1. Il Signore, quando vuol scuotere, sappiate che parla un po' forte.Basta che guardiamo la vita di, non è vero, San Gabriele dell'Addolorata, e vediamo come Dio, per muoverlo, per deciderlo a lasciare il mondo, a darsi interamente al Signore, ha parlato, si può dire, tuonando vicino a lui. Il Signore prima tuona vicino e poi caso mai tuona contro.Mi pare che è in questa luce che noi dobbiamo vedere la disgrazia che ci è capitata: il Signore che ci tuona vicino per richiamarci alla nostra vocazione.Guardate, prima di iniziare un po' i punti della nostra meditazione, io vorrei richiamarvi a questo: più di una volta vi ho detto in varie circostanze che una Congregazione religiosa ha una sua propria vocazione. In questo momento di disorientamento generale, in questo momento mentre la Chiesa piange e il Santo Padre piange... Perché? Perché si contesta tutto, si discute su tutto. Cristo “congregavit nos in unum", ci ha radunati in uno. Ma ci ha riuniti qui perché vuol fare qualche cosa lui, non perché facciamo qualche cosa noi; perché vuol fare lui una Congregazione che sia quasi un piccolo Isolotto, ma di altro genere, da presentare agli uomini, e dire: "Ecco come io voglio gli uomini di Dio". Uomini con pochi o tanti talenti, ma che si sono dati, vuoi con pochi e vuoi con tanti, si sono dati interamente, completamente al Signore.Questo è il richiamo che ci fa, vero, la disgrazia che ci è capitata.
MO258,2 [20-01-1969]
2. Adesso analizziamo un pochino le varie lezioni che ci vuole dare il Signore.Partiamo da una lezione molto pratica: una prudenza umana. Sono cose che sui corridoi sono state dette, ma voglio dirvele qui e ripetervele dall'altare: il Signore ci richiama a una prudenza umana.Vedete, a venti anni è facile mancare di prudenza umana; e quando uno più vecchio richiama alla prudenza umana è facile giudicare male e dire: "Questi vecchi non capiscono niente, hanno sempre paura di tutto". Dico questo perché per il passato, non una volta, ma più volte, mi son sentito ripetere questa frase. E potrei dire nome e cognome di persone che sono presenti, quando facendo qualche osservazione, loro, insomma, quei certi giovani andavano dicendo: "Ma insomma! A una certa età vedete male dappertutto, vede altro che male".Ora, sentite, pensate adesso alle conseguenze di questa imprudenza: don Guido, che si è preso sulle spalle il peso, avrà un anno, un anno e mezzo di calvario; dovrà essere chiamato dai giudici, dovrà essere interrogato e testimoni interrogati e forse portato in processo e forse condannato. Perché? Ha messo una causa!Ma, amici miei, quante volte con leggerezza creiamo questi precedenti. Voi direte: "Quali, per esempio?".Per esempio, quando qualche ragazzo si mette sopra le finestre a pulire i vetri, là perché si va meglio sopra la finestra a pulire i vetri, accidentalmente scivola, va giù... ecco un processo! Responsabile il capo della Comunità!Quando, per esempio, Renzo... Dov'è Renzo Meneguzzo? Non c'è? Eccolo... Due giorni fa ti ho visto con la bicicletta e il carrettino partire da là, perché si fa più presto, con il carrettino della legatoria, bicicletta, si va di là e si vien qua con la carta. Capita un incidente stradale: colpa nostra perché non si può andare per la strada così!Quando, per esempio, in officina sopra il carroponte là, per pulire, fare i lavori, si monta sopra il carroponte là in cima... cosa che non si può fare. Lo so anch'io che con il carroponte in un'ora si fanno i lavori, mentre che per mettere su il castello ci vogliono due, tre giornate. Ma capita un incidente: hai messo su il castello sei giustificato, non hai messo su il castello, non sei giustificato e va a finire in galera Vinicio.Quando il nostro caro Daniele lavora nell'elettricità e non stacca l'elettricità... accidentalmente gli capita una scossa: in quel momento era un po' debole. Mille volte non gli è capitato niente, come Thomas Merton solo toccando un ventilatore, vi ricordate, muore: responsabili tutti, un processo!Guardate che ce ne sono tante di queste cose. Io le ho viste, per esempio, in missione. Lo dicevo ieri sera a qualcuno dei fratelli. Mi trovavo in Brasile, e là don Lino e don Luigi in giro senza patente; avevano la patente italiana e siccome che gli altri tardavano a dare, a far gli esami, eccetera, via senza. "Ma se vi capita un incidente?". "Eee, non capita niente!". "Ma fate un piacere. Lo so anch'io che vi è più comodo andare con la macchina che non andare in tram o in qualche altro o farvi guidare. Ma non lo potete fare! Se disgraziatamente ammazzate uno, andate in galera". "Macchè! Ammazziamo uno...". E andavano pacificamente, e sono... hanno continuato ad andare.
MO258,3 [20-01-1969]
3. Ora, ci sono delle leggerezze, figlioli miei, che poi si pagano. E forse questa è una delle prime lezioni che il Signore voleva dare alla nostra giovane Congregazione. Vedete, voi avete delle idee meravigliose, ma vi manca l'esperienza. Voi conoscete la teoria per guidare una macchina, ma vi manca la pratica per guidarla. Ed allora gli educatori, che vi sono vicini, tante volte non sono accolti bene perché fanno un po' da freno su queste cose; ma fanno un po' da freno perché sono stati scottati.Sono stato scottato, vedete, figlioli, quella volta dell'esternato, tanto per dire queste nostre case qui. La volta del nostro caro Giorgio, che in fondo c'è stato un processo; in fondo la colpa è stata di... La volta di don Erasmo, tanto per dire quando... Casi di morte! Ma poi tante e tante altre volte in cose meno gravi.Amici miei, bisogna essere prudenti! Essere prudenti non vuol dire non uscire di casa per paura di inciampare in una buccia di arancia, ma un pochino togliere almeno quelle cause più gravi.Per esempio, in giro in cortile. Questi... Supponiamo c'è Fernando: giorni fa stavi lavando la macchina e poi, a un dato momento, ho visto: "Dov'è andata la macchina?". Fare un giretto per il cortile. Disgraziatamente viene fuori un ragazzo: lo uccidi. Chi è che va in galera? Sono io, vado in processo io, perché non dovevo darti la macchina in mano, perché non hai la patente. Capisci? È un incidente che può capitare anche a me; ma se capita a me dico: "Stavo conducendo; è stata un'imprudenza del ragazzo". Ma se la capita a te che non hai la patente, per quanto sia colpa del ragazzo, la colpa è tua perché non hai la patente. Non solo: la assicurazione non corrisponde neanche un centesimo. Se ci sono quattro cinque milioni da pagare, deve pagarli l'Istituto. "Ma sa, ho fatto per provare i freni". "Lascia stare, che li provi chi tocca i freni".Sono cose che voi credete che noi le facciamo così per capriccio, le facciamo così perché: "Ma insomma, ma avete paura di tutto!". Capita un incidente... sono cose gravissime; vi siete accorti... Capita un incidente in cortile: una macchina che va addosso a un ragazzo. Ti vengono lì quelli della questura, ti fanno le fotografie. Prima cosa: il responsabile. "Chi era il responsabile della casa?". "Il tale". Quello è sotto processo!
MO258,4 [20-01-1969]
4. Ora non si può con leggerezza mettere, mettere in pericolo un po' una Comunità, un povero sacerdote, eccetera. Ora, ci dobbiamo sentire...Per esempio, in cortile: avessi fatto portar via io... Io avevo dato, detto già di portar via, eccetera, ma supponiamo che avessi fatto portar via, avessimo fatto portar via. Don Guido, tu avessi detto un anno fa: "Portate via perché è pericoloso", ti saresti sentito saltar addosso tutti quanti, dicendo: "Ma, don Guido non capisce niente! Cosa vuol fare? È pericoloso... Ecco là, perché ha i suoi capricci!". È vero o no? E quante volte don Guido e altri si son visti rispondere male, vero, rispondere male. Perché? Perché hanno fatto un'osservazione. Ultimamente l'assistente Vinicio in officina, perché c'era uno, non faccio il nome, lì che gli faceva un piccolo... con un ferro era lì davanti, gli fa l'osservazione... "Ecco...". Cosa ti ha risposto? Vinicio, rispondi tu. "Mancanza di fiducia!". Capita un incidente, in galera va Vinicio... Ma mancanza di fiducia! Perché? Perché è una forma imprudente. Come che noi anziani, perché raccomandiamo la prudenza, vero, lo facessimo per capriccio. Lo facciamo, primo: perché non vi facciate male; secondo: per non andare a finire in mezzo a guai e pasticci, perché toccava a noi. Domani, si fosse fatto male quel tale perché stava lì, eccetera, così, si fosse fatto male... va bene! Lui andava all'ospedale, ma la colpa sarebbe stata nostra, non di lui; in galera andava Vinicio, non lui.Ora, vedete, a un dato momento, nel periodo di educazione vostra, dovete un pochino capire che certe cose non le facciamo per capriccio. La Congregazione è giovane ed è fatta di giovani; vi ho tirato fuori soltanto il caso del Brasile, ma potrei tirarvi fuori tanti altri casi ancora. Ho citato questi piccoli casi che ho sottomano, ma vi dico che potrei tirarne fuori di molto più gravi e ancora molti altri. Il Signore voleva... Siccome che fra qualche anno voi dovrete prendere la responsabilità di Comunità, voleva darvi anche questa esperienza.Vedete, quando i vecchi... Lo so, voi come intelligenza battete i vecchi, come studio battete i vecchi, però ci sono queste cose che sono insegnate dalla vita e dalle lacrime, figlioli. Noi abbiamo un'esperienza di lacrime, un'esperienza di lacrime, e questa il Signore voleva farvela fare anche a voi. Adesso voi... La Congregazione è diventata più vecchia: più vecchia in esperienza. Voi state sicuri che domani siete in oratorio, per esempio, vedete qualche cosa che può essere pericoloso... Bene, domani vi trovate in oratorio, per esempio, dove ci sono i ragazzi che giocano, dovete star sicuri che non ci siano pericoli, perché dovete rispondere voi. "Ma mettemo su... facciamo l'altalena!". E viene un ragazzo, passa vicino e prende un colpo nella testa. Dovete rispondere voi.È capitato qui ad Araceli, prima che venissi io. Il cappellano sotto processo perché avevano messe su le barchette, che so io, là con le catene... e uno: tin tan, tin tan! Bisognerebbe essere recinto in modo che non ci fosse pericolo, no? E invece: tin, passa uno, preso nella testa, eee... è andato sotto processo il cappellano."Ma...!". Non c'è niente da fare, quelle precauzioni umane minime di sicurezza ci vogliono! Perché domani: fino... per dieci anni non capita niente, capita il momento che capita qualche cosa e allora bisogna grattarsi la testa per queste robe qui.Ecco, vorrei proprio che prima lezione, proprio, fosse questa: impariamo ad essere prudenti, ad essere prudenti.
MO258,5 [20-01-1969]
5. Aggiungo un'altra parola qui, che non c'entrerebbe proprio in chiesa, ma è giusto che la tiriamo fuori. Adesso è successa la disgrazia, don Guido s'è presa un po' la responsabilità giuridica, va bene. È giusto però che lo aiutiamo, no, a cavarsela fuori.State attenti, adesso loro naturalmente diranno: "Un attrezzo pericoloso lasciato lì, perciò responsabile il capo della Comunità". Potranno dire: "Aveva 25 anni", ma potranno anche dire: "Lui non sapeva che era pericoloso". Ho sentito ieri sera una parola che forse potrebbe aiutare a salvare don Guido. Battaglia, tu l'hai sentito dire Lino... cioè gli hai detto qualche giorno fa a Lino? Cosa faceva? Ginnastica? Se dondolavelo? Cosa fasevelo? Cosa fasevelo? Ah, el se buttava così indrio e avanti così, ah? Proprio... lo faceva verso el muro? Si buttava verso el muro? È proprio la mossa... e anche come? Ecco, era proprio la mossa che non poteva fare. E tu gli hai detto che è pericolo, che era facile farsi male? Ecco, dunque, questo capisci... Non può dire: "Ma lui non sapeva niente". Se adesso noi possiamo portargli un testimonio che dica: "Guardi...”. E c'è qualcuno che ha sentito Battaglia dire queste parole qui? Tu? Ah? Cosa? Come? No! Qualcuno che ha sentito Battaglia, per esempio, dirgli queste cose a Lino, c'è stato nessuno? No. Nessun altro di voi ha detto cose simili a Lino, raccomandando che nol fassa ste robe? Comunque c'è già uno che glielo ha detto, va bene, che non deve fare quelle robe lì, perché è pericoloso far quelle robe lì; e poi che lo ha visto dindolarsi in quel modo lì. Un avvocato può attaccarsi benissimo lì, e adesso è giusto che in questi giorni don Guido conduca Battaglia, vero, a dirgli come faceva e che lui gli ha detto: "Guarda che non si può farlo, perché è pericoloso". Capite che è già uno che ha 25 anni.Scusate, porto un esempio: in una strada c'è un buco, lasciato là; uno va dentro; siete responsabili voi, no? Ma se davanti mettete una striscia: "Pericoloso", non siete più responsabili voi, perché avete messo il pericolo, avete segnato il pericolo.“Questo tale”, loro potrebbero dire. Vi faccio questo perché può servirvi anche nella vita. Domani in oratorio o in un'altra parte, bisogna mettere 'pericolo', bisogna mettere una lampadina, bisogna mettere qualche cosa. Battaglia fa da lampadina. Non può dire, non possono dire: "Ma lui è venuto da fuori, non sapeva se era pericoloso". No, signori! Qualche giorno prima aveva fatto questo, si era dindolato in una forma pericolosa e un ragazzo gli ha detto: "Guarda che, non sta' farlo, perché guarda che così è pericoloso, lo ribalti tu". Capisci che cambia immediatamente quella che è la posizione, no? Lo dico perché vi facciate furbi anche un pochino. E perciò adesso abbiamo il dovere: se qualcuno sapesse qualche cosa che può essere utile, lo porti a noi, in modo che possiamo poi portarlo, a tempo opportuno, vero, sul tavolo della giustizia.
MO258,6 [20-01-1969]
6. Secondo insegnamento, era giusto sottolineare anche questo, no, secondo insegnamento: nel campo spirituale.Il Signore sta per darci una grazia immensa: la grazia del diaconato. È una grazia che resterà nella storia certamente come un ricordo grande per tutta la nostra Famiglia religiosa. L'introduzione del diaconato e la consacrazione dei primi diaconi, ha data la fisonomia voluta da Dio alla Congregazione. Si può dire, è quasi il giorno che è sbocciato il fiore, no, è sbocciato il fiore. Una gioia intima ha pervaso tutti i nostri cuori, noi sentivamo la gioia di questo giorno, noi sentivamo l'ammirazione da parte di tanti sacerdoti e di tante creature che guardavano a noi come quasi i realizzatori del Concilio un pochino. Ma, ma, ditemi un po' figlioli: potevamo noi salvarci da un po' di superbia collettiva, non sentire un po' di compiacenza intima dentro di noi?Vedete, il Signore ha voluto il diaconato per la salvezza delle anime, non per i trionfi. Ha voluto la Congregazione perché sia sopra il piedestallo per salvare, non per riscuotere applausi. E in questo momento, proprio mentre sta per darci il diaconato, ha voluto darci ancora una volta una frenata e dire: "Amici, gustatelo, ma gustatelo dinanzi all'altare. Gustatelo il diaconato, ma unicamente in tanto in quanto è un mezzo per salvare anime". Voleva darci il vero volto del diaconato.Figlioli, prendiamolo così il segno da parte di Dio, prendiamo questa lezione come una lezione che deve servirci nella vita in tutte le nostre imprese apostoliche. Ci sono delle imprese apostoliche che ti fanno riscuotere bastonate, che ti attirano sulla testa delle tegole, - e lì non c'è pericolo di trionfi, no, non c'è pericolo un po' di esaltazione - ma ci sono delle imprese apostoliche che possono portare un po' di trionfo esterno, un po' di esaltazione esterna. Ricordate, vero, siate sempre umili e non meravigliatevi, non meravigliatevi se proprio in quelle circostanze, o prima o dopo, verrà la mano di Dio a tenervi umili.Guardate, poco più di due anni fa, un altro trionfo in cattedrale di Vicenza, - questa benedetta cattedrale che sotto i trionfi nasconde il sangue, no? - un altro trionfo: la partenza per le missioni, la Congregazione messa in primo piano, missionari che partono. Aspetta pochi giorni e viene il Signore, e pensa lui a farci abbassare la testa.Ora, ricordatevelo, nella vita apostolica v'incontrerete con trionfi qualche volta, ma vi dico: non meravigliatevi, mettete in preventivo che prima o dopo bisogna pagarli. E quel giorno che doveste avere un trionfo nel vostro apostolato e non ci fosse il passaggio di sangue, o forma cruenta o incruenta, ma di sangue che vuol dire di sacrificio, fermatevi un pochino e preoccupatevi che per caso non abbiate perso la strada. Ricordatevi bene: le anime si pagano con il sangue e se continuerete sulla via del Signore, inerosabilmente dovrete trovare la croce.Se in una missione apostolica, in qualsiasi parte del mondo, andando a visitarla trovassi solo trionfi, figlioli, io dubiterei molto che quella fosse una missione apostolica, perché una missione apostolica per forza è oggetto di contraddizione e attira le ire del demonio, e il demonio per forza si deve scagliare contro gli uomini di Dio. E il Signore permette ancora una volta, come ha permesso nel caso di Giobbe, che il demonio si scagli anche in forma cruenta per provare i suoi servi. "Era gradito a Dio, ed era necessario che la prova lo colpisse". Eravamo graditi a Dio ed era necessario che la prova venisse in mezzo a noi e ci colpisse. Perché? Per purificarci.
MO258,7 [20-01-1969]
7. Ed ecco il terzo punto.Amici, è morto Giorgio; son venuto a casa e vi ho detto: "Giorgio è morto". Ma Giorgio era a Este. Invece questa volta siete stati voi ad annunciarmelo: "È morto un fratello!". Questa volta ve lo siete visto lì, dinanzi agli occhi, immediatamente schiacciato sotto la putrella. Ora, dinanzi a un fratello morto, domandiamoci: che cosa vale la vita? Tutta ieri io pensavo a una cosa: a metter lì su per il muro l'immagine di Lino e scrivere sotto: "Qui un fratello si è incontrato con Cristo". Nel nostro cortile, proprio lì dove noi ci intratteniamo a giocare, dove voi spesso vi sedevate lì a chiacchierare fraternamente, proprio in quel posto un fratello si è incontrato con Cristo per essere giudicato.Questo fratello non ha portato con sè le sue cose, i suoi libri, i suoi vestiti; avesse avuto anche delle campagne, delle ricchezze, dei beni alla banca, non ha portato niente. Non ha portato le sue amicizie; avesse anche un milione di ammiratori, non ha portato nessuna delle sue amicizie. Non ha portato i suoi trionfi, non ha portato niente. Capite cosa vuol dire niente? Perché solo quel vestito che aveva addosso, e anche rovinato dal sangue, e forse anche rotto vero un pochino dal colpo che ha preso: ha dovuto lasciare tutto, completamente tutto. Ha portato con sè soltanto l'amore portato a Dio e portato ai fratelli e la croce sopportata per amore di Dio.Quante volte in altre circostanze vi ho detto che verrà la morte, e vi portavo l'esempio di quella pianeta che monsignor Adda aveva bruciata per recuperare l'oro. Verrà la morte, verrà bruciato tutto e resterà una manata d'oro. E passeranno i giorni, passeranno gli anni, noi ci dimenticheremo anche di questo lutto, ci dimenticheremo di questo passaggio del Signore; però, ricordatevi che verrà giorno, per me e per tutti voi, che o su una strada o in aereo o sul nostro letto, anche noi c'incontreremo con Cristo, e l'unica cosa che resterà, sarà, dopo che il nostro corpo sarà bruciato, sarà quella manata d'oro che noi avremo raccolto durante la nostra vita col nostro amore e con il nostro sacrificio.Ora, vedete, ecco la grande lezione: il Signore ci ha separati dal mondo, ci ha chiamati qui per dare una testimonianza ad un mondo che oggi è troppo attaccato alle cose che restano, alle cose che sono, che non sono eterne, che è troppo attaccato al piacere e alla soddisfazione, che può essere la soddisfazione dei sensi e anche intellettuale. Ricordatevi bene: Dio ci ha chiamati qui per dare una testimonianza che "quod aeternum non est, nihil est". Noi dobbiamo essere dei testimoni, domani nel mondo, di questa eternità. E anche quando si parla di povertà, si parla di distacco dalle cose, è specialmente per questo: dobbiamo far vedere agli uomini che noi ci serviamo delle cose in tanto in quanto ci sono utili per arrivare alla vita eterna; ci serviamo dei vestiti, ci serviamo della stanza, ci serviamo dei libri, ci serviamo dell'auto, ci serviamo di tutto, ma non perché siamo attaccati a quelle cose, ma solo per piacere a Dio.E allora qui ecco la grande lezione che ci dà nostro Signore con questo passaggio della morte in casa nostra. Dobbiamo essere preoccupati solo di piacere a Dio e di non dispiacere agli uomini. Perciò, cominciando dal culto dei capelli, dal modo di vestire, dal nostro complesso che abbiamo attorno, ci deve essere solo una preoccupazione: quella di piacere a Dio; il resto, in tanto in quanto è necessario per presentarci in mezzo ai fratelli.
MO258,8 [20-01-1969]
8. Noi abbiamo rinunciato al mondo, siamo dei volontari che abbiamo rinunciato al mondo, ci siamo fatti religiosi, abbiamo abbracciato la vita di disciplina, una vita austera, austera; per carità, fratelli, non portiamo dentro il mondo, non portiamo dentro l'amore alle cose del mondo, non facciamo compromessi fra il mondo e la vita della nostra Famiglia religiosa, non facciamo compromessi con riviste, con cinema, con una storia e con l'altra. Abbiamo rinunciato per amore di Dio e siamo chiamati qui per dare una testimonianza, a Dio e agli uomini, come si deve vivere da uomini di Dio.Poi è giusto che noi siamo informati delle cose del mondo, è giusto che noi partecipiamo in un certo qual senso perché dobbiamo inserirci nel mondo, ma dobbiamo inserirci nel mondo per portare a Dio. Ma dobbiamo essere completamente, tutti, interamente pieni di Dio, esclusivamente interessati di Dio; gli interessi di Dio sono i miei interessi, le gioie di Dio sono le mie gioie, i dolori di Dio sono i miei dolori. Questo dobbiamo, vero, portare dentro il nostro cuore.E vedete, figlioli, forse un po' di polvere, lasciatemelo dire, un po' di polvere inconsciamente, con la scusa che dobbiamo essere capaci di capire il mondo, con la scusa che forse: "Sa, oggi bisogna essere...", forse un pochino di questa polvere era entrata anche in casa nostra; forse ognuno guardando se stesso deve dire: "Sì, la morte di Lino m'insegna che io devo ridimensionare un po' la mia vita alla luce dell'eternità. Forse sì, è vero, qualche volta, forse nelle piccole cose, ma mi sono preoccupato un po' di piacere a me stesso e di piacere agli uomini più che di piacere a Dio. Quando mi guardavo allo specchio forse ero preoccupato più di piacere a loro che a lui!".Figlioli, in nome del nostro fratello che oggi già si trova nella eternità, in nome di quel Dio che ci ha chiamati qui per una missione grandiosa, sublime, e la morte di Lino ce lo dice ancora una volta, che Dio ci sta preparando a una missione grandiosa, in nome di questo Dio io vi supplico: revisioniamo la nostra vita.Guardate, io ho revisionato la mia vita, e vi posso assicurare che ho già fatto due voti perpetui per tutta la vita, che non saprete mai finché vivrete voi, per spingermi a dare qualche cosa di più al Signore. Ho fatto due voti in questi giorni, perpetui, voti se volete di non cose grandiose, ma visti alla luce della morte e della eternità.