MI59[12-03-1966]
Meditazione ai Religiosie ai Novizi della Casa dell'Immacolata. Don Ottorino, prendendo spunto da alcuni ricordi del recente viaggio in America Latina, sottolinea il pericolo della solitudine e dell’individualismo nella vita missionaria e la forza che deriva dal calore di un autentica vita comunitaria. Il testo è registrato e la sua durata è di 32’. 1. Introduzione Sia lodato Gesù Cristo!Antonio Beltramello, detto Toni "ortolan", curava oltre che il grande orto della Casa dell'Immacolata anche il piccolo allevamento di maiali che venivano tenuti per il consumo interno.
Don Ottorino era ritornato da due giorni dal primo viaggio in America Latina realizzato insieme con don Aldo, durante il quale si era fermato negli Stati Uniti, in Guatemala, in Argentina e in Brasile.
L’ultima tappa del viaggio fu in Brasile, nella città di San Paolo, presso la Casa dei Padri Paolini, dove si trovava anche don Elio Baron Toaldo, fratello di don Mario e di Alberto.
È un Istituto fondato a Venezia per l’attenzione dei giovani, e il cui nome completo è “Figli della carità”.
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1.Mentre stavo scherzando con Antonio , che come il solito andava a fare il "porcaro", mi ha colpito questa parola, e allora facciamo un pensiero di meditazione sul "porcaro". Ieri mattina abbiamo meditato sulla parabola del figliol prodigo, e mi sono domandato: non siamo un pochino tutti figlioli prodighi? Non siamo arrivati forse all'epilogo, cioè al punto più basso, ma un pochino siamo tutti figlioli prodighi. Voglio fermarmi a fare questa meditazione perché mi ha fatto una certa impressione la recente visita in Argentina con le sue luci e le sue ombre, e in particolare quelle che ho notato nelle Famiglie religiose dei vari posti. Per ora mi interessa esaminare le Famiglie religiose, perché ogni Famiglia religiosa ci ha lasciato qualche segno, ci ha lasciato il ricordo di qualcuno che ha defezionato, di qualcuno che è andato fuori strada. Una notizia che posso comunicare in clima di famiglia è che quando sono arrivato a San Paolo dove i Paolini sono arrivati da trent’anni, ho sentito che il primo padre inviato ad iniziare quella Comunità un bel giorno è scappato via con una donna e non si ancora dove sia. Quella defezione ha portato un tal segno che ancora adesso fanno fatica a rimettersi, perché prima di arrivare a questo punto si arriva agli scandali... Sono andato in altre parti e ho visto altre cose del genere. Mentre giungevo a San Paolo ho visto un sacerdote italiano e l'ho avvicinato: era il superiore generale dei Canossiani e si trovava lì per aprire la prima Casa in Brasile. È un Istituto che ha già sessant'anni di vita e apre adesso la prima Casa all’estero. Tutto contento mi disse: “Finalmente cominciamo le nostre missioni e mi preoccupo di chi mando, perché non è facile conservarsi buoni. Ce ne sono trenta che mi hanno domandato di andare missionari: naturalmente ventisei resteranno male perché ne mando quattro. E quali saranno i quattro che non defezioneranno?”. La sua preoccupazione è per scegliere i quattro che non defezioneranno. Voi penserete che la vita missionaria è una vita molto pericolosa, per cui si va là e siamo sicuri che andremo a finire in bocca al lupo. Io direi, per quanto mi consta, che è più facile essere buoni là che non qui, perché c'è più da fare. 2. Alcune difficoltà della vita missionariaPAROLA DI DIO Vangelo
AUTOBIOGRAFIA viaggi
CHIESA
PECCATO
CONSACRAZIONE
MISSIONI vita missionaria
Il riferimento è alla cartella scritta che il superiore doveva compilare per l’ammissione alla professione perpetua rispondendo a tutta una serie di quesiti sulla persona del candidato.
Popolarmente per "maglietta della salute" si intende una leggera maglia, di solito di lana o di cotone, che si porta a contatto della pelle.
Don Ottorino soffriva di bronchite cronica che aveva contratta fin da giovane, per cui cercava di evitare ogni corrente d’aria.
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2.Sarà una vita dura per chi soffre il caldo come me, perché c'è caldo e allora bisogna adattarsi. Nel periodo che là è caldo abbiamo sempre il caldo del nostro mese di luglio, e anche un pochino di più. In Brasile, per esempio, hanno due stagioni solo: estate e inverno, ma non hanno il nostro famoso inverno, e sono spariti la primavera e l'autunno. C'è un periodo di calore e un periodo durante il quale si sta abbastanza bene: insomma, bisogna abituarsi un pochino alla temperatura. Per niente non sono andati là milioni di uomini per lavorare, e si sono abituati così bene che non ritornerebbero più perché si trovano bene e stanno bene. Dunque la gente non è morta dal caldo, e si vede che sta bene. Quello che gli altri fanno per motivi materiali noi possiamo farlo per motivi spirituali. Ho visto tanta gente che sta bene fra gli europei che erano là. Se fra di voi c'è qualche individuo particolare che non può sostenere il caldo, quello lo mandiamo in Alasca o troveremo missioni in posti temperati. Infatti nelle nostre cartelle per l’ammissione ai voti perpetui è messo anche il clima, cioè se uno è adatto ai vari climi. Dopo, se si sa che uno non ce la fa fisicamente, è meglio non mandarlo in quei luoghi; lo manderemo in un'altra parte dove ci sono zone temperate. Importante è cercare di essere un po’ attenti. Se, ad esempio, uno va là, incomincia a fare penitenze e penitenze, fa a meno di mangiare, fa a meno di bere, fa penitenza per salvare anime, naturalmente finisce che va allo sfascio. Si deve mangiare con santa semplicità: il Signore ha dato, e sia benedetto il nome santo del Signore! Ti ha dato una mucca: mangiane un cosciotto e benedici il Signore che ha fatto le mucche così buone; senza tante storie. Ti ha dato la frutta: mangiala e mangiala con santa rassegnazione; magari qualche grappolo di uva, e quello che il Signore ci manda. Bisogna tenersi su fisicamente, così, con santa semplicità. Anch’io ero preoccupato per il caldo in Guatemala, e pensavo: chissà che cosa mi capiterà con quel caldo! Invece, con l'aiuto di Dio, sono rimasto là dieci giorni e non ho patito: stavo veramente bene, stavo bene. Vi confido anzi un particolare. Andavo in macchina con la camicetta e sotto la maglietta. Monsignor Luna si è accorto che avevo la maglietta della salute sotto la camicia e mi disse: “Deve portare solo la maglietta della salute!". Immaginate che eravamo in macchina con i finestrini aperti e a centotrenta all'ora, e il sole che ti veniva contro: me la godevo, tanto che non ho preso la bronchite , che invece ho preso nel ritorno verso casa, mentre là non sapevo che cosa volesse dire.PENITENZA
SOCIETÀ
lavoro
MISSIONI vita missionaria
CONSACRAZIONE religioso
APOSTOLO salvezza delle anime
VIRTÙ
semplicità
Il riferimento è a Raffaele Testolin, che aveva completato il corso ginnasiale e, all’epoca, era novizio.
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3.Un’altra confidenza. In Guatemala, a letto, dormivo scoperto, con tanto di mutande e maglietta della salute e basta. Buttato sul letto senza coperte mi addormentavo che era un piacere, e con le finestre aperte. Dopo un po' ci si abitua, e non mi pare che sia quello il problema. Per esempio, un particolare: qui d'estate è comune essere senza entusiasmo per il calore, non si è capaci di pregare alla mattina, si continua a sudare; invece là, no! Alla mattina si sta bene, si prega volentieri: si stava bene! Credo quindi che queste difficoltà si possono superare. Però attenti, attenti! Il pericolo c'è, il pericolo c'è là e c'è anche qui. Il pericolo c'è: si può diventare figlioli prodighi; lo può divenire don Ottorino e può divenirlo chiunque di voi. Però, non si diventa immediatamente figlioli prodighi: il figliol prodigo diventa prodigo un pochino alla volta. Il Figliol prodigo non si è presentato improvvisamente dicendo: "Papà, voglio...". Comprendi, Raffaele ? Infatti Gesù nel santo Vangelo dice che è andato con molti amici e con le amiche a mangiare fuori tutto, e dunque aveva già gli amici: non è andato con giovanotti che ha trovato per caso, ma è andato con i suoi amici a mangiare fuori tutto. Vuol dire che aveva già gli amici. Ma aveva amici che non lo accompagnavano a Messa e alle sante funzioni; vuol dire che aveva già delle amicizie tali che gli avevano corrotto il cuore. Non aveva amici buoni perché se avesse avuto amici buoni non sarebbe finito così e gli avrebbero detto: “Ehi, che cosa hai fatto? Torna a casa da tuo padre: perché fai quelle cose". Aveva già degli amici che gli avevano corrotto il cuore. Se noi non abbiamo questi amici che ci hanno corrotto il cuore, possiamo andare tranquilli in qualunque parte del mondo e non verrà fuori il figliol prodigo neanche per sogno. Il figliol prodigo verrà fuori quando il cuore è già corrotto, quando abbiamo già ceduto a destra e sinistra, quando abbiamo già diviso il nostro cuore. Se il nostro cuore non è diviso, se si è dato interamente al Signore, figlioli miei, state tranquilli, state tranquilli! Il pericolo c'è: c'è qui, c'è là, c'è sempre; ma se noi restiamo sulla strada giusta e con il cuore a posto, state tranquilli, non c'è pericolo di divenire figli prodighi, né qui, né là. 3. La solitudine nella vita missionariaAUTOBIOGRAFIA viaggi
PAROLA DI DIO Vangelo
PECCATO peccatore
Monsignor Luigi Volpato era il padre spirituale del seminario durante il periodo formativo di don Ottorino, che a lui ricorse anche nei primi anni di sacerdozio.
Il riferimento è a due sacerdoti diocesani del CEIAL, preparati cioè presso il Centro per l’America Latina di Verona.
Aldo Moro e Amintore Fanfani erano due importanti uomini politici democristiani, che hanno ricoperto per più volte la presidenza del governo italiano.
Il giudizio di don Ottorino è piuttosto duro, ma deve essere inquadrato nel suo concetto di Comunità religiosa in apostolato e nella sua visione totalitaria della vita missionaria.
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4.Se ho visto questo pericolo che c'è in giro per il mondo, ho visto anche la causa per cui alcuni sono caduti. È naturale, viaggiando, osservare e fare un po’ di diagnosi, domandandosi come sia questa storia. Ho visto questo: ho constatato in parecchie Famiglie religiose che ho avvicinato come sia già latente il germe di una caduta. E in che modo? Gli apostoli lavorano individualmente: ognuno fa il suo compito, ognuno va per conto suo. Uno fa una cosa, l'altro fa una cosa diversa e dopo, magari di domenica, trascorrono quattro o cinque ore a guardare la televisione. Ho visto con i miei occhi e allora mi sono informato: è una cosa naturale, alla sera, trascorrere un paio di ore a guardare la televisione. Quando si va in quattro o cinque in un luogo di missione, e uno attende al suo compito, e dopo va per conto suo e se la gode per conto suo, allora si avvera quello che diceva il nostro caro monsignor Volpato : "Il sacerdozio è la più sublime delle missioni e il peggiore dei mestieri". Quando noi trasformiamo la nostra vita apostolica di sacerdote o di assistente in un mestiere, è il peggiore dei mestieri, mentre dovrebbe essere la più sublime delle missioni. Ecco il pericolo, il pericolo nel quale si trovano certe Famiglie religiose: non c'è la famosa unità, l'unione dei Religiosi; non c'è famiglia, non si sentono fusi 'in unum'. Commentando ultimamente queste realtà con Don Aldo si diceva che il pericolo c'è sempre, ma i nostri Religiosi non dovrebbero trovarsi in quella situazione perché devono essere fusi insieme. Per esempio, ho avvicinato un sacerdote di quelli di Verona : sono partiti da Verona in due e si trovano in una certa parrocchia, ma uno era assente e uno solo era in casa, e hanno una grande nostalgia dell'Italia. Domandava notizie sull'Italia giorno e notte: informazioni su Moro, informazioni su Fanfani, informazioni su una situazione e sull’altra. È inconcepibile una situazione così! Ed è quasi un anno che sono là e hanno quasi trentamila anime in due: il centro da solo ha tremilacinquecento anime e hanno cinque chiese protestanti, e in tutta la parrocchia hanno dodici chiese protestanti... e avanza loro il tempo per pensare a Moro! Però si tratta di due sacerdoti venuti da due posti distinti, che hanno fatto un corso di quindici venti giorni a Verona, sono partiti e sono andati là: non c'è fusione fra loro, non c'è la famiglia, e allora si trovano in terra straniera.CHIESA
MISSIONI vita missionaria
AUTOBIOGRAFIA viaggi
APOSTOLO
DOTI UMANE televisione
COMUNITÀ
fraternità
SACERDOZIO prete
COMUNITÀ
unità
nella carità
Si tratta senza dubbio del "Libretto bianco" da poco stampato.
Il riferimento è alla visita fatta, durante la permanenza in Argentina, alla città di Presidencia Roque Sáenz Peña, dove era vescovo S.E. mons. Di Stefano che lo aveva espressamente invitato.
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5.I nostri, si diceva con don Aldo constatando queste cose, i nostri saranno fusi insieme saranno un cuore solo. Ho detto a don Aldo: "Siamo arrivati in due, ci mettiamo a chiacchierare io e te e sentiamo che siamo a Vicenza, a Vicenza!”. Quando i nostri saranno in tre o quattro, faranno una risata su certe cose che vedono, discuteranno insieme, tratteranno i problemi insieme, ma sentiranno di essere coloro che portano sempre la loro patria con sé, che è il cielo; non è l'Italia, è il cielo. Ecco la grande grazia che il Signore ha fatto di unirci in comunità. Vi accorgerete quando vi troverete in terra di missione di questa grazia di avere degli ideali chiari e precisi, un corredo che ci accompagna. Le Famiglie religiose si meravigliavano di quello che dicevo; alludo, per esempio, ai Paolini, parlo dei Francescani, parlo dei Redentoristi, parlo di quelli di don Orione. Sono quattro Congregazioni, ed è già qualcosa. Le suore, le Famiglie religiose delle suore alle quali ho fatto la meditazione leggendo dal nostro libretto , sono state più di venti. Quando sono arrivato nel Chaco ho parlato ai sacerdoti. Il giorno dopo l’arrivo, infatti, c'è stata la riunione dei sacerdoti e io ho dovuto fare la meditazione ai preti, in italiano, a braccio, e mi hanno capito. Un prete ha detto: "Quello che è più di dieci minuti è del diavolo!"; il vescovo, a cui ho chiesto: "Quanto tempo?", ha risposto: "Ah, basta mezz'ora, mezz'ora!". Dunque, il primo non mi lascia più di dieci minuti ("Quello che è più di dieci minuti è del diavolo"), l’altro mezz'ora... Che cosa devo fare? Dieci minuti o mezz'ora? E allora comincio a parlare:dieci minuti, poi un quarto d'ora, poi ho detto: "Adesso, Eccellenza, mi hanno raccomandato di parlare per dieci minuti...". "No, no, ancora, ancora”, hanno cominciato, e allora ho intavolato una forma di discussione su alcuni argomenti. Eravamo sedici preti solo; dopo quaranta minuti volevano ancora che si continuasse. Allora ho detto: "No, perché mi hanno concesso dieci minuti, e 'il resto è del diavolo'...”. Mi hanno risposto: "Del diavolo sono le solite prediche, ma non questa”.COMUNITÀ
unità
nella carità
MISSIONI vita missionaria
AUTOBIOGRAFIA viaggi
Luigi Smiderle frequentava all’epoca il 3° anno del corso teologico.
Don Ottorino, prima del 1° viaggio in America Latina con don Aldo, e precisamente il 26 maggio 1961 aveva scritto il suo testamento spirituale, nel quale fa tre raccomandazioni ai suoi figli: l’amore verso Dio con tutto il cuore; l’amore verso i fratelli; lo spirito missionario.
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6.Abbiamo parlato del dovere che abbiamo noi preti di dare testimonianza della carità, se vogliamo salvare: è inutile che ci lamentiamo che il mondo non ci segue se noi non diamo testimonianza della carità, se noi non siamo fusi insieme. Si sono interessati in modo tale che, durante il pranzo fatto in fraterna compagnia, abbiamo continuato la conversazione e il padre redentorista che mi aveva fatto quella raccomandazione mi disse: "Venga a trovarci, venga”. Il giorno dopo, in macchina, siamo arrivati nella sua parrocchia; si è tirato su le maniche, quelle della camicia, non quelle della giacca perché indossava solo la camicia, ed era grande una spanna più di me e grosso venti o trenta centimetri più di me di diametro e ha preparato il pranzo. Mentre parlavo, tutti restavano meravigliati del fatto che noi abbiamo la comunità perché là tutti vivono individualmente per conto proprio, come, per esempio, questo padre redentorista, che è parroco ed ha uno spirito ottimo. Ora noi abbiamo questa grande grazia che il Signore ci ha dato: ci ha dato le idee chiare e ci ha messo nel cuore quel famoso pallino che è la carità, la carità. Fratelli miei, tutti siamo colpiti da infedeltà, perché tutti abbiamo qualche imperfezione, qualche cosetta dove si potrebbe fare di più, dove si potrebbe dare di più al Signore, dove qualche volta siamo generosi e a volte meno generosi. Ricordatevi che se restiamo duri, duri, duri su quei principi, non dobbiamo avere paura, non dobbiamo avere paura assolutamente perché il Signore sarà con noi, e sarà con noi anche se esigeremo qualche miracolo: difenderà la Congregazione, difenderà certamente la piccola comunità e gli individui. Che dolore sarebbe se un bel giorno arrivasse una lettera da Zacapa o dal Chaco con questa notizia: “Con dispiacere, don Ottorino, devo dirle... È con il cuore straziato che le scrivo che Smiderle , purtroppo, da qualche mese è scappato via e non si sa più dove sia andato a finire”. Può capitare a uno e può capitare ad un altro. Pensatevi che situazione triste! Ovvero: "Faccia un piacere, un atto di carità: mandi Smiderle a farsi la valigia, richiami Smiderle immediatamente perché preoccupa, mette disordine". Non occorre che siano sempre cose morali; ci possono essere anche delle altre motivazioni: "Fa tutto lui, sa tutto lui, critica tutto, dà scandalo...”. Ora, figlioli miei, pensate che dispiacere sarebbe per il Signore, per la Chiesa e per noi. Ma questo, figlioli, non avverrà se noi cercheremo di realizzare quel famoso testamento che vi ho lasciato prima di partire per la "terra lontana": l’impegno della carità, cioè, che ci abituiamo a vedere nel prossimo Nostro Signore, accoglierlo alla presenza del Signore. È una forza che sembra non dica niente, ma ha fatto una rivoluzione. Quando ho parlato così alle suore è come se fosse stata una cosa nuova. Ho cominciato parlando dell'obbedienza, e ho letto sul nostro libretto quanto abbiamo scritto sull'obbedienza; la madre superiora guardava il libretto con interesse e allora le ho detto: "Madre, glielo regalo". Tutta contenta mi rispose: "È il più bel regalo. Sono cose mai sentite, cose nuove!". Voi partirete con patrimoni tali che vi sarà facile fare prediche, anche ai preti, anche ai vescovi; vi sarà facile perché abbiamo degli elementi tali che sono vecchi ma sono nuovi, e saranno quelli che salveranno la vostra purezza, la vostra umiltà, la vostra carità e salveranno la comunità. 4. La forza della vita comunitariaSACERDOZIO prete
COMUNITÀ
unità
nella carità
CARITÀ
PECCATO
CONSACRAZIONE generosità
DIO presenza di...
CONGREGAZIONE
CHIESA
DIO
“Ecco quanto è buono e soave che i fratelli vivano insieme!” (Salmo 133, 1).
Cfr. Salmo 98,1.
Minuto = momento, tempo di fare una cosa...
Don Ottorino allude al fatto che anche il rumore provocato dallo sbattere del crocifisso della corona del rosario poteva recare disturbo al silenzio e al raccoglimento.
Resistencia è la capitale della provincia del Chaco argentino; il vescovo dell’epoca era S.E. mons. José Augustin Marozzi.
Nel testo registrato don Ottorino aggiunge: “Ha detto una frase in spagnolo, che io ho ben compreso”.
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7.Se dovessi morire quest'oggi, vi raccomando in nome di Dio: state fusi insieme. Il Signore - sul libretto è messo la "scuola-comunità" - ci ha creati per vivere insieme; infatti l'uomo è per la donna, e la donna è per l'uomo. Per che cosa? Per avere questi doni e stare insieme. Tante volte c'è un grande dolore in tanti buoni genitori perché dicono: "Abbiamo lottato per allevare dieci figli e adesso non c'è nessuno; i figli sono andati via e siamo restati soli". È il desiderio di essere insieme: padre, madre e figli; è un desiderio umano! Se noi abbiamo rinunciato a una ragazza per amore di Dio, non abbiamo rinunciato ad essere padri, non abbiamo rinunciato ad un'altra famiglia. Il Signore ce l' ha data questa famiglia, e questa famiglia è un gruppo di Religiosi che vivono lo stesso ideale. Il “quam bonum et quam jucundum habitare fratres in unum” dobbiamo realizzarlo nelle nostre comunità a qualunque costo : sarà la nostra salvezza! È meraviglioso! Mentre attraversavo i villaggi del Guatemala pensavo alla bellezza di vedere un gruppetto che si trova lì solo per Iddio, solo per le anime. Anche mentre volavo per aria, con quel lungo aeroplano che portava centoventi o centotrenta persone pensavo: questi vanno per affari; alcuni per un motivo, altri per un altro, mentre noi andiamo solo per le anime, solo per il Signore! Voi, un domani, andrete e potrete dire: "Siamo solo araldi del Signore. Siamo in questa terra solo per portare il Vangelo e siamo responsabili della divulgazione del Vangelo". Vi rendete conto della gioia di tre, quattro, cinque che si trovano insieme, radunati insieme, proprio in Dio, con la presenza di Dio dentro nella casa? Avete tutti gli elementi per godere anche umanamente. Domani il Signore vi dà un bel pezzo di pollo, mangiatelo; prima di tutto "cantate al Signore un canto nuovo"! Il Signore vi dà della bella uva? Mangiatela, mangiatela di gusto, mangiate il frutto, mangiate, ma con santa semplicità. Bisogna saper godere dei doni di Dio, ma in fraternità, perché il Signore, anche umanamente, non vuole che non godiamo. Ve l'ho detto tante volte: meglio una corona di meno, anche se bisogna tenere dura quella, ma vivere la vita in fraternità, in comunità. Una volta le Famiglie r eligiose davano molta importanza al minuto di silenzio, al minuto di andare a letto, al minuto qua, al minuto là. Oggi più di uno ha scordato queste sagge norme. È un fatto che non ci rendiamo più conto di quella santità dei secoli scorsi quando si usava la famosa corona sulla quale mancava Nostro Signore per fare meno rumore. Un vescovo, ed era il vescovo di Resistencia , un grande vescovo, mi ha detto: “La santità una volta era costituita da questi elementi, ma l'impressione è che siano stati più dei surrogati perché la vera santità è volersi bene e lavorare per amore del Signore. Il vero capitale è lì, insomma: è pregare e vivere in unione costante con Dio e lavorare per il Signore! Ora , per conto mio, quello è stato un periodo transitorio, come quelli che si radunavano e andavano nel deserto e vivevano là perché allora non si poteva vivere una santità in mezzo al mondo, ma oggi il mondo sta diventando cristiano, sta impregnandosi tutto di cristianesimo per cui è giusto presentare il cristianesimo”.COMUNITÀ
unità
nella carità
FAMIGLIA coppia
FAMIGLIA figli
CONSACRAZIONE celibato
COMUNITÀ
AUTOBIOGRAFIA viaggi
APOSTOLO F.A.
DIO presenza di...
DOTI UMANE
COMUNITÀ
fraternità
PREGHIERA pratiche di pietà
CHIESA
CONSACRAZIONE vita religiosa
Tutte queste affermazioni potrebbero sembrare frutto di orgoglio e di una eccessiva stima di sé; coloro, invece, che hanno conosciuto don Ottorino le sanno attribuire alla coscienza che don Ottorino aveva dell’abbondanza delle grazie del Signore, vero autore di ogni dono presente nella Congregazione.
1 Corinzi 10,12.
MI59,8[12-03-1966]
8.Specialmente noi dobbiamo portare nell'ambiente lo spirito cristiano: dentro di noi e insieme con noi, anche parlando e conversando con semplicità. Effettivamente io ho già provato a fare l'esperienza, anche con gente lontana; voi l'avete fatto quando siete andati a casa, magari parlando con l'uno o con l'altro. La gente vi ascolta volentieri,e dice: "Ma guarda che cose: eppure è vero!”. Non dicono così: "Eppure è vero!"? Io ho dovuto parlare con sacerdoti, parlare con Religiosi e tutti dicono: "Caspita, è vero!”. Al santuario dei Paolini, la sera prima che partissi, il superiore mi ha ringraziato tanto, un paio di volte, e dopo di lui anche un gruppo di Paolini; il maestro dei novizi, per esempio, ha voluto ringraziarmi perché ho portato uno spirito nuovo nel noviziato. Il superiore ha voluto ringraziarmi perché ho portato un'ondata nuova di spiritualità nella Casa, ai ragazzi, ai preti, ai fratelli: un'ondata nuova di spiritualità nella Casa! Il padre superiore, italiano, ha detto: "È stata la grazia di Dio che è passata!". Ve lo dico con santa semplicità: è successo quando abbiamo parlato del Vangelo, del nostro spirito, di quello che il Signore ha dato a noi. Ho voluto trattare questo argomento perché "chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere” : bisogna stare attenti, avere paura perché anche i cedri del Libano possono rovesciarsi. Per questo bisogna avere paura, avere paura perché può capitare a me quel che non mi è mai capitato, e quindi occorre spirito di umiltà, di preghiera e di attenzione. Nello stesso tempo, però, vi dico: non abbiate paura, non scoraggiatevi; vivete intensamente lo spirito della Congregazione, lo spirito di carità, di unione, di ideale comune; lavorate insieme. Ricordatevi che non potete lavorare ognuno per conto proprio: uno ha le suore e l’altro un compito diverso. No; lavorate insieme. Questa unione di ideale e di lavoro certamente vi preserverà nei tempi di bisogno, vi preserverà perché quando siete insieme il Signore è con voi.APOSTOLO missione
AUTOBIOGRAFIA viaggi
CONGREGAZIONE spiritualità
VIRTÙ
umiltà
CONGREGAZIONE carisma
COMUNITÀ
unità
Il riferimento è a Luciano Bertelli, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso teologico.
Il riferimento è a Zeno Daniele, che all’epoca stava facendo l’anno del noviziato.
Alla fine don Ottorino finge di chiedere il parere dell’assistente Vinicio Picco, che per la sua età ed esperienza era particolarmente vicino a don Ottorino. Poi il testo registrato finisce improvvisamente, per cui la meditazione risulta lacunosa nella sua conclusione.
MI59,9[12-03-1966]
9.C’è poi anche un altro motivo psicologico e umano: siamo uomini, abbiamo bisogno un po' di sfogo naturale, abbiamo bisogno di famiglia, e allora questa unione di famiglia diventa un poco lo sfogo naturale di cui abbiamo bisogno perché si prende coraggio e ci si scarica un pochino. Tu, Smiderle, hai bisogno di un po' di affetto perché sei uomo. Se fossi uomo nel mondo, avresti la moglie e i figli; quando vai a casa alla sera avresti i figli che ti saltano in braccio; hai bisogno perché sei un uomo. Se non sentissimo questo bisogno, diventiamo dei mostri. E allora, dove troviamo risposta noi a queste esigenze? Beh, vai a casa, troverai gli altri, troverai Bertelli : "Ciao, Luciano”. “Ehi, sei stanco, bevi un'aranciata". Subito questo atto di cortesia, di fraternità ti invita a confidarti: "Mi è capitato questo... Ho fatto questo...". La fraternità supplisce e senti che c'è chi ti vuol bene. Tu senti il bisogno di voler bene a qualcuno, e il fratello ti manifesta il suo amore: questa fraternità è necessaria, è necessaria e dobbiamo aiutarci l'un l'altro. Se, per esempio, vieni a casa stanco da un viaggio perché sei andato a confessare o a fare un servizio, o tu, assistente, vieni casa dopo aver fatto questo o quello, e trovi il clima di famiglia, trovi quello che tuo papà troverebbe se andasse a casa sua, perché, a un dato momento, non è la parte sensibile o animale di cui si ha bisogno, ma si ha bisogno del cuore. Il papà, prima di tutto, ha bisogno del cuore. A una certa età si sente di avere bisogno della parte sensibile verso una ragazza, ma a un dato momento subentra la paternità e si sente bisogno dell'affetto più che della parte materiale, fisica. Ricordate, specialmente quelli che avranno responsabilità nella direzione delle Case un domani, che dobbiamo vivere continuamente questo clima di famiglia perché sarà la salvaguardia delle nostre comunità. Se noi teniamo duro su questo non ci arriveranno lettere o telegrammi come questo: “Fate presto a mandare il carro funebre per portare a casa qualcuno!"; non arriveranno certamente perché queste comunità, unite insieme, animate da vero spirito fraterno, certamente si aiuteranno. Se ad un certo momento c'è Smiderle che manifesta qualche momento di debolezza, allora ci sarà Zeno che gli dirà: "Senti, don Luigi, scusami sai, ma mi sembra che sia troppo... Intanto, prima di tutto perché sei uomo anche tu e il cuore ce l' hai... Capisco che lei ha tanti bisogni spirituali, poverina, però attento, mi preoccupo per quello che dice il mondo”. Allora lui riconoscerà: "Zeno, hai ragione, grazie, hai ragione...". Dopo quindici giorni lui vedrà che Zeno si ferma sempre con quella "moretta", e allora gli dirà: “Zeno!”. “Hai ragione” risponderà Zeno; si dà una risata e tutto è finito. Questa deve essere la tonalità che ci deve essere nella nostra Casa. È sbagliato, Vinicio? Scandalizzo qualcuno? È questo, figlioli, che... 13 marzo 1966FAMIGLIA
DOTI UMANE
COMUNITÀ
fraternità
ESEMPI comunità
COMUNITÀ