.1 Sia lodato Gesù Cristo!Presentiamo innanzitutto gli auguri a tutti voi, e alle vostre famiglie e ai vostri sacerdoti. Vi pregherei, andando a casa, andate a salutare i sacerdoti, non aspettate il giorno del ritorno, portate gli auguri; ricordatevi che il rappresentante del Signore al vostro paese è il vostro parroco, e perciò... che non capiti questo: che uno va a casa e dopo tre giorni si incontra col parroco: "Ah, sito tornà?". "Sì, son tornà". Penso che un po' di fraternità, di unione, di carità, lo dobbiamo manifestare prima di tutto verso coloro che rappresentano appunto il Signore nei nostri paesi.
MO301,2 [27-03-1970]
2. Ed ora portiamoci sopra il monte Calvario. Non c'è niente di nuovo che io vi dica questa mattina, ma di nuovo invece c'è che ogni volta che ci portiamo dinanzi a Gesù crocifisso dovremmo discendere noi rinnovati. Perché queste solennità liturgiche sono per noi un passaggio del Signore, e questo passaggio il Signore lo fa per portarci in su, per trasformarci.Ora, la scena dinanzi alla quale ci fermeremo un po' a meditare è Gesù innalzato sopra la croce. Non mi dilungo a descrivere la crocifissione. Dev'essere stata una cosa straziante per il cuore materno della Madonna che era presente: vedere il figlio suo spogliato delle sue vesti, vederlo disteso sopra la croce. Pensate ad una mamma che assiste impotente alla crocifissione del figlio.Una mamma di solito non può resistere dinanzi ad un'operazione di un figlio, e sì che nelle operazioni non c'è motivo di vendetta, ma anzi si cerca di fare per salvare uno, per aiutare uno. La mamma non può vedere il sangue del figlio, sviene dinanzi a questo.E invece la nostra buona mamma, la Madonna, assiste non ad un'operazione a scopo di bene, ma ad un atto di odio e di vendetta a scopo di morte. Ed ecco lì allora i carnefici che lo crocifiggono: quelle martellate si ripercuotono nel cuore materno di Maria, quel sangue che sprizza colpisce nell'intimo la mamma nostra. Ed eccolo là innalzato sopra la croce, il Signore.Il Vangelo ci dice appunto che la Madonna ha un dolore contenuto: "Stabat mater dolorosa iuxta crucem lacrimosa". Non... lacrimosa, piangente, non imprecante, la Madonna.Un'altra mamma avrebbe maledetto i crocifissori, un’altra mamma li avrebbe graffiati, vi dico, morsicati, si sarebbe scagliata contro i crocifissori. No! La Madonna è lì che accetta la condanna che è venuta a Gesù per il nostro peccato. È la corredentrice del genere umano la Madonna.Ora, con questa scena che abbiamo dinanzi allo sguardo, una mamma addolorata e un fratello crocifisso, mentre osserviamo quel sangue che scende, che bagna la terra e che lava i nostri peccati, perché noi siamo stati lavati da quel sangue, siamo stati perdonati a motivo di quel sangue, abbiamo la speranza della nostra salvezza eterna. Siamo sacerdoti e siamo religiosi per quel sangue. Vi dico, dinanzi a questa scena vediamo di ricavare, come al solito, tre insegnamenti.Qualcuno mi ha detto: ma perché don Ottorino tira fuori sempre tre? Perché non riesco a contare più di tre, perché fino al tre riesco a ricordarmelo, e anche perché così, sai, intanto ne hai tre, e poi caso mai qualcuno lo dividi un pochino, intanto passa la mezz'ora, no?
MO301,3 [27-03-1970]
3. Primo insegnamento: noi vediamo Gesù che dalla croce ha parole di perdono; non ha parole di condanna, ha parole di perdono.Quando uno è preso da un dolore di solito esce con qualche frasaccia, in quel momento non ha il controllo di se stesso, per cui tante volte domanda poi perdono: "El me scusa, sa, el me perdona!". Perfino contro il medico, no, qualche volta... Me ricordo quel s-ciaffo famoso, che el ga... Quante parolacce contro il dottore! Dopo basta: "Dottore, el me scusa, salo, el me scusa, salo". È logico, tu vai a levarti un dente, e se per caso il medico ti fa male, è facile che ti sfugga qualche cosa. Qualcuno che è abituato a mangiare oche, tira qualche oca, no, qualche altro qualche polastrelo... Insomma è facile che esca, non quello che è di meglio dentro di noi, ma quello che c’è di peggio dentro di noi. Nel momento del dolore, nel momento in cui tu sei colpito, nel momento in cui uno ti colpisce, eh, tu puoi perdonare, ma in quel momento, in quel momento ti sfugge qualche cosa...Invece no, nel momento del massimo dolore, lui, il nostro Gesù ha parole di perdono persino per i crocifissori.Guardate che.. Anche quando ammazzavano qualcuno dei martiri: "Ti perdono...", ma lo dicevano prima; ma nel momento, sa... Non so nel cuore, sa, se avrebbero avuto la forza. È facile dire: "Ti perdono, caro don Zeno, se mi ammazzi, ti perdono". Ma quando comincia: "Ciò, pian, pian, te go perdonà prima, ma non sentivo mia male prima". Chiaro?Nel momento del dolore dire: "Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno". E guardate che quella parola non l'ha detta come che diciamo noi: "Va là, Ruggero, non te sè gnanca quelo che te fe ti, caro!". Non in quel senso lì. "Non sanno, Padre, ti assicuro io... Sì, ammazzano un uomo, loro credono di ammazzare un uomo. Non sanno quello che stanno compiendo, non sanno il grande delitto che stanno compiendo. Considera, vero, considera tutte le attenuanti, tutti i benefici della legge, no? Metticili tutti, con tutte le attenuanti della legge, Padre". Ma pensate che atto eroico da parte di Gesù. Mentre ha le mani straziate, i piedi straziati, è tutto una piaga, sta per morire: "Padre, perdona loro, nesciunt quid faciunt". Li scusa, si mette quasi in mezzo, dice: "Padre, no, non sta colpirli, fammi un piacere, perdona, perdona anche a questi!”.Amici miei, questo pensiero ci deve essere di conforto specialmente in certi momenti, quando, forse per la miseria umana, dovessimo arrivare anche un pochino in giù, in giù. Non meravigliatevi! Potrebbe capitare anche a voi di essere come don Mazzi un bel giorno, o essere anche peggio ancora di don Mazzi. Potrebbe capitare a me, sapete. Ora, se ad un dato momento ci ricordiamo che c'è Gesù crocifisso, ricordatevi che non commettiamo il peccato ancora più grande di diffidare della sua bontà, della sua misericordia.
MO301,4 [27-03-1970]
4. Diciamo sempre nella nostra vita come San Domenico Savio: "La morte, ma non peccati". Cerchiamo di desiderare la morte, proprio la più tremenda delle morti, piuttosto che offendere il Signore. Ma se disgraziatamente dovessimo cadere nel peccato, dovessimo cadere anche nel fondo, dovessimo tradire la nostra vocazione, dovessimo tradire la nostra missione, dovessimo tradire quelle anime che dovevamo salvare, quando ci accorgiamo di essere arrivati proprio in fondo come il figliol prodigo, in mezzo ai porci, quando ci ricordiamo che in casa c'è un Padre, non stiamo mai a commettere il peccato ancora più grande di disperare della bontà del Padre. Perché ricordatevi che dall'alto della croce lui, Gesù, ha detto: "Padre, perdona ai miei crocifissori". Ora, ecco, vi dico: non offendiamo il Signore, non colpiamo il Signore, ma se disgraziatamente dovessimo arrivare a quel punto, ricordatevi: confidenza massima, massima, nel Signore!Non solo ha perdonato, cioè ha chiesto perdono per i crocifissori, ma anche per un povero ladrone, per un povero ladrone.Ed ecco, vedete, dovremmo anche imparare noi, non soltanto ad avere confidenza quando noi saremo peccatori, ma anche noi dovremmo imparare una cosa: a pensare a quei poveri ladroni che ci circondano, non questi qua che sono qui in chiesa, eh! Nelle nostre preghiere, nelle nostre sofferenze, dobbiamo pensare spesso ai fratelli, ai fratelli che non conoscono Cristo e che non amano Cristo. Dobbiamo pensare un po' di più ai poveri peccatori, dobbiamo saper pregare un po' di più per i poveri peccatori, dobbiamo sentire nell'intimo del nostro cuore tutto lo strazio che sentirebbe Gesù, se fosse qui in mezzo a noi, per i poveri peccatori. Noi siamo il Gesù che continua. Gesù ha pianto sopra Gerusalemme pensando, vero, alla sua città, pensando a quegli uomini che non lo avevano accolto. Ebbene, qualche volta dobbiamo saper piangere anche noi in chiesa pensando ai fratelli che sono lontani dall'amore, e dobbiamo anche noi pregare, supplicare il Padre per ottenere il perdono. E dobbiamo, non solo... ma andare a cercare i fratelli, avvicinare i fratelli; dobbiamo imparare da Gesù, sopra la croce, la nostra missione, che è una missione di salvezza, è una missione proprio di raccolta di queste anime lontane per portarle a Cristo. Lui perdona ai crocifissori, perdona al ladrone. È una missione di perdono e di amore la missione di Cristo. Ma è una missione che dobbiamo continuare noi. È partita dalla croce, ma deve continuare, continuare...Che cosa vuoi fare, don Zeno, tu, co vai prete? Vado a salvare, vado a raccogliere, vado a portare le pecorelle smarrite, portarle nell’ovile. La nostra vita dev'essere un andare di giorno e di notte in cerca della pecorella smarrita, a costo di qualsiasi sacrificio: prenderla sulle spalle, portarla all'ovile, affidarla al Cristo e andarne a prendere un'altra. La nostra vita dovrebbe essere consumata così. E dobbiamo cadere mentre, proprio, stiamo con una gamba sola, con un occhio solo, con un braccio solo, perché ormai non ne possiamo più, dovremmo cadere proprio per terra, o con la pecorella sulle spalle o mentre stiamo andando a prendere una pecorella.Questa è la nostra vita, questa è la nostra missione. E questa la impariamo dinanzi a Gesù crocifisso, che ha una missione di perdono e di amore.
MO301,5 [27-03-1970]
5. Secondo punto: Gesù dalla croce ci dona la Madonna.Capite che se ne possono ricavare anche tanti. Don Matteo mi sorride e dice: "Beh, ce ne sono dei punti che si potrebbero ricavare!". Pazienza! L'anno venturo la farà lui, ha detto, la meditazione, no?State attenti un momentino. Gesù ci dona la Madonna.Ricordo quando eravamo su ad Asiago: c'era il primario dell'ospedale, Zulian, che mi parlava spesso della mia mamma e della sua mamma: adesso è morta la sua mamma: "Ah, la me vecieta, - diceva - la me vecieta! - abitava a Bolzano - Ogni tanto scapo xò, vado a trovar la me vecieta. Me sento là... E per la me vecieta mi son sempre el so toseto, eh! Che bello andare a trovare la me vecieta!”.Ecco, non so se voi abbiate la vostra vecieta; forse qualcuno sì. Don Zeno ha la sua vecieta, eccetera. Qualche altro... Eh, parlo di sua mamma, eh! No, che non pensiate male. Qualche altro l'ha in Paradiso, come il sottoscritto, don Zeno e altri. Altri invece non l'hanno ancora la vecchietta, ma diventerà vecchietta anche quella mamma, no?Però, cosa vuol dire avere una mamma! Vedete, per voi avere una mamma vuol dire andare a casa e avere pronta subito la camiseta pulita, le mudandete pulite, vero, Tonino, pronta la maglieta, le scarpette... Ma per uno che è fuori, sposato, che ha una famiglia, che va a casa di tanto in tanto, avere una mamma vuol dire avere un cuore, vuol dire avere un cuore, un cuore che ama, che comprende, un cuore che guida, che illumina, un cuore che aiuta.
MO301,6 [27-03-1970]
6. Ecco qui: tre punti anche qui.Vuol dire un cuore che comprende. Arriva a casa uno, sposato, va lì, la mamma... saluta i fratelli, uno e l'altro, e poi si trova solo con la mamma. La mamma dice: "Cossa gheto? Dime, te ghe qualcossa”. “Beh...”. “Non ti si mia come al solito, te ghe qualcosa". E allora vien giù una lacrima: "Ah, non vado d'accordo con me mojere... Go me fiolo che... Ghe xe i affari che...”. È inutile: è un cuore che comprende il cuore della mamma, no? Ti trovi solo, solo con la tua mamma; la mamma intuisce... "Ma te ghe qualcosa, no? Non sta dirmelo, a to mama". "Ma, gnente, mama". "Non sta dirmelo, no sta dirmelo... te ghe qualche cosa, te ghe qualche cosa: lo vedo mi nei oci, te conosso mi...".Ecco la Madonna! Viene il momento in cui abbiamo tentazioni più forti, un momento in cui abbiamo scoraggiamento, un momento... È inutile, abbiamo un cuore che ci capisce. Passando in chiesa, guardando la Madonna, chiudendo gli occhi e vedendo la presenza nella nostra stanza...Quante volte io vado nella stanza mia e c'è l'immagine della Madonna Addolorata, e basta uno sguardo e ci capiamo. "Te ghe qualcosa!". "Te lo se za che lo go, te lo se za che lo go!". "Te ghe qualcosa, te ghe qualcosa...".Ecco, bisogna che noi cerchiamo di incontrarci con gli occhi della Madonna. Gesù ce l'ha lasciata là ai piedi della croce perché ci fosse mamma, ci fosse mamma. Specialmente per noi apostoli, che ne abbiamo bisogno, non avendo moglie e figli, abbiamo bisogno di un cuore materno, un cuore che ci comprenda. E allora bisogna che noi sappiamo incontrarci con quegli occhi, bisogna che sappiamo star soli in qualche momento con quella benedetta creatura. Perché se noi andiamo in casa... Uno sposato va in casa e ci son dentro i figli, i fratelli, tutto quanto. No, la mamma parlerà a lui quando nella stanza o nel salotto si troveranno soli. Un momento tra lui e la mamma. Bisogna che noi sappiamo trovarci soli qualche momento con la Madonna se vogliamo poi trovarci insieme con Cristo. L'incontro personale con Cristo è sempre preceduto da un incontro personale con la mamma del Cristo.
MO301,7 [27-03-1970]
7. Vedete: bisogna che la Madonna sappia tutto di noi, bisogna che alla Madonna diciamo tutto, diciamo tutto, che non nascondiamo niente, e allora la Madonna non soltanto sarà un cuore che comprende, ma sarà un cuore che guida. E allora, quando diremo alla Madonna le nostre sconfitte, la Madonna ci dirà: "Sì, sei stato sconfitto, figliolo. Però, dimmi un po': con tua moglie dovevi agire anche tu un po' diversamente; con i tuoi figli forse hai sbagliato tu, forse non hai fatto tutto, non hai dato tutto". Che bello una mamma che capisce il figlio, che incoraggia il figlio e che corregge il figlio! Questo noi dobbiamo attenderci dalla Madonna: aspettare che lei ci indichi la strada e, se è necessario, che ci corregga e che ci metta sul giusto cammino. Pretendere di andare avanti da soli, figlioli miei, pretendere di essere autosufficienti... Come fa compassione vedere qualcuno che si crede autosufficiente! Dalla Madonna dobbiamo, appunto questo, farci guidare proprio passo passo sulla via della nostra santificazione e sulla via del nostro apostolato.
MO301,8 [27-03-1970]
8. Non solo. Ma avete mai visto voi come fanno le mamme quando che va a casa questo tizio, magari, specialmente quando che vanno le figlie, le figlie sposate? E vanno a casa: "Mamma, te se, me marìo... Sì, me trovo ben, ma, però, el me fa soffrire, el me dà appena che 10.000 franchi al mese. Cossa vuto, gavarìa bisogno par i piccoli". "Tante storie!". Verze un casseto: "Ciapa, metti via, non sta mia dirghelo a to marìo”. La ghe dà 50.000 franchi. “Compra la roba par i piccoli. Po vien qua, a go un taieto de roba per fare un paro de mutandete a Franco, poareto, che l'è quelo che ghe na più de bisogno, parchè bisogna cambiarlo ogni altro giorno, vero? Speta, varda, go anca un paneselo par Ruggero... Spèta”. Scusè, fale così sì o no le mamme? Par sotto banco... E dopo so marìò ghe dise: "Ciò, Maria, dime la verità, ghe gheto dà gnente a to fiola? Hum, hum... Te ghe un debole ti par to fiola. Dime la verità. Vorìa vedere mi su quel portafoglio là se te ghe ancora i soldi che te go dà...". "Beh, beh! No te me i ghe dà apposta parchè fassa del ben?". "Beh, ti co vien qua quela, eh!". Cossa vuto fare? Le mamme xe fatte così, inutile. Se c’è una figlia che va lì, un figlio che va lì, se hanno qualcosa, le sbrega, no, le sbrega...Ora, pensate la Madonna che ha ricevuto in consegna il portafoglio dell'Eterno Padre, pensate alla Madonna che ha proprio nella sua stanza tutti i tesori di Dio, e li ha lì. Si presenta un figlio e dice: "Madonna, go le braghe rotte". "Vien qua, caro, che te dò un par de braghe". "Madonna, go le calze con i busi". "Un par de calze... Toh, anca un paro de ricambio". "Madonna, a go na gresta...". "Vien qua, a go un bisturi speciale, elettronico, vero, che taja le greste senza far male". "Madonna, go na lingua... na lingua! Go un cuore, un cuore". "Senti, ghin avaria uno de ricambio: quello di Gesù, lo go qua, mettemo qua quelo, Gesù gnanca el se accorse lu, vero, che go cambià cuore". Ah, figlioli, voi direte: "Queste xe bambinate!". Sì, io preferisco essere bambino con la Madonna e parlare così e cercare de salvarme l'anima, vero, piuttosto che far tante robe astruse, come che fa i teologi e i filosofi, e non essere capace di pregare. Amici miei, avete sentito padre Pierluigi el ga dito che ghin’ è massa teologi, no? Amici miei, guardate: con la Madonna bisogna aver questa confidenza. Bisogna andar là, aprire il cuore, lasciarsi guidare e confidare nella Madonna. La Madonna non ci abbandona nei nostri bisogni. Specialmente, guardate, alla Madonna affidiamo la nostra virtù, cioè il lavoro che dobbiamo compiere per la nostra santificazione, e le anime, le anime.Ricordo di aver preso un'abitudine ancora da chierico, da seminarista, quando che avvicinavo i giovani. Si avvicinavano i giovani, e come se fa? E allora ho preso l'abitudine di guardare negli occhi della Madonna prima e dire: "Mater boni consilii", no? È chiaro. Sicché voi non vi accorgete che, quando venite a parlare con me per domandarmi qualcosa, io attacco l'interruttore: "Mater boni consilii, dimmi cosa che go da dirghe adesso qua". Ecco, quando sto confessando: "In nomine Patris... Mater boni consilii, Mater boni consilii...”, uno sguardo alla Madonna: "E tu, Madonna, consigliami bene... Voglio essere uno strumento che trasmetta”.Ora, abituatevi, specialmente domani nel campo apostolico, anche adesso come assistenti che avete da lavorare con i giovani, eccetera, consigliatevi con la Madonna, domandate aiuto alla Madonna. Le nostre buone mamme le domandava alla Madonna che nascesse i pulzini, che riuscisse la fugazza, che andasse ben la liscia; tutto domandavano con confidenza. E non dobbiamo domandare noi alla Madonna che riesca bene il nostro lavoro apostolico, che nasca bene il suo Gesù nel cuore dei fratelli? Ma cosa dobbiamo domandare alla Madonna se non domandiamo queste grazie? Dico male, don Guido, caro?Terzo punto... Terzo punto. Capite che nel secondo punto, nunquam satis, no?
MO301,9 [27-03-1970]
9 Il terzo punto è questo: Gesù: "Sitio, Padre, perché mi hai abbandonato?".Nel momento in cui soffre di più, salva il mondo. Salva proprio nel momento, si potrebbe dire umanamente parlando, dello scoraggiamento, proprio dell'abbandono, dell’abbandono, del vuoto, direi, del vuoto.Ora, guardate: abituatevi a questi vuoti, caro Tonino, abituatevi a questi vuoti. Dovete abit... Vedete, nel mondo, anche chi non va prete passa di questi momenti. Purtroppo la cronaca registra tanti giovani che si ammazzano in questi momenti, proprio nei momenti di disperazione si ammazzano. I giornali non lo mettono, ma guardate che sono moltissimi che si ammazzano. Noi sappiamo, in questi momenti un po' di vuoto, papà che abbandonano la famiglia, mamme che abbandonano i figli. Dico, i giornali non mettono queste cose, ma sono una realtà. Ci sono momenti in cui uno si sente un po' triste e abbandona la sua missione, che è missione di padre, missione di figlio, missione di mamma. Ora, amici miei, ricordatevi che è specialmente in quei momenti che noi salveremo le anime. So di dire una cosa che tutti più o meno avete sperimentato e che non può essere tolta dalla vita, non può essere assolutamente tolta dalla vita, né se andate padri di famiglia, né se andate professori, né se andate facchini. Andate in qualsiasi posto, non potete sfuggire alla sofferenza, ma aggiungerei a quello che diceva ieri il padre Pierluigi, questo senso del vuoto, senso dello scoraggiamento, senso proprio della desolazione.Non so se don Matteo mi guarda con due occhi per dire: "Cosa dice?". È vero o non è vero quello che dico?Perciò guardate: fino a cinquantaquattro anni e mezzo vi assicuro che è così per esperienza personale, dopo vi assicuro che è così per esperienza ministeriale. E non solo che è così per qualche rara persona, ma per tutte le persone. "Interroga patrem tuum et matrem tuam", no? Va’ a casa, adesso, e interroga to pare e to mare, tradotti in italiano, no, e domanda se non è così. Prova tu andare a casa e domanda a tuo padre e a tua madre e vedrai se non è così. Ghe xe delle giornate... vengono in confessionale ste povere mamme: "Ghe xe delle giornate, padre, proprio in cui me coparìa, ma ghe digo la verità: ho delle tentazioni tremende, me vien la tentazione de coparme, vorria abbandonar tutto, non ghin posso più. Me scondo, non vojo farme vedare piangere, ma un momento piango. Non ghin posso più, vedo tutto quanto nero". Don Guido, mai capitato in confessionale ste robe? Una te lo dice in una forma desolata, qualcuna ti dice, qualche creatura qualche ora fa, ti dice: "Sa, ghe xe delle giornate; le ga fate el Signore, e allora mi le offro al Signore!".
MO301,10 [27-03-1970]
10 Anche domenica che c'erano qui gli uomini del Patronato, dice uno: "Sa, ho sette figli. Uno più buono dell'altro, non sono degno perché veramente buoni, però ho delle giornate. Go delle giornate, don Ottorino, ah, go delle giornate... Guai se non ghe fosse la fede! Qualche giornata in cui ti senti il vuoto, sa, e allora ghe la offro al Signore”. "E galo mai pensà che i fioi va ben proprio par quele giornate?". "Eh! Guai se non gavesse, vero... pensasse a questo, e allora ghe offro al Signore e vedo che i tusi va ben. D'altra parte, poareto, el Signore, el ga sofferto anca lu e bisogna che soffremo anca noialtri". Ecco i cristiani!Amici miei, Gesù ha salvato il mondo proprio nel momento: sete, abbandono, desolazione, consummatum est, eccolo lì... Noi siamo chiamati a salvare il mondo in quel modo lì.Però attenti, io vi do un consiglio adesso, così, intimo. Chiudi la baracca, per piacere. Se potete, in quei momenti lì, ritiratevi da soli a pregare perché in quel momento lì è facile che vengano fuori stupidaggini, anche con i confratelli. È facile veder nero, è facile dare giudizi neri, è facile parlar male... Se tanto vi è possibile, scappate con Gesù sopra qualche monte, che può essere il vostro Bosco, vero, e state là a pregare. E se uno vi dice: "Ma come mai?". "Sto poco bene. Devo andare a pregare, devo andare a pregare, ho da prepararmi una predica, vero... per me". Sottinteso: per me! Dico male? Se tanto è possibile. Può darsi che qualche volta non si possa. Pazienza! Allora si va in chiesa un momento: "Signore, varda che mi sentiria el bisogno de scappar via. Fa’ un piassere. Tiemme, “Gestine mei, Jesu tene me”, no? Gestine mei! Tiemme che non faccia spropositi". Almanco dixi: "Gestenemei", chiaro? Possibilmente scappate, fate un po' di ritiro... Se non vi è possibile questo, almeno, almeno, un momentino in chiesa per farvi mettere il morso da Gesù.Però, togliere questo sarebbe come dire togliere a uno la possibilità di dormire... Te saltarè via una notte, ma bisogna che te dormi, no? "Homines sumus", ga dito la superiora quella volta, no? C'era una superiora, e sitava dire: "Ma, sa, cosa vuole, signor parroco... purtroppo la xe così... Homines sumus, - la ga dito - homines sumus!". Ecco, siamo uomini, e come uomini mettiamo in preventivo che bisogna dormire, bisogna mangiare, e bisogna portare la croce. E fra le croci, mettiamo in preventivo che ci sono le croci d'oro messe qua per i vescovi, croci d'oro messe qua per le signorine, come qualcuno di noi, qualcuno la ga, no, me pare, Franco e qualche altro, ci sono poi le croci del vuoto, e le xe queste qua le xe le croci del vuoto, e che sono inevitabili... Mi ricordo padre Uccelli che aveva di quelle giornate. Don Calabria... tremende! Perciò farsi santi non vuol dire tirarle via, vuol dire aumentarle. “Consolamini...”. Capito? Don Calabria aveva delle giornate tremende, proprio tremende, terribili, direi, un pochino...
MO301,11 [27-03-1970]
11 Vi dirò anche un'altra cosa. Quando poi si incomincia a lavorare, la maggioranza delle volte dipendono dal corpo, eh? Quando uno fisicamente è stanco, quando uno... per esempio, dopo Pasqua, dopo Pasqua, che i nostri cari sacerdoti, per esempio, vanno a Pessano nove ore di confessionale, due ore di viaggio, altre due ore di viaggio, eccetera... puoi immaginarti, bisogna mettere in preventivo, caro Giorgio, co andremo su là, li troveremo tutti quanti desolati. Cosa vuoi fare? Pazienza! Ghe daremo delle pastiglie, li indormensaremo in modo che i dorma, no? Ci sono... no, guardate, dopo specialmente un lavoro eccessivo, te poi immaginarte don Matteo che ragiona poco di solito se ragionerà, se dopo Pasqua, luni e marti de Pasqua el ragionarà! El ga la deela storta, te poi immaginarte quanto che la sarà storta dopo, ve par giusto, no?Bisogna proprio, guardate, che mettiamo in preventivo, specialmente quando il tempo cambia, quando, vero, quando siamo stanchi, abbiamo fatto un lavoro eccessivo, eccetera, quando siamo più vecchi. Cari miei, quando saremo più vecchi... Mettiamo in preventivo che ci saranno di quei momenti, ma allora pensiamo che, prima di noi, quei momenti li ha passati lui, e ricordiamoci che proprio in quei momenti lui ha salvato il mondo. E ricordiamo che proprio in quel momento della massima sofferenza, che è proprio la sofferenza dell'abbandono e della tristezza, proprio in quel momento noi, in modo particolare, usiamo quella stola sacerdotale o diaconale che Dio ha messo sulle nostre spalle. Sia lodato Gesù Cristo!