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LA SPIRITUALITÀ DEL VERO APOSTOLO

MO224[09-02-1968]

MO224,1[09-02-1968]

1."Vie per arrivare a Gesù Cristo".
Qui c'è una paginetta; vediamo se ci caviamo qualche cosa. "La conoscenza di Gesù Cristo sta al centro della nostra vita spirituale. Conoscere Gesù Cristo è tutto, il resto è niente". Leggevo ieri il card. Suenens, una paginetta... Vi dico mi ha fatto un po' una certa impressione, una forte impressione. Guardate, dopo l'ho meditata un po' in chiesa ieri pomeriggio. È capitato quell'incidente, il terremoto in Sicilia. Eh, non era mica messo nel libro quello! Cosa è successo? Che tutti ... avete visto come sono andati in aiuto: quella bambina che è morta; uno morto... Tutta sta gente, vanno là in aereo, vanno là in macchina, vanno là in nave, a portare aiuto, a portare aiuto. Succede adesso nel Vietnam che continuano ad ammazzarsi. È un terremoto ancora peggiore, no? Eppure si resta, non dico, indifferenti, ma quasi. Co capita una disgrazia: un aereo che cade, una nave che chiama, lancia l'S.O.S. in mezzo al mare, si corre tutti in aiuto; se c'è una guerra: pum, si spacca, si rompe, si fa... Ora, nel campo spirituale perché noi non abbiamo la stessa sensibilità che abbiamo quando capita una alluvione, quando capita una disgrazia, quando che si cerca di dare aiuto? Tu vedi là questi studenti di Torino che vanno in Sicilia, che partono in aereo, che vanno là per aiutare, per fare qualche cosa, per dire: "Se è necessario, andiamo a dare una mano...". Perché non c'è questa stessa sensibilità quando che si tratta di anime? Quando si tratta del corpo siamo pronti, sentiamo di essere capaci di fare anche un sacrificio grande; ma per le anime no. Non vi pare che il motivo sia perché valutiamo poco la vita eterna e valutiamo poco la conoscenza di nostro Signore Gesù Cristo? Lì, vero, in Sicilia sono andati ad aiutare, ed hanno fatto benissimo, benissimo, in fondo per salvare degli uomini, per... supponiamo una bambina, per salvare una bambina e vi ricordate, per radio, hanno detto: "Io mando 20.000 lire, ma per quella bambina che hanno salvato, e che ho visto per televisione questa mattina". Vi ricordate, no? Insomma per aiutare una bambina a vivere, supponiamo, un altri ottanta anni, diamone tanti, no? Ma, guardate, che qui si tratta di aiutare qualche creatura, aiutare per esempio don Piero a vivere miliardi di miliardi di anni, vale di più che aiutare una bambina a vivere ottanta anni di più. Non ti pare, don Piero? No? s

MO224,2[09-02-1968]

2.Dicevo che ieri, leggendo il card. Suenens, sono stato un po' impressionato pensandoci su. Perché guardate: capita una calamità, una disgrazia, un aereo, per esempio, che cade in mezzo al deserto, e allora un movimento di aerei, eccetera, si va in cerca di quell'aereo per raccogliere almeno le salme, le vittime, no? Capita un incidente in mare, qualche cosa, una collisione, eccetera. E allora tutto... eccetera. Guardate che questo è un segno buono, vedere come tutto il mondo si muove, no? Non è vero che è così? Tutto il mondo si muove per andare incontro perché c'è una disgrazia.
Ma, e perché non siamo sensibili altrettanto quando pensiamo che ci sono delle anime in peccato mortale? Ma, scusate, se sentissimo dire che è cascata una casa qui vicino e sotto ci sono sette otto persone, io son certissimo, guardate, son certissimo che più di uno di voi mi direbbe: "Don Ottorino, senta: mi permette che vada a dare una mano, per scavare le macerie, per vedere se possiamo salvare questa gente?". Anche se domani ci fosse un esame, fareste qualunque sacrificio... Se qui davanti la casa di Nassi, per esempio, fosse caduta, e sotto ci fosse la signora con tutte quante le persone di casa, e se si sentissero magari delle grida dentro... allora siamo sicuri che c'è qualcuno di vivo... ma ho troppa stima di voi per pensare che voi non vi muovereste! Qualcuno di voi direbbe: "Andemo a dare una man!". Ma anche don Piero, no? Su la tuta, si va a dare una mano. Ma, scusate, fratelli, quanti ce ne sono sotto le macerie qua a Vicenza che stanno per morire in peccato mortale? Quanti ce ne sono giù in Bassa Italia? Quanti ce ne sono in giro per il mondo che aspettano solo qualche volontario, qualcuno insomma che si metta di buona volontà e cominci a farsi su le maniche e che cominci a tirar via macerie per salvare la vita?

MO224,3[09-02-1968]

3.Ora, scusate, io vi sfido a mettervi davanti all'altare, da soli, e meditare queste cose qui, perché a un dato momento vi venga un pochino voglia di piangere: "Ma, allora, che cosa ho fatto io fino adesso? Ho fatto il funzionario, ho fatto il distributore, un pochino di benzina, ho fatto un po' l'impiegato statale che pronti, pronti, tac... che dà fora i tochi de carta, richiesti da fuori i pezzi di carta.... ma non ho fatto il conquistatore". Vedete, mi pare che sia volontà del Signore che vi voglia tutti conquistatori e non dei funzionari di Stato, non dei distributori di benzina, ma di uomini di punta, uomini che hanno capito che Dio vuol salvare gli uomini, ma attraverso gli uomini.
E ora, vedete, come succederà questo? Questo avverrà in noi soltanto se noi a un dato momento avremo capito Gesù, se saremo entrati in pieno nella vita di Gesù e, si può dire: "Mihi vivere Christus", no, eh! Io vivo di Cristo e a un dato momento i suoi problemi sono i miei problemi, i suoi desideri sono i miei desideri. E allora ecco che viene di conseguenza che io dovrei desiderare la croce, desiderare di soffrire, perché dovrei capire una cosa: che con la sofferenza, con la sofferenza salvo il mondo. Ieri sera mi diceva, mi diceva qua mons. Di Stefano, - ho detto che ve lo dica, ma dopo, sa, si dimenticherà di dire quello, chissà quante altre che ve ne dirà - ma, meglio che ve lo diciamo intanto. Eravamo lì che parlavamo insieme e ha cinque suore lui che vengono dalle Marche... ed è andato là, è andato a visitare la casa di queste suore, cioè le famiglie delle suore. È andato in casa da una mamma e ha detto: "Signora, - dice - guardi che posso dirle che sua figlia sta bene, è contenta, si trova molto bene là, eccetera, e la salute è buona, e fa del bene e le vogliono bene", eccetera. E la donna si è fatta seria, la mamma si è fatta seria, e le ha detto: "Ma come mai? Non è contenta di sapere che la figlia è contenta?". "No!". "Perché?", ha detto. "Perché mia figlia deve soffrire, perché se non soffre, se non soffre, non va mica bene; mia figlia deve soffrire". Zeno, ha detto così, mi pare, la frase, o come era la frase? Cioè "deve soffrire", insomma, e per conto suo una figlia che va missionaria deve soffrire; se non soffre, non è al suo posto. Ora, fratelli miei, siamo convinti noi, siamo convinti noi che siamo stati chiamati a essere crocifissi con Cristo e a salvare le anime con la nostra crocifissione? Vedete, tante volte noi diciamo: "Non c'è niente da fare, non c'è niente da fare; quelle anime là: impossibile salvarle!". Ecco, la maggioranza delle volte bisogna che diciamo: "Non c'è niente da fare, perché io non voglio fare qualche cosa; io non voglio essere crocifisso; perché io non voglio, io non voglio dare il mio sangue".

MO224,4[09-02-1968]

4.Ora, vedete, si ragionava ieri sera con don Filippi, se lo conoscete, posso citare un particolare, no? Si diceva... sì, non c'è mica niente di straordinario. Ho detto... Supponiamo che, adesso lui va via, va in Brasile, e si trova con don Luigi. E a un dato momento stanno parlando insieme e ho detto: prima cosa non deve succedere niente, devono volersi bene; perché solo che succeda qualche cosa, vuol dire che uno dei due non è santo, neanche uno dei due è santo, eh, perché solo che uno è santo... Se lui mi scrive: "Don Ottorino, non vado d'accordo con don Luigi", io rispondo: "Constatazione fatta: nessuno dei due è santo", perché se uno è santo, vanno d'accordo, vero? Chiaro! Il santo cede... "L'è mio, l'è mio". “Tientelo!”, ed è finito, no?
Ora, però, state attenti. “Bisogna mettere in preventivo questo, dicevo al nostro caro fratello Filippi, che quando tu o lui parlate insieme per fare un'impresa apostolica... Supponiamo... "Ciò, - dixe don Luigi - varda, mi me piasaria andar là, fare catechismo a quella veceta là, a quella giovanotta de novanta anni, vero"... "ma mi"... e supponiamo: prima cosa che fa don Luigi, el ghe butta na secia de acqua adosso, el ghe da una stomegada, magari umiliandolo così. Ora vedete, prima cosa: questo è il primo passo che deve fare il nostro caro Giuseppe per salvare quella vecchiotta. Dire: "Senti, Signore, senti, Signore, io te lo offro questo sacrificio ecco, ecco... Questo è il sangue... siccome che le anime si salvano mescolando insieme sangue e parola di Dio... intanto el sangue ghe lo go messo, adesso xe l'ora della parola di Dio”. Intanto ghemo el sangue. Ma parola solo senza el sangue non la taca. Xe come fare, vero, la malta soltanto con la sabbia senza cemento e senza acqua, no? Ora ci vuole prima il sangue. Offri questo sacrificio al Signore. E adesso? "Allora adesso go fatto tutto!". No! Adesso ghe vole anche la parola. Allora il giorno dopo si ritorna con le bone: "Ciò, don Luigi, scusa ieri se te go risposto male, riguardo a quella...". E allora xo un'altra paca... E allora: "Signore, forse ghe voleva sangue ancora; la ga da costare quell'anima lì, eh!". Con carità, con la carità si vince. E se dopo due tre volte ancora, pache ancora, vuol dire che il Signore vuol salvarla senza de lu, magari con un'altra veceta che va e ghe dixe una parola...

MO224,5[09-02-1968]

5.Ma rendersi conto, insomma, che c'è sotto lo Spirito Santo, c'è sotto la grazia di Dio, e che noi salviamo attraverso questo modo. E la carità è impossibile se non partiamo con questa idea, no, e la carità è possibilissima se noi partiamo da questa idea, cioè l'idea che noi dobbiamo collaborare con Gesù per salvare le anime mettendo il nostro sangue a disposizione, il nostro sangue, il nostro io in modo particolare. Perché il Signore cava sangue specialmente dalla testa, perché l'è el più bon, capìo, quelo, e el cava quelo.
E allora, ecco, questo apostolo che parte, che va, e che se si tratta di scegliere, sceglie specialmente quel confratello che un poco gli pesa di più. Se ci fossero tre confratelli da scegliere: uno che pesa dieci chili, uno che pesa un quintale e uno che pesa dieci quintali sulle mie spalle, guardo me stesso; se vedo che ogni volta che prendo sulle spalle quello mi me schisso vero, allora no; ma se vedo che ogni poco posso portare quello che pesa dieci quintali, me lo prendo quello, perché quello mi cava più sangue e mi aiuta a salvare più anime. Se vedo che la mia debolezza non me lo fa portare, dico: "Guarda, non ce la faccio; guarda, go provà tante volte, go sempre tirà oche ogni volta che gero insieme". Allora si parla, da buoni fratelli. Ma, se ogni poco io vedo che con l'aiuto di Dio posso sopportare quel peso, io dovrei scegliere quel peso. Fratelli, guardate che la salvezza delle anime dipende da questa nostra vita interiore, da questa nostra unione con Gesù, dal desiderio di imitare Gesù. Non vogliate continuare ad insistere, a domandare al Signore che vi distrugga la natura umana per non sentire il dolore. Gavemo visto dalle meditazioni passate come Gesù è rimasto uomo, no? "Fatigatus itinere", dormiva saporitamente; nol faxeva finta de dormire, seto, Giuseppe caro, dormiva perché el gavea sonno, dormiva... tanto sonno, el gera stufo morto, come mons. Di Stefano, stufo morto, là el dormiva de gusto... Però, però, la sua natura umana, sempre tanto sensibile, dominata dalla volontà: la volontà legata alla volontà del Padre. E allora vedi, ecco, non vogliamo distruggere la nostra natura. Perciò, cosa volete fare: quando che sarà caldo, sentiremo el caldo; sarà freddo, sentiremo el freddo; quando, vero, ghemo fame, la xe fame, fioi! Mons. Di Stefano ieri sera el ga dito: "Sa, ho fame perché oggi non ho neanche mangiato, - ha detto - ma stasera magnarò de gusto", ha detto. E dopo ghemo visto che el ga magnà de gusto, no, a Grumolo... Vero, Bepi? Galo magnà de gusto? Eh, sicuro! De gusto! E così... Anche noi, non possiamo distruggere la natura umana; anzi la natura umana sarà quella che ci farà dare il sangue. Si diceva... ci darà il mezzo di dare il sangue al Signore perché, essendo sensibile, essendo capace di soffrire, di patire, no, è quella che ci fa un po' patire qualche volta, e bene, ci darà modo di collaborare con Cristo con la sofferenza.

MO224,6[09-02-1968]

6.Guardate, per esempio, mi ha fatto tanto piacere vedere quando che sono andato al Carmelo di Firenze. Scusate se andemo fuori della meditazione, perdonate voi, no? Xe meditasion anca questa -. Sono andato al Carmelo di Firenze, sentire come i Comboniani del Kenia... no nel Kenia, dove sono? Nella vostra diocesi... In Uganda hanno chiesto insistentemente un convento di clausura, nell'Uganda. E stanno già combinando con le suore di Santa Maria Maddalena de' Pazzi e hanno quasi combinato che quattro di loro andranno là per cominciare un convento di clausura. Ma guardate che porta, scusate, spese per il mantenimento, per costruire la casa; poi il fatto dell'apostolato esterno, se sono di clausura... Eppure, voi direte, ma lo fanno per una propaganda spirituale. Non lo credo, non credo... Lo fanno perché vogliono avere un parafulmine. Ora, queste creature che si alzano nella notte a pregare, che hanno una vita, sa, dura, dura, eccetera, e che offrono tutta quanta questa preghiera al Signore per la salvezza delle anime... Noi abbiamo visto più di un vescovo, insomma, che ha chiesto proprio questi conventi di clausura, quasi... come dei baluardi, per la salvezza delle anime.
Ora, vedete, bisogna che noi ci rendiamo conto che se domani dovessimo andare in Brasile e ci mettessimo là solo a pregare e a soffrire, se il Signore ci chiamasse a questo, noi faremmo già tanto, e molto e molto e molto. Invece noi siamo chiamati a pregare, a soffrire e a lavorare. Ma quella prima parte non state, figlioli miei, pensare che sia la minore, la più piccola; è la più importante! Perciò nella Casa dell'Immacolata dovete imparare sì l'italiano per poter parlare, sì l'inglese per poter manifestarvi, vero, poi in mezzo agli inglesi, sì lo spagnolo e il portoghese; ma queste lingue, queste lingue vi insegneranno a parlare che cosa? Parlar della teologia. E allora studiare la teologia, eccetera eccetera. Ma guardate che c'è un'altra cosa, un'altra cosa: il contatto con Dio e la capacità di soffrire. E qui bisogna imparare nella Casa dell'Immacolata... Quante volte ho detto: imparate ad accettare le croci che il Signore vi manda, imparate a cercare qualche cosa di volontario, ad aggiungere, ad aggiungere qualche cosa di volontario! Non ci sia giornata nella nostra vita dove non metteremo qualche cosa. Guardate, specialmente in questo momento che gli uomini stanno cercando soddisfazioni dappertutto.

MO224,7[09-02-1968]

7.Diceva ieri mons. Di Stefano che lui è venuto in Italia, è andato in Spagna, eccetera.. "Stanno perdendo la testa... non si accontentano più, dove vanno a finire? Sta gente piena di comodità, piena di tutto... Mi pare che si spenda troppo, si spenda troppo, - ha cominciato a dire, no? - si spende troppo per capricci".
In altre parole, figlioli, gli uomini stanno attaccandosi troppo alle cose della terra; ecco tutto. Non abbiamo qui la nostra casa, fratelli. Stiamo vivendo in tenda; e cosa succede? Che invece che una tenda, noi vogliamo avere un palazzo in ogni posto che ci fermiamo. Ma è da pazzi, è da matti! Siamo in un viaggio turistico, ci fermiamo, supponiamo, a Napoli: facciamo un palazzo. Andiamo più avanti: un altro palazzo. Ma è da matti! Ma neanche il conte Marzotto non fa così, se è di passaggio; dopo non passerà più. Io non passo più per i 50 anni; perché dovrei farmi un palazzo a 50 anni? Per i 51 non passo più; perché fare un palazzo? Basta una tenda dove che ci si ferma, dove c'è il necessario per poter riposare, non vi pare? Perciò noi, noi, il necessario, il necessario per la vita; ma una tenda, non un palazzo. E gli uomini stanno piantandosi un palazzo in ogni posto dove mettono il piede... È sbagliato, fratelli! Anche i nostri buoni cristiani. E allora non basta più la paga di 100 mila, e ci vuole 150, e dopo i 150 ci vogliono 200; a qualcuno 200 non bastano più; non fanno altro che gridare: "E ci vuol di più, e ci vuol di più!". E allora 250. Ma guardate, fratelli, è una pazzia! Stanno diventando matti, stanno diventando matti fuori! E sono i nostri buoni cristiani, e vanno a fare la comunione. Ma cosa fate? Chi ricevete nella comunione? Ma qual'è la vita cristiana? E non fanno più carità. Quando avevano 50 mila lire di paga trovavano il modo di fare carità, e oggi so che certe persone che hanno più di 200 mila lire di paga non trovano più il modo di fare carità... perché non bastano. Però hanno la macchina, hanno tutto, cioè tutto il necessario. Non trovano più il modo di dare mille lire di carità. Dico bugie, fratello? E noi dobbiamo essere i rivoluzionari, noi dobbiamo dar testimonianza, far vedere: "Beati i poveri, beato chi soffre, beato chi patisce"; dobbiamo testimoniare questa cosa! Testimoniare con la nostra vita accettando il sacrificio, accettando una mortificazione volontaria: il necessario, ma una mortificazione volontaria. Fratelli miei, questo lo possiamo fare, e lo faremo soltanto se noi siamo attaccati al Signore, se abbiamo continuamente come nota dominante il famoso "la", no, che si chiama "Gesù".

MO224,8[09-02-1968]

8.A un dato momento, a un dato momento... Mi ricordo che siamo andati a cantare... No "siamo andati", "sono andati", perché io non ero ancora, non avevo ancora l'onore di essere cantore in seminario; ero ancora in ginnasio. È stato in liceo che sono stato così onorato... essere... tirar giù... Attenti, mi ricordo che in ginnasio, il nostro caro mons. Dalla Libera faceva “schola cantorum”, è andato a Bassano a fare la Messa Papa Marcello di Palestrina, e c'è stato uno dei Scalabrini che - hanno cantato nel duomo - ha tirato fuori il diapason, no, e... In fondo ha detto: "Scusi monsignore, è calata di un quarto di tono". Capisci che quella si canta senza accompagnamento, è a sei voci, e capisci che cantare, per esempio, il Gloria e calare de un quarto de tono... pensa... Cosa ghin disito ti, compare? Poteva compatirli, no? No! "È calato un quarto di tono". Ma l'hanno detto con una aria... Mi ricordo che mons. Dalla Libera che per tre anni lo ga magnà fora quel poro prete là a scola. Perché savì che a scola ghe piaseva a Mons. Dalla Libera ciacolare, no, de musica, eccetera. Prima, i anni era contro Roma perché... tutte le so storie là, e dopo contro, vero, sto qua... perché "ha calato di un quarto di tono".
Vedete, ogni giorno noi dovremmo andare dinanzi al tabernacolo, metterci dinanzi a Gesù, e dare il colpetto e vedere se siamo calati di un quarto di tono. Qualche volta mi, vardandome, me accorzo che son calà de qualche ottava addirittura. Ma xe che son stonà, cosa volìo farghe: la xe cussì. Voi avrete sentito qualche volta cantare el “passio”, no? E avrete sentito anche quel prete che se ciama don Ottorino. Ve ricordè che qualche colpetto el faseva bumm... "Quem queritis?", ricordè, no, e dopo don Giovanni Sartori ghe tocava fare le acrobazie per ciaparse ancora su quel toco de corda che mi gavea lassà là in tanta malora, no? Bene, guardate che, spiritualmente parlando, noi dobbiamo tornare sempre alla nota dominante. Non possiamo attaccarci, fratelli miei, alle note che studiamo sui libri, non possiamo noi attaccarci su altre note. E invece, purtroppo, tante volte stiamo cantando, sentiamo che uno canta "spazzacamino" e... e, e se attacchemo là. Cioè, tante volte noi facciamo... scusate, come fanno quei tali che fanno i canti che vien fora un mucio de arie... Ve ricordè quei canti che ghi fato nell'accademia: finì con una nota, e ciapè quella nota e xo avanti con un'altra, e su con un'altra e su con un'altra e su con un'altra, e in fondo se se domanda: “Ma da dove xe che semo partii?”. Non la xe così ... cinque sei melodie, e in fondo: "Da dove xe che semo partii?". Ecco, generalmente noi facciamo così nella vita spirituale: ci troviamo in fondo... dall'ultima nota ne xe vegnù in mente un'altra melodia, e avanti con quella, e avanti con quella... Guardate che l'apostolo, il cristiano, non può far così, figlioli. Noi dobbiamo sempre tenere la nostra nota, tenere sempre la nostra dominante, la nostra musica, che è amore di Dio, che è spirito di sacrificio, di donazione per la salvezza delle anime. Il resto? Il resto, sì, tutto quel che volete, ma, ma, ogni tanto, cioè ogni tanto... volevo dire parecchie volte al giorno. Altrimenti non salviamo anime, altrimenti ci adagiamo, diventiamo dei funzionari. A un dato momento, non valeva la pena allora fare una Congregazione religiosa.

MO224,9[09-02-1968]

9.Dirà però don Piero che io esigo troppo. Esigo troppo? Ti, don Bepi caro... domando massa? Niente de straordinario.
Non ve digo mia ca ve intonè con mi, perché mi son stonà. Non ve digo mia: "Vardè che gavì da essere tutti grassi come mi, grossi come mi", perché senò me toca taiare el me Venco a tochi, vero, e darghe i tochi a qualche altro che xe più magreto... No, no, no, per carità! Libertà di spirito. Però, figlioli, libertà con lu! Ecco, io vorrei che arrivaste proprio a congiungervi al Signore, a capire il Signore, a comprendere il Signore, e mettervi dinanzi a lui. Non state a domandare a me: "Ma, don Ottorino, xelo contento?". Domandèghe a lu. Supponiamo che vengo a visitarvi, supponiamo don Piero ti si là a San Paolo, mettemo, vescovo ausiliare là, eccetera eccetera. "Don Ottorino, xelo contento de mi?". Ma no, fiolo, domandeghe a lui, domandeghe a lui. Andemo insieme: "Signore, sito contento de noialtri due?". E allora il Signore dirà: "De don Piero sì, de ti don Ottorino no". Ecco, cosa vuto fare! Domandemoghe a lu, domandemoghe a lu... L'è lu el superiore, l'è lu l'amico, l'è lu quello a cui abbiamo donato la vita, e l'uno e l'altro. Cosa vi pare? E dobbiamo essere preoccupati di piacere a lui in ogni istante. Non stiamo illuderci: ci possono essere dei superiori che vengono e vi incensano, possono essere dei vescovi magari che vi lodano, può essere il Papa che vi fa cardinali... Non importa niente, figlioli! Quello che vale è che lui sia contento di voi, che lui in ogni istante dica: "Sì, varda, proprio hai fatto quello che desideravo". Guardate che troppe volte, sapete, consciamente o inconsciamente, passiamo vicino sulla strada di Gerico a quel povero disgraziato senza fermarci: o perché nessuno ci vede, o perché stiamo chiacchierando fra noi e non ci accorgiamo che c'è un povero disgraziato che sta morendo sulla strada. Troppo spesso, sapete! Guardate che... Voi direte: "Ma come mai lei ci dice queste cose qui?". No, guardate, forse non abbiamo coscienza, non abbiamo coscienza della situazione delle anime, della situazione del mondo... Sono lontane da noi, sono cose spirituali che non si vedono, ma non abbiamo coscienza. Ma, sentite, ragionate un momentino. Adesso nel Vietnam là che stanno ammazzandosi in mezzo alle strade... Siete capaci di capire una cosa: degli uomini qua che si sparano per ammazzarsi, per coparse, per coparse, uno drio l'altro, a centinaia, a migliaia, che si ammazzano? Ma chi è responsabile di tutto questo? Anche noi, anche noi! Dicevo ieri al Signore: "Signore, basta, basta che i se copa sta gente, che i se odia sta gente, uno contro l'altro... basta, Signore! - ho detto - Basta! Basta con 'sti peccati impuri, questi, questo uno dir male dell'altro. Processo uno contro l'altro, ma insomma, basta! Sti odi, eccetera”.

MO224,10[09-02-1968]

10.Il Signore non vuole mica queste robe qua, no? E chi, chi può metter fine a ste robe? Solo lui! Però lui si serve di noi. E allora: “Signore, se vuoi vittime, se vuoi martiri, se te vui qualche capon... vien qua in casa nostra: tira fora quel che te vui. Vuto coparne tutti? Vuto el sangue de tutti messo so na pignata? Eccoli qua! Semo qua pronti! Domanda, Signore, quelo che te vui, ma basta! Abbi pietà de 'sta povera umanità!”. Pensavo: ah, che bello sarebbe che il mondo... supponiamo che fossi tutti...
Supponiamo che nella Casa dell'Immacolata ci siano due che si vogliano bene; supponiamo, don Giuseppe e don Piero che si vogliano bene, no? Ponemo el caso, eh, che tutti gli uomini fossero così, che si volessero bene così. Almanco tanto fra luri due, no? Ma sarebbero risolti i problemi! Non vi pare? Sarebbero risolti i problemi! Sarebbe così bella anche la vita! Sarebbe un paradiso anche qua! Ora, io penso, noi dobbiamo collaborare perché il mondo divenga così. Dio li vuole così gli uomini, li vuole fratelli, no? Li vuole che si aiutino, che si comprendano, che il povero aiuti il ricco a salvarsi portandoghe via un poca de roba, vero, e che il ricco aiuti il povero dando qualcosina. Questo vuole il Signore! Ma questo, guardate, lo vuole fare attraverso noi. E allora ecco che bisogna pregare, bisogna sentire queste cose, e sentirle specialmente dinanzi al tabernacolo. Scusate, voi direte: "Sempre le stesse cose"... San Giovanni ghin diseva manco, ghin diseva una sola, dixeva: "Vogliatevi bene". Mi ve go dito almanco qualche cosa per intonarve un pochino. Amen! 20 febbraio 1968