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L’APOSTOLO DEVE AVERE FEDE VIVA E CAPACITÀ DI FARE COMUNIONE

MO46 [27-12-1965]

27 dicembre 1965 Meditazione ai religiosi durante le vacanze natalizie ad Asiago.

MO46,1 [27-12-1965]

1.Don Ottorino legge dapprima una lettera di don Ugo Caldini da Crotone e poi racconta un sogno fatto la vigilia di Natale durante il quale suo padre gli raccomanda maggior fede e carità
Portate pazienza, poi pregate il Signore che vi mandi il sole, e se non viene il sole accettate quello che il Signore vi manda. La lettera, vi leggo prima la lettera che non serve proprio da meditazione, ma insomma qualche pensiero si può ricavare anche da qui, poi il tema lo tiriamo fuori subito. La lettera é del nostro caro don Ugo, don Ugo é a Crotone, tanto per incominciare a orientarsi un pochino. "Reverendo don Ottorino, la circostanza del Santo Natale ci fa sentire tanto vicini a dispetto di tanti chilometri che stanno tra noi. E' tanto difficile scrivere in questi giorni molto agitati, a dire il vero, tanto che gli altri hanno pregato me di farmi interprete dei sentimenti di tutta la Comunità di Crotone, nel porgere gli auguri di ogni bene a lei e a tutta la nostra Famiglia di Vicenza. Gli assistenti sono sotto pressione a tutte le ore, tanto che alla sera scappano a letto appena possono. Le cose procedono bene in questa grossa famiglia, e c'è aria di allegria con la nostra nuova compagnia che abbiamo - ghe xé el signor Giovanni Pinton -. Pel momento la vita di comunità é andata a farsi benedire; intanto, non tanto ormai comune... cose impossibili... dunque, intendo non tanto - beh, ghe se 'na parola ca no capisso -, cose impossibili a pensarci, e neppure la possibilità di stare insieme un poco ogni tanto. Non si ha più tempo neppure di mettersi a discutere tutto il lavoro da farsi in questi giorni. Dico questo per un motivo molto semplice: dicono che quando viene a mancare qualche cosa ci si accorge di quanto valesse! - dicono che quando viene a mancare qualche cosa ci si accorge di quanto valesse -. Ma per me qui é successo anche meglio, perché tra noi giovani ci siamo accorti che le discussioni sulle idee sono impossibili. Abbiamo tutti le stesse idee, l'identico indirizzo e in questo mettiamo anche don Bruno, che sa apprezzare e accettare tutto quel mondo che appartiene alla nostra formazione spirituale. Forse con questo la nostra piccola Comunità rischia di farle un regalo più prezioso che gli scambi commerciali di Cirò e dintorni. E quando il terremoto finirà torneremo a dare un corpo a quest'anima di Comunità che per grazia di Dio a me pare assai salda. Intanto si lavora febbrilmente, chi con le braccia, chi con la testa, tutti con l'anima. Fra poco, con la chiesa a Fondo Gesù ci sarà una divisione di lavoro che porterà a un contatto sempre maggiore direttamente con le famiglie, finora poco possibile per ovvie ragioni. Quanto a me, sento di aver... ali ancora poco solide per lanciarmi in un ambiente che ha aspetti difficili, e sentirei tanto volentieri una guida che almeno mi dia il coraggio di sbagliare. Non che non senta le mie responsabilità, ma il lavoro é tanto e io temo la minaccia della dispersione che qui non é impossibile, tutt'altro! Ma poi sono le esigenze stesse dell'ambiente che portano da un passo a un altro, sempre più in fretta. E ora, chiedendole scusa per le mie chiacchiere, mi permetto di farmi portavoce di tutti gli auguri - dunque farmi portavoce dei miei auguri a tutti -, cominciando da don Aldo, dagli assistenti dell'Istituto fino alle ultime leve. Non posso far... - dunque, perché non mi... non... oh Signore... ah, nomi, sì - non posso fare nomi perché non mi si accusi di aver dei ricordi speciali per don Gianni, don Mario, Vinicio... che so io, altri, ai quali pel passato ho scritto soltanto per affari. I migliori auguri a lei da parte di tutti noi indistintamente, anche se qui vedrà una sola firma, perché non voglio far perdere più neppure mezza giornata a questa scar... questa... – beh, insomma... lettera, insomma metilo voialtri - Che il Signore, tanto buono con noi tutti, le mandi un po' di pace e di tregua finanziaria; ma specialmente - é qui dove volevo arrivare - ma specialmente le dia forza e grazia di battere sodo sulla formazione di cuori e di teste che dovranno sconvolgere il mondo – soprattutto le dia grazia di battere sodo sulla formazione di cuori e di teste che dovranno sconvolgere il mondo -. A mezzanotte spero saremo uniti nella preghiera, il 25 dicembre. La mia Messa arriverà di certo a Vicenza senza svegliare chi dorme. Che il Signore ci tenga sempre più uniti in quel vincolo di carità che a me insegnò tanto e che a voi fece portare tanta pazienza. Mandi quaggiù le sue preghiere e le sue benedizioni, mentre noi tutti le rinnoviamo gli auguri di tutti i beni. Per tutti, suo don Ugo".

MO46,2 [27-12-1965]

2.Se non sbaglio, da questa lettera appare chiaramente come, domani nella vita missionaria, in qualunque posto ci si possa trovare, quello che vale é che ci sia sotto un denominatore comune. E' vero?
Voi capite che adesso ci si alza quando suona il campanello, si va in chiesa insieme, ci si trova qui; abbastanza facile, abbastanza facile trovarsi insieme, alimentarsi insieme. A un dato momento quando semo nella vita apostolica, o nel Mato Grosso, o nel Mato Piccolo, o nel Guatemala, o a Monterotondo, o a Crotone, o dove el Signore vorrà, é chiaro che ognuno ha la sua missione, la sua mansione! Guardate, per esempio nel nostro piccolo, per esempio, vedete don Guido va all'esternato: quand'è che ci troviamo insieme? Lui va per di là, io vo per di qua, un altro per un'altra parte... ci si trova forse a mangiare; a mezzogiorno neanche quello perché la gente va a mangiare di là. Domani, nella vita apostolica ci si potrà ritrovare a momenti, ad istanti. Ora ci vuole qualche cosa d'altro che unisca, che fonda perché non possiamo pretendere, domani, di tenerci su perché stiamo delle ore in compagnia. E' una cosa meravigliosa, ci terremo su perché staremo insieme, perché mangeremo insieme, staremo li; ma ricordatevi che alla base ci dev'essere qualche cosa d'altro.

MO46,3 [27-12-1965]

3.Ed é appunto qui la meditazione di questa mattina. Premetto - e vi prego di non ridermi in faccia, perché é facile ridere in faccia ai vecchi, e quando sarete vecchi voi, vi capiterà altrettanto ... premetto che non ci credo ai sogni, non ci credo ai sogni. Premetto che non dovete credere ai sogni perché senò diventate superstiziosi; però, d'altronde, se si fa un sogno che possa essere utile a contarlo, quando si fa si può raccontarlo, no?, vero Mario? Per esempio, il sogno che Mario é stato fatto cavaliere, e va ben, ghe lo conto par ridere un pochettin, ecc.
Su là, la notte di Natale ho raccontato un sogno che mi é capitato proprio la vigilia di Natale, e vorrei proprio farlo oggetto di una breve meditazione. Portino pazienza coloro che l'hanno sentito, ma siccome ci ho ripensato parecchie volte anch'io, e ci ripenserò ancora, penso che valga, valga la pena di risentirlo un pochino; e soprattutto per farne oggetto un po' di meditazione questa mattina, ed eventualmente di discussione in altro momento. Sogno - cosa molto semplice, sono andato a letto a dormire perché avevo sonno, é chiaro? - e mi son trovato, nel sonno, mi son trovato in cortile nostro; nel cortile nostro c'erano alcuni ragazzi che giocavano, che si muovevano e a un dato momento ho trovato, ho visto il mio povero papà, che era morto, e, visto mio povero papà mi avvicino: "Papà, sei qui, sei venuto a trovarmi?" Sì, - mi dice - mi ha mandato qua il Signore, perché ho alcune cose da dirti a nome del Signore". Adesso i particolari delle parole lasciate là, perché adesso vi dico la sostanza, perché é stata una cosa molto lunga. Difatti, sono stato a letto più di un'ora, no, Franco? E dice: "Ho qualcosa da dirti". Dunque, prima cosa é questa, dice: cinque cose mi ha detto, due posso dirvele, tre non le dirò mai; anche se... metafisica e matematica che il sogno é una realtà, tutto quello specialmente vero che... chiaro? Perciò non state neanche a tentarmi, neanche stuzzicarmi perché c'è il maestro dei Novizi che continua a farmi i sorrisetti... el gà tentà parsin, vero, che el volea farme bere un goto de vin prima de andare in letto: no, gò dito!, stasera no se beve più, gò dito... el sperava "in vino veritas". Un momento... noté, noté...

MO46,4 [27-12-1965]

4.Prima cosa el ga dito: "Varda, una cosa che bisogna incrementare, - vardé che lu el me ga parlà in dialetto e mi ve lo digo in dialetto... el ga dito - varda una cosa - el ga dito - che el Signo re vorìa de più, no che nol sia contento, no che nol sia contento, ma che el vorìa de più, molto de più da voialtri". Vardé che el me ga ciapà dentro anca mi, nol me ga mia ciamà fora, oh, da voialtri; el me ga fatto la predichetta anca a mi come papà. Xe la fede, una fede più grande, vardé che el voria, el Signore voria una fede più grande, voria molta più fede: fede nell'esistenza e presenza di Dio, ma specialmente fede nella Messa e nell'Eucarestia. Capire, cioè, cercare di comprendere che lì nella Messa, ghe xé el Cristo e nell'Eucarestia del tabernacolo.
Seconda cosa, la digo dopo la seconda cosa, no?, se fermemo su questa prima, se fermemo su questa... No, fermemose un pochin su questa... femo meditazion, no?, dopo passemo alla seconda cosa. Dopo l'è 'ndà, parché lu el me le gà dite tutte xinque, no?, e dopo... Ad ogni modo senti - el ga dito – mi me fermo qua fin ai primi de marzo resto qua nell'Istituto, stao qua con voialtri fin ai primi de marzo, e se rivedremo ancora", el ga dito. Allora, savendo che el gera... insieme, el parlava ecc., ho chiesto, el se ga fermà lu a parlare con qualche toso li a parlare insieme, e mi vedendo questo, go dito: "Permesso un momento", e son 'ndà su un'altro posto e dopo un tochetelo son tornà li, e semo restà soli. "Senti, papà – go dito - varda, te me ghe fatto... riguardo alla fede e alle altre cose, no te podarissi mia spiegarme un po' meglio, ca podesse capire cosa el Signore vole un pochino da noialtri, da mi e dai fioi qua?". "Ecco, el ga dito, e el ga tirà fora una specie de portafoglio, el me ga mostrà delle carte, e el ga dito: ecco vidito - e el me ga mostrà una fotografia – voialtri gavì tutti un po' de pratica de fotografia, no?, quando se stampa una carta fotografica nella stampa, te la metti dentro nell'acido e da principio te la vedi bianca; pian, pian, dopo comincia apparire la figura". Bene, el me ga mostrà una specie de cartolina, dove che ghe gera la figura del Cristo, Gesù crocifisso, no?, ma solo un pochino verso i piedi, sù un pochettin più in sù, gera abbastanza a fuoco, gera vignù fora xà: l'altra stava venendo fuori... Voialtri bisogna ca vedì... ve ricordé... se vede appena appena che comincia a svilupparse, gavì pratica, no?, se vede appena in embrione la figura, se vede che sta per apparire la figura, che sta per essere sviluppata la figura ma non se vede ancora la figura. "Uno che conosce el Cristo sa che l'é el crocifisso, sa... si qua ghe xe el crocifisso, no?, uno che sa che fotografia che te ghe fatto sa... la xé ancora li, la se ancora li sfuocata anca se la xé abbastanza fuori. Ecco, vedito la fede vostra", nol ga dito dei tusi, eh, vostra, la xe così. Eccola qua, la xe tanto in confronto di quella di... mondo e... lassemo stare le parole che el ga dito in mezzo; la xe tanto parché sappi che la maggioranza degli uomini gà una fede, che... el me gà mostrà delle cartoline dove che no se vedea gnente del Cristo. Anzi, se veda qualcosa de peso, el me ga mostrà delle robe da ciapar paura! Questa se la fede che ghe xe in giro nel mondo ancò: eccola qua!, el me ga mostrà 'na serie de cartoline, capìo... de cartoline! "Per oggi voialtri si sulla strada buona, però attenti, vardé che no se sufficiente la fede ca gavì nell'Eucarestia e nella Messa, e nell'Eucarestia: bisogna ca lo sentì presente Gesù. Mi ve digo ancora de più - el ga dito - el Signore vuole, Cristo da voialtri, dalla nostra Famiglia, qua; non soltanto che la fotografia divenga a fuoco perfetto e si presenti benissimo, ma che la fotografia si muova, el ga dito 'ste parole precise. Vidito, el ga dito, ga da vigner fora perfetta la fotografia del Cristo - dise - e deve muoversi, muoversi, deve essere vivo, deve essere vivo! E... go dito, ma che forma de Dio - go dito, xela sta roba? Ga da essere talmente immedesimati, gli individui, della presenza di Lui che a un dato momento i diventa luri, proprio così". Ve digo, la xe sta 'na roba messa a cartoline, san Paolo a cartoline...

MO46,5 [27-12-1965]

5.Vardé che me ga fatto impression a mi, 'sta roba qua! Ve go dito, accennà un pensiereto li, adesso, sulla Notte di Natale, go tirà fora un pensiereto, ma el ga talmente insistio sulla necessità non soltanto che sia una cartolina... sì, sulla strada, infatti nol ga mia dito che el sia sta un spigasso, l'é soltanto da sviluppare, chiaro? L'é da sviluppare, ghe xe una parte che se xa a fuoco abbastanza bene, e questa parte sé alcuni, questa parte xe alcuni; altri sta' par essere sviluppati.
Però, amici miei, mettemo che el sia pure un sogno, no demoghe nessun valore ai sogni, però vardé, quello ca ve prego, no ste' credare ca lo gabbia inventà, parché su quello... su tutti i particolari posso giurarve che la se cussì, che xe così el sogno, insomma, xe chiaro che se cussì el sogno. Però, vardé che mi el me ga fatto pensare sul serio, mi personalmente, parché effettivamente ghe credemo all'Eucarestia; si certo ghe credemo, ghe volemo ben a Gesù, ghe credemo alla presenza nel tabernacolo, ghe credemo durante la Messa. Ma mi 'ste do Messe, 'ste do-tre Messe ca go dito qua alla mattina, visto, son 'ndà pian anca stamattina... mi me fa tremare... digo la verità, staria li do-tre ore col Signore in man... l'è Dio, l'è Dio mia scherzi. E d'altra parte me domando mi come se podaria esser preti doman, essere assistenti domani, esser diaconi domani e portar "Corpus Christi"... bla-bla-bla... diventar 'na roba, diventar 'na roba matematica! No se pol mia, fioi, vardé che la xé 'na Persona viva quella che gò in mano mi. Ti diacono te ghe in mano il Cristo, te disi "Corpus Christi", no te disi mia: l'osso de Cristo! L'è Cristo vivo, reale quello che domani te giudicherà, quello che per tutta l'Eternità sarà la tua gloria e la tua gioia, e te lo ghe in mano li, te lo ghe in mano ti! Ti prete "Hoc est enim"... te lo ghe fatto venire nelle tue mani; te si come la Madonna che lo porta nelle mani, come san Giuseppe.

MO46,6 [27-12-1965]

6.Ghe credemo a 'ste robe qua, fioi? Vardé che el Signore ne ga radunati qua dentro, in questa casa ne ga radunà insieme perché un domani 'ndemo nel mondo a insegnare 'ste cose qua. Capì, cari fioi, che se no le vivemo, ma no le vivemo intimamente, proprio spiritualmente 'ste cose qua, cosa ghe insegnemo agli altri? 'Ndemo a insegnarghe un poche de robete tacà su la, un poche de... Ma el Signore el xé stufo de un cristianesimo organizzà soltanto. Scusé la brutta parola, de un cristianesimo giuridico, é chiaro?, di un cristianesimo solo liturgico, solo liturgico! E ghe vole la parte de musica, la parte... la parte liturgica, la parte giuridica; ma ricordeve, quello che vole el Signore l'é un cristianesimo vivo, e quello che domanda a noialtri, specialmente a noialtri portatori di luce, xé luce e vita!
Mi no so come dirvele 'ste robe tusi, mi no savaria come fare, come dirvele, ma vardé che xé impressionante. Mi, mi, mi sento veramente dal Cielo un richiamo "ad meliora, ad meliora". Il Signore in questo Natale, ci richiama: "Pì in sù, pì in sù, pì in sù; forza, forza tusi, su ancora!". Bisogna adorare di più. Il Domenico Savio che resta in estasi davanti al tabernacolo, che si innalza davanti al tabernacolo. Niente smorfie, niente senti mentalismi per carità, ma una fede, fede di quella, proprio... su, su, su, su, su, questo domanda il Signore! A casa, a casa riva qua el cavalier Barban, bisogna farghe, star li, starghe drio; capita qua mons. Zinato, el se ferma qua, bisogna farghe... Abbiamo Dio in casa nostra, fioi, abbiamo Dio in casa nostra! Bisogna abbassare quei muri, capìo?, bisogna sbassare quei muri. Cosa xela la Terra Santa in confronto de una casa dove abita Dio? Andemo in Terra Santa... nella grotta dove xe apparso l'angelo alla Madonna: bellissima cosa, bellissima cosa! Tante cose nel sepolcro, dove Cristo é stato messo ed é risorto: bellissima cosa. Nel Getsemani, dove ha sofferto e ha patito: bellissima cosa. A Betlemme dov'è nato, ma... e l'altare dove ogni giorno scende? dove nasce, si offre e muore ogni giorno? Dov'è nel Tabernacolo, dov'è la, dove non c'è.. invece passa 'sta gente... vede... tocca... tochemo, tochemo! Parché qua... Gesù... varda, metemo la corona... proprio sopra, proprio sopra dove, sa... questa corona l'é sta messa proprio a Betlemme, la dentro, proprio la dentro... Sopra l'altare...

MO46,7 [27-12-1965]

7.Mi no son bon parlare, no so cosa dire, ma ve digo bisogna crederci! Cosa disito don Guido? Sa, mi ca credéa ca fussimo xà, che el Signore me mandasse dire: "...dighe che, varda che i prega massa quei tusi, che i vegna xo un pochettin, i ghe crede massa, eh!". El vignesse qua a richiamarme un pochettin all'ordine, parché a domando massa, capissito Zeno?, e invesse el vien dirme che, che xé tutto ancora... no tutto, semo già... semo drio ciapare 'na scianta de forma... Bepi caro, a saria pocheto, no? Scoraggiarse? No, anzi, se sa, sa ghemo Lu con noialtri! Se el ne manda a dir calcossa, vol dire che... supponemo che sia vero el sogno, no? Se el ne manda a dir calcossa, vol dir che el ga ancora speranza, no, ca podemo fare! Ora, ecco in questo caso qua, vedìo, mi ve pregaria: Non aspetté ordini dall'alto, anca parché qua alto non ghe n'è che uno, el Signore. Capì che dinnanzi a 'ste robe qua a se sentimo tanto fradei, tanto fradei che non ghe se superiori, ne generali, ne particolari; el Superiore xé uno solo: Dio, cari e chi più in alto xé, pì el se 'sconde parché no se veda le marachele che el fa, no ve par mia? Qua se sentemo tutti fradeleti, ma proprio piccoli, piccoli, piccoli, ah, in mano dello stesso Dio. E se, sa, volì ciapare el me posto, par carità, par piasere ciapelo; sa volì andare a sognarve voialtri vostra nonna, sogneve pure... Magari, stasera vò in letto, e a le ciapo parché no ve go dito pulito quel che gaveo da dirve! E me dao quattro in condotta...
Cari tusi, quello che mi ve diria, feme 'na carità: iutémose insieme, iutémose insieme, qua proprio... vardé, adesso lassé stare i sogni, ma questa xé 'na realtà, capì anca voialtri che xé necessaria, no? Questo sentire la fede, questo vivere la fede, questo vivere del Cristo, vivere dell'Eucarestia; questo, un domani, sentire che gavì 'na Chiesa nel vostro paese, no sì soli, non si soli.

MO46,8 [27-12-1965]

8.Quando ca semo 'ndà in montagna la, al Fiara el vicario generale de Padova, no, che el te dise: "Volì avere el Santissimo? No xé mia istesso averlo o non averlo! No xé mia istesso averlo o non averlo!". Nol ve ga dito così? Conservarlo, averlo durante el giorno, no?, no xé mia istesso averlo o non averlo durante el giorno. "Sentire" che no xé miga istesso, sentire che andemo in cima a una montagna, e Lu l'é la: "Ciao Gesù! Ciao Gesù". Ah, se tratta de amore.
Vedio tusi, qualche volta, forse par paura del sentimento se ghemo, se ghemo... abbandonà un pochettin massa l'amore, l'affetto che dovemo a Nostro Signore Gesù! Ora se non semo prostrati a terra con la preghiera dell'angelo, però qualcosa bisogna fare, qualcosa bisogna fare individualmente, qualcosa bisogna fare collettivamente. Perciò, vardé i Piccoli Fratelli di Gesù, ogni sera stanchi dopo aver lavorà una giornata, i se mette davanti al Santissimo e i fa un'ora de adorasion, e i prega; e una volta alla settimana una notte intera davanti al Tabernacolo la, ad adorare, ogni sera. Mi me son domandà... come fai poareti ogni giorno, stufi, magari i fà i facchini o qualcosa del genere, bisogna che i se prepara da magnare, i fa tutto luri, me pare, no Vittorio, i fa tutto quanto luri?... E come ricreazione un'ora de adorazione davanti al Santissimo! 'Na partia de carte? Eccola là la partia de carte che i fa lori! Fioi, e noialtri? Forse qualcuno stufo, forse parché ghemo questo, forse... me metto anca mi, savio, tutti compagni, tutti compagni! Savìo cosa? ghe volemo poco ben al Signore! Mi diria, ecco vardé su questo tema qua, intavolemo discussioni, intanto mi ve lasso... anca par un bilancio, andando in giro qua e la camminando... parché fra voialtri, vidì cosa che se podaria fare. Suggerime qualche cosa, vedemo insieme cosa che el Signore vole da noialtri, cosa se pol anche fare 'sti giorni qua, magari un'ora di adorazione, qualcosa; vedemo insieme, vedemo insieme, cerchemo un pochettin cosa Dio vuole, e vedemo de darghe al Signore - cosa ve pare - qualche cosa di più. Possiamo passare al secondo tema, o se fermemo qui?... Come?... Cambiare un po' di aria, allora!... Verzì un po' tutte le finestrelle...

MO46,9 [27-12-1965]

9.State attenti... il Signore é contento della santità vostra, dello spirito, che regna, di fraternità. D'altra parte... breviario e vespero: "...quia preceptum Domini est"... Riguardo a san Giovanni che ripete sempre le stesse robe, e i ghe ga fatto osservasion: "Ma perché?"... Perché l'é el comandamento del Signore e questo basta, el ga dito, e questo basta!
Allora attenti: vardé che la xé un po' fine; ve prego... un pensiero. Dise: bellissima la carità, l'amore e la carità... la carità, però vuole... che la carità... sia... attenti el pensiero lo digo in altre parole... Sa, son bon capire, el ga dito parole un po' difficili, e xé fadiga ca me le ricorda. El pensiero se questo: supponemo, attenti, stemo partendo in quattro-xinque insieme, no?, semo noialtri quattro-xinque e stemo partendo insieme, se volemo ben, andemo volentieri, lavoremo insieme; alla sera se trovemo insieme, ecc., ecc., no? Bellissima cosa, bella... noialtri xinque semo qua coi tusi ad Asiago, lavoremo, uno lavora qua, uno lavora la e dopo alla sera se trovemo insieme, e dopo lavoremo e dopo se trovemo insieme. Ecco, questa xé carità, no?, fraternità. Mi compatisso ti, ti te compatissi mi e la sera... questo é il punto pressa poco dove siamo arrivati... la vita interiore... la vita interiore, no?, questo é il punto dove siamo un po' arrivati. Figlioli, state attenti, femo conto che noialtri cinque, noialtri cinque qua non semo messi così, semo drio, noialtri cinque, andare alla caccia dell'orso. Ghe xé un orso là in mezzo a Cima Dodici, ovvero al Colombara; ovvero ghe xé i caprioli, sette-otto caprioli i ne dà la licenza e 'ndemo a coparli: un sciopo paromo, una slitta ben messa con le cadene e... Disime la verità, partendo alla mattina cosa xé ca femo. La xé un'amicizia, vorria dire proprio dinamica, un'amicizia: "Ciò, Livio, dai, fora!"... un'amicizia calda, ghio capìo, un'amicizia anche nervosa: "Dai, 'ndemo movete". Anche se disemo 'na parolassa: "Bepi, sta 'tento, te ghé sbaglià", e 'l me xé sbrissìa! Brao, Bepi e subito dopo un sorriso, brao Bepi; ghio capìo come? Di un'amicizia che xé... quasi... di conquista.

MO46,10 [27-12-1965]

10.Mi la paragonarìa come quella dei comunisti, no? I comunisti, 'ste tenti, ecco in altre parole, insomma, par dirla in quattro parole, el raccomanda, el Signore, che no la sia un'amicizia umana, basata su una... parché semo 'sta insieme, semo 'sta insieme tanto tempo, vero, e se volemo bene. Pure in un grado tanto buono, ghio capio, no parlemo neppure che el sia sentimentale. Mi e don Guido se volemo bene, ecc., se capiemo, se comprendemo, insieme... perciò... ghemo comuni ideali... Ciapémo i comunisti: un comunista de Vicenza e un comunista, mettemo, americano. Se trova insieme la prima volta; dopo una mezz'ora, siccome che i xé mandà qua, uno dall'America, uno - mettemo – uno mandà dall'America e uno de qua... alla FIAT de Milano, alla FIAT de Torino, i se mandà par infiltrarse dentro. Beh, luri i se trova, co i se trova no i va tanto mi, ti sì pì vecio, pì magro, pì... tutti ga la FIAT da conquistare. Perciò inmediatamente loro xé insieme nel loro combattimento, i xé affiatati fra loro, immediatamente, i due comunisti. Ma l'affiatamento non avviene per una amicizia umana, vecchia amicizia umana; ma é l'ideale comune che immediatamente li unisce a diventar uno.
Vardé che questo mi no ghe pensavo mia, effettivamente l'é il segreto per poter continuare con lo spirito che ghe xé adesso,e per essere...continua domani nell'apostolato. Perciò, vardé el cavalier Barban l'é vignù su, l'é stà en-tusiasta parché el ga parlà con Grazian... el ga parlà con privati e andando via el dise:"Ma che spettacolo - el ga dito - Vicenza, Asiago, i xé tutti compagni. Conservélo sto spirito qua - el ga dito - conservélo! E me raccomando quando un domani a...anca cinquenila novizi, feli tuti a Vicenza lì, che i ciapa tutti el stesso stampo!"... Dove c'è un comunista, attenti, attivista, quello fa un noviziato de comunisti, per cui quei comunisti sono uguali a tutti quanti i comunisti dell'America. E i se mette insieme, perché non é, 'tenti mi, unione di abitudini, unione di lingue, unione di caratteri: é unione di ideale e di ideale rivoluzionario. Non so se gò reso el pensiero... In sostanza, ecco, viene approvata la finalità nostra, l'amicizia, la fraternità che é compatimento, sopportarsi, se anche c'è un piccolo scherzo se torna subito amici. Anche se te ghe fe el scherzo alla vecia, la vecia dopo perdona, vero Bepi?, la vecia perdona; el poliziotto fa, fa, ecc., piccole cose, se sa che el compatisse... beh, questo el Signore xé contento de 'ste robe qua, anche piccole cose, cose volete fare, il Signore lo sa... fin ca semo uomini semo uomini, qualche sbaglietto capiterà. P

MO46,11 [27-12-1965]

11.Però, qui c'è un passo più avanti, un passo più avanti nella fede, un passo più avanti nella carità; la carità tra voi, verso il prossimo, però una carità che sia una carità di conquista. Il legame non dev'essere, non dev'essere perché ci vogliamo bene, perché ci conosciano; anche non ci conoscessimo mai, dovessimo fare un esercito, un domani, per andare a conquistare mettiamo, so io, Zacapa, fare un esercito con un religioso preso da Crotone, uno preso da Asiago, uno preso dall'America Latina e uno dalla Russia, da case diverse della stessa Congregazione che non si sono mai visti ne sentiti nominare, trovati insieme dopo cinque minuti devono essere come se fossero sempre stati insieme. Carattere, lingua, doti sono tutte barriere sopportabili. Se farà el segno che xé linguaggio internazionale: "Magnificat anima mea Dominum", e là se capisce, no? "Magnificat anima mea Dominum", e intanto se magna tutti in compagnia! Eh, sorridere, el sorriso xé internazionale, una stretta di mano e un bel sorriso! quello xé internazionale, no?, e "veneremur cernui" dinnazi al Santissimo... xé linguaggi internazionali! Poi, ghe sarà qualche "esperanto"... in dialetto che l'é el nostro esperanto, no?, comunque ghe sarà la lingua nostra della Congregazione che ne metterà insieme. Ma messi insieme immediatamente devono essere "unum, unum", e devono andare alla conquista.
Ciò, senti, no ghe n'ho mia colpa se i vien dirme 'ste robe qua! Don Erasmo, sito d'accordo su 'sta roba? Ti, Bepi?... sito d'accordo ti... Berto... Quali sono i punti, allora, sui quali noi dobbiamo metterci, metter davanti... quali xé i punti sui quali... perché i comunisti, va ben, ghemo nominà il loro programma alto... Ora sono sufficienti i punti che noi abbiamo per far leva su questi punti, ecc., ecc. Secondo voialtri, qual é il denominatore comune, secondo noialtri, per trovarse immediatamente d'accordo? Cioé, praticamente, praticamente supponemo esser pronti, qualche volta i disea: "Copemo l'omo vecio, copemo la vecia". Il minimo denominatore comune xé copare la vecia, che l'é Bepi. Ti Giuseppe, anca ti, te si un tedesco ti, no?, e te ghe deciso in cuor tuo de copare la vecia. Ti che te si australian te ghé deciso de copare la vecia. Se trovemo insieme: "Io mazzare vecchia!"... Ti, parla in tedesco dai, disi che te ghe da amazzare la vecia... Se ghemo capii ca semo dello stesso branco, no sta aver paura, partiemo tutti contro la vecia. Ghio capio? Ad copandam veciam! Capio? Ora, attenti, bisogna che noi troviamo un denominatore comune rivoluzionario, che 'l sia un ciodo, un ciodo che appena se trovemo insieme, semo xà tacà su quel ciodo, ghio capio? M'incontro con ti, ti con mi e con lu: ah, anca ti la vecia, anca ti la vecia, dai la vecia, la vecia! Vittoria, vittoria... e la vecia scappa! Questo l'é el legame che assicura alla Congregazione l'avvenire attraverso i secoli... Quando ghemo, ste 'tenti mo', ghemo da andare per esempio, ghe se una casa che xé drio brusarse e bisogna andar spegnerlo, quello xé l'ideale comune, andar spegnerlo, no? Dopo, i particolari xé... no? Ma mi vao co la pompa, mi vao con la secia, mi vao... 'ndemo!... secia... de acqua! Quando ca ghemo un ideale comune, anca se se sbaglia, anca se uno sbaglia, pazienza, cosa vuto fare, ma l'ideale xé andare avanti, avanti, no? Xé sbaglià? Vardé che se riusciemo, tusi, ste 'tenti: semo rivà a buon punto con la Congregazione, ma se riusciemo a calcare l'ideale comune, cioè a mettere un chiodo sull'ideale comune, lo ghemo abbastanza... Mi son qua par sentire lo Spirito Santo, lo capì anca voialtri, no? Semo qua par 'scoltare la voce di Dio, no? mia par 'scoltare la nostra voce... Il bisogno di mettere un ideale comune, vardé ca ghemo solo, ghemo messo una base alla carità, ve par miga?, una forza per assicurare l'avvenire alla carità e nello stesso tempo semo pronti per la moltiplicazione dei pani, siamo pronti a moltiplicarci. Quando ghemo queste basi qua, no ghemo più paura della moltiplicazione, ste sicuri che il Signore ci moltiplicherà in modo strepitoso. Tenete presente la parola: in modo strepitoso! Ma bisogna avere 'sta base qua. Ecco, signori, é passata questa mezz'ora. Vi prego, questi pensieri qua, no ste darghe importanza ai sogni, però ricordeve che i pensieri xé abbastanza boni nel senso che... Vedemo insieme... come si può fare a realizzare 'ste robe qua, eventualmente le femo oggetto di discussioni... Ma allora lo femo in forma di discussione: ognuno deve portare qualche cosa... Ed ora andiamo!... Quante volte vi ho guardati durante la meditazione! Quante volte, mentre voi ascoltavate, guardando Lui qua... il vostro ascoltare é stato un ascoltare guardando Lui, o é stato un ascoltare guardando me? Ave Maria