! Nolite timere! Anche se a un dato momento questa persecuzione vi porterà sotto terra, in carcere, lui verrà con voi, è nella barca anche lui! Va bene così, va bene così! Perché il Padre ha fatto andare anche lui dall’Orto degli Olivi in carcere, e dopo su per la croce e dalla croce in Paradiso. Mi guardi, Fernando ? Caro, questa è la realtà! “Maestro, il tuo parlare è duro” , ma questa è la verità! Bisogna capire il valore della sofferenza, bisogna capire che la nostra buona mamma, la Madonna, ha patito e sofferto, che Gesù ha patito e ha sofferto. È soltanto accettando dalle mani di Dio le burrasche della vita che andremo in Paradiso. Non è stato per caso che qualche volta gli Apostoli si sono trovati in queste condizioni. Il Signore ha voluto farcelo sapere, perché anche noi dovremo trovarci in queste condizioni molto spesso, vorrei dire ogni giorno. Sarebbe troppo comodo andare con un motoscafo o con un fuoribordo, come si fa ora, e attraversare il lago... sarebbe troppo comodo! “Chi è dunque costui? Osserviamolo, questo uomo è veramente il Figlio di Dio. Il vento e il mare hanno riconosciuto in lui il loro creatore e il loro salvatore; tutto è stato fatto da lui e niente di ciò che è stato fatto è stato fatto senza di lui! Non occorre commento: bisogna contemplarlo lungamente, nella preghiera”. Chi è costui? Tutto è stato fatto con lui e niente è stato fatto senza di lui. Questo Signore io l’ho ricevuto nella comunione, questo Signore abita nella nostra chiesa, lui che ha fatto tutto mi accompagna durante il mio percorso: ogni giornata, si può dire, è il passaggio del lago. Ci può essere il momento di sole e ci sarà il momento di burrasca, ma io so che l’ho sempre con me. Chi? Lui, che ha fatto tutto, che comanda al vento, che qualche volta permette che il vento butti un po’ all’aria, rovesci un pochino, però lui è sempre con me. Ah, questo basta! Se capissimo questo, saremmo i padroni del mondo! Pensateci un pochino. Sia lodato Gesù Cristo.VIRTÙ
fede
APOSTOLO chi è
l’
apostolo
GESÙ
redenzione
DIO piano di salvezza
CROCE sofferenza
MARIA la nostra buona mamma
GESÙ
crocifisso
EUCARISTIA comunione
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