1 Nel venticinquesimo del mio sacerdozio, la provvidenza mi ha fatto un dono, che credo sia impossibile dimenticare: il dono di un pellegrinaggio alla terra di Gesù.Quando farete anche voi il vostro venticinquesimo di sacerdozio o di diaconato, speriamo che la provvidenza faccia anche a voi questo immenso dono. Adesso forse sarebbe un'imprudenza andare perché si potrebbe venire a casa con una cannonata alla testa. Allora succederà che quando farete il 25° voi, i viaggi costeranno meno e proprio me lo auguro che sia data ai membri della nostra Congregazione questa possibilità, perché credo sarà una cosa che farà tanto bene all'anima. Imparerete a pregare tanto e tanto meglio. Quando specialmente mediterete i misteri del rosario, vi sembrerà di essere là, vicino a Gesù: gli stessi luoghi vi diranno qualche cosa.Ebbene, nel mio pellegrinaggio ho visto tante cose che mi hanno parlato di Gesù: l'ho visto sopra il monte Tabor, l'ho visto nell'orto degli ulivi, l'ho visto nel luogo dell'ascensione. Ma ci sono tre luoghi che li ho sempre qui nell'intimo del mio cuore: la grotta dell'annunciazione, la capanna o la grotta della nascita e il Calvario. Sono tre luoghi che esternamente non dicono niente, tre luoghi dove si entra, ci si inginocchia e si medita; tre luoghi dai quali è difficile staccarci, perché...Messi lì, per esempio nella grotta dell'annunciazione tu rimani lì, ti sembra di vedere la Vergine santa, di vedere l'angelo che si accosta alla Vergine, senti quasi il passaggio dello Spirito Santo che è venuto proprio lì a investire la Vergine santa e senti quasi la presenza del Verbo che si è fatto carne.A Betlemme tu lo vedi questo fanciullo, tu te lo senti vicino questo "puer natus est nobis", te lo senti quasi in mano e senti il bisogno di donarti interamente a lui.
MO249,2 [06-12-1968]
2. Però, il culmine di tutto lo si prova nella basilica lassù del Calvario; non tanto nell'interno della basilica, quanto lassù in alto, vicino alla roccia del Calvario. E non vi nascondo che si prova una gioia intima, sedendosi là in una panchina, nascosta nell'ombra, a meditare. E mentre si sta là meditando nell'ombra, si rivive la scena avvenuta duemila anni fa proprio in quel luogo, proprio sopra quella roccia, e si rivive tutta la scena straziante di Gesù, il nostro buon Gesù condotto come un prigioniero, come un condannato a morte.E per ripensare a questo, è abbastanza facile: basta ripensare all'ultima guerra e rivedere i prigionieri, rivedere i partigiani bastonati, tormentati, vedere queste povere creature trascinate alla fucilazione, maltrattate.Si fa presto rivedere proprio lui trascinato per la via del Calvario e lì, spogliato delle sue vesti, inchiodato sopra una croce. E poi tu lo vedi innalzato tra cielo e terra questo Gesù, lo vedi sanguinante, morente... E allora tu cominci a contemplare la scena che c'era attorno a lui proprio nel giorno, nel momento della sua crocifissione, della sua agonia. Ci sono vicino al Calvario, e te le rivedi vicine queste persone e senti il bisogno di intavolare un colloquio intimo con queste persone. Prima tra tutte vedi la nostra buona mamma, la Madonna, proprio lì che assiste al grande sacrificio, che partecipa al grande sacrificio per la salvezza dell'umanità. Vedi poi le pie donne, vedi il discepolo prediletto Giovanni; ma vedi anche, oltre i due ladroni, un gruppo di persone che lo hanno portato fin qui, che lo hanno crocifisso, che lo hanno bestemmiato e che ancora continuano a bestemmiarlo: "Tu che hai salvato gli altri, tu che hai guarito gli altri, discendi dalla croce e noi crederemo in te".Amici miei, figlioli miei, vi assicuro che là sopra il monte Calvario, proprio in quel posto, a meditare queste cose tu senti il cuore straziato, senti il bisogno di piangere, senti il bisogno di amare, senti il bisogno di donarti a lui, interamente a lui. Ma, continuando nella meditazione, a un dato momento senti la parola del divino maestro, che non è parola di condanna, è parola di perdono. E Gesù si rivolge al Padre: non implorare maledizione sui suoi crocifissori, non implorare l'inferno, non per implorare i fulmini dal cielo, ma per implorare perdono: "Padre, non sanno quello che fanno, perdona loro". E si rivolge poi al ladrone, quello che fino a quell'istante ha continuato a commettere azioni cattive, ad uccidere, a rubare, e si rivolge al ladrone: "Oggi sarai con me in Paradiso".Vi assicuro che là, sopra il monte Calvario, considerando la scena straziante della crocifissione, intavolando una conversazione intima con le anime buone che assistono a questa crocifissione, è consolante sentire la parola del maestro, che non è parola di condanna, ma è parola di amore, è parola di perdono.
MO249,3 [06-12-1968]
3. Ora, ogni giorno noi ci portiamo qui dinanzi all'altare, ogni giorno noi con la fede dobbiamo rivivere quello che è avvenuto duemila anni fa. Vedete, per poter capire queste cose là sopra il monte Calvario, bisogna capire quello che avviene qui sopra l'altare. Se volete andare in Palestina, capire Gesù, sentire Gesù, assistere alla crocifissione di Gesù, bisogna che ogni giorno voi cerchiate di capire la crocifissione di Gesù in modo incruento, ma reale, che avviene qui sopra la mensa dell'altare. Ogni giorno qui abbiamo il Calvario: è lo stesso Gesù; vicino a Gesù è la stessa nostra buona mamma, la Madonna, che assiste ancora una volta, che ancora una volta offre suo figlio al Padre per noi.E noi, fratelli, che parte presentiamo qui dinanzi all'altare? Qualcuno presenterà la parte del buon ladrone; abbiamo anche le pie donne, no... presentano la parte delle pie donne; qualche altro presenterà forse la parte del crocifissore; forse qualche giorno siamo venuti in chiesa con le mani un po' macchiate di sangue, avendo partecipato più o meno gravemente alla crocifissione del divino maestro. In ogni caso, tutti, fratelli, abbiamo in qualche modo crocifisso lui con le nostre colpe della vita passata.Però, dall'altare non si innalza contro di noi una voce di maledizione, una voce di condanna, una voce di castigo, ma s'innalza al Padre una voce che implora misericordia. Gesù, ancora una volta, nella Santa Messa, mentre noi siamo forse distratti ad ascoltarla, mentre noi non ci prepariamo forse sufficientemente all'incontro eucaristico, ancora una volta lui, Gesù, si rivolge al Padre e dice: "Padre, perdona, non lo fanno per cattiveria". Quel ragazzino che si è alzato tre quarti d'ora fa ed è ancora addormentato ed è in chiesa e sta ancora dormendo, poverino, aveva tanto sonno, sai; ieri sera è andato alla televisione, aveva sonno... è ancora addormentato. Non so se sia Primo o suo fratello, o Sergio o qualche altro... "Perdona, Padre, sai, aveva sonno, poverino". Quell'altro che il giorno prima non ha fatto bene il suo dovere e non ha pregato come doveva pregare, non ha studiato come doveva studiare... "Padre, non ha fatto il suo dovere ieri, perdona, Padre... Cosa vuoi: la debolezza umana, il pensiero della famiglia, è stato a casa in vacanza... ha visto tante cose". Quell'altro che forse è andato ancora un po' più avanti e ha acconsentito forse un pochino al mondo che lo chiamava, che lo invitava a, vero, a qualche cosa: "Padre, perdona". Forse qualcuno anche è andato più avanti ancora e ha rinnovata la crocifissione. Ma ricordatevi bene: dall'altare ci sarà sempre una parola, lui il divino maestro che dirà: "Padre, perdonali! Il mio sangue io l'ho sparso per salvare e non per condannare".Vedete, cari fratelli miei, con questo spirito noi dobbiamo arrivare qui in chiesa al mattino: dobbiamo sforzarci di rivedere quello che è avvenuto duemila anni fa e di rivederlo non in Palestina, ma di rivederlo qui sopra l'altare. Dobbiamo sforzarci di fare una certa composizione di luogo, di vedere lui, l'amico, il fratello, il nostro caro Gesù che ancora una volta vuole lui spontaneamente morire sopra l'altare per salvare noi. Dobbiamo... è questo, vorrei dire, il primo pensiero che dobbiamo avere il mattino: io sono peccatore, ho bisogno di lavarmi con il sangue di Gesù per poter entrare in Paradiso; e lui Gesù ogni mattina s'immola per me, per poter lavarmi, per poter purificarmi... E allora, quanto bello sarà ritornare al nostro lavoro quotidiano purificati dal sangue di Cristo.È questo il primo frutto che noi dobbiamo ricavare dalla Santa Messa, cioè venire qui all'altare per ritornare poi purificati, per ritornare poi santificati, rinnovati, completamente rinnovati. Quel buon ladrone, dopo le parole del maestro: "Oggi sarai con me in Paradiso", è stato rinnovato; infatti noi lo chiamiamo il "santo ladrone", ed è veramente santo, canonizzato da Gesù.Entrando in chiesa, entriamo forse freddi, entriamo forse pieni di miserie, forse peccatori, forse con il peccato mortale, ma non dobbiamo ritornare fuori dalla chiesa con le nostre miserie, non dobbiamo tornare fuori dalla chiesa con le nostre imperfezioni... dobbiamo tornare fuori dalla chiesa purificati.Quelli che son tornati giù dal Calvario non tutti, fratelli, son tornati purificati. Dal Calvario si ritorna o purificati o con un peccato di più. Dalla chiesa si esce o purificati o con una responsabilità di più: o si ritorna purificati perché ci si è incontrati con il Signore, o si ritorna responsabili di non essersi incontrati con il Signore, di una grazia sciupata, di una grazia perduta.
MO249,4 [06-12-1968]
4 Ci sarebbe ancora dell'altro da dire, ma, penso, che quest'oggi basti.Dall'altare possiamo imparare molte altre cose. Gesù non soltanto vuol purificarci; Gesù poi, dopo averci purificati, vuole darci qualche cosa; la purificazione è quasi il vuotare un po' il recipiente e in quel recipiente lui vuol riversare se stesso, vuol dare le sue grazie, vuol dare i suoi aiuti, vuol portarci fuori, mandarci fuori dalla porta pieni di lui. Noi ritorneremo fuori nel nostro lavoro, ritorneremo ai nostri banchi di scuola, ma ritorneremo pieni di lui.Questo è il secondo pensiero che cercheremo, in altro momento, di sviluppare.Intanto questa mattina sforziamoci di fare quello che farete fra qualche anno, quando andrete in Palestina: seduti là, in un angolo un po' oscuro per non essere disturbati, ripensare a lui, spogliato delle sue vesti, crocifisso, innalzato fra cielo e terra, che dice al Padre: "Padre, perdona loro: non l'hanno fatto apposta". Ripensatelo qui fra pochi istanti, ancora crocifisso, ancora crocifisso per amore e per amore nostro, che dice al Padre: "Padre, non condannare don Ottorino. Ha peccato, sì, ma pago io". E ognuno di noi pensi che Gesù ripete queste parole, non per il buon ladrone, ma per ciascuno di noi.