1 Se questa notte un angioletto avesse battuto alla porta di don Piero e detto: "Piero, Piero, alzati... ", el se gavarìa alzà. "Va' in chiesa, che c'è uno che ti vuole". Fosse entrato in chiesa e avesse visto nostro Signore Gesù... John! Gesù là, seduto al posto del celebrante: "Oh! don Piero, sono qui ad aspettarti". Don Piero gavarisselo dito: "Ah! Caro Signore, xe robe da fare ste qua? Vado in letto mi, caro, go sonno". Capisci questo dialetto qui? O sarebbe rimasto lì con Gesù a chiacchierare un pochino?Se ti avessero chiamato questa notte in chiesa, ci fosse stato Gesù seduto al posto del celebrante, tu l'avresti lasciato lì e saresti andato a letto? John: no, no! Capisci? No! Saresti rimasto con Gesù. E invece don Piero è andato a letto. Capisci, John? Lui è andato a mangiare le noci, invece, è andato a letto. El ride.State attenti, fratelli, supponiamo che in questo momento uno ci chiami, e in chiesa c'è Gesù che aspetta proprio noi, e Gesù è in chiesa, proprio qui vicino a noi. Abbiamo poca fede, cari, poca fede. Abbiamo Gesù vicino come l'avrebbe don Piero svegliato di notte e va lì e parla insieme, l'abbiamo qui, appena ricevuto: parliamo un momentino con lui.
MO215,2 [19-12-1967]
2 Procedamus!Stiamo parlando della tiepidezza. Mi pare, non mi ricordo se sono andato in fine della pagina. Leggo un pochino, caso mai me lo dite voialtri."Ma che cos'è questa tiepidezza, della quale si parla qui?Mi sembra che, dal contesto, la tiepidezza sia caratterizzata da due note: siamo tiepidi nella misura in cui, da una parte, la carità non è il principio reale della nostra attività, e, d'altra parte, nella misura nella quale troviamo che la nostra situazione è soddisfacente".Questo lo abbiamo fatto, no? Cioè, il motore delle mie azioni dev'essere la carità. Se mi accorgo che son contento di me stesso, ma già... Andare in prigione a confessare, no? "Ah, mi non vegno miga a confessarme, peccati non ghi n'ho fatto". "Quanto tempo xe che nol se confessa?". "Ben! sarà un trent'anni che non vado a confessarme, ma peccati... Cossa vorlo che gappia fatto...". Dopo i gavea copà, i gavea robà, insomma. Peccati? Soddisfatti, contenti della propria situazione. Ecco le due caratteristiche: la carità non è il motore della mie azioni. "Mi son contento, già..."."Non c'è tiepidezza quando vi è semplicemente una mancanza alla carità accompagnata dai rimorsi, ma quando la carità non anima la nostra azione e quando a questo ci fossimo abituati".Questo l'abbiamo fatto, vi ricordate. Cioè, può capitare una mancanza: uno promette di voler essere tutto del Signore, e a un dato momento si accorge che qualche sua azione l'ha fatta per capriccio, invece di averla fatta per amore del Signore. "E allora sono tiepido?". No! Tu vuoi amare il Signore, e hai sbagliato. San Piero voleva amare il Signore, e el ghi n'ha fatto una de grossa, e dopo pianxe tutta la vita. È tiepido? No, ha sbagliato! E questi sbagli, lo dicevamo l'altra volta e poi andiamo avanti, guardate che questi dovete assolutamente metterli in preventivo sul vostro cammino, e non dovete scoraggiarvi quando vi accorgete di questi sbagli.
MO215,3 [19-12-1967]
3 Quando vi accorgerete, per esempio, che fate fatica a pregare, che fate fatica a fare la meditazione, non vogliate pretendere che vi sia sempre il gusto, la soddisfazione di fare le cose. E qualche volta, purtroppo, vero... Anche, per esempio, vi capita una croce e sentite un po' una ripugnanza; vi capita una lode e sentite il gusto... Siete uomini e resterete uomini per tutta la vita; e perciò per tutta la vita quando vi capita una croce sulle spalle, sentite che pesa.Ma sant'Andrea diceva: "Oh croce, “diu desiderata!". Invece Gesù Cristo, che ghin savea più de sant’Andrea, dixeva: "Signore, se è possibile, passi questo calice, perché el pesa, caro". Mia vero? Eh, sa! E allora... Ma se sant’Ignazio dixeva: "Desidero essere triturato dai denti dei leoni"! Sì, sì, con la volontà, ma la carne non la diseva miga così, senò el gera un bauco anca lu, vero? Non ste dirme che uno desidera proprio de essere, sente el gusto de essere magnà dai leoni. Desidererà di dare al Signore questa attestazione di amore, ma la carne la tira indrio... Come quando che i tira qualche mas-ceto per la corda: i lo tira avanti, i ghe strassina le gambe... Gavìo mai visto, no? Tira el spago... "Heee...", punta i piè. La carne dinanzi alla croce fa sempre così: punta le gambe.I ride qua. La xe la realtà. Gheto mai visto ste robe qua, ti, Gigi? A Vinicio non me rivolgo mia, perché è un cittadin e nol capisse mia ste robe qua."Un prete può essere tiepido... - non mi ricordo fin dove che son arrivà, oh! - può essere tiepido anche se si dà totalmente all'apostolato con un'attività ammirevole".Gavemo letto anche questa? No, no. Ecco ho voluto riprendere, perché mi dispiace perdere anche solo una riga de questa roba qua."Un prete - dunque - può essere tiepido anche quando si dà totalmente all'apostolato...".Uno che lavora, che confessa dieci ore al giorno, che si dà e predica e fa... Oh! Quelo xe un prete santo! Piano: può essere tiepido, può essere tiepido. Se come motore di tutte le sue azioni non ha l'amore di Dio... Eh, ma par cosa vuto che lo fassa? Confessa otto dieci ore al giorno, eccetera. Piano!"Infatti, non è sufficiente essere in regola o essere totalmente dato, bisogna che questa regolarità e questa donazione di sé vengano dall'amore".
MO215,4 [19-12-1967]
4 Uno può essere un matematico nato e per matematica lu fa il suo dovere, compie il suo dovere: alla mattina si alza, fa la sua meditazione, fa... Una matematica! Se non è mosso dall'amore... ma io... anche i farisei... Bisogna che ci sia l'amore, bisogna che muove tutto sia proprio l'amore di Dio. Uno può far questo con un senso di compiacenza interna, cioè per godersela lui. “Ma allora, siccome io sento compiacenza, allora io sono tiepido?”. Non è mica vero. Vi dicevo prima, e l'ho messa apposta prima questa frase, che è impossibile fare una cosa...Per esempio, don Piero parla alle suore, là, alla Provvidenza, fa una bella predica, eccetera. E la superiora commossa: "Oh, sa, don Piero, don Piero, che grazia che go avudo aver qua lu!". Passa un'altra suora: "Oh, don Piero, don Piero!". Passa visin alla portineria, e la suora che verxe la porta, la va sercare la ciave un'ora prima de verxare la porta. E allora lu: "Cosa gala suora?". "Ah, sono commossa! Dovea essere nata omo anca mi, e diventar prete come lu!". Te se... e sentire... Eh va ben, xe male sentire ste robe qua? El ghe darà una ridadina, e a un certo momento el dise: "Signore, te ringrazio!", vero? Dopo entra nella Casa dell'Immacolata: "Oh, qua, - te senti el maestro dei novizi - xela l'ora de arrivare? Xe mezz'ora che son qua ca speto". Ecco, fatto el compromesso, no? La dolcezza da una parte, e la dolcezza dall'altra, vero. Così, con santa semplicità.Ora ecco, non dobbiamo pensare che ci manchi questa... la parte umana verrà, verrà. Uno ti dirà una parola amara, un altro te la dirà dolce, eccetera. Ma, state attenti, state attenti: il motore deve essere l'amore di Dio. E quando il motore è l'amore di Dio, non vuol dire che non sentiamo la parte umana. Ecco, questo vorrei proprio farvi capire: la parte umana ci sarà. "Ecco, io non faccio per amore di Dio, perché sento gusto, ancora!". C'è qualche anima, go trovà qualche anima... "Sa, sento, quando che me va ben le robe, sento gusto. Se fasesse per amore de Dio...". Sì, allora te sarissi un bauco!Mi vado a mangiare, i me pareccia osei arrosto, stao ben, i magno de gusto, se fasesse per amor de Dio dovaria sentire el gusto de rospo? No, caro, osei, no? Magno per amore de Dio e sento il gusto come il Signore ga creà le robe, no?Ringraziando il Signore, mi va bene una cosa, vedo anche i frutti... Gli Apostoli, quando moltiplicavano i pani, sentivano gusto. Ecco allora... Dà al Signore quelle cose lì. Mangia. Ecco, non potete... Tante volte proprio si sente nella direzione spirituale delle anime un pò in ansia per questa cosa qui... ma state tranquilli, state tranquilli. Mettetevi davanti al Signore, lì, con semplicità, con semplicità dire: "Varda, ghemo da lavorare par ti. Attento, eh, che non me capita robe, caso mai pensa ti a metterme qualche maestro dei novizi vissin che me daga una stomegada quando che vegno fora dalle suore, se per caso sono un po' troppo lodato, o qualcosa del genere. Fame nda carità! Io voglio lavorare per te, e basta".
MO215,5 [19-12-1967]
5 Ma state attenti che c'è anche l'altro pericolo: che uno si illuda di lavorare per amore del Signore perché fa tante cose, fa tante cose."Ora capita che c'è una regolarità puramente esteriore e formalista, senza generosità ed amore. Ci si può anche donare totalmente agli altri senza carità: è quello che è stato detto attivismo".Uno può... - proprio l'eresia dell'azione del Chautard, no? - uno può donarsi anche agli altri: “Guardate, l'amore è donazione: io amo; tanto ho amore quanto mi dono”. Però attenti, attenti, ci si può donare a Dio e agli uomini. Io amo gli uomini se mi dono agli uomini, e amo Dio se mi dono a Dio, no? Ora, l'apostolo deve donarsi a Dio, e per amore di Dio donarsi agli uomini. Se manca questo passaggio è attivismo.Io devo donarmi a Dio, e per amore di Dio donarmi a voi. “Ma allora don Ottorino nol se dona mia tutto a noialtri, perché se el se dona a Dio!”. No! Mi dono di più ancora a voi perché io penso di darvi una caramella e il Signore, quando mi dono a Dio, dise: "Daghe el sacchetto!". Capito? Io penso di darvi un centesimo; quando mi dono a Dio, dise el Signore: "Roverseghe il portafoglio!". Xe pericoloso andare per via Dio, donarti a Raffaele: te ghe da donarte de più, de sicuro. Capito? Il sentimento mi direbbe di darti qualche cosa, cioè di darti qualche cosa che venga a me; l'amore mi dice di darti qualche cosa che non venga a me. L'amore a Dio e attraverso Dio a te, bisogna che me daga tutto. Quela xe la storia. Se io ti amo col sentimento, amo me stesso: cioè sto con te finché tu mi dai qualche cosa. Se ti amo di vero amore, mi dono a te e ti do quello che è possibile. Ma se mi dono attraverso Dio non ghe xe mia riserve, eh! El te cava anca la pelle.Perciò il vero amore, il vero motore di tutte le nostre azioni, capisci, John... amare Dio, caro, amare tanto il Signore, e tutte le azioni farle per amore del Signore. Anche quando se magna le nose? Sì, anche quando si mangiano le noci... per amore di Dio! E quando tu ne hai mangiate tante, dici: "Aspetta, ne rompo un'altra per vedere se c'è Dio dentro". E fin che non trovi Dio, continua a mangiare nose, capisci? Bravo! È il proposito della meditazione di stamattina.
MO215,6 [19-12-1967]
6 "Ecco dunque che cos'è la tiepidezza. Ed ora il castigo".Passiamo al castigo della tiepidezza. Perciò è tiepido quando questo, ee... È tiepido uno che non fa per amore di Dio. È fervoroso uno che fa per amore del Signore. Ma quello tiepido sente il gusto... Lasciate stare il gusto o non gusto; uno che lavora per amore di Dio non è tiepido. Uno che lavora per amore del prossimo, per amore di se stesso, questo casca nella tiepidezza. E il castigo eccolo qua: "Ti vomiterò dalla mia bocca". Tu non lavori per amore mio, tu lavori per amore di te stesso, lavori per amore del prossimo, un amore ti vedo non ti vedo: "Ti vomiterò dalla mia bocca"."Questo castigo sarà evidentemente proporzionato alla misura della tiepidezza, ma è certo che un'anima non può, fin tanto che dura la tiepidezza, giungere all'intimità con Dio. Non si può essere uniti a Gesù se si resta tranquillamente in uno stato di tiepidezza.Ma il castigo può andare ancora più avanti."Ti vomiterò dalla mia bocca" ha, infatti, un significato che ci deve far tremare.Un prete che vive nella tiepidezza si espone, per il fatto stesso, a cadere nel peccato mortale.Vi sono dei preti che avevano conservato intatta la loro verginità fino al sacerdozio e che l'hanno perduta poi per essersi lasciati andare alla tiepidezza.Vi sono dei preti che sono caduti miseramente e che hanno anche abbandonato il loro sacerdozio, pur essendosi donati agli altri senza riserve, ma, purtroppo, era una donazione senza vero amore di Dio".Allora dixe Giorgio, no: “Filosoficamente parlando xe meio far de manco andar preti, perché qua la va male, qua”.Ecco, vedete, siamo sopra una barca. Qualche volta... dico, la prima volta che sono entrato in apparecchio, non vi nascondo che... sa... i sara la porta e te senti l'apparecchio che comincia a ballare un pochino... un certo senso... no di paura... di emozione. E quando l'apparecchio ha incominciato a partire sulla pista, non vi nascondo che sarei saltato giù volentieri. Ma cosa vuto fare? Ormai bisogna ballare; mai più te ghe disi: "El ferma l'apparecchio perché go paura, ah!". Quando pò che el gera per aria, te vedevi sora le case de Roma, brrr... sa, se el casca xò? Ma non te pol miga dire: "Fermate che go paura". Oramai semo drio volare e bisogna volare... e ho volato fino a Cagliari. Volo sperimentale, e dopo go ciapà gusto, ma intanto la prima volta la xe stà così... detta così in confidenza tra noi, no?Amici, stiamo volando, e cioè siamo cristiani, siamo in volo. Ora, queste cose qui sono dette anche per i cristiani; la tiepidezza non è permessa ai cristiani. Uno di voi, per esempio, che dicesse: "Beh, visto questa roba qui... eh, - dice qua il nostro Fernando - mi ritiro, vado al mio paesello che è tanto bello, eh! Io vivo là...". Va bene... intanto, prima roba, se hai la vocazione poi cavatela con il Signore... ma, ma poniamo anche... lasciamo stare la vocazione per il momento... queste cose qui, anche fuori nel mondo. Sei cristiano? E come cristiano, motore di tutte le tue azioni, devi avere per motore di tutte le tue azioni l'amore di Dio; e se non hai l'amore di Dio, pianino, pianino, vai finire, vero, in malora.Siete giovani e piano, piano, verrete a conoscere quanto male c'è nel mondo; ma vi accorgerete che il male che c'è nel mondo è sempre partito da questa roba qui, quando s'incomincia a cedere su questo punto qui, cedi oggi, cedi domani, a un dato momento...
MO215,7 [19-12-1967]
7 È come in un motore: fai a meno di metterci olio, piano piano, a un dato momento senti le pignatte... pum pum pum. Basta, kaput! Non può più andare avanti. Viene il disastro, a un dato momento nel motore viene il disastro. Ma ricordatevi che prima del disastro c'erano le bronzine che stavano fondendosi. Tu non ti accorgevi; un bravo meccanico poteva accorgersi, ma tu non ti accorgevi, ma stavi andando verso il disastro. Tu ti sei accorto improvvisamente, quando non c'era più niente da fare... spaccà tutto, sbiellato tutto quanto...e tochi de bronzine... Qua bisogna cambiare tutto! E allora perdere mezza giornata o una giornata, e ringraziare il Signore de trovare un meccanico che te lo metta a posto.Ora, guardate, quello che si dice qui del prete, si potrebbe dire di un cristiano fuori. C'insegnavano, quando eravamo piccoli, che non si va improvvisamente al patibolo perché se ga commesso rapina o ucciso, eccetera, ma se incominciava da un ago: si incominciava rubando un pochino de filo e rubando un ago, poi piano, piano, piano, piano, fin che si va fino al massimo. Così dicasi di questa roba qui. Si comincia cedere un pochino, cedere un pochino, invece che 100 su 100 le mie azioni mosse dall'amore di Dio, 99 su 100 l'amore di Dio, e uno mosso dall'amore di io. Quella “d” avanti a Dio piano piano vien tolta, fin che a un dato momento non c'è più la "d" davanti, resta solo "io"; e allora, quando che il motore è "io", viene il disastro, avviene il disastro. Vi dico, quando che sarete più vecchi e andrete nel mondo vi accorgerete e constaterete questo.
MO215,8 [19-12-1967]
8 Faccio per incoraggiarvi, perché ci son dei preti che vanno avanti fino al sacerdozio angeli, angeli e anche arcangeli, Raffaele, Michele e che so io... A un dato momento cominciano a cedere. E cosa cominciano a cedere? Cominciano accendere nella loro casa, nella loro stanza, una candela a un piccolo idoletto, a un piccolo idoletto. Cose da poco, mica un idolo vero e proprio, è una cosa artistica che si mette là dentro. E poi piano piano un'altra candeletta, finché a un dato momento quella "d" famosa va via e resta l'io e avviene il disastro. Comincia il sacerdote a sentire un pò di soddisfazione perché quella figliuola che è andata a confessarsi gli ha detto: "Non ho mai trovato un sacerdote come lei!", o perché quell'altro, il sacrestano: "Oh! Finalmente ghemo trovà un cappelan! Oh, mamma mia, ghemo un prete vecio che non capisce niente; ghemo vudo un capelan... Xe la prima volta che ghemo un capelan... Ah, ma lu el ga xa fatto onore al paese, salo... Eh, me dispiace!". Comincia una robetta così. Al primo momento non fa neanche impressione; ma dai oggi, dai domani, comincia a convincersi che lu non l'è mia come gli altri; comincia a dire: "Signore, ti ringrazio perché non sono come il parroco. Signore, ti ringrazio perché non son mia come i capellani passà. Signore, ti ringrazio perché non son mia come i miei compagni de scola". E comincia così, piano piano. Questo xe un prete...
MO215,9 [19-12-1967]
9 Ieri, diciamolo perché già, anche se scandalizziamo qualched’un poco importa, ieri le sig.ne Meneghini erano qui, erano appena passate all'ospedale di Vicenza e avevano parlato con una suora; quella suora era tanto impressionata per un fatto che era avvenuto ieri notte, qui nei dintorni di Vicenza, mica a Milano o Torino, eh!Uno, un giovanotto di 27 anni era in casa di un'altra, si era incapricciato di un'altra ragazza, una sposa, e la notte è stato là con questa donna. Il marito era fuori, non doveva ritornare quella sera, cioè ieri sera, non doveva tornare, e sul più bello che loro sono in stanza là a godersi l'amore, ma non l'amore giusto, eh!, l'amore dei porci, va bene, sul più bello capita a casa il marito. E la donna salta fuori: "Ma come mai sei venuto a casa?"... qua e là... e starci dietro al marito. Dentro nella stanza c'è l'altro, no? Come se fa? E allora comincia a parlare e riparlare: "Ma sta attento...”. “Beh, nèmo in leto”. “Ma speta nda s-cianta qua, là...”. Insomma, son minuti, sa, che fanno tremar il cuore. Intanto l'altro, in stanza, apre la finestra e salta fora dalla finestra per salvarsi la vita, e casca xo dalla finestra, sbattuto con la testa per terra; è avvenuta la tragedia. Portato all'ospedale, senza riprendere conoscenza... né niente, dopo mezz'oretta era morto... 27 anni! Ha saltato dalla finestra e ha trovato la morte.Da dove è cominciato questo disastro, cominciato... Quella disgraziata donna, invece de aver preso Dio come centro dell'amore della sua famiglia, ha messo il sentimento. E allora, invece di pensare al dovere matrimoniale, ha finito per perdere la testa e cercare il godimento. E abbiamo avuto il disastro, anche esterno. Pensate adesso la famiglia de quelo morto, pensate questa sera... Ieri sera avranno recitato il rosario insieme, penso, quella donna e quel marito, no? Figlioli miei, guardate che il mondo è pieno di questi disastri. Non c'è soltanto qualche prete, ci sono tante famiglie rovinate in questo modo. Perché? Perché non c'è in centro l'amore.
MO215,10 [19-12-1967]
10 Ora, quello che io dico qui, voi dovete predicarlo anche ai cristiani. La tiepidezza è una malattia che purtroppo oggi si propaga in modo tremendo, in modo tremendo. Non so se offendo dicendo che la maggioranza degli uomini sono ammalati di questa malattia, ma proprio tremendamente ammalati di questa malattia. Quanti sono in una parrocchia che hanno centro di amore, proprio il motore delle azioni, soltanto che Dio? Eppure i cristiani dovrebbero avere solo questo centro. I primi cristiani avevano talmente al centro l'amore di Dio che andavano, vorrei dire, anche all'eccesso: vendevano fuori tutto, davano tutto, pensavano solo che al Paradiso. I primi cristiani! Ora, non si tratta di vendere fuori tutto, di essere così, ma si tratta di avere come motore l'amore del Signore.Ecco, fratelli miei, guardate: se noi non abbiamo questo, come lo possiamo insegnare agli altri? Come lo possiamo predicare ai papà di famiglia, alle mamme di famiglia? Insegnar loro che bisogna per amore di Dio saper anche sopportare la croce, se c'è difficoltà di carattere, se uno fa fatica con l'altro, e poi, eccetera eccetera? Questo dobbiamo insegnare agli altri. Ma se noi non lo facciamo, come lo insegneremo agli altri?“Ecco ora la protesta”.Procedamus!“Quando si sente parlare di tiepidezza, istintivamente si dice a noi stessi: "Non è per me!".Neppure ci meravigliamo dunque se il testo sacro continua così: "Tu pensi: ricco io sono, mi son arricchito e non mi manca nulla".Infatti, noi cerchiamo di scusarci e di giustificarci.Certo non usiamo direttamente la formula citata dall'Apocalisse. I nostri modi di dire variano.Se ci lasciamo andare dal punto di vista della pietà o dal punto di vista della donazione agli altri corriamo il rischio di dire: "Dopo tutto, non sono più un seminarista, non sono obbligato a tutti questi esercizi di pietà".
MO215,11 [19-12-1967]
11 Ieri sera mi diceva don Venanzio che un suo amico sacerdote ha detto: "Ah, me son trovà alle 5 della mattina colla luce impisà e col brevario in man! - el ga dito - Gero in leto, me son messo lì a dire el brevario e me son indormensà - el ga dito - col brevario in man, e alle 5 della mattina me son sveià col brevario in man". E allora si giustificava citando frasi della Sacra Scrittura, che "bisogna dormire... il sonno deve prenderti col libro sacro", che lu gera anche a posto con la Sacra Scrittura, qualche cosa del genere, vero?“Oppure si può ancora dire: "Non ho più le illusioni che avevo in seminario; allora pensavo alla santità, ma erano sogni d'adolescente; ora devo essere realista".Ovvero frasi che ho sentito dirmi io: "Beh, el staga attento... sì, va bene... el scusa, don Ottorino, salo, capisso, ma la meditazion, quelle robe là le xe robe da seminaristi; per formare un prete le capisso anca mi, xe giusto... ma dopo da prete... Intanto non se ga mia el tempo materiale per farla... Mi me pare che sia tempo perso metterme lì mezz'ora: star lì a pensare... Per formare un pò el toso, tanto perché el ga anca altri pensieri per la testa, perché i ghe passa, vero". Don Piero, te me vardi? Podaria dirte nome e cognome mi de chi che ga dito sta roba qua. Ma dopo non bisogna meravigliarsi se un bel giorno te senti che i ga dito Messa per parecchi giorni col peccato mortale.“Si dice ancora: "Non bisogna che la gente abusi di me, dal momento che faccio il necessario basta; se non sono contenti, peggio per loro!".Mi le robe ghe le go dite in ciesa: i va all'inferno, che i se rangia...“Così pure vi possono essere scuse e giustificazioni per colui che osserva una regolarità formalista. Egli dice a se stesso: "Certamente io non sono tiepido; prova ne è il fatto che rimango fedele ai miei esercizi di pietà; che osservo a puntino tutto ciò che mi domanda il Diritto Canonico, tutto ciò che è notato nelle costituzioni sinodali". E qualche volta si aggiunge: "D'altra parte, ho buona reputazione presso i miei confratelli, sono stimato dal Vescovo; i parrocchiani non si sono mai lamentati di me, al contrario, rispettano la mia pietà. No, veramente, non ho nulla da rimproverarmi!". Qualche volta si sarà tentati di aggiungere anche: "Io non sono come i preti che hanno abbandonato i loro esercizi di pietà o che fanno tutto di loro testa".A più forte ragione ci si giustifica quando ci si è dati al prossimo.Si dice: "Donarsi totalmente al servizio degli altri è evidentemente una forma di preghiera. Non sono come il buon pastore che dà la vita per le pecore? Seguo la linea dell'apostolo San Paolo che si metteva senza limiti al servizio degli uomini".E con la Sacra Scrittura alla mano, no?“Forse la tiepidezza attivista è quella che si maschera più facilmente.Anche perché, quando un prete è molto attivo, ottiene spesso dei risultati esteriori. E forse questa è probabilmente la ricompensa per tutto ciò che ha fatto nella propria parrocchia!”.
MO215,12 [19-12-1967]
12 Sarìa massa pocheto aver questa ricompensa solo e non andare in Paradiso, no?“I suoi parrocchiani lo esaltano e sono fieri del loro parroco o del loro cappellano!Diffidiamo dunque molto delle nostre giustificazioni”.Sarìa una stomegada che un parroco, dopo aver lavorato e lavorato, esaltato dai parrocchiani, andasse in Paradiso e si sentisse rispondere: "Iam recepisti mercedem tuam". "Ma, Signore!". "Hai già ricevuto la ricompensa. In quella tua parrocchia c'erano tre quattro anime che aspettavano il pastore, e quelle sono in peccato mortale ancora. Se le se salva tutte e tre, te tiremo fora dal Purgatorio, sennò te resti per tutta l'eternità!".C'è d'aver paura, figlioli! Ma non quella paura che ti faccia dire: "Molo tutto e scappo a casa", perché la tiepidezza devi tirarla via anca se te ve a casa. Xe come uno che ga male un dente, capisito, che scappa via da qua perché el dixe: "Non vojo più sentire el male al dente". Te poi andare dove che te voj; fin che non te cavi el dente... Chiaro? Te poi girare anche tutta l'America... Domandeghe a Zeno: lu el ga girà tutta l'America per sfuggire alle tanaje de un dentista, ma dopo el ghe xe capità soto. Xe capità in Brasile. “Dai!”. “No, no, no, no!”. Va in Argentina: “No, no, no, adesso non ghe xe tempo”. Va in Guatemala: va per andare, ma el medico nol ghe xe. Insomma el xe vegnù casa, e ghe ga tocà cascarghe dentro. Xe vero, Zeno?Così è la tiepidezza. Puoi cambiare, puoi diventare deputato, senatore, eccetera, se l'hai, devi cavartela, non c'è niente da fare! E guardate che possiamo noi correre questo pericolo: credere tiepidi gli altri e non credersi tiepidi noi. Mentre io vi parlo, magari, penso, supponiamo, a Lorenzo: "Quello ga fatto apposta perché l'è tiepido... Che el se mova!”. A Vinicio: “Che el se mova!". E magari forse il più tiepido di tutti qua dentro xe proprio chi che vi parla, figlioli. Perché? Perché lavora tanto, ma tanto, ma tanto... ma il motore, il motore? C'è d'aver paura, figlioli: il motore? Perché guardate che uno dei segni della tiepidezza è quello di credersi a posto. Vi credete a posto? Pensateci almeno un minuto, per piacere.