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LA TIEPIDEZZA SPIRITUALE

MO213 [14-12-1967]

14 Dicembre 1967

MO213,1 [14-12-1967]

1 Mettiamoci un pochino alla presenza del Signore, domandiamo perdono e anche ringraziamo: domandiamo perdono dei dispiaceri che abbiamo fatto e ringraziamo del dono della vocazione.
A Benedetto XV un giorno si è presentato un vescovo - ho visto in "Meridiano 12" -, un vescovo eletto. E diceva questo vescovo: "santità, non sono degno... qua, là, eccetera. Sa, se è possibile, mi levi questa croce", eccetera. E allora il Papa ha detto: "Sentite, pensavo... Sì, sì, vi ascoltiamo... Vorrà dire... Va bene. Ascoltiamo il vostro desiderio: perciò, niente vescovo. Pensavamo di fare un vescovo confessore, no un vescovo martire", ha detto. Tante volte si dicono dei complimenti, no? Può darsi che questo vescovo avesse fatto sul serio, e allora xe stà santità. L'altro l'ha preso sul serio, e chissà con che dispiacere l'è andà a casa dixendo: "Non son più vescovo, non son più vescovo". Amici, questa mattina spero che non mi consideriate come quel vescovo se vi dico una cosa. Almeno spero che mi crediate. Stiamo per affrontare una meditazione che fa paura. L'avevo nello stomaco per tutta la santa Messa. La meditazione della tiepidezza, della tiepidezza. Vedete, noi membri di questa Famiglia religiosa dovremmo certamente neanche parlarne di tiepidezza, perché, mi diceva un giorno don Ziggiotti, quando era superiore generale dei Salesiani: "Cosa vuole, - dice - se volessimo, i primi potremmo canonizzarli tutti. Quelli che erano con don Bosco, i primi... Cosa vuole, abbiamo introdotto la causa di qualcuno, ma se volessimo introdurre la causa, sarebbero tutte quante cause da introdurre, i primi". Ora, amici miei, ai tempi di San Giovanni Bosco comincia una Famiglia religiosa, e tu vedi una sgnarà de santi. Al tempo di sant’Ignazio, al tempo di tutti quanti quelli che hanno cominciato qualcosa, una sgnarà de santi. Però, però, amici miei, ce n'era uno che era santo, e ha trasmesso qualche cosa. Ma se quel primo, invece che essere santo è tiepido, cos'è che succede? Che se dentro al termo abbiamo la caldaia che va a 50 gradi, puoi far di meno tu che dal bollitore venga fuori l'acqua a 80 gradi! Se abbiamo la caldaia a 50 gradi, il bollitore è certo a una temperatura inferiore, no, inferiore, finché non si cambia caldaia. Ed è quello che spero io, no? Ho domandato stamattina durante la Messa: "Cambia caldaia, Signore, cambia caldaia!". C'è don Piero che è una bella caldaia grossa, podaria fare... se no qualche altro qua...Te pare, don Piero? Cattivo! Guardate che non lo dico per... Vi dico, come quel vescovo, ve lo dico sinceramente: io capisco cosa bisognerebbe essere, come dovremmo essere ciascuno di noi. Lo dico non perché dobbiamo scoraggiarci, perché nessuno deve scoraggiarsi, anche perché non ghe xe la casa coi travi par poder picarse; xe un problema anche picarse, dove picarse vero, dalla disperazione... No per scoraggiarsi, ma per chiamare le cose col loro nome. Noi dobbiamo essere tutti fervorosi.

MO213,2 [14-12-1967]

2 Adesso esaminiamo un po' la tiepidezza, vediamo cos'è la tiepidezza. Alla fine, vi dico, aiutiamoci da buoni fratelli per venir fuori da questa cosa. Non uno scoraggiamento, ma aiutiamoci, aiutiamoci! Non mi dilungo di più perché il tempo passa, senno si potrebbero ancora dire parecchie cose all'inizio.
“Introduzione "All'Angelo della Chiesa di Laodicea scrivi: Così parla l'Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio". È dunque Cristo che parla e che si presenta a noi con due titoli: il titolo della sua fedeltà: egli è l'Amen, il Testimonio fedele e veridico, e il titolo della sua onnipotenza, egli è il Principio delle opere di Dio". Se ghi paura, se ghi el core debole, xe meio ca ve via. Podaria farve paura sta roba qua. "Il Testimonio, fedele e veritiero, ci rivelerà ciò che noi siamo. Grazie a lui, noi entreremo nella verità; può anche darsi che essa ci faccia male, ma bisogna amare la verità: è la verità che ci libera". Fernando... te si bianco; xe meio che te vai fora. “Il Principio della creazione di Dio: è per mezzo di lui che tutto è stato fatto, e si metterà a nostra disposizione per liberarci dalla tiepidezza, malgrado la nostra debolezza; noi sappiamo che "nulla è impossibile a Dio". Dunque lui, la verità, si mette a nostra disposizione per rivelarci la verità, lui. Non per scoraggiarci, per rivelarci la verità, e per aiutarci a venir fuori da dove ci troviamo. Guardate che durante queste meditazioni qui, in questi giorni, prenderemo un po' paura. Bepi, coraio! Ma non per scoraggiarci, ma per venir fuori. "Dopo questa introduzione vi è una prima parte: il Testimonio fedele rivela all'anima la sua tiepidezza e la sua situazione oggettiva". "La tiepidezza e la situazione oggettiva". Non quella situazione da lapidi da morto o da epigrafi: "Vero padre... Ottimo padre... Cittadino...", eccetera eccetera. No, no, no! Situazione oggettiva. Siete tutti teologi: capite cosa vuol dire, no? Occorre spiegazioni? No, ah! “Ecco i punti successivi. 1° - Versetto 15: "So le tue opere". È l'Apocalisse di San Giovanni, no: "So le tue opere". "Cristo conosce tutte le nostre azioni. Ci conosce come il Padre lo conosce. Nulla è nascosto ai suoi occhi, egli vede sino in fondo al nostro cuore; egli conosce le nostre intenzioni e tutti i nostri pensieri".

MO213,3 [14-12-1967]

3 Lui conosce le azioni e il motivo per cui abbiamo fatto le azioni. Noi possiamo fare le belle azioni per farci vedere, per amor proprio, per tutto, per accaparrarci la simpatia. Non c'è niente da fare: lui conosce le azioni e il motivo delle nostre azioni.
"Non si tratta più dunque del comportamento esteriore o della stima che godiamo". Non importa niente. Non è la stima che vuole lui. Dinanzi al vescovo: "Ah! Quelli sono preti!". Invece per il Signore può darsi che quello non interessi. "Quello... Ah, non son mia contento de quelo", e forse quelo l'è quelo che interessa al Signore. Il vescovo può darsi che... fa una graduatoria di preti: "Questo monsignore, questo, eccetera... questo qua, questo..."; fa una graduatoria: "Questo... preti da... primo, secondo, terzo...". Magari el Signore: "No, no, no! Questo ultimo! Questo qua, primo! Questo qua...". Tutto diverso. Fa paura, eh! Con la differenza che quella graduatoria che fa el vescovo dura un pochi de anni, quella che fa el Signore dura per tutta l'eternità. Ghe xe solo questa piccola differenza, vero! Adesso qui, chiamassi fuori uno di voi: "Beh, vediamo un po', prendi questi qua, mettili in graduatoria. Primo chi metteresti tu per santità, bontà, eccetera?". "Don Piero!". Benissimo, don Piero. Secondo? Beh, ti te me vui ben, e te me metti secondo, ah? Vien el Signore: schh! Un colpo: se rabalta la casa! "Pronti! Il foglio che accompagna questo gruppo eccolo qua!". Oh, per carità, don Piero: ultimo ciò, varda là! Don Ottorino? Pì ultimo ancora! Primo chi? E magari... Chi? Marco! "Proprio Marco? L'è un bagolon...". Marco! Fa paura savìo. Guardate che tutte le graduatorie che abbiamo sopra la terra cascano di lì a pochi anni. È morto il card. Bevilacqua. Un'anima bella. Può darsi che il suo sacrestano in graduatoria superi il card. Bevilacqua, per carità! Muore Papa Giovanni. E può darsi che l'ultimo servo, quello che puliva i gabinetti, là, l'ultimo gabinetto del Vaticano, sia in graduatoria primo, e per tutta l'eternità. Possibile? Possibilissimo! "Nulla è nascosto ai suoi occhi: egli vede sino in fondo al nostro cuore; egli conosce le nostre intenzioni e tutti i nostri pensieri. Non si tratta più dunque del comportamento esteriore o della stima che godiamo. Alle volte, inconsciamente, noi portiamo una maschera di fronte agli altri e anche di fronte a noi stessi".

MO213,4 [14-12-1967]

4 Così, senza neanche accorgerci, inconsciamente, così, portiamo una maschera dinanzi agli altri e forse anche dinanzi a noi stessi.
“Ci fidiamo della nostra reputazione. Si dice di noi che siamo buoni preti, e forse anche preti santi; si ammira il nostro zelo e la nostra pietà. Ma Cristo strappa la nostra maschera: ci vede tali e quali siamo: "So le tue opere". Giovanni: "Ma mi a scola go ciapà 10". Non me importa mia mi. "Ma mi go impiantà i fiori". Cosa me importa mi? "So le tue opere. Giù la maschera!". E questa graduatoria per tutta l'eternità! “2° - Ed ecco le parole sferzanti: "Tu non sei né caldo né freddo, almeno tu fossi freddo o caldo; ma poiché sei tiepido, cioè né caldo, né freddo, ti vomiterò dalla mia bocca". Il Signore dice: "Tu fossi freddo... Tu avessi almeno commesso qualche peccato grave, avessi ucciso tuo padre, avessi fatto qualcosa di grave, saresti un "buon ladrone", no? Piangeresti i tuoi peccati. Né caldo, né freddo... Giù la maschera! Conosco le tue opere". "Ma che cosa è questa tiepidezza, della quale si parla qui? La tiepidezza può essere spiegata in maniera molto diversa. Mi sembra che, dal contesto, la tiepidezza sia caratterizzata da due note: siamo tiepidi nella misura in cui, da una parte, la carità non è il principio reale della nostra attività...".

MO213,5 [14-12-1967]

5 Non il principio "ciacolale", che se ciacola... No, no, "reale" della nostra attività. Capito? Uno può dirlo a chiacchere che la carità è il principio reale di tutta l'attività. No, no, no! Deve essere il principio reale di tutta l'attività, di tutte le azioni.
"...e, d'altra parte, nella misura nella quale troviamo che la nostra situazione è soddisfacente". Dunque, se noi non abbiamo la carità come motivo proprio di tutta la nostra attività, di tutta la nostra attività... Anche andar vedere la televisione, perché? Per amor di Dio, perché io sto cercando le anime... io quella la guardo in tanto in quanto. Cioè la mia selezione in tutte le azioni viene fatta dall'amore, dalla carità verso Dio. "Sia che mangiate, sia che beviate...". Io vado a mangiare: una cosa non mi piace... scelgo una cosa invece che un'altra, per amore, per amore di Dio. Vado a fare una gita per amore di Dio. La mia scelta non è fatta dal piacere: "Perché me piaxe, perché...". Non c'è il piacere per l'uomo di Dio; c'è la carità per l'uomo di Dio, che può portare piacere. San Paolo dice: "Sia che mangiate...". Co se magna... se se magna de gusto se ga anche piacere, no? Se si sente una canzone che piace, c'è il piacere. Se tu vedi dei fiori, una bellezza della natura, c'è il piacere. Ma fatto per amore! Il movente di queste cose è la carità, è la carità, è l'amore. Io devo essere mosso... Io ho una cosa da fare: la mia vita di consacrato è vita d'amore. Io mi son messo davanti al tabernacolo come una lampada del santissimo... devo essere consumato esclusivamente per lui, esclusivamente. È il motore di tutte le mie azioni, ma di tutte, anche di bere un bicchierino, anche delle più indifferenti... deve essere l'amore, la carità verso Dio. Carità, che dobbiamo distinguerla dal sentimento. Il prof. Peretti ha parlato bene della carità, cioè dell'amore quando dice che è donazione, no? Perciò carità che può essere aridità, che può essere freddezza, che può essere una roba che costa sangue. Io do al Signore questo; lo faccio, ma perché devo farlo, perché lui lo vuole. Perché il Signore Gesù, quando è salito al Calvario, aveva carità, aveva amore, nonostante la natura: "Padre, se è possibile, passi questo calice", no, "Padre, perché mi hai abbandonato?". La natura tirava indietro. Non sentiva certo l'entusiasmo di quello che faceva... la parte sensibile. Solo la volontà di darsi perché Dio Padre voleva, e allora ci si dà. Il motore di tutte le azioni di Gesù era l'amore verso il Padre, era la carità verso noi, nonostante la natura tirasse indietro.

MO213,6 [14-12-1967]

6 Non dovete pretendere, fratelli miei, che la natura sempre sia d'accordo con questa roba qui. Qualche volta potrà essere d'accordo, qualche volta la parte sensibile può essere d'accordo. Ma guardate che la maggioranza delle volte non la troverete d'accordo. Bisognerà prendere l'asinello e partire e andare in Egitto; la natura non era certo d'accordo, non vi pare... con la Madonna e San Giuseppe. Bisognerà partire da Nazaret e andare a Betlemme: la natura non era d'accordo! Bisognerà tornare indietro, quando che ha perso Gesù, là... e la natura non era d'accordo! Bisogna scappare da una parte e dall'altra, Gesù, perché lo perseguitavano; e la natura non era d'accordo.
Figlioli miei, la vita di un cristiano è lotta, è battaglia. Parlo di un cristiano. Immaginarsi di un apostolo! Capite, fratelli miei... Ecco, quello che mi fa paura è questo: che se noi non siamo, vero, completamente uomini di Dio, per cui l'attività nostra sia mossa solo dall'amore, non siamo quegli apostoli che sono attesi nel mondo. Qualche volta mi si può dire: "Ma, saremo noi diaconi come vuole il Signore? Saremo noi preti come vuole il Signore?". Fratelli, non lo siamo se non abbiamo il motore di tutta quanta l'attività: l'amore di Dio. Non il sentimento. Capite, non confondete sta parola. Qualcuno crede amore di Dio questo: "Hu, che gusto, Gesù! Ma mi non go amore de Dio, perché non go più el ciuccio". Ma no, figliolo! Tu fai fatica nel pregare e vai a pregare? "Sì. Faccio fatica e lo faccio per quello...”. Ma quello è amore! Capite che una mamma star su tutta la notte vicino al figliolo, è un sacrificio per la mamma, ma lo fa perché ama. E tante volte magari ha un figlio che è scemo, che non ha mai mostrato un atto di amore verso la mamma, cioè che non ha mai fatto un segno, non ha mai fatto un segno; ma la mamma ama e si sacrifica anni e anni e anni. E può capitarvi proprio questo, fratelli: che noi per anni e anni e anni dobbiamo mettere al centro di tutte le nostre azioni l'amore di Dio, e Dio non si fa sentire. Non è mica uno scemo, sapete, Dio! Lo fa per il nostro bene. Te me vardi, caro Rizzi? Dime ti se go da aver paura vedendo ste robe qua.

MO213,7 [14-12-1967]

7 Quando, per esempio, io vedo, per esempio, uno che è un po' troppo attaccato allo sport, uno che è un po' troppo attaccato alla televisione, uno che ci tiene tanto a delle cose... in se stesse, non... così, sa, per divertirci... Va ben, ma non vedi che, cioè, che il motore è solo l'amore di Dio. Ma va al cinema anche ogni sera, se è l'amore di Dio. Se Dio ti dice di andare al cinema ogni sera, vaghe ogni sera! Questo. Se Dio ti dice di giocare il calcio tre volte al giorno: gioca! A me interessa, fratelli, non la cosa in se stessa, ma vedere l'uomo che desidera solo l'amore di Dio. Quando io vedo uno che non è proprio così, è un rimprovero per me.
Guardate che io piangevo durante la... ho fatto una fatica non piangere durante la Messa che voi non avete neanche l'idea. Perché guardando il Signore dicevo: "Ma..."; ma se dentro la Casa dell'Immacolata c'è qualcuno che non ha questo fuoco proprio completo, la colpa, figlioli, ricordatevi che è mia prima di tutto. E io sento la responsabilità di questo. Perché se io fossi così, è impossibile... Se io fossi una pianta accesa nel bosco, è impossibile che non si incendiasse il bosco. Quando la pianta è solo là un po', un po' de acqua calda, calda, calda, calda, sì, sì, sì, un po' de caldo, un termo in mezzo al bosco. Un termo in mezzo al bosco non incendia il bosco! Uno che va vicino dice: "Senti che caldo! Senti, ma senti!". Certo! Siamo d'inverno; trovi un po' di caldo, un termo caldo, dici: che caldo, no? Però non incendia il bosco. Non vedrai mai uscire una fiamma da un radiatore di termo. I profani possono dire: "Che caldo!", ma Dio non è contento. Dio non vuole calore, vuole fuoco! Capito, fratelli miei? Dio non vuole qualche buona parolina, vuole fuoco! E uno di noi, ognuno di noi, dove casca deve incendiare. E se non incendia, vuol dire che non ha la temperatura che dovrebbe avere, vuol dire che non ha centro motore di tutte le azioni Dio, vuol dire che è tiepido. Ecco perché avevo paura di affrontare... Son parecchi giorni che ci penso a questa meditazione qua: "Come farò affrontarla?". Doveva affrontarla qualche altro. Volevo quasi chiedere al maestro dei novizi, ma... E volevo farlo, caro don Luigi. Andiamo avanti! Don Piero dirà: "Qua i xe matti!". Sì, caro. Bisogna che te vai in America aprire un manicomio così. Cosa ghin dixito, don Piero, de ste robe? Ma le xe verità. Per conto mio, vero, uno che si è dato al Signore, basta, el se ga dà al Signore, totalmente, e non se discute più! Se ga da fare, se usa delle cose, di tutte le cose, con semplicità; ma si usa... in tanto in quanto... si cerca. Quello che non mi interessa lo lascio stare; questo interessa! Speta ch'el podarìa... Noi andiamo cercando solo armi. Davide cercava una specie di sasso per mettere nella fionda, e non si caricava di pesi inutili. Qualche volta si vedeva qualche vecchietto passare pien de bussolotti, bussolotti, bussolotti, tacà su de qua e de là. Non ci si carica di pesi inutili, fratelli! Solo di quelle pietre che sono necessarie e che possono servire per salvare le anime. Tobiolo si è caricato del fegato e del fiele, no, in tanto in quanto l'angelo di Dio gli ha detto: "Mettili via. Ti serviranno". E non si è caricato di tutto il pesce: pesava massa.

MO213,8 [14-12-1967]

8 "Non c'è tiepidezza quando vi è semplicemente una mancanza alla carità accompagnata da rimorsi, ma quando la carità non anima la nostra azione e quando a questo ci fossimo abituati".
Oh, qui, state buoni, può darsi benissimo che uno voglia muovere tutte le sue azioni, no, dalla carità, dall'amore; e che dopo un'azione particolare... Questo non vuol dire che sia tiepidezza. Una mancanza, capito, non fa tiepidezza. Diceva padre Isacco Meggiolaro che quando che uno passa in mezzo a un campo arato e se vede le orme, non fa troso. Un'orma non fa troso; due, tre... passa, passa, fa troso, no, e sentiero. Ma un'orma non fa sentiero. Questo nel bene, e questo nel male. Tu fai un atto di virtù: non hai la virtù. Una volta fai un atto di carità: "Oh, quanta carità!". No, hai fatto un atto. La vera virtù è la ripetizione di atti buoni. E anche il vizio è la ripetizione di atti cattivi, no? Uno che fa una sbornia una volta non puoi dire che è un imbriagon. Poareto! El Rosso, là, el se ga imbriagà l'altro giorno. Pasiensa! Una sbornia, e basta. Non vuol dire che l'è un imbriagon. Vero, Vittorino? Non può dire uno... Così pure anche noi. Uno una volta, a un dato momento, compie una azione che non è stata mossa dalla carità, e dice: "Ecco, son tiepido!". No, stà buono. Una mancanza non fa tiepidezza. No, questa è la verità; altrimenti se no bisogna impiccarsi sul serio. Però, ci dovrebbe essere in noi questo motore, proprio questo desiderio di far solo... Eccolo là: io mi sono dato a Dio, mi sono consacrato al Signore, io devo cercare solo la volontà del Signore, istante per istante, tutte le mie azioni regolate dall'alto. E basta. Mi capita una mancanza? Digo un po': "Signore, eccolo qua...". Ecco alla mattina, prima di fare la meditazione: "Varda anca ieri, Signore. Sì, do, tre, quattro volte...". Questo il Signore lo permetterà perché non abbiamo da esaltarci, perché stiamo con la testa bassa, restiamo umili. Il più bello è ancora indietro. Mi dispiace che sono già le otto, ma vi prometto che la settimana ventura faremo il resto.