1 Sia lodato Gesù Cristo!Continuando ancora il breve commento sulle delibere nostre e, continuando ancora sul n. 2: "Virtù umane", vediamo un po' se troviamo qualche cosa anche questa mattina.Nelle due ultime volte abbiamo parlato, se non sbaglio, sulla sincerità, no, sul senso di responsabilità. Non ricordo se abbiamo parlato sulla fermezza. Cominciato un po' sulla fermezza; e adesso passiamo allora ad un altro punto: "Non giudicare".Vorrei soltanto sottolineare un pochino, riguardo alla fermezza, quello che ho detto l'altra volta di sottolineare, perché non dirò niente di nuovo.Riguardo la fermezza abbiamo visto anche nel campo umano che riescono coloro che a un dato momento hanno una certa costanza, non si perdono di coraggio. Anche nelle scoperte umane, qualcuno, qualche scienziato, qualcuno è arrivato alla fine della propria vita, no, ha consumato una vita intera per dire, puntandosi: "Devo arrivare a quel punto!". Nel campo poi del lavoro, delle industrie, una certa costanza ci vuole, avere un certo ottimismo, una certa fiducia in se stessi, una certa confidenza anche negli altri che ci sono vicini: "Beh, senti: tra Dio e i miei fratelli e io riusciremo. Siamo in tanti, vero. Da solo no, ma con l'aiuto di Dio, con l'aiuto dei confratelli vediamo un po', sforziamoci!”. Prima di buttar le braccia, insomma, prima di metterci in quello stato di passività che è insomma lo stato praticamente degli ozi di Capua, che porta alla rovina l'esercito romano e anche il piccolo esercito apostolico, io direi, pensiamoci tanto, tanto prima, ecco.Perché, guardate, girando un po' il mondo trovi tanti uomini sfiduciati, tanti uomini che arrivati a cinquant’anni sono già oltre gli ottanta. La Sacra Scrittura dice: va ben settant’anni, “si validi sumus octuaginta” - almanco tegnemo duro fino a settanta, no, fino a settanta. Ora a cinquant’anni, a quarant’anni, qualche volta anche a trent’anni sono sfiniti. "Mah! Go provà a cappellan da una parte, da l'altra... Oh! Per mi, ormai... cossa volì, impossibile!", e allora la colpa è delle strutture, la colpa è dei confratelli, la colpa è dei vescovi, la colpa è dei Papi; insomma si cerca di scaricare a destra e a sinistra la propria miseria, la propria incapacità di fare qualche cosa.
MO343,2 [24-01-1971]
2 Ora, vedi tu, per esempio, nel campo umano, nel campo umano; se uno ha un po' d'iniziativa, spirito, insomma un po’ di iniziativa, finisce per fare un'industria anche con le onge dei mussi, vero? È chiaro? E vi dico questo perché qua, su in fondo alla stradella Mora, c'era una volta all'inizio, prima che veniste voi, c'era nell'ultima casetta uno che andava al macello a prendere le unghie, poi le preparava e un altro veniva a prenderle per far bottoni: con le onge delle vacche, dei mussi e delle cavre, vero, i faseva bottoni con quela roba là. Sa, uno che ha un po' di spirito d'iniziativa prende il sangue delle bestie e lo adopera, prende i rifiuti e li adopera, insomma, insomma, sa organizzare, insomma anche con i rifiuti sa fare qualche cosa.Ora, un santo, un santo non si perde di coraggio. Il Cafasso, lo sapete, faceva bottoni perfino con quei condannati a morte, no? Non era il santo dei giustiziati? E San Vincenzo de' Paoli, vero, il santo delle galere, persino con i galeotti faceva bottoni, ma bottoni di quei belli, d'oro qualche volta, mejo de quei che facevano gli altri, no? Ora, Gesù Cristo, in fondo, no, alla fine della sua vita aveva due bottoni da preparare là, uno a destra e uno a sinistra, e uno el ga cavà un bel botton d'oro: il buon ladrone, vero?Perciò io penso, non... prima di buttar le mani, de dire: "Mah! Qui è inutile lavorare a Crotone, qui è inutile lavorare in Argentina, non se fa niente, son qua... i nostri confratelli sono stati qua dieci anni, non si riesce! Sì, sì, qualche cosa si fa, ma insomma, insomma". Ecco, io direi proprio: pensarci tanto prima; e credo che, guardate, una delle cose che bisognerà fare è anche considerare quello che forse tante volte noi non consideriamo.Supponiamo un particolare: voi dovete andare in cerca di pietre preziose e lavorate per un anno intero là nell'Amazzonia, in mezzo alle foreste, lavorate, lavorate. Dopo un anno trovate una pietra così, una robetta da niente, una robetta così che vale magari centocinquanta milioni, no? Va bene! Dopo lavorate altri cinque, sei mesi, insomma... A un dato momento salta fuori Tarcisio e dice: "Ma, qua lavoremo per niente! Xe sie... un anno e mezzo che lavoremo!". Salta fora allora don Giuseppe e dise: "Ma ghemo trovà una pietra...". "Beh, insomma, una cossa xela, cossa xela?". Insomma, meglio una che vale centocinquanta milioni che trovarne una al giorno che vale cento lire, mi par, no? Ecco, vi dico questo perché, con questo non intendo condannare nessuno perché guardate è una cosa umana che capiterà un po' a tutti.
MO343,3[24-01-1971]
3 Ricordo che nei primi tempi che sono andato a Crotone, che erano là i nostri fratelli, son venuti ad accompagnarmi all’aeroporto, e tutti, proprio tutti: "Beh, vedemo come che la va", i diseva. Erano scoraggiati... Erano lì da un anno e mezzo, due anni, un anno e mezzo, così... e: "Cossa... qua non se raccoglie niente... insomma, cosa, sa...? Mah, vedemo come che la va". Proprio scoraggiati, proprio, abbattuti un pochino. E mi son permesso di dire: "Ehi, amici, amici! Come fate dire che lavorate per niente?". Che proprio quella mattina lì era venuto a confessarsi un uomo, marito di quella donna che il giorno prima era venuta in sacrestia... C'era don Marcello che stava vestendosi per la Messa e io stavo svestendomi... e, vien dentro sta donna, e dice: "Padre Marcello, mi può confessare per favore? Sono quarantasette anni che non mi confesso". E lui l'ha confessata. E poi, al pomeriggio arriva: "Padre, sa, sono stata veramente contenta - dice - della mia confessione; ho parlato a mio marito e domani mattina vorrebbe venire anche lui... Potrebbe venire?". E alla mattina alle sette è venuto suo marito, che è professore e si è confessato anche lui. E alla sera: "Ah, qui lavoremo per niente!". Ma, amici miei, fossero... avessero lavorato anche un anno e mezzo solo per un'anima così, e dopo un altro anno e mezzo per pagare quello che si era fatto, mi pare che... Oh!Perciò direi se qualche volta, anche se lavoriamo un tre anni senza raccogliere niente, noi abbiamo fatto il sacrificio, abbiamo tirato via quell'ammasso di terra sopra e dopo verrà un altro, e tirerà lu via gli ultimi dieci centimetri e tira fora la perla preziosa, no? Ecco, ci vuol... mi par che par far questo ci vuole tanta fede, insomma, ecco. Cosa vi pare? Tanta fede, tanta fiducia che la missione che stiamo compiendo non è missione nostra, è missione di Dio, e che noi dobbiamo prestar le nostre braccia, le nostre gambe, il nostro cuore, la nostra intelligenza, tutti noi stessi e la nostra personalità a servizio di Dio.E allora, capite, torniamo a quello che ho detto l'altra volta: cercare la volontà di Dio, assicurarci che siamo sulla strada di Dio e non sulla strada nostra. Se ti viene un dubbio, sia il dubbio, vero, illuminato dalla preghiera, venga illuminato dal consiglio, si chieda consiglio a persone esperte, a persone di spirito; non andar in cerca dell'amico che ti dice: “Meio mollar tutto, prender la Catarinella e sposarse”. Cercare uno che ti possa dire, dinanzi a Dio, un uomo illuminato che ti dica: "Sì, va' avanti tranquillo e non sta aver paura!". Però...
MO343,4[24-01-1971]
4 Mi sembra il Signore voglia dai suoi uomini proprio il senso di fermezza, di costanza, insomma, ecco. Prova e riprova, vedrai che con l'aiuto di Dio... Intanto, premettiamo questo, che andasse tutto sbuso, va dritto, in quanto che imitiamo Gesù, vero, che ha offerto la sua vita e con il sangue ha redento il mondo. Perciò il sacrificio non va mai perso; c'è sempre... ogni goccia di sudore che noi versiamo ogni giorno viene messa nel calice di Dio. Ma anche sotto l'aspetto, direi, apostolico umano, per noi non c'è niente di umano, dev'essere tutto soprannaturale, pure mettendoci tutta la parte nostra umana, non state credere che vada perduto.Guardate, ricordo che i primi tempi dell'Istituto ho espresso questo mio pensiero un po' a don Giovanni Calabria e ho detto - perché, sa, era un po' umano, vedere che tu lavori, lavori e non cavi niente qualche volta, no? - e sono andato da don Giovanni e ho detto: "Don Giovanni, el senta. - go dito - Mi me pare qualche volta se lavora, con qualche toso se lavora per niente, si lavora per niente". E gli ho raccontato il caso di uno, di un ragazzo, che proprio ne combinava una per colore.Era, ve l'ho raccontato ancora, portate pazienza, era un ragazzo, era figlio di quella povera... di quella povera disgraziata che era assieme coll'orbo su per Monte Berico, non quella, l'orba qua, era ancora l'altro orbo, l'orbo de sti ani. Quel famoso orbo che sonava, vero, "Faccetta nera" quando che el vedeva i fascisti o "Giovinezza", e quando el vedeva i preti "Noi vogliamo Dio" o "Ave Maria di Lourdes". Perché la vecia: "Xe qua i seminaristi! Xe qua i fascisti!", e lu subito, quando che li vedeva vegnere su per i porteghi, intonava la canzone “ad hoc”, vero. Ora, questa donna aveva, “per aliam viam, aliam viam”, i figlioli, vero. E puoi immaginarti cosa era successo in casa, anche fra figlioli, fratelli: porcherie fra fratelli, eccetera. Pensate che questo ragazzo che io avevo raccolto è stato uno dei primi, non il primo proprio, è stato il primo interno per essere preciso... Quello famoso che quando gli ho tagliato i capelli, mia mamma con la cartolina ghe ga tirà via i peoci, con la cartolina, parava via con la cartolina da in cima alla testa. Va ben! Capì cosa che ghe gera, no?Pensate, pensate che questo ragazzo era un po' arrabbiato con la mamma perché, per fargli da mangiare andava nelle scoasse a tor su gli ossi, nelle scoasse dei siori, là, eccetera, e con sti ossi la faseva... e poi li lavava un pochetin, li faseva boiare e la faseva el brodo per darghe da magnare, fin che gera piccolo, eccetera. E lu el se ricordava tutte ste robe qua... E nol ghe le perdonava a so mama: tor su dalle scoasse, eccetera, così, così. Perciò c'era l'immoralità, tutte quante le conseguenze, le conseguenze interne, no, tutte le conseguenze interne, proprio dello spirito di un ragazzo che portava la parte di un'educazione oltre che del sangue, no? Perciò l'odio, eccetera, tutto c'era.Dunque, era uno di quei tali che bestemmiava come un turco, e avevo fatto fare un santino con tutte le crocette de: "Eccomi, o mio amato e buon Gesù", stampate sette volte su un fogliett, e ogni sera gli dicevo:
MO343,5[24-01-1971]
5 "Senti, tu fai tanti segni in rosso quante sono le bestemmie che hai detto", e lui veniva là con il foglietto a mostrarmelo la sera. E una sera è venuto là piangendo: "No, no, ne ho fatte troppe... non go mia avesto el coraggio de scarabocciar el Signore". Volevo anche el segno esterno, no? Perché... "Ma no farme su un segno!". "Senti, tu con la bestemmia hai fatto un segno contro Cristo, no? E adesso segnala là in modo che si veda quante volte l'hai fatto". El veniva con sti dieci, quindici, venti segni, e me mostrava. Ah! C'era tutta una reazione. Ora ricordo che, insomma, bisognava averlo mandato via centomila volte.Un giorno, che avevo dato a tutti un crocefisso perché erano tutti novizi, vero, allora va bene... un crocifissetto, consegnavo a tutti un crocefissetto, così, i primi tempi e un giorno si è arrabbiato con un suo compagno, non so. Mi pare ancora di vederlo sul posto, nella casetta piccola ghe gera la scaletta, dove c'è quel piccolo atrio lì, no, e era venuto fuori di chiesa, che era una cappellina, e fuori ha preso il crocefisso, l'ha sputato addosso, l'ha buttato per terra, l'ha pestato, ha cominciato a bestemmiare: “Tan, tan, tan, tan!”. Mettete lì sto poro prete giovane, che vede un ragazzo in quel modo là, che bestemmia come un turco, te vien voglia de ciaparlo, de metterlo in te na machineta da carne e fare luganeghe, no? Xe giusto, no?Ricordo che vado da don Giovanni Calabria a dire: "Senta, don Giovanni, me capita de quei tusi, qualchedun cossì...". Perché allora non ghe gera mia angeli come voialtri, vero; i gera solo che arcangeli, vero. "Cosa devo fare? Qua se lavora per niente, se lavora per niente". E don Giovanni me ga dito: "Senti, don Ottorino, varda, non sta scoraggiarte, non... Quando se lavora per el Signore non se lavora mai per niente, non se lavora mai per niente. Perché, per conto mio, ti sfòrzate... Se proprio non se poderà più, te i mandaré via, ma sfòrzate; non se lavora mai per niente. Perché o presto o tardi - el ga dito - quel seme che xe sta gettà in un'anima tornerà, tornerà. E anche se non te lo raccogli ti, non importa niente. Lo raccoglierà Nostro Signore, penserà el Signore: sarà un atto di amore di Dio in fin di vita, sarà in un momento di disperazione, ma el tornerà".Fatto sta che el toso non ghemo possudo più tenerlo... Me ga tocà mandarlo via a un dato momento perché el gera na disperazion, no, una disperazion. Un bel giorno me vedo, dopo otto, dieci anni che non lo vedevo più, me vedo vegner qua sto panzetela lì, me lo vedo vegner qua. El me dise:
MO343,6 [24-01-1971]
6 "Go da parlarghe". “Boh... boh...”. Vado in una stanza qua della Casa dell'Immacolata e el me dise: "Senta, don Ottorino: pensar che lazzaron che son, che gera e che son, salo. Ma el varda che mi - el ga dito - non posso miga desmentegare quelo che go impara qua. Son sta in marina - el ga dito - e qualche volta ghe gera la nave che faseva clac... clac... e me la vedevo brutta e allora nominavo "Sante Caietane, Sante Caietane", e dopo el ga dito, e dopo el gha dito: "A me ricordo quel che el me diseva sempre: che quando se ghi n'ha fatto qualche d'una de grossa, bisogna rivolgerse al Signore e dire: "Signore, son sta un lazzaron, perdonami, perdonami!", e allora diceva sta giaculatoria: "Signore, son sta un lazzaron, perdoname". Ecco, mi ghe go insegnà sta giaculatoria ai tusi a quei tempi là, no a voialtri: "Signor, son sta un lazzaron, perdonami". E el dise: "La go dita tante volte quela giaculatoria lì". Dopo el ga dito: "Son andà in Germania...". E insomma el ga dito: "Son vegnù qua da lu perché el me confessa, son vegnù qua da lu perché el me confessa". Ve digo la verità, quando che te vedi... E allora m'è venuto in mente tutte quelle che el gaveva combinà, tutte le volte che lo gavaria messo nella macchinetta dei salami, don Giovanni Calabria che: "Porta pasiensa che presto o tardi...". Quando mi go alzà la mano e detto: "Ego te absolvo", so za che dopo tre ore quello sarà sta in peccato n'altra volta, cioè in peccato mi diria materiale più che formale, perché cossa vuto xe una natura... Fussi mi in quelle condizioni lì, no?Dopo un po' de tempo, dopo un po' de tempo, vedo venir avanti una coppia de sposi: una ragazza vestita de bianco e lu: "Se ghemo sposà. - el ga dito - Go vossudo vegnere a mostrarghe la me signora". Te ricordito, don Girolamo, te ricordito? “Son vegnù a mostrarghe la me signora!”. Mi... saria sta a dire: "In bone man te si!", fra de mi nel mio cuore: "In bone man te si!". Però, intanto qualcosa è rimasto anche in quell'anima là.
MO343,7 [4-01-1971]
7 Ora, vedete, a un dato momento la nostra costanza, la nostra fermezza deve avere questa base, insomma: noi lavoriamo per il Signore, e anche se non raccogliamo oggi, se non raccoglieremo noi, raccoglieranno gli altri. Perciò tu sei mandato, supponiamo, là nel Gran Chaco, ipotesi, o se ti mandano in un altro posto, al Laghetto, per esempio, no, ecco là, magari don Giuseppe a Laghetto: e lavora, lavora, ma insomma è la peggiore parrocchia della città, non si raccoglie niente. Va ben, non avrai soddisfazione umana... ma non scoraggiarti, non scoraggiarti, perché di solito, guardate, le piante, quelle che si sviluppano in fretta, vanno giù anche in fretta, no, ma le nogare, certe piante, legno bon, ghe vol tempo che el cresca. El sambugaro el fa presto a crescere, no, certe piante... Ma dopo non te fe miga mobili de sambugaro, a meno che non te li fassi col buso, giusto? Ma le piante buone, legno buono insomma, i sta a crescere, i sta a crescere.Il Signore tante volte vuole proprio che se metta proprio queste radici dell'umiltà, della fede. Il sangue dei martiri è seme di altri cristiani, i me insegnava una volta, no? E allora, può essere un martire anche un sacerdote, un diacono che è messo in un posto dove difficilmente, vero... qualche volta finisce attaccare un pochino il suo lavoro.E poi, non soltanto avere fermezza per fare il lavoro dove ti mandano, per esempio, al Laghetto, ti mandano là, perciò non perderti di coraggio, ma anche nelle iniziative. Supponiamo, adesso c'è il lavoro dei cursillisti. Si parte; dopo cinque sei mesi, magari, si vede che tutti quelli che sono andati al cursillo... Cosa succede? Nessuno più viene, bisogna tirarli, insomma. E allora si conclude: "Eh, sì, il cursillo non è fatto per Vicenza, niente da fare, per Vicenza non è fatto". Amici miei, può darsi che la colpa sia nostra perché non ci abbiamo messo l'entusiasmo, non ci abbiamo messo la costanza, perché abbiamo... Pensavamo che, acceso un fuoco, bastasse lasciarlo là.
MO343,8 [24-01-1971]
8 Guardate le nostre buone donne... Voialtri no, non si mia dei tempi del supiarolo. Savio cosa xe el supiarolo? Ti, Giorgio, te lo se, no? Un toco de tubo de ferro, in fondo el gaveva du tocchi de ferro, tanto perché el se impiantava nella senare... se no el se impienava con la senare, no? E allora i posava sul fogolaro, ma non i se impiantava mia... e le donne: fff... suppiare el fogo. Ogni tanto: "Piccolo, daghe un colpo col suppiarolo", vero. El fogo, sta legna un pochettin... e per inviare el fogo bisognava dar colpi de supiarolo. Dario, te lo conosci ti? Dario: "El serviva daarma". "El serviva da arma...". Capio?Ora, un fuoco, un fuoco dev'essere preparato, alimentato e... e... el... a un dato momento el va avanti da solo. Noi vorremmo buttar un fiammifero... come adesso se gira un interruttore, te impissi un fuminante e el gas, e xe pronto el fogo. Amici miei, sì, la tecnica moderna va avanti così, ma guardate che il lavoro apostolico resta ancora al tempo del supiarolo, vero. E sì, bisogna che supiemo ancora, caro don Giuseppe, non ghe xe niente da fare. La parte umana... Noi vorremmo: strucca un botton... convertito un paese. Strucca un altro botton convertiti i... Strucca un botton, piove dal cielo cinquantamila vocazioni. Ma... ma... sì... sì, strucca un botton va su un ascensore, strucchi un altro parte una... Noialtri invece semo del tempo che bisogna doparare el manego per inviare un motore, vero; e el te dà anche el contraccolpo, e più di un meccanico gaveva... cioè de un autista gaveva el brasso scavessà perché el ghe dava el contraccolpo. Ora, nella vita spirituale semo ancora... non se cambia, vero. Anzi, vorrei dire se trova anca più difficile perché le anime sono sempre più lontane un pochino dagli interessi e dalle cose di Dio e sono preoccupate dalle cose del mondo, sono immerse in tante cose materiali, e noi dobbiamo portare queste anime allo spirito, a Dio.
MO343,9 [24-01-1971]
9Ora... vi dico: guardate, una volta i camionisti, quando non c'era il motorino di avviamento, dovevano all'inverno far fuoco sotto, dovevano girare, dovevano trascinare il camion con un altro camion, dovevano tribolare per mettere in moto il loro camion, e non si perdevano di coraggio, qualche volta dovevano partire alle sei della mattina e alle dieci erano ancora in giro per la strada del paese a inviare el camion, ma non si perdevano di coraggio, poi il camion partiva. Vinicio, xe la verità o non xe la verità? Quante volte xe capità ste robe! Forse anche qua qualche volta, no?Beh, ora amici, dovete pensare che come quell'uomo non si perde di coraggio e dice: "El ga da partire. Nol ga difetti, la benzina arriva, la corrente arriva... el ga da partire", così anche noi dobbiamo essere uomini che non si perdono di coraggio nelle iniziative apostoliche. Sia nel posto dove il Signore ci mette: se troviamo delle serie difficoltà bisogna parlare, bisogna avvisare, bisogna dire; ma anche nelle iniziative che abbiamo fatte noi, che abbiamo... cioè con l'aiuto di Dio, che siamo stati ispirati a compiere questo, a compiere quello; ma non perdersi di coraggio.Ora, noi troviamo una difficoltà, supponiamo, attenti! Io sto facendo una cosa, per esempio una strada provinciale da qua a Toni. Va ben! A un dato momento quando che arrivo a Gabriele, Gabriele dise: "Ma mi sta strada provinciale non la vedaria mia, qua e là, eccetera, eccetera". Io cerco di dimostrare a Gabriele che secondo me è giusto fare la strada provinciale. Vado avanti un pochino e trovo là Franco e dise anca lu: "Ah, mi la strada provinciale non la faria mia". Ora, queste cose qua... io cercherò di dimostrare, ma poi andrò, vero, dai tecnici delle strade e... a don Giorgio, eccetera, e digo: "Ciò, don Giorgio, senti, varda: mi go fatto, go incomincià quela strada, me son consiglià per farla con don Girolamo, con Ugo, con un altro così. Mi me pare che vada ben sta strada qua. Ti che te si un po' fora, secondo ti?". “Eh no, - el dise - me par giusto". Dopo vado da un altro ancora, vado là da Fernando: "Ti che te si orbo... Se te ghe vedi ti che te si orbo, vol dire...", giusto no? "Dime un po'...". "Eh, no, scusa, eh... Se non ghe se quela strada lì, toca fare tutti sti giri qua". Vado da un altro che secondo mi non xe favorevole a mi, che de solito se el pole dirme contro el me lo dise volentieri, e l'è, mettemo, don Matteo. E allora don Matteo: "Sì, sì, no, don Ottorino, el sa, ghe lo digo mi... El sa che de solito mi non son miga massa favorevole ai so piani, ma... Però in sto caso qua". Ah, ben, torno sui miei passi, lasso pure che Franco diga: "Mi non la faria, perché...". Beh, beh, senti... Ve bevare un goto in ostaria e mi vo vanti per la me strada, no? Capito? Ora non xe da dire... disprezzare, no, disprezzare le osservazioni che vengono fatte sul cammino, accettarle da buoni fratelli, cercare di dimostrare... Ma queste osservazioni devono farci riflettere, devono farci ripensare, devono spingerci a domandar consiglio, non a litigare con loro per far vedere che abbiamo ragione. È chiaro? Ma non ci devono far perdere, - è qui che vorrei... che mettessimo dentro un chiodo - non ci devono far perdere l'entusiasmo del nostro lavoro. È chiaro? L'entusiasmo del nostro lavoro, che non è entusiasmo esterno perché esternamente non interessa niente, non è una soddisfazione sensibile... È l'entusiasmo di fare la volontà di Dio. Distinguiamo bene queste due cose qui quando dico entusiasmo del nostro lavoro...
MO343,10 [24-01-1971]
10 Supponiamo, a uno piace una certa musica; supponiamo, c'è Tarcisio, a te piace la musica, no, ti piace la musica... ringrazia il Signore. A un dato momento hai da mettere su una Messa. Secondo te non piace quella data Messa, quel tipo di Messa. Però tu devi, se quando che hai deciso avete deciso insieme, tu devi metterci l'entusiasmo nel tuo lavoro, nell'insegnarla, in modo che gli altri neanche devono accorgersi se ti piace o non ti piace. È chiaro? Questo entusiasmo ci vuole, che prescinde che mi piaccia o non mi piaccia. Ho scelto di fare questa strada, perché secondo me pare che vada bene così. L'ho messa alla luce un pochino degli amici, eccetera, s'è stabilito di far questa. Perciò io devo avere l'entusiasmo di questa strada perché non è più io che la voglio, è una cosa che mi è comandata dal Signore.Vi ricordate che io vi ho accennato quella del capitano, del sergente, no? Ve l'ho accennata, no? Non ve l'ho mica accennata? Soltanto quelli su a Bosco? Beh, ve la conto un'altra volta allora.Supponiamo, supponiamo che vi trovate, se gavessimo trovà in caserma a fare i militari e c'è, vero, Raffaele sergente... Un gruppetto di soldati che ha tutta la squadra là sotto de lu, vero: Giorgio, Adriano e compagni. In caserma - fate conto che sia questa la caserma - ci sono ventiquattro cannoni e questi ventiquattro cannoni sono stati messi là davanti alla legatoria, davanti al magazzino, eccetera. Un bel giorno Raffaele guardando, il sergente Raffaele, guardando dice: "Ma sti cannoni messi qua me pare che, insomma, i sta male, perché co i vien dentro con i camion i intriga, eccetera, eccetera". E allora el dixe: "Quanto meio i staria là, sotto le piante, messi là in fila davanti alle piante, non i intrigaria a nessuno, i xe beli lo stesso...". E allora el prende el capitano; il capitano è il nostro caro don Girolamo: "Signor capitano...". "Dica, sergente...". "Guardi, ci ho pensato un po'... i cannoni... sa, lei vede che quando vengono in legatoria, eccetera, impediscono; fosse mica il caso di metterli là". "Sì, sergente, proprio hai ragione! Molto bene! Bella idea, non pensavo fossi così intelligente, vero. Va ben!". "Allora, senta, signor capitano, se lei non ha niente in contrario, oggi il mio gruppo, della squadra di Giorgio, eccetera, potremmo metterli tutti quanti a posto".
MO343,11 [24-01-1971]
11 "Senz'altro, guardate, senz'altro oggi passali di là". Comincia fare il lavoro il nostro caro sergente e, verso mezzogiorno arriva il colonnello don Guido, il colonnello, no? "Sergente, cosa fai?". "Sto facendo...". "Ma chi te l'ha detto?”. “Il capitano!". Tu dici che sei stato tu o dici che xe sta il capitano? Tu hai ricevuto l’ordine dal capitano... Perché, tu l’hai proposto, il capitano ha acconsentito: “Sì, va bene!”. L’ordine è suo, che el se rangia lu col colonnello... È chiaro? E se tu alla sera non li trasporti i cannoni, viene il capitano e dice: "Sergente, dovevi trasportare i cannoni". "Ma...". "Perché? Non ti ho detto di trasportarli?". Ti rimprovera se non li trasporti. "Ma son stato io a proporlo". Non importa niente. Tu l’hai proposto, lui ha accettato, l'ordine l'hai ricevuto... tu devi farlo come non fosse partito da te.Vedete, amici miei, quando, per esempio, io mi propongo: “Beh, è il caso di fare una certa cosa”. Prendiamo il caso del cinema, adesso, il caso cinema. Io l'ho pensato... è chiaro, è partito da noi, qua; ci ho pensato, ripensato, l'ho proposto al capitano. Adesso non è più mia l'iniziativa. Io devo condurla in fondo finché il colonnello non dà ordine al capitano e il capitano non dice: "Basta!". E allora disfo tutto e butto tutto xo per l'Asteghelo...Le iniziative anche apostoliche, tutte le varie iniziative vostre, che farete, anche se partono da voi, dovete sottoporle per forza al vostro padre spirituale, sottoporle ad altre persone, eccetera, in modo da essere sicuri che non siano vostre, insomma, che diventino di Dio. Quando poi le cominciate, dovete metterci tutto l'entusiasmo anche se non l'avete l'entusiasmo, come un ordine...Ecco, qui il pericolo è qui: che quando l'ordine vien dato direttamente dal capitano senza iniziativa vostra, si vada in fondo, quando invece... e si superano le difficoltà; quando invece è partita da noi, alle prime difficoltà, siccome non le prevedevamo o qualcosa del genere, tutte, ci si scoraggia: "Ben, ben, va là", lassa impiantà tutto. E invece no! E invece no!
MO343,12 [24-01-1971]
12 Anche, supponiamo, ipotesi, no, un sacerdote che si trovi in cura d'anime, che ha trecento anime o cinquecento o un migliaio, si mette davanti al Signore, fa un po' dei suoi propositi e dice: "Guarda, io farò così: voglio andare a visitare gli ammalati una volta la settimana". Pensa, fa i suoi bei propositi: "Varda, faccio questo programma apostolico", e dopo va per una settimana, due, ma dopo capisce che si sta mejo all'osteria a bevere un goto o zugare una partita de carte, una cosa, l'altra... e non va. Per conto mio ha disubbidito a Dio. È chiaro? Sbaglio, don Giuseppe? Ha disubbidito a Dio. Perché, scusa, tu il programma lo avevi fatto dinanzi al Signore, hai capito che sarebbe bene gli ammalati, quelli ammalati che sono i più ammalati, no, ogni settimana portare una parola, parola di Dio. Adesso tu l'hai stabilito di fronte al Signore, avrai domandato caso mai al tuo padre spirituale, a qualche sacerdote che hai vicino, così... Va ben! Hai deciso.Quella decisione non è più tua; a un dato momento devi essere deciso, andar fino in fondo.Altrimenti ti trovi come uno che ha, impianta una fabbrica, comincia a fare prima i stuzzicadenti e dopo, quando è arrivato ai primi stuzzicadenti, gli hanno scritto in giro che gli stuzzicadenti se scavezza; e allora cambia e allora fa carriole; dopo i ghe scrive da una parte e l'altra che le carriole ga le rode che le va un pochetin de qua e de là, e allora basta e allora fa supiaroli... Insomma! Allora te ghe quella fabbrica che ga un muccio de stampi de tutto il genere de sto mondo e non conclude mai niente, no? Ti dicono che gli stuzzicadenti se rompe? Va ben, tui il legno più grosso. Non i va? Tui tocchi de ferro. Ma ga da vegner fora stuzzicadenti.Ecco, vorrei, guardate, scusate, non so se sono riuscito, dovevo soltanto dire una parola prima di partire, ma son cascato ancora qui. Vi, proprio vi supplicherei, cercate di essere uomini, insomma, ecco, uomini che quando hanno preso in mano un dovere lo portano fino in fondo, quando che hanno una iniziativa la portano fino in fondo. Guardate... Chiudi un istante...
MO343,13 [24-01-1971]
13 La Chiesa di Dio ha bisogno di questi uomini, questi uomini ci vogliono anche nel mondo, nella politica, ci vogliono nel campo dell'industria, ci vogliono nel campo commerciale, ma in modo particolare nel campo, vero, dell'apostolato. Uomini donati interamente, che non si scoraggiano, che vanno avanti fiduciosi di avere il Signore con loro, che sanno come Piero: "In nomine tuo laxabo retem". Ogni azione dicono: "Io... Signore, lo so, ho pescato tutta stanotte, non ho preso niente, ma se tu mi fai capire che è tua volontà che io riprenda di nuovo, che cominci di nuovo, - come il Santo Curato d'Ars che qualche volta l'è scappà via, ma dopo l'è tornà indrio - Signore, “in nomine tuo laxabo retem”.Questi uomini son quelli che, impiantà uno per città, dopo un momento vien fora un sgravasso de santi. Ricòrdatelo, Franco, basta uno, bastaria uno per città di questi uomini; dopo diese, quindese anni questi uomini non possono lasciar indifferenti; qualcosa capita, qualcosa capita. Ma devono essere uomini stile quel altro famoso. Savì, no? Peocioso, peocioso, peocioso... Ricordè, no, la storia de quella femena che ghe diseva peocioso a so mario... E allora so mario: "Te tasi, te tasi", e la ga messa dentro nel pozzo, e ela continua: "Peocioso". Mola xo l'acqua: quando la xe andà so, soto, la femena la comincià così... per dirghe... la ghe ga dito peocioso così. Ecco, nel campo spirituale io vi raccomando: anche quando dovessero metterve dentro l'acqua, con la testa sotto l'acqua, continuate ancora a far così anche voialtri.