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LA VITA APOSTOLICA RICHIEDE ALLENAMENTO AL SACRIFICIO E CAPACITÀ DI ARRANGIARSI

MO251 [13-12-1968]

13 dicembre 1968

MO251,1 [13-12-1968]

1. Sia lodato Gesù Cristo!
Prima d'iniziare la meditazione che, tra l'altro, - dico a coloro che sono venuti su a Bosco con me ieri - che per vari motivi, primo perché non ho fatto tempo a prepararmi, e tutto il resto poi viene di seguito... questa mattina mi permetterò di ripetere la meditazione di ieri mattina. Se qualcuno non volesse sentirla ripetere, caso mai può andare a farla per conto proprio, mentre io mi volto per là, così non so neanche chi esce. Prima, dico, di iniziare la meditazione vorrei fare una domanda a me e a voi: ci siamo incontrati con il Signore questa mattina appena alzati e nella Messa? Quando siamo andati in chiesa per ascoltare la Santa Messa, celebrarla la Santa Messa, abbiamo fatto quell'atto di contrizione che deve precedere la nostra salita all'altare? Nella Messa ci siamo veramente incontrati con lui, come la Samaritana, per attingere "l'acqua viva" che ci è necessaria per camminare durante la giornata? Abbiamo fatto firmare da lui il programma apostolico? Perché, guardate, che anche coloro che vanno a scuola, eccetera.. per noi il programma è sempre apostolico... Abbiamo fatto firmare da lui il programma della nostra giornata? Ecco, un istante, guardando il tabernacolo domandiamocelo; e se non l'abbiamo fatto, mettiamoci in contatto subito con lui e chiediamogli la grazia che ogni nostra Messa sia veramente una Messa preceduta da un atto di contrizione, che sia un incontro, vero, con lui e una programmazione del nostro lavoro apostolico.

MO251,2 [13-12-1968]

2. Bene, mi pare che non molto tempo fa, tre inviati speciali della Casa dell'Immacolata si sono portati a Milano e sono andati a Milano per un po', per ispezionare alcune legatorie, per dare dei consigli tecnici poi alla FAG, che aveva bisogno di alcuni consigli tecnici per il perfezionamento delle macchine, che la FAG, vero, smercia.
Quando sono partiti per Milano, data la loro perizia, Milano, cioè la FAG ha offerto vitto e alloggio. Partendo hanno chiesto un po' di denaro, o meglio, abbiamo offerto un po' di denaro, perché non l'hanno neanche chiesto, l'avevo dato prima. E, chiaro, che quando che sono partiti per Milano non abbiamo telefonato alla stazione per chiedere il prezzo del biglietto... Supponiamo, non so, cosa sarà? Tre quattro mila lire andata e ritorno; forse loro sono andati in vagone letto, non so... Certo non abbiamo chiesto... Supponiamo fossero cinque mila lire... tre per cinque quindici... quindici mila lire; poi per il tram andar fin là; poi per... misurato al centesimo; no, no! Si è dato il denaro con una certa larghezza. Perché? Perché può capitare, sa, specialmente ai più anziani, che, arrivati a Milano si sentano un capogiro e abbiano bisogno un pochino di ricorrere a Nardini, eh! Sa, non è grappa Nardini? Può darsi che a Milano capiti una necessità, qualche necessità improvvisa... Perciò, quando che si fa un viaggio, quando si fa un viaggio, non si può dire: “Parto soltanto con il danaro necessario per il viaggio”. E neanche si dice: “Porto via del denaro per sprecarlo”. Ma mi pare che sia prudente avere una certa scorta, perché se capita qualcosa d'improvviso, si possa almeno pagare la multa, vero, don Piero, se per caso i vigili ti fermano per la strada. Ebbene, mi pare che altrettanto si debba dire nella nostra vita riguardo alle energie che noi abbiamo. Noi dovremmo avere sempre una certa scorta di energie, e questa scorta di energie farla saltar fuori nel momento di emergenza. Vedete, io posso correre supponiamo a 5 Km. all'ora; ma a un dato momento mi avvisano che don Matteo è cascato giù da un.... persegaro e si è rotto il dito piccolo, là... E allora improvvisamente io accelero la corsa perché voglio arrivare a soccorrere don Matteo, perché se ne ha già uno di sinistrato, non sia sinistrato anche l'altro, no? Ora, nella vita, nella vita, ci sono dei momenti nei quali bisogna correre un pochino di più e, attenti, qualcuno può dire: "Io corro al massimo", ma ci può essere un momento in cui bisogna correre ancora di più del massimo, bisogna tirar fuori delle altre energie. Quando avevamo la 1100D, la famosa... ricordate, D, aveva il secondo acceleratore, che saltava fuori, saltava fuori nel momento del bisogno. Ora, io credo che sarebbe necessario che i nostri religiosi avessero tutti questo spunto, questo spunto di partenza, vero, quasi di riserva. Dicevamo ieri, lassù a Bosco, che quando costruivamo motori elettrici, una cosa richiesta da alcune ditte, era che avessero un forte spunto di partenza. Guardate, non tutte le macchine hanno questo bisogno: certe piccole macchinette metti un motore da mezzo cavallo e ne hai anche di scorta; ma ci sono certe macchine che assolutamente devono avere un motore che... per esempio, un motore da tre cavalli, nel momento di partenza ne assorbe cinque, poi va avanti con i suoi tre cavalli, ma in partenza ne assorbe cinque. E tante, ma proprio tante ditte ci mandavano indietro i motori, perché dicevano: "Non hanno lo spunto sufficiente di partenza". Spunto di partenza vuol dire capacità di resistere, vero, dico male, non so se si chiama 'Cos-fi', mi pare, no, corrente iniziale, cioè capace di resistere allo sforzo iniziale senza bruciarsi, senza saltare. Cioè, in quel momento di sforzo iniziale, il motore è capace di dare, invece che tre cavalli, quattro cinque ne dà, per un istante solo: quando che è partito, lui va avanti coi tre cavalli. Ora, vedete, per esempio, voi avete lavorato lì nella legatoria con la macchina per pavimenti, no? Avete lavorato con quella lì. Quel motore lì doveva avere un forte spunto di partenza, forza di energia iniziale, perché per vincere quel momento di inerzia lì ci vuole un colpo forte di energia, altrimenti salta per aria tutto, vengono fuori le mole, avete visto? Quando che è partito, poi, basta la forza del motore; ma ci vuole qualche cosa, per un istante solo, ma ci vuole un qualche cosa. Ecco, io vorrei che i nostri religiosi avessero questo qualche cosa, questa potenza iniziale per poter partire... Quando si è partiti poi si fanno le cose, ma il bello è partire qualche volta. Ora, su tre campi, ci fermiamo come il solito nella meditazione su tre punti, su tre campi sarebbe necessario avere questa forza.

MO251,3 [13-12-1968]

3. Nel campo fisico della salute, per esempio.
Quando io inizio un lavoro, è chiaro che se devo portare tre quintali sulle spalle, neanche Roberto, nonostante la sua forza, si sente di portarli, no? Però, attento, attento un momento: tu potrai portare supponiamo quaranta chili, ma c'è un momento in cui puoi portare cinquantacinque. Tu puoi alzare supponiamo cinquanta chili; ma c'è un momento, se c'è bisogno, perché c'è... Quella volta, per esempio, che abbiamo portato la pietra dell'altare sopra, in quel momento ognuno ha portato per lo meno un 15%, un 20% in più di quello che porterebbe normalmente; in quel momento di sforzo, si tratta di un istante: "Dài, su, bum!", la pietra è andata al suo posto, ricordate bene. Ecco, fisicamente, fisicamente nel campo apostolico, direi che bisogna metterlo in moto questo. Guardate, e caro don Giuseppe adesso non stà condannarmi, io non dico che bisogna trascurare la salute: se è necessario andare a bere ogni sera il biberone, come ieri sera, bisogna berlo assolutamente, assolutamente; se è necessario curarsi la salute, bisogna, abbiamo il dovere curarci la salute; guardate che abbiamo il dovere di curarci la salute. Ma, supponiamo, uno subisce un'operazione, supponiamo calcoli al fegato, per esempio, e il medico ordina che per due mesi bisogna mangiare lingue di cardellino, eeeh, si mangia lingue di cardellino per due mesi interi, non c'è niente da fare. Bisogna, abbiamo il dovere. Perché? Perché non siamo noi; noi siamo... Iddio ci ha affidati... Supponiamo che io avessi da parte di Dio, vero, avessi in consegna Ugo Gandelli e il Signore mi dicesse: "Guarda che devi farlo crescere dieci chilogrammi in un mese". Va ben! Io ho questo dovere e devo farlo, devo farlo. Bene, ognuno di noi che ci siamo offerti al Signore, siamo stati poi riconsegnati a noi dal Signore. Come la Madonna ha portato Gesù al tempio e poi le è stato riconsegnato, così anch'io sono stato riconsegnato a me, ma non sono io... Io sono in mano mia, ma sono del Signore, perciò io devo curarmi come una cosa del Signore. Ora, vedete, bisogna conciliare le due cose. Una: io devo rispettare il mio corpo, perché il mio corpo deve servire a Dio; e perciò devo nutrirlo, non devo fargli far strapazzi, devo fare in modo che stia bene perché possa servire bene il Signore. Nell'altra parte: non devo idolatrare il mio corpo, non devo, insomma, rispettare in modo tale il mio corpo da fermarmi due ore prima di sudare o da portare appena il 10% di quello che potrei portare. Guardate che, riguardo al corpo, bisogna avere la forza un pochino di vincere un po' anche noi stessi e di fare, direi, un po' qualche cosa di più di quello che potremmo fare. In certi momenti, in certi momenti, bisogna saperlo anche un pochino trascurare il proprio corpo, non so se sbaglio, don Piero e compagni. Bisogna un pochino, saperlo anche un pochino trascurare, e non perderci dietro a piccole magagne, piccole stupidaggini che insomma avremo tutti, sapete, state tranquilli. E qualche volta, per il bene delle anime, dovremo anche agire eroicamente. E qui ci sono dei fatti meravigliosi.

MO251,4 [13-12-1968]

4. Ricordo, il nostro caro Vinicio mi raccontava di un suo amico medico a Valdagno, che era assistente in ospedale; un bel giorno si è accorto di avere un pezzettino di carne che gli cresceva in una gamba, e ha dubitato subito di avere un tumore: ha preso... lui si è tagliato questo pezzettino di carne, l'ha fatto analizzare a Padova e si trattava di un tumore maligno. E lui... ma l'ha presentato a Padova non con il suo nome, con un altro nome. Poi si è presentato al suo professore e senza dire di essere lui l'oggetto, ha detto: "Vero, professore, io ho uno dei miei pazienti che ha un tumore così, così, così... maligno, l'esame è questo: così, così, così... Cosa si potrebbe fare - dice - e che medicine si potrebbero dare?". E il professore ha risposto: "Cosa vuoi, lo sai anche tu, - dice - cinque sei mesi di vita al massimo, - ha detto - lo sai anche tu. - dice - Cosa vuoi, tanto per tenerlo un po' ingannato, sì, tanto per dargli un po' da intendere, puoi ordinargli questo, quello, ogni tanto lo visiti per dargli un'occhiatina". E gli ha insegnato come doveva fare per tenerlo in bagolo, si direbbe noi, no? Perché, sa, per non dargli l'impressione di avere un tumore. "Ah! Va bene, - dice - puoi far così... se proprio poi cominciano i dolori, lo calmi così. Ma è roba che non vale niente, intendiamoci bene". "Va bene, grazie, professore". È rimasto lì all'ospedale finché gli è venuta la metastasi, cioè per cinque sei mesi... poi... paf! Solo allora, solo allora il professore ha saputo che il paziente era il suo assistente.
Amici miei, amici miei, qualche altro invece avrebbe cominciato a scappare a destra e a sinistra, no? Guardiamo suor Bertilla, per esempio; la storia la sapete meglio di me. I medici si son domandati, quando hanno scoperto il male in suor Bertilla, si son domandati: "Ma come ha fatto, come ha fatto questa creatura a non parlare? Come faceva venire a fare il suo servizio con quel male che aveva addosso?", no? Santa Bernardetta, mi pare, la stessa cosa... Quante nostre buone mamme tirano avanti, si alzano al mattino... Quanti industriali si alzano al mattino con mezza febbre o con la febbre, o con mal di testa o con mal di denti. Perché? Perché c'è il guadagno, perché c'è la famiglia: la mamma lo fa perché c'è la famiglia, l'altro lo fa perché c'è l'industria da mandare avanti... eh, c'è l'interesse! E forse tante volte noi, noi, un po' di mal di testa: "Ah, sto a casa. Non vado mica a scuola stamattina. Ho dormito poco stanotte; ho mal di testa... ho avuto male a una gamba stanotte. Ah, sto a letto stamattina". Domani si è sacerdoti, si è diaconi: "Ah, non ho mica tempo... ben, valà, andrò un'altra volta. C'era sì, c'era da fare una conferenza; intanto telefona che non mi sento mica troppo bene quest'oggi". O faccio a meno di prepararmi perché non ne ho voglia.

MO251,5 [13-12-1968]

5. Amici miei, state attenti che la vita nostra, la vita nostra può portarci facilmente a divenire dei pigri, della gente immortificata, che cura troppo il corpo e che non si sacrifica sufficientemente per le anime. Guardate che abbiamo davanti a noi gli esempi di mamme, di papà, di industriali, che si sacrificano molto, che sacrificano il loro sonno, sacrificano il loro riposo, sacrificano un pochino se stessi con viaggi, eccetera, per i bisogni della casa o per i bisogni dell'industria. E forse noi, forse noi non vogliamo essere scomodati, e forse noi idolatriamo un pochino il nostro corpo. Non so se esagero in questo, ma guardate che i santi... qualcuno è andato anche all'eccesso, e io non voglio che andiate all'eccesso, ma fate un piacere: piuttosto che andare da una parte, andate dall'altra; meglio morire dieci anni prima per aver lavorato per le anime, che lasciare un'anima andare all'inferno per la nostra pigrizia, per curare il nostro corpo!
Siete d'accordo? Vedete, tornando al punto di prima, direi che qui bisogna avere un pochino, sa... dire: "Ben, lo faccio sebbene che mi costa, lo faccio sebbene ho quei disturbi; non importa: qualcosina devo pagare anch'io... un po' di penitenza la devo fare... ho questi disturbi", piccole cose, ben, insomma, passa sopra a certe piccole cose! Che brutto domani, che brutto che domani un prete o un diacono, ogni altro giorno fosse lì dal medico... Capisco, se ha un tumore vada dal medico, non si discute... se ha qualcosa di grosso vada pure dal medico, ma che ogni altro giorno fosse: "Ho mal di testa". Poi si accorgono che ha l'aureola troppo stretta, vero, un numero troppo stretto! Ci sono delle creature che sono, proprio hanno la mania quasi del male, che hanno: "Piano perché bisogna stare attenti qua, attenti là...". Qualcosina passiamo sopra, ecco qualche cosina passiamo sopra! Non faccio adesso casi particolari, perché non pensiate che io voglia alludere a casi particolari, ma vorrei che cresceste un pochino, un po' più... sa, figli di montagna, di alta montagna, più che roba di giardino o roba di serra, insomma ecco un pochino, gente un pochino, un po'... E quando... Adesso Daniele fa il sorriso, come dire: "Per quello che andemo in montagna noi!", no? Va bene, andremo in montagna anche per quello; ma sa, andare in montagna con la stufetta a gas, andare in montagna un pochino con lo zaino pieno... Andare là con un sacco de polenta e basta, e andare a osei...

MO251,6 [13-12-1968]

6. Figlioli miei, state attenti! Vedete, qui nella casa nostra per necessità, necessità, dobbiamo darvi, mi pare il necessario dobbiamo darvelo: riscaldamento, cibo, eccetera, eccetera. Ma qualche volta, qualche volta vi assicuro che mi domando: “Ma io vi preparo ad essere missionari così?”.
Ieri, permettete, sa sebbene che ieri siamo andati in casa di don Renato - dov'è don Renato? Bene! - siamo andati in casa sua di don Renato Novello e ci ha mostrato la sua casa, lì. Poi siamo andati a vedere anche la soffitta, e c'erano lì due letti in soffitta, e ho detto: "Così ne avete anche in caso di bisogno?". "Eh... li abbiamo messi qui, intanto così". E ho guardato la soffitta... "Qui - ha detto il papà - mettendoci un po', soffittando, si potrebbe fare anche una stanzetta se si volesse". E la soffitta era fatta di... quei... cosa è che chiamano, quelle tegole là da tre quattro centimetri e poi i coppi sopra, no, travature, tegole e coppi sopra pendenti così... Voi direte: "Ma voi una volta, voi una volta...". Fin che volete, ma guardate che fino a venticinque anni io ho dormito in una casa così, senza nessunissimo riscaldamento; e tutti eravamo così, senza nessun soffitto, senza nessun soffitto, tegole con la tegoletta da tre centimetri là, che tiene su i coppi, no, e basta: si dormiva così. Freddo? Freddo era sì! Le chiese? Senza riscaldamento! Ricordo qui all'Ausiliatrice, con i vetri aperti: cose che saltavano le mani. Alla comunione non eri capace di comunicare, i piedi che saltavano, saltavano. Quando che andavi a casa, per cavarti le scarpe dovevi metterti con le mani lì per vedere se eri capace di sghiacciarti un pochino. Ma, amici miei, guardate che nella vita apostolica queste cose le troverete più o meno così. Al Chaco non troverete il freddo, ma troverete il caldo, vero. Chiaro! Guardate che questa vita un po' dura, un po' dura, la troverete, la dovete trovare, perché se voi domani nella vita apostolica andate cercando la comodità che avete qui, guardate che scandalizzate la gente che vive nelle baracche. Andiamo giù anche a Crotone, questa povera gente avete visto... come qualcuno di voi che siete andati giù, gli zingari e altra gente. Voi non dovete andare al minimo, ma dovete salvare una metà. Ora, vi dico, sento il bisogno che abbiate il necessario sia con il cibo, sia con una cosa, sia con l'altra; ma, però, cari miei, mi domando io... Per esempio il cibo, il cibo... Per me è stata una cosa inconcepibile per esempio, una sera che sono stato su con un gruppo là, e che su sette otto, tre non hanno mangiato il pasticcio: per me è inconcepibile, per esempio. Mi sono domandato: e in refettorio questi ragazzi mangiano sempre tutto quello che viene portato? Soltanto se è una cosa che ti fa rigettare ripetutamente non devi prenderla: ma se c'è una cosa, anche se ti fa un po' di male, si mangia. Scusate tanto! L'altro giorno, per esempio, portano minestra di fagioli... mi fa male, l'ho mangiata; poi mi è venuto affanno, non importa niente!

MO251,7 [13-12-1968]

7. Ma a un dato momento bisogna essere capaci di fare anche un po' di sacrificio, anime di Dio. Ma, siete capaci di fare ste robe qui? Perché, guardate, che poi, insomma, nella vita, una volta perché il letto è duro, un'altra volta perché il cibo è così, un'altra volta perché è colà, insomma sto benedetto corpo...Viviamo qui per curare il corpo o viviamo per salvarci l'anima e salvare le anime? Abbiamo bisogno di uomini un pochino... Vi dico: non strapazziamo il corpo. Ho premesso quello. È chiaro? Ho premesso quello. Ma neanche che proprio adesso cosa... Fuori col dito: "Qui no: mancano due gradi di più se no non vengo a letto... Eh, no! Se non c'è la stufa io non vado a letto".
Qualche giorno fa ho sentito voi che parlavate di stufa, sa, ma con una certa insistenza, e mi era venuta la voglia, guardate, ve lo assicuro, di andare a dormire io e mandarvi dormire nella mia stanza. È perché sono diventato più vecchio e non faccio queste stramberie, ma mi era venuta voglia di prendere i ragazzi, prendere tre letti e metterli nella mia stanza e mandarli a dormire là, e tutto l'inverno dormire là. In altri tempi, quando che ero più duro, l'avrei fatta. Ne ho fatte anche di peggio. Ma, guardate, che a un dato momento, figlioli miei, figlioli miei, non ho mica da tirar fuori delle signorine qua dentro e neanche, ehh, sì... dobbiamo tirar fuori uomini e uomini un po'... vorrei dire, degli arditi di Nostro Signore, capaci un pochino di superare le difficoltà, di dormire nelle trincee, insomma, io ho bisogno di uomini che dormono nelle trincee, non che dormono... Ha detto San Giovanni Battista, no? "Cosa... nei palazzi dei re, eccetera. No! No!". Gesù del Battista non ha detto così: "Chi siete andati a vedere? - ha detto - Uomini vestiti mollemente?”. No, no, un uomo vestito di sacco, si può dire, che viveva nel deserto. Ora, dovete essere capaci di fare una vita così. Questo riguardo la salute: mi par di aver toccato abbastanza; non vado più in giù, perché se no comincio a toccare troppi particolari e allora... qualcuno, vero, mi potrebbe questa sera assassinare in qualche corridoio. Ma, guardate, che c'è della strada da fare. Non basta dire: "Signore, Signore"; bisogna sapere per il Signore fare anche qualche cosa. Non vi escludo che una sera si possano prendere le paste e bere un bicchiere di vino, fare un po' di festa; ma che non viviate con quella festa o per quella festa. Si deve essere capaci anche di dire: "Per amore del Signore mangio questa roba che non mi piace; per amore del Signore faccio di meno prendere questa cosa, per amore del Signore faccio quell'altra". Certo, con furberia... Ma se non mortificate il corpo, figlioli miei, guardate che a un dato momento il corpo diventa col p... invece che con la c.

MO251,8 [13-12-1968]

8. Passiamo avanti. Ci vuole questa spinta iniziale, ho detto, per vincere il corpo un pochino, perché il corpo tirerà sempre indietro, cerca il suo comodo. Ci vuole questa spinta iniziale anche per vincere, che cosa? Le difficoltà che si trovano sul nostro cammino e poter rang... si direbbe in dialetto: poter rangiarse, rangiarse. Vedete, fare, fare avendo tutto è abbastanza facile: fare un vestito per Natalino se hai venti metri di stoffa, sì, forse si riesce a farlo, ma saperlo fare quando hai soltanto che cinquanta centimetri di stoffa, sa, lì ci vuole una certa capacità, no, Natalino, una certa capacità ci vuole.
Ora, nella vita apostolica... eh, scusatemi tanto, qual'è la capacità? La capacità è di andare a prendere un vestito vecchio e taiarghene un pezzo, eccetera, far venir fora un qualche cosa di artistico invece che un Arlecchino. Adesso si farebbero: finirebbero per fare due fasce di qua, fasce di là... "Varda che bello!", e non si sa che invece è stato fatto a pezzi, no? Adesso farebbero così. Ci sono certe maglie con tanti segni a destra e sinistra... Sa, sa, rangiarsi. Guardate, ieri sera sono passato per Sarcedo, sono passato lì che dovevo andare a Thiene, e più di una volta don Giovanni Battaglia mi ha detto: "Vien a vedere la cesa, vien a vedere la cesa". Io sono andato a vedere come fa il nostro cappellano là, anche passando, no, e ho visto una cosa: in fondo all'altare un pannello che, a prima vista, sembrava di bronzo, a prima vista sembrava di bronzo. Non ho arrischiato di dirlo: "Ciò, ma 'sta attento, di che cosa è? Di marmo?", ho detto. Ma vi dico, veramente fatto bene... È fatto, sapete di che? Di cemento! In che modo? Col polistirolo segnato col saldatore, fatto gli strisci, fatto i segni, gettato a pezzi sul polistirolo. È venuto fuori dei pannelli, messi uniti, dipinti finto bronzo, sembra un pannello bellissimo, vi assicuro veramente bello. Michele, dico male? Non è fatto bene? Sembra di bronzo ed è di cemento. Ora, nella vita bisogna sapere rangiarsi un pochino, figlioli miei! Non hai il bronzo? Eh, va ben! Hai il marmo! Non hai il marmo? Hai il cemento! E non hai il cemento? Hai la terra! Fallo di terra. Domani vi troverete in un paese: sa... "Hai cominciato a fare qualche cosa, don Michele?". "No, perché manca la casa della dottrina cristiana; sa, adesso stiamo qua". Ma comincia in una stalla, benedetto del Signore! "Ma qui a Crotone non ci sono stalle, perché le bestie xe tutte fora dalla porta, vero". E allora comincia fuori della porta, vero! "Ma, sa, fora dalla porta c'è troppo rumore". E allora vai in una casa, vai in una cantina! "Ma, le cantine, sa, non ci sono perché sono a Cirò, non sono qui". A un dato momento, insomma: 'rospo rangete!'. Bisogna sapersi rangiare. Abbiamo bisogno di fare un impianto elettrico qui dentro? Ci mancano le luci? Prenderemo due pezzi di filo di ferro e tireremo provvisoriamente. "Ma consuma troppo!". Ma intanto abbiamo la luce per quella sera, no? E per domani sera e postdomani sera vedremo di fare un impianto regolare. Sapersi arrangiare. Ora, vedete... Tante volte è facile dire: "Beh, io faccio i gnocchi, però voglio questo, questo e questo". Se a un dato momento ci manca qualche cosa? "Eh, no", dice. Se non fa i gnocchi, fa la pastasciutta, no? “Avevamo stabilito di fare i gnocchi: han portato su la farina, hanno portato su questo e non hanno portato su le patate, perciò, perciò, perciò stiamo qua a guardare". “Ma fate qualche cosa d'altro”. “Hai la farina, impastala con le uova e fai un po' di tagliatelle, no? Se non fai i gnocchi, fai le tagliatelle”.

MO251,9 [13-12-1968]

9. Insomma, sapersi arrangiare un pochino con quelle cose che il Signore mette in mano nostra, senza pretendere di avere quello che sognamo noi. Perché, vedete, nella vita apostolica non avrete tutto, sempre tutto: sia come mezzi materiali, sia come collaboratori, sia... "Ah, qua non si può far niente: non c'è nessuno!". E fatteli gli uomini, no? "Non ci sono uomini... ma vedesse: non c'è nessuno che mi aiuti". E va bene! Comincia a fartene uno, dopo quell'uno ti aiuterà a farne un altro. "Ma, sa, ci vuol tempo". E va bene, consuma quel tempo! Ecco direi: non fermarci dinanzi alle difficoltà che ci sono, ci devono essere. Nelle difficoltà, vorrei dire che i nostri uomini dovrebbero quasi trovare la gioia di... "Non c'è niente!". "Beh, meglio, così facciamo più fatica, no?". Quasi trovare il gusto; andare in una casa dove non c'è niente: quattro foglie per terra perché non c'è un letto dove dormire; una cassetta magari da frutta che serve da comodino e da tutto. Dovreste sentire la gioia quasi di una cosa così... E no: "Ah, dove siamo arrivati! Guarda, non c'è niente! Dobbiamo sederci per terra per mangiare, una scodella che serve per tutti, un bicchiere che serve per tutti, eccetera". Ma scusa: un bicchiere... c'è almeno del vino? "Sì!". E allora bevilo, no, furbo. Non perderti di coraggio, no?
Ecco, direi proprio, perché vi mancano certe cose, non perdetevi di coraggio. Se si rompe la macchina in mezzo la strada, non scendete lì a piangere sulla riva della strada! No, Ugo? Non sedervi là, perché la macchina non si ripara da sola. Almeno andate in cerca di un asino che vi trascini a casa. E se non lo trovate, andate a casa a piedi. Ma se state là seduti sulla riva della strada, guardate che non arrivate a casa. Non so se sbaglio anche in questo? Ma saper essere uomini: un po' di coraggio, insomma! Affrontare un pochino le difficoltà, ma affrontare un po' serenamente. Mamma mia, il tempo è passato; pazienza! Qui volevo fermarmi un po' di più questa mattina e anche ieri mattina.

MO251,10 [13-12-1968]

10. Il terzo punto: e qui allora il terzo punto lo tocco appena. Dinanzi alle persone. Non... qualcuno potrebbe qui... non l'ho toccato ieri mattina, ma sarebbe necessario fermarci. Vi dò solo il tema.
Prendo, adesso, tre, quattro religiosi. Supponiamo: don Piero, don Girolamo, Livio e Dionigi vanno a impiantare una parrocchia. Dice, supponiamo, don Piero: "Don Ottorino, sa, come si fa, come si fa? Se lei mi avesse dato Natalino al posto di Dionigi capisco anch'io... Ciò, con quello si potrebbe fare, sa... quello sì; ma con Dionigi come si fa?". Dice Dionigi: "Don Ottorino, come si fa? Ma don Piero, sa, el xe un po' duro, eccetera, e poi non è capace di correre in macchina, e poi questo, quello... come si fa, come si fa?". Insomma, in altre parole: "Non si può, - dice don Piero- non si può fare, perché lei mi ha dato tre uomini con i quali non si può far niente". Dice Dionigi: " Non si può fare perché lei mi ha dato tre uomini, che non si può far niente". Anima di Dio, il Signore ti ha dato, don Piero, quei tre e con quei tre tu devi fare. Ecco, in altre parole, in altre parole: non mettersi seduti perché non si può fare perché abbiamo quei dati uomini. Con quei dati uomini bisogna fare i gnocchi...Vi par giusto? Sia nella Comunità e sia come persone che hai attorno a te. Attorno a te hai degli uomini che si chiamano Pietro... Ma penso che Gesù avrà detto all'Eterno Padre: "Senti, Signore, non ne hai altri da darmi come capo della Chiesa, no? Uno che ogni tanto tira fuori qualche spigasso, che all'ultimo rinnega anche un pochino, eeh! Proprio questo?". “Proprio quello e con quello tu farai la Chiesa!”. E allora il Signore Gesù obbedisce al Padre: "Pasce agnos, pasce agnos, pasce oves". Vero? Ma perché? Perché quella è la volontà di Dio. Perciò io direi: anche qui, anche qui non scoraggiarci perché non abbiamo gli uomini ideali con noi, perché non abbiamo la Comunità ideale... "Sì, tutto sarebbe possibile, ma c'è quel tale nella Comunità... Tutto è possibile, ma nella parrocchia c'è quel tale, bisognerebbe che non ci fosse quello. È impossibile finché ci sarà quel sindaco. È impossibile finché ci sarà quel maresciallo dei carabinieri, no? È impossibile fin che ci sarà quel medico. È impossibile fin che ci sarà quella maestra a scuola". Nossignori! Proprio così, in quell'ambiente lì tu devi farti santo e devi santificare l'ambiente e devi fa saltar fuori da te quella energia che Dio ha messo dentro di te proprio per superare quella difficoltà.

MO251,11 [13-12-1968]

11. Termino con una cosa mistica, vero.
Non so se vi ricordate, se vi ricordate che quando noi eravamo giovani, no, e sa, eravamo meno motorizzati, si andava di solito a sgranare il granoturco. Ti ricordi, Giorgio, quando che eravamo ragazzi, no? Là in soffitta, si andava su, si girava intorno il manico: bururumm, bururumm, bururumm... Avete mai vista quella macchina? Vinicio pole non averla vista, ma voi che venite... Bene, attenti attenti, eh! Si girava il manico e bbbrrmmm, bbrrmmm, rrr... tira, tira, no? Avete mai osservato che quando si faceva andare forte e el fratellino, no, Ruggero, cosa faceva? Buttava giù... E quando che si buttava giù, in dialetto se dixe la panocia, no, se ne buttava giù tre su un colpo, diminuiva la velocità, ma dopo partiva di nuovo a tutta velocità, no? Bene, nella vita vostra apostolica sarà uno sgranare il sorgo continuamente, cari, sarà panocie che ghin vien continuamente. Una volta sarà mal di testa la panocia, un'altra volta sarà un doloretto a destra e a sinistra, in interioribus, posterioribus, va ben! Un'altra volta sarà... Vi mancheranno i soldi per pagare; un'altra volta perché si romperà el coverto della cesa e non gavì i soldi per metterlo a posto; un'altra volta sarà un confratello o un'altra persona... Ma ricordatevi bene: cercate sempre di partire in velocità; cavatevela in qualche modo, e poi ritornate alla vostra velocità. Guai se dinanzi, lo digo in dialetto perché l'è più bello, se dinanzi a una panocia, se dinanzi a una panocia la macchina se ferma. Guai se un apostolo nostro, no dinanzi a una panocia, ma dinanzi a un panocin, el se ferma. E guardè che ghe xe degli apostoli, savìo, che se ferma, no dinanzi a una panocia, no dinanzi al panocin, ma dinanzi alla fotografia di un moscerino. Sia lodato Gesù Cristo!