LA SALVEZZA DELLE ANIME È LA CONSOLAZIONE DELL’APOSTOLO
MO164 [13-04-1967]
13 Aprile 1967
MO164,1 [12-04-1967]
1 "Perciò, o fratelli, in mezzo a tutte le nostre angustie e tribolazioni, siamo stati consolati a vostro riguardo per la costanza della vostra fede. Sì, adesso ci sentiamo vivere, perché voi siete stati saldi nel Signore".Facendo il giro per le varie Case per trovare i fratelli, anche trovandoli ammalati, in mezzo a mille difficoltà, perseguitati, potessimo sempre noialtri trovarli 'saldi nella fede'! Cosa importa a me andar là domani e trovare Toni che l'è calà de cinquanta chili! Quanti xei adesso? Novanta, meno cinquanta, quaranta: un bachetèlo! Vegner casa e dire: "Tusi, vedissi Toni poareto, l'è irriconoscibile! Vedissi che roba! Po', ecco, fe conto vedere... Chi? Marco... Marco l'è deventà Toni e Toni l'è deventà Marco!". Tornare a casa e dover dire: "Varda, poareti, poareti...".Varda, me ga piasso la madre generale delle Dorotee, de quando che la ga fatto el giro in America, e la xe nda... a visitare varie missioni, e la me disea a mi: "Ma, sa, son sta meraviglià a vedere le nostre missionarie con che spirito, vedere con che serenità... le dormiva là, su un pagliericcio par terra, in case che no se pol gnanca ciamar case, le xe baracche, messe là: "Madre, a semo missionarie, sàla! Cossa vorla che sia... semo missionarie sàla! Cossa vorla...". Su palafitte, messe là in quelle zone... dove ghe xe le palafitte. Ecco, ma con una serenità, con una gioia, no, che mi son sta colpia... Ghe digo la verità... non so se gavaria corajo de far mi quelle robe là! Forse el Signore me darìa la grazia, ma, ma... A vedere la serenità, la gioia...".Ecco, questo vorìa vedere, mi. In mezzo alle tribolazioni, in mezzo alle difficoltà, in mezzo a persecuzioni, in mezzo anche a sconfitte, apparenti sconfitte, per l'apostolo no ghe xe mai vera sconfitta, perché se no no saria morto el Signore. Poder... trovarvi gioia... gioia: "Sì, ah, ben, ma gavemo el Signore noialtri, cossa vorlo che sia! I sévita pararne indrio... ma fin ca ghemo el tabernacolo, mai paura! El diga pure a Vicenza, là... Fai ancora la meditazion?". "Ben, sì, ma la fasso una volta al mese solo, parchè son diventà vecio!". "Importa niente! Però el ghe diga, se el ga occasion de trovarse una volta al mese coi tusi, che noialtri semo contenti, semo contenti! Se anca el Signore volesse provarne de più, semo contenti: cioè, ghemo la fede!".Ecco Paolo: contento perché ha trovato la fede! La troveremo ancora? "Quando verrà il Figlio dell'uomo, troverà ancora la fede sopra la terra?". Quando fra alcuni anni farò il giro nelle varie parti, troveremo ancora la fede... a Vicenza quando ritorneremo? E parchè, te sé, ghe gera za qualcuno che pensava a quei dell'America: la podaria perderse anca qua a Vicenza! Quella volta Ulisse cò l'è tornà a casa el ga trovà i Proci là... i gaveva rabaltà fora tutto. Ve ricordè ben! Podarissimo trovar qualcosa de simile, qua... da metterse le man sui caviji. Comunque, avanti.
MO164,2 [12-04-1967]
2 "La cura delle anime era per Paolo un'autentica preoccupazione".Qualche volta se dise che qualche femena ga più cura de le galine che no fa dei fioi. Ghio mai sentìo? Podaria darse che uno dell'Istituto... orfani, dei ragazzi... ghemo 'vudo qualche volta, non sempre per grazia di Dio, de vedere delle donne che ga più cura del can o più cura delle galine che non dei propri figlioli! Perché le galine alla sera, non le se dà pace finché non xe dentro nel punaro l'ultima galina; i fioi, che i vada a casa a qualunque ora: "Oh, insomma, poareti, sa, se no i lo fa fin che i xe giovani?". Go sentio qualche mamma dire: "Se non i le fa fin che i xe giovani, insomma... Dopo, quando che i ga una certa età, xe impossibile sposandose...". Capìo? Le ga più cura delle galine che non dei propri fioi!Stè attenti che non capiti anche a noi nel campo apostolico, che abbiamo più cura dei bolli, del bollario, più cura del campo dello sport, più cura de... qualche cosa insomma, inerente se volete anche all'apostolato, che non delle anime che il Signore ha affidato alla nostra cura. Dobbiamo sentire una paternità e una responsabilità! Io, per esempio, devo sentire la responsabilità di ciascuno di voi. Il santo Vangelo ci dice: "Redde rationem villicationis tue!"... e il Signore mi domanderà conto di ognuno di voi: è tremendo, sapete! Quando andrò dinanzi al giudizio di Dio... io non vedo l'ora di andare in Paradiso per finire di far peccati, ma... quando mi dirà il Signore: "Bene: don Ugo Caldini, rendimi conto di don Ugo Caldini. È arrivato al terzo grado di santità, doveva arrivare al quarto e non è arrivato per causa tua. Rendimi conto di Severino: Severino doveva arrivare un pochino più in su, non è arrivato per causa tua...". C'è Ruggero che si fa avanti... te dovarissi esser tanto contento ti, ah, Ruggero, di essere alto così... e mi dirà: "Rendimi conto di Ruggero: doveva arrivare al quarto grado e invece è arrivato al quinto, per causa tua no l'è stà al so posto...".
MO164,3 [12-04-1967]
3 Provè a metterve davanti al tabernacolo e pensare ste robe qua, voialtri, e disìme se no ve vien fredo e ve sentì in braghe de tela! Pensare che... quando che ve comunico, stamattina, stamattina comunicavo: "Corpus Christi..." e davo la comunione, ecco lì "Corpus Christi" a Raffaele... e il Signore dirà: "Varda che te ghe da rendere conto de Raffaele!". "Corpus Christi!". "Varda che te ghe da render conto... Varda che te ghe da render conto...". Fioi... "Allora molo tutto!". Ben, pezo che pezo! Parchè go da rendere conto de quei boni... Ma vardè che sta roba qua dovete farla anche voi: non ve la cavate mica! Una mamma e un papà devono render conto dei loro figlioli! È una... e una vita è un dovere per tutti! Mica è una festa, dice il Manzoni, no, è un dovere! E quando siete venuti qui, voi avete rinunciato a una famiglia, ma non a quell'altra famiglia. E una paternità l'avrete tutti quanti voialtri. Perciò, il superiore di una comunità deve render conto di tutti gli altri, e ognuno della comunità deve render conto degli altri. "Mi no son mia superiore e mi no me interessa!". No, signore, no signore! Nel refettorio nostro siamo in quattordici: io devo render conto di tutti quattordici! Ma anca Filippi deve render conto degli altri tredici! "Ma mi...". Sì, anca ti, proprio anca ti! Perché, se tu hai visto, se tu vedi che tuo fratello ha bisogno di te, ha bisogno, devi aiutarlo a salire...Un parroco: "Quante anime galo?". "Trentamila!". "Oh, che parrocchia grande!". La gioia de aver una parrocchia grande... State attenti! State attenti! Il santo Curato d'Ars, con duecento anime, tremava, con dozento anime! E se mandassimo in quel posto uno di voi, una parrocchia di duecento anime: "Oh, 'ndemo! Fare l'apostolo per dozento anime!". State attenti! Se siete veri apostoli dovarissi perdere il sonno quando...Sì, caro Natalino, te sì adesso, per esempio, in studio: quanti tusi gavìo adesso? Undese, undici, tra ti e Angelo, e il Signore vi domanderà conto. Poniamo che uno, che uno di quelli non arrivi prete per causa vostra, perché non avete dato tutto quello che dovevate dare, Dio dirà: "Perché non è arrivato prete quel tale?". Ma, capìo, mi essere assistente e solo rinuncia due tre bisognaria tremare, bisognaria ciaparse don Angelo a brasso: "Per carità, che non rovinemo uno!". Ma altrettanto nelle parrocchie!
MO164,4 [12-04-1967]
4 "La cura delle anime, fratelli, era per Paolo una autentica preoccupazione".Vardè, tusi, ve scongiuro, ve scongiuro, non stè, non stè ciaparla alla leggera! Adesso ho detto preoccupazione, non disperazione... con serenità; no ciaparla là alla bona via: "Va ben, intanto lavoro, penserà il Signore...". No, no son mia d'accordo, no!Una mamma, veramente mamma no la dise: "Ah, ben... penserà el Signore, va là!". Una mamma ce la mette tutta. La mamma va a consigliarsi, la mamma sta su alla sera, la mamma si alza presto al mattino, dopo la dise: "Mi me par de metterghela tutta, el Signore vedarà che mi ghe la metto tutta. El penserà Lu dopo!". Ah, xe ben diverso dire: "Rangete! Mi fasso... dopo el penserà el Signore!"; non è la stessa cosa! La mamma veramente mamma ce la mette tutta, e confida che il Signore metta il resto, e cerca che il Signore metta il resto: quella è fede!Xe don Calabria che dixe: "Mi a fasso i pastissi durante el giorno e dopo, alla notte, el Signore el giusta le braghe, el mette a posto i pastissi che fasso durante el giorno!". L'apostolo che ce la mette tutta, che è preoccupato delle anime, e che poi si rimette al Signore perché sa: "Signore, son servo inutile... Cosa posso fare io?". Ah, questa è fede, è fiducia!"Il dover vivere nel dubbio angoscioso che la giovane comunità potesse soccombere nella persecuzione, per lui 'non era più un vivere'".Pensate in che agitazione... il demonio, eccetera, di qua e di là... Che vivere xelo quando che te sé che tò fioi podarìa... no? Una mamma che sa che so fiolo xe in guerra, che l'è all'ospedale ferito... che la sa che ghe xe un pericolo per un figlio, la mamma: "Sì, bello, però go me fiolo, go me fiolo... me fiolo! Sa... el Signore provvede... son qua ca tremo ancora, no?". Le mamme no le xe così? "Sa, o perché l'è ammalà o perché non l'è a posto, o perché, sa, se el trovava el posto... Nol ga gnancora el posto... poareto, l'è sempre sta sfortunà quel toso!". Ecco la mamma, ecco la mamma! L'apostolo, trentamila anime: "Mah, ringraziando el Signore, for che una le xe tutte in grazia di Dio, tutte quante a posto, eccetera. Quella me sta a cuore...". Tusi, ecco là Martinello don Piero: "Quella me sta a cuore! Quelle altre le xe a posto, grazie a Dio; mi ghe la go messa tutta... mi n'è scappà una... messa tutta... la pecorella smarrita, la xe in giro pei boschi e voio pescarla fora!". E allora te vedi don Piero in cavallo... pum, pum, pum, pum!
MO164,5 [12-04-1967]
5 "Perciò, la buona nuova sui Tessalonicesi fu una tale 'consolazione', da potersi paragonare al venir salvati da morte".Ah, la gioia che dovaria esserghe in casa vostra quando che uno torna e dixe: "Varda che el se ga confessà e l'è morto bene"! Sentire la gioia... Vèrzare nda bottiglia... de gusto! Ma, però, piangere quel giorno, quel giorno che dei tuoi figli uno muore senza grazia di Dio; allora la gustè la bottiglia de quel giorno che uno xe morto nella grazia di Dio! 'Riva a casa a un botto de notte don Graziano: "Tusi, dai, vignì zo!". "Cosa ghe xe?". "Vignì zo qua! Ghe xe un bel fiasco, sa, de vin...". "Xe un boto...". "Tasì, son nda là, son riuscio a confessarlo, gera qurant'anni che nol se confessava, l'è morto veramente bene: dai, facciamo festa, facciamo festa!". Sentire... lassémo stare adesso la storia del vin, ma, sentire la gioia, proprio sentire la gioia di un'anima! "Ah, sì, sì, va ben!", come che non fosse capità niente; “Ohh!”, come non fosse capità niente!Quando un'anima rientra nella grazia, un'anima rientra nel Corpo, viene inserita nel Corpo con Cristo, nella Chiesa, intimamente proprio, non si può non sentire la gioia! Tu senti la gioia, tu senti il dolore quando un'anima è separata. E l'apostolo deve sentire questa gioia, ma proprio, una consolazione si può dire, anche esterna; ma anche il dolore deve trasparire all'esterno, per i disgraziati. Noi, vedete, proprio nel campo apostolico, fa così compassione vedere... il sacerdote, tutto contento perché l'è arciprete e magari el sta discutendo per, sa, farsi valere di più di arciprete o qualcosa del genere... E dopo, se sa, quante anime no xe in grazia di Dio! Possibile che una mamma, un figlio che l'è là in sanatorio, un figlio che è ferito, e la mamma là, indifferente la va a ballare alla sera? Ma non è possibile, non è possibile, figlioli!È incoscienza! Rendetevi conto che è incoscienza per un gruppo di apostoli che hanno la responsabilità di una parrocchia, che domani non abbiano da fermarsi, da pregare, da discutere, da ragionare continuamente su quelle anime! Lasciate stare le statistiche, lasciate stare i confronti... "Ah, la chiesa piena! Ah, che consolazione, che parrocchia!". Ma le altre, dove sono le altre anime? Una mamma non fa festa grande, sa, in una casa, quando la ga un fiolo in manicomio, uno in prason e uno all'ospedale, grave! Anca se la ghe n'ha altri quindeze a casa! I xe quei tre là che ghe sta a cuore, no? La sorriderà, tutto quel che te vui, però, ghe xe quei dentro nel cuore! Dovete avere il cuore nel cuore e la mano nella mano, in parrocchia. Capito, Mirko caro? E sentirle ste cose qua, col sorriso, con la gioia, ma nell'intimo vostro, quelle xe le anime! Fin che ghe xe un'anima che non xe in grazia di Dio, non dovete stancarvi per primi. Séto, Sergio caro? Te me vardi?E questo, o lo fate adesso o non lo fate più! O l'assistente lo fa pensando ai suoi giovani, o il religioso lo fa pensando di avere responsabilità su tutti suoi confratelli, e se no non lo fate domani. Ogni novizio si deve sentire corresponsabile anche lui dell'andamento del noviziato, penso col suo esempio, con la sua parola, con la correzione fraterna... con semplicità, specialmente con l'esempio. Ogni confratello col confratello, l'amico con l'amico... Allora si sviluppa in noi l'animo apostolico, che è quello che ci vuole.
MO164,6 [12-04-1967]
6 "Il problema della salvezza del fratello può essere vissuto infatti con tale profondità da diventare questione personale di vita o di morte".Ecco, vorrei farvi un esame di coscienza ed è questo, è questo: per vedere se avete questo spirito o non avete questo spirito. Lo avete se, se veramente fate qualche volta la correzione fraterna a qualche vostro confratello, e se la accettate volentieri. Se non la fate e non l'accettate, non avete questo spirito.Scusate, come fa un domani un parroco, un cappellano, un assi... un diacono in una parrocchia, avere questo spirito se oggi per esempio lui nota in un suo confratello qualche difetto, e va a criticarlo alle spalle invece che prendere, come ha detto Gesù, prendere il coraggio a due mani, andare in chiesa a pregare, e poi prendere il fratello in disparte, andare da Cuccarollo a bevarne un goto e dirghe: "Senti caro, fratello mio, io son peggio di te, però...". Questa è carità! Se non usa di questa carità col confratello che è vicino, che è consacrato al Signore, non la userà questa carità domani con coloro che quando tu hai iniziato una parola bisogna che te ghe corri drìo e che fai pace.Non illudetevi, ognuno di noi vediamo luci e ombre nei nostri fratelli, tutti vediamo luci e ombre, e tutti facciamo dei commenti; però, costa fare la correzione fraterna, e costa a riceverla. Ora, se non sentite dentro di voi che non è carità se non lo prendete per lo stomaco quel tale... Ecco là, per esempio, un sacerdote... Prendiamo ancora don Piero che adesso el ga da andare nel Chaco e dopo, sa... una parola e dopo el va via... supponiamo don Piero è lì, e si accorge che don Venanzio... "Sì, el dovaria fare... sì, per conto mio el dovaria fare...", e si accorge che c'è qualcosa che c'è qualcosa che non dovrebbe... che sarebbe meglio che don Venanzio... lo vede, l'osserva, e magari gli sfugge una parola di questo genere qua magari con Toni: "Sì, va ben, però... ma anca don Venanzio... sì, ma...". Questo, questo è veleno! No che el faccia così, lu, poareto! Ma questo è veleno! Se ti sei accorto che tuo fratello ha qualche cosa che non piace al Signore, non fare la vigliaccheria di dirlo all'altro così. Se è da dire: "Toni, senti, mi me par che don Venanzio sia così e così. Cosa te pare? Voria dirghe una parola...". Ah, questa è carità, questa è carità! Ma buttare là una parola, questo è veleno, è veleno!Il dovere è questo: vedi qualche cosa che non va nel tuo fratello? Tu sei fratello e devi avvicinarlo, anche se ti costa, anche se perdi l'amicizia. Dirghe: "Senti, caro, se volemo ben, se volemo ben, però, oh, sta 'tento...".
MO164,7 [12-04-1967]
7 State attenti figlioli che... guardate che dobbiamo predicare il Vangelo, questo è Vangelo sapete, questo è Vangelo! Il mondo non conosce queste cose qui, il mondo va per l'altra strada, il mondo critica alle spalle, il mondo brontola alle spalle; davanti il sorriso, fuori la persona: "Bebececebebe...". Vien dentro la persona: "Oh, caro!". "Oh, che seccatura xe qua! Blablabla...". Questo è il mondo, questo è il mondo! E noi siamo figli di questo mondo! E forse nelle nostre case abbiamo visto ste robe qui. Forse nelle nostre canoniche abbiamo visto ste cose qui. Arriva il vescovo: "Ooohhh!... ". Fuori il vescovo: "Brooommm...". Non è cristianesimo, figlioli, non è cristianesimo! Non lo go mia inventà mi!Ora, state attenti: non avrete quello spirito apostolico nelle parrocchie, che vi fa veramente vivere e non vivere... cioè, se c'è nell'anima questo, vivete, e se sarà morto quasi siete morti anche voi, quasi sentite la morte dentro di voi, non l'avrete se oggi non soffrite quando un fratello non è santo. Voi dovete soffrire quando vedete un fratello che non è santo; pure dicendo... giustificandolo: "Poveretto, chissà con che buone intenzioni! Ma non lo fa mica per cattiveria!". Però io ho il dovere... "Quella parola non tocca mica a me...". Non basta! Nessuno può dire: "Non tocca a me!". Se tu hai visto, il Signore ti ha dato una grazia particolare per vedere quelle cose, perché ti renda conto: "Hai visto perché te l'ho fatto notare io. Perché non l'hai detto?".La mamma vede il figlio sporco, lo ferma: "Fèrmete qua, Ottorino! Varda che scarpe che te ghe: chi xe sta a sporcartele? Nèttete le scarpe!". La mamma vede dei brufoleti: "Cossa gheto? Te ghe tutti brufoleti... Gheto indigestion? Scuseme...". E la te domanda: "Mostrame la lingua, eccetera". Le mamme le faséa così. E noi dobbiamo fare così con i nostri fratelli. Dobbiamo far così con i nostri figli, domani. El me varda el maestro!
MO164,8 [12-04-1967]
8 "Il problema della salvezza del fratello può essere vissuto infatti con tale profondità da diventare questione personale di vita o di morte"."Può essere...", per noi dico "deve"! Dobbiamo viverlo il problema della salvezza del fratello! "Unicuique Deus misit de proximo suo...", me par che sia la frase, no? Perciò ha mandato ognuno per il proprio fratello! "È di tali cure che è sostanziata la cura d'anime. È di tali cure che è sostanziata la cura d'anime". Guardate, figlioli, che se avete la preoccupazione della cura d'anime è una bellissima cosa, ma questa, eccola qui la cura d'anime. Non è l'ingresso in parrocchia, non è il trionfo, eccola qui!"Non sono piagnistei perciò quelli di Paolo, quando, qui e altrove, parla con toni così forti delle sue 'tribolazioni'. Non si possono comprendere le pene dell'apostolo, se si guardano solo dall'esterno. Paolo è mosso dall'amore, la sua è una vita buttata allo sbaraglio, in balìa di tutti, indifesa e solitaria".Stamattina nella Messa go dito: "Signore, fa' scoppiare l'amore! Falo scoppiare! Quelo mio e de tutti i tusi, nonostante le nostre deficienze, fa' che scoppi l'amore, il tuo amore, la tua charitas; riempi ognuno di noi e fa' scoppiare la bomba sul mondo intero!". Questa è la storia! Paolo è mosso dall'amore, dalla carità; la sua è una vita buttata allo sbaraglio. Anche voi, mossi dall'amore, dall'amore di Dio, siete venuti qui, e mossi dall'amore partirete da qui e andrete allo sbaraglio! È inevitabile, è inevitabile; non dovete scrivermi che tutto va bene: no, no, no, no! 'Allo sbaraglio'! L'apostolo va allo sbaraglio! L'ingresso apostolico è sempre preparato dal demonio! Ricordatelo bene: l'ingresso dell'apostolo, del vero apostolo, è sempre preparato dal demonio! Perciò, gettati allo sbaraglio! Eccolo qui: "...in balìa di tutti, indifesa, solitaria...". Non state a meravigliarvi poi se troverete problemi: li dovete trovare! Io mi meraviglio se non ne trovate! Vi faccio tornare a casa se non trovate problemi! Vi faccio fare il noviziato un'altra volta.I me varda... I dirà che don Ottorino xe matto... Ti, Filippi... xele proprio robe da matti, Filippi caro? Filippi, sito d'accordo con mi? Ah? Vedì, anca la matematica xe d'accordo con mi...
MO164,9 [12-04-1967]
9 "... e tutto ciò in una consapevolezza e una chiarezza straordinariamente limpida e spirituale. Viste dal di dentro, le sue sofferenze divetano "patimenti di Cristo"... viste da dentro diventano 'patimenti di Cristo'!".Beh, ieri sera a Monteviale con gli assistenti del seminario minore, parlavamo più o meno di queste cose, e uno mi ha fatto una obiezione. Non dico chi è quest'uno se no Smiderle se rabbia, vero, Smiderle? Diseva: "Una vita così... È un'obiezione che faccio per vedere un po' come potrebbero pensare gli altri. Una vita così intensa... non ghe la fasso... potrebbe...”. Questo diseva, ieri sera lu diseva questo: "Una vita così, te sé, vista dall'esterno, uno podaria dire: 'Insomma, questo te rompe el sistema nervoso co' xe sera, giusto?". E mi me son permesso de rispondere: "Vediamola dall'interno e vediamola dall'esterno - go dito - la vita così". Vista dall'interno, se non c'è questa vita, è impossibile concepire una vita di questa intensità. Vi ricordate il Voillaume cosa che ha detto: "L'uomo xe inutile, l'è creà per una ragazza e per la fameja!”. Perciò, l'uomo va a casa alla sera, scusé, queste robe xe naturali, va a casa alla sera, dopo aver tribolà con el paron della bottega, eccetera, se el ga una famiglia seria, gettata sui principi cristiani, el trova la moglie, el ghe dà un baso alla moglie, el trova i fioi che corre sui zenoci, eccetera. Lui ha una... vorrei dire, si scarica, un pochino, ha la possibilità di scaricare, sempre posto che sia una fameja santuario... Noi pensiamo sempre alla famiglia santuario, sémo cristiani, e supponiamo in tutti la comprensione, la carità, anche se c'è qualcosina sappiamo compatirci, no?Figlioli, noi, dove ci scarichiamo? Allora dobbiamo dire: "Bisogna sposarsi tutti quanti, perché se no è impossibile, no?". Allora, ecco il Voillaume che ci risponde e dice: "Guardate che per noi religiosi, per noi sacerdoti, per noi che ci siamo offerti al Signore, soltanto questo amore completo al Signore ci porta a scaricarci...". Cioè, come l'uomo si scarica nella famiglia, nell'affetto della famiglia, io mi scarico nell'affetto di Dio. Io amo il Signore, voglio bene... Non un amore verso Dio di tensione nervosa, un amore puro... anche se ti capita qualcosina... ecco, capita a uno, per esempio nel campo spirituale una croce, el se mette in agitazione; un altro se ne va dal Signore: piangerà, ma piangerà col Signore. Sa, è diverso piangere sulle braccia di una mamma, no, piangere fra le braccia di un papà, che el dixe: "Ben, ben, va là, 'ndemo vanti, no aver paura che in qualche modo risolvermo insieme le storie!". Ora, quando tu ami veramente il Signore, a un dato momento siete in due che piangete, siete in due, due cuori che si comprendono, che si capiscono.
MO164,10 [12-04-1967]
10 È inconcepibile la vita religiosa senza questa spiritualità intima, perché allora si va in cerca di altri amori, si va in cerca di altre soddisfazioni. Invece uno che veramente si dona così al Signore, anche dal lato della sua... è completo, è completato nella sua... il suo cuore fa parte attiva: non si può stare senza affetto, figlioli! E nutro affetto verso di Lui, e allora tu ti alzi al mattino e mentre ti vesti continui così a cantare le lodi di Dio come San Francesco d'Assisi che canta: "O frate sole, o sorella luna...", quel che te vui, insomma, no... “o sorella acqua...”, eccetera, perché dappertutto vede il Signore! "O Signore, quanto che te sì bon! Varda che bei fioretti che te ghe messo qua!". Par de sentire monsignor Fanton: "Varda che bei fiori che ga fatto el Signore! Ma per chi li galo messi el Signore? Me digo che el li ga messi per gli angeli che xe in Paradiso! Eh, no, messi par gnente, no!". Con semplicità, no? Il cuore si incontra con Dio e nelle opere di Dio. Perciò, vista da dentro, è l'unica via per non... per non andar finire in manicomio, per completare un pochino l'uomo. Sio d'accordo?Vista dal di fuori, vista dal di fuori, non è considerata un motivo, sa, di tensione nervosa, perché se uno la vive intensamente, porta il sorriso sulle labbra! "Sì, ma come falo? Mi go la moglie e i fioi, e non son bon a darghene fora per i debiti; quelo là el ga un mucio de tusi, el ga... Chissà quanti pensieri che gavì... e l'è sempre contento! Come falo uno a resistere così, come falo? Sempre contento, pare che nol gabbia nessuna preoccupazion! Mi non son bon a darghene fora, spesso no dormo gnanca la note! Come falo?". Ecco, dobbiamo essere oggetto di meraviglia. Xe giusto? Perché? "Come fai a essere contenti? Ma varda che preoccupazion i ghe n'ha, difficoltà i ghe n'ha! O i xe incoscienti o vero i ga qualche segreto!". Quante volte che go sentia sta parola qua: "O i xe incoscienti, o vero i ga qualche segreto!".Il segreto xe questo amore a Dio, questa fiducia nel Signore, questo sapere che nella barca, che nella barca c'è il Signore. "Ghe xe me papà al timone!", el ga dito quella volta, no? Ora, essere nel lago... essere per esempio in aereo, e aver l'aereo: blumblumblumblum, e savere che ghe xe l'Onnipotente nell'aereo, il quale può dire... el te dise: "Noli timere, noli timere!". Ah, te capissi, mi interessa... mi preferisso andare, attraverso l'oceano, vero, con una checca de motorin solo, piccolo fin che te vui, con un litro solo de benzina partire, ma con Lu insieme, che te dise: "Noli timere!", piuttosto che con un DC 8 dove che no ghe xe Lu insieme in compagnia! Parchè mi so che a un dato momento, invesse della benzina, el fa el miracoleto e mette acqua o el mette aria; mi so che se anca se rompe lelica, el taca quattro angeli coi finimenti e i tira avanti l'aereo... Xe vero?La forza nostra non sta nella potenza dell'aereo e delle ali esterne: sta nella sicurezza nostra de avere Cristo con noialtri. "Omnia possum in eo qui me confortat!". Sapere che il buon Dio è con noialtri! "Si Deus nobiscum, quis contra nos?", disea quell'altro, no? "Se Dio è con noi, chi contro di noi?". Sentire la presenza di Dio, sentire la gioia di stare lavorando per il Signore, che anche se le va storte l'è Lu che el permette che le vada storte; alzarse al mattino con questa gioia, continuare la giornata con questa gioia! Ma questa gioia è sanguinante qualche volta e spargi sangue dappertutto, ma pazienza, pazienza, avanti, avanti, e quello fa andar via el demonio, e quello te purifica...Questo xe el segreto, par conto mio! Sonti teologicamente a posto, don Luigi? Disime, gavìo qualche commento da fare? Don Luigi, ghìo qualche commento da fare? Bertelli e compagni? Angelo? E allora 'ndemo...