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L’AMORE DI GESÙ È UN AMORE CHE SALVA

MO209 [19-11-1967]

19 Novembre 1967

MO209,1 [19-11-1967]

1 Abbiamo incominciato la prima meditazione che ci deve preparare le meditazioni. Cioè, se vi ricordate, "amore di amicizia".
Abbiamo visto il primo e secondo punto, cioè, l'amore di amicizia rende presenti e sa comprendere. Ci siamo fermati un pochino a considerare questo: che Gesù è presente, sempre presente. Presente nell'Eucarestia e presente in tutta la giornata alle nostre azioni. Ed è l'unico che ci sa comprendere, che ci comprende più della mamma, ci comprende più di qualsiasi amico che ho sulla terra. Perché è l'unico che può realmente comprendere anche quello che gli altri non possono comprendere e quello che noi non possiamo descrivere. Tante cose noi non siamo capaci di descriverle, tanti stati d'animo, lui invece ci capisce e ci comprende anche nelle nostre debolezze. Perché: "Sì, una volta, due, ma basta! Stà attento... Ma sì, te l'ho detto due, tre volte, ma basta!". Invece Gesù no, ci comprende anche nelle nostre debolezze. Ho detto che è necessario prima fermarsi su questa meditazione, per poter poi fare le altre meditazioni insieme con Gesù, per fare il viaggio insieme con lui, perché è una cosa diversa considerare le cose insieme con lui. Facciamo un passo avanti. "Fare del bene". Cioè, l'amicizia di Gesù fa del bene. Un vero amico fa del bene; non soltanto cerca di essere presente, non soltanto cerca di comprendere, ma fa del bene. Tante volte, vedete, amici miei, è facile che noi facciamo del bene ad un amico perché troviamo soddisfazione umana nel fare del bene, per essere corrisposti nell'amicizia, perché troviamo, direi, gusto più che gioia, qualche volta, nell'amicizia. E allora facciamo del bene, sa, come ci diceva quella sera il prof. Peretti, è "amore sui ipsius" un po'... io voglio bene a Luciano perché Luciano poi mi dà qualche cosa che mi soddisfa. Invece la mamma che fa del bene al figliolo, supponiamo un figliolo deficiente, che non capisce, che non dà segni di comprendere, se la mamma fa del bene a quel figliolo, è un amore, proprio è una donazione, è il vero far del bene, bene disinteressato. Sbagliamo?

MO209,2 [19-11-1967]

2 I nostri cari fratelli che sono là in America, sono partiti da qua, non per andare portar casa dell'oro, non per andare a ricevere, ma per dare. Poi, che ci siano le anime che danno un po' di ricompensa anche umana... ma loro sono partiti per dare, senza pretendere di andar là a Rio Hondo, a Estanzuela, ad avere. Sono partiti per dare.
Voi vi siete donati al Signore per dare. Ma ricordatevelo: il primo che si è donato per dare è Nostro Signore. È meraviglioso vedere Gesù che vuole dare, dare sempre a noi. "Venite a me e dimorate in me", dice il Signore. "Venite a me voi tutti che siete affaticati e non ne potete più e io vi darò riposo". Dovremmo un pochino guardare alla nostra vita passata ed essere un pochino riconoscenti verso di lui e saper vedere quello che lui ci ha dato. Un bambino che guardasse le sue cose e cominciasse a dire: "Queste scarpe di chi sono? Mie! Chi me le ha date? La mamma. Queste braghette? Mie! Chi te le ha date? La mamma. Questa giacchettina, questa camisetta?". Il bambino dovrebbe dire: "Tutto me lo ga dà me mamma", no? Sono mie! Sì, mie, ma perché mi sono state date; è stata la mamma a dartele. Quel giocattolo? La mamma. Quella pappa? La mamma. Ora, se guardassimo indietro e guardassimo un po' le nostre cose... i doni che il Signore ci ha dato, incominciando dall'intelligenza! Perché non siamo scemi? Perché il Signore ci ha dato la grazia di non esserlo. Perché non siamo sordi, muti? Perché, insomma, ringraziando il Signore siete arrivati a finire la prima elementare e a essere licenziati in filosofia o qualcosa d'altro. Perché? Perché? Perché abbiamo vinte certe tentazioni, perché non siamo caduti nel fango? Perché? Saper vedere la mano di Dio.

MO209,3 [19-11-1967]

3 Ma io voglio fare un passo più avanti. Saper vedere la mano di Dio anche... come nei doni che il Signore ci fa, nelle croci. È difficile vedere in questo la mano del Signore! Tu, Luciano, che vai a farti le punture, no? No! Chi è che va a farsi le iniezioni? Supponiamo che debba farti le iniezioni da Vinicio. Quando tu vai a farti le iniezioni da Vinicio, poi lo ringrazi. E sì che el te ga dà un spuncion e magari el te ga fato male. Lo ringrazi. Vedete? Saper vedere la mano di Dio quando che il Signore passa con le piccole e grandi croci, saper capire che quelle croci sono necessarie come il sale nella polenta perché altrimenti non si può mangiare. Fanno parte, proprio parte, della nostra formazione, della nostra santificazione. Guai se il Signore non ci mandasse croci, non ci permettesse croci, non ci dovesse dare questo sale necessario per la nostra formazione spirituale.
È difficile capire questo. E capire proprio che questo è un dono di Dio. Tu vai dal dentista a farti cavare un dente; ti fa male e tu lo ringrazi anche e lo paghi anzi, proprio lo paghi perché ti ha cavato un dente. E poi, tante volte quella croce che è passata vicino a te, quel dispiacere che hai ricevuto forse da un tuo compagno, forse da un tuo superiore, forse a scuola, proprio quel dispiacere che ti ha colpito e tu hai il coraggio di ribellarti contro la mano che ti ha colpito. E forse non hai guardato un pochino la testa che ha mosso quella mano. Avevi bisogno forse di una umiliazione: forse ti credevi qualche cosa e hai fatto un piccolo pensierino di superbia, stavi cullandoti un pochino e ti è capitato uno scapaccione da parte di Nostro Signore per svegliarti un pochino.

MO209,4 [19-11-1967]

4 Quando vi capita qualche croce, un po' pesante, o anche non tanto pesante, provate a guardare dentro di voi e vi accorgerete che tante volte, tante volte, voi stavate cullando qualche tentazione, voi stavate cullando forse... forse un po' un senso di... "Ah, beh, ringraziando il Signore...", un po' come il pubblicano: "Ringrazio il Signore". Non lo dite proprio: "Non sono come gli altri", ma un pochino, siete un pochino contenti di voi stessi. Sì, tutto per dono di Dio, tutta bontà di Dio, ma siete contenti di voi stessi. Guardate che tante volte viene una bastonata da parte di Dio per svegliarvi un pochino, perché forse siete un pochino contenti di voi stessi. Non siete arrivati proprio alla superbia, ma minaccerebbe la superbia di entrare dentro di voi. E allora viene il Signore e pensa lui, e vi scuote. Eh, vi passa la voglia!
Tante altre volte il Signore viene proprio con un dono di questo genere qui, quando sta per concedervi una grazia e vi mette subito una base di umiltà: o una piccola caduta, un'impazienza, una brutta figura che fate... vi arrabbiate magari e poi state male, perché avete offeso il Signore e avete fatto brutta figura. Insomma pensa lui. Vi manda una croce preventiva. Se voi osservate, sempre, le nostre buone mamme, quando mettono via le brasole, no, cosa fale? Il sale... e poi mettono via. Il Signore fa così. Quando vede il pericolo in casa nostra, vede il pericolo, appunto perché ci ama ci manda qualcosa che ci colpisce. Quando sta per darci qualche grazia o sta per servirsi di noi per compiere qualche azione grande, guardate che il Signore, o prima o dopo, ci mette il sale. Molto spesso lo mette prima. Perché? Perché non abbiamo da salire in superbia, perché abbiamo da convincerci che è lui che fa e non siamo noi che facciamo. Se osservate il Signore nel Vangelo, osservate bene e vedrete che usa sempre questo stesso sistema. Questo è amore. Non so se don Piero sia d'accordo con noi. Questo è amore. Ma è così, così... Ora, saper vedere questo passaggio di Dio. Metterti lì in chiesa un momentino: varda, oggi me xe capità questo e questo... mi è capitata una tentazione fortissima. Era un pezzo che non mi venivano tentazioni di questo genere qui; ma guarda che affare, guarda come che sono!”. Fermati un momentino, va' indietro un pochino. E questa mattina? Sì, questa mattina ero contento, perché insomma mi era riuscita bene quella cosa. E ieri? Sì è vero! Ho capito. Il Signore ha permesso questo perché io conosca la mia debolezza, perché non abbia da alzare la testa. "Signore, se non mi tieni una mano sulla testa, prima di sera io casco nel peccato impuro, se non mi tieni una mano sulla testa, prima di sera chissà che cosa io farò!". Ecco... bisogna vedere il Signore così.

MO209,5 [19-11-1967]

5 Scusate se vi dico questo, ma guardate che nella vita apostolica è più facile forse vedere queste croci, che so io... "Oh, Signore, tutto per te, Signore! Eh, la cattiveria di quell'uomo!", e non vedere la mano di Dio. Provate voi a vedere la mano di Dio in queste croci, vedere l'amicizia di Dio che vi manda queste croci, la bontà di Gesù che vi è vicino con queste croci. Queste croci non vi pesano più. E ricordatevi che allora ad un dato momento direte: "Venga la croce". Guai a quel giorno in cui non arriva la croce.
Se volete che guardiamo un po' anche in grande stile: l'anno scorso quando è venuta quella grazia in Cattedrale, il 4 novembre, consegna dei crocifissi, eccetera. A un dato momento sarebbe stato facile per noi: “Ma guarda qua, là... Tac... abbassa la testa! Una croce sulla strada! Guardate le grandi grazie, o prima o dopo, sono accompagnate da colpi... perché è sempre proporzionato, no? Se hai da metter via 10 gr. di sale ci metti un pizzico di sale, ma se te ghe un quarto de mascetto, te ghe buti su de quele brancà de sale, no? Non se fa così co se copa el mas-cio? È così, è così. Allora, vedete, se noi la guardiamo così la croce, non ci pesa più, perché vediamo che è una croce amorosa. Quell'iniezione che tu vai a farti, per esempio, da Vinicio, non è più una bastonata che ti dà un nemico, ma è una cosa necessaria per avere un bene. E allora tu sei contento, tu lo ringrazi, tu lo paghi anche perché ti abbia da far del male. Fuori si va dall'infermiere per fare l'iniezione e si paga. Ora Gesù ce lo fa senza pagamento, perché ci vuol bene. Mi ricordo che mia mamma quando faceva le iniezioni alla povera gente, a povere donne, magari dopo, alla fine, quando aveva fatto venti trenta iniezioni, veniva là con due o tre ovi, veniva là con un saladeto. Portemoghe sto saladeto al Signore, no? Portemoghe due tre ovi al Signore, ringraziandolo delle croci, de questi spuncioni che el ne dà per strada. Leggiamo: "La vera amicizia esclude ogni egoismo. Infatti, quando leggiamo il Vangelo, vediamo che Gesù vuol farci del bene. Ci chiama: 'Venite a me e dimorate in me'. Ma se egli ci chiama è per il nostro bene. Ci dice: 'Venite a me voi tutti che siete affaticati e non ne potete più e io vi darò riposo'. Ci dice di credere in lui, ma è perché noi possiamo avere la vita e perché la possiamo avere in abbondanza; ci chiede di dimorare in lui; ma 'colui che rimane in lui, porta molto frutto'".

MO209,6 [19-11-1967]

6 Guardate che è più facile dimorare in lui quando sappiamo vedere che la croce ci è data da lui, che non quando le cose vanno bene. Guardate che quando le cose vanno bene, anche apostolicamente parlando, è facile qualche volta dimenticarci un pochino. A un dato momento: vai fuori, vai fuori, cominci qua e là, a moltiplicare i pani, fare i miracoli. A un dato momento, tuo e di Gesù... a un dato momento fai confusione, non sai più se sia tuo o se sia di Gesù. Cominciano ad incensarti ed è facile che il fumo dell'incenso ti faccia perdere la testa. Ma quando tutti tirano sassi, allora senti il bisogno di andare col Signore e stare insieme con lui.
Ah, benedette quelle ore, fioi, che passerete davanti al tabernacolo quando sarete calunniati, offesi, incompresi! Quando andrete a piangere davanti al tabernacolo, quelle lacrime saranno come un ascensore che vi porteranno su, su, nella santità. Un sacerdote, un diacono che lavorano e lavorano e poi sono presi dall'ingratitudine, poi sono trattati male... hanno aiutato, supponiamo, una famiglia e poi vengono calunniati da quella famiglia... ma questo è oro, figlioli, questo è oro prezioso! Questo uomo di Dio che ha lavorato anni e anni e poi si vede buttato per terra, proprio buttato per terra; quest'uomo di Dio che si inginocchia davanti al tabernacolo, che piange davanti al tabernacolo... ma ditemi voi: quand'è che un uomo di Dio è più grande che in quel momento? Che grande è questo sacerdote, che grande questo diacono, colpito dalla croce innocentemente! Ha fatto del bene e viene colpito, viene calunniato; e si trova là dinanzi al tabernacolo. Non c'è niente di umano, c'è solo lui e il suo Dio. Che scambio di amore, che scambio di cuori in quel momento lì! Ah, caro Vinicio... questo è il pane nostro quotidiano. E bisogna capirlo questo pane qui. E lo capiremo domani, se lo capiremo oggi. Se oggi nelle piccole cose siamo capaci di vedere la mano di Gesù, domani, anche se fosse necessaria la crocifissione, vedremo la mano di Gesù, vedremo la mano di Dio. "Nessuno ci potrà amare di un amore di amicizia come il Cristo. Non per nulla la Chiesa ha voluto che il giorno dell'ordinazione, alla fine della Messa, il vescovo ricordi il testo del Vangelo sull'amicizia: 'Non vi chiamerò più servi, ma amici'".

MO209,7 [19-11-1967]

7 Ora vedete, se Gesù, amico nostro, vuole dare sempre a noi, e ci dà qualche volta anche qualche caramella amara, noi dobbiamo fare altrettanto con lui: continuare a dare. Non state preoccuparvi di dare caramelle amare a Gesù, perché già ce le diamo lo stesso di caramelle amare anche involontariamente, cosa vi pare? lui ci dà le caramelle amare per farci del bene. Noi cosa volete, purtroppo, nello scambio dell'amicizia ci ridiamo. Ma facciamo come Luciano Rizzi che va a farsi fare la puntura: va lui e dopo magari el ghe dà un pugno a Vinicio perché el ghe fa male, ah! Pressa poco facciamo così un pochino. Però, questo scambio di donazioni: lui dà a noi e noi diamo a lui, noi diamo a lui. Diamo la vita, ma una vita viva, non una vita morta. Non basta che tu, Fernando, dica: "Signore, io mi dono tutto a te", e ti metti là fra le braccia di Gesù e “in pace dormiam et requiescam” e ti metti a dormire. "Adesso fa' ti, pensa ti a darghe da magnare...", e ogni tanto el ciucetto in bocca...
No, no, una vita viva! Non donarci da morti al Signore; donarci da vivi al Signore. È diversa la storia! Io mi dono al Signore: "Signore, io penso a te e tu pensi a me". Ecco, bellissima cosa. Ma pensa a Gesù come lui pensa a te, in una forma viva, in una forma attiva. Perciò le preoccupazioni del Signore che siano le tue, gli interessi del Signore siano i tuoi. Se io mi dono veramente al Signore in una forma viva di amicizia, direbbe mons. Luna: "Fioi, bisogna perdere la pace della coscienza, cari"; perché a un dato momento, tu senti che il problema del mondo è un problema tuo, senti che la salvezza di tutti gli uomini è un problema tuo, senti la questione delle vocazioni come problema tuo, il problema della riparazione dei peccati come problema tuo. E allora senti il bisogno di pregare, di riparare, di soffrire. Amici miei, lui si dà fino alla morte, e io mi dono, no? Ma andiamo avanti. "Amore di Salvatore. Il Cristo ci ama dunque anzitutto di un amore di amicizia. Egli ci ama anche di un amore di Salvatore. Leggiamo insieme il testo della lettera agli Efesini, che conosciamo bene perché lo leggiamo a tutte le Messe di matrimonio. Ecco il testo: "Cristo ha amato la sua Chiesa: egli ha dato se stesso per lei, per santificarla, purificandola con il lavacro dell'acqua unito alla parola, volendo presentarla a se stesso questa Chiesa, tutta splendente, che non avesse macchia o ruga, o altra cosa del genere, ma fosse santa e senza alcun difetto". Questo testo è scritto riguardo alla Chiesa. Ma possiamo applicarlo alla morte di Cristo per ciascuno di noi. Avete notato che San Paolo su questo punto ha due frasi corrispondenti: "Il Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi", e: "Il Cristo mi ha amato e ha dato se stesso per me". Ciò che è vero di tutti, ciò che è vero della Chiesa, è vero anche per ciascuno di noi. Bisogna dunque, leggendo il testo, realizzare attraverso la fede, la presenza di Gesù Cristo. "O Cristo, tu mi hai amato e sei andato incontro alla morte per me".

MO209,8 [19-11-1967]

8 State attenti. Supponiamo, vedete, adesso noi siamo troppo abituati a sentire: "Cristo è morto per noi", "Cristo è morto per me", eccetera.
Un momentino. Tu, Fernando, supponi un momentino che dovessero tagliarti le braccia, perché hai un'infezione, e bisogna tagliarti le braccia fino a qua. E io perché ti voglio bene, vengo all'ospedale, mi faccio cavare le braccia e le mettono a te. Adesso, ci incontriamo noi due. Io, Cristo rotto, no, senza braccia e tu con le braccia. Tutte le volte che mi vedi senza braccia, resteresti indifferente? E se io ti domandassi per piacere di portarmi un bicchier d'acqua, mi negheresti tu, con quella mano che è mia e che io ho dato a te, e che è tutta tua -tutta mia e tutta tua- mi negheresti il piacere di portarmi un bicchier d'acqua? E se io ho bisogno di soffiarmi il naso, mi faresti mica il piacere di soffiarmi il naso tu con la tua mano? "Ah, non go tempo". Ma scusa, se quelle mani te le ho date io! Ma, fratelli miei, ci rendiamo conto che il Signore ha fatto molto e molto di più per te? È questo che bisogna che ci mettiamo in testa, eh! Lui, nella meditazione bisogna che ci mettiamo in testa questo: "Exinanivit semetipsum formam servi accipiens". Oh! "Exinanivit" è intraducibile in italiano, no? Prendendo la forma del servo. Ma perché? Il Verbo eterno che si fa uomo. Ma perché? Fate morire tutti gli uomini, fate che non siano mai esistiti: sono io solo, io solo. Per me, impossibile entrare in Paradiso. Lui, Verbo eterno che si fa uomo per salvare me. Figlioli, ma è impossibile non farsi santi, pensando a sta roba qua! È impossibile! Non solo resta in mezzo agli uomini, "factus oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis", si consegna. Io vado all'Ospedale a consegnarmi, consegnarmi per farmi tagliare le braccia per darle a te. lui si consegna ai carnefici per essere ucciso di una morte infame, proprio per me, perché mi vuole salvo, mi vuole vivo. Tu senza braccia avrai le braccia, tu senza vita avrai la vita a costo della mia morte. Ma, amici miei, è possibile non amare Gesù quando pensiamo a queste cose? La forza del nostro amore deve partire da qui: vedere cosa lui ha fatto per me.

MO209,9 [19-11-1967]

9 Quando tu vedi uno che parte da Roma, per esempio, per venire qui e darti una mano, ma tu lo ricevi a braccia aperte: "Ma da Roma sei partito?". "Non c'erano treni, non c'era niente e sapevo che tu avevi bisogno. Son venuto".
È partito dal cielo. "Ma come, Signore? Sei nato in una grotta, là, nella miseria?". "Sapevo che tu avevi bisogno e sono venuto". "Beh, ma almeno adesso ti tratterò bene". "No, no, non importa, sono venuto a darti il sangue, a morire per te". Figlioli, guardate che bisogna meditare di più la passione del Signore! Ma non meditare la passione del Signore staccata dalla nostra vita: Gesù è morto per i poveri Indiani, Gesù è morto per i poveri cinesi. Ingrati i Cinesi! No, no, Gesù è morto per me. Lasciate stare gli altri. Perché voi sapete, no? Io e lui siamo: eccolo lì... ed è morto per me! Quelle mani mi devono dire qualche cosa. E guardando il crocifisso io devo pensare che se io non avessi fatto mai peccati, forse non sarebbe così. Lasciate stare adesso le questioni teologiche, eccetera, lasciamo stare i teologi... Si tratta che lui è morto, e io, io, io l'ho messo in croce. "Ma io - dirà Fernando - nella mia vita ho fatto solo un peccatino piccolo, piccolo, piccolo". Pensa cos'è il peccato, pensa cos'è il peccato. Chi abbiamo offeso, e nessuno di noi potrà dire "Io non c'entro". Forse don Piero, ma tutti gli altri... Nessuno può dire "Io non c'entro". Beh, allora l'abbiamo messo insieme! No, io! Guardate che la santità nasce dall"io", non dal "noi". Non so se sbaglio. Sbaglio? "Io" ho fatto queste cose qua. Ora vedete, se noi non comprendiamo Gesù salvatore, Gesù crocifisso, è difficile comprendere la Messa, è impossibile capire la Messa. Ecco, è difficile capire l'Eucaristia, impossibile capire l'Eucaristia. Prima di capire Gesù presente in un'ostia consacrata, bisogna capire Gesù, Verbo eterno, fatto uomo, crocifisso. Se io capisco Gesù, allora lo capisco presente.

MO209,10 [19-11-1967]

10 Perché è inutile che mi dicano adesso, per esempio: "Varda che da basso è arrivata Sofia Loren"; cosa mi interessa a mi Sofia Loren! Mi dicono: "Da basso è arrivata tua mamma". “È in Paradiso”. "Sì, è arrivata adesso, mandata dal Signore". Te capissi, me rompo le gambe per andar xo a trovar me mamma, non ghe xe gnente da fare. La xe me mamma, no? Giusto no? I me dise che xe rivà me mama basso: "Ma come?". “Sì, il Signore ghe ga dà libera uscita per un poche de ore e la xe vegnù a trovarte”. Me dispiase, ma lasso impiantà tutti, e vo a saludar me mama. Digo male? La corsa la fai a seconda della persona che c'è da basso. Voi forse correreste giù anche per Sofia, per vedere almeno che bestia che la xe, vero. Sì, perché la xe sull'"esse", perché a Grumolo i ga tutti nomi con l'"esse". Tutti i vedeli che nasse st'anno con l'"esse": sindaco, segretario, sterlina, stella, ma la prossima che nasse sarà sterlina, perché xe stà svalutà la sterlina e allora i ghe mette nome sterlina; go fatto la proposta de mettere Sofia, per questo me xe vegnù in mente.
Ora, vedete: se io so che c'è una persona che conosco e che amo, faccio un salto, se no resto indifferente. Ora è inutile che diciamo tanto: "Gesù è presente nell'Eucaristia e bisogna sforzarsi di credere che Gesù è presente nell'Eucaristia". Prima di sforzarci di credere che Gesù è presente nell'Eucaristia, sforziamoci di capire chi è Gesù. Perché quando tu hai capito chi è Gesù e sai che è presente nell'Eucaristia, e allora te fe un salto per andare in chiesa a trovarlo, allora stai con lui. Ma se non sai chi è lui, penso che poco ti interessa che sia lui. Non so se sbaglio. Perciò guardate: per capire chi è lui, bisogna che ci fermiamo, individualmente, a meditare: lui eterno, lui nel tempo, lui nella crocifissione e lui nell'Eucaristia. È il punto di arrivo, essendo poi quello il punto di partenza per la nostra santificazione, perché quando tu poi ti incontri col Cristo, ad un dato momento lui ti rinnova e diventate "uno".

MO209,11 [19-11-1967]

11 Ma per arrivare lì, guardate che bisogna partire da là. E allora io vi prego: fermatevi qualche volta a meditare sulla passione del Signore. Guardate, noi facciamo la Via Crucis insieme una volta alla settimana, e quella ci tengo che venga fatta insieme, ma voi fatela qualche altra volta per conto vostro anche se non girate attorno. Fermatevi lì a meditare una stazione della Via Crucis: lui condannato a morte. Vi rendete conto? Condannato a morte! Lui condannato a portare lo strumento della sua passione. Tu lo fermi per la strada: "Senti, Signore, cosa fai?". "Vado a morire per te". "Ma perché?". "Perché voglio portarti in Paradiso, perché ti voglio salvo, perché tu altrimenti, con quelle passioni che hai adosso, con quelle passioni impure, con quei demoni che hai dentro di te, caro figliolo, se io non muoio... Devo morire, devo morire per te, devo aiutarti. Solo con la mia morte!".
Ad un dato momento, quando tu hai capito questo, basta. Tu a un dato momento scappi in giro per il mondo a far conoscere Nostro Signore. Fai come santa M. Maddalena de' Pazzi che si alza di notte e dice: "L'amore non è amato". E allora non ridi più se senti che questa creatura si alza di notte e va gridando queste cose, perché capisci anche tu che davanti a un Cristo che ha fatto tutto questo per te, tu devi fare qualcosa per lui. L'amore non ragiona più. Me pare che il Signore ne ga amà così tanto che non ga ragionà più; l'è andà fino in fondo, fino in fondo. Ebbene, anche tu quando hai capito, dai a lui il tuo amore e non ragioni più. Ed ecco i santi allora, tu li vedi di giorno, di notte, di qua e di là: non i ragiona più. Perché? Perché l'amore in questo caso qua dà completamente tutto. E così sia.