L’APOSTOLO DEVE ESSERE A COMPLETA DISPOSIZIONE DI DIO
MO277 [29-04-69]
29 aprile 1969
MO277,1 [29-04-69]
1.Sia lodato Gesù Cristo!Questa mattina, non so se sia l'ultima o la penultima mattina, tutto dipenderà dalla direzione della Pia Società, vorrei intrattenermi un po' fraternamente per commentare quello che ho sentito ieri dal nostro carissimo fratello don Gabriele che è tornato dal nostro Isolotto. Ora, prima di sottolineare qualche particolare che lui ha detto, con questo non voglio prendergli il pane dalla bocca, in quanto che sarà lui che s'incontrerà una sera con voi e che desidera proprio esporvi le sue impressioni, io soltanto vorrei sottolineare due o tre particolari, che lui ha detto e che poi vi ripeterà naturalmente molto meglio di me.Prima però di sottolineare questo, vorrei riprendere in mano un po' il nostro capitolo generale e ricordarvi una certa frase forte, forte, che è stata detta e approvata da tutti, e che cioè ogni religioso deve incontrarsi personalmente con il Signore. E se uno in noviziato non s'incontra personalmente con il Signore, un incontro personale con il Signore, non deve essere ammesso ai voti. E se disgraziatamente è stato ammesso ai voti non gli si deve affidare qualche cosa d'importante; ormai è nella barca, mettiamolo a spazzare la barca, ma non diamogli in mano né il volante, cioè né il timone della barca, né insomma posti di una certa importanza come potrebbe essere, per esempio, la radio o qualche cosa, perché certamente finirebbe per portarvi fuori rotta.Amici miei, questo l'abbiamo detto ripetutamente. Vorrei dire che questo vorrei rimanesse il ricordo mio se il Signore in questo viaggio non mi pagasse il viaggio di ritorno, cioè mi stroncasse il viaggio: dobbiamo essere sempre pronti. Ma guardate che la forza un po' della Congregazione starà proprio qui: se tutti gli elementi si saranno incontrati personalmente con Dio e staranno in questo continuo contatto con Dio.
MO277,2 [29-04-69]
2.Ora, vorrei un pochino sottolineare un particolare. Che cosa intendo dire quando dico che ogni membro della Pia Società deve incontrarsi personalmente con Dio? Intendo dire solo che deve pregare sei, sette ore al giorno, che deve fare la sua meditazione? Ecco, intendiamoci un pochino. Quando uno si incontra personalmente con Dio, non vuol dire incontrarsi come si sono incontrati i Giudei, che si sono incontrati, hanno parlato insieme e sono ritornati quelli che erano prima. Nel santo Vangelo noi abbiamo tanti incontri con Gesù. Ci sono alcuni che si incontrano: lo salutano, forse mangiano anche insieme come Simone, e poi uno va da una parte e uno va dall'altra. Abbiamo anche un incontro, per esempio, il cieco nato, che, guarito, va e si prostra dinanzi al Signore e lo riconosce come Dio, come Signore; ma abbiamo invece l'incontro di chi lascia la barca e si mette a disposizione del Signore. È di questo incontro che io ho sempre inteso parlare. Cioè, non soltanto incontrarsi così per caso col Signore o anche incontrarsi per adorare il Signore; non è sufficiente solo venire in chiesa e... o in altri momenti della giornata, io m'incontro con lui dal mattino appena che mi alzo, lo saluto e... dopo vado in chiesa m'incontro personalmente, coscientemente con lui. Sì! È già qualche cosa questo. Ma se non è completato: "Sequar te quocumque ieris", per noi è come quasi non ci fossimo incontrati. Noi dobbiamo incontrarci con lui e metterci a completa disposizione di lui. Io m'incontro con il Signore e mi metto, metto me stesso, ma guardate "me stesso" vuol dire dall'unghia dei piedi al ciuffo dei capelli, vero, metto me stesso a totale, completa, disposizione di Dio.Eh, qui ci sarebbe... c'è un errore. È facile mettersi a disposizione di Dio e dire: “Adesso pensa lui, io non ci penso più!”. Eh, no! “Ci pensa lui, non ci penso più...”. Mi metto a disposizione di Dio, "et omnia mea mecum porto": tutto quello che ho lo metto a disposizione di Dio. Cioè, io devo preoccuparmi di mettere a disposizione di Dio i mei talenti, non di far trionfare la mia personalità. Perciò, tutto quello che ho, lo porto via, perché può servire al Signore...Oh, son capace... vedo di aver delle doti per la musica, e va bene, le svilupperò perché possono servire forse al Signore. Ho delle doti, o che so io, o anche di meccanica, studiare un po' di meccanica, studiare un po' di elettricità, sviluppiamole queste doti, perché possono forse servire al Signore. E se sono in dubbio, domando: "Signore, che sia il caso che porti via anche questo? Possono servirti...". E allora dirà l'angelo Raffaele, dirà: "Sì, porta via quel cuore, che potrà servire; mettilo nella borsa. Porta via quel fegato; mettilo nella borsa, che potrà servire". Ma non gli ha detto: "Porta via la coda del pesce". Devo sì portar via quelle doti che Dio mi ha date, le devo sviluppare, ma a servizio di Dio, non facendo i miei piani di come le dovrò far trionfare queste doti, come le dovrò usare queste doti. Dio me le ha date, me le ha date per qualche cosa. E allora, per quanto è possibile, per quanto mi è possibile, le porto via. Se ci stanno nella borsa, le porto via; se ci stanno nel tempo, nel tempo dell'anno scolastico, se posso metterci dentro un po' di tempo per la musica, se ho passione per la musica, per le lingue, se ho passione per le lingue... Cioè, in altre parole, se ho delle doti per queste... le metto dentro, ma non per me... Perché faccio altrimenti la storia di Anania e Zaffira: metto qualcosa da una parte, mentre ho detto che voglio essere completamente del Signore; e allora non posso più nascondere qualcosa da una parte se mi sono totalmente donato al Signore.
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3.Perciò, vedete, quando si dice: "M'incontro con Dio, m'incontro con Dio", è una mia donazione totale, completa al Signore; metto me stesso completamente a disposizione del Signore. Questo non vuol dire soffocare la personalità. Vuol dire mettere se stessi nelle mani di Dio, il quale pensa lui poi a aggiungere bellezza alla mia personalità come ha fatto con Giuditta, no, per la missione che lui vorrà affidare a me. Certo che Giuditta quando si metteva un po' dinanzi allo specchio, prima dell'impresa sua, o si metteva le vesti o preparava le vesti, non pensava all'impresa che il Signore avrebbe affidata a lei. Però, pensava solo di fare cosa sempre gradita al Signore, era preoccupata di servire il Signore, di fare la volontà del Signore. E a un dato momento il Signore ha preso tutta Giuditta, ha aggiunto qualche cosa a Giuditta e ha affidato a Giuditta un'impresa che sarebbe pazzesco umanamente pensare, no?Mi pare, non so se siamo ortodossi su questo punto. Voi, don Giuseppe, siamo d'accordo? Don Matteo? Don Guido? Ruggero? Avete qualche cosa da dire su questo punto? Facciamo un passo avanti allora. Ma no... se avete qualche cosa, sentite, da buoni fratelli lavoriamo... se non avete capito qualche particolare, se volete che lo chiariamo... Natalino, sei d'accordo? Nessuno che prende la parola nella chiesa? Nessun carisma speciale? Allora avanti!No, guardate, fratelli miei, tenete presente 'sta cosa, tenetela presente! Guardate che forse se ci... qualche volta avvengono delle defezioni, avvengono dei disastri, è perché ci si stacca, ci si stacca da questa cosa qui; è perché non si è preoccupati solo di piacere al Signore; si è forse troppo preoccupati di sviluppare la propria personalità, per metter... pensando che sviluppando quella personalità si raggiunge il Signore. E invece no! Dobbiamo essere preoccupati di metterci a disposizione del Signore con tutta la nostra personalità, portando dietro tutto: "Signore, devo portarmi anche questo? Devo portarmi anche questo?". E si porta il bagaglio di tutti quei doni che Dio ci ha dati, che non vengono soffocati, se ci mettiamo a disposizione di Dio. Amici, ed è appunto questo che il Signore vuole da noi.
MO277,4 [29-04-69]
4.E allora noi stiamo osservando una cosa meravigliosa: dei nostri fratelli, che vanno in un posto, Firenze, dove nessuno che avesse ragionato umanamente avrebbe avuto il coraggio di andarci, dove che, pensandoci bene, sarebbe pazzesco andare, umanamente parlando. Giustamente uno qua della truppa ha detto: "Quando i sacerdoti e altre persone verranno qua e diranno: ma siete matti? È meglio che mettiamo fuori una scritta: 'Lo sapevamo'". È chiaro, sul piano umano è una cosa da matti. Perché sul piano umano è una cosa da matti!Gesù ha detto ai suoi: "Andiamo a Gerusalemme". "Ma se hanno cercato di ammazzarti, perché vuoi andare a Gerusalemme?". "Andiamo!".È chiaro? Qui si tratta solo di una cosa che si fa nel nome del Signore. E ora io vorrei proprio sottolineare questo: due, tre particolari. Forse li avrete sentiti da qualcuno; comunque li diciamo lo stesso.Don Gabriele e gli altri amici che sono a Firenze hanno stabilito così: "Nell'andare a benedire le case noi suoneremo tutti i campanelli, senza distinzione, anche se sappiamo che si tratta della sorella di don Mazzi... Suoniamo tutti i campanelli. Domanderemo se vogliono la benedizione di Dio. Noi siamo venuti nel nome del Signore, né in nome di don Mazzi né in nome... siamo venuti a portare la benedizione di Dio. La volete? Buona! Se non la volete, ce ne andiamo".Sembra di sentire un po' il profumo del Vangelo. Chi è stato a dire a loro di fare così, se non quel Gesù con il quale si sono incontrati e a disposizione del quale si sono messi? Quando sono partiti, voi vi ricordate bene quello che hanno detto: "Andiamo perché sappiamo che Dio ci vuole, sappiamo che non c'è nessuna proporzione, sappiamo che andiamo in nome del Signore".E ecco, allora, don Gabriele che suona a una porta in un caseggiato, suona a una porta... Esce una donna: "No, - dice - padre, scusi, ma no, non voglio la benedizione. La benedizione io la riceverò soltanto se viene don Mazzi o il cardinale".
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5."Signora, deve scusare. Sa, io venivo in nome di Dio, la davo solo in nome del Signore; comunque, per carità, lei se non vuole la benedizione...". "No, - dice - non mica per lei, eccetera, capisce, non è per lei". "Ma sì, signora, per carità!". E allora dice don Gabriele: "Senta, signora, se non le dispiace, non la benedizione, ma diciamo un'Ave Maria in compagnia perché il Signore mandi la pace, perché insomma terminino queste cose". “Beh, un'Ave Maria sì... la diciamo insieme”. E hanno recitato un'Ave Maria in compagnia. Si sono lasciati... "Perdoni, sa, padre, lei capisce...". "Sì, signora, per carità!". Si son data la mano. E lui su. Batte a una porta: "Oh, padre, venga! Mi dia la benedizione!". "Pax huic domui et omnibus inabitantibus in ea". Un'altra porta: "No, padre, guardi, niente la benedizione". "Va bene, niente la benedizione", no? Discende dalle scale, dopo mezz'ora. E quella donna era lì che faceva capolino alla porta: "Padre, venga per piacere... mi scusi... senta, sa, lei capisce... sa, capisce anche lei, eccetera. Per piacere, per piacere dia la benedizione alla mia casa". Ma questi son fatti evangelici, amici miei, questi son fatti evangelici! Non vi pare? Questa creatura... sì... no... poi la grazia di Dio che trionfa... un nostro fratello, con semplicità. Ma vi raffigurate voi adesso un nostro fratello che così... che rompe il ghiaccio dicendo: "Beh, diciamo un'Ave Maria in compagnia", senza rispetto umano, senza... "Diciamo un'Ave Maria in compagnia". Discende da una scala, dopo d'essere stato respinto da tutti, mi pare che abbia detto tutti in quella scala, capite? Batti: no, no, no, no, no! E viene giù. E si trova in fondo alla scala: quattro cinque donne, alcuni uomini, i quali: "Ma, sa... e don Mazzi, ma qua... ma là... ma su...". E lu: tace. "Jesus autem tacebat". Ascolta, sorride un pochino, e alla fine dice: "Sentite, ma perché vogliamo così? Almeno fra noi diamoci la mano, ma diamoci la mano...". "Ma non l'abbiamo mica con lei". "Ma, cosa volete? Perché dobbiamo odiarci? Noi dobbiamo volerci un pochino di bene". "Senta... ma sì con lei, con lei sì, ecco sì...".
MO277,6 [29-04-69]
6.E allora darsi la mano, ste donne... "Sentite, e perché non diciamo un Padre nostro in compagnia? Un Padre nostro in compagnia, per pregare...". E là, in fondo alla scala, dove erano pronti, erano andati ad aspettarlo per tirargli i sassi addosso... hanno buttato giù i sassi, hanno dato la mano... "Padre nostro che sei nei cieli...".Ma, amici, siamo o non siamo nel Vangelo? Entra in un'altra casa...Terza e poi basta: "Omnem trinum, no, praeter divinum...". Dopo il resto vi dirà lui. Entra... E poi gli avvenimenti di Giovanni, del nostro caro Giovanni, di don Piero... li racconterà lui. Volevo solo tirar fora qualche particolare per avere lo spunto per la meditazione.Entra in una casa. Papà e mamma sono... non sono entrati nell'ingranaggio di don Mazzi. Il figlio, medico, e altre figlie, eccetera, pienamente con don Mazzi. Il figlio ha collaborato anche per fare il catechismo famoso; aveva in mano gli esploratori, eccetera. Don Gabriele entra. Ma ve lo raffigurate don Gabriele sette, otto anni fa... ve lo ricordate? Si diceva: “Come farà ad affrontare, poveretto!”."Nolite timere!", anche voi non abbiate paura! Al momento giusto il Signore vi darà la parola, vi darà la forza; se voi vi sarete incontrati con Dio, vi sarete messi a disposizione di Dio, cercherete la volontà di Dio, ma farete delle cose che certamente... inconcepibili! Sarà lui che ve le suggerirà. Purché voi vi sviluppiate per il Signore, no che siate degli indolenti; Dio non vuole che siate degli indolenti: le doti che avete, svilupparle, anche durante l'estate; studiare, fare esercizio, imparare, eccetera, imparare a scrivere a macchina, imparare a suonare, imparare le lingue, impar... studiare la Sacra Scrittura, studiare qualcosa altro... Avete chi vi può consigliare qui dentro. Ma, amici miei, però con l'umiltà di un uomo che sa che, dopo aver fatto tutto, deve dichiarare: "Sono un servo inutile, io non son capace di far niente, solo in nome del Signore farò qualche cosa".Vi dico la verità, mi ha commosso l'atteggiamento di don Gabriele. Prima va a sanare i Servi, no, con la sua semplicità ha messo la pace, così... senza... è stato proprio ortodosso cento su cento, tanto xe vero che in città tu senti parlare: "Oh, quel prete! Si vede subito che è di San Gaetano, oh, quel prete...", cominciando dalla donna di servizio della signorina Valeri...
MO277,7 [29-04-69]
7."Oh! La va sempre ai Servi l'Amalia, perché ghe xe don Gabriele... Uh! Guai tocarghe don Gabriele!". Vai da un'altra parte, insomma... "Mi vo sempre a confessarme da quel prete de San Gaetan; parchè... uh! el ga qualcossa, el ga qualcosa, - me dixeva una signora - el ga qualcossa...". Cosa? Dio!Ebbene, eccolo là che entra. Adesso la scena... i particolari forse mi sfuggiranno... fatto si è che a un dato momento quel papà e quella mamma si sono messi a piangere e si sono scagliati contro il figlio, e hanno cominciato a dire: "Qui - dice - è cominciata la maledizione di Dio in questa casa, la discordia, da quella sera che è venuto don Mazzi qui a cena. È inutile che diciate tanto, - dice, e piangeva - è inutile... - l'altro piangeva dalla rabbia- è inutile che diciate tanto, - dice - che diciate tanto; Dio non vi può, non vi può... Voi avete una maledizione di Dio che vi segue. Dio non vi può benedire, quello che avete fatto in chiesa quando che monsignor Alba stava celebrando la Santa Messa - dice - quell'ultima volta, e voi vi siete tutti rivolti all'elevazione, a mezza Messa avete voltato la schiena all'altare, tutti d'accordo! Vero, vi siete voltati verso... contro, vero... in questo modo... Certe azioni, certe frasi che avete detto... non è possibile che Dio ve le perdoni se non vi pentite". Insomma là, piangi di qua, e don Gabriele poveretto: "Jesus autem tacebat". Mi pare che è stata così, no, don Zeno, pressappoco... La scena fatevela raccontare da lui, perché è interessantissimo lo svolgersi vero di tutta 'sta scena. A un dato momento il papà ha detto: "Sentite, sapete cosa volevo fare? Padre, benedica questa casa, ma prima di benedire - dice - diciamo il “Confesso a Dio onnipotente". Tutti insieme si son messi là: "Confesso a Dio onnipotente, alla beata Vergine... Mea culpa, mea culpa ...", e poi il nostro caro don Gabriele: "La benedizione di Dio...".
MO277,8 [29-04-69]
8.Amici miei, questo fanno i fratelli che sono cresciuti qui in mezzo a noi, ma che si son messi disponibili nelle mani di Dio. Ora è questo proprio il ricordo che io vorrei lasciare a voi: mettetevi nelle mani di Dio, nel vostro incontro personale con il Signore, desiderate proprio, si può dire, proprio di essere assorbiti in Dio, di essere proprio trasformati, in modo quasi che scompaia la vostra fisionomia, scompaia la vostra personalità in Dio, che la potenzierà. Non mi pare distruzione di una personalità... Oggi si è tanto preoccupati di salvare questa personalità. Entrando in Dio... nessuno si è pentito, vero, di essere entrato in Dio.Però io direi anche un altro particolare. Guardate che non dobbiamo dimenticarci quello che ha detto, mi pare, il nostro caro Paolo di Tarso nell'epistola di questa mattina; l'avete letta anche voi, no, e ve la ricordate bene. Quando, scrivendo a Timoteo, conclude la sua lettera in questa forma: "Il Signore... e tutti coloro che vogliono vivere come figli di Dio nel Cristo Gesù dovranno soffrire persecuzioni". Ora, nel mettervi a disposizione totale di Dio, fratelli, non dovete dimenticarvi una cosa: che mettendosi a disposizione di Dio vuol dire rinnovare, rinnovare il Cristo. Io mi metto a disposizione di Dio e accetto di essere il Cristo che continua. E perciò io accetto di fare quello che il Padre vuole che io faccia; ma nella volontà del Padre c'è una parte di sofferenza, perché io devo collaborare con il Cristo nel salvare il mondo, nel pagare per i fratelli.Quando la Madonna a Fatima ha ricordato ai fanciulli: "Tante anime vanno all'Inferno perché non c'è qualcuno che si sacrifica per loro", fratelli miei, guardate che la prima parte che il Signore ci domanda nel nostro apostolato è proprio un po' di sangue. Qui si fa presto leggere questo qui, questa frase di San Paolo che dice: "Ricordati che il Signore Gesù, figlio di Davide, risuscitò dai morti... Questo è il Vangelo. Gesù risuscitò dai morti, ma questo è il Vangelo che ti annunciai e per il quale ora sono maltrattato sino a essere incatenato come un malfattore". Io devo credere alla risurrezione di Cristo, devo vivere alla luce della risurrezione del Cristo e della mia risurrezione, ma non dimenticare che c'è stata prima la passione del Cristo; e la passione mia è necessaria se voglio la risurrezione. "La parola di Dio non si può incatenare. Perciò tutto sopporto per quelli che Dio si elesse, affinché essi pure ottengano questa salvezza, che si trova nel Cristo Gesù con la gloria eterna".
MO277,9 [29-04-69]
9.Vedete, fratelli, oggi è facile, sapete, essere un po' impazienti, impazienti. E cioè non sapere sopportare la croce, non saper patire. Guardate, un apostolo che non sa patire... Patire non vuol dire perdere se stessi, perdere... "Io patisco, perciò divengo un povero stupido!". No, no! Patire con Cristo, per Cristo, vuol dire salvare gli uomini, salvare i fratelli.Ora, io direi proprio: io m'incontro con Cristo, voglio mettermi a disposizione del Cristo, ma so già, so già che c'è... in questa volontà di Dio c'è una parte di sofferenza, c'è una parte di passione. Io devo essere corredentore del genere umano con la mia passione, devo mettere quello che manca nel calice, no, devo mettere quello che manca nel calice, lo dice San Paolo, no, quello che manca alla passione devo mettercelo io.Perciò un sacerdote, un diacono, un apostolo deve già mettere in preventivo che deve soffrire. Guardate, quello che mi ha detto don Calabria, sapete, è stato la mia salvezza: "Metti in preventivo tante croci". Ma non come una cosa mandata dalla cattiveria degli uomini, ma come una cosa che può venire anche dalla cattiveria degli uomini, può venire anche dall'ignoranza degli uomini... ma una cosa che è permessa da Dio, perché fa parte essenziale della mia vita apostolica. Io potrò parlare in nome di Dio, io potrò essere il verbo di Dio, io sarò strumento nelle mani di Dio, ma, ma, figlioli miei, devo assolutamente comprendere questa parola qua: che devo soffrire con Cristo per la salvezza dei fratelli.Perciò io sottolineo ancora quello che ho detto prima: i nostri cari fratelli all'Isolotto sono strumenti nelle mani di Dio perché si sono messi nelle mani di Dio, hanno accettato tutto quello che Dio manderà. Infatti, hanno... Anche ieri don Gabriele... Mi ha commosso questo. Non si è lamentato di quello che ha sentito, il dispiacere che ha provato quando gli chiudevano le porte: "Con semplicità sono andato su e sono venuto giù". Ma, amici miei, andar su fa male alle gambe, no? Andare a battere a una porta: "No, no, no!". Adesso sentite... capite anche voi... a un dato momento uno potrebbe dire: "E chi me la fa fare? Perché devo fare il pagliaccio così?". Ma per amore del Cristo, battuto una porta e un'altra porta... alla fine delle scale ha trovato un gruppo di anime che lo attendevano, che aspettavano la parola di Dio. E forse, vero, con quel Padre nostro recitato insieme qualcuna di quelle anime è rientrata in careggiata.
MO277,10 [29-04-69]
10.Ma ricordatevi che non si può disgiungere dal miracolo della grazia il miracolo della sofferenza, perché è un altro miracolo anche quello. Non possiamo disgiungere, vero, da quello... Adesso abbiamo constatato un momentino quello che il Signore sta facendo lì con i nostri fratelli. Ma alla base c'è una offerta e una accettazione della croce. Poi, che il Signore mandi o tanta o poca croce, questo non importa, ma ci dev'essere una disposizione... Quando il nostro caro Giovanni e don Piero sono partiti da qui, la cosa che hanno detto qui proprio davanti al nostro cortile, - bisognerà mettere una lapide lì dove che è partita la "600" quella mattina... - hanno detto: "Si ricordi: il cardinale ci chiama, lei ci manda; noi siamo convinti che è volontà di Dio, perciò non torneremo se il cardinale non ci manda via o se lei non ci richiama". Non hanno detto: "Guardi che se per caso ci bastoneranno torneremo indietro, se per caso ci risponderanno male torneremo indietro... Non torneremo indietro, moriremo, ma accetteremo tutto!".Ecco la disposizione che dobbiamo avere tutti quando ci presentiamo dinanzi al Signore: "Signore, eccomi qua! Io non ti domando trionfi nel mio campo apostolico, io non ti domando... A me non interessa niente! A me interessa solo questo: mettermi a tua completa, totale disposizione. Fa’ di me ciò che vuoi, oggi, domani, dopodomani... Fa’ di me quello che vuoi!”.Questo, fratelli, sia lo spirito che ci anima nella nostra preparazione apostolica. Ringraziamo il Signore, ringraziamo i nostri fratelli che ci stanno dando questo esempio e quando, vero, fra qualche giorno v'incontrerete con don Gabriele e vi parlerà dell'Isolotto, ricordatevi di sottolineare specialmente questi punti, perché queste sono le grazie che il Signore vi darà attraverso il suo racconto.