.1 L'altra sera con il padre superiore di Villa San Giovanni siamo andati là un momentino e, mentre stavamo per partire, il padre ha aperto la porta che guarda verso Filippi, la via che va a Bertesina, e ha detto: "Vado a vedere perché sono state già messe giù delle altre piante". E mi ha fatto uscire e mi ha detto: "Una pianta era morta - non so se due, comunque una era morta - ed è stata sostituita; eccola qui!". Una pianta era morta ed è stata sostituita. Non mi ha detto dove hanno messo la pianta morta; quella non interessava più; interessava la pianta sostituita, bella, che era là. Uno che va a vedere la Villa San Giovanni non si domanda: "C'era una pianta prima, che pianta era?". Vede quella pianta e dice: "Varda che bel giardino, varda che bele piante, varda che bela pianta che c'è qui!". Ecco, quella frase detta dal nostro caro don Zeno mi ha fatto pensare: "C'era una pianta, è morta ed è stata sostituita".Nel giardino di Dio, nella casa di Dio, entriamo poi nell'aiuola della Casa dell'Immacolata, cioè della nostra Congregazione, - perché Casa dell'Immacolata vuol dire la nostra Congregazione, indipendentemente qua o là, è chiaro? - ci sono delle piante, delle piante non messe per caso.Perché credo che quelle che sono là a San Giovanni non sono state messe per caso. Anzi, la signorina Valeri le segue di giorno e di notte quelle piante, no, alcune: "Dove ghio messo quel rosaro? Dove ghio messo quell'altra? Ma me dispiase... eccetera". Penso che anche un fasolaro o un radicio, vero: "Come mai che el xe andà perso?". Bene! Non sono state messe per caso, sono state scelte, son state predisposte, eccetera, messe giù...Ora, vedete, così è anche della nostra casa. Non per caso il maestro dei novizi, non per caso il responsabile, supponiamo, del seminario minore, non per caso quello che deve seguire i giovani nel seminario minore o quello che deve fare scuola di filosofia o che so io... Ognuno ha il suo compito, ognuno fa parte, vorrei dire, di un disegno, di un disegno meraviglioso.Quando avete predisposto le piante là in Villa Valeri, ricordo che avete fatto un disegno, no, un disegno, dei segni, chiamato dei competenti a vedere: "Qui possiamo mettere delle magnolie, qui possiamo mettere un'altra pianta, qui io vorrei una così, là colà". Insomma c'è stato un disegno.
MO330,2 [13-11-1970]
2. Ora, Dio, Dio non fa le cose alla buona. Non a caso, non a caso, caro Gianni, tu hai trovato don Marcello; don Marcello ti ha condotto qua, eccetera, non a caso; non si può dire "a caso". Sono “i casi che non son casi”, direbbe il Manzoni; qualche altro direbbe sono "le circostanze meravigliose di Dio" attraverso le quali noi siamo guidati a compiere la sua volontà.Vedete, non per caso io sono venuto ad Araceli, non per caso mi sono incontrato con don Giovanni Calabria, con Francesco Giuliari... Sono casi che cambiano una vita. Sono i casi fortuiti, se volete, sembrerebbero proprio casuali, vero?Quando che Gesù si incontra con uno dei pescatori e dice: "Vieni e seguimi. E ti farò pescatore di uomini", sono i casi stabiliti dall'eternità da Dio, prestabiliti da Dio, sono incontri di grazia.Ora, guardate, per esempio. Ho citato altre volte il caso del nostro caro don Zeno e del nostro caro don Giuseppe. Apparentemente c'è stata una mezza sconfitta nella scuola... quando, vero, don Giuseppe... voi avete fatto gli esami e, mi pare sia stata la vostra classe... Ti ricordi quanto che abbiamo sofferto perché siete stati trattati male, come siete stati male voi, eccetera? Ma, se vogliamo, è stato un anello di una catena che vi ha portati assieme e che ha portato don Giuseppe Rodighiero qui insieme con mons. Sebben, e poi don Giuseppe è andato a finire a Villatora, e a Villatora ha trovato don Zeno... È tutta una catena.Ora, noi dobbiamo vedere questi casi di Dio, vero, queste circostanze che tante volte possono partire anche da una professoressa di matematica o di filosofia che non compie bene il suo dovere, che tratta male. Ci può essere benissimo anche la cattiveria di una persona in mezzo; e il Signore fa "mirabilius reformasti", trasforma quella stonatura in un'armonia, in una dissonanza. Dobbiamo vedere un pochino, non sempre: "Ecco, ecco, ecco! No, ma guarda...”. Diciamo subito: “Ma perché il Signore ha permesso questo?". Avrà i suoi scopi, avrà i suoi fini e bisogna che ci lasciamo guidare un pochino da queste circostanze che possono venire, dico, dalla cattiveria di una persona; e dobbiamo sentire, sentire, che non a caso siamo stati piantati nel giardino di Dio.
MO330,3 [13-11-1970]
3. Ma qui comincia la meditazione, qui comincia la meditazione...Io sento che Dio mi ha voluto in questo giardino, io sento che Dio ha preparato la fossa dove io dovevo mettere le radici, io sento che Dio alimenta la mia vita dalla linfa che viene dal sotto e dall'aria, vero, in aria... Cioè io sento che la mia vita è voluta da Dio in quel posto ed è alimentata da Dio. E allora devo domandarmi: "Sono una pianta viva o sono una pianta morta o sono una pianta morente?".Perché, guardate, siamo andati in Villa Valeri: morta una pianta, è stata messa un'altra. Non mi ha detto don Zeno dove avete messa la pianta morta, penso però che non l'avete messa in museo... se non l'ha messa via Daniele insieme con le vipere... non penso, penso che la pianta morta è stata buttata da una parte.Ora, attenti, attenti, fratelli miei, che noi siamo stati presi da un vivaio che può essere la casa dove Dio ci ha preparati, con i nostri genitori, con un ambiente sano, buono e che ci ha proprio preparati per qui... perché il vivaio non è fine a se stesso. Ci ha preparati per qui. E state attenti che preparati per qui, messi nel posto voluto da Dio, poi non diveniamo una pianta morente, una pianta morta. Sarebbe un disastro. Perché, a un dato momento, al posto di don Ottorino il Signore mette un altro... Passano e dicono: "Ecco, ce n’era uno che era morto, ma han messo un altro". Ecco, per me è finita perché Dio vuole avere bisogno di me, ma è capace di mettere anche un'altra pianta; ne ha delle altre piante da mettere al nostro posto.Caro professore di filosofia, non credere di essere la filosofia. Il Signore può... faceva... insegnava attraverso i suoi, vero, uomini filosofia anche ai miei tempi, prima che venissi tu, e insegnerà anche dopo di te, perciò può mettere anche un'altra pianta; quello che è essenziale è che questa pianta, che sono io, che siete voi, possiamo rispondere alle aspettative di Dio.E allora, ecco, la meditazione che farei stamattina è proprio questa.
MO330,4 [13-11-1970]
4. Lasciamo stare se siete piante, se siamo piante morte; fermiamoci solo e domandiamoci: "Per caso siamo piante che stiamo per morire?". Perché, sa, una pianta che sta per morire si fa di tutto per cercare di salvarla. Se una vive, ringraziamo il Signore, benediciamo il Signore. Se una è morta, al più presto possibile, preghiamo il Signore che la porti via e ne mandi un'altra. Vi dico: se una è morta, preghiamo il Signore che al più presto possibile la sostituisca perché una pianta morta è altro che di disonore al giardino.Spero che nella nostra casa non ci siano piante morte, però potrebbero esserci delle piante ammalate, morenti, e allora quando c'è una pianta ammalata, morente bisogna circondarla di cure. Lassù a Bosco perché c'è una pianta in pericolo, quella grande e grossa, vedo che ogni tanto scavate, buttate dentro acqua e cercate insomma di tutto, vi afferrate in tutti i modi e in tutte le forme per cercar di salvarla. Se c'è una pianta morente abbiamo il dovere tutti di cercar di salvarla. Però il primo che ha il dovere di salvarsi è la pianta stessa, no? Perciò io direi: proviamo a fare un po' di esame di coscienza per vedere se per caso siamo piante che stanno per morire.Ho messo giù due, tre punti che devono servire un po' da esame di coscienza.Quando è che una pianta è morente?Ecco, dare un giudizio così generico è difficile, ma possiamo avere dei segni esterni che ti dicono chiaramente se una pianta è viva o se una pianta è morente.La nostra pianta che cos'è? È la pianta di un apostolo, di un'anima consacrata interamente al Signore, che si dedica interamente alla gloria di Dio.Ora una pianta di giardino tu la vedi morente quando vedi che le foglie cominciano a cambiar colore, quando vedi che dei rami cominciano a seccarsi: prendi in mano... un piccolo ramo, secco di qua, secco di là... ahi, ahi! "Parce, sepulta".Ora attenti , segni esterni o interni - nostri, vero? - di una pianta morente:
MO330,5 [13-11-1970]
5. 1) La preghiera.Sento la gioia di essere un chiamato? Il mio cuore trabocca di riconoscenza? Quando io prego, quando io mi presento dinanzi al Signore, sento la gioia della mia consacrazione? Non la gioia di essere andato in gita, la gioia di trovarmi con i compagni e di stare bene o la gioia "che contento che son, perché che bello xe essare insieme". No! State attenti, può essere una cosa sensibile solo. La gioia di essere un chiamato, la gioia di sentirmi, dopo quando che io faccio la comunione, quando vado in chiesa, quando mi trovo da solo con il Signore, proprio la gioia di essere stato un eletto da Dio per salvarmi l'anima, per salvare anime, per fare un po’ di bene, per amarlo con tutto il cuore. Una gioia che dovrebbe traboccare in ringraziamento perenne: "Grazie, Signore! Grazie che mi hai chiamato!".L'altra sera con don Zeno, dopo di essere stati là a vedere la pianta, siamo andati a vedere un'altra pianta, una pia donna, e questa donna, vecchietta poveretta, ma aveva addirittura un qualche cosa di straordinario, e spero un giorno o l'altro abbiate la possibilità di conoscerla. Ha cominciato a dire: “Ah! Mi, mi, no gho gnanca coraio quando andarò in Paradiso de guardare el Signor, non son degna gnanca de un sguardo del Signore, gnanca de un sguardo del Signore, non son degna de uno sguardo del Signore... Perché? Perché el xe sta massa bon, me ga riempia troppo de grassie, con mi, me xe sta pien de grassie”. Ed è una serva, e serva per tutta la vita, tutta la vita! Ha anche qualcosina di soldi; volevamo offrirle una stanzetta. Ha detto:"No, no, no, massa ricca... mi son sempre sta povera... No, no, per carità! Massa roba da siori, par mi quella roba là gnanca par sogno"."Neanche una stanzetta delle donne di servizio?"."No, no... per carità!".Ci darà più di dieci milioni all'Istituto; ha una casetta, ci dà, e vuole andare ad abitare là dove, in fondo al portico, in quelle stanze là, perché non si sente degna di andare ad abitare neanche nelle stanze dei servi. Perché c’è troppo... troppo... no! “Il Signore mi ha voluto troppo bene, mi ha amata troppo. Io, la mattina, son qua sola, prego continuamente el Signore; ogni mattina digo el rosario subito per i preti, perché i preti hanno bisogno, i sacerdoti hanno bisogno di aiuto e io devo aiutarli". Ora, un'anima che sente il bisogno di ringraziare. A me, guardate, mi ha commosso questo spirito di povertà, ma specialmente, direi, un'anima che sente il bisogno di ringraziare, proprio un’anima che vuol dire che è piena di Dio.Ora, ecco un segno chiarissimo, guardate, chiarissimo se siamo morenti o se siamo vivi o se siamo, vero, o se siamo sulla strada giusta, cioè se la nostra preghiera trabocca di ringraziamento .Una mamma va davanti all'altare: "Mah, Signore, ti ringrazio. Te me ghe dà... gnanca degna no son de mio mario, dei fioi che te me ga dà, non son neanche... Signore, te ringrasio”. “Varda, non so come far a ringraziar el Signore”, quante volte ho sentito le nostre buone mamme dir così: "Non so come far a ringraziar el Signore. Massa ben el me ga vossudo el Signore”.
MO330,6 [13-11-1970]
6. Ora, è possibile che uno chiamato ad essere tutto di Dio, uno che prende in mano il Signore ogni mattina, uno che è chiamato ad assolvere, a predicare il Vangelo, non senta la gioia di essere chiamato da Dio, di essere tutto di Dio, di essere interamente consacrato a Dio? Uno che ha fatto i voti religiosi, o che è in noviziato e sta preparandosi ai voti religiosi, che non senta di piangere, anche se sensibilmente non piange, di gioia, ma piangere di gioia per questa consacrazione, per questa chiamata?Amici miei, badate, se non sentite proprio la gioia nella preghiera di essere consacrati, ma non la gioia una volta l'anno, vi dico ogni giorno, ogni giorno, vi dico non solo ogni giorno, ma parecchie volte durante il giorno: S.O.S. Guardate che c'è la spia dell'olio che segna disastro nel vostro motore; se non sentite di essere di Dio, e incontrandovi con Dio non vi sentite commossi per questo essere di Dio, avete poca fede figlioli: S.O.S. Salvatevi! Vi siete umanizzati, la pianta sta per morire, le foglie sono secche, i rami sono secchi, figlioli. Non mica scherzare! Un'anima consacrata sente di essere di Dio, e se sente di essere di Dio, sente il bisogno, appena entra in chiesa, di traboccare di gioia: "Signore, grazie! Aiutami a vivere la mia consacrazione. Aiutami a sentirmi tuo, completamente tuo, a vivere di te, o Signore. Grazie, Signore. 'Unum', siamo 'unum': Padre, Figlio e Spirito Santo, i santi del Paradiso ed io, eccomi qua, "ecce adsum, Domine": son qui presente! Parla, il tuo servo ti ascolta; sono a tua disposizione, Signore". Perché viene tutto insieme: dall'amore, dal ringraziamento, vuol dire comprendere, vuol dire capire, vuol dire essere, voler vivere insieme, vuol dire essere messi in attenti davanti al Signore, essere soldati ecco là in attenti: "Signore, parla, eccomi qui, voglio fare quello che vuoi tu".2) La preghiera per il Regno.Ce ne sono tanti sapete. Spero far tempo a finire; portate pazienza.
MO330,7 [13-11-1970]
7 Dunque: la preghiera. Sento la gioia di essere un chiamato? Il mio cuore trabocca di riconoscenza?Guardate, che... non state credere: "Beh, insomma...". Guardate, se non vivete questa qui, fratelli miei... Io vi supplico in nome di Dio: fate il deserto una volta la settimana, fate di meno di mangiare, fate di meno di dormire, ma se non riuscite a mettere a fuoco questo qui, vi supplico in nome di Dio: fermatevi. Perché siete come uomini che tremano con la mano così e pretendete di andare a fare un'operazione al cervello. Mi guardi, don Guido? La realtà. Pensate un chirurgo che ha la mano così che trema e che volesse fare un'operazione al cuore e al cervello... quello è un criminale. Voi, se non siete così, siete dei criminali. Lo ripeto, appena fatta la comunione dinanzi a Gesù, siete o siamo, perché mi metto anch'io dentro, eh? Se noi pretendiamo di andare a predicare il Vangelo, pretendiamo di andare a fare i preti, a fare il mestiere dei preti, siamo dei criminali.Guardate che le ho pensate queste cose, le ho scritte in chiesa ieri sera, dunque, no, sono uscite da lì guardando il tabernacolo e sono pronto ad asserire che l’è così. Non mi sento di dire diversamente, non posso dire diversamente; è una cosa grave, sapete.Facciamo un passo avanti.
MO330,8[13-11-1970]
"Chiedo nella mia preghiera, con ardore, che venga il regno di Dio?".Ho messo una frase che, forse, sembrerà un paradosso, ma noi ci parliamo addosso la nostra condanna se non sarà così."Chiedo con ardore che venga il regno di Dio almeno con lo stesso ardore col quale una mamma che ha il bimbo morente ne chiede la guarigione?".Una mamma che ha un bimbo morente, capita un incidente, va sotto una macchina, o una malattia e se lo vede morire piano piano, se lo vede consumarsi piano piano... Quando va in chiesa, cosa fa?"Signore, aiutame", e piange."Cosa gala?".“Eh! El me domanda cosa che go? El fiolo che sta morendo, el domanda che cossa ca go? El me domanda cossa che go?”.Ora, una mamma avrà la parte sensibile, noi non avremo quella del pianto. Ma per un apostolo dovrebbe esserci nel cuore almeno, almeno tanta preoccupazione per il regno di Dio quanta la ha una mamma che ha il figlio morente. Scusatemi tanto, se io non ho la preoccupazione del regno di Dio, della salvezza delle anime, della venuta del suo regno; se io non mi sono consacrato in pieno alla venuta del regno di Dio, se non sono tuffato dentro corpo ed anima per l'avvento del regno di Dio... ma perché son venuto qui, perché ho messo su questa veste qui? È una commedia, sto facendo una commedia. Quel giorno che Dio mi ha fatto sentire la sua voce, mi ha chiamato, mi ha chiamato a che cosa? A consacrare la mia vita per il suo regno, perché venga il suo regno.
MO330,9[13-11-1970]
Ora se io ho chiamato Stefano che venga a lavorare nel cinema, quando viene qui deve lavorare nel cinema. Se viene qui e invece di lavorare nel cinema va soltanto in officina o va in falegnameria a chiacchierare, non fa il suo dovere, lo licenziamo. Chiaro? Perché è stato chiamato e quindi ha accettato di venire ad impiantare questo.Ora, quando Dio mi ha chiamato dal mio paese ero un piccolo ragazzo, mi ha detto:"Senti, io, ciò, son venuto dal cielo, ho dato la mia vita, son rimasto prigioniero nel tabernacolo, voglio che tutti gli uomini si salvino. Io per far questo mi servo di uomini: vuoi venire anche tu?"."Signore, eccomi!". E allora sono partito e sono andato in seminario per questo, per... rispondere alla sua chiamata."Che cosa devo fare?".“Va’ in seminario"."In seminario? Dov'è il seminario?".“A Vicenza. Là magna la suppa”.“E non la me piase, Signore, non la go mai magnà”.“Te la magni”.“E va ben, magneremo...”. Dodici anni suppa perpetua, ogni sera. E in seminario... ma, e va bene, pazienza. Ma, ma tutto l'anello che guidava era quella chiamata. Un anello, una chiamata, un arrivo:
MO330,10 [13-11-1970]
“Vieni perché devi andare là”. Il resto? Ma è sempre secondario. Le croci per la strada? Secondarie, stupidaggini.Una voce di Dio:"Vieni e seguimi"."Perché?"."Nel mondo universo a salvare, perché deve venire il regno di Dio"."Dove?"."Non importa: con i veci o con i giovani, in Italia o all'estero, umiliato o esaltato, non importa; a raccogliere o a seminare, non m’importa... Vieni e seguimi. Dobbiamo insieme andare a salvare anime, perciò vieni a mia disposizione. Per arrivare là devi prepararti. A che cosa? A pregare, all'umiltà, alla purezza, alla carità, allo spirito di sacrificio; devi prepararti perché, guarda, che per istrada dovremo poi soffrire insieme. Devi prepararti alle umiliazioni, devi prepararti a stroncare la tua volontà, devi prepararti a tutto perché guarda che il cammino sarà duro. Come uno che va a correre si prepara, fa l'allenamento, uno che va a giocare il calcio fa allenamento, devi fare allenamento di tutto quello che costa, di tutto, capisci, di tutto, del dormire o non dormire, e allora di notte alzati qualche volta, abituati un pochino a stroncare te stesso”. E allora di notte ci si alzava a quindici, sedici, diciasette anni a pregare. Perché? Perché bisognava abituarsi, perché poi verranno di notte a chiamarti per gli ammalati e allora bisogna abituarsi...Amici miei: "Vieni e seguimi", per il regno di Dio e solo per il regno di Dio. E allora quando vieni in chiesa: "Signore, venga il tuo regno". Che cosa vi dice quella parola del Padre nostro “venga il tuo regno”? Sentite il cuore che trema quando dite “venga il tuo regno?' Vi fermate a dirlo: “Signore Gesù, venga il regno di Dio”? Quando sentite che il mondo va male, quando sentite certi disastri che capitano, vi sentite di dire: “Signore, venga il tuo regno”? Ma, Signore... Ma sentite che state perdendo una battaglia, che bisogna rinunciare a qualche cosa, che bisogna muoversi un pochino perché è il regno di Dio, è il regno vostro, il regno che è stato affidato nelle mani dei preti che sta vacillando un pochino? Fratelli miei, se non sentite nella preghiera il regno di Dio come il regno vostro, come fosse il regno vostro, scusate, è una pianta che sta morendo.Quando Gesù è sceso e ha preso umana carne, ha sentito il regno del Padre come regno suo e la sua vita è stata consumata solo per questo, perché venisse il regno di Dio, il regno del Padre. Il resto? Non interessava. La croce? Pazienza. La natura naturalmente è natura, e naturalmente anche la natura di Gesù si trovava meglio in casa di Lazzaro che non su per il Calvario. Però la sua vita è stata una fiamma, una lampada che si è consumata per il regno di Dio, e noi sacerdoti, noi diaconi, noi religiosi dobbiamo sentire che siamo, che viviamo solo per il regno di Dio, non per il regno nostro, non per il regno del so io, neanche della Congregazione. Interessa niente la Congregazione. Per salvare un'anima di più è necessario distruggerla? La distruggiamo. Nessun trionfalismo: che interessa a noi?Ripeto: chiedo con ardore che venga il regno di Dio, almeno tanto quanto una mamma chiede la guarigione del figlio? Se non lo faccio, se non lo sento, se non mi sforzo, sono una pianta morente; vado avanti così, avanti così. Andare avanti così vuol dire andare avanti un po' come certi giovani in famiglia che non si sposano perché stanno meglio così.
MO330,11 [13-11-1970]
"Nella preghiera offro il mio sangue chiedendo anime?". "Da mihi animas, cetera tolle".Cioè, io entrando in chiesa dinanzi a Gesù dovrei sentire la gioia della mia vocazione, traboccare di gioia per la mia vocazione, dovrei sentire la passione del regno come la passione mia personale, dovrei sentire il bisogno di dire: "Signore, pesta qui".Ricordate il padre Lombardi: "Hai bisogno di una piccola vena? Signore, eccola qui, pungi, non importa, ma salva anime".Santa Teresina del Bambino Gesù, quando quel tale là fu condannato a morte, ricordate: "Signore, pesta me, pesta la tua Teresina, ma salva quell'anima".Scusate, avete mai detto voi al Signore: "Signore, mandami un tumore, mandami il male che vuoi, ma salva quell'anima, salva quell'anima. Ti supplico, salva quell'anima. Ma non dirlo fuori, ah, Signore"? Avete mai detto al Signore: "Umiliami fin che vuoi, pestami fin che vuoi, ma salva quell'anima"? Ma quando andate a casa e vi accorgete che uno da anni non si confessa o quando sentite dire che uno non risponde bene alla sua vocazione, sentite dire che uno è traballante nella sua vocazione, avete fatto l'immolazione della vostra vita al Signore, l'avete ripetuta l'immolazione della vostra vita? Quando sentite dire che il mondo ha bisogno di sangue, ha bisogno di grazia, vi siete offerti?Io penso che Gesù tutti i giorni della sua vita ha rinnovato la sua offerta al Signore, al Padre. Penso che la Madonna abbia rinnovato continuamente il suo "fiat", la sua offerta. Com'è possibile che un'anima religiosa non viva questa vita di immolazione, di donazione? "Padre, eccomi qua, Signore".Quando sarete missionari, dinanzi al tabernacolo, quando pensate che tutto va storto, quando pensate che non siete capaci di attaccare, sarà a Rio Hondo, sarà in qualche parte, passate delle ore dinanzi a lui: "Signore, tu aiutami. Vuoi una vittima? Vuoi uno che vada in manicomio? Vuoi uno che vada in carcere? Vuoi uno che sia umiliato? Vuoi uno ammalato per trent'anni? Vuoi uno paralizzato? Quello che vuoi, Signore: eccomi qui. Ma fammi una carità, Signore, salva queste anime. Tu sei morto per queste anime". Dovremmo in chiesa, davanti all'altare, fare delle sante baruffe con il Signore per strappare le anime al Signore. Proprio dire al Signore: “Pestami pure, fa' di me quello che vuoi, ma fammi una carità: dammi quelle anime, dammi quelle anime!". Ma se non avete questa coscienza della vostra vocazione, questo amore per il regno di Dio, e questa totale immolazione per le anime, figlioli miei, che mestiere avete scelto, che mestiere, che mestiere avete scelto?Mi dispiace, il più bello veniva adesso, ma c'è anche anche mercoledì.Sia lodato Gesù Cristo!