MI81[18-06-1966]
Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell’Immacolata. È un breve frammento di una meditazione in pessimo stato di registrazione e di conservazione, nel quale don Ottorino dapprima sottolinea che la vita cristiana è una lotta, e poi si sofferma sulla necessità di essere umili. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 8’. 1. La vita cristiana è una lottaIl riferimento è a Ruggero Pinton, che all’epoca stava facendo l’anno di noviziato e che era entrato in Congregazione dopo aver conseguito il diploma di maestro.
Anche per questa meditazione don Ottorino prende spunto dal libro di LEO TRESE, Il sacerdote oggi. Pensieri di un parroco americano, Morcelliana Brescia 1958. La citazione è presa dal capitolo XVI, che ha per titolo La presenza reale, alle pagine 128-129
MI81,1[18-06-1966]
1.Figlioli, conservare la fede richiede una lotta difficile, e tanta gente del mondo la perde appunto perché non vuole lottare, mentre invece bisogna continuare ad essere severi con se stessi. Da questa lotta dipende l’eternità per noi e per tanti altri. Non possiamo pretendere di trasformare la vita cristiana in un impegno facile. Non illudiamoci: il cristianesimo non è una cosa facile, ma è un dovere da vivere con Cristo crocifisso, per cui coloro che abbracciano il cristianesimo abbracciano un dovere pesante: la croce portata con Cristo. I comandamenti sono uguali per il Papa, per i Religiosi e per l’ultimo cristiano. L’umiltà è necessaria per il Papa, per il Religioso e per l’ultima donnetta di questo mondo perché solamente chi è umile entra nel regno dei cieli. La purezza è necessaria per il Papa, per il Religioso e per l’ultimo cristiano. Non ci sono ascetiche diverse, comandamenti diversi, cammini diversi. Perciò, figlioli, bisogna affrontare questo impegno perché, anche se un domani qualcuno di voi lasciasse questa Casa, nel suo paese troverebbe sempre una chiesa e un tabernacolo, e lo stesso Cristo che si trova qui è presente anche là, per cui se non credesse alla presenza reale di Cristo dovrà rendere conto dinanzi al Signore. Sarà un povero disgraziato se avrà trasformato il Cristo in una reliquia della santa croce. Abbiamo ricevuto grazie da Dio e di esse dobbiamo rispondere al Signore. Se tu, Ruggero , decidi di ritornare a casa tua per esercitare come maestro, puoi tornare a casa, puoi insegnare come maestro, puoi andare all’università, però devi vivere il tuo cristianesimo. Infatti il Signore non ti toglie i comandamenti, il tabernacolo, la grazia; rimani figlio di Dio e fratello di Gesù, e per vivere la fede occorre sacrificio. “L’intero frutto della nostra vita sacerdotale, il raggiungimento della meta alla quale, fin dall’eternità, siamo destinati, dipende dalla nostra quotidiana comprensione della realtà della presenza vera, reale, personale, viva (potrei quasi dire alitante) di Cristo nell’Eucaristia”. 2. L’uomo di Dio deve essere umileVIRTÙ
fede
CHIESA cristianesimo
GESÙ
crocifisso
VIRTÙ
umiltà
EUCARISTIA tabernacolo
GESÙ
La citazione, come quella che viene riportata in seguito, è presa dallo stesso libro, ma dal capitolo XII, intitolato L’umiltà, pagina 94. L’argomento quindi cambia per completo: forse sono due brani di meditazioni diverse, erroneamente messi insieme.
Il riferimento è evidentemente a don Luigi Furlato, padre maestro dei novizi.
Nel testo registrato don Ottorino legge per due volte la stessa frase, senza dubbio per sottolinearla.
Il riferimento è a Giuseppe Azzolin, che aveva emesso la professione religiosa all’inizio di quell’anno 1966.
Don Ottorino, durante i primi due anni del corso teologico, venne destinato come chierico assistente del gruppo dei giovani seminaristi del seminarietto della Cattedrale.
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2.“Dio sa che noi preti dovremmo essere umili”. È una brutta cosa dover dire che un sacerdote è impuro, però vi dico che fra un sacerdote impuro e uno superbo, preferisco quello impuro. Mi guardi, caro? Ripeto che tra un impuro e un superbo preferisco quello impuro, perché è più facile guarirlo. Maestro , dico bugie? È difficile guarire anche l’impuro, specialmente se ha una malattia inveterata; se lui poi non ti aiuta, è impossibile. Se lui corrisponde ed è disposto a sacrificarsi, a mortificarsi, a reagire contro la carne, si può salvare; in caso contrario non si può salvare. Ma la persona superba è difficile da salvare. E poiché tutti siamo superbi, mi riferisco al superbo che non riconosce di essere tale, altrimenti dovremmo disperarci. “Dio sa che noi preti dovremmo essere umili. Nessuno, meglio di noi...”. Prestate attenzione a questa frase: se non accettate la mia esperienza, almeno ascoltate questo autore. Però prestate attenzione a quello che dice fra le righe, perché bisogna saper leggere sempre tra le righe. “Nessuno, meglio di noi, conosce la perversità innata della natura umana decaduta”. Quando vi incontrerete con il mondo e lo conoscerete nella sua realtà, voi che, grazie a Dio, siete cresciuti in un giardino, dove penso che Azzolin non faccia discorsi osceni, cioè discorsi infami da far rabbrividire, e neppure azioni cattive, eccetera eccetera... Noi, grazie a Dio, nonostante qualche piccolo litigio e qualche stupidaggine, siamo cresciuti in un’oasi. Ma, quando diventati più grandi, inizierete il vostro apostolato, vi incontrerete con il mondo d’oggi che è sporco, e purtroppo qualcuno soffrirà una crisi. Don Luigi, forse è capitata anche a te una crisi nell’impatto con il mondo? A me è capitata durante il primo anno del corso teologico quando sono stato inviato nel seminarietto. Anche in precedenza, durante i tre mesi delle vacanze estive al mio paese, mi ero trovato con la mamma, con il parroco, con qualche amico o amica della mamma, con la zia, e credevo di conoscere il mondo, ma in realtà conoscevo il mio paese; non conoscevo il vero volto esterno del mondo. Andando in seminarietto ho avuto l’occasione di incontrarmi con il mondo. Quando poi già sacerdote, come giovane cappellano, mi sono incontrato veramente con il mondo, misericordia... 1 agosto 1966APOSTOLO uomo di Dio
VIZI superbia
PECCATO
PENITENZA
CONVERSIONE
MONDO
AUTOBIOGRAFIA famiglia