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L’APOSTOLATO RICHIEDE QUALITÀ UMANE, IMMOLAZIONE E INNAMORAMENTO DI CRISTO

MO94[20-08-1966]

MO94,1[20-08-1966]

1.Dio sa condurre le sue pecorelle all'ovile nonostante le deficienze umane di coloro che cercano di condurre... Però, mi pare che dinanzi a queste cose qui scherziamo volentieri, ridiamo, facciamo bene, fare qualche funerale, benissimo. Ma questo non deve distoglierci da una cosa: dal vedere la mano di Dio che è quella che guida tutte queste cose qui.
Se ricordate bene, vi dicevo molto tempo fa, e ve l'ho ripetuto parecchie volte: cerchiamo... "il Regno di Dio", avete messo nell'Impegno mensile; io vi dico: cerchiamo lo spirito genuino, cioè quello che vuole il Signore, e vedrete che la Casa dell'Immacolata sarà insufficiente per ospitare le vocazioni. Vi ricordate che l'ho detto più di una volta questo. Vi assicuro: se noi ci sforzeremo di vivere quello spirito che abbiamo cercato di scoprire in questi anni, insieme, e che in ogni anno, quando ci troviamo quassù insieme, cerchiamo di vivificare, se noi ci sforziamo di vivere questo spirito, ma proprio di viverlo da buoni fratelli, io vi assicuro che verrà il momento che la Casa dell'Immacolata sarà insufficiente per accogliere le vocazioni. Perché il Signore è Lui che provvede alle necessità della Chiesa, ed è Lui che ha preparato gli Ughi, gli Umberti, i Zeni, i Bepi, i Toni, eccetera, gli Elio, i Piergiorgio, i Mario, eccetera Ora, per esempio, dando un'occhiata a quest'anno, noi vediamo praticamente, siamo partiti questa mattina per scrivere un po', tirare le linee, e vediamo che praticamente abbiamo cinque di 'anziani' che entrerebbero insomma nella Casa; abbiamo il povero Elio, il povero Piergiorgio (quando che more uno se dise "poro can... me poro zio, me poro pare"), il povero Mario, il povero Umberto e il poverissimo Ugo perché è il più recente morto, vero, l'è poverissimo quelo, l'è ancora sora terra quello.

MO94,2[20-08-1966]

2.Ora guardate che, se quest'anno abbiamo cinque, nonostante che il lavoro è stato relativo quest'anno, quello che si è potuto fare, cercando le vocazioni in giro, per mancanza di personale, penso che adesso, avendo personale di più, avendo specialmente cominciato con i collaboratori, i quali possono darci una valida mano nella ricerca anche delle vocazioni, penso che si potrà fare molto di più. Ma ricordatevi, quello che è necessario perché le vocazioni vengano, è sempre quello che abbiamo detto, e abbiamo ricordato da principio adesso: bisogna che noi ci sforziamo di essere come Dio ci vuole, cioè impegnati, ognuno di noi, a vivere veramente l'amicizia con Gesù, e poi vivere la comunità, come abbiamo detto ieri mattina, nella meditazione di ieri mattina. Vi assicuro che, se vivremo così, il Signore ce li manderà, perché gli altri vedranno realizzato nella nostra comunità quella comunità che ogni anima buona sogna di vivere. Infatti... Mi permetta il sig. Umberto di dire questo. Perché Umberto è venuto qui? Perché sognava di darsi al Signore e cercava una comunità dove non si vivesse, ma ci si sforzasse di vivere il Vangelo, e allora ha detto che qui ha visto questo desiderio ed è venuto. Vero, Umberto?
Allora, vi ho detto più di una volta: portiamo pazienza... Qui non si pretende adesso che si sia già santi, ma che ci sia l'impegno da parte di ognuno di essere quello che il Signore vuole. Non vi pare?

MO94,3[20-08-1966]

3.Ora qui sforziamoci di essere quello che il Signore ci vuole, sia singolarmente sia collettivamente. E vedrete che il Signore provvederà; e provvederà anche per i mezzi necessari. Stamattina nella Santa Messa, che ho detto per noi, è logico ho pregato tanto il Signore che faccia sì che i frutti del 'campo' siano duraturi, no? E ho detto anche questo al Signore: "Senti, mi no vojo savere i to affari, le robe tue, eccetera Il servo non ha diritto de savere i affari del paron, quantunque, se il servo insomma se sforza de essere fedele, un po' de amicizia col paron la dovaria sorgere. Ecco, mi no vojo savere i to affari, però se te pagassi un pochi de debiti no saria miga male", go dito. "In fondo i xe tui. No tutti - go dito - perché senno... se restasse senza debiti, no dormiria più de note tanto son abituà. Xe come uno che xe abituà a dormire sul duro, dopo non l'è più bon dormire sul tenero. Mi, senza debiti, penso non saria bon dormire de note per la preoccupazione de cercare come farghene degli altri. Ma - go dito - Signore... se te volessi pagarne un pochi - lo gavevo in man - te sì Dio; quando che i vegneva a domandarte qualcosa te ghe disevi sempre de sì. Adesso, tego dito: dame le vocazioni... Varda: Umberto l'è morto, Ugo more de sicuro; se non l'è morto stanotte, poco ghe manca... Allora, Signore - go dito - te sì tanto bon, famme un piassere, damme qualcosa altro, e cioè un pochi de debiti pagame, Signore".

MO94,4[20-08-1966]

4.Ecco, se volessi unirve anche voialtri a questa preghiera quest'oggi e dire: "Signore, no tanti, no tanti", ma 100 milioni magari se el me li pagasse, vero. Cosa xeli cento milioni, in fondo? Par Lu, el paron de la cassa, par Lu... per sollevarme un pochino. Mi ghe go promesso una cosa: che ve fasso lavorare lo stesso. Perché ha detto il Signore: "Ma dopo ti te fe in modo che non i lavora più sti tosi. Te li fe diventare dei signorini". "Non sta' aver paura, che lavorare li fasso lavorare lo stesso, go dito. Qualcosa ghe femo fare. O case prefabbricate o casse da morto... comunque lavorare li femo lavorare. Mettete tranquillo, Signore, tira via sto pensiero, qualcosa ghe femo fare".
Ecco, siccome il Signore ga dito: “Quando si è riuniti in più di uno a chiedere la stessa cosa, mi la concedo”, mi ve pregaria: unitevi anche in questa preghiera. Prima de desfare la chiesa, un momento o l'altro, le anime specialmente belle, candide come Ruggero eccetera, e anche le anime più nere, come Zeno, eccetera, qualche volta il Signore può darsi che el scolta de più quelle che non le altre, perché el ga paura un pochetin. Caso mai te te unisci alla nerissima che xe quella de don Ottorino. Cerchemo proprio di domandare questa grazia al Signore. Sentì, non domandemo miga, in fondo, che el ne daga le caramele, chiedemo soltanto che el ne libera un po' dal peso che ghemo dei debiti. È vero? Però, piuttosto che diminuisca lo spirito, piuttosto che fassa de manco de vegnere una vocazione, che i debiti i diventa anca al doppio, perché in fondo dopo el se li paga Lu.

MO94,5[20-08-1966]

5.Procedams. Adesso che xe andà via quell'altro...
"Se il Verbo si è fatto carne...". Mi dispiace non poter finire il libro, a meno che non ci fermiamo qua fin che non abbiamo finito il libro. Mi riprometto caso mai di finirlo a Vicenza. E coloro che non hanno la possibilità di essere con noi a Vicenza, consiglio di leggerselo e di masticarselo; ci son tante cose belle qua dentro. "Se il Verbo si è fatto carne, non è stato precisamente forse per divulgare al mondo, secondo il modo umano di espressione, il mistero nascosto in Dio e in sè ineffabile? Gesù era uomo, e come uomo doveva compiere i gesti necessari alla realizzazione della sua missione". Guardate che è importante questo: "era uomo e come uomo doveva compiere i gesti necessari alla realizzazione della sua missione". Perciò anche la parte nostra umana. Per esempio, ieri sera sono andato a cena; che ora era? Nove e mezzo. Perché sono stato là con don Luigi Mecenero a discutere un po' sull'apostolato, su... Aveva intenzione di incontrarsi con me. Beh. Abbiamo discusso così. Ora la parte umana, vuoi nel Chaco, vuoi a Rio, vuoi a Estanzuela, bisogna compierla. Cioè bisogna che noi andiamo nei luoghi di missione quasi come l'opera missionaria fosse tutta opera umana, soltanto umana. Noi sappiamo che è opera del Signore, ma dobbiamo metterci... Per esempio, se io vado - scusate - vado a Rio fra qualche settimana, ai primi di ottobre, andando a Rio, io devo fare la parte umana. Lì abbiamo due cose, l'autorità religiosa e abbiamo i laici. Quando ho risposto al signor Marzotto che mi faceva l'offerta, ho detto sì, noi possiamo anche accettare, ma ho messo come condizione che ci sia un gruppo di laici che affianchino i nostri assistenti, i nostri religiosi, che sono giovani, che hanno bisogno di consiglio. Voi sapete che una delle arti nostre è domandar consiglio, per avere i mezzi necessari. No? Perché l'operaio ha bisogno anche di vivere; le opere di Dio hanno bisogno anche delle cose materiali. Queste persone che vengono vicine, alle quali noi domandiamo consiglio, intanto sono utili i loro consigli perché sono del luogo, conoscono la situazione e tutto; quando ci hanno dato un consiglio non possono più darci contro; intanto abbiamo degli amici che parlano bene e che ci difendono. Ma, nello stesso tempo, facciamo bene alle anime loro, perché li facciamo entrare come collaboratori in un'opera santa, ed è bellissimo. Adempiamo la volontà del Signore che vuole che muoviamo anche i laici ad agire e a fare, e nello stesso tempo possiamo, attraverso loro, avere quegli aiuti materiali che, vero, i laici devono dare alle opere di Dio. Infatti, dice il Concilio, che spetta ai laici trattare le cose di materia; sono loro gli incaricati di quelle cose lì. Ebbene, se sono incaricati, sono incaricati di custodirle anche per le opere del Signore.

MO94,6[20-08-1966]

6.Ora noi dobbiamo usare quella tattica umana, che è necessaria per avvicinare queste persone. Infatti, io ho messo questa frase, e lui ha detto: "Oh, anzi."... felicissimo perché in un primo momento... ci regala, e dopo... perché uno che ha in mano un'opera, sa, è preoccupato che l'opera continui, ma nello stesso tempo gli dispiace di doverla lasciare, no? La mia tattica è stata questa, di chiedere questo gruppo di persone che ci siano vicine. E allora, sa... felicissimi loro di esserci vicine, ma nello stesso tempo io li ho giocati un pochino. Ho giocato la psicologia che... Supponi, il dottor Marzotto ha fatto quest'opera; c'è un direttore che è capo di una banca e altre persone. È logico che io volevo avere in mano la proprietà e la direzione, ma nello stesso tempo far vedere che non li buttavamo via, che avevamo piacere della loro presenza; per non avere un domani la gente... Ma è uno strappo, insomma no?, uno strappo. In questo modo li abbiamo un po' presi.
Poi nelle lettere, nella corrispondenza che abbiamo avuto fra noi, ho cercato sempre di buttarci una parola sempre più dolce, un pochino sempre più confidenziale. Finché, nell'ultima lettera che ho scritto, ho detto: “Insomma, in fondo, c'è un'amicizia che corre fra noi, ormai. E gli amici sono persone che son legate fra loro da un unico ideale, son legati insieme. Se questi sono gli amici, ho detto, tra noi ormai c'è un'amicizia, anche se non ci siamo mai visti insieme, no?”. Bene. Mi ha risposto con una lettera che avete visto che è arrivato perfino a parlare dei finimenti dei muli e dei cavalli, no? Siamo arrivati proprio ormai... in casa, ormai si parla de robe di casa, siamo arrivati perfino alla stalla, vero; data la confidenza, mi ha aperto perfino la stalla e el me ga dito che el ga i finimenti rotti dei muli e dei cavalli, vero. Ora, arrivato a questo punto, adesso si può andare là, ma non si va più da una persona estranea. "Oh, finalmente ci conosciamo.". E non mi meraviglierò se, quando arriverò all'aeroporto, sarà lui ad accogliermi e sarà là a darmi anche un bacio. Perché? Perché ormai abbiamo scaldato il ferro. Questo lo facciamo perché? Perché sia facilitata l'opera apostolica, no? Poi quando entreremo lì, anche con l'autorità ecclesiastica bisogna fare un pochino altrettanto. In modo che la parte umana deve facilitare il cammino degli apostoli. Questo, guardate, non dovete dire: "No, questo no, basta". No, no, quel famoso dialogo, quel famoso dialogo, lo dobbiamo fare. Farlo con spirito di fede e anche, vorrei dire, con una santa astuzia, come dice Nostro Signore, astuzia umana. E questo, ricordatevelo, vi porterà frutti meravigliosi.

MO94,7[20-08-1966]

7.Più di una volta io ho detto che io ho trovata valida quella formula di domandar consiglio. Vi ricordate che l'ho tirata fuori quella volta famosa ad Asiago, no?, che ghe go domandà consiglio al generale... sono andato a domandar consiglio a Roma. E quando mi ha detto: "Ah, lei mi domanda un consiglio, e io devo dare una stilettata a me stesso, perché sono stato io a fare quella roba là.". Io lo sapevo già che era stato lui. Il domandar consiglio, quando tu domandi consiglio a una persona, ti metti già in un piano inferiore. Dici: "Lei faccia un piacere, sono venuto a chiedere a lei se per piacere può darmi un consiglio per una faccenda... eccetera"; l'altro subito: "Ah, el vien domandar consiglio a mi". Stuzzichi un po' l'amor proprio, accendi una candeletta all'amor proprio di quella persona.
Se tu vai a domandar un permesso... Io vado dal vescovo e dico: "Eccellenza, mi dica un po', mi concede questo?". Il vescovo dice: "Sai, non posso". "Senta Eccellenza, scusi, sono venuto a domandar consiglio a lei... Mi trovo così e così...", non ti abbandona neanche per sogno. Avete capito? Non ti abbandona. Perché tu l'hai immedesimato, hai dato fiducia a questa persona. Ora, questi mezzi umani che ti fanno aprire le porte dell'uno, dell'altro, che ti danno la possibilità di portare il Cristo, non li dobbiamo noi buttare da una parte. No, sono necessari. Ora Gesù, guardate qui, ecco qui Gesù... Gesù era un uomo e come uomo doveva compiere i gesti necessari alla realizzazione della sua missione. Anche noi dobbiamo compiere i gesti necessari alla realizzazione della nostra missione. Perciò, la parte umana, vorrei dire il galateo, la buona creanza, il saper trattare con le persone, il presentarsi bene, messi bene, non affettati da una parte o dall'altra, è necessaria. "Ma io non me ne curo". Ma no, è necessario. Né massa a destra, né massa a sinistra; né troppo curati, né troppo trasandati. Capite? Io devo piacere, perché? Devo presentarmi. Guardate come ha fatto Giuditta, no? Come si è presentata pulita ela per tagliare la testa a quell'altro. E il Signore ha aggiunto anche bellezza quando che el ga visto così. La ga tirà fora i vestiti, si è messa a posto, si è acconciata bene; adesso penso mi, la ga dito, "in nomine Domini" però; dopo aver pregato e dopo aver fatto penitenza. Usa - guardate Giuditta - dopo aver pregato e dopo aver fatto penitenza, usa tutta l'arte sua umana e femminile nel caso lì l'ha usata per il bene; e il Signore l'ha difesa. Per cui in fondo tu hai trovato: è tornata com'era prima. Perché il Signore l'ha difesa.

MO94,8[20-08-1966]

8."Al di fuori di ogni idea preconcetta, proviamo a metterci per un momento di fronte al problema che si poneva così a Gesù, problema al quale certo la volontà misteriosa di Dio aveva già dato una risposta. Dalla caduta di Adamo, attraverso la successione dei Profeti che avevano parlato in suo nome, Dio aveva affermato il Suo disegno di una redenzione mediante il sacrificio, la sofferenza, la morte di un Salvatore".
Ecco come Dio ha stabilita la redenzione. La redenzione del mondo Dio l'ha stabilita così: "attraverso il sacrificio, la sofferenza e la morte di un Salvatore". Perciò, ricordatevelo, non c'è altra strada, non c'è altra strada. Quando voi incomincerete la vostra vita apostolica, dopo un anno, due, tre, o dopo tre mesi, verrà il momento della desolazione, il momento dell'abbattimento, il momento in cui vorreste scappar via, ... che so io... di esasperazione. Non c'è niente... Voi, voi dovete passare per questa strada: sacrificio, sofferenza e morte. E così salvate. O accettate questo o non avete capito niente della redenzione. L'opera della redenzione è un'opera tutta divina e tutta umana. Ma, ricordatevelo, è un'opera di immolazione, di immolazione. Perciò, tu vai in quella data missione; tu ce la metterai tutta: ecco la parte umana. Tu confiderai in Dio, in pieno in Dio: ecco la parte soprannaturale; però ricordati che devi passare attraverso alla tua immolazione; se non arriva anche la tua immolazione, io dubito, anche se per caso sarà un trionfo umanamente parlando. E la tua immolazione sarà: i momenti di abbattimento, Dio che si nasconde per anni, tentazioni tremende contro la purezza, tentazioni contro la fede, tentazioni di scoraggiamento, desiderio di scappar via; quasi dire: ma ho sbagliato vocazione, ma cosa ho fatto? Cosa non ho fatto?

MO94,9[20-08-1966]

9.Questo l'ho provato io per anni e anni, e anni e anni. Questo lo hanno provato tutti i buoni sacerdoti. Tutti, todos, capito? Non qualcheduno, tutti... hanno provato questo. Vi dico di più. Le anime buone, fuori, nel mondo, papà e mamme, lo hanno provato anche loro, nel loro campo. Scoraggiamento, abbattimento: "Ma quella volta che me son sposà. Ma quella volta se andavo suora... creda... forse go sbaglià strada, no so bona de educare i tosi; i tusi me risponde; ma qua, ma là". Vi accorgerete voi preti, quando andrete in confessionale. E allora xele tutte fallite? No. No. No. No. Stanno aiutando Gesù a salvare il mondo con il sacrificio, la sofferenza e la morte del Salvatore, no?, eccolo qua. Tony, questa xe la realtà, caro.
Ve l'ho detto. Quando capiterà e deve capitare, ricordatevelo, nel nome del Signore che è qui presente, ve l'ho detto. Nolite timere: è l'ora della grazia, è l'ora nella quale anche voi siete dei piccoli redentori, corredentori; siete dei veri collaboratori di Gesù per la salvezza del mondo, specialmente quando ci sarà quell'ora nera, quell'ora pesante. Non abbiate paura: è l'ora della salita, è l'ora nella quale, se voi continuerete a fare il vostro dovere, nonostante non sentiate il gusto, nonostante non vediate i frutti, è l'ora della salita, in cui Dio è con voi, in cui Dio opera, in cui Dio lavora, in cui Dio trasforma e raccoglierete poi il frutto del vostro lavoro o altri lo raccoglieranno. Ma è l'ora veramente del raccolto, vorrei dire, della fecondazione; è l'ora in cui il grano sta lavorando sotto terra. Guardate che è necessaria quest'ora, eh?, deve arrivare, deve arrivare. È arrivata a Crotone, è arrivata o arriverà a Monterotondo, è arrivata a San Gaetano, è arrivata alla Casa dell'Immacolata. Arriverà a Zacapa, a Rio, al Chaco, arriverà in tutte le altre parti... al Mato Grosso, al Mato piccolo, dove andrete a finire. Deve arrivare. E arriverà, state attenti.

MO94,10[20-08-1966]

10.Per esempio, verrà dentro Ugo: contento, sereno, tranquillo. Subito dopo: "Dove sono? Cosa me xe capità? Forse ho sbagliato. Ma guarda, ma qua...". Ecco l'ora nera, proprio di disorientamento. È vero, Ruggero? Eh, sì. È chiaro. È vero, Luigi? Per Ruggero è durata una giornata solo o due gnanca... per Luigi è durata un anno, o più. Luigi, me l'hai mai detto tu, me l'hai mai detto? No, ma io lo so. Dico bugie? Mi sono spaventato? No, doveva essere così. Anzi, avrei paura se non fosse stato così. Perché spaventarsi? La storia vostra ve la racconterei coi fiori e coi frutti, no? Bepi? Non tiro fuori adesso qua, non potrei dirlo qua. Anche quello che non mi hai detto.
Deve essere così. Perché? Perché: "Padre, se è possibile passi questo calice", lo ha detto Gesù. "Padre, perché mi hai abbandonato?", l'ha detto Lui. E lo dobbiamo dire noi. È inutile: se io voglio venire da Val Giardini a qua, devo passare per dove stanno lavorando con le mine, no? Se non voglio fare il giro per Roana devo passare per lì; devo passare per il Ghertele e devo venire su per quella strada lì. Questa è la strada. La strada è stata tracciata prima che venissimo qua noi. Ora la strada verso il Paradiso, per l'apostolo, è stata tracciata dall'Eterno Padre per suo figlio Gesù Cristo; e per la strada che è passato Lui, e solo per quella, solo per quella, noi dobbiamo passare. È pazzesco pensare di stabilire una strada asfaltata, umana... una superstrada. E no cari, niente da fare. Mettere sì a disposizione tutti noi stessi, tutta la psicologia moderna per la salvezza delle anime... sì, ma non rendere umano il lavoro soprannaturale, che è lavoro di sacrificio, di sofferenza e di morte.

MO94,11[20-08-1966]

11."Gesù sapeva che toccava a lui realizzare questo disegno immutabile del Padre".
Ecco là Gesù: conosceva tutta la psicologia, la pedagogia, tutte le scienze moderne, conosceva tutto e sapeva che per lui era stabilito un disegno, stabilito dal Padre, immutabile. Sai, Giorgio: immutabile. Questo è il disegno: lo accetti? Avanti. Non lo accetti: ritirati. Il disegno immutabile stabilito da Dio per la salvezza tua, eccolo qui. "È come figlio di Dio, ma anche come figlio dell'uomo, come figlio di Maria di Nazareth che Gesù si accostava all'umanità alla quale aveva la missione di portare la salvezza mediante l'offerta della sua morte e la rivelazione della trasformazione divina che ne sarebbe derivata per ogni uomo di buona volontà". Doveva portare la salvezza attraverso la morte e attraverso la rivelazione della filiazione divina, che sarebbe arrivata: attraverso la morte però. Perciò doveva rivelare e offrire se stesso. E così, in questo modo, si esprime San Giovanni: "A tutti coloro che Lo hanno accolto Egli ha dato il potere di divenire figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome, che sono nati non dal sangue, né da volontà carnale, né da volontà di uomo, ma da Dio" (Giov.1,12). "In virtù di ciò che era, Gesù amava gli uomini con una chiaroveggenza che toccava l'infinito e della quale noi non possiamo avere la minima idea. Questa chiaroveggenza gli dava una visione completa degli uomini del suo tempo, come pure di tutte le generazioni future". Il Signore Gesù vedeva anche noi, conosceva noi, partecipava alle nostre gioie e ai nostri dolori. Partecipava al 'funerale' di ieri sera. Guardate che è consolante sapete, figlioli miei, sapere che Gesù partecipava, partecipava. Conosceva tutti noi. Conosceva Venturin in veste da sbarco e lo conosceva in veste da prete; lo conosceva da ragazzo filo-fascista e lo conosceva da santo prete, come è adesso. È così, gnente da fare. Ma è bello così. Il Signore, nonostante tutto, sapeva... Ecco là questo giovane, tira, mola, ecco là che trova la strada e parte... bum, ecco là. E se Venturin continua sulla strada che sta percorrendo adesso, vedarì che razza di leone ruggente... che farà tremare il Chaco. Conosceva Toni... Toni qua e là, drìo le visele: "Spetta mi, spetta mi. Verrà l'ora....".

MO94,12[20-08-1966]

12.Il Signore... È meraviglioso, figlioli, pensare; è consolante. “Si, è vero, sono stato cattivo, ho fatto questo... ma il Signore mi ha amato, mi ha amato e mi ama; mi amava allora e continua ad amarmi”. Quando io penso a Gesù nell'Orto degli Ulivi che pensava proprio a me, figlio di Clorinda Scortegagna, nato a Vicenza, domiciliato a Vicenza, morto a Vicenza nel 1967. Ma ve rendio conto? Toni... ve rendìo conto? È Cristo che vuol bene proprio a me e mi ama in Paradiso, nel tabernacolo. Se io vado in qualunque parte, penso a qualunque tabernacolo del mondo: "Che cosa stai pensando Gesù?". "A te.", ed è proprio vero. Se io dicessi a Gesù adesso... arrivo nel Chaco, entro nella cappella, nella cattedrale: "Gesù, a che cosa stavi pensando?". "A te che dovevi arrivare, ero qui che ti aspettavo".
È stato commovente per me, quando sono arrivato a Buenos Aires, vedere il vescovo là; non me l'aspettavo neanche per sogno. Pensavo che ci fosse ad accogliermi padre Luna, quello che era lì a Buenos Aires, e poi lui mi avesse condotto al Chaco. Capite cosa vuol dire? Vuol dire venire da Crotone in macchina a Vicenza, per venire all'aeroporto a prendere don Ottorino. Fate conto, vescovo e vicario generale. Rendetevi conto. E quando siamo arrivati con don Aldo e abbiamo visto sopra il palazzino dell'aeroporto, c'è una terrazza no?, dove si può andare a vedere, e abbiamo visto uno che ci salutava così, ero ancora dentro in apparecchio, era un Caravelle della linea di Santiago del Cile, e... vedo uno che saluta in quella forma lì; ero ancora nell'apparecchio, quando ho visto uno che fa così con la mano, pensavo che fosse padre Luna. E infatti dopo ho visto che erano in tre: c'era il vescovo, il vicario generale che non conoscevo, e il padre Luna. Là, appena che arrivo, il vescovo a prendermi la valigia. "Ma non scherzerà mica.". Il vicario generale prende quella di don Aldo. Ma cosa succede? E c'è una macchinona grande...Scherzemo. Resti confuso, no?, dinanzi a una roba di questo genere qua. Bene. Il Signore fa così; con ciascuno di noi il Signore continua a far così. Quante volte ha preso le mie valige sulle spalle, Lui: pensieri, preoccupazioni. El vedeva che gavevo in man le cambiali, le ciapava in man Lu: "Ben, pago mi". Noi dobbiamo sentire questa presenza del Signore, figlioli.

MO94,13[20-08-1966]

13."Questi uomini li amava con tutta la forza di un cuore umano dilatato dalla personalità divina".
Perché il Signore ci ama con la forza di un cuore umano. Come un amico ama un amico. Questo cuore umano dilatato dalla personalità divina, ma ci ama proprio con la forza di un cuore umano. El me vole ben. Scusate la brutta parola, la diciamo piano: "Non c'è 'cotta' umana che possa reggere dinanzi alla 'cotta' divina". Scusate, fate conto di un ragazzo che ha una cotta per una ragazza, per cui perde la testa. Bene, moltiplicate per un milione quella cotta e non c'è ancora paragone fra l'amore che Cristo porta per me, per me persona. Non ci rendiamo conto. E io? Che brutta cosa è l'incorrispondenza, no?, nell'affetto. Mi diceva ieri, cosa recente... Non so, don Luigi; lo possiamo dire no? di quel Gianni che è tornato, che è venuto qui, vero Berto? Gianni, no? Possiamo dirlo? Che è stato qua con noialtri, con i collaboratori e aveva dato appuntamento alla fidanzata per le 9.00 ed è arrivato due ore e mezza dopo. E quando è arrivato: "Xe do ore e mezza che te speto". "Me son desmentegà. Scuseme, me son desmentegà, ghe xe sta na roba che me interessava de più... na roba che m'interessava de più”. I jera i collaboratori nostri. Te poi immaginarte quell'altra. Ecco, pensate nostro Signore, nostro Signore che ci aspetta da anni, che ci vuol bene, e qualche volta noi al Signore diciamo: "Scusame, seto, ma ghe gera una roba che me interessava più de ti". Quante volte l'abbiamo fatto, l'ho fatto io e l'avete fatto voi con il Signore. Noi ridiamo perché un fidanzato fa queste robe con la fidanzata, perché la fa aspettare e poi ghe dà una risposta di quel genere lì. Ci mettiamo nel cuore di quella povera creatura, che quella notte certo avrà dormito: "Ecco, cosa ghe sarà? Chi xe che pole esserghe mejo de mi?". Eppure a nostro Signore, caro Bepi che te ridi, chissà quante volte che te ghe risposto così. Se non con le parole, con i fatti. "Li vedeva questi uomini, suoi fratelli, tutti e ciascuno, con la loro buona volontà e la loro debolezza, con i loro peccati e i loro errori, con i loro brancolamenti e le loro rivolte, il loro ingenuo orgoglio, ingenuo orgoglio, e la loro ignoranza del vero Regno. Era in mezzo a loro senza che essi lo sapessero, e che Lui aveva la missione di donare loro. Una tale chiaroveggenza unita a un amore immenso faceva nascere in Lui un desiderio vivissimo di donare Dio, di rivelare il Regno di Dio". Saria una roba più bela dell'altra, ma qua bisogna che saltemo via tuto, perché qua ghe saria un discorso da star qua una settimana. Siccome go dito che fasso presto, xe passà invece mezz'ora, volevo abbreviare la mezz'ora. Ma le so almanco un poche de frasi qua, perché le xe massa belle, senno el Signore me rimprovera. El gera el dolce finale per ancò; saltemo via la pietanza che ghe xe in mezzo e magnemo el dolze, e el spumante.

MO94,14[20-08-1966]

14."Il massimo bene di coloro che amiamo non può essere in definitiva che il possesso di Gesù. È questo l'augurio più fervido della nostra amicizia. Ma forse i nostri amici non la pensano allo stesso modo, e per essi l'amicizia si tradurrà in esigenze di tutt'altro ordine: benefici materiali, conforto nella malattia, educazione dei figli".
Eppure guardate "il massimo bene di coloro che amiamo non può essere in definitiva che il possesso di Gesù". Io voglio bene e te, Mirco, e allora guarda, se io voglio bene a te, devo volerti il massimo bene, e il massimo bene per te è il possesso di Gesù. E allora io devo consumare volentieri la mia vita per darti Gesù. Ecco la carità. Perciò, non consumare la vostra vita solo per le opere sociali. Le opere sociali tanto in quanto; per le scuole professionali... sì ma tanto in quanto, capito? Per insegnare a lavorare, a guadagnarsi un pezzo di pane, benissimo, ma in tanto in quanto, ricordatevi bene. Io devo desiderare, questo non devo dimenticarlo, le cose esterne non devono farmi dimenticare questo. È qui l'errore, è qui lo sbaglio di grammatica: che a un dato momento si dice: “Questo è il mio paese. Qui bisogna aiutarlo, bisogna cominciare a fare una fabbrica di bambole perché bisogna aiutare queste povere creature se no le va in giro all'estero; bisogna far questo, bisogna far quello”. E a un dato momento ci si dimentica che siamo uomini di Dio e che dobbiamo dare Gesù; questo è il massimo bene e il resto deve essere come mezzo. Non vi dico non facciamo il resto, non vi dico; ma non perdiamo la testa per il resto e poi ci dimentichiamo di dare... se no femo come quel toseto che el va per comprare il sale e el va a casa con la caramela e el va a casa senza sale, no? È chiaro? E cioè ci dimentichiamo del motivo per cui siamo venuti al mondo, e per cui siamo andati preti o assistenti o ci siamo fatti religiosi. Non possiamo dimenticare questo. I mezzi non devono diventare fine, neanche per sogno. Io voglio bene a te, Luigi, e allora io devo desiderare che tu possegga Gesù Cristo, ma nel vero senso della parola, ma lo possegga in pieno. E perciò tutto quello che io faccio per te deve essere in vista di questo. Perciò io devo essere preoccupato che tu abbia le scarpe, le calze, che tu abbia da mangiare, eccetera Ma sì, benedetto dalla Madonna, più che xe possibile. Ma non dimenticare, non perdere la testa per il resto. Non voglio togliere il resto. No, sono bellissime cose, ma la dominante, la dominante deve essere la cosa dominante e non restare messa da una parte. Non so se ci siamo capiti. Se semo capii? Ed è qui, guardate, dove c'è lo sbaglio. Guardate che è qui il disastro oggi, guardate che è qui il disastro. E guardate che voi siete giovani, e vedrete forse anche la catastrofe.

MO94,15[20-08-1966]

15.Qualcuno scuoterà la testa e dirà: "Don Ottorino è un esaltato". La catastrofe è inesorabile per quelli che si dimenticano, si dimenticano che sono qui al mondo per portare Cristo alle anime. Il prete è prete per portare Cristo, per donare il massimo dono, per fare eredi del massimo dono, che è Cristo. Ma quando il prete è là magari a Roma che studia teologia per poi essere maestro in Israele di teologia, e siccome è tanto occupato a studiare e non fa più meditazione, e siccome è tanto preoccupato a studiare e non dice più il Breviario, e siccome è tanto preoccupato a studiare e ha bisogno di un po' di erudizione e legge romanzi per essere al corrente di tutto quello che succede... Don Matteo, tu che sei stato a Roma, sei giovane e sei stato un anno solo, ma ne conosci di questi casi? Tanti o pochi? Abbastanza, no? Ecco, e che sei giovane... e dopo un anno te vedarè che te disi che i xe molti e molto tanti.
Ora, figlioli miei, io non nego tutte le altre cose, non le nego... ma se tu mi abbandoni la meditazione, cioè il tuo incontro con il Signore, se tu mi abbandoni il Breviario, se tu invece di saziarti di Dio ti sazi di porcherie, a un dato momento, figliolo mio, tu... sì, farai una bella figura, scriverari dei belli articoli, scriverai dei bei libri, dirai delle belle parole, faranno anche colpo, fin che vuoi, ma non porterai Cristo alle anime, non darai Cristo alle anime, perché? Perché non lo hai tu. E per la nota, il noto assioma: "Nemo dat quod non habet", tu non puoi dare quello che tu non hai. Ora, vedete figlioli, io devo dare all'amico il massimo dono: Cristo; io devo desiderare per il mio caro Remigio il massimo dono: Gesù, che lui possegga Gesù, senza trascurare il resto; perché la Madonna non trascurava di dare da mangiare a Gesù, la ghe insegnava le orazioni e l'Ave Maria.... "L'amicizia totalmente reciproca esige tra le due parti una certa uguaglianza; bisogna essere sullo stesso piano e cercare insieme lo stesso bene da donarsi reciprocamente, altrimenti non v'è alcuna vera amicizia". Don Vittorio, rispondendo a quello che si diceva ieri, ecco l'elemento che ci porterà a fare l'Impegno di vita. Capito? Quando ci sarà la vera amicizia. La vera amicizia "totalmente reciproca esige tra le due parti una certa uguaglianza". Una certa uguaglianza. Allora sorge l'amicizia. L'amicizia, e siccome siamo in 3-4-5, sorge in 2-3-4-5; ma ci vuole una certa uguaglianza. "Bisogna essere sullo stesso piano e cercare insieme lo stesso bene da donarsi reciprocamente".

MO94,16[20-08-1966]

16.Ecco le esperienze. Gheto capio? Bisogna... Ecco perché è necessario quello che dicevamo l'altra settimana. Essere un po' sullo stesso piano, preoccupati tutti di cercare lo stesso Cristo e, quando lo trovi, fare come gli altri: l'ho trovato, l'ho trovato; ecco da donarsi reciprocamente. Allora abbiamo il Gesù in mezzo, il Gesù che vive con noi, naturalmente con noi, e che si dona attraverso il fratello. Altrimenti non vi è ancora la vera amicizia.
"In attesa di ciò, l'amicizia suppone da parte nostra l'umiltà e un rispetto per gli altri tanto più grande in quanto essi non possono ancora percepire e desiderare il vero bene, quello che è verità e vita". E qui, avere pazienza. E quando ti accorgi che gli altri non hanno questo, non dirghe su perché non i lo ga. Cerca di averlo tu di più, in modo che lo vedano di più. Metti in evidenza, come diceva il Vangelo questa mattina, i doni di Dio affinché gli altri glorifichino il Padre: è chiaro? Perciò, non per esporti, ma cerca di far vedere in te Gesù. E a un dato momento succederà come fanno certe donne quando che le vede una spilla bella, al petto di un'amica: "Oh, guarda che bella, ciò dove xe che te la ghe comprà?". No le fa così de solito: "Varda che bella, ciò dove xe che te la ghe comprà?". "Oh che belle stelle alpine, ciò dove xe che te le ghe trovà?". Co se vede una cosa bella, gli altri la desiderano. Conclusione. Allora, quando vedete gli altri che non sono tanto interessati del Cristo, fate subito un esame di coscienza e dite: “Forse io non lo manifesto a sufficienza, in modo da suscitare negli altri il desiderio di averlo. Bisogna o Signore, che io mi metta più vicino a Te, in modo da avere il colore tuo e il profumo tuo”. È questo l'augurio che vi fa un povero vecchio prete, prima di discendere dalle alte montagne: che possiate tutti discendere in campagna avendo il colore del Cristo e il profumo del Cristo, in modo da attirare l'attenzione e il desiderio di quanti incontrerete sul vostro cammino. Sia lodato Gesù Cristo. 2 settembre 1966