Don Ottorino allude all’uso del registratore che aveva autorizzato nella meditazione del 3 gennaio 1968.
Alcuni religiosi avevano l’abitudine di prendere appunti scritti delle meditazioni di don Ottorino.
Il riferimento è a don Pietro De Marchi, che all’epoca si trovava nell’anno del noviziato.
I temi di meditazione che don Ottorino ha riassunto a grandi linee sono sviluppati nelle meditazioni che aveva iniziato il 7 novembre dell’anno precedente, prendendo lo spunto dal libro di mons. A. ANCEL, Il sacerdote secondo il Vangelo, Edizione Trevigiana, Treviso 1966, del quale si serve anche per questa meditazione. Le citazioni, tratte dalle pagine 81-82, vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami.
A questo punto don Ottorino concede un momento di silenzio per facilitare l’incontro personale con il Signore.
MI218,1[05-01-1968]
1.Mi pare che l’ultima volta che ci siamo trovati qui... Non mi riferisco all’ultima volta che abbiamo fatto la meditazione con quel ‘coso’ davanti; quello è stato un fatto fuori serie, e dovremo poi rifare la meditazione adagio adagio, masticando lentamente quel pane. Mi pare che l’ultima volta abbiamo parlato dell’intimità, dell’amore. Dunque ci siamo fermati, mi pare, a questo punto: “Ecco, sto alla porta e busso”. Mi pare che sia stata questa la meditazione. Tu che scrivi, non è così? Adesso sarebbe arrivato il momento di aprire la porta, se il Signore è alla porta, e di incontrarci con lui. Voi ricordate bene il cammino che abbiamo percorso insieme. Dapprima abbiamo dato uno sguardo generale cercando di capire che cosa vuole il Signore da noi. Egli ci ha messo davanti il mondo intero: noi siamo niente, però con lui possiamo tutto. Abbiamo poi visto che il cammino che dobbiamo percorrere insieme per conoscere il Signore lo possiamo fare soltanto se sappiamo che là c’è uno che ci ama. Io non mi affanno a correre tanto se so che alla fine del percorso c’è un asino che mi tira un calcio; ma se so che mi attende qualcuno per darmi un assegno, la storia è diversa. Se vado a levarmi un dente, la tentazione è quella di tornare indietro; ma se uno mi dice: “Presto! Se arrivi in tempo c’è chi ti dà cinquanta milioni”, schiaccio di più l’acceleratore. Se si tratta di pagare le tasse penso: “Chissà che trovi lo sportello chiuso!”. Di solito è così. Che te ne pare, don Pietro? Se si tratta di andare a pagare le tasse premo l’acceleratore, ma non troppo, sperando di trovare lo sportello chiuso; ma se uno mi dice: “Se tu arrivi in tempo ti do cinquanta milioni”, è ben diversa la cosa! Abbiamo visto insieme che chi ci attende e che dobbiamo conoscere è un nostro amico, una persona che ci vuole bene: Gesù. Abbiamo visto che per arrivare a lui bisogna passare attraverso il Giordano, ove c’è il Battista: dobbiamo piegare la testa, fare penitenza, avere il cuore contrito. E adesso sarebbe anche arrivato il tempo di incontrarci con lui, perché, gira e rigira, è bene che ci incontriamo. Tutto questo è stato un periodo preparatorio. Adesso siamo arrivati al cuore delle meditazioni. Quando si arriva alla porta di casa e si sta per entrare, prima di entrare controllo se sono in ordine. Supponete che io debba andare dal vescovo: prima di partire osservo se ho le scarpe pulite, se sono in ordine; poi, quando sono arrivato, mi levo il soprabito, mi do ancora un’occhiatina per vedere se mi sono sporcato per strada. E allora diamoci un’occhiatina dentro, e facciamo un atto di presenza del Signore e di pentimento delle nostre miserie. Prima di aprire la porta, guardiamo un pochino se siamo sporchi. Entriamo! Entriamo appena dentro della porta. Domani mattina, e nelle seguenti meditazioni, entreremo sul serio per fermarci poi un pochino.ESEMPI Gesù
amico
GESÙ
amico
PENITENZA
ESEMPI pentimento
Il riferimento è a una casa di cura privata di Vicenza, che fu chiusa negli anni settanta.
Più sotto don Ottorino stesso smentisce questa affermazione troppo dura nei riguardi della zia.
Il riferimento è evidentemente alla famiglia Zanon che viveva ad Anconetta, dalla quale i genitori di don Ottorino se n’erano andati quando il piccolo aveva solamente sei anni, trasferendosi a vivere a Quinto Vicentino, paese più lontano e più scomodo dalla città.
MI218,2[05-01-1968]
2. “Abbiamo iniziato il nostro corso di Esercizi con la penitenza per prepararci ad incontrare il Cristo. Giovanni Battista, dopo aver proposto ai Giudei il battesimo di penitenza per la remissione dei loro peccati, ha presentato loro il Cristo dicendo: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo” (Gv. 1,29). E aveva anche detto: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete” (Gv. 1,26)”. “... uno che voi non conoscete”, per esempio, nell’Eucaristia. Ieri sera mi trovavo nella casa di cura Segato. Lì è ricoverata una mia zia, sorella del papà, una donna che non è mai stata di chiesa. Mio zio l’ho confessato io prima che morisse: aveva un tumore ed erano trent’anni che non andava in chiesa. Consolazione! Il mio povero papà, quando io avevo sei anni, mi ha portato via da quella casa, perché non era una casa di persone religiose, e, povero uomo, con la strada che c’era allora, senza asfalto, senza niente, con la bicicletta dalle gomme ripiene, veniva da Quinto a Vicenza a lavorare come muratore, perché io non restassi in quella casa. E diceva: “Io voglio educare mio figlio in maniera diversa”. Questi miei parenti non sono cattivi, ma, insomma, appartengono quella gente che va a Messa alla festa. Mia zia può anche darsi che la Messa l’abbia persa qualche volta, ma comunque andava alla Messa la festa. Ieri sera l’avevano operata: l’hanno aperta e ha un tumore, e lei non lo sa. Prima dell’operazione ha fatto la comunione. Ieri sera si era un pochino rimessa. È passata la suora e le ha domandato: “Scusi, ha piacere di fare la comunione domani mattina?”. “No, suora, non me la sento domani mattina di fare la comunione”. Naturalmente io ho preso una stilettata, non per la suora, ma per Gesù. Ho detto tra me: “Guarda, guarda! Giorni fa mi aveva detto: “Sa, ho fatto la comunione stamattina... Adesso lo sa, eh!”.EUCARISTIA comunione
AUTOBIOGRAFIA famiglia
Il riferimento è a don Pietro De Marchi, che all’epoca stava facendo l’anno del noviziato.
Don Ottorino si riferisce ai religiosi che avevano ricevuto il diaconato per essere poi consacrati presbiteri.
MI218,3[05-01-1968]
3.“Queste creature sanno che cosa vuol dire fare la comunione?”, mi domandavo ieri sera. Quanti cristiani fanno la comunione e non ne comprendono il significato! Se quella benedetta creatura, che ha quasi settant’anni, sapesse che cosa vuol dire fare la comunione! Ma, un momentino: se non lo sanno, la colpa non è un pochino anche nostra? Perché, forse, non lo sappiamo sufficientemente neanche noi! Senza offendere il nostro caro don Pietro , parlo di noi poveri cristiani: sappiamo chi abbiamo con noi? “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”. Siamo proprio convinti che questa mattina abbiamo ricevuto qualcuno, non qualcosa, che nelle nostre mani stringiamo qualcuno e non qualcosa? Quando i diaconi hanno preso in mano l’Eucaristia per la prima volta hanno sentito la mano tremare? Ieri sera un diacono mi diceva che una buona vecchietta, a casa, ha voluto baciargli la mano. “Ma non sono ancora prete!”. “Eh, ma lei tocca il Signore! Queste mani hanno toccato il Signore”. Mi domando: e qualche bravo diacono, qualche sera, da solo, bacia mai le proprie mani pensando che hanno toccato il Signore? Guarda mai le proprie mani dicendo: “Queste mani toccano il Signore”? E un prete, quando tocca il Signore, sente sempre le mani che tremano, anche dopo vent’anni dalla sua ordinazione? E parlo a me stesso, perché nessuno qui ha trent’anni di sacerdozio. Figlioli, voglia il cielo che San Giovanni Battista non debba ripetere anche per me e per voi: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”. E adesso andiamo avanti, e vedremo.EUCARISTIA comunione
ESEMPI Eucaristia
DIACONATO diacono
SACERDOZIO prete
Nel testo registrato don Ottorino a questo punto aggiunge: “Queste poche parole costituiscono la meditazione che faremo questa mattina”.
La Sorbona è la famosa e prestigiosa università di Parigi, che don Ottorino nomina per indicare che i due sacerdoti erano docenti di teologia in qualche prestigiosa università romana.
‘Pampano’: parola dialettale veneta che indica il tralcio tenero della vite, ma che nel contesto significa ‘sciocco, stupido, sprovveduto’.
MI218,4[05-01-1968]
4.“È il momento di metterci in presenza di Cristo e di metterci dinanzi a lui come se ancora non lo conoscessimo. Prima di cominciare questa istruzione sulla conoscenza di Cristo, vorrei dire in poche parole, che cosa vuol dire conoscere Gesù Cristo. Qui prendiamo la parola ‘conoscere’ nel senso biblico. In questo senso Gesù diceva al capitolo 17 di S. Giovanni: “La vita eterna consiste in ciò: che conoscano Te, solo vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv. 17,3). Vi sono infatti molte maniere di conoscere Gesù Cristo che non sono ancora la conoscenza di cui parleremo. Potremmo sapere il Vangelo a memoria, potremmo aver studiato le opere che narrano la vita dei giudei del tempo che Gesù visse sulla terra; in questo caso, potremmo fare delle conferenze sulla vita di Cristo, con infiniti dettagli estremamente interessanti e che ci permetterebbero di situarlo nella storia in maniera concreta; ma tutto ciò potrebbe essere fatto anche da un pagano. Questo non è ancora conoscere Gesù Cristo”. Ricordo che una sera, parecchi anni fa, sei o sette anni prima del Concilio, mi trovavo a Roma, in un certo luogo e ho assistito a una discussione. Non le ho prese... ma sono stato sfacciato, pensandoci adesso. C’erano due sacerdoti che discutevano fra loro, e io ero il terzo insieme con loro. Discutevano sull’altare: “La questione dell’altare è Cristo... e l’altare è questo e l’altare è quello", e facevano delle discussioni meravigliose che io, povero contadino, prete di campagna, non avrei saputo fare. Erano professori alla Sorbona di Roma, e io mi sentivo umiliato, “cor contritum et humiliatum”, in mezzo a loro facevo la figura del ‘pampano’. Infatti parlavano dell’altare come simbolo... A un dato momento si rivolsero a me perché non erano d’accordo tra di loro sui particolari. Eh, loro parlavano bene, parlavano bene! Si rivolsero a me e mi chiesero che cosa ne pensassi; volevano che mi schierassi da una parte o dall’altra. Ho pensato tra me: “Adesso è il momento in cui non posso fare l’ignorante”. La superbia l’abbiamo tutti, e ho pensato: “Bisogna che in qualche modo mi tiri fuori”. Si erano rivolti a me e io ho detto questo: “Ho l’impressione che noi discutiamo tanto sull’altare, su questo, su quello... Bellissime cose, sante cose, ma l’impressione che io ho, venendo a Roma qualche volta, è questa: spesso si disquisisce sull’altare e non si crede; si crede a parole, si bisticcia a parole sul Cristo, ma ho l’impressione che non si creda in Cristo. Eccone il motivo.AUTOBIOGRAFIA
GESÙ
VIRTÙ
MI218,5[05-01-1968]
5.Qualche volta vado a celebrare la Messa in questa o in quella chiesa - io sapevo che i due andavano a celebrare uno da una parte e uno dall’altra perché vi ero andato tante volte - e si vedono questi preti che entrano, fanno una mezza genuflessione, vanno in sacrestia, vestono i paramenti, celebrano la Messa in fretta e furia, e via! Ora mi domando: se si credesse veramente che in quel luogo c’è il Signore, si farebbe proprio così?”. E siamo andati avanti un bel pezzo nella discussione. La sera seguente uno di loro mi prese da parte e mi disse: “Senta, devo chiederle un piacere: potrebbe pregare per me?”. “Volentieri”. “Le confesso che lei ha ragione. Ieri sera mi hanno fatto impressione le parole che ha detto”. Ed era un monsignore, un pezzo grosso a Roma; aspetta di essere nominato vescovo, perché è già nella lista e succederà di sicuro che verrà fatto vescovo. “Non le nascondo che le parole di ieri sera mi hanno fatto riflettere fortemente, perché sono anch’io uno di quelli... La meditazione non la faccio mai; per il breviario trovo mille scuse per saltarlo, perché non obbliga quando ci si trova ‘cum gravi incommodo”, e io preferisco darmi da fare per il vicariato. Il vicariato di Roma mi manda delle cause, delle pratiche da sbrigare, e io, per prendere qualche soldo, faccio quello, porto avanti delle cause matrimoniali. Mi chiedono se per piacere posso fargliele e gliele faccio e così prendo dei soldi che dopo magari spendo per viaggiare di qua e di là. Per me questi impegni sono una scusa sufficiente per non pregare”. Insomma mi confidò questa situazione. Eppure se avesse fatto una lezione su Cristo, ci avrebbe lasciato tutti con la bocca aperta. Vi assicuro, però, che adesso è cambiato, e ogni volta che ci troviamo noto che è ben diverso anche lui. Era in grado di fare una lezione meravigliosa sul Cristo, ma non si era ancora incontrato col Cristo; lo aveva solo studiato molto bene.EUCARISTIA S.Messa
ESEMPI Eucaristia
PREGHIERA
SACERDOZIO prete
GESÙ
unione con...
Nell’ottobre del 1965 Don Ottorino andò in pellegrinaggio in Terra Santa, insieme con don Aldo e alcuni benefattori, per celebrare il XXV anniversario di sacerdozio.
Cfr. Giovanni 3,10.
MI218,6[05-01-1968]
6.Io sono andato in Palestina , e con noi c’era un professore di Sacra Scrittura di Roma. In corriera continuava a discorrere con le signorine, con le donne del gruppo. Oh, era un piacere vederlo! Quando parlava di Sacra Scrittura era una cannonata, come quando spiegava i luoghi santi. Però non si vedeva mai in preghiera. Quando si arrivava sul posto da visitare faceva una lezione che si restava con la bocca aperta. Una buona vecchietta che avevamo nel gruppo diceva: “Io non capisco quelle cose; sono troppo difficili per me”. Era una vecchietta del Cadore, aveva quasi ottant’anni e ha voluto far vedere al suo paese che era capace di andare in Terra Santa. “Eh, vedrete!”, e il parroco le ha detto: “Se ci va, quando tornerà a casa suoneremo le campane”. “E adesso - diceva - hanno promesso che verranno a prendermi alla stazione ferroviaria quando arrivo”. Questa vecchietta diceva: “Io non capisco quelle cose, ma quando mi metto a pensare che lì c’è stato il Signore... Se lui parla non capisco perché dice cose troppo difficili per me, ma io mi metto a pensare che in questo luogo c’è stato il Signore, poverino! E pensare che la gente oggi non crede affatto, e noi siamo così cattivi che continuiamo ad offenderlo. Ed anch’io, sa... siamo così cattivi, così cattivi! Vado anche a Messa tutte le mattine, ma in casa con le donne, con le nuore, dovrei essere più buona. Quando penso a queste cose mi viene da piangere. Ho pianto più di una volta”. Viene da domandarsi chi dei due conosce di più il Cristo: la vecchietta del Cadore o quel professore di Sacra Scrittura che scrive tanti bei libri? Fratello, tu sei professore, “tu magister in Israel et haec ignoras” .AUTOBIOGRAFIA Terra Santa
DIO
Don Ottorino per ‘queste cose’ intende il sapere che proviene dallo studio della teologia e della Sacra Scrittura.
Santa Maria Bertilla Boscardin, suora infermiera delle ‘Figlie dei Sacri Cuori’ (le Suore Dorotee) di Vicenza, visse una vita di nascondimento al servizio delle sue comunità e dei malati, mentre Santa Caterina da Siena fu un vero ciclone di iniziative ecclesiali e sociali tanto da essere proclamata patrona d’Italia.
Luciano Bertelli frequentava all’epoca il 4° anno del corso teologico.
MI218,7[05-01-1968]
7.“E allora non bisogna sapere?”. Occorrono tutte e due le cose, perché il Signore vuole da noi tutte e due le cose. Per la vecchietta è sufficiente anche quella conoscenza, per noi no; ci vuole anche la seconda, ma la seconda senza la prima non vale niente. “E allora la prima senza la seconda?”. No, quella per noi è ignoranza perché noi siamo ‘magistri’, e il maestro deve sapere anche queste cose. Ma se una delle due deve soffrire un pochino, soffra la seconda piuttosto della prima. Se abbiamo solo una lira, spendiamola per la prima, non per la seconda. La prima non deve assolutamente mancare; la seconda dobbiamo possederla secondo i talenti che abbiamo. Infatti, se uno ha un talento solo, pazienza; si darà da fare per portarne due, non uno e mezzo, ma due; se ha tre talenti, sei; se ha cinque, dieci! Il Santo Curato d’Ars ha impiegato bene la prima, così pure San Tommaso; e dopo, secondo i propri talenti, uno è diventato l’apostolo di Ars, l’altro invece ha fatto qualcos’altro. È chiaro? Però la prima conoscenza è il denominatore comune per tutti: per San Tommaso d’Aquino, per Santa Teresina del Bambin Gesù, per Santa Caterina... Per Santa Caterina, per esempio e per Santa Bertilla la missione è stata diversa, ben diversa, però quella prima parte è uguale per tutte. Non so se dico eresie. Siete d’accordo con me? Perciò, figlioli, questa prima parte, cioè l’incontro con il Signore, bisogna che avvenga così, intimamente, e lo vedremo nella meditazione. Anche tutto quello che diremo in futuro, l’adesione al piano di Dio, è una conseguenza di questo incontro. Io mi incontro con lui, e allora può domandarmi quello che vuole perché mi sono incontrato: io vivo per lui, io vivo con lui, solo per lui e con lui. “Certamente questo lavoro può rendere buon servizio, ma non è che uno sforzo per avvicinarci. Per conoscere Gesù Cristo, potremmo studiare tutti i trattati di teologia che sono consacrati a lui, potremmo studiare tutti i testi della Scrittura e i principali testi della tradizione che si riferiscono a lui, potremmo esaminare tutto quello che i teologi hanno detto di lui nelle loro opere; tutto questo ci permetterebbe probabilmente di preparare delle belle tesi di teologia”. Hai capito, Bertelli caro? “... delle belle tesi di teologia”. “Ma io vado a Roma a studiare teologia”. Fra sette o otto anni, non subito. Intanto, mio caro, preparerai delle belle tesi di teologia.ESEMPI santi
PREGHIERA incontro cosciente e personale con Dio
DIO unione con...
Giovanni Orfano frequentava all’epoca il 2° anno del corso teologico ed aveva una passione straordinaria per lo studio della storia.
Maxensio Osinde era un religioso ugandese ospite nella Casa dell’Immacolata, insieme con John Berchmans Kayondo, appena nominato sopra con il nome di Giovanni. Nel testo registrato si ascolta che Max risponde: “Sì, padre”.
MI218,8[05-01-1968]
8.Supponiamo che il nostro caro Orfano conosca tutta la storia del mondo, da Adamo fino ad oggi e in tutti i particolari; supponiamo che sapesse tutto, tutto, tutto. Supponiamo che sappia tanto da potergli domandare che cosa faceva e diceva San Paolo il tal giorno, alla tal ora; che possa conoscere tutte le parole che sono state dette dagli uomini sopra la terra... pensate che uomo sarebbe! Pensate: amante della storia, conoscitore di tutte le parole dette dagli uomini, di tutte le azioni fatte dagli uomini sopra la terra! Sai che razza di biblioteca farebbe! E di Gesù sappia tutto, conosca tutto, anche quello che non è stato messo nei Vangeli, tutti i particolari della vita di Gesù: a tredici anni, a quattordici anni, a diciotto anni, il giorno tale... e possa descrivere tutto. Ebbene, se tu non hai l’amore di Gesù, la conoscenza intima di Gesù, quella buona vecchietta che non sa neppure dove si trova la Palestina, se è in America, se è di qua o se è di là, ma conosce lui, parla con lui quando va a fare la comunione e si mette a piangere perché sa che riceve lui, quando il sacerdote dice: “Non sono degno...” si mette a piangere dicendo: “Sì, è vero, non sono degna! Ieri ho brontolato con la nuora, con i figli; Signore, non sono degna, abbi pietà di me!”... quella vecchietta sa più di te. Tu attireresti l’ammirazione degli uomini passati, presenti e futuri conoscendo tutte quelle cose; lei, poverina, passerebbe inosservata. Però, dinanzi a Dio, la grandezza è diversa. Questo fa paura, sapete! Giovanni, hai capito? Bianco o nero, tutto vale niente, caro, basta voler bene al Signore. Capisci questo italiano? Bravo, così mi piace. E Max, dov’è? Non c’è Max? Le capisci, Max, queste cose? Oh, vedi che filosofo sei! “Ma uno può essere un grande teologo, senza conoscere ancora Gesù Cristo come noi vogliamo conoscerlo”. C’è da spaventarsi, sapete! Adesso dico una bestemmia grande e don Pietro me la perdonerà.ESEMPI conoscenza di Gesù
DIO amore a Dio
GESÙ
unione con...
Monsignor Eugenio Dal Grande insegnò per molti anni scienze bibliche nel seminario di Vicenza: era un sacerdote umile, molto preparato e di grande profondità spirituale.
Era il titolo attribuito a San Giovanni Crisostomo, vescovo di Costantinopoli, per la sua abilità dialettica, per la dottrina e per la perfetta formulazione letteraria delle sue omelie.
Giovanni Dalla Costa era un amico che aveva una casa a Bosco di Tretto, frequentava il villaggio San Gaetano durante il periodo estivo e ammirava la capacità oratoria di don Guido Massignan. Subito dopo don Ottorino nomina anche Pio Reghellin, un buon uomo che aveva la casa nei dintorni e frequentava il villaggio.
Il riferimento è a Marco Pinton che all’epoca frequentava il 2° anno del corso liceale.
“È una legge dura, ma è la legge”. Questa massima latina deriva dal Digesto dal grande giurista romano Domizio Ulpiano a proposito della particolare severità di una legge sull’affrancamento degli schiavi. Oggi si dice rassegnandosi alla ineluttabilità di una data situazione.
Nel testo registrato, scherzando, don Ottorino aggiunge: “Come fa il nostro caro maestro dei novizi”, e ripete la stessa frase anche subito dopo.
MI218,9[05-01-1968]
9.Supponiamo che il professor Dal Grande , che è un’anima bella e io lo posso assicurare, vada a fare scuola nel 4° anno del corso teologico. Pensate che lezione! E che entri nell’aula la mamma di don Pietro, la quale, poverina, si nasconderebbe sotto i banchi per essere entrata, e prende posto in un banco. Supponiamo che il professor Dal Grande non viva l’unione con Cristo, ma dico un’eresia perché sapete che il professor Dal Grande è un’anima bella; supponiamo che il professor Dal Grande conosca molto più di Sacra Scrittura di quanto già conosce, ma non conosca il Cristo come intendiamo noi. E quella mamma è là, nascosta, e i giovani studenti ridono nel vedere questa mamma piena di paura. Però, se venisse Gesù, direbbe: “Piano, guardate che mi conosce non costui, ma colei”. Al professor Dal Grande non capiterà questo, ma potrebbe capitare a me che sto parlandovi. Quando tu, don Guido, sali sul pulpito della chiesa di Bosco a predicare, dicono: “Oh, bocca d’oro!" . Piano, piano, piano... perché Giovanni lassù lo chiama: “Bocca d’oro”. Piano, piano, perché lui dice delle belle parole su Gesù, ma in chiesa c’è quella povera vecchietta o Pio con la corona in mano... il quale conosce di più Gesù. Se venisse fatta una domanda in chiesa, in questa chiesa: “Chi conosce più di tutti Gesù Cristo?”, voi direste: “Ah, don Ottorino!”. Sì, andate farvi friggere! Potete dire quello che volete, ma la realtà è che qui dentro c’è uno che conosce di più Gesù Cristo e, forse, noi lo stimiamo il più sciocco di tutti e magari ha preso nove in condotta, come Marco a causa dell’inglese, e magari è quello davanti al quale dovremmo inginocchiarci. Tu vai a predicare in chiesa, in cattedrale... oppure c’è il vescovo che predica perché si sta celebrando un pontificale. Chi conosce più di tutti Gesù Cristo? Magari è un nonnetto che se ne sta là, poverino, con la sua corona, dice male le preghiere, sbaglia nel recitare anche la corona, ma prega, prega... E allora? No! Questo lo dico perché noi dobbiamo conoscere il Cristo, abbiamo il dovere di conoscerlo. Mi guardi, don Guido? “Dura lex, sed lex”. “Si potrebbero studiare ancora le opere di spiritualità che sono state dedicate allo studio di Cristo: ci sarebbe un campo immenso da percorrere. Tutte le scuole di spiritualità infatti hanno studiato in modo proprio il Cristo Gesù. Si potrebbe da tutto questo comporre un’opera sulla storia della spiritualità. Si potrebbero fare degli studi particolari, oppure comporre una sintesi spirituale su Cristo. Ma non saremmo ancora giunti alla conoscenza di Gesù Cristo”. Voi potreste fare un bel volume grande e grosso; provereste gioia nel farlo perché, ringraziando il Signore, v’accorgereste che c’è qualche anima che vive quelle cose che scrivete. Dico male? Nello scrivere quelle cose provereste gioia perché vedete che c’è qualcuno che desidera vivere il Vangelo. Ma se voi doveste buttar giù soltanto parole, bellissime, meravigliose, credo che non trovereste entusiasmo nel fare il lavoro.ESEMPI Gesù
unione con...
PREGHIERA
PREGHIERA rosario
GESÙ
unione con...
Don Vittorio Venturin era sacerdote dal mese di aprile dell’anno precedente.
Cfr. Giovanni 14, 8-9.
Rezar in lingua sia spagnola che portoghese significa ‘pregare’. Don Luigi Mecenero, nominato subito dopo, era parroco a Resende in Brasile.
Cfr. 1ª Giovanni 1,3.
MI218,10[05-01-1968]
10.“Gesù, infatti, ha detto queste parole che ci lasciano stupiti: “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo” (Mt. 11,27)”. E qui sottolineiamo le parole: “... colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo”. Perciò, per conoscere il Signore, caro don Vittorio , c’è soltanto una cosa; studio, preparazione... sono tutte cose belle, ma ricordati che c’è una sola cosa: andare da Gesù. “Mostrami il Padre”, ha detto Filippo, e allora Gesù gli ha risposto: “Filippo, è da tanto tempo che sei con me e non conosci il Padre? Chi conosce me conosce anche il Padre”. E noi diciamo: “Bene, mostrati tu, allora, mostrati tu!”. Caro John, bisogna pregare! ‘Rezar’, dicono là. “Sempre rezar”. Don Mecenero, che cosa diceva? Non diceva ‘rezar’, pregare? E bisogna pregare così dalla mattina alla sera; quando ci si sveglia bisogna parlare con lui: “Signore, quando sarà, o mio Dio, che io potrò aprire questi occhi per vederti nei giorni eterni lassù... Per vederti, vederti”. E ogni tanto dirgli: “Mostrati anche qui, a me! Adesso vengo a dire la Messa, vengo a fare la comunione... Signore, mostrati! Non in modo sentimentale, non mi interessa affatto! Anche nell’aridità, ma mostrati a me, o Signore, perché io devo mostrarti agli altri. Non è per una soddisfazione personale, Signore, che io voglio conoscerti. Io voglio conoscerti perché tu desideri che io ti conosca. Voglio incontrarmi con te perché tu mi aspetti, perché tu vuoi che io mi incontri con te. Però, sappi che non è per mia intima consolazione che ti domando questo; è perché è il mio dovere, ma nello stesso tempo perché io devo darti agli altri...“Quod vidimus, quod audivimus”. Bisogna vederti e sentirti e parlare con te per poter parlare di te agli altri”.GESÙ
amico
PREGHIERA
PREGHIERE a Gesù
GESÙ
I Domenicani hanno una lunga esperienza di predicazione e, in genere, hanno tutti una profonda preparazione teologica e scritturistica e molti di essi insegnano nelle più prestigiose università cattoliche del mondo.
Don Ottorino allude al fatto che gli studenti del corso teologico erano pressati dall’orario dovendosi recare alle lezioni presso il seminario vescovile.
MI218,11[05-01-1968]
11.Figlioli, ricordate quel famoso vescovo del Pakistan che è venuto qui ed è andato a comprare i discorsi del Santo Curato d’Ars. Ha detto: “Devo andare nel Pakistan, sono un domenicano, devo parlare con semplicità, e allora sono andato a comprarmi i discorsi del Santo Curato d’Ars. Mi sono messo a leggerli, - me lo ha detto lui - mi sono messo a leggerli... Ma, insomma, stringi stringi, che cosa c’è dentro?”. Gli ho risposto: “Non c’è quel gran che”. Lui, domenicano , ha aggiunto: “Che cosa ci trovano? I grandi argomenti? Allora ho capito che i discorsi del Santo Curato d’Ars in bocca a lui facevano piangere, in bocca a me fanno ridere; quello che manca è l’uomo”. Capite? Quello che manca è l’uomo! Il Santo Curato d’Ars in mezzo ai suoi parrocchiani: “Fratelli, il giorno del giudizio il Signore mi chiamerà e mi dirà :“Vieni, padre : maledici!”. Ma, io, maledire voi?”. A un dato momento tutti si mettono a piangere. Ora, se io vi dicessi queste parole, voi vi mettereste a ridere. Bisogna avere il Cristo dentro di noi, affinché la gente resti colpita! Hanno detto del Cristo: “Nessuno ha mai parlato come lui”. Perché? Perché tirava giù le parolette dall’alto. Per forza! Nessuno ha mai tirato fuori farina come la sua... nessuno ha mai parlato come lui. Di voi devono dire altrettanto: “Che cosa ha quel prete? Non è come gli altri; c’è in lui qualcos’altro. Quel diacono non è come quegli altri; c’è in lui qualcosa... Che ne so io? Eppure c’è qualcosa...”. E questo qualcosa è Dio che è dentro di voi. E infine... Termino perché il tempo è passato; pazienza! Sempre questa scuola! Se non ci fosse, si potrebbe rimanere qui fino a sera a parlare di queste cose. “Ha anche detto a Pietro che l’aveva riconosciuto come il Cristo, il Figlio del Dio vivente: “Non sangue e carne ti hanno rivelato queste cose, ma il Padre mio che è nei cieli” (Mt. 16,17)”. Con la Sacra Scrittura in mano il Signore vi rivelerà i suoi misteri, e a un dato momento direte: “Ah, guarda; non avevo mai capito!”. A un dato momento capirete una frase della Scrittura in un modo meraviglioso. “Come mai?”. È lo Spirito di Dio!APOSTOLO uomo di Dio
ESEMPI santi
GESÙ
unione con...
DIO presenza di...
PAROLA DI DIO Sacra Scrittura
Don Ottorino allude al fatto che gli studenti del corso teologico erano pressati dall’orario dovendosi recare alle lezioni presso il seminario vescovile.
‘Restare in braghe di tela’ è un modo di dire popolare quando si vuole significare che si perde tutto.
MI218,12[05-01-1968]
12.Prima di Natale avevo pregato don Giovanni Sartori di scrivermi qualcosa sul diaconato: “Tu che da tanti anni se qui vicino a me, che ormai ci conosci, butta giù un po’ di traccia sul diacono della Pia Società come te l’ho descritto in varie occasioni, ma cerca di unificare”. Mi ha risposto: “È difficile scriverla per intero, ma comunque vedremo, vedremo”. È venuto qui il primo dell’anno e mi ha detto: “Don Ottorino, non riesco a cominciare”. Un bel momento, mercoledì sera, è venuto e mi ha chiesto: “Mi può ricevere?”. E ieri sera è venuto e mi ha detto: “Don Ottorino, non ho nessun merito, neanche tanto così, perché sembrava proprio che uno mi dettasse. È merito dei ragazzi che devono avere pregato. È stato un regalo che ha fatto il Signore, perché le dico che io stesso non sarei capace di rifarlo. Mi sono messo a scrivere a macchina: sembrava che uno mi dettasse. Alla fine ho riletto e ho detto: questo va bene!”. Quando voi sarete uniti a Cristo, sentirete che c’è uno che vi detta le parole da dire al confessionale, da dire alle anime, le parole da dire nella predica; sentirete che c’è uno che vi detta, ma solo se sarete uniti a Cristo. Se non siete uniti al Cristo, vi mancherà il suggeritore. Potete imparare la vostra parte, dire belle parole, ma sul più bello che siete sul palco vi mancherà il suggeritore. “Aaaaa...”, e vi toccherà scappare via. Qualche volta capita nei nostri teatri parrocchiali, quando non si sente il suggeritore e si resta là a pensare che cosa dire: “E... e... e...”, e tutti si mettono a ridere. Ecco che cosa succede! Se siamo uniti a Cristo, il suggeritore funziona, altrimenti, cari, le belle cosette imparate a memoria non servono: si perde il filo e si resta ‘in braghe di tela’. Così sia!DIACONATO diacono
GESÙ
unione con...