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LA SANTITÀ SI REALIZZA NELLA FEDELTÀ AI DOVERI QUOTIDIANI

MO284 [03-12-69]

3 dicembre 1969

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1.Sia lodato Gesù Cristo! Non so se a voi sia mai capitato di trovarvi in un’autostrada con la macchina in riserva, con la convinzione di avere benzina al bisogno e con il timore che da un momento all’altro la benzina venga a mancare. A me è capitato qualche volta. Ho detto al compagno di viaggio: “Facciamo riserva?”. “Eh, ne abbiamo!”. A un dato momento comincia a segnare rosso, e avanti e avanti e avanti... “Che ce la facciamo?”. 20-30-40 Km. A un dato momento ti sentivi, sa, il fiato un po’ sospeso. E allora, finalmente, vedi apparire là in distanza un certo segnale, una certa bestia con tante gambe, e dici: “Ah, ci siamo! Il rifornimento è vicino...”. Perché a qualcuno è capitato anche di trovarsi in autostrada senza benzina. A me no, grazie a Dio, finora, e dover mandare qualcuno in cerca, vero, a piedi di un po’ di benzina. Salire in una macchina andare al primo distributore e tornare indietro a piedi o con un’altra macchina e con una bottiglietta di benzina. A qualcuno è capitata. Dico, finora a me non è capitata; è capitata soltanto durante la guerra, ma non durante il tempo di pace. Bene! E, dico, tu vedi sto bel segno, bel segnale, che ti dà un po’ di respiro: “Ormai ci siamo!”, e corri un po’ con la macchina, arrivi vicino in modo da poter leggere e vedere... e ti accorgi qualche volta che è solo, che è un segnale di propaganda, di reclame; non è un segnale di indicazione, non è scritto sotto: “A 1500 metri distributore”. Solo segnale di propaganda. Qualche altra volta ti potrebbe capitare questo: di vedere il segnale dove è scritto “1500 metri”, arrivi al distributore, ti fermi, mi è capitato a Milano una volta, vai lì: “Benzina, per favore”. ”No, non ne abbiamo, siamo sprovvisti di benzina”. E allora riprendi la corsa, con la speranza di arrivare a tempo, vero, di avere sufficiente rifornimento per arrivare a un distributore valido, dove, vero, che ci sia benzina.

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2.Ecco, è un atteggiamento, questo, che potremmo avere anche noi. Cioè, essere semplici cartelli di propaganda, dei distributori vuoti, o dei distributori pieni che possono dare rifornimento. Voi direte: “Gira e rigira, è sempre la stessa cosa”. È padre Matteo che ci invita questa mattina, e ci invita proprio a parlare della santità. Ma in che cosa consiste sta benedetta santità? Ma prima di entrare proprio nella meditazione, io vorrei dir questo: “Ma siamo convinti proprio che senza santità non possiamo far niente?”. Giorni fa un sacerdote mi diceva: “Sa, - dice - io dico alle anime: sento che prego poco, sento che non faccio il mio dovere perché dovrei pregare molto di più, dovrei far penitenza, sento che non sono a posto con la preghiera... Ma, - dice - però, alle anime lo dico, dico, e lo dico sinceramente che bisogna pregare; anche in confessionale, eccetera, dico sinceramente, lo dico sinceramente, e quando lo dico, sento il rimorso dentro di me che, insomma, dovrei pregare di più”. Ecco, per conto mio questo è un distributore senza benzina. È un distributore, si, ma è un distributore senza benzina. Andare in un distributore, muovere la pompa, metterci là, fare la mossa... Non viene niente! Vedete, fratelli miei, se noi non abbiamo l’unione con Dio, non abbiamo una vita intima con Dio, noi possiamo essere o dei cartelli pubblicitari o anche dei distributori: dei cartelli pubblicitari se non abbiamo niente da dare, proprio niente da dare; dei distributori se abbiamo solo parole da dare; e dei veri distributori se abbiamo, oltre che le parole, abbiamo qualche cosa da dare. Mons. Di Stefano ci diceva lassù a Bosco: “Bisogna avere qualche cosa da dare alle anime”. E questo qualche cosa da dare alle anime è la vita nostra intima in unione con Dio. La Madonna, quando è arrivata a salutare Elisabetta, solo che aprire la bocca è passata la santità da lei, vero, a Elisabetta e è passata al piccolo Giovanni. Vedete, c’è un qualche cosa, un qualche cosa che viene fuori da noi anche se non parliamo, anche solo salutando una persona. Quando noi parliamo al confessionale, quando noi parliamo ai giovani nell’oratorio, quando il diacono si incontra con le persone, se ha questa santità intima, allora avviene il miracolo di Dio; altrimenti vengono le chiacchiere degli uomini. È solo un cartello pubblicitario. Può dire delle bellissime parole, citare degli autori meravigliosi, ma se non ha questa vita intima dentro, guardate, figlioli miei, che è meglio cambiare mestiero. Perché è inutile che abbiano mille distributori e non ci sia benzina. Durante la guerra purtroppo era così: c’erano tanti distributori, ma non c’era benzina. Ora, il mondo oggi ha bisogno non di distributori senza benzina, ma di distributori di benzina; non di uomini solo, ma uomini santi. Il mondo andrà a posto soltanto se ci saranno santi. E la vocazione della nostra Casa è di preparare dei santi. Le specializzazioni verranno dopo. Ma dei santi: la specializzazione nostra deve essere questa santità, questa unione con Dio, questa totale donazione al Signore.

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3.E naturalmente qui non ci sono leggi, qui non c’è... dire: bisogna andare per questa strada o per l’altra strada. Uno si incontrerà in un modo, uno si incontrerà in un altro. L’abbiamo detto tante altre volte. Qualcuno come Nicodemo, qualcuno come la Samaritana, qualcuno si incontrerà con la Via Crucis ogni giorno. Io so qualche confratello nostro che per, proprio, unirsi al Signore, fa la Via Crucis ogni giorno. Per esempio, l’assistente Giuseppe di là si alza ogni mattina presto presto e fa la Via Crucis ogni giorno. Io so qualche altro invece che segue qualche altra strada. Ma in sostanza è che, segui l’una o segui l’altra, devi incontrarti con Cristo. Non devi accontentarti di quattro chiacchiere dette su un po’ macchinalmente. Ci vuole questo incontro intimo, questa vita a due. Allora tu hai qualche cosa da dare alle anime. Ecco qui, il nostro caro padre Matteo ci insegna poi la strada per arrivare a questa unione. Egli dice, ci dice un pochino: “Beh, e come si fa arrivare a questo?”. È necessaria questa santità, è indispensabile assolutamente. Amici miei, guardate, non stiamo uscire di casa, non stiamo entrare in confessionale, non stiamo salire il pulpito, non stiamo avvicinare un giovane a tu per tu, se non abbiamo questo; perché non avremo niente da dare, finiremo per rovinare tutto. Bisogna pregare, bisogna metterci in unione con Dio, bisogna vivere la vita di unione con Dio; allora avremo qualcosa da dare. Ora vedete, il nostro caro padre Matteo ci dice questo: per raggiungere questa santità, questa unione con Dio, non ci vogliono cose straordinarie. Dice in sostanza, quello che adesso leggeremo in un paio di paginette insieme, ci dice che se vogliamo raggiungere questa santità, basta vivere la nostra giornata proprio così, in unione col Signore, facendo la volontà di Dio; viverla in unione col Signore, offrendola al Signore. Ed è qui dove io vorrei mettere un po’ il dito, un pochino, nella piaga, per far notare alcune cosette che dovrebbero essere corrette se vogliamo vivere così.

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4. “Infine, - leggo le parole di padre Matteo - io arrivo all’idea che può, forse, essere la più consolante della vita spirituale e della vita sacerdotale: sapere che noi possiamo divenire santi e dei grandi santi con la vita assolutamente semplice e normale del compimento del dovere quotidiano. Ossia sulla base di una vita interiore solida, vita di fede e di preghiera, il secondo elemento di santificazione è la nostra vita quotidiana con tutta la semplicità, la bontà e la monotonia di Nazareth. Là dove la Provvidenza ci ha collocato, senza nulla cambiare, senza nulla aggiungere al programma dei nostri doveri, se non un’anima piena di grande fede e una fiamma di divina carità, noi possiamo e dobbiamo diventare tutti dei veri santi”. Leggiamo e dopo commentiamo. “Io lo so, vi sono, come dice Don Columba Marmion, “delle intelligenze talmente ristrette che si sentono scandalizzate della semplicità di questo piano divino”. Sono coloro che confondono sovente la missione e il cammino con la vita del santo, e che non concepiscono la santità senza il rumore dei miracoli e senza l’aureola dei carismi. Costoro hanno dimenticato che niente non manca alla santità di Maria a Nazareth, non ostante che sia senza estasi e senza prodigi. Ella, la unica perfettamente santa, fu certamente la più piccola e la più semplice delle creature, che viveva la sua vita nell’ombra e realizzava così in una maniera meravigliosa la volontà del Signore. È questa divina volontà che è di per se stessa santificante se noi la sappiamo abbracciare e realizzare, particolarmente in due punti che costituiscono il tessuto della nostra vita quotidiana: il dovere dello stato, che per noi preti è nettamente definito. Ma un dovere di stato compiuto non già filosoficamente o stoicamente come possono farlo un soldato o un pagano, ma con amore e per amore del divin Crocefisso”. Scusate se vado un po’ avanti, perché voglio finire sta paginetta qui. “In secondo luogo, con le mille piccole e grandi croci inerenti al nostro stato e che io chiamo la penitenza classica per eccellenza della nostra vita, tale come Gesù l’ha voluta per ciascuno di noi, ossia con una vita di continua immolazione. Migliore, mille volte migliore che tutti i cilizi e tutti i digiuni, ecco soprattutto per voi, preti, una austerità che avendo le maglie serrate e le punte di fuoco, può fare di voi dei grandi penitenti. Se voi non fate altre penitenze che quelle che il Signore vi manda ogni giorno, ma le fate con cuore traboccante d’amore, credetemi, i penitenti del Convento non avranno davanti a Dio un merito più grande del vostro. Oh! Amate di un amore immenso la croce santissima del vostro stato, non trascinatela! Anche se è un grave peso, è il peso delle ali che vi faranno elevare. Senza penitenza, niente santità. E la dose di penitenza provvidenziale che Gesù ha già riversato nel calice di gloria e di immolazione di ogni vero prete, è ampiamente sufficiente, sia per santificarvi che per rendere fecondo il glorioso vostro apostolato”.

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5.Mi fermo un momentino, poi vado avanti. Qui io crederei proprio necessario che ognuno di noi vedesse un po’ se ha capito questa cosa. Poi lo citerà anche il nostro caro padre Matteo. Se abbiamo capito, in altre parole, Santa Teresina del Bambino Gesù che si è fatta santa facendo bene il suo dovere quotidiano. Ora noi saremo chiamati domani a fare grandi cose? Saremo chiamati a far piccole cose? Non lo sappiamo. Saremo chiamati in America o in Italia? Non lo sappiamo. Ma, ricordatevi bene, che non saremo capaci di fare né le piccole né le grandi cose che il Signore ci chiamerà a fare domani, se non siamo capaci di vivere momento per momento la volontà di Dio nel posto dove siamo. Vedete, un po’ di esperienza mi dimostra questo. Che uno per esempio dice: “Ma, io sono irrequieto, sono così perché io sogno la vita missionaria, sono venuto qui per farmi missionario... Io vorrei la vita missionaria, perché io son fatto per quello”. Tu annunci la partenza... Immediatamente un grande entusiasmo! Vai nel posto... e lo trovi sbollito dopo tre mesi. Perché? Perché è stato su soltanto per quel po’ di entusiasmo di vita missionaria. Poi nella vita missionaria c’è il terribile quotidiano anche là! In qualsiasi parte c’è il terribile quotidiano... Ora gli uomini che certamente faranno del bene sono quelli che son capaci, a Vicenza, a Crotone, a Roma, in America, giorno per giorno, di vivere la loro vita nelle mani del Signore. Che sia una giornata di sole o che sia una giornata di pioggia, una giornata in cui è caldo o una giornata di freddo, giornata di salute o giornata di malessere... “Signore, se questa è la tua volontà, sia fatta la tua volontà!”. Questi sono gli uomini che domani non si perderanno di coraggio, che vivranno la loro giornata e che lavoreranno per amore del Signore e faranno cose grandi. Ma se noi non sappiamo vivere questo che è quello, d’altra parte, che fanno le nostre buone mamme, che giorno per giorno sanno soffrire, sanno patire, sanno accettare dalle mani di Dio la volontà di Dio... ricordatevi bene, amici miei, non saremo strumenti nelle mani di Dio, non saremo i santi di cui la Chiesa oggi ha bisogno. E allora, io vorrei proprio qui venire un pochino... Come pretendiamo noi, per esempio, di essere santi se non siamo fedeli alle piccole cose? Come pretendiamo di essere strumenti nelle mani di Dio se qui cerchiamo un pochino, con un po’ di astuzia, con un po’ d’arte, un po’ con mille sillogismi, cerchiamo qualche volta un pochino il nostro piccolo o grande comodo? Vedete, io non vengo a vedere in studio se ci siete o non ci siete, non vengo a controllare in stanza se siete a letto alle dieci e un quarto o dieci e mezza. Però io vi domando: se voi non siete fedeli a quello che è il regolamento, alle regole del gioco, diremmo un pochino, guardate che non siete santi.

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6.Non illudetevi! Se non cominciate la vostra giornata con un atto di virtù, saltando giù dal letto quando suona la campana e non stare in letto... una volta dicevano a fare pagliaccia, vero, un minuto o due minuti; se non siete fedeli, per esempio, ad andare in chiesa quando che è ora di andare in chiesa, ad andare in studio quando è ora di andare in studio... Per esempio, ieri sera, io osservavo, quando è suonata la campanella per andare in chiesa, non c’era quasi nessuno. Siamo stati fuori lì con Giorgio a recitare ancora dieci Ave Marie, e c’erano ancora alcuni che camminavano, aspettavano, aspettavano. Scusa, la voce di Dio non vi chiamava in chiesa? Son stato proprio lì a guardare. Qualcuno continuava a camminare nel corridoio aspettando che...”aspettiamo gli altri”. Ma in quel momento Dio vi ha chiamati dalla ricreazione o dallo studio e vi ha chiamati in chiesa. In quel momento uno mi ha chiamato, Dio mi ha chiamato. Ora, se non siete capaci di sentire la volontà di Dio in questo regolamento, ma come la farete sentire domani la volontà di Dio che vi chiama istante per istante a compiere questa o quell’altra azione, un pochino? Quando sarete preti, quando sarete diaconi, quando dovrete voi organizzarvi il vostro tempo... Ma dite, farete allora la volontà di Dio o la vostra volontà se qui non siete capaci di farla la volontà di Dio, che vi è già tracciata a grandi linee, un pochino? Per esempio, perché alla sera devono spesso mancare... Voi direte: “Ma perché proprio in chiesa?”. Qualcuno ha detto anche: “Ma guarda, son pronti a segnare quando manca qualcuno in chiesa, ma quando manca in studio, qua e là...?”. Io qualche volta sottolineo: in chiesa, alla sera sto lì a guardare quanti mancano, e qualche volta vado un po’ a domandare: “Dove è andato questo? Dove è andato quello?”, per sapere. Va bene. Però, non vengo a vedere in studio, perché io vi do massima stima. Mi è stato domandato, va bene: “Noi lo studio avremmo piacere che sia libero”. E va bene, libero, per carità! Però, guardate che a Dio dovete rispondere, dovete confessarvi se non studiate, dovete confessarvi se state là a leggichiare un libro invece che un altro. Amici miei, guardate che dal dovere non potete esimervi. Dovete confessarvi se, per esempio, andate in laboratorio un quarto d’ora dopo o andate in scuola un quarto d’ora dopo. A un dato momento non potete far quel che volete. Ma potete dire: “Ma adesso io vado...”. Ma questa è una vita da scapoli, questa è una vita che non va, questa è una vita che non piace al Signore!

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7.Per il fatto che non abbiamo un padrone, per il fatto che non abbiamo un orologio dove dobbiamo firmare, non abbiamo delle multe, non vuol dire che non abbiamo un Dio al quale dobbiamo obbedire. Mi pare che questa disciplina proprio del dovere, questa proprio... “Io sento che Dio mi chiama in questo momento a fare questa azione”, questo mi pare che non ci sia proprio. Guardate, non vengo qui adesso ad accusare uno, l’altro... Vi vedo fuori di posto: penso che siate “regolarmente” fuori di posto. Ma mi pare che qualche volta è tutto fuori di posto, un pochino. Ora, la santità di quella creatura che in convento lascia incompleta la parola perché la campana l’ha chiamata, guardate che non è mica... non è tramontata questa santità. Il compimento del dovere, istante per istante, fatto per amore, non per gli uomini, fatto per amore di Dio, fatto per lui, solo per lui, è ancora il fondamento, sapete, della santità. Che in fondo è la santità delle nostre buone mamme, che fanno istante per istante quello che vuole il Signore, che non guardano al proprio capriccio, ma guardano al dovere. Ora, abbiamo un dovere noi da compiere, e questo dovere dobbiamo farlo dinanzi a Dio e per amore di Dio.

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8.Ora vedete... Per esempio, guardate... Portiamo un caso, un caso. Proprio ieri, proprio ieri, viene da me don Guido e mi dice: “Di sopra, lassù vicino... dove c’è quello stanzino dove ci sono gli impianti elettrici là... cioè, l’interruttore dell’elettricità, eccetera, ho trovato un sacchettino con dentro cinque sei vasetti di succo di frutta con anche lo strumentino per aprirli”. Per carità, sarà stato qualcuno che proprio ha bisogno di un succo di frutta per poter dormire alla notte... tutto quello che volete; se le sarà nascoste là per andar a prenderle di notte, vero, dalle una alle due perché ne ha bisogno... Ma non è concepibile in una casa di santi! È ben diverso di quel famoso convento dove che uno fa il regalo... offre il grappolo d’uva, poi il grappolo d’uva fa il giro di tutti per fare il fioretto. Non so quanto giro farebbe qua dentro, vero, quel grappolo d’uva? Ora, amici miei, che, per esempio, si debba ricorrere a questo, cosa che capita: si apre una bottiglia di grappa giù da basso... dopo due giorni sei sicuro che è finita la grappa. Ma come è possibile? “Eh, ma siamo in famiglia!” Perché siamo in famiglia non si può far quello che si vuole: “Siamo in famiglia!”. Regolarmente, se c’è una bottiglia, si apre una bottiglia... dopo due tre giorni non c’è più perché ognuno si sente autorizzato: va là, prende, si prende, porta via... Ma, possibile sta cosa qui? Ma è concepibile in una casa religiosa? Ma neanche in una famiglia! Perché neanche in una famiglia... il papà, almeno ai nostri tempi, si domandava alla mamma: “Posso prenderne?”. Questo far quello che si vuole, questo non domandare, andare in cucina pacifici e tranquilli, prendersi quel che si vuole quando che si vuole... Ma, amici miei, guardate che è contro un pochino una vita religiosa, una vita un po’ di sacrificio. Non si può far quel che si vuole, andare dove si vuole, essere dove che si vuole, non domandar permessi, non domandar niente. Amici miei, guardate che non è... Non illudetevi! Se domani non raccoglierete nella vita apostolica, vi manca la base della santità. Potete aver delle belle idee, ma, ma, ma... Capite, se vi manca il catalizzatore, voi potete lavorare lavorare... e vi manca il catalizzatore. A un dato momento abbiamo fatto voto di povertà, castità e obbedienza. Nascondersi la roba lassù e poi andarsela a prendere così, è contro la povertà, è contro l’obbedienza. Ora, vedete, nella nostra Casa non è il numero, è la qualità che il Signore domanda. Ora, qui dentro ci dovrebbe essere un gruppo di santi, di anime immolate completamente a Dio, che sanno vivere giorno per giorno questa santità, questa immolazione, e gioiose anche nel sentire la croce, sentire il peso. “Ma che pesante! Ma domandare!”. Ma ringraziamo Dio se pesa un pochino. Non pesa forse ai nostri papà partire al mattino, andar a lavorare, essere soggetti a dei padroni, accettare un pochino il peso del lavoro, eccetera? Non costa fatica alle nostre mamme alzarsi al mattino, dover essere a servizio della casa per tutta la giornata, e sempre così, oggi, domani e posdomani? Solo noi, solo noi, dobbiamo essere quelli che abbiamo tutto: abbiamo il riscaldamento, abbiamo il cibo, abbiamo anche un po’ il superfluo un pochino qualche volta? Solo noi non dobbiamo sentire il peso della nostra vita? Amici miei, guardate che alla base di questo è mancanza di spirito di penitenza, mancanza di spirito di sacrificio. E allora è facile, è facile prendersi un libro senza domandare, andare in prestito di un libro e tenerselo, mandarcelo a comprare senza permesso...

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9.Non è vita religiosa questa, amici miei! Vedete, un tempo la vita religiosa era fatta più di imposizioni dall’alto, adesso è fatta più di corresponsabilità, ma non cambia l’essenza della vita religiosa. La vita religiosa è quella stessa, quella stessa. Quella benedetta suora, in guardaroba, che ha dato i due grembiuli alla suora di cucina senza permesso... e dava due grembiuli, ed è andata a finire in Purgatorio... Ricordate la storia, no, la ricordate? Una suora di guardaroba, che aveva lavanderia e guardaroba, ha dato due... dava due grembiuli alla settimana alla suora di cucina; invece alle altre uno solo. Senza domandare alla superiora. E si è presa due anni di Purgatorio. Direte: “Storie!”. Tutto quel che volete... ma, o ci siamo offerti a Dio o non ci siamo offerti, o comprendiamo queste piccole cose fatte per amore di Dio o non abbiamo capito niente di vita... di santità, di perfezione. La perfezione religiosa è appunto fatta di queste piccole cose, di questi piccoli fiori, proprio offerti, per amore del Signore, proprio per amore suo. Guardate che è ancora valido... Oggi celebriamo la festa di San Francesco Saverio. È ancora valida, sapete, quella santità di Francesco Saverio che leggeva in ginocchio le lettere di Sant’Ignazio, e scriveva in ginocchio le lettere a Sant’Ignazio! Quella vita di obbedienza, per amore di Dio, non mica di schiavitù, per amore di Dio, questa vita di obbedienza al padre spirituale, ai superiori... guardate che è ancora valida. E allora tu vedi che oggi capita facilmente che ci si sente autosufficienti e si fa quel che si vuole, non si obbedisce al padre spirituale, non ci si sottomette al padre spirituale, si vuol fare per conto proprio. Una santità autonoma, guardate, figlioli, non piace al Signore. Scusate se insisto su questo punto qui, ma mi spiacerebbe che un bel giorno vi trovaste ad essere un bel distributore moderno, modernissimo, con tanto di lauree, vero, con tanto di medaglie d’oro, e arrivasse lì, e arrivasse lì, vero, una fuoriserie a chiedere benzina, e vi trovaste a dire: “Mi dispiace, vada un po’ più avanti, lì”. E più avanti magari, sopra un carro sporco da letame magari, con un bidone di latta, c’è là un povero, vero, contadino che con la secchia tira fuori, e tira fuori benzina. State attenti perché il Signore sa scherzare, sapete! State attenti fratelli perché il Signore scherza tante volte! E proprio per la superbia di questi uomini, il Signore proprio mette vicino magari il carro, e là con un bidone sopra, e là dice: “Ecco, questa è benzina!”. Mi guardi caro don Giuseppe? È una realtà!

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10.E guardate che non vi potete far santi, guardate, mi dispiace dirlo, non vi potete far santi se non sapete santificare la vostra giornata nelle piccole cose. Non illudetevi, non illudetevi! Ci può essere un santo che non fa miracoli, ci può essere un santo che non va in estasi, come Giuseppe qua, ci può essere qualche altro che non fa penitenze straordinarie... ma un santo che non fa bene il suo dovere giorno per giorno, mi dispiace tanto, quello è già, se cominciamo analizzare: “Questo non faceva...”. No, questo non può essere santo! Andrà in Paradiso per la misericordia di Dio, ma non può essere santo! Perché la prima cosa è compiere bene il nostro dovere, esattamente, per amore di Dio. E non fare il proprio comodo o il proprio capriccio. Fare la volontà di Dio. E farla, costa! E farla senza il binario di una obbedienza un po’ matematica come era una volta, costa ancora di più. Perché se fare silenzio alla sera quando c’era sempre un superiore che passava indietro e avanti e ti controllava, sa, eri costretto; fare silenzio in studio e essere lì quando c’era uno che non ti permetteva di uscire dallo studio, era abbastanza facile. Ma adesso, uscire col permesso di Dio, veramente col permesso di Dio, credo sia ancora più difficile. Ora, guardate fratelli, non illudetevi di farvi santi: state ingannando voi stessi e la Congregazione e la Chiesa se non fate bene il vostro dovere istante per istante. E qui fate un bel esame di coscienza circa lo studio, circa le cose che fate, circa, insomma, il come organizzate il vostro tempo, se l’avete sottoposto al vostro padre spirituale, se l’avete sottoposto ai vostri superiori, eccetera. Non voglio... non intendo in nessun modo limitare la vostra libertà, mettere carabinieri a destra e a sinistra... No, no, no, no! Non vogliamo dei treni con le rotaie; vogliamo dei bravi autisti che sappiano guidare da soli. Ma, amici miei, che siano però legati a delle regole stradali, perché se uno allo stop passa continuamente, vero, minaccia di ammazzare la gente. Procediamo. Mi dispiace, continueremo un’altra mattina.