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LA PRESENZA DI GESÙ INFONDE CERTEZZA

MO223[05-02-1968]

MO223,1[05-02-1968]

1.Cerchiamo di metterci un istante alla presenza del Signore, come di consueto. Mi permetto di insistere che la nostra vita spirituale diviene veramente come la vuole lui, se sapremo metterci alla presenza del Signore; ma non soltanto qui al mattino prima della meditazione, ma spesso durante il giorno. Questo contatto con Dio, questo vivere solo per lui, questo parlare con lui, è la condizione indispensabile per poter dare un po' alle anime. Guardate, ve l'ho detto tante volte: le anime vengono da noi per cercare Dio.
Lo diceva anche il dott. Tresso, vero, Giovanni? Cos'è che diceva, dimmi la verità, dillo forte che lo sentano tutti là in fondo. Dunque un laico, un medico, che dice: "Gente che sa tante robe, che sa tante robe, ghi n'è tanta al mondo; e i le sa anche de più del prete". È impossibile gareggiare con la gente fuori, capite chiaramente, no? Perché c'è sempre più specializzazione, no? Il medico, tu non potrai mai, leggendo opere de medicina, gareggiare con i medici. Perché? Perché loro sono specializzati lì. Leggendo opere di diritto, gareggiare con gli avvocati. No, loro sono specializzati. Una volta el prete in un paese sapeva di tutto e gareggiava un po' con tutti; quando studiava un pochino le materie del farmacista, dopo el saveva, a un dato momento el batteva el farmacista, e la gera finìa, no, e el farmacista non fiatava più. Ma oggi non c'è niente da fare, non gareggeremo mai con gli altri. Però c'è una cosa che gli altri cercano da noi, vogliono da noi: vogliono sentire Dio. No che parliamo di Dio, vogliono sentire Dio, vogliono sentire che noi siamo in contatto con il Signore, che c'è qualche cosa... Quando Bernardetta vedeva la Madonna, la gente ammirava Bernardetta. Perché? Ma c'è un qualche cosa che traspare, no, un qualche cosa...Venivano proprio presi dal volto di Bernardetta: il riflesso della Madonna. Fratelli miei, guardate che è importante, sapete, questo e guardate che qui non si può far mica commedia: la gente se ne accorge se siamo di Dio o non siamo di Dio, se viviamo in contatto del Signore o se siamo soltanto uomini che parlano un pochino del Signore, che hanno studiato qualche cosa del Signore, che raccontano qualche cosa del Signore... Vogliono il Signore loro, lo vogliono! E vedete, questo è possibile soltanto se viviamo col Signore. Per esempio, questa mattina siamo andati alla Santa Messa: se abbiamo vissuto la Messa. Come si fa a vivere la Messa? Prendo in mano il Signore: "Padre, ti offro Gesù, te lo offro". Stamattina ho celebrato la Messa per il mondo intero. Guarda questa povera gente là nel Vietnam che soffre e che patisce; questi comunisti, tanti accecati che... Noi sappiamo al tempo del fascismo: tanti erano fascisti e non sapevano neanche che cosa sia il fascismo, presi dentro da questa valanga. Poi, vero, tanta povera gente là in America Latina, in Africa, che domandano aiuto, che domandano: "La messe è molta e gli operai sono pochi", no, che domandano qualcuno che insegni il catechismo. Poi tanta gente: questa disunione anche fra i cristiani... Ho detto: "Padre, ti offro lui, ti offro lui!".

MO223,2[05-02-1968]

2.Ora, la Messa dobbiamo viverla insomma proprio così: è un'offerta di Cristo e io mi metto insieme e metto dentro anche me lì. "Ti offro, ti offro, Padre. Abbi pietà di questa povera umanità, di questi poveri uomini, di queste povere creature". Vedete, bisogna che, dopo, questa Messa ci accompagni tutta la giornata. Durante la giornata tu soffri un pochino, tu hai qualche dispiacere: "Beh, Padre, metto insieme là, con il sangue di Gesù che ho offerto questa mattina, metto anche questo mio dispiacere". Ecco la Messa che continua durante la giornata, no? Vai a scuola, ti capita un piccolo dispiacere; ti capita che vai a fare una cosa, apri una lettera, ti capita un altro dispiacere: "Signore...", mettiamoci ancora lì, uniamo, mettiamo insieme anche questo, semo drìo far musina, no, mettiamo insieme anche questo.
Ma, vedete, questo è possibile se noi abbiamo l'abitudine di metterci in contatto con il Signore, se noi abbiamo l'abitudine di conversare con Dio. Ma se la nostra pietà è una pietà intellettuale, se la nostra meditazione è soltanto uno studio o qualche cosa di intellettuale, guardate che io non voglio farvi diventare sentimentali, no, ma vi voglio far diventare uomini di Dio, che sappiano parlare con il Signore. È giusto, no? No, sentimentali no, perché pensa il Signore a tirar via il sentimento quando questo lo dovrete fare con anni e anni di aridità, con difficoltà, quando mettervi in contatto col Signore vi costerà sangue, vi costerà fatica, non ne avrete voglia, non avrete voglia di andare in chiesa a pregare...Vi dico: non vi voglio far diventare sentimentali, ma uomini che sanno di aver un dovere, anche, vorrei dire, di ufficio oltre che il resto. Perché un privato può dire: "Beh, io me la cavo...", ma noi, noi... del resto, ogni cristiano non è privato, ma noi in modo particolare, perché abbiamo una vocazione speciale, non possiamo cavarcela, abbiamo un dovere.

MO223,3[05-02-1968]

3.Sa, io vado a una fonte per prendere acqua; posso dire: "Beh, faccio di meno a bere". Ma se io sono un rifornitore di acqua al villaggio, non posso dire: "Faccio di meno a prendere acqua". Ho il dovere di riempire la cisterna per dare acqua. Le anime, le anime aspettano da noi, aspettano da noi.
Io non potevo questa mattina, celebrata la Messa, far di meno di far rifornimento, perché voi aspettavate da me. Voi avete il diritto di avere Dio da me, e se io non vi dò Dio, voi mi dovete insultare giustamente, e giustamente mi dovete insultare; mi condannerete voi davanti al giudizio di Dio, se io non vi do Dio. Se io non vi faccio sentire Dio, perché io non mi sono avvicinato a Dio, ricordatevi: avete tutto il diritto di condannarmi dinanzi al giudizio del Signore. Ma, state attenti, fratelli miei, che anche coloro che Dio affiderà a voi avranno il diritto di condannarvi se non vi sarete avvicinati a Dio. Se alle anime darete soltanto quello che avete studiato e non quello che avete vissuto, ricordatevi che le anime hanno il diritto di condannarvi e vi diranno: "Tu non mi hai dato da mangiare. Se io sono linfatica, se io sono tisica, se io sono tiepida, la colpa è tua: non mi hai dato il latte che Dio voleva che tu mi avessi a dare!". È tremendo, sapete! Perciò mettiamoci un istante alla presenza del Signore... Quando che muore qualcuno, di solito si va a fare le condoglianze in casa, no? Qualche volta può darsi che ci sia qualcuno che va a fare le condoglianze, ma nello stesso tempo el dixe: "Deo gratias!, che xe morta quella sioretta là, che adesso me lassa un pochi de schei", no? Magari se gavea fatto tante novene perché la morisse prima, tante novene, e dopo se va: "Oh, poaretta, la xe morta! Oh che disgrazia! Beh, tante condoglianze, sa". E tornando indrìo:"Oh, Deo gratias! Chissà, fra un pochi de giorni vò tirarme l'eredità". Quante commedie nel mondo! Però, guardate: quando che sarete ancora più grandi e andrete fuori nel mondo, vedrete quante commedie... Ma c'è una commedia che non si può fare, è proprio questa: quando tu parli di Dio, quando tu nel confessionale o nella direzione spirituale o negli incontri, tu assistente, con le anime, negli incontri un po' più intimi, parli del Signore, non puoi far commedie. Perché o lo hai e la tua parola produce un effetto, o non lo hai ed è come fare un bel cinema: fai un bel cinema dove c'è una bella... supponiamo si sente la voce, c'è una bella tavola imbandita, c'è di tutto, ma non cava la fame; sai, tu nel cinema puoi presentare una bella sala da pranzo, presentata bene: "Oh, varda che bellezza!", ti viene l'acquolina in bocca; ma invece che sopra così....

MO223,4[05-02-1968]

4.Il povero prete, il povero assistente, non è capace forse di preparare una tavola così, ma el prende una sestela e dentro ghe ze un polastrello arrosto, o se no ghe xe una brasoleta de mas-cio, vero, Zeno, con un par de tochi de pan, là, come xe capità in casa de don Luigi Mecenero, i ghe ga dà una brasoleta de mas-cio con un par de tochi de pan, in man cussì, senza tante storie, e i se la magnava camminando in meso alla neve, la so brasoleta de mas-cio. Così con semplicità....
L'uomo di Dio se è capace di imbandire una bella mensa, meglio, se è capace di avere... se, per esempio, nol l'è balbo, se ga bella parola, se ga bella presenza, meglio, el prepara una bella mensa; ma l'uomo di Dio te dà sempre la brasoleta de mas-cio. Questa xe la storia! Chi non è congiunto con Dio, è capace di preparare bene, ma la prepara in uno schermo; un pranzo in sala de cinematografo. Mi non so se preferì un pranzetto in sala cinematografica, o se preferì la brasoleta camminando là xo par el campo, vero, quando che ghi fame. Cosa ghin dito, Marco? Cosa xe che te preferisci? La seconda! Bravo! Te sì intelligente! El stà svejandose Marco, savìo. Ora stè attenti, fioi: non stè illuderve, non stè illuderve, non stè illuderve. Vardè che non dixendo su preghiere, preghiere, ma incontrandose mi e ti, ti e mi, parlando con lu, se ottien questo contatto... E adesso continuemo ancora. Caro don Piero, te me vardi e te dixi: "Ma qua cosa dixelo sto don Ottorino?". Sempre le stesse robe. Sarìa xa tanto se mi, morendo, lassasse sto bel ricordo, no?

MO223,5[05-02-1968]

5.“"La tempesta sedata".
Cioè prendiamo un altro fatto del Vangelo; è il quarto che prendiamo in considerazione... "Voi conoscete il racconto della tempesta sedata così come è raccontata da San Marco. Vorrei semplicemente fermare la vostra attenzione su alcuni passi di questo testo. Osserviamo anzitutto che Gesù è veramente uomo come noi". Qualcuno può dire, quel che dixevimo prima: "Ma, sa, come se fa? Ma, semo omini, ghemo la natura che tira indrio...". Certo siamo uomini, ed ecco qua Gesù. "Già abbiamo notato che Gesù conosce una stanchezza simile alla nostra. Così dorme e sente il bisogno di dormire come noi. Infatti molto spesso egli consacrava lunghe ore della notte alla preghiera; talvolta la notte intera. Non è dunque da meravigliarsi che qualche volta abbia avuto, come noi diciamo, degli arretrati di sonno". Eh, cosa volete, era un uomo anche lui: sentiva il sonno, la stanchezza, nol ghin podeva più e perciò anche quelle giornate... Sarebbe bello parlare con il Signore, ma certe giornate se xe bolsi, vero, don Luigi, no, non se xe neanche boni parlare, se ga le brochette sullo stomego, no, e dopo, sa, sonti mi, giornate roverse! Eppure, eppure, xe proprio in quelle giornate in cui dovemo sforzarci: non sentiremo il gusto, ma sforzarci di essere uniti al Signore. "E sappiamo che cosa capita quando si è arretrati col sonno: si dorme saporitamente...”. Anche a scuola, vero, Ruggero? Ruggero, nonostante il latte in polvere, vero? Consòlate, però, go sentìo che adesso in Italia i fa un impianto per polverizzare il latte; così te si a posto, vero, fin in quarta teologia... Dunque. “... e malgrado i rumori non ci si sveglia. - Neanche a scuola. - Non è ciò che è accaduto a Gesù? Abbiamo dal Vangelo qualche indicazione precisa. Gesù aveva preso posto nella barca, a poppa, e dormiva su di un cuscino". Nell'Alitalia adesso i nostri cari fratelli sono là sopra l'Oceano Atlantico, in questo momento là i ga un fosseto sotto, insomma... e là i sarà là che i dorme, perché per loro xe notte ancora, xe notte ancora par un po' de ore, e i arriva a un boto e per loro xe le nove... dunque semo adesso... E, state attenti, i ga dei bei cuscinetti, messi in cima, proprio puliti, sa, soffici; i se mette là un paio de cuscinetti: se dorme che xe un piacere, no? Gesù certo non gaveva mia un cuscinetto pulito cussì... Chissà da cosa che el saveva quel cussin che gera sotto la testa de Gesù! Adesso, miga par farghe torto a San Piero, ma penso che nol gavesse mia el guardaroba che ghe xe nell'Alitalia, no? Quel cussin chissà a quanti che el gaveva servìo... chissà quante volte che i ghe gera montà in sima coi piè sporchi da pesse, no? E Gesù dorme; el xe là, el se adatta, el se adatta.

MO223,6[05-02-1968]

6."Ed ecco che si scatena una forte burrasca e le onde si gettano nella barca, tanto che ormai stava per riempirsi d'acqua.
Gesù non sente niente, non sente niente. Continua tranquillamente a dormire sopra il cuscino nonostante il vento, nonostante il fragore delle onde, nonostante l'acqua che gli schizza sul corpo: egli dorme. Non crediamo che Gesù fingesse di dormire per osservare ciò che gli Apostoli avrebbero fatto. Egli dormiva, e questo è tutto! Era un uomo come noi. - Dormiva, el gavea sonno! È stato necessario che i suoi Apostoli lo scuotessero e lo chiamassero per svegliarlo. E possiamo osservare Gesù che si sveglia, come uno che si risveglia da un profondo sonno. Gesù è veramente come noi!”. Noialtri gavarissimo tirà una mezza ochetta: "Lasseme stare, lasseme dormire!", no? Te poi immaginarte se nol se ga svejà. “Ed eccolo svegliato. Si vede immediatamente il suo perfetto controllo. Gli Apostoli erano affannati, ma lui è padrone di se stesso”. Sentì che bel complimento che ghe fa gli Apostoli adesso a lu. "Non ti importa che noi periamo?". I ghesse dito: "Senti, Gesù, par piassere, qua non ghe la femo più a butar fora acqua coi bussoloti, vero, vien dentro acqua; te dispiasarìa, par piassere, mettere a posto ti un pochetin qua, darne una man?". Niente... "Non t'importa mia niente che se neghemo noialtri qua? Ohe! Non te importa mia niente ti ca moremo de fame, che moremo qua, non te importa mia niente a ti?

MO223,7[05-02-1968]

7.”In piedi egli parla al vento e al mare... - l 'è sta bravo stare in piè, se la barca la balava così, no? - e si rivolge ai suoi Apostoli dicendo: "Perché avete paura?".
Che rimprovero per noialtri! Ghe xe delle giornate pesanti, delle giornate che non vedemo el Signore, delle giornate in cui molarissimo tutto, delle giornate..."Ma, perché avete paura?". Ma el Signore dorme... Non lo sentiemo el Signore, non lo sentiemo... tutto contro de noialtri... "Ma, perché avete paura?", perché, perché? "Così dunque, attraverso questa scena tanto semplice del Vangelo, Gesù si manifesta in tutta l'umiltà della sua condizione umana, sottomessa agli stessi nostri bisogni, e nel contempo in tutta la grandezza della sua natura umana: egli si domina perfettamente, è sempre calmo!". E noialtri, fratelli, siamo capaci di mantener la calma quando c'è il mare in burrasca? Fin che le cose vanno bene, buona! Ma quando che ne capita come Giobbe: i te annuncia una roba, dopo i ne annuncia un'altra, dopo i ne annuncia un'altra, e magari tre quattro robe in un giorno. E xe morto el papà de Ragno... E il vescovo non fa la lettera... eccetera eccetera. E dopo basta? Mantenere la calma... "Dominus dedit, Dominus abstulit, sit nomen Domini benedictum". Bepi, cosa ghin disito? Xe possibile? Eppure dobbiamo far così, dobbiamo far così. Piero, te me vardi caro? Xe sbaglià? L'è Vangelo, caro. "Sì, è veramente bello, il più bello dei figli degli uomini, il nostro Maestro amato! Infine in questo episodio si manifesta, ancor più che nei due precedenti la sua divinità. Le parole che Egli pronunciò in quell'occasione sono molto semplici. È detto nel Vangelo: "Minacciò il vento e disse al mare: Taci, calmati".

MO223,8[05-02-1968]

8.Xe bello però savere che nella nostra barca abbiamo sempre Gesù, che, anche se dorme, a un dato momento può alzarsi su e dire al vento: "Taci, calmati.".
Adesso, per esempio, Vinicio el sarà pien de paura e in sima a quella barchetta là el ga Gesù che pol dire: "Taci, calmati". Ohu! E se il Signore non dice così è perché vuole, attraverso un'altra via, condurci in Paradiso... non importa niente! Tu vai missionario in Brasile e là ti capitano delle difficoltà, ma dentro lì in casa, lì c'è lui, c'è lui, che sembra dormire per noi... allora el dormiva sul serio, ma adesso per noi sembra dormire; ma non dorme, e che in qualunque momento può, dinanzi alle difficoltà, alle persecuzioni più grandi, può dire: "Taci, calmati". Anche quei nostri fratelli che sono là in Russia, in Siberia, che sono perseguitati sotto Mao, eccetera, che sono messi in condizioni là di disagio e, pensate in che situazioni, non possono celebrare la Messa, né niente, in persecuzione... e il Signore è lì presente vicino a loro, dentro la loro barca, e a un dato momento può alzare la mano, può alzare la voce e dire: "Taci e calmati". E Mao che cominciarìa a saltar per aria, vero, e tutta la squadra dei comunisti. Ma è lui che permette questo. Ma, in qualsiasi momento, se lui volesse potrebbe dire: "Taci e calmati", e far cessare la persecuzione, far cessare tutte queste cose. E se lascia, è perché va ben così. Ah, xe facile dirlo finché qua dentro non piove, vero! Ma sotto la piova dir così... Sapere che abbiamo Gesù con noi, che lo abbiamo sempre, che vede le nostre tribolazioni, che vede la nostra difficoltà, che ci accompagna in mezzo a questa tempesta e che, in qualsiasi momento, può dire: "Alt, basta!". Ora, vedete, non c'è più posto per lo scoraggiamento, per la disperazione, per dire: "Ma, par mi xe inutile, ormai go provà tante volte! Sì, capisso, ma non ghe xe gnente da fare, eccetera!". Perché? Perché se sappiamo di avere il Signore con noi, "quis contra nos?". Sappiamo di averlo. Lui permette questo, quando lui vorrà. "Signore...". Le nostre buone mamme: "El Signore sa che semo cussì, el sa che semo qua. Senti, pazienza! Se el vorrà liberarme, el pensa lu, el sa lu quando che xe giusto, no? El sa lu quando che xe giusto".

MO223,9[05-02-1968]

9.Aver questa fiducia in Dio, questa certezza, ma proprio la certezza che, se siamo così, nulla sfugge al Signore e va bene così. Noi potremmo cercare di uscire, se volete, dal mare... Infatti, questi pescatori, i buttava fora l'acqua loro, no? Non i lassava mia l'acqua; l'acqua bisogna sercare de mandarla fora... te pol miga... scusa... "Adesso stemo qua, pensa el Signore". Eh, no, bauco, ti rema più che te poi, butta fora l'acqua, cerca de far andare avanti bene la barca. Ma... ma se la se rabalta? Abbi fiducia! Tu fa’ tutto quello che puoi da parte tua, guida la barca meglio che puoi, butta fora l'acqua... non temere, la barca non te va sotto... e se va sotto, andrà sotto insieme con il Signore, avrai insieme con te anche il Signore sotto acqua. Vorrà dire che gavì da andare a fare la pesca subacquea!
Nolite timere! Anche se a un dato momento questa persecuzione vi porterà sotto terra, in carcere... lui verrà con voi. È nella barca anche lui! Va bene così, va bene così! Perché il Padre lo ha fatto andare anche lu là dall'Orto degli Olivi in carcere, ma dopo su per la croce e dalla croce in Paradiso... Te me vardi, Fernando? Questa xe la realtà, caro! "Maestro, il parlare tuo m'è duro", el ga dito quell'altro. Questa è la verità! Bisogna capire, bisogna capire il valore della sofferenza, bisogna capire che la nostra buona mamma, la Madonna, ha patito, ha sofferto; Gesù ha patito e ha sofferto. È soltanto accettando dalle mani di Dio le burrasche della vita che andremo in Paradiso. Non è stato a caso se qualche volta gli Apostoli se ga trovà in queste condizioni. Il Signore ha voluto farcelo sapere. Anche noi dovremo trovarci in queste condizioni, molto spesso, vorrei dire ogni giorno. Troppo comodo sarebbe andare con un motoscafo, come adesso sa, o con un fuoribordo, attraversare il lago! “Uuuu... Son qua! Uuuu... Son là!". Sarebbe troppo comodo! Ma... “Chi è dunque costui? Osserviamolo, questo uomo è veramente il Figlio di Dio. Il vento e il mare hanno riconosciuto in lui il loro creatore e il loro salvatore; tutto è stato fatto da lui e niente di ciò che è stato fatto, è stato fatto senza di lui! Non occorre commento: bisogna contemplarlo lungamente, nella preghiera". Chi è costui? "Tutto è stato fatto con lui e niente è stato fatto senza di lui". Questo Signore io l'ho ricevuto nella comunione, questo Signore abita nella nostra chiesa, questo che ha fatto tutto mi accompagna durante il mio percorso. Ogni giornata, si può dire, è il passaggio del lago. Ci può essere il momento di sole, ci sarà il momento di burrasca, ma io so che io l'ho sempre con me. Chi? Lui, che ha fatto tutto, che comanda al vento, che permette che qualche volta il vento butti su un po', rovesci un pochino... però è sempre con me Ah, basta! Se capissimo questo, semo i paroni del mondo. E, sia lodato Gesù Cristo! Penseghe ' na s-cianta. 9 febbraio 1968