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LA VITA DEL CONSACRATO DEVE ESSERE UNA VITA D’AMORE

MO23 [18-06-1965]

18 giugno 1965 Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino, continuando il commento del libro di p. MATEO CRAWLEY-BOEVEY, Gesù, re d'amore, insiste sulla necessità di rispondere all'amore totale di Gesù con una donazione senza limiti, e ricorda che il segreto dell’apostolato è il contatto personale con Gesù. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 27’. Beh! Stè attenti! Ora, io vorrei prima de portarse avanti con la meditazione, fermarse un pochino.

MO23,1 [18-06-1965]

1.Dicevamo, l'altro giorno, per esempio: desiderare la comunione ogni ora; chi é prete, desiderare dieci volte al giorno la Messa; chi non é prete desiderare dieci volte al giorno, come minimo, di ricevere il Signore. Desiderio di fare qualche cosa per le anime.
Ecco, domandiamo a noi stessi, ma proprio domandiamoci avvicinandoci al Signore in questo momento, cerchiamo Gesù e dire: Signore, sei stato contento del tuo Ottorino in questi due giorni? Sono stato oggi, cioè, ieri, l'altro giorno, un uomo di desideri? Per esempio, siamo andati in processione ieri: durante la processione, tanto per venire a qualcosa di concreto, abbiamo conversato con il Signore che conducevamo attraverso le vie della città di Vicenza? E, al Signore, abbiamo rivolto una preghiera per le persone che erano ai lati delle strade? Abbiamo detto: Signore, sono anime queste, tra qualche anno saranno morte, forse tante sono neanche in grazia di Dio. Tante forse sono qui per curiosità sola. Siamo passati per Piazza dei Signori, durante il giorno: centinaia e migliaia di persone passano per quella Piazza dei Signori, e vanno là magari a imbrogliarsi reciprocamente, vero, nel posto dei contratti, ecc... Ci sono i negozi lì torno, ci sono i bar, ci sono i luoghi proprio anche diffamati, in qualche parte; abbiamo detto: Signore, benedici questa città, benedici la gente che passa da queste parti. Fa, o Signore che questa città sia tua, completamente tua; ti conduciamo attraverso la città perché tu l'abbia da benedire, o Signore? La processione, se non avete accompagnato così il Signore, scusate sapete, chi lo doveva accompagnare così, forse i bambini che avevamo dietro di noi? O quelle bambinette la, vestite di bianco, che buttavano fiori? Loro potevano dire qualche giaculatoria, dire qualche Ave Maria, anche noi si, dir qualche Ave Maria, pregare, ma se non abbiamo espresso questi desideri, noi che siamo Religiosi, che siamo consacrati alla salvezza del mondo, amici, solo al Signore dovevamo lasciare questo pensiero. Solo Gesù doveva, passando per le nostre strade, piangere per i peccati che vengono commessi e desiderare, desiderare santi? Forse, passando per la Piazza dei Signori, avrà detto: "Messis quidem multa, operari autem pauci", veri operai della messe del Signore!

MO23,2 [18-06-1965]

2.Ecco, domandiamoci, ma a contatto con Lui, proprio a contatto col Divin Maestro: Signore, sei stato contento della mia processione di ieri? Sei stato contento della mia giornata di ieri, festa del Corpus Domini, per esempio? E' stata una giornata eucaristica per me, l'altro giorno, i miei desideri?... Se la processione di ieri é stata soltanto una processione materiale e non formale; cioè, ci siamo portati materialmente, composti bene, tutto quel che volete, pregando anche insieme, ma non abbiamo accompagnato il Signore?
Guardate che potrebbe, la processione, essere un simbolo della nostra vita. Sarebbe una cosa ben meschina che un apostolo passasse attraverso la sua vita sopra la terra, facendo una processione proprio "videre et videri", no? "Videre et videri", cioè per vedere si vede qua, là, si vede l'uno, si vede l'altro, e si desidera di essere veduti magari in una bella parata il giorno della prima Messa, no? Un bel pranzo, non neanche quello, proprio ma sa, ci può essere anche una santa vanità nelle cose sante. State attenti figlioli, perché se non riusciamo a stabilire questo contatto con nostro Signore, vale ben poco la nostra vita, sapete! E andiamo avanti!

MO23,3 [18-06-1965]

3."Se avesse messo un limite all'amor suo – parliamo di Gesù, sai Venanzio -, avrebbe forse pensato alla croce, all'Eucarestia?".
E' tutto qui! Il Signore non ha messo limiti nel dare a noi, non ha messo nessun limite. Non é che il Signore abbia detto: "Ben, vien qua, ti do un 'assegno di 50 mila lire, ti pago i debiti!". No, no, no, ti ha dato in mano la cassaforte! Qualche volta bello vedere, va la moglie... Io ho visto per esempio una volta, lì alle Alte, siamo andati a prendere il carrello, la moglie, va domanda i soldi al marito, il marito ha le mani sporche, prende il portafoglio al marito, si prende fuori quel che vuole, poi rimette la il portafoglio. Ovvero, il marito prende: "Tutto quel che occorre" e le dà il portafoglio. Ecco, proprio dà in mano il portafoglio, dà in mano la chiave della cassa. Il Signore ha fatto qualcosa di più: ha dato se stesso, ha dato la fonte, non soltanto la cisterna, ha dato la fonte in mano nostra. "Vedetelo nell'ostia: é la suprema follia. Egli é tutto a tutti, in un dono totale, intimo e costante". Queste tre parole, un santo si metterebbe la a far meditazio ne, eccolo qua: "Egli é tutto a tutti", dunque tutto a me, tutto a me come se ci fossi io solo al mondo, un dono totale! Sà, quando che muore don Venanzio, una reliquia de don Venanzio, un tochetelo de ciuffetto, ecco, si dà una reliquia. Muore qualche altro, sò io, là, Tonello, una reliquia de Tonello, un tochetelo de ongia del dito mignolo del piede destro. Muore Bertelli: una reliquia de Bertelli, un tochetelo de lingua de Bertelli, messa là. El giorno de tutti i santi, la deventa, la scomissia a parlare da sola! Figlioli miei, figlioli miei, dono totale, dono totale, intimo, intimo e costante; totale: si dona totalmente in forma intima, cuore a cuore e costante, non una cosa che dura soltanto come un gelato co te ghe magnà el gelato xé finìo... Se fosse stato ragionatore, se avesse calcolato come noialtri de solito, avrebbe fatto quel che ha fatto? Vedì che differenza che c'è. Lui si dona tutto e noi calcoliamo quel che diamo al Signore! Lui si dà e noi: ben si, va ben, ma, tempo de silenzio, va ben, ma dire la corona, sì, ma xo in cortile, ma, ma, ma! Noi calcoliamo, noi siamo dei calcolatori spietati nei confronti di Dio. Noi, dico, mica voi, dico noi, io, io per primo: "beh, insomma va là, gò fatto un'ora de adorazione, e va ben, adesso, si, ma... noi siamo, ecc.! "Ma se vi ha lasciato la Sua stessa persona, é per trovare nel cuore vostro un po' del calore del Paradiso!". Si é lasciato a te, don Graziano, ma Lui esige, esige da te un po' di Paradiso. "Una sola anima che lo ama, lo compensa con tanto amore! Bisogna che Egli possa sempre dirvi quello che diceva a S. Geltrude: "Quando tu mi ricevi, tu sei il mio cielo". In Palestina, da una parte lo scacciavano e lo scacciavano: "Volete andarvene anche voi?". "No, Signore, Tu hai parole di vita eterna". No, no, dove 'ndaremo, no no! Il Signore andava a Betania, di qua, di là, lo tormentavano, volevano ammazzarlo; va a Betania, oh almanco sà; aveva, aveva i suoi, aveva qualche anima: beh, almanco qua non i me coparà mia, no?; dove trovava un po' di carità. Sopra la terra, il Signore aspetta delle piccole Betania, piccoli luoghi dove che el trova delle anime, un po' di paradiso.

MO23,4 [18-06-1965]

4.Può forse trovare il paradiso, il Signore, in certi posti della Russia in mezzo ai comunisti... In qualche parte anche là ci son dei piccoli "paradisi", forse più belli che il nostro paradiso qua dentro! Ma, ricordatevi bene, va cercando Lui questi piccoli paradisi, e lo dice: "quando tu mi ricevi, tu sei il mio cielo". E quando noi l'abbiamo ricevuto questa mattina, siamo stati il suo Cielo?, o il piccolo Purgatorio! Come si é trovato, come si é trovato quando é venuto?
Quella volta famosa, voi le storielle le sapete meglio di me, che non sò che santo o che santa che sia, che vedeva Gesù; sò che ai ragazzi faceva tanta impressione quando lo raccontava, no: c'era il sacerdote che comunicava, e vedeva come un Bambino, ad un dato momento, piangendo non voleva andar dentro in un'anima. Non sò che santo o che santa che fusse, potrebbe saperlo il Maestro dei Novi zi... gheto mai sentìo dire?, mai? beh, un fatterello della vita dei santi, te sé, vedeva, vedeva, vero, il sacerdote che stava comunicando, e qualche volta vedeva questo Bambino, proprio un Bambino, Gesù, che andava, seguiva l'anima, seguiva l'anima. Il Bambino, quando il sacerdote... che improvvisamente: ah, ah, e qualcheduno, il Signore andava dentro, humm!, nol voleva andar dentro, nol voleva andar dentro in qualche anima, nol volea 'ndar dentro in qualche anima, appena che l'aveva preso in mano il sacerdote, voleva essere lù... ah, ah, così, in qualche altra un pochino, humm!, el fasea de tutto insomma e nol volea andar dentro, nol voleva andare, perché c'era il peccato! Se no la xe vera, la xé ben inventà!, se non la xe vera, l'è ben inventà, perché é una realtà di ogni mattina! Figlioli miei, se io dicessi a voi, a uno di voi, prendiamo don Erasmo e dicessi: senti don Erasmo, questa mattina andiamo via insieme, e oggi siamo invitati a pranzo in casa di Grassetto, forse verresti, no? Beh, insomma; o sennò invece di Grassetto andiamo da chi vuoi, da Soprana toh; da Soprana verresti, si o no? Verresti volentieri! Se invece dicessi: guarda che xe ancora viva "l'Orba", semo invità nella casa dell'Orba, mi son convinto che alle undexe te me dirissi che te ghé mal de pansa par non vegner magnare. Perché digo, penso che ghe vorria un eroismo tale a andar a magnare in casa! cosa gh'in dito, tì ah...! Me disea una volta un toso che l'è ancora vivo; mi, cò vado casa ancò, el ga dito, me mamma (fatto storico, ve lo go dito) la ga tolto sù i ossi su la cassa delle spassaure fora, e li gà lavà 'na scianta e fatti bòiare e la ga fatto la minestra con quella roba là, e mi, cà magna quella roba là?... Dopo aver vissuto qua, el se gà abituà a magnare anca, no quel brodo là, calcossa de mejo, no? Me pora mamma no la pareciava mia cossì! E dopo el xe tornà a casa, e el gà trovà so mamma che gà tolto sù dalle spassaure fora dei tocchi de ossi, la li gà ciapà, li ga lavà un pochettin messi nella pignatta e fatto el brodo, e la gà fatto el brodo, e la gà fatto la minestra con quella roba lì. E lu nol voleva magnare quella roba là: come se fà a magnare! Capito!

MO23,5 [18-06-1965]

5.Ora, figlioli miei, quando il Signore vien nell'anima nostra al mattino, vienlo cossì a braccia aperte, o trovelo quei ossi là, un pochetin fatti bòiere un pochettin, che i xe sempre quei che i bòie ogni mattina, tanto per parlare con... per la via regia della teologia! A ridì voialtri, la xé realtà eh!
"A Santa Margherita, Maria diceva: "Figlia mia, ho scelto l'anima tua per essermi un cielo di riposo sulla terra, e il tuo cuore sarà un trono di letizia all'amor mio". Stamattina, quanti cieli sereni ha trovato il Signore, e quanti cieli nuvolosi! Quante strade asfaltate e quante paltanare galo trovà? Per imitare in qualche modo... Che bello saria che alla mattina vedesse anca mi Gesù Bambino quando vegnì a comunicarve: "A no vò mia mia dentro là, massa canaie, no vui mia 'ndar dentro, massa canaie, massa cattivo, no vui mia... da Mariano! vo subito!, no Mariano? Eppure, guardate che Gesù, da qualcuno va molto volentieri, da quell'altro, invece: andaria più volentieri se ghe fusse un po' più pulizia in casa, se ghe fusse un pochetin, un pochi de fiori de più, se fusse un pochetin più ridente la casa, se ghe fusse un pò più generosità, un po’ più amore in casa. Una vita insulsa quella de quel toso là... el me dixe sempre le stesse robe, nol me da gnente, el me mette sempre bei quadri de fragole su par la casa, ma nol me dà mai un piatello de fragole! Tutta la casa piena de quadretti, de quadri, de quadretti de frutti: de fragole, de polastri, ma insima a la tola, no te vidi gnente! Cosa fasso mi in casa de quel toso là? E si che la xe casa, magari là colorita, ma ma un bel piatto de fragole in mezzo alla stanza!

MO23,6 [18-06-1965]

6."Per imitare in qualche modo la generosità dell'amor suo, facciamo che ci sia tra noi una rivalità, una ammirabile lotta"...
Queste xe le robe che vale, le corse campestri che dovarissimo fare noialtri, le gare ciclistiche, vero Severino? fra me e Cristo una lotta, una lotta! Guardate che xe frutto dell'amicizia, vero Momi, no la xe cossì! Nell'amicizia no ghe xe na lotta nel dare, nel farse piaceri, nell'aiutarse. Vorria vedare, per esempio, se ghe fusse Venco là, lu solo a portare i pannelli, se Giorgio nol va a darghe una mano! E vorria vedere se fusse Giorgio da solo a portare i pannelli, se Venco viceversa nol... ma par forza, par forza, l'amicizia vol questo! Se invece i xe due un po' antipatici, allora quell'altro el fà finta de non vedere, sebben che i xe fradei della Casa Immacolata, la xe na roba naturale vero? sennò el gà 'naltro mestiere da fare! L'é drio andare in cortile, el vede che la l'é lu solo, ghe vien in mente che ghe xe na roba da fare, el torna indrio; mia par gnente, mia par quello; el torna indrio parché ghe xé 'n'altro mestiere da fare! Se invece l'é l'amico, el lo vede, l'intuisse, el corre: spetta, spetta, ghetto male?... Robe fatte da mi, no da voialtri! Eh, Azzolin sorride sotto i baffi, el dise: robe che go visto ancora, vero Azzolin, le go viste mi!... "Per imitare in qualche modo la generosità dell'amor suo, facciamo che ci sia tra noi una rivalità, una ammirabile lotta... E' tanto consolante pensare che può esserci tra Dio e noi una specie di uguaglianza!". El me dà tutto, bisogna ben che anca mi fassa un'uguaglianza, no? ti te me dè un franco, mi tin dao du, ti te min de quatro, mi gh'in dao otto: a un dato momento, te sé, te me regali un fiore: cossa gonti da fare! Gh'in regalo dù! Xe quasi naturale di voler vincersi nella Carità, mia per... mia per vincere, perché resto confuso dall'atto di amore fatto verso di me; dall'atto di gentilezza e io vorrei farne un altro: é il mio compleanno e mi porta un mazzo de fiori! E' il suo compleanno, proprio gnente! Spetta che porto un mazzo de fiori, una torta! Vien el me compleanno ancora, mi porta un mazzo di fiori, una torta e una bicicletta, ma bella! Un mazzo de fiori, una torta, una bicicletta e una moto! Xe naturale che si vuol vincere un pochino, no!... "Si pensa che ve ne sia una, fra due amici, quando l'uno dà all'altro tutto ciò che ha".

MO23,7 [18-06-1965]

7.Ecco l'uguaglianza fra noi e Cristo; possibile che io possa dare tanto quanto dà lui? Capite chiaro! Eh, scusa, mi gò quattro pulsini e basta, Lù el gà el cielo, l'é paron! Xe ridicolo che ghe sia un'uguaglianza vera e propria! Però attenti, eh! "Io gli dò tutto ed Egli mi da tutto", e allora succede l'uguaglianza! Rivemo a pari: Lui mi da tutto e io gli do tutto, cosa potevo dare di più? E' questo che manca a noi! Questo dare tutto per stabilire tra me e Cristo una uguaglianza! Signore, io ti do tutto, i miei passi, i miei respiri, il mio gioco, il mio divertimento, la mia gita, il mio lavoro, il mio pane che mangio, il mio dolce che mangio, la caramella che mangio, tutto per "Christum Dominum Nostrum, cum ipso et in ipso e per ipso", io ti do tutto, tutto! Le parole che dico, quelle dolci e quelle aspre, tutto; le preghiere, tutto Signore; i respiri, i palpiti del cuore, tutto Signore, tutto! Io non voglio niente per me! Tu mi hai dato tutto te stesso a me, e mi hai dato il dono intimo, totale, costante e io mi do in dono intimo, totale, costante a te. Ecco l'uguaglianza, ecco la santità! Dopo se uno xé come Reghellin alto 2 metri e xinquanta, 2 metri e xinquanta, un'altro xé come qualche altro, soltanto come Azzolin, alto un metro e vinti, un metro e vinti...
"In questo caso S. Teresa diceva: Gesù ed io siamo alla pari nel dono. Ma io tanto povero e miserabile come sono, posso dare ben poche cose. Non importa: se do tutto senza riserva, come Egli mi dà tutto senza riserva, c'è, lo ripeto, una santa e meravigliosa uguaglianza".

MO23,8 [18-06-1965]

8.Lui si da tutto, io mi do tutto: siamo a pari, Signore! Ti do tutto! Lui mi da’ il suo portafoglio: Signore, ti do il mio e se mettemo insieme, facciamo società, facciamo società con nostro Signore. Anche economicamente parlando, ti Signore, cosa mitito fora? Mi metto fora tutto! E ti, don Ottorino, cosa mitito fora? tutto! No stà a vardare quello che ghe xe dentro, mi metto fora tutto! I soldi che che xe in cassa, i tochi de carta dove che xe scritto i debiti, tutto; il terreno, anche i osei de Venco, tutto, tutto, metto tutto nelle Tue mani; non me riservo gnanca el becco d'un canarin; ma gnanca Ti, eh, gnanca riservarte gnanca un angelo, tutto te ghe da metarghe! El patto xe questo: tutto te metti dentro Ti e tutto metto dentro mi! Il Signore sorride, perché dopo, a un dato momento, son in caso de dire: Signore, a te gò da tutto mi seto, eh! Pensate, te gò da anca i merli, pensete te gò da tutto, Signore! Gò da anca la cinepresa, tutto te gò da; dopo, el Signore l'é così tanto bon che el me assa anche in consegna Lu, la roba che el me ga da: ben, tienla lì intanto, quel giorno che la me occorre, te la porto via. E quel giorno che el ne la porta via, se lamentemo! El pol portarnela via, el Signore, mandando un ladro che el ne la porta via de notte. Pol vegner un temporale, te sé, che el me rabalta un toco de casa; pol vegner 'vanti i comunisti là, pache a destra e sinistra, e i ne copa anca noialtri. Siccome ghemo da anca la vita l'è paron Lù!
"La santità - dice s. Tommaso - non consiste nel saper molto, nel meditar molto, nel pensare molto. Il gran segreto della santità é di amare molto!". San Tommaso, questo che lo dice. Padre Matteo potrebbe dire: mah, sentimentalismo, no! S. Tommaso, dottore di Santa Madre Chiesa... "I santi sono calici di amore di Dio. Dovrete anche voi - cari - essere apostoli... avere la fiamma divina per incendiare le anime, amare talmente Gesù, avere il cuore tanto pieno di Lui da poterlo diffondere intorno a voi: gli apostoli sono carri di fuoco portanti il Cuore di Gesù fino all'estremità del mondo!". Dio si é dato a loro, loro si sono dati a Dio. Un toco de ferro buttà nel fogo, son divenuti carri di fuoco, carri di fuoco portanti il Cuore di Gesù fino all'estremità del mondo. Portiamo, e mi fermo.

MO23,9 [18-06-1965]

9."Formiamo - prima noi, poi gli altri qua dentro - anime di fiamma, appassionate d'amore divino, formiamo dei cuori che siano vulcani di carità, perché essi solo hanno il segreto dell'Apostolato!"
Volevo arrivare qui, stamattina: "essi solo hanno il segreto dell'apostolato". Guardate figlioli che l'apostolato, se volete un po' più avanti parla, ecc., ho saltato via per fare più presto; si, vero, l'apostolato può esser fatto in tanti modi; quello che può essere il finto apostolato, l'organizzazione sà, qua, là... ma quella non é apostolato. L'apostolato é trasformazione, é un'anima che si avvicina a un'anima e si converte l'altra anima. Dopo ci vuole anche l'organizzazione, d'accordo, ma ricordate che l'apostolato é Gesù che si avvicina alla Samaritana e la Samaritana che confessa i suoi peccati, capito? E' l'anima che si avvicina al Cristo! Ora, il segreto dell'apostolato é qui; e guardate figlioli che se non riuscite a stabilire questo contatto intimo e personale con Cristo, che in fondo é questa roba qui, intimo e personale con Cristo: io mi dono tutto al Signore! Signore, tu vieni dentro di me. Dire al Signore: senti Signore, fà un piassere, verzi il tuo cuore, fa che don Ottorino el se butta dentro e sara pulito, perché varda che scapo fora, sta 'tento che scapo fora, Signore; famme 'na carità, famme 'na carità! E al mattino dopo, nella comunione: Signore, ieri a no gò studià pulito in studio, son stà un pelandròn ecco, son scapà fora un pochettin, te ghe visto anca tì! Ieri, un pochino con un compagno, a gò fatto un giudizio temerario un pochettin, a son scapà fora un pochettin. Signore, tieme una man sulla testa! Iestenemei, diseva mons. Snichelotto! "Iesus tene me!". Iestenemei, Iesteneme! Tieme dentro, Signore! Fioi, cossa gonti da dirve mi, cussì bisogna fare! "Iesus coepit facere et docere". Bisognaria che scominsiasse mi, invesse son un pelandron, 'vuto ca fassa, félo voialtri almanco. Armiamoci e partite almanco!

MO23,10 [18-06-1965]

10.Avviciniamoci allora al Signore, e domandiamo a noi stessi: io ho ricevuto già dal Signore i doni; il Signore se gà fidà e el se gà donà a me stesso completamente! El gà dito: intanto mi te dao, mi te dò la intanto el me portafoglio. Noialtri uomini, sentì, co 'ndemo comprar 'na vaca: beh, dame la vaca, dopo te dò i schei! No demo i schei e dopo la vaca i ne la manda a casa, no? Noialtri omini no se fidemo mia! Prima vogliamo la roba, e dopo paghemo. Perché se par caso no i me la manda più a casa; invece il Signore si é fidato: prima ha dato sè stesso a noi, e adesso spetta soltanto che paghemo, e che diamo noi stessi a Lui. Ecco, solo così, guardate che Lui si é dato a noi, e si é fidato di noi. Semo stà dei imbroioni, se non abbiamo dato noi stessi; siamo stati degli imbroglioni, gente che gà xercà de imbroiare el Signore! Attenti, parché col Signore no se scherza mia!