1. Sia lodato Gesù Cristo!Rileggendo "I promessi sposi" si trova sempre qualche cosa che può servire di spunto per la nostra meditazione, o per lo meno per sollevarci un pochino l'animo. Io rileggo spesso la notte dell'Innominato e l'incontro avuto con il card. Federigo, e mi fa sempre tanta impressione quel momento, quando l'Innominato va dicendo: "Dio, Dio dove sei?", e il cardinale dice: "Come? Andate in cerca di Dio? Chi è che vi fa dire queste parole? L'avete dentro di voi Dio, l'avete lì, lì, alla porta di casa vostra!".Ebbene, quante volte voi vi troverete domani, nella vita apostolica, vicino a delle anime che diranno: "Io non credo in Dio. Dio per me non esiste". Ma, se dentro di voi avrete Dio, se sarete pieni di Dio, allora capterete un'onda, sentirete che quelle parole non sono sincere; quelle parole nascondono qualche cosa, cioè un desiderio di Dio. Dicono contro Dio, ma sotto sotto sono una sete di Dio. Sentirete, come il card. Federigo Borromeo, che vicino a voi c'è un'anima sitibonda di Dio. E questo è quello che domandiamo al Signore prima di iniziare la nostra meditazione: che ci faccia sempre sentire dentro di noi la sua presenza in modo che noi sentiamo sempre l'esigenza e la capacità anche di portarlo agli altri.
MO250,2 [10-12-1968]
2. Continuiamo un po' il commento delle nostre delibere. La seconda riguardante la vita di pietà: "Ognuno...".Scusate, la terza: "La celebrazione del Sacrificio Eucaristico formi il centro della giornata del religioso. Ognuno si studi di attuare nella sua vita quotidiana quanto viene significato sull'altare, in modo che la sua vita diventi il prolungamento della vita di Gesù e il suo sacrificio il compimento della sua passione. L'Eucaristia diventa così la fonte e il centro unificatore della sua pietà e della sua vita interiore.Sacerdote e vittima con Gesù, offre ogni giorno la sua Messa e per mezzo di Lui, nello Spirito Santo, vive in intima comunione e familiarità col Padre e con i fratelli".Capite che questo è il tema per fare un trattato, ma il trattato lo leggerete su qualche libro o lo farete voi. Noi diciamo così alcune parole un po' alla buona, fraternamente.Abbiamo già accennato, parlando delle pratiche di pietà, se vi ricordate, della meditazione, cioè della Via Crucis, abbiamo già accennato come la Via Crucis deve prepararci a celebrare il mattino la nostra Santa Messa. Ho detto, allora, che la Via Crucis l'ho messa nelle Costituzioni, appunto, per questo: perché ci deve portare vicino alla persona di Gesù, a considerare lui che si è fatto uomo, che è vissuto in mezzo agli uomini e che ha patito e ha accettato liberamente la crocifissione, per la nostra salvezza. E vedete, ho detto allora che è necessario fermarci a meditare la passione del Signore non solo al venerdì o una volta alla settimana, ma spesso durante la settimana, in modo che quando ci portiamo al mattino in chiesa per la Santa Messa, non andiamo a fare una cosa o a compiere una cerimonia, ma sentiamo che andiamo a incontrarci con uno e con Cristo e questo Cristo crocifisso.Noi dobbiamo arrivare, fratelli miei, a poter ripetere con Paolo: "Io conosco uno solo: Cristo e Cristo crocifisso". E io voglio, durante la mia vita, essere crocifisso con lui per poter, domani, risorgere con lui; io sto ripetendo sopra la terra la crocif... cioè la passione del Signore. Io devo essere Cristo che rifa la strada del fratello maggiore: lui è venuto sopra la terra per compiere la volontà del Padre e per morire per i fratelli... anch'io sono venuto sopra la terra per compiere la volontà del Padre e per morire per i miei fratelli.Questo dev'essere un po' il pensiero, detto così con semplicità, ma che ci deve condurre all'altare ogni mattina per incontrarci con lui, per metterci a sua disposizione, per rivivere la crocifissione, la passione, la morte, l'offerta del Cristo.
MO250,3 [10-12-1968]
3. E venerdì scorso, in quel breve pensiero che abbiamo meditato insieme, abbiamo visto una cosa: che Gesù dall'alto della croce non ha mandato maledizioni ai suoi crocifissori, ma dall'alto della croce ha chiesto perdono.E allora - ho detto - è necessario che anche noi, quando ci portiamo al mattino alla Santa Messa, o per ascoltarla o per celebrarla, ci portiamo convinti di essere peccatori, ma sapendo che Gesù dall'altare non ci rimprovera, non ci maledice, non ci scaccia, non chiama dal Padre i fulmini sopra di noi, ma chiama il perdono per noi. Perciò il primo sentimento che ci deve portare alla Messa, all'altare, deve essere la coscienza della nostra miseria e un senso proprio di contrizione intima, che non è esasperazione, che non è disperazione, che non è tristezza, no, ma è un pentimento, vorrei dire, gioioso: "Signore, ho peccato!".Ma, ma, guardate, quando quella povera donna si prostra ai piedi di Gesù e Gesù si rivolge a Simone, non dice che è una grande peccatrice, eccetera: "Molto è perdonato a questa donna, perché molto ha amato".Il nostro dolore deve essere un atto di amore, un atto proprio di amore verso Dio, un atto di contrizione, ma immediatamente, vero, i peccati devono trasformarsi in carbone acceso, in carbone acceso di amore, per cui più peccati abbiamo fatti, più dobbiamo andare preparati alla Messa. Non fate peccati per prepararvi alla Messa, perché Ruggero potrebbe fare anche questo, no, Ruggero? Non fate: "Ca tira quattro oche", per prepararsi alla Messa, prima di andare alla Messa, no, non occorre far questo. Però, attenti, “post factum”, commesse le nostre miserie, commesse nella vita passata, magari ammazzato qualcuno, no, don Piero, per strada, “post factum”... Ecco, le nostre miserie devono essere motivo di preparazione migliore alla Messa. Perché guardando il crocifisso diciamo: "Signore, ho peccato, ho contribuito anch'io a crocifiggerti, Signore".Guardate, potrei anche sbagliarmi, vero, perché noi parliamo un po' in famiglia qui adesso, ma direi che è necessario al mattino, prima di accostarci all'altare, di fermarci un pochino a considerare le nostre miserie, un istante, un istante solo, magari discendendo le scale, in camera prima di scendere in chiesa, ma fermarci, fermarci. Dare al Signore la gioia di perdonarci un'altra volta, come il Signore ha chiesto a San Girolamo, no: "Dammi la gioia di perdonarti un'altra volta! Dammi i tuoi peccati perché provi la gioia di perdonarteli un'altra volta". Sappiamo che lui ce li ha perdonati, sappiamo che ci vuol tanto bene, ma diamogli la gioia di perdonarceli un'altra volta, presentiamoci così come siamo, purificati, ma dal suo amore, dalla sua bontà.Non mi fermo a ripetere quello che abbiamo detto venerdì scorso, ma proprio insisterei su questo principio: prepariamoci alla Messa con un bell'atto di contrizione, che in fondo è un atto di umiltà necessario per accostarci all'altare.
MO250,4 [10-12-1968]
4. Poi, passiamo a un secondo punto.Portiamoci per un istante là al pozzo di Sichem in Samaria; incontriamoci con quella buona donna. E Gesù chiede da bere: "Donna, dammi da bere". Mi par di vedere quella donna... Qui ci vorrebbe il prof. Peretti per commentarlo bene, vero, in tutti i suoi lati psicologici, eccetera. "Donna dammi da bere". "Come, tu che sei giudeo, ti umili...". Quasi a dire: "Ah! Finalmente un giudeo ha bisogno di una samaritana. Eh! Adesso, dài... vedi? Io ho il secchio...". "Se tu sapessi chi è colui che ti chiede da bere!". Stuzzica la curiosità della donna, eh! "Chi beve di quest'acqua ha ancora sete, ma chi beve l'acqua che io darò, non avrà sete in eterno".Lasciamo la storia evangelica che voi conoscete molto bene, ma fermiamoci un pochino: chi beve di Cristo, chi beve l'acqua che dà Cristo, non ha sete.Amici miei, quando noi ci accostiamo all'altare, ci accostiamo per essere rinnovati e per far rifornimento. Guardate che la scena evangelica: "In nomine tuo laxabo retem", dobbiamo ripeterla ogni mattina noialtri, sapete, dobbiamo sentire la nostra incapacità. Ci siamo preparati con un atto di dolore, di contrizione, no? Ma dobbiamo sentire anche la nostra incapacità di affrontare i pericoli della giornata, i pericoli intimi, le tentazioni: "Qui stat videat ne cadat". Chi può dire: "Io mi sento sicuro che non cadrò mai più in peccato mortale" e "che non cadrò" se non è mai caduto? Chi può dire: "Io mi sento sicuro in fatto di purezza, io sono certo: non mi lascerò tradire mai?". Chi può dire: "Io mi sento sicuro in fatto di umiltà: non mi lascerò mai tradire dalla compiacenza, dalla ricerca di me stesso?". Chi può dire: "Io mi sento sicuro in fatto di carità: non mormorerò, non criticherò, io amerò il mio prossimo anche in coloro che mi fanno del male?".Amici miei, è duro vivere veramente da cristiani, no, Piero? Se vogliamo vivere sul serio, è duro! E noi dobbiamo sentire il desiderio ardente di vivere da cristiani, ma anche la difficoltà reale per vivere da cristiani.E allora, ecco, nella Messa noi dobbiamo, dopo aver fatto l'amara esperienza di una vita dove ci sono state delle note stonate, dobbiamo sentire il bisogno di avere da Cristo "l'acqua viva" che ci dà la forza, la forza per poter camminare durante la giornata. Vedete, con grande umiltà, ma con grande confidenza, ma proprio con grande confidenza, dall'altare noi dobbiamo attingere le energie che ci sono necessarie per vivere noi intimamente uniti a Dio e per poter compiere un'azione apostolica. Guardate, senza di lui, senza di lui è impossibile conservarsi buoni, è impossibile arrivare a sera con la grazia di Dio, ed è impossibile compiere qualche cosa di buono in mezzo alle anime.
MO250,5 [10-12-1968]
5. Guardate, vedete, io parlo così, non in una forma teologica, eccetera, parlo come parlerebbe la nonna ai suoi nipotini un pochino, no, vero, don Giuseppe, così con semplicità, ma io vorrei dirvelo con tutto, non so cosa farei per farvi capire questa cosa: non sentitevi autosufficienti, per carità! Non sentitevi perché avete studiato o perché avete esperienza o per qualsiasi modo, non sentitevi autosufficienti! Guardate che i cedri del Libano sono caduti e potrebbe cadere anche qualche altro cedro del Libano. Se noi guardiamo nel mondo, e quando sarete più vecchi avrete un po' più di esperienza perché incontrerete anime, vi accorgerete quanti cedri del Libano cadono continuamente. E perciò ci vuole tanta umiltà.Tanta umiltà non vuol dire che noi non dobbiamo usare dei doni che il Signore ci ha dato e mettercela tutta; no, no! Dobbiamo usarli questi doni. Ma sapere che se il Signore non ci tiene una mano sulla testa, prima di sera noi potremmo cadere nel più, vero, ignominioso dei peccati. Perciò non meravigliamoci mai quando sentiremo dire che un sacerdote, che un religioso è caduto, non meravigliamoci mai! Potrebbe capitare a me. E con umiltà al Signore non andiamo dicendo: "Signore, ti ringrazio perché non sono come quel tale... Signore, fammi una carità: tienimi una mano sulla testa perché prima di sera io potrei divenire molto e molto e molto peggio".Perciò, ecco, guardate, ho insistito venerdì scorso e un pochino anche questa mattina sulla necessità, prima di metterci dinanzi a Dio, proprio per... considerando i nostri peccati, per prepararci a questa seconda fase: se io sono conscio delle mie miserie passate, ho paura di farne ancora di peccati, capite... E allora sento il bisogno di avere aiuto da lui per non commettere il peccato. E così aumento nell'umiltà e nella confidenza, nella fede e nell'unione con il Signore.
MO250,6 [10-12-1968]
6 Quando, vero, io ho fatto questo secondo passo, potrei passare al terzo passo. Scusate se buttiamo così.Terzo passo dovrebbe essere il mettere un po' il piano apostolico della giornata nelle mani di Dio.Capite che il secondo potrebbe essere sviluppato molto di più; questo lo sviluppate voi, no, Francesco? Cioè questo incontro con il Signore per chiedere perdono, non solo, ma per domandare aiuto per essere buono e per lavorare, cioè mettermi a disposizione completa sua, lasciarmi proprio prendere da lui, conquistare da lui; ecco proprio il cuore della Messa, no?Il terzo passo è questo, mi pare, e guardate che è importantissimo.Leggevo ieri sera in "Meridiano 12" la necessità della organizzazione; ho voluto dare un'occhiatina così, della organizzazione. Leggetelo un pochino... È una cosa fatta per ragazzi di scuola, se volete, per una ragazza... E faceva vedere una ragazza che, organizzandosi bene, poteva guadagnare due ore su una giornata, due ore e mezza su una giornata. Sa, comincia al mattino quando che va al bagno: invece che farla stare cinquanta minuti, ci fa stare mezz'ora solo, vero. Questo non capita a voi, penso... non so se forse, vero, Giuseppe, qualche volta per farsi la permanente, gli altri no! Però attenti, c'era una cosina un po' importante in fondo. Leggetelo! Forse così può servire. Diceva: la parte più importante della giornata sono cinque minuti consumati alla sera per programmare la giornata seguente. Era... era un lezione: a scuola uno dei ragazzi: "Allora, l'esame di coscienza!". "No, non è l'esame di coscienza, - diceva un'insegnante- non si tratta dell'esame di coscienza. Si tratta di una programmazione della giornata per non perdere tempo".Non l'ho letto proprio tutto... Ho fatto un pochino una scorsa così; ma se vi capita fra mano, provate leggerlo. E diceva: in fondo, - dice - in fondo, anche nelle industrie, dappertutto, bisogna sapersi organizzare. E comincia addirittura... cominciate un pochino a dare un'occhiata - dice - alla vostra stanza: la vostra libreria, eccetera.. i vostri cassetti... "Mamma, non c'è più posto... mamma non c'è più posto!". Piano! Vediamo un pochino quanti libri che ci sono in più, che si potrebbero buttar via, come sono messi. E se cominciate a organizzarvi, vedrete che il posto vi basta qualche volta. E quella è una cosetta fatta benino, mi pare.
MO250,7 [10-12-1968]
7. Ma attenti! Quante volte noi nella nostra giornata - vedrete specialmente da apostoli - potremmo fare di più, solo se ci sapessimo organizzare un pochino! E organizzare un pochino cosa vuol dire? Prendere in mano un po' la lista delle cose che si devono fare, il programma prossimo e futuro: “Adesso vediamo un po'!”. E poi ci diamo dei valori: questo è il primo, questo è il secondo, questo è il terzo... Cosa si deve fare...Non cominciare a dire al mattino alle otto: dalle otto alle dieci devo pulirmi le scarpe -dice - Quell'altra dava la telefonata all'amica, magari nelle ore più belle, qualche cosa del genere. Riserviamo a un altro momento, no?Ora, sì, è vero, alla sera possiamo arrivar ad aver fatto tante cose, ma averle fatte male, non come piace al Signore. Perché? Perché non ci siamo fermati un momentino lì a programmare la nostra giornata, la nostra settimana, il nostro mese, diciamo anche il nostro anno un pochino... Ora, vedete, questo, questa organizzazione è necessaria oggi assolutamente nell'industria, perché se non è una cosa organizzata nell'industria, certamente l'industria fa fallimento, perché se non c'è organizzazione, non c'è resa e, se non c'è resa, ad un dato momento l'industria fallisce. Quand'è che l'industria non va avanti? Quando non è organizzata bene. Perché? Perché l'altra industria le fa la concorrenza, no? I tempi di lavoro, eccetera, eccetera.Ora, attenti, la mia vita apostolica è consumata per il Signore e io devo mettere in atto tutte le mie facoltà, tutto me stesso insomma per il servizio del Signore, e la parte umana ce la devo mettere; non posso lasciare la mia parte umana da una parte. Il Signore ha chiamato me, uomo, uomo, a collaborare con lui per salvare le anime. E allora io devo unirmi a lui, stare unito al Signore, pregare, confidare in lui, ma poi io, come uomo, devo mettercela tutta. Naturalmente in nome suo, ma devo mettercela tutta, no? E allora nel mettercela tutta, io devo per forza vedere un pochino...Se il Signore mi manda, per esempio, fino a Padova a prendere un asino e portarlo qua, come ha fatto quella volta con gli Apostoli, a prendere l'asina per fare, eccetera, naturalmente io non prenderò la strada che va a Verona per andare a Padova; prenderò la strada più corta per andare a Padova. Lui mi dice: "Va' fino a Padova". E io cercherò, magari prenderò Venco con il camioncino per fare più presto, e andremo col camioncino a prendere l'asino e lo carichiamo sopra, no? A meno che non lo leghiamo dietro e poi lo trasciniamo come quell'altra, no, che ha trascinato l'asino in giro per la strada. Ma ce la metteremo tutta, cioè usando dei mezzi che abbiamo oggi a nostra portata, la strada più corta, eccetera, per fare quello che il Signore ci ha domandato.
MO250,8 [10-12-1968]
8. Ora, vedete, nella Messa, o almeno lì alla chiusura della Messa, dovremmo far mettere, per conto mio, la firma al Signore sul programma giornaliero. Don Piero, è sbagliato? Cioè, noi il programma dovremmo farcelo prima, non mica farlo durante la Messa, va bene! Noi il programma della giornata... Non improvvisarlo: "Adesso, cosa fasso ancò?". No! Un pochino alla sera, alla sera si prepara il programma del giorno dopo: "Queste, queste e queste cose". Non farete un orario...Quando che sarete un domani sacerdoti o diaconi, non potrete dire "dalle otto alle otto e un quarto, dalle otto e un quarto alle nove", ma dovete fissare i piloni della giornata e avere i lavori di scorta, no? E questo un pochino, con calma, alla sera, davanti al Signore, eccetera, eccetera. Ma poi farli firmare dal Signore. È lui, è lui il generale della nostra battaglia, che dirige le nostre battaglie. L'opera apostolica che stiamo compiendo è opera sua, non opera nostra; perciò non è un lavoro... È tutto suo, è tutto anche nostro, ma è tutto suo.Perciò il programma noi lo facciamo, noi lo facciamo, lo dobbiamo fare: da soli o insieme con i confratelli, domani con la Comunità, ma lo dobbiamo sottoporre a lui, perché lui, non soltanto ce lo firmi, ma ci dia i rifornimenti che ci sono necessari. Quando lui ha firmato quel programma nostro giornaliero, abbiamo diritto dei rifornimenti.Supponiamo: viene da me don Guido e dice: "Don Ottorino, senta: avremmo intenzione di andare fino a Verona, venire a casa alla sera, eccetera, eccetera; invece che scuola questa mattina, fare un giretto così, così, così". È chiaro che io dico di sì; ma con quel 'sì' è chiaro che è già pagato il biglietto de andata e ritorno, perché scusa non andrà mica a piedi a Verona, no? È già d'accordo che deve provvedere anche al pranzo, è già d'accordo che deve provvedere a qualche cosina altro, eccetera. Con quel 'sì', è già approvato tutto, no?Ora, se io son d'accordo con il Signore che devo andare fino a Roma, è chiaro che devo pagare il biglietto, con quel sì è già fermato il biglietto e che lui mi manderà i soldi per il biglietto.Ora, vedete, dopo di essermi purificato, dopo essermi messo totalmente nelle sue mani, completamente nelle sue mani, è necessario che io parta nella giornata, perché è il punto di arrivo, ma è punto di partenza la Messa: io vado lì per purificarmi, vado lì per rinnovarmi, vado lì per santificarmi, ma vado lì per prendere energie per andare a predicare il Vangelo. E allora è giusto che proprio lì lui mi firmi, lui mi benedica nel mio lavoro: io devo partire nel nome suo, devo discendere dal Calvario nel nome suo per andare in mezzo alle anime e salvare le anime.
MO250,9 [10-12-1968]
9. Ecco, il tempo... ormai, vero, sta per passare; non voglio, vero, andare più avanti.Capite, adesso, sulla Santa Messa tante meditazioni le dovete fare per conto vostro, io non tornerò più adesso sulla Santa Messa; andando avanti sarà utilissimo invece fare delle istruzioni vere e proprie sulla Messa. Allora cederemo la parola, magari o a don Giuseppe o a qualche altro; allora prendiamo un'altra forma, magari istruzioni più che meditazioni. Quelle dovremo farle.Con questo non intendo che sia soddisfatto. Ma era giusto che in una forma un po' popolare due tre paroline le dovessimo mettere; fossero... queste devono essere un po' l'anima del lavoro che compiremo poi. Guardate che è necessario che studiamo anche le parti, che studiamo tutto.Ma io proprio vorrei insistere: quando anche domani voi spiegherete la Messa ai fedeli, spiegherete ai giovani, guardate, metteteci l'anima prima, non so se sbaglio, metteteci l'anima prima; dopo, tutto il resto è una cosa bellissima, la capiranno meglio! Ma cercate che anche ste benedette anime si convincano di una cosa: che venendo in chiesa alla Messa hanno il Cristo davanti e vengono ad assistere alla rinnovazione del sacrificio della croce. Questo, guardate, mettetecelo dentro "opportune e inopportune". Poi fate le cerimonie nel modo più meraviglioso che potete. Vorrei dire un particolare: state attenti che se non mettete dentro sufficientemente questo pensiero, è facile che anche le altre cose bellissime, che piacciono, a un dato momento non lascino... lascino il tempo che trovano; è facile che a un dato momento: "Che bella che è la Messa! Guarda che bella è! Adesso si capisce... adesso si capisce". Fanno... praticamente la Messa è bella perché passa in fretta, è bella perché così... sa... una certa coreografia...Guardate che quando uno torna dalla Messa deve tornare trasformato; guardate che dal monte Calvario sono discesi battendosi il petto perfino i crocifissori. Voi capite: la Madonna, San Giovanni, le pie donne son tornati ripieni di grazia, ancora di più pieni di grazia; persino gli altri sono tornati battendosi il petto. Ora, quando ritornano dalla Messa, noi per primi, ma poi anche i nostri fedeli devono tornare essendosi incontrati con il Signore, avendo visto in qualche modo il Signore... Noi dobbiamo aiutarli a questo e abbiamo il dovere di aiutarli a questo. Tutto il resto dobbiamo... Guardate, vesti sacre... cerimonie, eccetera, farle molto bene, sempre meglio, ma tutto deve portare a questo.Ecco, domandiamo proprio alla nostra buona mamma, la Madonna, di farcele capire queste cose. Come in altri tempi vi dicevo che certe cose si capiscono solo nella preghiera, anche questo... Credo che la Messa si capisce proprio soltanto vicino alla Madonna nella preghiera. Lei che è la mamma di Gesù, che è la corredentrice del genere umano, che è sempre presente vicino all'altare durante il sacrificio della Messa, ci insegni a noi ad ascoltarla bene, a celebrarla bene e a farla vivere e ascoltare bene ai fedeli.