LA VITA RELIGIOSA È VITA DI COMUNIONE CON DIO E CON I FRATELLI
MO293 [04-02-1970]
4 febbraio 1970
MO293,1 [04-02-1970]
1. Sia lodato Gesù Cristo!Mi è venuta in mente una cosa, questa mattina, che può introdurmi un pochino nella meditazione, e anche può servire un pochino per quei due o tre minuti che si fanno di solito in cortile per svegliarsi fuori prima di andare in chiesa, per non dormire durante la meditazione.Voi sapete che nel mondo gli uomini non sono tutti uguali, altrimenti come si farebbe a distinguere Venco da Marco, no? "Venco, Venco". Tutti si chiamerebbero: “Don Girolamo”, e nessuno saprebbe... Si dovrebbe dire: “Don Girolamo, Josephi filius, Petri filius, Johannis filius...”. Allora bisognerebbe addirittura metterci un numero di fronte: "Girolamo terzo, Girolamo quarto, e Toni ventiquattresimo. No, Toni? Il Signore ci ha fatti uno grosso, uno fino, uno magro come Mariano Apostoli, vero, uno grasso come Fabris, eccetera. Così il Signore... "Con legge alterna il mondo si governa".Questo dicasi delle fattezze esterne, ma questo dicasi anche e specialmente, vorrei dire, della nostra forma interna, del nostro carattere, del modo di pensare. Vogliamo asfaltare il cortile, c'è da preparare il cortile davanti: uno lo vuole con l'asfalto, uno lo vuole col porfido; uno lo vuole con le tagliatelle, uno lo vuole con il riso... gusti diversi, no? Col giardino... nel giardino i giardinieri che litigano: uno vuol le rose, uno i garofani, uno vuol gelsomini, uno viole, eccetera, a seconda... e tutti vogliono cose buone, cose belle. Quando è ora di mangiare uno vuole frittelle, uno crostoli, uno vuole Bordeaux, e uno champagne, sa, così... Sono gusti. Sempre per andare allo stesso posto, no? In vitam aeternam. Amen.Ora, attenti! Il Signore ci ha chiamati a collaborare insieme, a lavorare insieme, e a lavorare insieme, uomini, uno grosso, uno piccolo, uno alto e uno basso, uno con un carattere e uno con un altro carattere. Però dobbiamo essere insieme, insieme, fusi dalla stessa carità, dallo stesso amore verso Dio e verso i fratelli.Ora, per poter realizzare questa carità, per poter lavorare insieme, bisogna anche stare insieme un pochino, no, bisogna stare insieme. Perché se non si sta insieme, a un dato momento, essendo che siamo diversi di carattere, tutti, essendo che naturalmente forse non si è portati, allora cosa succede? Che se non si sta insieme, a un dato momento le linee di lavoro diventano divergenti e, voi che sapete di geometria, di matematica, no, capite che una linea divergente, per quanto piccolo sia l'angolo divergente, non si incontreranno mai le due linee e si allontaneranno sempre di più, col passare del tempo. Non c'è pericolo di dire: "Col tempo si avvicineranno". Il tempo le allontanerà, per quanto piccola sia la divergenza, il tempo le allontanerà.E allora bisogna stare insieme, bisogna legarle insieme, perché legando insieme due verghe di acciaio, direbbe il nostro maestro Vinicio, anche se sono un po' divergenti, ma se sono legate insieme, stanno unite, no? Anche se hanno un po' di divergenza, legandole, un po' di flessibilità l'abbiamo tutti, e allora legandole... tenendo legato... Ma se tu le lasci andare, lunghe, lunghe, lunghe, puoi fare di meno poi di mettere una piccola cordicella per legarle. Ma se le leghi subito, piano piano, piano piano, continui a legarle, restano fuse, legate insieme; se non fuse, per lo meno faremo il fascio, come diceva l'altro di felice memoria. Vero, Giorgio? Che diceva che una piccola verga si rompe, ma legati insieme tanti pezzi di legno non si rompono, perché abbiamo un fascio, un fascio di verghe, un fascio di uomini, quello che dir si voglia.Dove andiamo a finire? Andiamo a finire a questo.
MO293,2 [04-02-1970]
2. Quando quel povero prete di felice memoria o di infelice memoria ha incominciato la Pia, eh, sotto il palco, si è trovato solo. Voi direste: "Meglio soli che male accompagnati”. Eh, no! "Vae soli", dice la Sacra Scrittura, no? Mi pare che sia la Sacra Scrittura, non so, voi filosofi? Adesso la filosofia si intromette anche in mezzo alle pietanze del refettorio, di solito là in mezzo ai piatti de polenta, eccetera, comunque: “Vae soli”, guai all'uomo solo. E allora come abbiamo fatto? Abbiamo cercato un compagno, "adiutorium simile a lui", come dice la Scrittura. E... cercato don Aldo, è venuto don Aldo, e da buoni fratelli abbiamo incominciato a lavorare insieme.Ora, per il noto principio che non siamo tutti uguali... Vogliamo andare tutti allo stesso posto, ma capite... uno... Se ci mettiamo a fare le corse, per esempio, se si mette a far le corse: Toni Pernigotto... con chi, qua? Qualcuno di corridore, un bravo corridore ... qua con Raffaele, per forza, no? Toni Pernigotto, anche se parte a metà cortile lui e tu da in fondo, è logico che tu dopo 2/3 di cortile lo hai già sorpassato di 1/4 di cortile. È chiaro! Perché? Perché tu hai le gambette ancora da capriolo, mentre l'altro ha le gambe da bò, vero? Cosa volete fare, abituato ad abitare in mezzo a quei paraggi, è così.Ora è chiaro, siamo partiti tutti con l'intenzione di andare allo stesso posto, di farci santi: siamo entrati in seminario con le stesse intenzioni di farci santi, ci siamo tuffati in quest'opera con l'intenzione di farci santi, eccetera, però uomini diversi l'uno dall'altro, diversi, non c'è da meravigliarsi, diversi perciò nel modo di vedere le cose, nel modo di giudicare.Si tratta di fare una gita? Uno dice: "Io la farei fare, la gita, da qui, supponiamo fino a Grumolo". L'altro: "No, io la farei fare fino a Lodi", per esempio. Toh! Diversità di vedute, vero, Ugo? Dov’è il nostro Ugo Gandelli? Xe giusto, no? E così si discute insieme, e si mandano tutti e due al Cottolengo ed è risolto il problema, no? Cosa volete, così... modi diversi di vedere ma si cerca tutti la stessa cosa. Uno vede sotto un punto di vista, uno sotto l'altro; ci si mette d'accordo, e si va a finire così. Parlo male, Giorgio? Che dopo non vada a dire a don Aldo che parlo male di don Aldo; anzi, parlo bene, no? Giusto? Siamo di carattere diverso.Allora, quando, sa, fin dall'inizio, io ho detto: come si fa? Qui bisogna lavorare insieme e bisogna lavorare insieme da buoni fratelli, e dobbiamo lavorare... Il Signore ha chiamato me e ha chiamato don Aldo. Anzi l'ho scelto io, perché quando si è trattato di scegliere, proprio c'erano cinque sacerdoti che volevano venire. Io li ho guardati e ho detto: "Questo, Eccellenza, io sceglierei". Va bene. Fosse adesso? Sceglierei don Aldo. Neanche un centesimo, un milionesimo di dubbio, sceglierei don Aldo. E ringrazio il Signore tutti i giorni di avermi dato don Aldo. E voglio tanto bene a don Aldo, e vi assicuro che parecchi giorni prima che partisse sentivo il dispiacere forte della partenza, il vuoto, prima ancora che partisse.
MO293,3 [04-02-1970]
3. Va bene. Ma, un momentino, un momentino... Lavorando insieme bisogna anche stare insieme. Perché non basta dire: "Io lavoro qua, e tu lavori di là. Lavoriamo per lo stesso scopo". No, bisogna anche trovare il modo di stare insieme, trovarci insieme, perché altrimenti i caratteri diversi - e non c’è da meravigliarsi, perché siamo tutti diversi uno dall'altro, no? - senza accorgerci, piano piano ci porteranno a due linee divergenti. Per cui, ad un dato momento, lui con quelli di là guarderanno di qua e diranno: "Che lontana che è quella linea!"; noi guardando qua, guardiamo di là e diremo: "Che lontana che è quella linea!". Non sapendo che e gli uni e gli altri sbagliamo, perché il punto giusto è quello in mezzo, no? Chiaro? Se siamo divergenti, uno di qua e uno di là, il punto giusto è quello in mezzo, e non ha ragione né uno, né l'altro, no? Invece se camminiamo, se ci troviamo insieme, ogni giorno mettiamo un piccolo filo e allora queste due verghe - dirà il nostro maestro Vinicio, no - legate, giorno per giorno, non presentano tanta resistenza e si va avanti in fascio, come dice il caro Giorgio, no?Ora, state attenti! Il segreto è stato questo: trovarsi ogni giorno, trovare il modo di trovarci ogni giorno. Avevamo incominciato ogni settimana. Era troppo poco. Allora in principio trovarci ogni giorno insieme e ogni tanto andar via in compagnia e trattare i problemi. E per i primi anni, andavamo via otto o dieci giorni ogni anno per trattare i problemi insieme. I più vecchi si ricordano bene, no? Di solito era dopo Natale, dopo Natale, dopo il tempo dell'Epifania, dopo l'Epifania, ogni anno si andava via otto, dieci giorni a vedere le cose un po' da lontano, a vederle fuori d'ambiente, e si andava via per trattare i problemi, per vedere la Congregazione o meglio l'Istituto allora, sotto una luce che non fosse quella un po' provocata dagli avvenimenti della giornata, no? Per non essere influenzati un po' dall'ambiente: fuori dall'ambiente, e si stava là e si guardava, si faceva un po' di esame dinanzi a Dio di tutto quello che si stava facendo.Ora, il grande segreto, mi pare, di questa fraternità tra noi, pure con caratteri diversi - non fate torto né a me, né a don Aldo dicendo che siamo diversi, no? - come abbiamo detto prima, proprio questo: è stato proprio l'incontro quotidiano. Apparentemente dire: "Ma perché ogni mattina verso le nove don Ottorino va da don Aldo, o don Aldo viene qui e si trovano insieme dieci minuti, un quarto d'ora, un'ora, un'ora e mezza? Perché? Perché quel tempo non è rubato alla Congregazione, ma è ossigeno per la Congregazione. Perché? Perché in quel momento leghiamo quel pezzettino di filo, quel pezzettino di filo...Ora, vedete, guardate dove siamo andati a finire, no?
MO293,4 [04-02-1970]
4. Con Dio è la stessa cosa, con Dio è la stessa cosa! Con me e Dio non possiamo dire che siamo linee convergenti: siamo linee divergenti. Noi abbiamo una naturaccia tale che ci porta... Soltanto che lui è dritto, invece che andare... invece che uno di qua e uno di là, no, lui è dritto. Capissi, Toni, no? Siamo noi che siamo piuttosto tanto divergenti da Dio. Mentre tra me e don Aldo tutti e due andavamo un pochino di qua e un pochino di là, a seconda, se se incrosava così, come le linee storte qualche volta... Fra uomini è così, no, Marco, non ti meravigli mica? Ma Dio... è un rettilineo, è un'autostrada dritta. Siamo noi, siamo noi che andiamo a destra o a sinistra un pochino. E allora bisogna incontrarci con Dio, bisogna incontrarci con Dio. Perché? Per fare quattro chiacchiere su quello che si sta facendo, per sincronizzarsi, per lavorare insieme.Ora, ecco, noi stiamo per affrontare un tema, lo affrontiamo con fretta un pochino, ma vogliamo metterci proprio questa premessa: le pratiche di pietà nella nostra Famiglia religiosa. Si può dire che proprio come fondamento, le pratiche di pietà hanno proprio questo: stare insieme con Dio per lavorare insieme. È giusto? Dico male, don Girolamo? Bisogna che stiamo insieme con Dio per poter lavorare insieme. Altrimenti don Aldo va per conto suo e l'Istituto San Gaetano è una cosa bella, una cosa santa, e don Ottorino va per conto suo e la Casa dell'Immacolata è una cosa bella e una cosa santa: a un dato momento vengono fuori due o tre o quattro Congregazioni.Altrimenti, Dio va avanti per conto suo, no? Padre, Figlio e Spirito Santo se la fanno e se la godono, fanno le frittelle, le mangiano e bevono, no, e noi per conto nostro, eccetera. Ad un dato momento, quando che è ora di vivere insieme in Paradiso, bisogna fare due Paradisi perché non se conoscemo più.Ora, siccome la Congregazione è di Dio, non poteva don Aldo farne una per conto suo e neanch’io farne una per conto mio, ma dovevamo insieme cercare la linea di Dio, non la linea sua o la linea mia. È chiaro? Ora, siccome l'opera della evangelizzazione del mondo è un'opera non nostra, ma di Dio, non potete fare, caro Ruggero che mi guardi con quell'occhietto là, vero, da santucciarella addormentata... Chissà a che ora sei andato a letto ieri sera, figliolo! Beh... un momentino, non si può assolutamente dire: "Io faccio una Congregazione per conto mio, cioè io faccio quello che mi pare che sia bene, quello che mi pare che vada bene si faccia”. Tu devi fare quello che Dio vuole che tu faccia, e queste cose tu le prenderai soltanto dinanzi al Signore.
MO293,5 [04-02-1970]
5. Quante volte capita di fare in stanza, di farti una bella lista, di dieci, dodici, quattordici cose da farsi, la metti lì, e la prendi in mano la mattina dopo dinanzi al Signore in chiesa, guardi e vedi che di tutte quelle cose bisogna buttarle via quasi tutte, perché devi farne una quindicesima. Perché quelle, assolutamente, avevano un colore la sera, ma la mattina ne hanno un altro colore: viste in mezzo al lavoro avevano un colore, viste dinanzi al tabernacolo, cambiano colore; viste fuori della chiesa erano importanti e necessarie. Molte di quelle, viste dopo una notte, dopo una Messa e dopo una comunione, non sono più proprio strettamente necessarie; molte di quelle forse erano capricciose o frutto di una passione o di un'idea così di un momento.Ora, ecco, vedete, la preghiera, la nostra preghiera, adesso, quale preghiera? Questi sono particolari, ma la preghiera deve proprio metterci sincronizzati proprio con Nostro Signore, deve stringere la nostra amicizia con Nostro Signore. E questo, proprio insisterei, ho voluto sottolineare questo particolare, perché non solo nei nostri rapporti con Dio è necessario questo incontro pluriquotidiano; ma anche fra noi fratelli domani nell'apostolato; non è tempo perso quello che passiamo insieme per lavorare insieme, per discutere insieme.Guardate, lo dicevamo con i nostri fratelli che sono venuti in America: la prima cosa che mi ha fatto impressione quando sono stato in America, lì, a Rio de Janeiro, a Santa Teresita, no? lassù a Santa Teresa, alla nunziatura. Siamo stati lì con don Aldo una settimana ospiti. Ogni mattina il card. Baggio, allora nunzio apostolico, cosa faceva? Radunava i cinque segretari che aveva nel suo ufficio: "congresso" lo chiamano loro, "congresso", ma è una cosa che fanno in tutte le nunziature, mi ha detto lui. Si radunano insieme e si dividono il lavoro, e dice: "Nel lavoro di quest'oggi... La situazione è questa: c'è da far quella pratica, eccetera”. Cioè praticamente si mette sul tavolo tutta la situazione e ci si divide il lavoro per la giornata. È un po' la resa dei conti del giorno prima e un programma di lavoro per la giornata: “E allora io faccio questo, tu fai quello, tu vai là. Alle 10, 10 e mezza hai finito... e potresti far questo...”. E poi ognuno va nel suo ufficio.Che bello, no, trovarsi insieme, prendere responsabilità insieme, di tutto il lavoro, programmarlo insieme e poi ognuno si tuffa dentro come se fosse lui solo! Questo sarebbe il sogno un pochino: trovarsi insieme col Signore per discutere il lavoro, non solo, ma trovarsi insieme tra fratelli, tra fratelli per discutere insieme. Che bellezza se riuscissimo anche nelle nostre Comunità, trovare magari dieci minuti alla sera, dieci minuti così, magari prima di andare a letto o al mattino, trovare il momento per... o magari fin che si mangia e ci si ferma lì un momentino dopo cena, assieme per dire: “Diamo un'occhiata un pochino, stiamo lavorando insieme"! Questo è possibile, fratelli miei, soltanto se siamo proprio spiritualizzati e uniti al Signore in questo modo.
MO293,6 [04-02-1970]
6 Leggiamo allora adesso in fretta un pochino quello che il nostro caro padre Matteo di felice memoria, perché adesso è andato via, adesso sì è di felice memoria sul serio, no? ci ha scritto."Il mio rapporto con Dio è legato anche a dei momenti particolari di preghiera personale e comunitaria, propri della nostra Congregazione, che costituiscono il suo volto concreto di comunità, prima di tutto, orante".Noi siamo comunità, e prima di tutto comunità che prega, comunità in unione col Signore, no, cioè in altre parole è una comunità che si raduna; ma prima di tutto si raduna col padrone di casa... Se abbiamo da radunarci... Sarebbe come dire, no: "Facciamo una riunione, ogni giorno, della famiglia; ma facciamo riunione qua nella Casa dell'Immacolata, quelli che hanno un po' in mano l'organizzazione, però non vogliamo mai che ci sia don Ottorino insieme. Vogliamo fare da noi". Allora, scusate, dite a don Ottorino che vada a Grumolo, e stemo là, no, Toni, femo una comunità là, chiaro? Se volete tirar via il caposquadra fin che volete, caporale, mica sergente non voglio essere, ma capo squadra: se volete tirarlo via, non potete fare comunità. Ora se tiriamo via il Signore dalle nostre riunioni... perciò la prima comunità si fa col Signore.Perciò quando abbiamo detto nel Capitolo che, al minimo, minimo, se volete, qualche pratica comunitaria di preghiera in comune è necessaria, volevamo alludere specialmente a questo, no: ci si raduna insieme col caposquadra, tutta la famiglia insieme.Che bello che è vedere un pochino anche lì a Monte Rotondo, mi pare, no, al mattino, si alzavano un po’ prima, dicevano le lodi in compagnia! Ultimamente ho visto che le fanno lì: si alzano un po' prima, prima della Messa, recitano le lodi in compagnia e poi fanno la meditazione. Queste vecchiette che vengono in chiesa, che vedono questo gruppo di sacerdoti e di diaconi, beh, ce n'è uno solo, va bene, un po' giovincello ancora, ma non importa, e insieme, che pregano insieme, che bello! Danno anche, vorrei dire, una testimonianza di quella unità che è necessaria per lavorare per la salvezza delle anime."Le mie pratiche di pietà sono veri momenti di incontro con Dio, la mia fedeltà ad esse è il segno della mia donazione".Se io cominciassi a dire a don Aldo: "Ah, sta mattina non vegno mia". Una mattina perché devo andare a Bassano, un'altra mattina perché devo andare in un'altra parte, e insomma rimandassi, rimandassi. Ad un dato momento voi capite chiaro... E invece un po' si cerca o perlomeno si dice: "Guarda che non posso vegnere". Ad un dato momento o ci si unisce o non ci si unisce, no?
MO293,7 [04-02-1970]
7. "Come vivo la celebrazione eucaristica?".Eh, questo è il punto, questa è la riunione prima, capite, proprio la prima riunione: la celebrazione eucaristica. Non basta dire: "Come suono l'organo, come canto, come si svolgono le cerimonie?", che devono essere fatte bene, benissimo, ma come vivo la calebrazione eucaristica? Perché poco importerebbe che facessimo una bellissima cerimonia e si vedessero soltanto dei commedianti.Quando voi andate al cinema e vedete uno che fa... Quando avete visto quei famosi russi, no, il fratello frate e il fratello menarosto e quell'altro menarosto ancora, no, un momentino, ma voi sapevate già che erano attori. Voi sapevate già che quelle suore famose che sono andate al patibolo, non erano suore. Lo sapevate già: quella xe la tale, quella xe la tale, no? Ora, queste commedie non possiamo farle in chiesa. Quando vedete quei conventi nel cinema dove si rappresentano queste suore, si rappresentano questi preti, ma voi sapete già che sono attori di cinema, che non sono preti, che non sono suore. Eppure sanno fare le cose molto bene, benissimo.Che brutta cosa sarebbe che le nostre Messe diventassero un bella rappresentazione teatrale, dove che il prete non è prete, il diacono non è diacono, il concelebrante fedele non è... - xe giusto, monsignore, sì, no? - il concelebrante fedele non è concelebrante! Amici miei, guardate che la Messa è una cosa meravigliosa, grandissima, ma non si può improvvisare. La Messa, per poterla capire, bisogna che sia vissuta ventiquattro ore; bisogna che sentiate, sentiate che domani mattina celebrate la Messa, che la sentiate durante la giornata, quando anche voi dovete dire di no alla natura, perché viene una tentazione impura, quando dovete rinunciare ad un pensiero, quando dovete vincere voi stessi per essere dove Dio vi aspetta, istante per istante. Non si può, fratelli miei, essere con Cristo sopra l'altare al mattino per fare una commedia, quando non si è stati come Cristo durante la giornata, istante per istante, nel compimento del proprio dovere. Se per ventiquattro ore, ventiquattro ore, io ho fatto la mia volontà, non posso con un semplice "mia colpa, mia colpa", con un confiteor un po' anche affrettato e un pochino ridotto, dire: "Io sono a posto". Sì, sarai a posto, ma se hai il proposito di metterti a posto durante la giornata.Perché ci insegnavano che per fare una buona confessione ci vuole il pentimento dei peccati, ma anche il proposito di non commetterli più, no? Non so adesso, voialtri giovani; e perciò, io potrò accostarmi all'altare e vivere la mia Messa quella mattina lì se ho il proposito di dire: "Ieri ho fatto il mio capriccio, oggi devo fare la volontà di Dio". Per esempio: se io ho perso tempo in studio e non ho studiato, se io non sono stato al mio posto, se non mi sono sforzato di amare nel vero senso della parola, di aiutare il fratello durante il giorno, di accettare quel piccolo sacrificio che mi imponeva il regolamento o la carità cristiana, di dare una mano a chi ne aveva bisogno, amici miei, io vi dico: "Lascia la tua offerta e va’ prima a fare il tuo dovere! Per quella mattina va’ a Messa, per questa volta vaghe, ma un'altra volta preparati meglio". Perciò la Messa va vissuta ventiquattro ore e va preparata durante la giornata e va desiderata, e va desiderata.
MO293,8 [04-02-1970]
8. Mi pare di avervelo detto qui, comunque permettete che ve lo ripeta; ci sono certe cose che fanno impressione. Quella famosa donnetta di cui vi ho parlato... Ti ricordi, Giorgio, che ho parlato là quella povera donna di servizio che ha, mi pare, settant’anni, e continua ad andare a servizio, continua perché ha detto: "Mia sorella continua a rimproverarmi, ma io vado - dice - a servizio perché tutto quello che prendo faccio carità. Sto ancora bene, abbastanza bene, se io mi fermo, non posso più avere questi soldi per fare carità". E va a servizio dalle otto del mattino fino alle quattro del pomeriggio per fare carità. Ed è venuta qui per celebrare una Messa per le anime del Purgatorio, una Messa gregoriana da 40.000 lire. E ha detto che ogni anno fa celebrare una Messa per le anime, e ne ha fatto celebrare già nove: nove anni, una all'anno, il resto fa carità. "Gli altri soldi che prendo faccio carità".Permettete che ve lo ripeta. Questa vecchietta che mi dice: "Adesso, dice, vado alla Santa Messa alla data ora e al dato posto. Al mattino faccio così, e ho sempre fatto così nella mia vita, perché mi pare che altrimenti la Messa non sia Messa”. E questo prima del Concilio, eh! “Mi pare che la Messa non sia Messa!”. “Quando il sacerdote mette le gocce d'acqua nel calice, dico al Signore: "Signore, accetta tutto quello che io ho fatto ieri, piccole cose, i sacrifici che ho fatto”. E durante il giorno ghe penso! - la ga dito - Durante il giorno cerco de offrirghe tutto - la ga dito - al Signore; lo metto via per la mattina dopo quando che vao a Messa, e la mattina dopo tiro fora tutto quello che go fatto durante el giorno, quello che go offerto durante el giorno e digo: "Signore, mettilo dentro lì come le giossette de acqua e trasformalo, - la ga dito - trasformalo in ti". Perché - la ga dito - anche quell’acqua che va dentro dopo la se perde nel vin, non se sa miga quale che sia acqua e quale sia vin. - la ga dito - E ad un dato momento el diventa el sangue de Nostro Signore, anca quello. E penso che anca mi, buttando dentro le mie sofferenze, le mie robe dentro là, divento tutto insieme col Signore!”.Ah, amici miei, non la gaveva miga studià la "Populorum progressio" questa qua! Amici miei, state attenti, state attenti, che nel regno di Dio, senza tante teologie e filosofie, eccetera, eccetera, vedremo delle veciete, caro Luigi, che le scappa davanti a noialtri! Vedremo di queste anime semplici, semplici, vero, che pure illuminate dallo Spirito Santo, sognavano la Messa a mezzanotte magari; le se sveiava perché non le gaveva sonno alle tre della mattina. "Orco, varda, ancora cinque ore, Signore, e poi vegno a Messa". "Ancora quattro ore, Signore, e dopo vegno a fare la comunion". Ci sono queste anime semplici, semplici, che durante la notte, sveie, sognano la comunione, sognano la Messa, desiderano... contano le ore: "Signore, ancora tante ore e poi ci incontremo!".E noi magari andiamo a Messa, una bella parata: "Oh, ecco, fatta bene! Bella Messa!". E quanto Cristo sei tu adesso?Ecco, non so se esagero; don Girolamo, dime la verità, esagero? I me varda con due oci, come dire: "Oh, don Ottorino, dove andemo a finire?".
MO293,9 [04-02-1970]
9 Ecco, io direi proprio... Guardate, con questo non vi dico di togliere, anzi ringrazio il Signore che la Messa sia così. Vi dico: fatela ancora più bella, ancora più solenne; vi prego, vi supplico, fatela. Però, guardate, non, non dimenticatevi che durante il giorno bisogna celebrare, bisogna prepararla, perché altrimenti vi trovate al mattino all'ora di Messa senza vino, senza particole e senza candele. Il vino della Messa non va preparato alla mattina, bisogna prepararlo da qualche tempo prima. Vero, Toni? Per avere la materia del sacrificio bisogna impiantare le risele, bisogna impiantare il frumento. Bisogna impiantare un toso in seminario perché el deventa prete, no? Quanto tempo che ghe vole ch’el riva in fondo, se el riva in fondo tra l’altro, no? Ma bisogna anche che ogni cristiano impianta qualcosa. No se pol mia farli vigner su come i pollastri in gabbia un po' automatici; in pochi minuti far vigner fora il cristiano pronto per la Messa? San Luigi Gonzaga, che facea la comunione una volta la settimana, metà settimana di preparazione e metà di ringraziamento.Deve divenire la Santa Messa un faro di luce per la nostra giornata! È il momento principale della giornata, perciò desiderato e illuminante, desiderato e santificante, vivificante nella nostra giornata. Deve essere il momento che io desidero per aver la forza necessaria per poter portare Cristo in mezzo alle anime. È lì tutta la nostra forza. Perché il breviario è in preparazione e in ringraziamento della Messa. Perciò, tutta quanta la lettura spirituale e la meditazione è un incontro col Cristo col quale poi dovremo concelebrare insieme...Se teologicamente son fora de posto, tusi? Ti Giorgio? Compagni? Voialtri teologi? Perciò, digo... Come vivo la celebrazione eucaristica? Come faccio la meditazione?Leggo soltanto. Marco, porta pazienza!“Faccio regolarmente con sincerità l'ora di adorazione? Sinceramente, la Via Crucis? So approfittare con profitto e umiltà della Confessione, dei ritiri, degli esercizi spirituali, per rivedere il mio spirito, per riavvicinarmi a Dio, ricaricarmi della sua amicizia e del suo amore?Mi riconosco al mio posto, nell'umile, semplice, confidente, filiale domanda di aiuto alla Vergine, con la recita giornaliera del S. Rosario?”. Mi fermo, perché qui bisogna cominciare un altro argomento, un'altra ciacolada, un'altra distrazion...Come proposito di questa settimana, diria questo, tegnemo presente questo: io se voglio collaborare con un mio confratello, essendo che ognuno è diverso dall'altro, devo cercare di stare insieme. Devo lavorare con Dio, mi ha chiamato a lavorare con lui: devo cercare di stare insieme. Il momento culminante di questo mio incontro è la Santa Messa. Alla Santa Messa non si va soltanto per dire parole, ma per portare qualche cosa perché la Messa è vita. E allora lo sforzo, durante la giornata, di essere sempre come Gesù, sincronizzato con la volontà del Padre, in modo da poter mettere anch'io, come quella povera vecchietta, nel calice o sopra la patena qualche cosa: cioè il sacrificio quotidiano di aver fatto la volontà di Dio, quando piace e anche quando non piace.