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LA PRUDENZA UMANA E IL SENSO DI RESPONSABILITÀ

MI258 [20-01-1969]

20 gennaio 1969

Il riferimento è alla morte tragica di Lino Zuin, ventiquattrenne chierico della diocesi di Padova, che aveva ottenuto dal suo vescovo di trascorrere un anno di verifica personale presso la Casa dell’Immacolata. Dopo il pranzo, verso le ore 13 del 18.1.1969, mentre giocava con altri giovani nel cortile nord, inavvertitamente faceva cadere una trave di acciaio usata nei prefabbricati che era stata provvisoriamente addossata alla chiesa. La trave cadendo lo travolgeva colpendolo alla testa e causandogli un trauma cranico mortale.

È chiaro il riferimento alla comunità ecclesiale dell’Isolotto di Firenze, unita al suo parroco nel contestare tutta la chiesa diocesana.

MI258,1 [20-01-1969]

1. Il Signore, quando vuole scuotere, parla un po’ forte.
Se leggiamo la vita di San Gabriele dell’Addolorata, vediamo come Dio, per smuoverlo, farlo decidere a lasciare il mondo e darsi interamente a lui, ha parlato, si può dire, tuonandogli vicino. Il Signore prima tuona vicino e poi, caso mai, tuona contro. Mi pare che sia in questa luce che noi dobbiamo vedere la disgrazia che ci è capitata: il Signore che ci tuona vicino per richiamarci alla nostra vocazione. Prima di iniziare a trattare i punti della nostra meditazione, vorrei richiamarvi a questo: più di una volta e in varie circostanze vi ho detto che una Congregazione religiosa ha una sua propria vocazione. In questo momento di disorientamento generale, in questo momento mentre la Chiesa e il Santo Padre piangono perché si contesta tutto, si discute su tutto, Cristo “congregavit nos in unum”, ci ha radunati qui insieme. Ma ci ha riuniti qui perché vuole fare qualcosa lui, non perché facciamo qualcosa noi; perché vuole fare lui una Congregazione che sia quasi un piccolo Isolotto, ma di altro genere, da presentare agli uomini e poter dire: “Ecco come io voglio gli uomini di Dio!”, cioè uomini di pochi o di tanti talenti, ma che si sono dati interamente e completamente al Signore. È questo il richiamo che ci fa la disgrazia che ci è capitata.

CONGREGAZIONE storia

CONSACRAZIONE offerta totale

CONSACRAZIONE distacco

APOSTOLO vocazione

CONGREGAZIONE missione

CHIESA Papa

APOSTOLO testimonianza

APOSTOLO uomo di Dio

DOTI UMANE talenti

Don Guido Massignan era all’epoca il direttore della Casa dell’Immacolata e, di conseguenza, il primo coinvolto per l’incidente accaduto nel cortile della casa.

Le pulizie ordinarie e straordinarie della Casa dell’Immacolata venivano effettuate dai ragazzi e dai giovani stessi sotto la vigilanza dei responsabili.

Renzo Meneguzzo era una vocazione adulta e all’epoca stava facendo l’anno di noviziato

All’Istituto San Gaetano c’era il deposito di carta che veniva usata, sia per la scuola grafica che per la tipografia industriale, che era inserita nei locali annessi all’Istituto stesso.

L’assistente Vinicio Picco era all’epoca il responsabile dell’officina meccanica della Casa dell’Immacolata.

Il riferimento è a Daniele Galvan, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso teologico e che aveva straordinarie capacità pratiche.

Thomas Merton (1915-1968), giornalista famoso, entrò fra i Trappisti. Autore di libri di spiritualità spesso autobiografici (La montagna delle sette balze del 1948; Nessun uomo è un’isola del 1953), di liriche e di trattati spirituali, fu geniale conferenziere e divulgatore di opere di saggistica religiosa e sapienziale non solo cristiana ma anche di altre religioni. Morì in Oriente, durante un giro di conferenze, fulminato dalla corrente elettrica toccando un ventilatore non bene isolato.

Il riferimento è a don Lino Dal Moro e a don Luigi Mecenero che si trovavano in Brasile da circa un anno.

MI258,2 [20-01-1969]

2. Adesso analizziamo un pochino le varie lezioni che ci vuole dare il Signore.
Partiamo da una lezione molto pratica: la prudenza umana. Sono avvertenze che nei corridoi sono state dette, ma voglio ripetervele dall’altare: il Signore ci richiama alla prudenza umana. A vent’anni è facile mancare di prudenza umana, e quando uno più vecchio richiama alla prudenza umana è facile giudicare male e dire: “Questi vecchi non capiscono niente, hanno sempre paura di tutto”. Dico questo perché nel passato, non una ma più volte, mi sono sentito ripetere questa frase. Potrei dire nome e cognome di persone che sono qui presenti che, quando facevo loro qualche osservazione, andavano dicendo: “Ma, insomma! A una certa età vedete male dappertutto, non vedete altro che male!”. Pensate adesso alle conseguenze di questa imprudenza: don Guido, che si è preso il peso sulle spalle, avrà un anno, un anno e mezzo di calvario, dovrà essere chiamato dai giudici, essere interrogato, interrogati anche i testimoni, forse portato in processo e, forse, condannato. Perché? Perché ha messo una causa! Ma, amici miei, quante volte per leggerezza creiamo simili precedenti! Voi direte: “Quali, per esempio?” Per esempio, quando qualche ragazzo si mette sul davanzale di una finestra per pulire i vetri perché là sopra si va meglio, se accidentalmente scivola e cade... Ecco un processo, e il responsabile è il capo della Comunità. Per esempio, quando Renzo... Dov’è Renzo Meneguzzo? Non c’è? Eccolo là. Due giorni fa ti ho visto partire di là con la bicicletta e il carrettino, perché si fa più presto con il carrettino della legatoria e la bicicletta: si va là e si torna con il carico della carta. Se capita un incidente stradale la colpa è nostra perché non si può andare per la strada così. Oppure quando in officina, per pulire e per fare lavori, si monta sopra il carroponte, si sale là sopra... cosa che non si può fare. Lo so anch’io che con il carroponte in un’ora si fanno i lavori per i quali, se si monta il castello, ci vogliono due o tre giornate; ma se capita un incidente... Hai montato il castello? Sei giustificato. Non l’hai montato? Non sei giustificato, e in galera ci va a finire Vinicio. Oppure quando il nostro caro Daniele lavora maneggiando fili elettrici e non stacca la corrente. Se accidentalmente riceve una scossa e lui in quel momento è un po’ debole, anche se mille volte non gli è capitato niente, muore, come Thomas Merton che è morto solo toccando un ventilatore. Responsabili tutti, ed ecco un altro processo! Guardate che ce ne sono tante di queste cose. Le ho viste, per esempio, in missione. Lo dicevo ieri sera a qualcuno dei fratelli. Mi trovavo in Brasile, e ho notato che don Lino e don Luigi giravano in macchina senza patente. Avevano la patente italiana e siccome i funzionari brasiliani tardavano a fare loro gli esami, loro circolavano senza patente. “Ma, se vi capita un incidente?”. “Eeeh! Non capita niente!”. “Ma fatemi un piacere! Lo so anch’io che vi è più comodo andare con la macchina che non andare in tram o con qualche altro mezzo o farvi portare da qualcuno. Non potete fare questo! Se disgraziatamente ammazzate uno, andate in galera”. “Macché! Non ammazziamo nessuno”. E giravano pacificamente e hanno continuato a girare.

ESEMPI responsabilità

VIRTÙ

prudenza

FORMAZIONE educazione

DOTI UMANE esperienza

CROCE

DOTI UMANE criterio

COMUNITÀ

superiore

SOCIETÀ

lavoro

COMUNITÀ

corresponsabilità

Durante la costruzione dell’esternato uno dei muratori cadde dall’impalcatura riportando traumi mortali, e don Ottorino venne coinvolto nel processo che necessariamente fu aperto per il caso.

Don Ottorino ricorda l’incidente occorso, nei pressi di Este (PD), a Girolamo Schiavo e Giorgio Pieropan, mentre tornavano da Roma dopo la partenza dei primi missionari per il Guatemala nel novembre del 1966, con la morte di quest’ultimo. L’incidente fu causato dalla fitta nebbia e dal fondo stradale bagnato, ma nel processo la responsabilità fu data al guidatore dell’automezzo.

Don Ottorino si riferisce all’incidente stradale occorso a don Erasmo De Poli nei pressi di San Bonifacio (VR), in cui investì un motociclista che in seguito morì.

Il riferimento è a Fernando Murari, che all’epoca frequentava il 3° anno del corso liceale.

MI258,3 [20-01-1969]

3.Figlioli, ci sono delle leggerezze che poi si pagano. E forse questa è una delle prime lezioni che il Signore voleva dare alla nostra giovane Congregazione. Voi avete delle idee meravigliose, ma vi manca l’esperienza; voi conoscete la teoria per guidare una macchina, ma vi manca la pratica per guidarla. E allora gli educatori che vi sono vicini tante volte non sono accolti bene perché fanno un po’ da freno su queste cose, ma lo fanno perché sono stati scottati.
Sono stato scottato anch’io, figlioli, quella volta dell’esternato, tanto per dire quello che è capitato nella costruzione delle nostre case. E quella volta del nostro caro Giorgio c’è stato un processo; in fondo la colpa è stata di colui che guidava. Quella volta di don Erasmo tanto per citare casi di morte. Ma poi sono accadute tante altre volte incidenti meno gravi. Amici miei, bisogna essere prudenti! Essere prudenti non vuol dire non uscire di casa per paura di inciampare su una buccia di arancia, ma togliere almeno le cause più gravi. Per esempio, girare in macchina per il cortile. Supponiamo Fernando: giorni fa stavi lavando la macchina e poi, a un dato momento, non l’ho più vista e ho detto fra me: “Dove è andata la macchina?”. Sei andato a fare un giretto per il cortile. Se disgraziatamente salta fuori un ragazzo e lo uccidi, chi va in galera? Io, io vado sotto processo, perché non dovevo darti in mano la macchina finché sei senza patente. Capisci? È un incidente che potrebbe capitare anche a me, ma se capita a me dico: “Stavo guidando; è stata un’imprudenza del ragazzo”. Ma se capita a te che non hai la patente, per quanto la colpa sia del ragazzo, giuridicamente è tua perché non hai la patente. Non solo; l’assicurazione non corrisponde neanche un centesimo. Se ci sono da pagare quattro o cinque milioni, deve pagarli la Congregazione. “Ma, sa, ho fatto per provare i freni”. “Lascia da parte i freni; li provi chi è competente”. Sono raccomandazioni che voi credete che noi facciamo così, per capriccio o perché siamo vecchi paurosi... “Ma, insomma, avete paura di tutto!”. Però, se capita un incidente, sono cose gravissime. Ve ne siete accorti. Se in cortile una macchina va addosso a un ragazzo, vengono quelli della questura, scattano le fotografie e, per prima cosa, chiedono il nome del responsabile: “Chi era il responsabile della casa?”. “Il tale”. E quello va sotto processo.

CONGREGAZIONE

DOTI UMANE esperienza

FORMAZIONE educazione

CONGREGAZIONE storia

VIRTÙ

prudenza

Nel testo registrato si ascolta a questo punto la risposta di Vinicio Picco: “Mancanza di fiducia”.

Specie di altalena: al posto del classico sedile in legno c’era una piccola barca su cui si stava in piedi. L’altalena veniva fatta funzionare da chi era montato sulla barca per mezzo delle spinte impresse alla stessa con le gambe

MI258,4 [20-01-1969]

4. Non si può con leggerezza mettere in pericolo una Comunità, un povero sacerdote... Ci dobbiamo sentire responsabili.
Don Guido, se tu un anno fa avessi detto: “Portate via quella trave perché è pericolosa”, ti saresti visto saltare addosso tutti quanti dicendo: “Don Guido non capisce niente! Che cosa vuol fare? È pericoloso... ecco, perché ha i suoi capricci!”. È vero o no? E quante volte don Guido e altri si sono sentiti rispondere male. Perché? Perché avevano fatto un’osservazione. Ultimamente l’assistente Vinicio in officina, poiché c’era uno di cui non faccio il nome che faceva un lavoretto con un ferro, ha fatto un’osservazione. Che cosa ti ha risposto, Vinicio? Mancanza di fiducia! Ma se capita un incidente, è Vinicio che va in galera. È una forma di imprudenza. Come se noi anziani, perché raccomandiamo la prudenza, lo facessimo per capriccio! Lo facciamo: primo, perché non vi facciate male; secondo, per non andare a finire in mezzo a guai e pasticci perché toccava a noi sorvegliarvi. Domani, se quel tale si fosse fatto male, lui sarebbe andato all’ospedale, ma la colpa sarebbe stata nostra, non sua, e in galera sarebbe andato Vinicio, non lui. Ora, a un dato momento, nel periodo della vostra educazione, dovete un pochino capire che certe cose non le facciamo per capriccio. La Congregazione è giovane e fatta di giovani. Io vi ho presentato solamente il caso del Brasile, ma potrei presentarvene tanti altri ancora. Ho citato questi piccoli casi che ho sottomano, ma vi dico che potrei citarne molti più gravi e molti altri ancora. Siccome fra qualche anno voi dovrete prendere la responsabilità di Comunità, volevo darvi anche questa esperienza. Lo so, voi per intelligenza e studio battete i vecchi, però queste cose vengono insegnate dalla vita e dalle lacrime, figlioli. Noi abbiamo un’esperienza di lacrime, e questa il Signore voleva farla fare anche a voi. Adesso voi siete diventati più vecchi, la Congregazione è diventata più vecchia: più vecchia in esperienza. State sicuri che se un domani in oratorio vedete che qualcosa può essere pericoloso, provvederete a toglierla. Per esempio, se un domani vi trovate in oratorio dove ci sono dei ragazzi che giocano, dovete assicurarvi che non vi siano pericoli, perché dovete rispondere voi. “Collochiamo l’altalena”. Se viene un ragazzo e passa vicino e prende un colpo alla testa, dovete rispondere voi! È capitato ad Araceli prima del mio arrivo. Il cappellano è finito sotto processo perché aveva installato le barchette, con le catene... tin, tan, tin, tan; perché non ci fosse stato pericolo bisognava che l’altalena fosse stata recintata, e invece: tin, tan... è passato uno ed è stato colpito alla testa. E il cappellano è andato sotto processo. “Ma...”, si obietta. Non c’è niente da fare: le minime precauzioni umane di sicurezza ci vogliono, perché per dieci anni non capita niente, ma arriva il momento in cui capita qualcosa e allora bisogna grattarsi la testa per le conseguenze. Ecco, vorrei proprio che la prima lezione fosse questa: impariamo ad essere prudenti.

COMUNITÀ

corresponsabilità

COMUNITÀ

correzione fraterna

VIRTÙ

prudenza

FORMAZIONE educazione

CONGREGAZIONE

DOTI UMANE esperienza

DOTI UMANE intelligenza

DOTI UMANE studio

Il riferimento è a Francesco Battaglia, che aveva completato il corso ginnasiale nella Casa dell’Immacolata e all’epoca stava facendo l’anno del noviziato.

Da questo momento si ascoltano sul testo registrato le risposte di Francesco Battaglia, che poi don Ottorino quasi sempre ripete.

MI258,5 [20-01-1969]

5. Aggiungo un’altra parola che non sarebbe proprio opportuna qui in chiesa, ma è giusto che la tiriamo fuori. Adesso è successa la disgrazia; don Guido se ne è presa la responsabilità giuridica, e va bene. È giusto, però, che lo aiutiamo a venirne fuori.
State attenti: adesso l’accusa, naturalmente, dirà: “Era un attrezzo pericoloso lasciato lì, perciò ne è responsabile il capo della Comunità”. Potranno dire: “Il giovane aveva venticinque anni”, ma anche: “Lui non sapeva che era pericoloso”. Ho sentito ieri sera qualche frase che forse potrebbe aiutare a salvare don Guido. Battaglia, tu hai detto qualcosa a Lino qualche giorno fa? Che cosa faceva? Ginnastica? Si dondolava; e come faceva? Ah, si spingeva dondoloni avanti e indietro... verso il muro. Lo faceva verso il muro, si buttava verso il muro? Non si può quindi dire che lui non sapeva niente. Se adesso noi possiamo produrre un testimone che dica... E c’è qualcuno che ha sentito Battaglia dire queste parole? No! C’è qualcuno che ha sentito Battaglia dire queste cose a Lino? Nessuno? Nessun altro di voi ha detto cose simili a Lino, raccomandandogli di non fare quegli esercizi? Comunque c’è già uno che gli ha detto che non doveva farli perché era pericoloso, e che poi lo ha visto dondolarsi in quel modo. Un avvocato può attaccarsi benissimo lì. Perciò è giusto che in questi giorni don Guido conduca Battaglia a dire che cosa faceva Lino e che lui gli aveva detto: “Guarda che non si può farlo perché è pericoloso”. Capite che è uno che ha venticinque anni! Porto un esempio. In una strada c’è una buca scavata da voi e lasciata là. Se uno vi cade dentro, voi ne siete responsabili. Ma se davanti ad essa mettete una striscia con la scritta: “Pericolo!”, non siete più responsabili voi perché avete messo l’avvertimento del pericolo, avete indicato il pericolo. “Questo tale...”, potrebbe dire l’accusa. Vi dico questo perché potrebbe servirvi nella vita. Un domani, quando sarete in oratorio o in un’altra parte, dovrete mettere il segnale del pericolo, come una lampadina o qualche cosa. E qui Battaglia ha fatto da lampadina, L’accusa non può dire: “Ma lui è venuto da fuori e non sapeva che era pericoloso”. No, signori! Qualche giorno prima si era dondolato in modo pericoloso su quell’attrezzo e un ragazzo gli aveva detto: “Non farlo perché così è pericoloso; lo ribalti”. Capite che cambia immediatamente la situazione: Lo dico perché vi facciate anche un pochino furbi. Perciò adesso abbiamo anche il dovere, se qualcuno conoscesse qualche cosa che potrebbe essere utile, di riferire a tempo opportuno sul tavolo della giustizia.

CONGREGAZIONE storia

COMUNITÀ

fraternità

COMUNITÀ

superiore

Il 4.11.1966 il vescovo di Vicenza consegnò, durante una solenne celebrazione, il crocefisso missionario a dodici religiosi della Congregazione in partenza per l’America Latina.

Il riferimento è alla tragica morte dell’assistente Giorgio Pieropan.

MI258,6 [20-01-1969]

6. Il secondo insegnamento è nel campo spirituale.
Il Signore sta per darci una grazia immensa: la grazia del diaconato. È una grazia che certamente resterà nella storia come un grande ricordo per tutta la nostra Famiglia religiosa. L’introduzione del diaconato e la consacrazione dei primi diaconi hanno dato alla Congregazione la fisionomia voluta da Dio. Si può dire che questo è quasi il giorno in cui è sbocciato il fiore della Congregazione. Una gioia intima ha pervaso tutti i nostri cuori: noi sentivamo la gioia di questo giorno, noi sentivamo l’ammirazione da parte di tanti sacerdoti e di tante creature che guardavano a noi come, quasi, i realizzatori del Concilio, un pochino. Ma, ma, ditemi, figlioli: potevamo noi salvarci da un po’ di superbia collettiva, non sentire un po’ di compiacenza intima dentro di noi? Il Signore ha voluto il diaconato per la salvezza delle anime, non per i trionfi; ha voluto la Congregazione perché sia sopra il piedistallo per salvare le anime, non per riscuotere applausi. E in questo momento, mentre sta per darci il diaconato, egli ha voluto darci ancora una volta una frenata, come per dirci: “Amici, gustate il diaconato, ma gustatelo dinanzi all’altare. Gustatelo, ma unicamente perché è un mezzo per salvare anime”. Il Signore voleva darci il vero volto del diaconato. Figlioli, prendiamolo così il segno da parte di Dio, prendiamo questo avvertimento come una lezione che deve servirci nella vita in tutte le nostre imprese apostoliche. Ci sono delle imprese apostoliche che ti fanno riscuotere bastonate, che ti attirano delle tegole in testa, e lì non c’è il pericolo di trionfi, non c’è il pericolo di esaltazione, ma ci sono imprese apostoliche che possono portare un po’ di trionfo esterno, un po’ di esaltazione esterna. Ricordatevi di essere sempre umili e di non meravigliarvi se, proprio in quelle circostanze, o prima o dopo, verrà la mano di Dio a tenervi umili. Poco più di due anni fa ci fu un altro trionfo nella cattedrale di Vicenza - questa benedetta cattedrale che sotto i trionfi nasconde il sangue! -: l'apertura alle missioni, la Congregazione messa in primo piano, i missionari che partono... Dopo pochi giorni è venuto il Signore e ha pensato lui a farci abbassare la testa. Ricordatevi che nella vita apostolica qualche volta coglierete dei trionfi. Ma io vi dico: non meravigliatevi, mettete in preventivo che prima o dopo bisogna pagarli. E il giorno in cui doveste avere un trionfo nel vostro apostolato e non ci fosse il passaggio del sangue, in forma cruenta o incruenta, ma del sangue che vuol dire sacrificio, fermatevi un pochino e preoccupatevi che per caso non abbiate perduto la strada. Ricordatevi bene: le anime si pagano con il sangue e, se continuerete sulla via del Signore, inesorabilmente dovrete trovare la croce. Se andando a visitare una missione apostolica, in qualsiasi parte del mondo, trovassi solo trionfi, figlioli, io dubiterei molto che quella sia una vera missione apostolica, perché una missione apostolica è, per forza, oggetto di contraddizione e attira le ire del demonio, e il demonio, per forza, si deve scagliare contro gli uomini di Dio. Il Signore permette ancora una volta, come ha permesso nel caso di Giobbe, che il demonio si scagli, anche in forma cruenta, per provare i suoi servi: “Giobbe era gradito a Dio ed era necessario che la prova lo colpisse”. Eravamo graditi a Dio ed era necessario che la prova venisse in mezzo a noi e ci colpisse. Perché? Per purificarci!

FORMAZIONE

GRAZIA

DIACONATO

CONGREGAZIONE storia

CONGREGAZIONE missione

VOLONTÀ

di DIO

CHIESA Concilio

VIZI superbia

APOSTOLO salvezza delle anime

CROCE

VIRTÙ

umiltà

CROCE sangue

PENITENZA sacrificio

GESÙ

sequela

CROCE Demonio

APOSTOLO uomo di Dio

Il riferimento è a mons. Roberto Adda, che all’epoca di don Ottorino era il cerimoniere vescovile di Vicenza.

MI258,7 [20-01-1969]

7. Ed ecco il terzo punto.
Amici, quando è morto Giorgio sono venuto a casa e vi ho detto: “Giorgio è morto”, ma Giorgio era a Este. Invece questa volta siete stati voi ad annunciarmi: “È morto un fratello!”. Questa volta ve lo siete visto lì, dinanzi agli occhi, immediatamente, schiacciato sotto la putrella. Ora, dinanzi a un fratello morto, domandiamoci: che cosa vale la vita? Ho pensato tutto ieri se appendere al muro, in quel luogo, l’immagine di Lino e scrivervi sotto: “Qui un fratello si è incontrato con Cristo”. Nel nostro cortile, proprio lì dove noi ci intratteniamo a giocare, dove voi spesso vi sedete a chiacchierare fraternamente, proprio in quel posto un fratello si è incontrato con Cristo per essere giudicato. Questo fratello non ha portato con sé le sue cose, i suoi libri, i suoi vestiti; anche se avesse avuto delle campagne, delle ricchezze, dei beni in banca, non avrebbe portato con sé niente. Non ha portato con sé le sue amicizie; anche se avesse avuto un milione di ammiratori, non ne avrebbe portato con sé nessuno. Non ha portato via i suoi trionfi, non ha portato via niente. Capite che cosa vuol dire niente? Gli è restato solo quel vestito che aveva addosso e anche rovinato dal sangue, e forse anche un pochino rotto dal colpo che ha preso. Ha dovuto lasciare tutto, completamente tutto. Ha portato con sé soltanto l’amore dato a Dio e ai fratelli e la croce sopportata per amore di Dio. Quante volte, in altre circostanze, vi ho detto che verrà la morte, e vi portavo l’esempio di quella pianeta che monsignor Adda aveva bruciato per recuperare l’oro; verrà la morte, verrà bruciato tutto e resterà una manata di oro. Passeranno i giorni, passeranno gli anni, noi ci dimenticheremo anche di questo lutto, di questo passaggio del Signore. Però, ricordatevi, che verrà giorno per me e per tutti voi che, o su una strada o in aereo o sul nostro letto, anche noi ci incontreremo con Cristo, e l’unica cosa che resterà, dopo che il nostro corpo verrà bruciato, sarà quella manata d’oro che noi avremo raccolto durante la nostra vita con il nostro amore e con il nostro sacrificio. Ora, ecco la grande lezione: il Signore ci ha separati dal mondo e ci ha chiamati qui per dare una testimonianza ad un mondo che oggi è troppo attaccato alle cose che restano, alle cose che non sono eterne; troppo attaccato al piacere e alla soddisfazione che può essere quella dei sensi, ma anche quella intellettuale. Ricordatevi bene: Dio ci ha chiamati qui per dare una testimonianza che “quod aeternum non est, nihil est!”; dobbiamo essere testimoni nel mondo, un domani, di questa eternità. E quando si parla di povertà, di distacco dalle cose, è specialmente per questo: dobbiamo dimostrare agli uomini che noi ci serviamo delle cose in quanto ci sono utili per arrivare alla vita eterna; ci serviamo dei vestiti, della stanza, dei libri, dell’auto, di tutto, non perché siamo attaccati a queste cose, ma solo per piacere a Dio. E allora ecco la grande lezione che ci dà nostro Signore con questo passaggio della morte in casa nostra: dobbiamo essere preoccupati solo di piacere a Dio e di non dispiacere agli uomini. Perciò, cominciando dal culto dei capelli, dal modo di vestire, dal nostro complesso che abbiamo attorno, ci deve essere solo una preoccupazione: quella di piacere a Dio; del resto ci interessiamo in quanto è necessario per presentarci in mezzo ai fratelli.

CONGREGAZIONE storia

NOVISSIMI morte

NOVISSIMI eternità

NOVISSIMI giudizio

CARITÀ

amore al prossimo

CROCE

PENITENZA sacrificio

MONDO

APOSTOLO chiamata

APOSTOLO testimonianza

VIZI

CONSACRAZIONE distacco

CONSACRAZIONE povertà

MI258,8 [20-01-1969]

8. Noi siamo dei volontari che abbiamo rinunciato al mondo; ci siamo fatti religiosi, abbiamo abbracciato una vita di disciplina, una vita austera, austera. Per carità, fratelli, non portiamo dentro il mondo, non portiamo dentro l’amore alle cose del mondo, non facciamo compromessi fra il mondo e la vita della nostra Famiglia religiosa, non facciamo compromessi con riviste, con cinema, con questa e quell’altra cosa. Abbiamo rinunciato per amore di Dio e siamo stati chiamati qui per dare una testimonianza, a Dio e agli uomini, di come si deve vivere da uomini di Dio.
È giusto che siamo informati delle cose del mondo, è giusto che noi, in un certo qual senso, vi partecipiamo perché dobbiamo inserirci nel mondo, ma dobbiamo inserirci nel mondo per portarlo a Dio. Però dobbiamo essere completamente, interamente, tutti pieni di Dio, esclusivamente interessati di Dio, perché gli interessi di Dio sono i miei interessi, le gioie di Dio sono le mie gioie, i dolori di Dio sono i miei dolori. Questo dobbiamo portare dentro il nostro cuore! Figlioli, forse un po’ di polvere, lasciatemelo dire, un po’ di polvere, inconsciamente, con la scusa che dobbiamo essere capaci di capire il mondo, con la scusa che, forse, oggi bisogna essere all’altezza dei tempi, forse un po’ di questa polvere era entrata anche in casa nostra. Forse ognuno di noi, guardando se stesso, deve dire: “Sì, la morte di Lino m’insegna che io devo ridimensionare un po’ la mia vita alla luce dell’eternità. Sì, è vero, forse qualche volta, nelle piccole cose, mi sono preoccupato di piacere un po’ a me stesso e agli uomini più che a Dio. Quando mi guardavo allo specchio, forse ero preoccupato più di piacere a loro che a lui”. Figlioli, in nome del nostro fratello che oggi già si trova nell’eternità, in nome di quel Dio che ci ha chiamati qui per una missione grandiosa, sublime, - e la morte di Lino ce lo dice ancora una volta che Dio ci sta preparando a una missione grandiosa - in nome di questo Dio, io vi supplico: revisioniamo la nostra vita. Io ho revisionato la mia vita, e vi posso assicurare che ho già fatto due voti perpetui, per tutta la vita, che non conoscerete mai finché vivrete, per spingermi a dare qualcosa di più al Signore. Li ho fatti in questi giorni: voti di cose non grandiose, ma importanti alla luce della morte e dell’eternità.

MONDO

CONSACRAZIONE religioso

CONSACRAZIONE distacco

PENITENZA

APOSTOLO vita interiore

DIO amore a Dio

APOSTOLO testimonianza

APOSTOLO uomo di Dio

DOTI UMANE aggiornamento

CONGREGAZIONE Case della Congregazione

NOVISSIMI eternità

NOVISSIMI morte

APOSTOLO missione

APOSTOLO chiamata