Don Ottorino si riferisce al registratore con il quale alcuni confratelli registravano la meditazione. Già da anni questo veniva fatto, ma sempre di nascosto perché don Ottorino non se ne accorgesse.
Il riferimento, è al libro di A. ANCEL, Il sacerdote secondo il Vangelo, Editrice Trevigiana, Treviso 1966. Le citazioni, prese dalle pagine 133 – 158, vengono sempre riportate in corsivo senza ulteriori richiami.
MI217,1[03-01-1968]
1.Non meravigliatevi di quel “coso” che vedete. Il motivo è questo: i nostri cari fratelli stanno mettendo giù qualcosa per il Capitolo generale. Inizialmente stanno fissando alcuni pensieri sulla spiritualità della Congregazione, cioè, vorrei dire, cercano di dare una definizione della vita religiosa. Siccome mi importerebbe molto che venisse sottolineato un aspetto dal quale dovrebbero poi derivare tutti gli altri quasi come corollari, allora ho detto: “Questa mattina facciamo una meditazione sul libro di mons. Ancel , tralasciando le altre meditazioni”. Questa la registrano, però con la promessa che verrà poi buttata al macero, per poterla risentire e metterne giù il pensiero. A questo punto mons. Ancel fa due meditazioni importantissime: la prima è “Il Cristo si offre al Padre per la salvezza del mondo”, la seconda è “Il mistero dell’obbedienza”, il cui contenuto è questo: noi ci offriamo con il Cristo al Padre per la salvezza del mondo. Non vogliamo fare adesso in maniera completa queste due meditazioni, ma quando arriverà il nostro momento; ne faremo però degli accenni.CONGREGAZIONE spiritualità
CONSACRAZIONE vita religiosa
MI217,2[03-01-1968]
2.“Mentre il Cristo scopre nel Padre la pienezza dell'essere e della bellezza, mentre si dona a lui in un atto di amore totale e definitivo, egli vede nello stesso tempo in Dio anche tutti gli uomini creati da Dio e ora perduti a causa del peccato. Abbiamo già parlato della situazione disastrosa del mondo. Esso, a causa del peccato, si è separato da Dio e, proprio per questo, è caduto nell'immoralità e nella miseria: è veramente perduto”. Dunque Gesù vede nel Padre la situazione misera di tutti gli uomini, vede la miseria delle creature: l'uomo caduto. E Gesù accetta il piano del Padre, come vedremo tra poco, che è un piano di salvezza... non un piano di disastro, non un piano di castigo, di rovina, ma un piano di salvezza, e vede nel Padre il suo posto, e accetta il suo posto di salvatore. “Non dobbiamo credere che Cristo sia stato tentato, nemmeno per un poco, di giudicare e di condannare gli uomini. Più tardi dirà chiaramente: “Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvarlo” (Gv 12,47). Non crediamo nemmeno che Cristo possa rimanere indifferente di fronte al mondo. Cristo non assomiglia per niente al levita o al sacerdote, che passarono accanto a quel povero uomo della strada di Gerico senza scomodarsi: il buon samaritano è lui (Lc 10,29-37). Se dunque vogliamo cercare di sapere quali furono i sentimenti di Gesù verso l'uomo quando entrò nel mondo, bisogna che cerchiamo di vedere quale sia l'atteggiamento del Padre verso questi uomini: il Padre e il Figlio, infatti, non sono che una sola cosa. Ora da S. Paolo veniamo a sapere che il Padre ha un amore infinito per i poveri peccatori che siamo noi. Nella prima lettera a Timoteo egli ci dice che Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e che arrivino alla conoscenza della verità (2,4). Dobbiamo guardare quindi il Cristo Gesù come trascinato da questa corrente d'amore, che parte dal Padre e che giunge fino a noi. Certamente, a causa del peccato, noi siamo diventati dei figli prodighi, ma il padre della parabola non ha mai dimenticato suo figlio: egli rappresenta per noi il Padre che non ha mai dimenticato i suoi figli (Lc 15,11-32). Si direbbe anzi, leggendo certi passi della Bibbia, che Dio si meraviglia del suo stesso amore. Ecco come, per esempio, Dio parla del suo amore per Efraim: “Efraim è dunque per me un figlio così caro, un fanciullo così prediletto? Poiché ogni volta che parlo contro di lui, lo ricordo sempre più vivamente...” (Ger 31,20). Ed ecco ora una affermazione solenne: “Gerusalemme diceva: Jahvè mi ha abbandonata, il Signore mi ha dimenticata. Una donna dimentica il figlio che essa nutre? Cessa dall'accarezzare il figlio delle sue viscere? Anche se ne trovasse una capace di fare così, io non ti dimenticherò mai” (Is 49,14-15). È necessario fermarci qui un istante, perché scopriamo così nel Cristo un altro aspetto del nostro comportamento di sacerdoti. L'abbiamo già detto: un prete che non pone Dio al centro della sua vita, come l'alfa e l'omega di tutto, non vive la verità del suo sacerdozio. Ma bisogna aggiungere questo: un prete, che non ami appassionatamente tutti gli uomini in generale e soprattutto quelli ai quali il suo vescovo l'ha mandato, non ha un cuore da prete. Bisogna compiangere molto il prete che giudica i suoi parrocchiani, che li critica e li condanna. Un tale prete infatti non ha in sè lo spirito di Cristo. Domandiamo a Cristo di darci il suo amore. Domandiamo alla Vergine, rifugio dei peccatori, di farci penetrare nella misericordia infinita del Padre e del suo Figlio Gesù”.GESÙ
servo
DIO piano di salvezza
Cfr. Filippesi 2, 8.
Cfr. 1 Corinzi 4,16.
MI217,3[03-01-1968]
3.È una cosa meravigliosa vedere il mondo con gli occhi del Padre e con gli occhi del Cristo! Il Padre vede la miseria del mondo, è l’offeso; il Cristo vede la miseria del mondo, ma mai, neppure per un istante, esce da lui una parola di condanna: esce invece la parola della misericordia. Il Padre vuole salvare gli uomini e il Cristo accetta il piano del Padre: è qui che subentra il “factus obediens usque ad mortem" . Però qui non si tratta tanto di mettere in evidenza l'obbedienza del Cristo fino alla morte, quanto la sua donazione totale al Padre. Il piano del Padre è questo: la salvezza voluta dal Padre. E allora lui, Gesù, dice: “Io accetto, accetto completamente tutto il piano del Padre e accetto di essere lo strumento nelle mani paterne per la salvezza degli uomini”. È qui che ci innestiamo anche noi, proprio in questo posto. Allora il Cristo, quando sarà sulla terra, che cosa sarà preoccupato di fare? La volontà del Padre, dire agli uomini le parole di salvezza del Padre, dare agli uomini le cose del Padre, condurre gli uomini dove li aspetta il Padre. Questa è la preoccupazione del Cristo: dare agli uomini il suo sangue per salvarli. È questa la nostra posizione! Gesù Cristo ha accettato il piano di salvezza, ha detto di sì. Io uomo, non appena comincio a prendere coscienza, scopro il piano del Padre, vedo il Cristo. Gesù mi dice: “Anche tu sei stato creato dal Padre per essere messo in questo piano di salvezza, anche tu, anche tu! Ed hai il tuo posto!”. “Quale posto, Gesù?”. “È il posto di continuatore della mia opera”. “Come cristiano?”. “Di più! Come religioso e sacerdote. Tu devi continuare l'opera mia, quella di Cristo salvatore, testimone, predicatore, dispensatore agli uomini delle grazie del Padre; tu devi continuarla!". È una cosa grandiosa, e meravigliosa! E allora devo essere sempre nell'atteggiamento del Cristo. Diciamo, per esempio, che dobbiamo essere imitatori di Cristo. “Imitatores mei estote - dice San Paolo - sicut et ego Christi”. Dobbiamo essere imitatori di Paolo per essere imitatori di Cristo. Non si tratta che io debba compiere tutte le azioni che ha fatto Cristo, ma come il Cristo aveva una sola preoccupazione, quella di fare la volontà del Padre, che era la salvezza degli uomini, così anch'io devo avere una sola preoccupazione, la volontà del Padre. Naturalmente ne deriva la salvezza degli uomini; ne viene di conseguenza che io devo lavorare con la Chiesa, perché la volontà del Padre è che il Cristo fondi una Chiesa, una grande famiglia, e che questa grande famiglia cammini insieme verso il Padre. Perciò io non posso lavorare fuori della Chiesa; è inconcepibile che io non lavori con la Chiesa, è inconcepibile che io faccia un piccolo tabernacolo per conto mio, che una congregazione religiosa compia anche una piccola cosa per conto suo: è inconcepibile, proprio inconcepibile! Che cosa vuole il Padre? Vuole una grande famiglia di figli che camminino verso di lui, e lui è là che li aspetta.MONDO
DIO misericordia
VOLONTÀ
di DIO
GESÙ
salvatore
GESÙ
servo
DIO creatore
DIO piano di salvezza
CONSACRAZIONE religioso
APOSTOLO missione
APOSTOLO chi è
l’
apostolo
GESÙ
imitazione
APOSTOLO salvezza delle anime
CHIESA
DIO Padre
L’immagine del ‘Buon Pastore’ che guida le pecore è molto antica, soprattutto nell’arte romanica e bizantina; è il simbolo di Cristo che guida il nuovo popolo di Dio.
Don Guido Massignan era all’epoca, oltre che segretario generale della Congregazione, direttore della Casa dell’Immacolata.
Don Luigi Furlato era all’epoca il padre maestro dei novizi.
Termine caro a don Ottorino per indicare le riflessioni libere e spontanee che il Signore gli suggeriva al momento “distraendolo” dal tema fissato.
MI217,4[03-01-1968]
4.Qual è questa grande famiglia? La Chiesa. E io, che cosa sono stato chiamato a fare? A lustrare le scarpe dei membri della Chiesa? No, sono chiamato a stare proprio nel cuore della Chiesa. Nella Chiesa non sono un semplice agnello. Sono i cristiani gli agnelli che fanno parte della Chiesa, mentre noi siamo chiamati a dare il latte agli agnelli, a nutrire i figli della Chiesa. Immaginatevi se possiamo stare fuori della Chiesa! Quando si fa una gita, che cosa succede? I giovani camminano, corrono, vanno tutti insieme; una gita la si fa in compagnia. Ma alcuni si preoccupano dell’assistenza, del vettovagliamento e di cambiare rotta, se è necessario: sono i responsabili. Tutti insieme facciamo un bel corpo, un gruppo di gitanti, ma ci sono i responsabili. Posti da chi? Da chi ha organizzato la gita. E chi l’ha organizzata? L’Eterno Padre, cari, ecco chi ha organizzato la gita! Chi ha messo alla testa? Il Cristo, che adesso è partito in aereo ed è andato in Paradiso. E chi è rimasto? Siamo rimasti noi, gli apostoli, con l’incarico di condurre tutti i gitanti a casa, dove lui è già arrivato e dove ci aspetta. Per affari di stato è stato chiamato d’urgenza in Paradiso, e là lui ci aspetta e ci dice: “Mi raccomando, eh!”. Supponiamo di partire noi tutti, insieme, per una gita, una bella gita fino a Roma, Pompei, Crotone. Arrivati a Roma giunge una telefonata, per cui io devo ripartire immediatamente con il rapido e ritornare a casa perché mi aspettano. Allora chiamo don Guido : “Don Guido, ti raccomando... Adesso pensaci tu alla disciplina. Tu, don Luigi , provvedi per la meditazione”. Vengono suddivisi i compiti. “Mi raccomando, mi raccomando: portate a casa tutti sani e che facciano i buoni; mi raccomando. Conservate il programma; caso mai, se è proprio necessario modificarlo, fate una telefonata; se c’è da modificare qualcosa, fate una telefonata!”. Ecco quello che dobbiamo fare noi: continuare nella Chiesa l’opera pastorale di Cristo sopra la terra, che è opera di salvezza. Siamo ortodossi? Qui, purtroppo, rischiamo di passare alle distrazioni anziché leggere le pagine. Pazienza, le leggeremo in seguito.CHIESA cristianesimo
CONSACRAZIONE religioso
DIO stile di...
APOSTOLO missione
Il riferimento è al dott. Christian Barnard, chirurgo sudafricano, che nel dicembre del 1967 riuscì ad effettuare il primo trapianto di cuore sull’uomo.
“Bandiera rossa” era l’inno dei comunisti italiani ai quali l’Azione Cattolica contrapponeva gli inni “Noi vogliam Dio” oppure
MI217,5[03-01-1968]
5.Ieri a Città del Capo è stata compiuta un’operazione meravigliosa: hanno fatto vivere un uomo con il cuore di un altro. Esperienza meravigliosa! Però l’operazione non è stata compiuta soltanto da un professore. Quanti medici c’erano? Erano più di trenta medici e tutti lavoravano per prelevare il cuore a un morto e cambiare il cuore a un vivo: tutti lavoravano in armonia meravigliosa. Ognuno eseguiva il proprio compito, ma c’era un solo cervello che guidava tutti: ognuno conservava la sua personalità, la sua competenza, la sua libertà d’azione, però tutti erano in stretta collaborazione con quel cervello che aveva organizzato tutto. Ecco quello che dobbiamo fare noi: conservare la nostra personalità, anche la nostra libertà, ma in armonia meravigliosa con quel signore medico che ha organizzato la salvezza dell’universo. La Chiesa, figlioli, deve essere così. In quella sala operatoria ci sarà stato qualche altro chirurgo, ci sarà stato qualche infermiere o qualche infermiera con mansioni varie - nella casa del padre ci sono tante mansioni -, però l’infermiere, l’anestesista, il chirurgo, il medico... tutti, tutti erano armoniosamente fusi per far vivere un uomo. E noi, tutti, tutti, dal Papa al vescovo, dal religioso al cristiano dobbiamo essere in armonia per far vivere un uomo: il Cristo mistico, perché quest’uomo, questo corpo meraviglioso che è la Chiesa di Cristo possa raggiungere quel cuore che pulsa... bum, bum... bom... bom... possa raggiungere il Padre e abbracciare il Padre, ma tutti in armonia! Ieri in quella sala operatoria nessuno era autorizzato a fare la propria volontà; era libero, ma di una libertà di armonia, come è libero chi canta in una ‘schola cantorum’: è libero, ma non può cantare ‘Bandiera rossa’ mentre si canta “Noi vogliam Dio”. C’è una libertà? Sì, sì, la libertà c’è, ma è la libertà di cantare bene quello che Dio vuole, istante per istante. E allora quando noi sopra la terra, durante la nostra vita, compiamo qualche azione, ciascuna di queste deve essere vista sotto questa luce. Mi capita una malattia? Come prima cosa chiederò: “Signore, è la tua volontà? E va bene! Se per la salvezza del mondo vuoi mettermi a letto, va bene, me ne starò a letto e cercherò di guarire e di metterci la mia parte”. Se mi capita un’umiliazione: “Bene, Signore!”, e cercherò di capirne il motivo, ma fin dal primo istante farò un’offerta a Dio.ESEMPI collaborazione
CHIESA
GRAZIA Corpo Mistico
DIO cuore di...
VOLONTÀ
di DIO
APOSTOLO salvezza delle anime
Il riferimento è a don Gaetano Scortegagna, che era cugino di don Ottorino e che all’epoca stava completando il corso teologico.
“È stata un bene per me l’umiliazione” (Salmo 119,71).
MI217,6[03-01-1968]
6.Supponiamo, per esempio, che venga don Gaetano e mi dia un dispiacere. La prima cosa che faccio è dire: “Signore, ti offro questo dispiacere. Se tu me lo hai mandato è segno che rientrerà nel piano per la salvezza del mondo”. Poi comincerò a riflettere: forse questo dispiacere me lo ha fatto perché io ho mancato di carità verso di lui, e allora gli domanderò perdono, ovvero mi ha fatto questo dispiacere perché lui ha mancato di carità verso di me, e allora la carità mi spingerà a prenderlo a braccetto e dirgli: “Don Gaetano, per carità, non pensare che io mi senta offeso, ma ricordati che il Signore non vuole che ti comporti così. Tu hai stonato un pochino”. Otteniamo un trionfo? Ringraziamo il Signore: “Signore, è tuo. La moltiplicazione dei pani è una cosa meravigliosa, però è un miracolo che hai fatto tu, che hai compiuto tu”. Riceviamo invece uno smacco: “Signore... ‘bonum mihi, Domime, quia humiliasti me’. Io devo rendere conto solo se ho fatto quello che dovevo fare. Se nel tuo piano era stabilita questa mia umiliazione, Signore, sia fatta la tua volontà!”. Dico un’eresia, ma lasciatemela dire. Se fosse stabilito nel piano di Dio, per la salvezza del mondo, che io continuassi a commettere peccati mortali, senza offendere Dio però, ebbene che vengano! Aggiungo un’altra bestemmia: se per la salvezza degli uomini fosse stabilito nel piano di Dio la mia dannazione eterna, perdonatemi, che venga! Sono bestemmie che dico. Registrate pure, ma d’altra parte, o entriamo in pieno, ma proprio totalmente nel piano di Dio, come Cristo si è buttato nel piano del Padre, o non abbiamo capito niente, e la vita religiosa è impossibile, come anche la vita apostolica. È vero che Gesù nell’Orto degli Ulivi ha detto: “Padre, se è possibile passi questo calice...”, ma Gesù non ha voluto che passasse il piano del Padre. Ha detto: “Se è possibile”, ma quel “possibile” e il “fiat voluntas tua” significano: “Il tuo piano non deve essere toccato, Padre; ma, se è possibile, dico se è possibile, pagare con questa o con altra moneta... Ma non voglio, per carità, che venga cambiato il tuo piano!”.CARITÀ
COMUNITÀ
correzione fraterna
VOLONTÀ
di DIO
APOSTOLO salvezza delle anime
DIO piano di salvezza
CONSACRAZIONE vita religiosa
GESÙ
Il riferimento è a don Paolo Crivellaro, che all’epoca frequentava l’ultimo anno del corso teologico ed era anche maestro del coro.
MI217,7[03-01-1968]
7.Sarebbe come se in un coro un cantore, supponiamo Domenico, dicesse: “Scusi, maestro Paolino , è possibile cantare la stessa parte un’ottava più bassa?”, e Paolino gli rispondesse: “Sì, puoi cantarla, anzi riuscirà meglio”, oppure: “No; se canti un’ottava più bassa non va bene, perché non c’è più quell’armonia...”. E Domenico: “E allora canto la parte com’è scritta. Io domandavo solo se era possibile”. Questa deve essere la nostra preghiera. Dinanzi alla croce, dinanzi alle sofferenze, questo è il nostro atteggiamento. Come un cantore che chiede al maestro di musica: “Non voglio, per carità, rovinare tutto per causa mia. Chiedo solo se è possibile cantare un’ottava più alta o cantare un’ottava più bassa. Chiedo solo se è possibile. Tu sei ‘magister’, tu conosci l’effetto”. Se il maestro dice di sì, allora si canta; se no, si canta come è scritto. E il Signore provvederà, farà anche un miracolo. Laggiù, siamo d’accordo? Adesso procediamo, però a questo punto ci sarebbero delle cose meravigliose. Qui ripetiamo un pochino. Voi ricavate quello che è importante: è la sostanza che interessa. “La risposta di Cristo al piano di salvezza”. Qual era dunque il piano di salvezza, che Dio aveva per questo mondo perduto? Noi ne parliamo con molta difficoltà, perché questo piano supera le nostre facoltà di comprensione. D’altra parte quando Gesù parla di questo piano di salvezza, ne parla sempre come di un precetto, e questa espressione rischia di farci pensare che il Padre abbia imposto al Figlio suo di offrirsi in sacrificio per noi, mentre in Isaia è detto esplicitamente che Cristo “si è offerto da sé alla morte” (Is 53,12). Per evitare questa confusione, è meglio che diciamo non precetto, ma proposito divino. Dio ha proposto al Figlio prediletto il suo piano di salvezza e Gesù ama talmente il Padre, che ciò che il Padre gli propone diventa per lui un ordine, un comando (Gv 10,18)”. Ecco la vocazione!ESEMPI preghiera
VOLONTÀ
di DIO
CROCE
APOSTOLO vocazione
Raffaele Testolin aveva già emesso la professione religiosa e all’epoca frequentava il 2° anno del corso liceale.
MI217,8[03-01-1968]
8.Gesù ti ha comandato, Raffaele ? No! Ti ha domandato, non ti ha comandato. Ma tu ami Dio e amando Dio - amare vuol dire donare - tu non esiti un istante; la domanda di Dio è diventata per te un precetto e tu hai detto: “Sì, Padre, vengo”. La vocazione alla vita religiosa non è un comando di imposizione: “Si vis...”, se vuoi venire; ma è un comando d’amore fatto da colui che mi ha amato - e noi sappiamo che amare vuol dire donare - e si donato interamente a me. E allora mi dice: “Figlio mio, vorresti, per piacere, venire con me e continuare ad essere il Cristo crocifisso, il ‘factus oboediens usque ad mortem’, preoccupato solo di fare la mia volontà? Vorresti? ‘Si vis...’!”. Egli guarda il Padre e vede la sua volontà, il desiderio del Padre; guarda il Figlio, suo fratello e vede l’esempio e il desiderio del Figlio; guarda lo Spirito Santo, che è in lui e che è amore e che gli dice: “Senti, se il Padre ti ama così tanto e desidera questo; se Gesù, tuo fratello, ti ha dato l’esempio nel fare questo e ti ama tanto e desidera questo, perché anche tu non ti doni?”. E la domanda diviene precetto per opera dello Spirito Santo. E la Madonna, che è vicina, che cosa fa? Tiene in mano questi due cuori, il cuore di Dio e il tuo e ne fa uno. Non c’è niente da fare! “Il Padre propone dunque a suo Figlio di prendere su di sè i nostri peccati e di offrire se stesso come vittima per riparare questi peccati e per riconciliarci con lui. E il Cristo, nel suo amore per il Padre e per noi, si è offerto a Dio ed è divenuto il nostro Salvatore. Possiamo ora leggere per disteso il testo della lettera agli Ebrei (cap. 10): “Per questo, entrando nel mondo egli (il Cristo) dice: - Tu non hai voluto né sacrificio né offerta; ma tu mi hai preparato un corpo: non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora io ho detto: Ecco, che io vengo - di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà... E in questa volontà noi siamo stati santificati mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre” (vv. 5-7.10). Sentite tutta la forza di queste parole: “Voi mi avete preparato un corpo; eccomi, o mio Dio, per fare la vostra volontà””.APOSTOLO chiamata
CONSACRAZIONE vita religiosa
GESÙ
sequela
GESÙ
servo
DIO Trinità
GESÙ
fratello
MI217,9[03-01-1968]
9.Ecco la nostra risposta: “Padre, tu mi hai preparato un corpo, tu mi hai creato un’anima, tu mi hai dato una libertà, tu mi hai creato e mi chiami... Eccomi, o Dio, per fare la tua volontà”. Ecco la consacrazione! Da qui deriva, si può dire, il voto di povertà, castità, obbedienza, la vita di comunità: tutto deriva da qui. Se sono tutto di Dio, è logico che i tre voti vengano di conseguenza. La vita di comunità? Per me è impossibile non fare vita di comunità, perché dobbiamo andare insieme, dobbiamo camminare insieme: è volontà sua che camminiamo insieme. Qualsiasi cosa voi troverete nelle costituzioni, nei regolamenti, deve venir fuori da qui! “D’altra parte la efficacità di questa offerta è sottolineata in modo esplicito da S. Paolo al v. 10: “È in questa volontà che noi siamo stati santificati dall’offerta del corpo di Cristo, una volta per sempre”. Non vi pare che in questa occasione possiamo richiamare anche la doppia affermazione di Gesù: “Affinché il mondo sappia che io amo il Padre, andiamo!” (Gv 14,30); e l’altra: “Non c’è una prova maggiore di amore che dare la propria vita per quelli che si amano!” (Gv 15,13)? E concluderemo con questa parola: “È per questo che il Padre mi ama, perché io do la mia vita” (Gv 10,17). Tutto termina nell’amore. Conclusione. Guardiamo, infine, la Vergine. È in lei che il Verbo si è fatto carne, in lei è diventato il Sommo Sacerdote, è ancora in lei che si è offerto come vittima per salvarci. Già solo pensando a questo, possiamo scoprire la inaudita dignità delle Vergine, e comprenderemo meglio quale posto ella deve avere nella nostra devozione sacerdotale. È a lei che dobbiamo rivolgerci per domandarle di realizzare in noi non soltanto l’atteggiamento di adorazione, di lode e di amore, non soltanto l’atteggiamento di salvatori davanti a tutti gli uomini, ma anche e soprattutto un atteggiamento di vittime, perché, ora lo comprendiamo bene, siamo chiamati dalla legge interna del nostro sacerdozio a conformarci a Cristo, come vi siamo stati invitati nel giorno della nostra ordinazione sacerdotale. Cerchiamo di comprendere questo appello di Dio. Prendiamo su di noi i peccati degli uomini, specialmente i peccati di quelli che ci sono stati affidati. E diciamo con Cristo: “Voi avete fatto di me un prete. Eccomi, o mio Dio, per fare la vostra volontà”. Guardate che sono cose straordinarie!VOLONTÀ
di DIO
CONSACRAZIONE voti
COMUNITÀ
fraternità
Questa seconda meditazione che don Ottorino aveva programmata, e che corrisponde alla nona istruzione degli esercizi spirituali dettati da monsignor Ancel, viene spostata ad altra data. Di questa nona istruzione, che tratta dell’obbedienza, don Ottorino fa un breve commento della parte conclusiva, saltando alle pagine 157-158 del libro.
MI217,10[03-01-1968]
10.Se ci fosse ancora del tempo, si potrebbe passare alla seconda meditazione , cioè al nostro atteggiamento di fronte alla volontà di Dio; quello che abbiamo trattato finora era l’atteggiamento di Cristo. Leggiamo solo la conclusione, perché la conclusione riassume un pochino il senso della meditazione. “La conclusione di questa meditazione si impone veramente. Abbiamo contemplato il Cristo Gesù che salva il mondo solo alla condizione di farsi obbediente e sino alla morte della Croce. Così per noi: non salveremo i nostri fratelli che rendendoci simili al Cristo nella sua obbedienza. Sino a qui però abbiamo parlato dell’obbedienza che ci mette direttamente di fronte a Dio. Ora, da quando la Chiesa è fondata bisogna sempre rivolgersi a lei per avere il segno autentico della volontà di Dio. Questo disse Gesù a Paolo al momento della sua conversione a Damasco: “Vai a trovare Anania” (Atti 9,6). Non ha cioè risposto direttamente a Paolo, quando questi gli domandava: “Che vuoi che io faccia?” (Atti 9,5), ma lo ha inviato ad Anania. Vedremo nella seguente istruzione come possiamo scoprire la volontà di Dio, quando essa si manifesta a noi attraverso gli avvenimenti o mediante la volontà dei nostri Superiori, o anche attraverso il funzionamento normale della nostra intelligenza, a condizione che essa non cerchi che una cosa: scoprire la volontà di Dio per metterla in pratica. Intanto preghiamo la Vergine Maria, affinché ella renda docili la nostra intelligenza e il nostro cuore, così che entrino completamente nella via dell’obbedienza, e solo allora saremo sicuri di trovare la pace e la gioia del cuore”. Questa, insomma, è la sostanza: quando si parla di obbedienza, si parla di realizzazione della volontà di Dio; quando noi parliamo di obbedienza ai superiori, parliamo della ricerca amorosa della volontà del Signore. Superiori o non superiori, tutti dobbiamo cercare la volontà di Dio. Quando voi venite da me per domandare qualcosa, io devo cercare la volontà di Dio, se no sono un birbante, sono un imbroglione. Quando voi venite da me per domandare una cosa, voi dovete venire a cercare non la mia volontà e nemmeno la vostra, ma la volontà di Dio, anche quando cercate una cosa che vi è comoda, anche quando cercate una ricreazione, un sollievo, ma questo sollievo, questa ricreazione devono sempre essere inquadrati nella volontà di Dio. Se noi riuscissimo a dare alla nostra Congregazione questa impostazione di spiritualità, per cui tutti i suoi membri, dal più vecchio al più giovane, dal più intelligente al più ignorante, fossimo solo preoccupati di fare la volontà di Dio, consci che facciamo parte del piano universale di salvezza di Dio, e che non possiamo assolutamente ‘stonare’, e che abbiamo una missione grandissima che è quella di collaborare con il Cristo per la salvezza dei fratelli, nella Chiesa... amici miei, noi avremmo scoperto l’America, ma quella di una volta, non quella di adesso!VOLONTÀ
di DIO
CONSACRAZIONE obbedienza
CONGREGAZIONE spiritualità