Anche per questa meditazione don Ottorino si serve del libro di A. DAGNINO, Il cantico della fede e dell’inevidenza e della stoltezza e della follia, Edizioni Paoline, Alba 1970. Le citazioni, prese dalle pagine 21-23, vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami.
MI328,1 [06-11-1970]
1. Questa mattina dovevamo meditare sull'insegnamento della Chiesa, ma facciamo un piccolo salto indietro. Ero partito dal capitolo primo, ma qui c'è una prefazione che non dobbiamo saltare. E allora penso conveniente che ci fermiamo un momentino. «Questo è il capitolo fondamentale. Come l'anello, una volta che abbia perso il brillante, si butta via perché non conta più nulla, ugualmente la verginità, privata del suo contenuto dottrinale, non ha più nessun senso e si butta via. Si tratta di logica. Siamo all'approfondimento del motivo formale della vita consacrata: cioè di “ciò che fa sì che” il vergine si possa chiamare un vero consacrato a Dio solo, oppure un “non sposato”, uno scapolo o una zitella». Vorrei approfondire un po' questo punto con un paragone, con un esempio.ESEMPI parola di Dio
Il dottor Leopoldo Tresso era un medico dentista con ambulatorio in città: uomo di solide convinzioni cristiane, esercitava la sua professione come una missione, e sempre prestò il suo servizio gratuitamente per i giovani di don Ottorino.
MI328,2 [06-11-1970]
2. Domenica scorsa, come ho commentato con qualcuno che ho poi incontrato nei corridoi, mi sono trovato con il dottor Tresso e la sua signora, e siamo stati insieme quasi un paio d'ore. Vi assicuro che, mentre essi parlavano, io continuavo a telefonare in alto per dire: “Signore, fa' che le risposte che io darò loro non siano risposte mie, perché questi sono universitari e io mi trovo ancora all'asilo infantile. Questi sono veramente universitari nella vita spirituale; io invece mi trovo ancora all'asilo, sto facendo le aste. Ora loro vengono da me per avere luce, per avere indirizzi spirituali, per avere spiegazioni spirituali. Come posso io, bambino delle elementari o dell'asilo, dare luce a gente così preparata?”. Quando tu senti, e posso dire che è bene in questo caso e credo proprio di poterlo dire, due sposi che dicono, ma proprio chiaramente, e l'uno e l'altro: “Per me la vita è una vita di consacrazione al Signore. Quando io faccio la comunione dico al Signore: “Signore, eccomi qua: io sono tutto tuo. Quello che faccio, tutto, lo voglio fare per te; io non ho altre cose al mondo per me”. E perciò nella scelta di tutte le mie cose devo scegliere in vista del Cristo, di quello che lui vuole da me in quel momento”. In quello che hanno detto sui loro rapporti di mamma e papà, di sposo e sposa, eccetera, erano sempre con una terza persona o una prima persona davanti: il Cristo. C'era una persona da accontentare. Come in una casa, quando c'è un bambino ammalato, tutte le attenzioni, e tutto il cuore e tutti i pensieri sono per lui, così si coglieva che i pensieri di questi due sposi erano centrati nel Cristo: “Per ipsum et cum ipso”, ma proprio in una forma tale che non ne avete neanche l'idea. In un'altra circostanza mi ero incontrato con il marito e lo avevo trovato un po' preoccupato, e mi aveva detto: “Ho tanto lavoro, tanto lavoro; mi sono avviato in una forma molto intensa con il lavoro, ma sono un po' preoccupato perché vedo che non posso dedicarmi interamente alla famiglia come dovrei. Non so se il Cristo sia contento di questo”. E allora io l'ho consigliato di ridurre un po' il lavoro. “Guardi che devo ridurlo in forma concreta... Ma mi dica lei, secondo lei”. “È meglio forse che riduca un pochino”. E adesso mi dice che ha assunto un collaboratore, o che fa fare da un collaboratore una parte del suo lavoro; non gli ho chiesto quale parte, ma una parte del suo lavoro la fa fare da un altro. “E le dico che mi costa un po' di sacrificio perché è la parte dove io esprimevo un po' me stesso”. Non è dunque estrarre un dente; forse sarà preparare qualche cosa... “Era una cosa che mi dava soddisfazione. E ho rinunciato a quella parte che sinceramente mi piaceva di più, dove mettevo un po' più di me stesso. E non le nascondo che quando faccio una cosa e la passo al mio collaboratore sento questo dispiacere, - lo diceva dinanzi alla moglie - sento questo dispiacere, ma sento anche la gioia del dispiacere accettato per amore del Signore. Perciò io gioisco nel dispiacere, gioisco di poter sentire un po' di dispiacere, di poter dare almeno qualcosa al Signore. Poi riguardo alla Messa, noi avevamo pensato così... Che cosa ne dice lei? Ormai i nostri figli sono ragazzetti, vanno a Messa, la seguono, ma ormai cominciano ad avere una certa età, per cui pensavamo di preparare la Messa insieme, al sabato sera, leggendo le letture, la prima, la seconda e il Vangelo, in modo da inquadrarle e discutere un po' con i figlioli che cosa vuole dirci il Signore con una lettura, che cosa vuole dirci con l'altra e così prepararci alla Messa della domenica”.AUTOBIOGRAFIA
APOSTOLO vita interiore
FORMAZIONE direzione spirituale
FAMIGLIA matrimonio
FAMIGLIA marito
FAMIGLIA moglie
EUCARISTIA comunione
FAMIGLIA mamma
FAMIGLIA papà
GESÙ
centro
SOCIETÀ
lavoro
PENITENZA sacrificio
DIO amore a Dio
EUCARISTIA S.Messa
FAMIGLIA figli
Nel testo registrato don Ottorino pone l’accento sulla parola per far capire che in realtà non era sposato, ma che considerava l’impegno del fidanzamento come un matrimonio.
MI328,3 [06-11-1970]
3. Con questa tonalità vivono il rapporto con i beni materiali, come con i beni spirituali e tutto il resto. E allora mi ha detto una cosa: “La mia impressione è questa: quando uno si è donato a Cristo nella famiglia non ci deve essere alcuna preoccupazione per eventuali tentazioni... un'altra moglie, il divorzio, una ragazza; quando uno si è donato veramente, anche le tentazioni si vincono in una forma abbastanza facile. Quando, per esempio, io avevo trentatré anni... Mi sono sposato a trentaquattro anni, ma noi due eravamo d'accordo d'aspettare fino a quell’età per completare gli studi, anche se io ero già sposato e perciò le tentazioni erano vinte sotto un altro punto di vista: il mio matrimonio era già fatto, perciò io avevo già scelto e lei aveva già scelto. Noi eravamo già marito e moglie nel cuore; perciò le tentazioni venivano cacciate; noi eravamo già consacrati a Cristo nella famiglia e insieme fra noi. Ora mi pare che anche chi va sacerdote dovrebbe essere arrivato a questo punto perché, se non è arrivato a questo punto, verso i trent'anni non può resistere alle tentazioni che vengono a quell’età. Più di una volta fra noi medici abbiamo discusso su certi casi, e siamo d’accordo nell’affermare che le tentazioni più tremende, più forti, vengono verso i trent'anni, la crisi è verso i trent'anni. Infatti certi disastri, certi infantilismi, certe manifestazioni da pagliacci si fanno presenti proprio a quell’età, quando il giovane non si è ancora donato alla sua fidanzata. Questo accade anche a chi non è sposato o che è sposato senza essersi donato completamente; ma se uno ha scelto la fidanzata e ha scelto di sposarsi con lei e vive per lei, noi abbiamo constatato che verso i trent'anni non capita niente perché si vince con la massima facilità. Ma se uno non si è ancora sposato, cioè veramente sposato, ma ha cercato nel matrimonio la soddisfazione, sbanda a destra e a sinistra; chi invece ha veramente abbracciato la famiglia, ovvero ha deciso di formare una famiglia con la sua ragazza, la crisi verso i trent'anni viene superata con la massima facilità. Ma io ho l'impressione che qualche prete arrivi verso i trent'anni non ancora sposato con Cristo”. Guardate che è un laico che dice questo! E allora la signora, che è professoressa, ha aggiunto: “Purtroppo si vedono subito i preti che non sono sposati con Cristo. Si vedono subito, e purtroppo con tanto dispiacere, ma qualche volta se ne trovano di questi preti. E allora si soffre; noi cristiani soffriamo... Soffriamo come se vedessimo uno sposato che va a donne, come se vedessimo uno che, insomma, non vive la vita di famiglia. Si soffre e si soffre specialmente se questa è una persona consacrata a Dio”.AUTOBIOGRAFIA
FAMIGLIA
CROCE tentazioni
FAMIGLIA moglie
FAMIGLIA marito
FAMIGLIA matrimonio
GESÙ
SACERDOZIO prete
FORMAZIONE
DOTI UMANE maturità
riferimento è a don Zeno Daniele, che all’epoca era stretto collaboratore di don Ottorino specialmente nella parte amministrativa.
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4. Io vorrei proprio sottolineare che i laici si accorgono di questo, i laici vedono se si è consacrati o non si è consacrati. Nel caso nostro, per esempio, mi diceva il dottor Tresso: “Io ho la possibilità di vedere i suoi giovani...”. E allora mi diceva, parlando di altre cose: “Io ho veramente constatato che i suoi giovani si distinguono moltissimo da quelli del seminario o da altri: si vede un'altra tonalità, si vede della gente consacrata”. Poi si è rivolto a lei e le ha chiesto: “Glielo diciamo? Glielo diciamo?”, e lei ha risposto: “Sì è meglio che tu lo dica a don Ottorino”. “Ecco c'è stato... tac, tac, tac!”. E mi ha citato qualche caso. E io gli ho detto: “Non ha sbagliato”. Mi ha dato qualche giudizio, due in modo particolare nei quali ha dimostrato di non avere sbagliato. Guardate che si accorgono. È logico... cioè chi vive in contatto con il Signore sente se nell’altro c'è il Signore... La calligrafia... Io conosco la calligrafia di Zeno, e so dire se questa è la calligrafia di Zeno. Se uno mi dicesse: “Zeno ha scritto questo”, potrei rispondere: “No, no! Mi dispiace, sarà imitata... Ma io conosco la calligrafia di Zeno... Questa non è la calligrafia di Zeno”. Questo prete? Mmm... No! Io conosco Gesù Cristo, e questo non gli assomiglia, non assomiglia a Gesù Cristo. Un'anima che vive il cristianesimo, anche se ignorante, conosce il linguaggio di Cristo, conosce il profumo di Cristo, conosce la calligrafia di Cristo, ed è sufficiente mostrarle uno straccio di Cristo e vi sa dire se è o non è di Cristo. Ai cani è sufficiente mostrare una ciabatta, far loro annusare una ciabatta, e dopo trovano subito il proprietario. Un'anima che è stata a contatto con Cristo sente se quel prete, se quel diacono, è o non è un uomo di Cristo: “Sì, sì... ma non ha... non sa odore, non sa odore di Cristo!”. E guardate che si ha questo profumo di Cristo non perché si dà una vernice esterna all'uomo di Dio perché quella non dà il profumo. Una mano di colore a un pollo di plastica non dà il profumo del pollo. Se avete un vassoio pieno di frutti di plastica, che possono essere bellissimi al di là del vetro, quando li prendete in mano vi accorgerete che il tatto, il gusto, l'odore non hanno niente dei frutti. Se invece passate vicino ad una cesta di pesche, sentite il profumo delle pesche: possono anche essere non belle, ma profumano di pesche. Non parliamo dei fichi... o dei meloni... Per esempio, un melone può essere bellissimo, ma se è un melone si sente il profumo prima ancora di vederlo. L'uomo di Dio manda il suo profumo prima ancora di essere visto. Purtroppo anche l'uomo che non è di Dio manda il suo fetore prima ancora di essere visto. Quante volte, quante volte ci si domanda: “Che cosa c'è? Non va... Che cosa c'è? Non va...”! Apparentemente non c’è niente di male, ma... ma... tante volte poi si scopre che c'era anche il male. Quante volte in una parrocchia, in un posto si percepisce qualcosa: “Non va, non va, che cosa c'è? Ah! Adesso si spiega, adesso si capisce”! Premesso questo, continuiamo.CONSACRAZIONE
AUTOBIOGRAFIA
APOSTOLO testimonianza
DIO rapporto personale
DIO profumo di...
CHIESA cristianesimo
APOSTOLO uomo di Dio
GESÙ
incontro personale
DIACONATO diacono
SACERDOZIO prete
PASTORALE parrocchia
PECCATO mediocrità
r. 1 Cor 2,2.
Don Ottorino era solito usare questa strana denominazione quando voleva parlare della Casa dell’Immacolata in forma indiretta.
Don Ottorino cita l’espressione evangelica di Mt 8,19 e Lc 9,57 in latino: “Quocumque ieris”.
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5. «... il vergine si può chiamare un vero consacrato a Dio solo, oppure un “non sposato”, uno scapolo o una zitella. Ciò che c'è di essenziale nella verginità è che essa sia inquadrata nel mondo della soprannatura, del carisma, della trascendenza e del mistero». La verginità non può essere inquadrata nel mondo degli schemi umani, nel mondo delle categorie umane. La verginità è basata solo sugli schemi del soprannaturale. Anche se poi, nella realtà umana, c'è un'inquadratura che può essere quella di un convento o di un chiostro o di un monastero o di una vita più aperta, come quella delle moderne società religiose, questa è l’inquadratura esterna che non fa cambiare niente alla verginità, per esempio, della Madonna e delle anime grandi che ci hanno preceduto, come San Giovanni e altri. La verginità è un qualche cosa di misterioso e di grande, ma nell'intimo dell'anima nostra. Il vergine è uno che ha una persona sola da amare: il Cristo, “et hunc crucifixum” il Cristo che è morto per la salvezza dei fratelli, e il desiderio e la gioia di poterlo seguire fino al Calvario; il vergine è uno che fa sempre tutte le sue scelte con il Cristo e in vista del Cristo e per il Cristo; il vergine è una persona disponibile, sempre disponibile, e quando il suo Cristo gli fa capire che bisogna passare da un posto all'altro, da un'occupazione all'altra, dal caldo al freddo, dalla gioia al dolore, lui è disponibile perché ha solo lui da accontentare, il Cristo. Tutte le virtù, umiltà, carità, purezza, eccetera, appaiono nel vergine perché, essendo vicino a Cristo, è pieno di fede, di speranza, di carità, e anche le altre virtù, come la prudenza, la giustizia, eccetera, eccetera, scaturiscono naturalmente dalla vicinanza con il Cristo. Al vergine non è necessario fare continuamente i conti: “Hai speso soldi? Per il vestito hai domandato il permesso? Per l'uscita hai domandato il permesso? Ma, ma, ma...”. Questa non è la vita di un vergine. Quando in una famiglia religiosa di Copenaghen, - come si diceva una volta quando si parlava di Copenaghen; don Pietro, ricordi che si parlava del seminario di Copenaghen Don Ottorino era solito usare questa strana denominazione quando voleva parlare della Casa dell’Immacolata in forma indiretta. - quando in una famiglia religiosa di Copenaghen si doveva dire: “Dovete domandare il permesso... Dovete fare in questo modo... dovete stare attenti... No di qua, no di là...”, era chiaro che ci si trovava in una famiglia religiosa di scapoli o di zitelle, non di vergini. Quando, poi, in una famiglia religiosa si arriva a far notare queste cose e allora si comincia a discutere: “Questo è contro la libertà! Questo no, no, no! Questa è una vita troppo dura... Questa è una vita impossibile. Insomma... la libertà... è una cosa...”, quando si comincia ad arrivare a questo, allora siamo arrivati a un gruppo, vero, di zitelle, anzi di zitelle molto vecchie, con l'arteriosclerosi. Perché? Perché non si è capito niente della vita consacrata. Ti costa essere consacrato? Chi ti ha detto che non ti doveva costare? Ti costa essere sposato? E chi ti ha detto che quando ti saresti sposato avresti acquistato la libertà? Sapevi che avresti perso la libertà. A volte si sente dire dalle vostre sorelle: “Eh, dopo che mi sono sposata, caro, è passato il tempo di gironzolare, di girare, di fare gite... Ora ho i figli, ho famiglia, caro”. Da quando ci siamo consacrati a Cristo è passato il tempo di dire: “Io faccio quello che voglio: vado qua, vado là, io vado da una parte ed all’altra”. No, no! Vado dove Cristo mi accompagna, dove va Cristo, “dovunque tu andrai” . Quando eravate giovani, andavate dove volevate; adesso non è più possibile. Alla base della vita religiosa bisogna che mettiate questo. Qualche volta io sento certe discussioni che si fanno a proposito di quello che bisognerebbe fare: sì, sì, bellissime cose, ma alla base ci dovrebbe essere la discussione che parte da uomini consacrati, dove la dominante deve essere l’imitazione di Cristo.CONSACRAZIONE verginità
MARIA verginità
di ...
CONSACRAZIONE vita religiosa
GESÙ
GESÙ
redenzione
GESÙ
sequela
GESÙ
centro
GESÙ
unione con...
DOTI UMANE disponibilità
VIRTÙ
FAMIGLIA
CONSACRAZIONE religioso
Don Ottorino vuol dire di sentirsi più facilmente disposto ad accogliere qualche richiesta di divertimento o di svago quando nota che il motivo di fondo è eminentemente apostolico, e non un compromesso con lo stile del mondo.
MI328,6[06-11-1970]
6 Per esempio, a volte ci si trova insieme e si fanno delle proposte per la vita comune, per l’attività ricreativa, che può essere il cinema, il divertimento o qualsiasi cosa riguardante anche il cibo: si dovrebbe sentire un gruppo di anime consacrate che hanno l’imitazione di Cristo come dominante, che poi fa sentire quasi per caso, per cui si può benissimo dire: “Scusate, mi sembra che qui si mangi male. Non sarebbe il caso di mangiare un po' meglio...”. Si può dire così, ma si può dire anche, non in forma accademica, ma con convinzione: “Ragazzi, non sarebbe il caso di prestare maggiore attenzione alla questione del cibo, perché se osserviamo bene i nostri confratelli che sono in Guatemala o in un altro luogo, mi sembra che dopo un po' di tempo abbiamo lo stomaco rovinato. Potrebbe esserci qualche causa...”. Cioè la preoccupazione dovrebbe essere quella di stare bene per andare a salvare anime, di evitare che uno diventi vecchio troppo presto, che uno vada a finire al ricovero troppo presto, di dare la possibilità all'apostolo che faccia di più, che resista di più. Tutte le scelte, anche quelle ricreative, dovrebbero essere in vista dell’apostolato. Allora anch’io mi sento spinto ad aprire il cuore. Quello invece che qualche volta rende perplessi, per cui qualcuno più vecchio resta un po' titubante, è il percepire che sono scelte egoistiche, fatte senza una motivazione profonda: “Sarebbe meglio... mi pare... qua, là”, e si cerca di combinare capra e cavoli. Sbaglio? Mi guardate un po’ meravigliati e disorientati.COMUNITÀ
condivisione
COMUNITÀ
conduzione comunitaria
GESÙ
imitazione
COMUNITÀ
confratelli
APOSTOLO salvezza delle anime
APOSTOLO uomo
VIZI superbia
VIZI egoismo
PECCATO passioni
Il riferimento è a Franco Faggian, entrato nella Casa dell’Immacolata dopo gli studi ginnasiali, la cui famiglia risiedeva fra Padova e Venezia.
È evidente il tono scherzoso di don Ottorino per sottolineare la necessità della donazione totale al Signore fin dalla giovinezza.
Il riferimento è a Valerio Geremia, che all’epoca stava facendo l’anno di noviziato.
MI328,7[06-11-1970]
7. Permettete allora che porti un altro paragone. Immaginiamo di discutere su quante fette di salame possiamo mangiare di venerdì senza fare peccato: fino a che punto possiamo arrivare? Quanto devono essere trasparenti affinché si possano mangiare senza fare peccato? Mi sembra che qui non sia il caso di analizzare se è peccato o non peccato, se si può arrivare o non si può arrivare, quanti passi possiamo fare di sabato senza offendere la legge; qui si tratta di donazione totale e di amore. In altre parole un uomo sposato non può dire: “Quanti baci posso dare alla segretaria senza offendere mia moglie? Fino a che punto posso arrivare?”. Amici miei, mi sembra che non è questa la misura dell'amore, la misura della donazione. “E allora staremo sempre senza mangiare, senza dormire?”. No, non affermo questo, ma dico che deve apparire anche esteriormente, ma non in una forma ricercata, non come una cosa tanto appariscente, l'amore che ci deve essere dentro. Ricordatevi bene che questo non lo potete fare come finzione, non potete qualche volta uscire con una domanda sciocca per far vedere che l’avete: o lo avete o non lo avete. E se lo avete, lo mostrate in tutta la giornata, e lo mostrate anche durante una riunione con la domanda che fate, e lo mostrate anche quando si tratta di domandare un piacere, e lo mostrate anche quando si tratta di domandare il permesso di uscire, e lo mostrate nel modo di pregare, nel modo di ragionare con i vostri compagni, specialmente nella carità, nel saper passare sopra quando sorge una incomprensione, nel saper coprire, nell'aprire il cuore, nel saper perdonare. Questo comportamento è una coerenza esterna con quello che c'è dentro; la nostra vita esterna è una conseguenza di quello che abbiamo dentro. Ora penso che nessuno di voi abbia creduto, venendo qui, di trovare in un convento di zitelle. Franco, quando sei partito da Padova, pensavi a questo? Io non lo penso certamente. Dobbiamo stare attenti, però, a non essere noi le zitelle. Se un bel giorno venisse qui una zitella, con più di ottant’anni e sclerotica, e dicesse: “Eh, vent'anni fa volevo essere religiosa di questa Pia Società, perché a me piace stare con i giovani”, le risponderemmo: “Proprio adesso? Potevi andare prima con i giovani perché ormai hai passato il capo di Buona Speranza!”. Qualcuno potrebbe entrare nella Pia Società già vecchia zitella. Anche a vent'anni? Sì, caro Valerio , anche a vent'anni si può essere vecchie zitelle, e qualche volta le peggiori sono queste. Le vecchie sono da compatire e si dice: “È una povera vecchia! È una povera vecchia!”, ma un giovane già vecchio non si può accettare. La vita di consacrati è come una leva, un punto d'appoggio che solleva il mondo. Un gruppetto di consacrati, consacrati in modo totalitario, consacrati veramente al Signore, sono quelli che rovesciano il mondo.CONSACRAZIONE offerta totale
FAMIGLIA marito
FAMIGLIA moglie
APOSTOLO vita interiore
APOSTOLO trasparenza
CARITÀ
DOTI UMANE coerenza
CONSACRAZIONE vita religiosa
Nel testo registrato don Ottorino aggiunge: “Fa meditazione ogni mattina”.
MI328,8[06-11-1970]
8. Torniamo al dottor Tresso, il quale mi ha detto: “Io, per esempio, sento il bisogno di fare l’esame di coscienza ogni volta che avvicino una persona... mi pare un dovere...”. Io infatti gli avevo detto: “Certamente la vostra missione... è una missione grande quella della famiglia”. “Eh, no! - ha risposto - Eh, no! Mi sembrerebbe di andare contro Cristo se mi limitassi alla missione della famiglia. Quando viene una persona per farsi curare un dente sento il bisogno ogni volta di domandarmi davanti a Dio: “Che cosa vuole Cristo che io dica a quest'anima? Perché costui che viene ad aprire la bocca davanti a me ha un'anima dentro, e se io posso dire una parola, io ho il dovere di dirla, altrimenti manco contro Cristo. Perciò faccio l'esame di coscienza ogni volta che viene uno con la bocca aperta davanti a me...”. Amici miei, questi sono i diaconi... che guardano in bocca alla gente! “Sento il bisogno di fare l'esame di coscienza ogni volta che uno apre la bocca davanti a me, e finché lavoro, butto una parola... ne butto un'altra... una frasetta... cerco di mettere un pensierino di vita eterna, generalmente un pensiero che mi è scaturito dalla meditazione del mattino. Potrei lasciarli andare via così, ma cerco di trasmettere qualche cosa”. Amici miei, questo lo fanno i laici!CONVERSIONE esame di coscienza
FAMIGLIA
NOVISSIMI eternità
Il libro di padre Dagnino porta in nota il rimando a Mt 19,21 e Mt 28,30.
Cfr. 1ª Cor 7,26.35.38.
MI328,9[06-11-1970]
9. «Con espressione più perfetta e sintetica diremo che il motivo formale della vita consacrata è che essa sia ritenuta “un bene di fede”; cioè, prima di tutto ed essenzialmente dev'essere “creduta”. Non nel senso che su di essa non si debba studiare, meditare, discutere: che, anzi, questo è un dovere, ma nel senso che essa va ritenuta un bene “per definizione”, indipendentemente dal fatto che si capisca o meno, si ammetta o meno come tale; non è il capirla come bene che la “fa essere”, bensì l'estimazione dello Spirito Santo che, per Cristo, l'ha detta un bene, e per mezzo di Paolo “cosa conveniente”, “nobile”, “meglio”. “La fede - ha detto molto bene Paolo VI - è l'adesione di tutto il nostro essere... al messaggio meraviglioso e misterioso della salvezza, a noi comunicato per le vie luminose e segrete della Rivelazione. La fede non è solo una ricerca ma, prima di tutto, è una certezza: e più che frutto delle nostre indagini è dono misterioso che ci vuole docili e disponibili per il grande dialogo di Dio, che parla alle nostre anime”. Il dato di fede va, dunque, prima di tutto ricevuto con rendimento di grazie nell'umile riconoscimento che è la nostra debolezza che ha bisogno della luce di Dio e non viceversa. E questa umile accettazione anziché mortificare o impoverire l'intelligenza dell'uomo, al contrario la sublima e la imparadisa. La verginità dunque è un bene nato in Cielo che va dall'alto al basso e non dal basso all'alto. Questa idea, che sta alla base dell'intero capitolo si ramifica, si specifica meglio e si completa in quattro dimensioni simili ma diversamente sfumate: la verginità è un bene di fede: 1) per i rapporti che ha con lo Spirito Santo; 2) per i rapporti che ha con la vita eterna; 3) per i rapporti che ha con Cristo; 4) per i rapporti che ha con il Cristo mistico». Se la verginità è un dono di fede, è inutile che andiamo a scoprirlo con le mani: si tratta soltanto di andare nel deserto e di non tornare a casa dal deserto finché non lo si è capito.ESEMPI parola di Dio
VIRTÙ
fede
Il riferimento è a Raffaele Testolin, che aveva iniziato il corso teologico, ma stava passando per un periodo di discernimento vocazionale.
Cfr. Mt 19,29 e Mc 10,30.
MI328,10[06-11-1970]
10. E allora io vi consiglierei: ritiratevi in qualche angolo, in qualche camera, caro Raffaele, e non uscite di là finché non avete capito il dono del cielo, né per mangiare né per altre cose. Domandiamolo al Signore. È un dono di fede? Domandiamo al Signore che ci faccia capire che cosa significa essere consacrati. Concludo con una frase del dottore: “È una disgrazia grande non capire che cosa vuol dire essere consacrati a Cristo da giovani. Ora ho capito che ogni anno che passa si comprende sempre meglio. Se io avessi capito le cose che comprendo ora a diciotto o vent’anni, sarebbe stato una meraviglia, e quanto meglio avrei agito in tutto il resto della mia vita!”. E aggiungeva: “Penso una cosa. Come fa un sacerdote di venticinque anni andare a confessare se non ha ancora capito queste cose? Io dico che il Signore darà una grazia speciale a quelli che accedono al sacerdozio perché le capiscano presto, perché altrimenti chissà quale danno ne hanno le anime quando il prete non è ancora arrivato a questa maturità!”. Per vostra consolazione vi dico che con il passare degli anni capirete le cose sempre meglio, ma le capirete meglio in proporzione di quello che state seminando adesso. Se in autunno si semina un chilo di frumento è inutile che pretendiate, in giugno, di raccoglierne cento quintali. Ora voi dovete seminare tutto quello che potete; il raccolto poi verrà sempre più abbondante man mano che andrete avanti, ma ora voi dovete seminare cento su cento. La vostra consacrazione deve essere totalitaria già adesso. Non pretendete per ora di vivere come il dottore o come qualche altro, di sentirla veramente vita della vostra vita, di non sentire, per esempio, l’attrazione per andare a vedere una partita di calcio... bisogna che facciate questo sacrificio per amore del Signore. Non pretendete questo alla vostra età, neanche per sogno! Però verrà il momento anche di questo, che una cosa che vi piace la farete con amore, e la farete quasi offrendola in pieno, trasformandola. Questo momento arriverà, ma ricordatevi che arriverà in tanto in quanto adesso seminate una donazione totalitaria. Un giovane che si sposa a venti o a ventidue o a ventitré anni, non può gustare subito la gioia della paternità con figli di quattordici o quindici anni perché, fin a prova contraria, i ragazzi non nascono con quattordici o quindici anni... ci vogliono gli anni in mezzo, e a suo tempo gioirà di avere un figlio di quattordici o quindici anni, però la partenza è lì nell'atto della concezione. Voi concepite adesso le gioie che proverete fra quattordici o vent’anni, ma se oggi non concepite, un domani non avrete i figli, per parlarci con termini umani. Se voi oggi non vi donate in forma totalitaria a Cristo nella vostra verginità, nella vostra offerta totale, non potrete far nascere le anime, far nascere la grazia nel popolo di Dio e gioire, veramente gioire, di questa paternità spirituale, di questo centuplo che il Signore ha promesso anche sopra questa terra. Perciò il mio augurio è questo: la nostra buona mamma, la Madonna, che ha consacrato interamente sé stessa a Dio, c'insegni ad essere come lei. Sia lodato Gesù Cristo!GRAZIA
PREGHIERA deserto
VIRTÙ
fede
CONSACRAZIONE religioso
GRAZIA Confessione
SACERDOZIO prete
DOTI UMANE maturità
DOTI UMANE responsabilità
FORMAZIONE
CONSACRAZIONE offerta totale
DOTI UMANE sport
PENITENZA sacrificio
DIO amore a Dio
FAMIGLIA matrimonio
FAMIGLIA papà
FAMIGLIA figli
CONSACRAZIONE verginità