1 C'è stato un volta un predicatore che è andato a fare gli esercizi nella cappella papale, e ha detto: "santità, cardinali, eccetera. D'ora innanzi vi dirò, però, "fratelli carissimi". Ecco, io mi sento commosso dinanzi a don Piero, uno, l'altro e st'altro... Fratelli carissimi, iutemose a...Allora torniamo a noi, cominciamo con l'incontro col Signore. Vi raccomando, fioli, anche nelle altre meditazioni che fate per conto vostro, date grande importanza all'incontro col Signore. Vedete, ve l'ho detto tante volte, perdonatemi se lo ripeto, il mondo cerca, da noi, uomini che se la intendono con Dio, uomini che sono in contatto col Signore.Guardate il card. Rossi: avete visto che uomo, si potrebbe definire l'uomo di Dio, no, l'uomo di Dio che, poi, mette tutte le sue possibilità, le doti, eccetera, all'organizzazione, eccetera, ma è l'uomo di Dio.Voi siete aspettati nel mondo come uomini di Dio. In giro la mercanzia che è richiesta dalle anime è uomini di Dio. E diverrete uomini di Dio se starete a contatto con Dio, se ve la intenderete con Dio, se parlerete con Dio, se converserete con Dio.Vedete, se vi abituate in ogni meditazione, subito, questo incontro col Signore, questo parlare col Signore, per trattare con lui, e poi... Ecco allora la Messa, ecco il breviario, ecco la comunione, ecco le altre preghiere. Poi fissare, magari alla sera prima di andare a letto, un altro piccolo, breve, incontro col Signore. Per coloro che sono un po' più anziani, che hanno assistito alle conferenze del prof. Peretti, avrete capito una cosa: che il cuore del sacerdote non può essere un pallone buttato a destra e a sinistra; ha bisogno di un orientamento. E l'orientamento per noi è: o la creatura o il Creatore. Noi ci siamo donati al Creatore, e il Creatore si è donato a noi; ma allora tra me e il Creatore ci deve essere un contatto, un contatto di amore, un contatto di donazione, un contatto di offerta, proprio di immolazione continua.Scusate se insisto, ma è importantissimo questo punto. Perciò adesso fermiamoci un momento, incontriamoci con lui possibilmente, con Gesù Cristo, e ringraziamo e domandiamo perdono e preghiamo che ci aiuti a essere come lui ci ha pensato fin dalla eternità.
MO206,2 [10-11-1967]
2 Abbiamo visto gli Apostoli nel Cenacolo: il primo corso di esercizi spirituali! L'atteggiamento spirituale degli Apostoli: hanno coscienza della loro missione, della responsabilità che grava sulle loro spalle. Avevano il senso della loro deficienza e della loro incapacità ed erano ripieni di fiducia.L'ultima volta ci siamo fermati su questa prima parte: gli Apostoli che hanno coscienza della loro responsabilità apostolica. E qui ho sottolineato in particolare che anche noi dobbiamo avere coscienza della nostra responsabilità apostolica. Ma coscienza non soltanto di una responsabilità collettiva, ma di una responsabilità individuale. Vi ho ripetuto quello che ho detto altre volte: che ognuno di voi deve sentirsi l'unico responsabile della Congregazione, il superiore generale. Proprio come se fosse solo, solo e ha questo mandato da Dio: Dio mi manda a riempire tutti i buchi che ci sono nel mondo, dove mancano apostoli.Capìssito, Raffaele? Dio ti ha creato, ti ha mandato qui e tu devi riempire tutti i buchi che ci sono in giro per il mondo: dove non ci sono preti, dove non c'è assistenza religiosa, tu devi mandare un sacerdote, devi mandare un diacono. Però mandarli con un sistema nuovo, con un sistema completamente nuovo, con uno spirito nuovo, facendo una rivoluzione anche nel sistema. Devi mandare degli uomini che si completano a vicenda: a vicenda il sacerdote completa il diacono e il diacono completa il sacerdote.Degli uomini, che vanno, per esempio, a Resende, prendono in mano domani quattro parrocchie, dove ci sono, supponiamo, quattro sacerdoti e quattro diaconi: un diacono e un sacerdote in ogni parrocchia, e dove ogni diacono e sacerdote hanno in mano tutta la parrocchia, però poi si completano. Un diacono specializzato, che so io, per la parte ricreativa per tutte le parrocchie. Ogni diacono nella sua parrocchia organizzerà la parte ricreativa, però saranno più sincronizzati questi quattro oratori, e ci sarà uno specializzato. Un altro sarà specializzato, che so io, per la liturgia, in modo che in una parrocchia si suoni il campanello in un modo e nell'altra si abbia a suonarlo nello stesso modo. Poniamo che ci sia anche don luigi Furlato specializzato per la formazione delle suore, e che so io; se c'è don Luciano Bertelli sarà specializzato per le figlie di Maria, eccetera, se ci fosse Ruggero per le piccolissime... Comunque ecco, questa organizzazione nuova che è impostata sulla carità, sulla carità e la fusione e la collaborazione. In modo che se io ho delle attitudini per il canto, le metto a disposizione di tutta Resende, per esempio... Se io ho della altre disposizioni... tutto, perché tutto si fa in comune.
MO206,3 [10-11-1967]
3 Ora, questa rivoluzione nuova il Signore la vuole. Vuole che portiamo, - attenti sono due cose distinte - vuole che portiamo aiuto là dove c'è bisogno, e rinnovamento là dove c'è bisogno. Sono due cose distinte, no, pure camminando insieme.Ecco, supponi, Raffaele, che morissimo tutti, in questo momento: tu sei l'unico responsabile. "Ma io sono giovane!". Importa niente! È una malattia che guarisce da sola l'età, - diceva il prof. Peretti - è l'unica malattia che si guarisce senza medicine quella dell'età, perché arriverà il tempo che anche tu avrai cinquant’anni. Devi portare sopra la terra questa medicina: portare gli apostoli.Ora, ecco, questa coscienza dobbiamo averla noi. Perché è la base di tutto il resto; tutto il resto è la conseguenza di questo. Se manca questa coscienza, è inutile che tiriamo i fili poi, no? E allora dobbiamo sentire la vocazione; ogni sacerdote deve sentire la vocazione universale, ma noi in modo particolare siamo stati chiamati da Dio in questa casa per sentire questa vocazione, per sentire la stessa vocazione della Chiesa, ma in un modo proprio, vorrei dire, profondo fino a desiderare di dare il sangue per la realizzazione di questo nostro desiderio.Posta questa meditazione che abbiamo fatto l'altra volta, viene la seconda.
MO206,4 [10-11-1967]
4 Prima diamo un'occhiatina ai nostri cari Apostoli. Vediamo un po': "Coscienza della loro deficienza e della loro incapacità". Dico: diamo un'occhiatina agli Apostoli, perché da questa meditazione deve sorgere un duplice sentimento. Primo: di non crederci noi talmente grandi da essere capaci coi soli nostri mezzi di rovesciare il mondo. Il secondo sentimento: quello di non scoraggiarci se vediamo che valiamo poco. Vi pare?Ritorniamo ora alla contemplazione degli Apostoli. "Che cosa trovano in se stessi per far fronte a questa schiacciante responsabilità?".Se io dico a te, don Giovanni: "Vai a comperare dolci per tutti", e ti do il portafoglio, tu ti metti ad aprire e vedi, guardi se ci sono soldi al bisogno, no? "Ben, qua se compra altro che dolci per tutti, no?". Ma se dentro vedi che non c'è niente o c'è soltanto un dollaro... “Sì, va ben, 600 lire, ma come faccio con 600 lire? Va ben che ghe xe don Piero che fa anca miracoli... Ma come si fa?”. Chiaro?Ora, gli Apostoli, è chiaro, che avranno cominciato a dire: "Beh, il Signore ci ha dato questo incarico di andare a predicare il Vangelo in tutte le parti del mondo. Ma adesso vediamo un po'. Cosa abbiamo in mano? Cosa abbiamo in mano?"."Guardando a se stessi, sono obbligati a prendere coscienza delle loro deficienze e della loro incapacità totale. Dal punto di vista umano, non hanno né cultura, né risorse, né relazioni, né cultura, né risorse, né relazioni. E tutto ciò è detto esplicitamente nella Scrittura. Gli Atti, infatti, attirano la nostra attenzione sullo stupore dei sinedriti di fronte alla sicurezza di Pietro e di Giovanni, dopo la guarigione del paralitico della porta Bella: "Si trattava di illetterati e di incolte persone".Allora, non è mica, caro, la licenza in filosofia, caro Giorgio, che può salvare gli uomini! Ci vuole... Ma no, guarda, questi poveri uomini... se fosse stato necessario anche quello, il Signore avrebbe mandato tutti quanti ad Atene, che so io, a laurearsi, prima. Si tratta di un gruppo di persone "incolte ed illetterate"."Da quello che sappiamo della vita palestinese dell'epoca degli Apostoli, è molto probabile, in realtà, che fossero veramente ignoranti, dal punto di vista della cultura umana; è anche probabile che non sapessero né leggere, né scrivere. Ed ecco che dovranno portare il Vangelo a popoli di civiltà raffinate".
MO206,5 [10-11-1967]
5 Ci rendiamo conto, figlioli? Il Signore vuole portare il suo messaggio nel mondo e ti prende in mano questa gente qua. Direbbe il padre Lombardi: "Oh, lassù in Paradiso non conoscete mica la geografia?". Quando la Madonna è apparsa là a Fatima, là in mezzo a quelle quattro rocce, che so io, è apparsa a quei poveri pastorelli: "Oh, non poteva andare in Segreteria di Stato? Come mai non è andata la Madonna in Segreteria di Stato, non conosceva mica la geografia? Forse ha sbagliato l'atterraggio...". Diceva così il padre Lombardi.Figlioli, mi pare che sia un pochino così l'abitudine del cielo. Quando il Signore vuole fare qualche cosa, prende il niente. Prende una povera creatura come suor Bertilla e ti confonde le suore Maestre.. La prima santa delle suore Maestre è una povera sguattera. Cosa volete fare? Vuole portare nel mondo la devozione al Sacro Cuore, e ti prende una suora di clausura. Ricordate il padre Lombardi: avrà fatto sette otto genuflessioni davanti alla madre superiora: "Ma a te e non a me che sono la superiora, proprio a te?". In clausura! Ti vuol far venire il Papa da Avignone e ti prende una povera ragazza, che adesso la chiameremo addirittura dottoressa della Chiesa, dottore della Chiesa, santa Caterina. Rendetevi conto! Toni Pernigotto, corajo, caro! Però ci vuole coscienza, coscienza di questa roba qui. Che il Signore... "E allora butteremo via i libri!". No, figlioli, non ho mica detto di buttar via i libri. Il Signore non ha mica detto a San Piero: "Butta via el vocabolario!". Li ha presi così, come i sta."Ed ecco che dovranno portare il Vangelo a popoli di civiltà raffinate! Quanto alle risorse, vediamo anche qui che non posseggono nulla".Riguardo all'intelligenza e cultura, eccoli là. Riguardo alle risorse economiche, non avevano né il banco di Roma, né di santo Spirito a loro disposizione e neanche, - a New York ho visto il banco di Israele - neanche quello! Non avevano il conto corrente in quel banco lì. "Abbiamo d'altronde la testimonianza esatta di San Pietro sul contenuto della cassa apostolica. Diceva infatti al paralitico della porta Bella: "Argento e oro non ne ho, aurum et argentum non habeo, surge et ambula!".“Che cosa potevano dunque possedere? Forse qualche moneta di bronzo e nient'altro”. Dunque: intelligenza e cultura, no; soldi, no. “Ora avrebbero dovuto fare anche lunghi viaggi; come avrebbero potuto affrontare tali spese?", con l'Alitalia, che so io...Devono andare a salvare il mondo: sono ignoranti! Non hanno soldi: "Homo sine pecunia, imago mortis!"."Se infine pensiamo alle relazioni umane degli Apostoli, possiamo constatare che non potevano appoggiarsi su nessuno".
MO206,6 [10-11-1967]
6 Noialtri andiamo in America: abbiamo là mons, Luna, mons. Rettagliata; se andiamo in Brasile: mons. Baggio, Emilio, eccetera, il Card. Rossi, eccetera; andiamo in Argentina... E loro chi hanno? Su quali amicizie umane, su quali persone possono appoggiarsi? Sì, è vero, a Roma io però conosco..."Vediamo che gli Apostoli non fanno affidamento sui grandi sacerdoti, Anna e Caifa, che ben presto li perseguiteranno".Hanno ucciso il loro maestro, puoi immaginare se si possono appoggiare sui sacerdoti! Andare a trovare il sommo sacerdote: "Senti, guarda che noi abbiamo ricevuto la missione da Gesù: portare il Vangelo in tutto il mondo, perciò, dacci un blocchetto di assegni qua del tempio", no? Te po' imainarte! Incominciano a essere perseguitati immediatamente."Tanto meno potranno fare affidamento su Erode Antipa, che ha deriso il loro Maestro.Non potranno fare affidamento sui Romani! Non è forse Pilato che ha condannato Gesù a morte?Allora, come potranno, senza alcun appoggio umano, avvicinare i grandi e i potenti di questo mondo?Siamo quindi obbligati a concludere che, umanamente parlando, gli Apostoli si trovano nella più completa incapacità".
MO206,7 [10-11-1967]
7 Con questa pasta si fanno i gnocchi, cari! Il Signore è abituato a fare i gnocchi, caro Mario, proprio con questa pasta qua. Non ghe xe gnente da fare! Dà missioni grandissime a creature piccolissime. A una suora di clausura, chiusa dentro, che non può uscire, che deve tribolare per farsi credere dalla sua madre superiora, eccetera eccetera, dà il compito di portare il messaggio del suo Sacro Cuore al mondo, no? A tre pastorelli, là, che non sanno né leggere, né scrivere, poareti, là, un messaggio par tutto il mondo. I messaggi che Dio dà per il mondo, li dà a questa gente qua, ma che è convinta di essere così. E quando questa povera gente farà come il profeta: "A, A, A, nescio loqui", "Non aver paura, ci sono io"! E allora “in nomine Domini” buttano le reti e fanno la pesca miracolosa.Non negare quello che si ha, perché San Pietro avrebbe detto, avrebbe sbagliato a dire: "Signore, ho male alle gambe e non posso andare". Avrebbe detto una bugia, no? Le gambe le aveva buone. Non negare le doti che si hanno, non negare i doni che si hanno; ma avere coscienza che la missione che il Signore ci ha dato, è talmente grande che noi guardando noi stessi, anche se siamo licenziati in filosofia, anche se siamo che so io dottore, professore, quello che vuoi, la missione è talmente grande, talmente grande che siamo poveri uomini, poveri uomini. Non c'è proporzione, capito?Perché vedete: se si tratta di alzare in cortile un peso, mettiamo, di cinquanta chili... si presenta il nostro caro Marco, poareto, ci mette le mani e si ritira immediatamente: "No, io non sono fatto per queste cose qua; non sono fatte per me"; si presenta Toni: "Eh, per questa roba qua!". È chiaro, qui non si tratta del peso, si tratta della persona.Ora, xe vero, ci sono delle cose che un bambino non può alzarle, un uomo le alza. Per un bambino è un peso importabile, per un uomo è una cosa normale. Ma se in mezzo al cortile ci fosse un peso di cinquemila tonnellate, io penso che tanto Marco, quanto Toni si trovano nelle stesse condizioni, no, se si tratta di cinquemila tonnellate. "Eh, ma mi sono più forte!". Sì, più forte che fin vuoi, ma cinquemila tonnellate per Toni sono cinquemila tonnellate. È inutile che dica: "Mi sono più forte de Marco"; si tratta della differenza di 20-30-40-50-Kg., tutto quello che vuoi, che può portare di più, metti anche un quintale, ma cinquemila tonnellate, sono cinquemila tonnellate, no? E se invece di cinquemila tonnellate, fossero cinquemila al cubo, capisci chiaro che la differenza che c'è fra Marco e Toni di portata è irrisoria. Sono tutti e due sullo stesso piano, perché si tratta di portare cinquemila tonnellate al cubo.
MO206,8 [10-11-1967]
8 Ora la salvezza del mondo è cinquemila tonnellate al cubo? Di più ancora. Ora vedete, con i mezzi umani, con le doti umane, siamo tutti Marco e Toni dinanzi le cinquemila tonnellate al cubo. Non so se ho reso il pensiero. Non si tratta di dire: "Io porto meno di Marco". No! Toni ga i brassi più forti; il Signore gli ha dato... Ma se si tratta di giocare fra trenta chili e un quintale, lui porterà venti chili e tu porterai un quintale, vero. Ma giochiamo, siamo nella misura del quintale. Ma quando si tratta di alzare un peso tale, se non viene in mezzo il Signore, non c'è niente da fare. Se non viene uno strumento del Signore... E allora basta premere il bottone, vero, tanto Marco, quanto tu. È chiaro? Ma bisogna essere nelle mani del Signore! Ora il Signore vuole questo da noi: che prima di tutto riconosciamo, ma proprio con semplicità e con sincerità la grandezza della missione, che ci rendiamo conto che non si tratta di alzare un quintale, che si tratta di alzare un peso enorme.La salvezza del mondo non la prendiamo così come una roba: "Eh, ben, per quella roba lì!". Non è mica un giochetto andare in America a salvare le anime, sapete. Piano, qui si tratta di qualità di uomini, non di numero di uomini; lo dicevamo l'ultima volta. Il card. Rossi: "Ci vogliono uomini"; è la qualità che interessa, figlioli! Perché è inutile che, per esempio, io ho da caricare cariole e vado all'asilo infantile e porto via trenta bambini per caricare cariole e portar via cariole di terra, qua negli scavi. E dopo: "Io ho trenta operai!". Sì, trenta operai... trenta bambocci di tre anni te ghe lì; e ci vuole ancora la bambinaia di Fernando per tenerli a bada tutti quanti! Chiaro?Ora, vedete, nel mondo missionario si tratta di avere uomini di Dio, uomini che siano capaci di alzare quelle cinquemila tonnellate al cubo. Figlioli, questa coscienza, insomma, della grandezza della missione e di quello che siamo noi. E cioè quello che siamo: se uno è capace di cantare come Vittorino, e va bene è capace di cantare, vero, Vittorino, con santa semplicità si riconosce che il Signore ti ha dato una bella voce e cantiamo di gusto, no? Però, non dire: "Ma io sono peggio di don Piero, so cantare meno di don Piero". No, con semplicità si dice: "Per grazia di Dio, tutto merito del Signore, io ho una bella voce, che supera quella di don Piero. Infatti, quando c'è un canto a una voce, lui canta solo a una voce e io invece canto a quattro contemporaneamente".
MO206,9 [10-11-1967]
9 Ora, vedete, riconoscere con semplicità quello che abbiamo! Però non dire: “Adesso io ce la faccio!". "Cosa vuoi farcela tu! Cosa vuoi tu, Marco, essere capace di farcela! - dice Toni - Mi ghe la fasso perché go i muscoli più grossi de ti", no? No, no! Riconosci pure che il Signore ha dato più doni a te. Il merito è tutto di Dio, e tu che avrai corrisposto magnando pagnotelle de pan te gavarè più forza. Ringrazia il Signore, però, che ti ha dato quel pane... C'è un collegamento tra natura e Dio, Dio e natura. Però, dinanzi alla missione, eccoli qua, dobbiamo metterci nell'atteggiamento degli Apostoli: siamo dei poveri uomini! Anche il card. Rossi, sapete: poveri uomini! Perché davanti alla missione, intelligenti, tutto quello che volete, ma siamo, umanamente parlando, dei poveri uomini. Se non abbiamo questo atteggiamento, ritiriamoci, perché facciamo ridere tutti.Un Toni Pernigotto che andasse in mezzo al cortile, davanti a quel peso di cui parlavo prima, si mette: "Eh, vegnì qua...". Gli altri si mettono a ridere: "Vedemo cosa che el fa". "Eh, vado a tore una leva!". Te ve tor na leva, sì, de formajo, magari... Capito? "Son qua mi...". Stà bon. Si metterebbero a ridere: "Poareto sto qua: el ga bevù massa!".Stiamo attenti a non far questa figura, anche umanamente parlando, dinanzi alla missione apostolica! Rendiamoci conto che è una cosa più grande di noi, che è una cosa immensa e che senza l'aiuto di Dio non facciamo niente. Noi dobbiamo premere il bottone, noi dobbiamo attaccare le catene, ma se non viene il paranco che tira su, cari miei, non c'è niente da fare! Quel peso lo muoviamo solo se viene un paranco dall'alto. E noi dobbiamo collaborare per farlo arrivare, noi dobbiamo attaccare gli agganci, noi dobbiamo collaborare per premere, tirare, tutto quello che volete, ma se non viene quello dall'alto, non facciamo niente.Ecco, ci fermiamo quest'oggi e, a Dio piacendo, la prossima volta vedremo che se gli Apostoli conoscevano la loro missione, erano quasi spaventati davanti alla loro missione pensando alla propria insufficienza e incapacità, però avevano una grande confidenza, una confidenza assoluta in Dio, e così hanno rovesciato il mondo. Quello che dobbiamo fare noi.Intanto ritorniamo al punto di partenza, cioè dinanzi a Nostro Signore Gesù, e diciamo al Signore: "Grazie che mi hai chiamato a collaborare con te per salvare il mondo. Se tu cercavi in me qualcosa di grande hai preso un granchio. Se si tratta che tu cercavi un povero uomo, che sa appena balbettare, un povero uomo, pieno di miserie, che promette e non mantiene, ecco, se cerchi questo, hai fatto un bell'affare, perché penso che meglio di me non potresti trovare sopra la terra; ma se cercavi, caro Gesù, un Toni Pernigotto, qua non ghe xe gnente da fare. Te ghe sbaglià. Ma se cercavi un Marco, te sì a posto".