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L’APOSTOLATO È UNA NECESSITÀ DELLA VOCAZIONE CRISTIANA

MO232[14-03-1968]

MO232,1[14-03-1968]

1.L'ultima volta che ci siamo trovati attendevamo un appuntamento da Roma da mons. Di Stefano, no? Questa mattina c'è alle nove un altro appuntamento, il Santo Padre... Se fosse vero! Eppure, eppure, caro Zeno, qua i se ga messo riderme alle spalle, alle spalle o in faccia, perché go dito che luni avevo un appuntamento con mons. Di Stefano, e stamattina alle nove un appuntamento telefonico col Papa. Subito: "Sa, el Papa ga telefonà a don Ottorino, Il Papa, il Papa!".
Fioi, ma vi rendete conto cosa vuol dire telefonarghe al Signore? Ve rendìo conto cosa vuol dire avere il Signore in man e parlare col Signore? Avere un colloquio col Signore, un incontro col Signore? Manca la fede, cari! Beh, adesso un appuntamento lo avete. Telefonate, se siete capaci di far funzionare il telefono. Chi di voi... Stasera don Giuseppe è invitato a cena dal vescovo di Padova. Beh, supponiamo che, invece che dal vescovo di Padova, fosse uno di voi invitato dal Papa a cena. Però, per arrivare, eccetera, bisognerebbe scegliere fra la cena col Papa e rinunciare alla comunione. Chi è che rinuncerebbe alla comunione per la cena del Papa? Eppure... nella comunione c'incontriamo non col vicario, ma col capo. Abbiamo proprio questa fede nella comunione, nell'Eucaristia, nella Messa? E se ci crediamo veramente, perché non lo avviciniamo qualche volta di più il Signore? Se avessimo possibilità di andare con una certa libertà in udienza dal Santo Padre, privata, penso che non la rinunceremmo certamente. E perché rinunciamo a questa udienza privata con il Signore? Perché tante volte entrando in chiesa non lo salutiamo? Facendo la genuflessione non ci pensiamo? Cosa porteremo nel mondo un domani, se non avremo fede? Qui c'è...

MO232,2[14-03-1968]

2.Purtroppo son cascato in una tentazione, e non sono capace di liberarmi... Portatemi via il libro, se no ho paura che continuo ad andare avanti con questo.
Abbiamo parlato dell'umiltà, l'umiltà che genera forza. Adesso qui c'è un titolo che mi ha fatto cadere un'altra volta. "La nostra crescita nel Cristo. L'esperienza dimostra...”. Bene, cominciamo dal principio, sebbene che è fatta per i legionari. “Il costante lavoro di purificazione e di espropriazione non ha nulla di negativo...”. Continuare espropriare, magari i libri, come abbiamo fatto ieri sera, questo processo continuo, seto, don Gaetano, di purificazione e di espropriazione, continua a portarte via tutto, el giorno dopo sennò i te porta via anca le mudande... “... non ha niente di negativo: tende, invece, tutto quanto a favorire la nostra crescita progressiva in Cristo Gesù. Nato dalla divina Carità, non ha altro fine che di aumentarla. Sotto l'impulso dello Spirito, siamo trasformati 'di splendore in splendore' ad imitazione dell'unico modello: Nostro Signore. In Lui, infatti, va a finire l'opera dello Spirito Santo per mezzo di Maria. Quale felice sorpresa sarà per il legionario - Don Giuseppe – scoprire, un giorno, in se stesso questo lento lavorìo della Grazia compiutosi nel segreto!”. Quando un religioso, per amore di Cristo, incomincia a spogliarsi di tutto, rinuncia alle cose del mondo, rinuncia al proprio io, piano piano, piano piano, lui non s'accorge, non si accorge... soltanto che sarà per lui... a un dato momento si sveglierà quasi da un letargo, e si troverà improvvisamente nello Spirito Santo. “Quale felice sorpresa... scoprire, un giorno, in se stesso questo lento lavorìo della grazia compiutosi nel segreto!". Perciò non state dire: "Ma non vedo niente... Ma io, sa... non sono capace di pregare; sento difficoltà per la preghiera, difficoltà nell'unione con Dio, difficoltà...". Non aver paura! Un bel giorno tu ti troverai portato dall'ascensore sopra il tetto della casa. "Ma... come ho fatto venire quassù?". Guardate che per salire... di solito le scale dei grandi grattacieli non le xe luminose, ghe xe un po' de scuretto... Se va dentro in un ascensore, là, chiuso, e ti trovi là su al ventesimo piano... "Ma varda!". In un attimo sei andato su. Ma devi chiuderti dentro là, devi scomparire prima. "Così che - come dice il Vangelo - avendo dato tutta l'anima sua per il bene dei fratelli, egli l'avrà ritrovata. La crescita di Gesù in lui, sino alla sua statura perfetta, sarà l'inestimabile premio della sua abnegazione apostolica. L'esperienza dimostra che il mezzo più sicuro di preservare e nutrire la fede è di annunciarla agli altri". Il mezzo più sicuro di crescere e di aumentare la fede è di annunciarla agli altri. Cioè tu se lavori, ce la metti tutta per annunciare la fede agli altri, tu fai crescere in te la tua fede, il tuo amore verso Dio. È una cosa che dicevamo in chiesa ieri sera, vero, don Giuseppe? Dicevamo tra noi: forse nella Casa dell'Immacolata e in tante altre case di formazione c'è questo difetto, che essendo qui in questo ambiente, ci si prepara all'apostolato di domani, e non avendo possibilità forse di poter lavorare come sarebbe...

MO232,3[14-03-1968]

3.Per esempio, se uno fuori, uno fuori, si trovasse in casa propria per prepararsi al sacerdozio... Supponiamo, eccolo là il nostro angelico giovane là Ruggero, no, Ruggero, si trova a casa, e cosa fa? Naturalmente mano a mano che cresce e dovesse andare a studiare, supponiamo che qui a Vicenza venisse in seminario, che fosse un'università teologica e finisse qui per frequentare l'università teologica e poi tornasse a casa, cosa succederebbe? Che lui farebbe già il prete a casa. Prima in casa sua, poi in paese, poi coi ragazzini, poi con le suore del paese, fare un po' il direttore spirituale della madre superiora... insomma... poi, vero, le figlie di Maria, eccetera ee... i capati, vero? Ma, insomma, comincerebbe a fare un po' di apostolato, comincerebbe a lavorare... C'è quel tale che è lontano da Dio, c'è quell'altro... Il piccolo prete crescerebbe facendo il prete, prima ancora di essere consacrato prete comincerebbe a fare il prete. E così, e così anche la sua fede, il suo amore, il suo spirito apostolico crescerebbero. Messo qui, studio, ricreazione, balon, eccetera, uno, l'altro, st'altro. Credo che tante stupidaggini, tante robe scomparirebbero fuori, perché non ci sarebbe neanche il tempo, per uno che avesse veramente il desiderio di prepararsi al sacerdozio.
E allora, ecco, vedete, me lo pongo io questo problema: che cosa si può fare? Che cosa si deve fare?

MO232,4[14-03-1968]

4.Ieri sera dicevo, ed ero mosso da queste frasi qui che avevo letto, sai, Giovanni, le robe che ho detto a te, quella frase là... Avevo fatto una proposta al nostro caro Giovanni: che lui, i tre diaconi teologi, Natalino e il nostro caro Livio, durante l'estate andassero a Loppiano, là dai Focolarini, si fermassero quindici venti giorni, anche un mese se è necessario, e a captare in mezzo ai Focolarini il sistema che loro hanno per la conquista. Noi non siamo Focolarini, ma siamo... siccome loro vogliono essere evangelici e anche noi vogliamo essere evangelici, ci sarà del bene che possiamo rubare, no? Il bene è di Dio, cosa volete fare... Se loro, per esempio, hanno dei sistemi per avvicinare le anime, avvicinar le anime, e allora bisogna vedere, un po' studiare, e portar casa poi le esperienze. Dire: "Varda, loro, per esempio, loro riescono in questo modo, in questa forma”. Specialmente... siccome hanno un po' un sistema diaconale, per loro è proprio un sistema di conquista così delle anime quella forma lì, ti pare, no? È giusto che siano dei diaconi che vanno un po' ad esplorare.
E se un domani ci sono degli altri posti dove che bisogna esplorare, mandarli ancora. Penserei... questo di farlo fare in quel periodo lì. Invece io vorrei, per esempio, un altro gruppetto io pensavo di mandarlo, magari insieme con don Marcello, eccetera, cioè con i fratelli di Foucauld: lì c'è Carretto, per esempio, lì ad Assisi, eccetera. Anche lì, studiare lì; potrà essere, per esempio, don Luigi che va giù, come maestro dei novizi, e qualche altro, vedere lì come fanno, come non fanno. Ti dispiacerebbe, don Luigi? Andare ad Assisi, là... a vedere, a rendersi conto, andare con qualche altro, insieme, studiare, vedere un po' quelli che lavorano in giro. È arrivata l'ora che bisogna andare a vedere. E poi cominciare a fare qualche cosa, anche qui. "Jam est hora de somno surgere!". Vedremo in che modo, vedremo in che forma, ma quello... Sa, sì, va bene, 'sti ragionieri i va scola alla sera, sì, bellissima cosa. Bisogna studiare, ma dopo far qualcos'altro. A casa un bravo giovane fa qualche cosa, domandate a Zeno, lui andava a lavorare di qua e di là, ma penso che un po' d'apostolato lo faceva, no, se non altro con la perpetua, ma... trovava il tempo. Scusa, adesso siamo sinceri, quanti bravi giovani fuori, senza offendere nessuno, dopo aver lavorato tutta la giornata, trovavano il tempo per lavorare nell'Azione Cattolica, trovavano il tempo per andare da una parte o l'altra insomma, per sacrificarse! Questo, adesso non offendiamo Zeno dicendo questo, perché di buoni giovani fuori ce ne sono, e fanno così. E perché non lo dobbiamo fare noi, che dobbiamo consumare interamente la vita nell'apostolato? Non so se sbaglio. Comunque sono cose che tratteremo.

MO232,5[14-03-1968]

5."Non si difende il cristianesimo circondandolo con una muraglia cinese, supposto che ciò sia ancora possibile ai nostri giorni.
Ci si stupisce che tanti cristiani contemporanei non sappiano resistere alla bufera, e che basti un semplice cambiamento d'ambiente per sradicare ogni pratica religiosa. Questi rinnegati di oggi li chiamavamo ieri 'buoni cristiani'. Parliamoci chiaro: si potevano veramente considerare come membri del Cristo? Può un cattolico limitarsi 'a custodire la fede?'. L'abbiamo ricevuta per custodirla, oppure per diffonderla? Che significa un vangelo che non vien più propagato come una buona novella, un messaggio che non è più trasmesso, un fuoco che non brucia e una lingua muta?”. Parla a cristiani, caro Raffaele, caro Giovannin, parla a cristiani! Noi religiosi, noi apostoli non possiamo, non possiamo custodire la buona novella e non possiamo non parlare di Cristo, non possiamo non infiammare le anime che incontriamo. “Eppure questo è il comportamento del 'buon cattolico' che nasconde la lucerna sotto il moggio. Una vera caricatura della religione che professa!". Vedete, andando in una parrocchia, chiamala Resende o chiamala là a Crotone San Francesco, andando in una parrocchia ci sono migliaia e migliaia di anime. Queste benedette migliaia di anime tante volte dicono: 'cristiano cattolico'. Bene! Se queste anime non divengono apostoliche, ma nel vero senso della parola, non sono cattolici, sono caricature di cattolici! E allora, ecco il compito specialmente del diacono: andare a scaricarle di una cosa e caricarle dell'altra. Si può dire che i nostri cari diaconi sono come le officine, là quelle là, i carri officina, no, che i va in giro e i revisiona le macchine; i carri officina non i porta su tutto quanto, no, i va là dove che ghe xe una macchina ferma, i smonta el motore, i fa, i giusta e dopo i mette in moto. Ecco, i avvicina i cadaveri delle macchine per strada e i li mette in moto, i li mette in moto. Capissito, Giovannin? Carro officina. "Agli inizi della Chiesa, non si scopriva il Signore senza camminare, senza correre verso il fratello, - in principio della Chiesa, ecco qua, varda qua - come Andrea verso Pietro, per dirgli: 'Invenimus Messiam, abbiamo trovato il Messia!'". In principio della Chiesa uno scopriva il Signore e correva subito. Guardate la Samaritana: scopre il Signore... cosa fa, prima cosa? No "spetta che me lo tegna tutto par mi!". Corre subito in mezzo ai suoi, no: "Ho trovato uno! Che sia il Messia per caso?". Pone il punto interrogativo, ma va in cerca, no? In principio della Chiesa si sentiva il bisogno di andar ad annunciarlo agli altri. Te me vardi, Renzo? Seto per cosa che non lo annuncemo agli altri? Perché gavemo ancora da trovarlo noialtri, questa xe la storia! "Anche oggi, non è forse la reazione normale dell'incredulo che improvvisamente scopre la fede?”. Quando che un incredulo scopre la fede... uno convertito, tu lo vedi, el diventa apostolo, no? Perché, perché lo ha trovato. “Non si capacita, lui - e ne ha la ragione! - che si possa seppellire un tale tesoro. Il suo movimento spontaneo sarà di gridare la sua scoperta. Reazione sana, questa: siamo noi, gli 'abituati', noi gli 'insediati' in una consuetudine imperdonabile". Guardate che anche noi, noi chierici, noi sacerdoti, noi diaconi, noi assistenti, noi religiosi possiamo essere questi tali insediati, questi in una abitudine imperdonabile. Abbiamo scoperto il Signore e non ne parliamo mai in tutta la giornata, neanche ai nostri confratelli. Non lo abbiamo ancora scoperto, fratelli... Guardate che è facile andare a Messa ogni mattina, mangiare Cristo ogni mattina, dire anche il breviario ogni mattina, ogni giorno, eccetera, e non avere ancora scoperto il Signore. Ed essere degli imperdonabili consuetudinari.

MO232,6[14-03-1968]

6."I cattolici sono veramente insopportabili nella loro sicurezza mistica. Se credono che i santi siano stati dei pacifici signori, si sbagliano".
“Ed è vero: ci siamo rassegnati a vedere le masse apostatare, ed abbiamo perfino elaborato una comoda filosofia di non-intervento. Esistono autori pronti a attenuare o a contornare i testi del Vangelo che parlano di gridare la verità sui tetti, e ci vedono una mancanza di tatto, anzi qualcosa di più, una intollerabile intrusione nel dominio della libera coscienza”. Xe robe difficili; ve le fe spiegare caso mai da chi che xe laureato in lettere e cartoline. “Si arriva perfino a dire che l'unica predicazione adatta ai nostri tempi è quella dell'esempio, e dell'esempio più discreto - anche 'più discreto' -. Ogni proselitismo è tacciato come di una ingerenza e un abuso. Ci si assicura che la missione della Chiesa non è di convertire il mondo, ma di rendere la vita cristiana possibile e desiderabile per ogni uomo, e ciò sotto lo specioso pretesto che l'ordine di 'convertire' gli uomini non si troverebbe tra le consegne missionarie del Cristo. - Te me vardi ti? -. Gridiamolo ben alto: simili teorie sono una sfida alla verità! Nostro Signore ha fondato la sua predicazione sulla necessità di quel cambiamento radicale, di quella rinnovazione totale dell'anima che aveva già richiesto il Precursore con l'unica parola di penitenza: 'pentitevi, pentitevi e convertitevi'”. Ecco perché se vogliamo trovare il Cristo, bisogna prima passare per il Giordano; bisogna prima abbassare la testa e pentirsi: pentirsi e convertirsi! “Così avevano fatto i Profeti ispirati da Dio. Così han fatto gli Apostoli, per ordine espresso del Maestro...”. Non potete trovare il Cristo in alto. Con la testa bassa lo trovè il Cristo. “Andate, istruite tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Chi oserebbe dire che il Battesimo non implica il rinnovamento interiore, tanto con la penitenza e la rinuncia a Satana, quanto con la totale adesione dell'anima a Dio? Quando San Pietro si rivolge alla folla, accorsa dopo la guarigione dello storpio, le intima ciò che sa essere il comando del Signore: 'Convertitevi'”. E noi dobbiamo avvicinare la gente e, con le buone o con le cattive, convertirla, non copparla, eh! “Quando San Paolo parla alle genti di Listri che lo prendono per un dio, si schermisce con queste parole: 'Noi siamo dei semplici mortali come voi; ma vi portiamo un messaggio che è di convertirvi al Dio vivente'. Questi fondatori della Chiesa avrebbero forse misconosciuto fino a questo punto le direttive del Maestro, e sarebbe stato necessario attendere venti secoli per scoprire che dobbiamo limitarci alla testimonianza discreta?

MO232,7[14-03-1968]

7A forza di parlare superficialmente di "testimonianza" e di "presenza", si arriva a dimenticare che, nel Nuovo Testamento, la testimonianza è prima di tutto la proclamazione verbale del Vangelo. Gesù ci manda verso i nostri contemporanei come l'Apostolo verso le genti "per aprire loro gli occhi e convertirli dalle tenebre alla luce... e che ricevano così la remissione dei peccati e l'eredità con i santificati".
Come se il primo dovere del cristiano non fosse quello che deriva dal suo Battesimo e che lo rende responsabile della salvezza del suo prossimo! E prossimo non è solo la famiglia che lo circonda! La nostra epoca - e termino - è caratterizzata dalla paura delle responsabilità. Vale a dire che è profondamente scristianizzata. Il laico battezzato - e qui c'è una frase che è tremenda - deve comprendere che l'apostolato è un dovere normale, elementare, una cosa che va da sé e di cui non si discutono che le modalità". Insiste dopo più avanti in questo testo qua nel dire che, insomma, un cristiano che non fa alcune ore alla settimana di vero e proprio apostolato, ch'el cambia nome, insomma, che non l'è cristiano. Un cristiano deve fare apostolato, un cristiano deve parlare del Cristo, un cristiano deve portare il Cristo. In altro posto, che abbiamo già visto, diceva che in fondo il cristianesimo nei primi tempi della Chiesa è stato portato dai legionari, è stato portato dagli schiavi, è stato portato dai mercanti, perché uno che aveva scoperto il Cristo, come la Samaritana, sentiva il bisogno di portarlo in mezzo alle sue persone, no, un soldato in mezzo ai soldati... Ora, vedete, è questo che noi dobbiamo fare. Questo rispetto umano... questa vorrei dire... manca la carica cristiana ai nostri cristiani, per cui non sentono più il dovere di portarlo nell'ambiente di lavoro. Ora, noi abbiamo questa missione, specialmente i diaconi hanno questa missione: devono.... talmente riscaldare i cristiani, in modo da far capire loro che devono vivere da cristiani e portare il cristianesimo in mezzo ai loro fratelli. Perché, se no, quattro cinque preti e assistenti con 10.000 anime cosa volete che riescano a fare? D'altra parte è nel piano di Dio... non ghe xe gnente da fare: è nel piano di Dio. Il Signore ha stabilito che un cristiano deve seminare cristiani. Nel sacerdozio che è proprio dei cristiani c'è proprio questo: di essere missionari. Ora, vedete, il pericolo enorme è che anche noi religiosi, guardate che è tremendo questo, eh, anche noi religiosi dormiamo del sonno dei cristiani che si... Oggi nel mondo i cristiani dormono, tolta qualche eccezione la massa dei cristiani dorme. Ed è facile che noi... siamo figli del nostro tempo e dormiamo. E allora vien fuori il funzionario: andiamo in chiesa, facciamo la funzione, se ghe xe da andare a confessare confessemo, una bella paroletta e tutto è finito. Invece no! Dovremo essere i rivoluzionari per fare rivoluzionari i cristiani. È questo quello che il Signore vuole dalla nostra Congregazione religiosa. Ed ecco perché io vorrei muovere un pochino i nostri assistenti, i nostri preti, che vanno a vedere in giro... Ce ne sono in giro dei focolai rivoluzionari, nel vero senso della parola. Per esempio, vi dicevo, i Focolarini; ci sono alcuni che lavorano proprio sul serio. I fratelli di Foucauld: ce ne sono che lavorano sul serio. Se c'è qualche altro movimento, andiamo a vederlo. Ma, guardate, soprattutto per imparare ad essere rivoluzionari. Perché se non lo siamo noi, non potremo far diventare gli altri. Così sia! 21 marzo 1968