Don Ottorino accenna, in forma scherzosa, al periodo precedente l’erezione della Congregazione, quando preparava personalmente i candidati alla professione religiosa non esistendo ancora l’anno canonico del noviziato. Per quelle istruzioni faceva uso di un quaderno personale di appunti sulla vita religiosa, già pubblicato nel volume “Costituzioni”.
MI34,1 [05-11-1965]
1.La prudenza ha veramente molta importanza per l’apostolo, come mi sembra di aver già sottolineato nel parlare a voi. Ricordate quando insieme abbiamo fatto quelle meditazioni sui discorsi di Paolo VI, dettati quando il cardinale Montini era ancora vescovo di Milano? Se ben ricordate quei discorsi, quelle meditazioni, vedrete come il nostro Santo Padre, in quel tempo e anche adesso nei vari discorsi, insista sulla necessità che l'apostolo porti il suo messaggio, vorrei dire, su un vassoio decente. Infatti tante volte l'apostolo può presentare un messaggio meraviglioso, grandioso, ma presentarlo male. Figlioli, noi non siamo nostri: siamo del Signore. La missione a cui siamo chiamati non è nostra; è una missione che il Signore affida a noi. Quando si presenta in una nazione un ambasciatore, deve presentarsi bene altrimenti disonora la sua nazione. Se, per esempio, arrivasse in Italia un ambasciatore di Francia e venisse qui in maniche di camicia, con i calzoni rotti, con una scarpa di un tipo e una di un altro tipo, vestito come uno zingaro, voi direste: "Povera Francia!". È chiaro, perché quell’ambasciatore rappresenta una nazione. Anche noi quando ci portiamo in mezzo agli uomini, ci presentiamo come rappresentanti di Dio, e non possiamo, non abbiamo nessun diritto di far fare brutta figura al Signore: dobbiamo presentarci in modo tale da far onore al nostro Dio. Non siamo più persone private, non possiamo viaggiare in incognito: ci presentiamo in nome del Signore e dobbiamo fare quello che vuole il Signore, presentandoci con la divisa che vuole il Signore. La buona fama di cui parlavamo ieri sera non la dobbiamo cercare perché gli uomini esaltino noi, ma soltanto perché noi dobbiamo far fare, umanamente parlando, bella figura al Signore, perché dobbiamo presentarci degnamente. Ieri sera abbiamo insistito sulla necessità di essere sinceri: sinceri anzitutto con Dio. Dobbiamo essere uomini di Dio, apparire come siamo, senza alcun sforzo per apparire quello che non siamo. Abbiamo insistito poi sulla carità perché dobbiamo essere gli uomini della carità: dobbiamo mostrare la carità in tutte le manifestazioni sia pubbliche che private. Però, c'è ancora un passo da fare, ed è questo: nel nostro lavoro apostolico dobbiamo avere tanta prudenza. Un tempo, quando sostituivo con tante deficienze il maestro dei novizi e avevo un piccolo quaderno per le istruzioni, in esso c'era una parola sottolineata tante volte: criterio, criterio, criterio! Chiamatelo criterio, chiamatelo buon senso, chiamatela sinderesi, chiamatela come volete voi, filosofi e teologi; il concetto è che bisogna essere tanto prudenti nella vita apostolica. E allora ecco la meditazione di questa mattina: dobbiamo essere prudenti nelle parole, nelle azioni e nell'apostolato.VIRTÙ
prudenza
CHIESA Papa
APOSTOLO predicazione
APOSTOLO missione
APOSTOLO ambasciatore di Dio
ESEMPI apostolo
VOLONTÀ
di DIO
DOTI UMANE stima
VIRTÙ
retta intenzione
APOSTOLO uomo di Dio
APOSTOLO trasparenza
CARITÀ
AUTOBIOGRAFIA
Lc 2,46.
Don Ottorino allude al recente pellegrinaggio in Terra Santa per il XXV anniversario di sacerdozio.
MI34,2 [05-11-1965]
2.Figlioli, "nolite iudicare": cercate di non essere gli uomini che giudicano sempre, che buttano giudizi sempre. Gesù al tempio "ascoltava e interrogava". È indice di sapienza, sapete, saper ascoltare e saper interrogare. Quando tu vai a fare un giro come ultimamente l'ho fatto io e ti trovi con una trentina di sacerdoti, tu hai sempre paura di coloro che tacciono. Se uno parla, dopo un po' di tempo hai già elementi per giudicarlo: "Quello è un parroco di campagna... Quello è un parroco di montagna... Quante anime ha? 300-400! A che altezza? A 1400 metri di altezza!". Se invece c’è uno che tace, che sorride, che interroga, ti domandi: "Chi è costui?". Figlioli, state attenti, anche per furberia umana: quanto meno parlate, soprattutto quanto meno giudicate, più autorità avrete, più possibilità avrete di parlare del vostro Signore. Perciò non vogliate mostrarvi sapientoni, anche perché è impossibile oggi, con tutta la tecnica, la scienza e la conoscenza di cose da parte della gente più profana, che uno possa far bella figura in tutti gli ambiti del sapere. È impossibile che uno possa dare giudizi di matematica, di astronomia, di tecnologia, e che possa essere superiore a tutti coloro che ha davanti. Voi capite chiaramente che oggi ci sono gli specializzati, e il sacerdote non può essere specializzato in tutto. E allora la prudenza insegna che non deve giudicare, non deve dare giudizi; se la cavi con prudenza, e vedrà che non sbaglia mai. I giudizi si danno solo quando è necessario, ma non antecedentemente. Perché? Perché si potrebbe sbagliare, perché - se non altro - facciamo la figura di essere uomini non troppo equilibrati. Questo principio vale anche qui nella Casa dell'Immacolata. Ad esempio, si comincia a parlare del fascismo: "Bisognerebbe..."; si comincia a parlare della guerra: "Bisognerebbe...". Non date giudizi se non è necessario, non datene... perché è inutile, poi, fare gli eroi. Ultimamente un sacerdote è stato trascinato in giudizio perché a scuola ha detto che le guerre sono ingiuste e ha fatto altre affermazioni poco prudenti. Poi facciamo gli eroi! Vale la pena fare gli eroi quando ci trascineranno davanti al giudizio perché abbiamo predicato Cristo o perché abbiamo difeso la virtù; ma dove non è necessario non è proprio il caso che ci esponiamo inutilmente. Mi pare che siamo d'accordo su questo punto. Ora, state attenti perché a questo proposito si sbaglia tutti, cominciando da me, e i sacerdoti, gli apostoli fanno dei fiaschi tremendi. Supponiamo un parroco abituato a dare giudizi: su cento giudizi che dà per lo meno un 10% sono sbagliati. Che succede? Quel 10%, poi, viene naturalmente ingrandito con le lenti d'ingrandimento e portato nelle osterie e portato nei bar contro il parroco: "Eh, il parroco ha tante arie; ha detto così, ha detto colà....". Scusate, e perché questo? Noi abbiamo bisogno della buona fama, abbiamo bisogno di essere maestri della verità, mentre mostriamo di essere degli ignoranti.PAROLA DI DIO Vangelo
VIRTÙ
sapienza
COMUNITÀ
critica
PASTORALE parroco
DOTI UMANE scienze umane
SACERDOZIO prete
VIRTÙ
prudenza
APOSTOLO predicazione
VIRTÙ
ESEMPI apostolo
MI34,3 [05-11-1965]
3.Facciamoci furbi e non fidiamoci troppo di noi stessi; se non è necessario, stiamo in casa nostra, buttiamo fuori soltanto quei giudizi che sono necessari. Vi accorgerete un domani che forse i più vecchi hanno ragione, e io pregherei gli assistenti più anziani di fare un po' di correzione fraterna ai più giovani, perché è facile in noviziato, in liceo, in teologia, emettere giudizi, ad esempio, quando si parla del Concilio, dei vescovi e giù, giù.... Non giudicate mai; lasciate un po' di lavoro anche allo Spirito Santo, lasciate un po' di lavoro anche agli altri. Non siete voi gli untorelli che rovescerete Milano! Quando voi avrete giudicato e discusso sul come devono agire i vescovi adesso per applicare il Concilio, non avete fatto niente di nuovo. Perciò, anche qui, in casa, abituatevi a pregare, invece; abituatevi a offrire sacrifici, invece; abituatevi a mettervi in contatto con il Signore e a studiare le cose di Dio, a studiare per essere preparati, ma non giudicate. Il fatto di non giudicare non vuol dire che dobbiamo prendere tutto con gli occhi chiusi e basta, quasi a soffocare le nostre personalità: non fraintendiamoci, e se un domani voi chiedete una cosa, si può parlare e vedere un po' insieme. Non intendo dire questo; intendo dire che nessuno deve mettersi sopra il pulpito e spifferare sentenze a destra e a sinistra, perché questo atteggiamento è antiproduttivo, non reca nessun guadagno. Anche sul piano umano non ne deriva alcun guadagno. Non crediate, infatti, che i vostri compagni vi stimino di più perché, grazie a Dio, anche gli uomini del mondo stimano di più un umile che un sapientone e pensano molto più sapiente la persona benevola che non l'altra che butta fuori continui giudizi. Emettendo giudizi è facile spargere sempre qualcosa di sporco; se invece si tiene chiuso, nessuno sa se nella botte ci sia acqua o ci sia vino: tu apri troppo e ne esce un po' di aceto, perché qualche volta anche sopra il vino c'è sempre qualcosina che non va, forse qualche moscerino.VIRTÙ
umiltà
CONGREGAZIONE assistente
COMUNITÀ
correzione fraterna
FORMAZIONE
DIO Spirito Santo
PREGHIERA
PENITENZA sacrificio
DOTI UMANE personalità
VIZI superbia
Adolfo Soprana era un benefattore e un amico della Congregazione.
MI34,4 [05-11-1965]
4.Occorre prudenza anche nel dire le parole, cioè nel senso delle parole. Giorni fa il signor Soprana parlava del suo viaggio in Spagna e diceva che di spagnolo ne sa tanto come me. È entrato in un negozio per comprare burro e ha chiesto del burro: si sono guardati con tanto d'occhi, perché voi sapete che in spagnolo burro vuol dire asino, e gli altri si domandavano: "Un pezzo d'asino? Come si fa a dargli un pezzo d'asino?". Ora bisogna avere prudenza nel dire le parole: bisogna conoscere il vocabolario della gente dove si va. Dico parole, dico frasi, dico anche barzellette: non ditele. Una barzelletta che può essere detta fuori, forse non sta bene detta da noi. State attenti, in particolare, alle barzellette riguardanti le cose di Chiesa che non dovreste mai dire. Un figlio, per scherzare, non mette mai in ridicolo sua mamma; un figlio, per scherzare, non attribuisce mai qualche stupidaggine come fatta dalla mamma, perché la mamma è una persona sacra e la lasciamo al suo posto. Non scherziamo quindi con le cose di Chiesa, non scherziamo con le cose di Dio, e quando sentiamo la gente scherzare su queste cose mostriamoci, non sdegnati, ma per lo meno un po' riservati; facciamo vedere che noi non partecipiamo a questo scherzo: le cose del Signore sono del Signore. "Scherza con i fanti, ma lascia stare i santi". Lasciamo stare le cose sante, e il nostro amore verso le cose di Dio deve essere tale per cui non ci dovrebbe neppure passare per l'anticamera del cervello il pensiero di scherzare sulle cose di Dio. Riguardo poi alle barzellette un po' piccanti è preferibile evitare ogni occasione. Oggi, nel mondo, non c'è discorso dove non ci sia qualcosina di piccante, e anche nel nostro ambiente ecclesiastico, figlioli, è entrata purtroppo l'abitudine, così per scherzo, tra uomini, tra parroci e cappellani, tra persone adulte, di dire cose piccanti. No, figlioli, quello che sa di piccante non piace al Signore, e noi dovremmo correggere questa cattiva abitudine anche in mezzo al popolo. Quello che fa male al popolo fa male anche a noi; per lo meno, se non fa male, io penso che le labbra del sacerdote che al mattino pronuncia le parole della consacrazione, che ripetutamente pronunciano le parole dell'assoluzione dei peccati durante il giorno, che le labbra dell'assistente che continuamente predicano il vangelo privatamente o pubblicamente, non possono essere usate per dire cose meno convenienti; non dico cose sconvenienti, ma anche solo meno convenienti. L'altare è una cosa santa: sopra l'altare noi mettiamo la pisside, il calice, le cose riguardanti il sacrificio. Sopra l'altare non possiamo mettere neppure un vaso di fiori con la terra, anche se un vaso di fiori è un vaso di fiori, perché sarebbe sconveniente prendere quel vaso laggiù che è un vaso di bel verde e metterlo qui in cima: non è il suo posto. Oggettivamente quel vaso non è brutto, anzi lo portiamo in chiesa e lo mettiamo vicino all'altare; ma sopra l'altare non è il suo posto. Ora, bisogna che voi vi formiate una delicatezza tale nel parlare, una coscienza tale di chi siete, per cui certe cose, anche se non cattive, come può essere quel vaso, dovreste sentire che non sono più per voi.ESEMPI parola
VIRTÙ
prudenza
CHIESA
ESEMPI vari
MONDO
PASTORALE parroco
SACERDOZIO prete
GRAZIA Confessione
CONGREGAZIONE assistente
APOSTOLO predicazione
EUCARISTIA S.Messa
CREATO fiori
ESEMPI consacrazione
MI34,5 [05-11-1965]
5.Prudenza poi nell'interrogare. Tante volte si può scandalizzare con una domanda: lo sanno quelli che confessano, ma guardate che è facile scandalizzare anche con domande ingenue. Qualche volta viene voglia di fare una domanda perché non si sa una data cosa, ma se non siete sicuri che quella domanda va avanti tranquilla senza scandalizzare alcuno non fatela, fatela privatamente, perché quella domanda potrebbe muovere il sorriso sul labbro di qualcuno. Non so se mi avete capito: ci sono domande che sono poco opportune. Al tempio i sacerdoti erano impressionati, ammirati nel sentire le domande di Gesù, nel constatare la sapienza con cui Gesù interrogava. È facile con una domanda mostrare che siamo vuoti: basta fare una domanda fuori posto mentre si sta parlando di cose serie, o mentre si sta facendo la descrizione di una cosa, uno fa una domanda sulla coda dell'asino. E ci capiamo: sono stupidaggini. Perciò prudenza nell'interrogare, perché se un domani fate una domanda stupida, vuota, forse qualche volta pericolosa, vi giudicano subito per poveri uomini dal cervelletto piccolo piccolo.GRAZIA Confessione
PECCATO scandalo
VIRTÙ
prudenza
SACERDOZIO prete
DIO sapienza di..
GESÙ
imitazione
ESEMPI parola
MI34,6 [05-11-1965]
6.Qualche volta verrebbe voglia di fare una domanda, di interrompere con una domanda, ma bisogna essere prudenti nel fare le domande. Per esempio e andando al concreto: supponiamo che venga la sorella di uno di voi a farvi visita e dopo la visita uno dice: "Scusa; quella era tua sorella?". La domanda potrebbe essere molto semplice, ma fatta alla presenza di qualcuno potrebbe fargli pensare: "Quella ragazza ha fatto impressione a quel giovane". Tante volte sono state queste imprudenze, portate poi più avanti, che sono divenute occasione di pericolo per certi sacerdoti, e dalle quali sono nati giudizi temerari, solamente perché non hanno avuto la prudenza di dire: "Faccio il fioretto di non chiedere se quella sia o non sia la sorella". Non so se mi sono spiegato abbastanza. E a questo proposito invito specialmente i più anziani ad aiutare i più giovani. Quando in ricreazione uno fa una domanda, ditegli con carità: "Scusa, la tua domanda è giusta, però forse non era opportuno il momento; non era opportuno fare la domanda in queste condizioni, alla presenza di quelle persone. Tu potevi fare la domanda in mezzo a noi grandi, ma con quel ragazzo piccolo presente dovevi farla privatamente". Dobbiamo creare, cioè, quel senso di equilibrio, per cui certe domande si fanno e certe non si fanno; certe si fanno alla presenza di alcune persone e non alla presenza di altre. Non basta nell’apostolato evitare il male oggettivo. A volte qualche persona retta, qualcuno cioè che vive bene la sua vita intima, si mette in una posizione sbagliata perché dice: "In fondo questo non è male, perciò io lo faccio. A me sembra, poiché mi sono esaminato dinanzi al Signore, che non sia male, e perciò io posso farlo. Che male c'è?". Siate prudenti, perché io non devo dire soltanto: "Questo non è male". Infatti se in giro per Vicenza dire: "Gesù mio, misericordia" è ritenuta da tutti una bestemmia, e io lo stesso la dico pubblicamente, non posso dire: "In fondo 'Gesù mio, misericordia' non è una bestemmia!"; io ho scandalizzato la gente e sono responsabile dello scandalo che ho dato. Non bisogna essere testardi e dire:" "Questo non è male e io lo faccio"; dobbiamo renderci conto dell'ambiente che ci circonda, e anche dell'ignoranza che ci circonda, e piano piano noi dobbiamo essere i maestri, educare, ma non pretendere: "È così e basta!". Il Signore non ci ha mandato in mezzo al popolo come duci o come conquistatori con il bastone in mano o con le armi: siamo mandati come papà e come medici; siamo mandati come pastori non per uccidere le pecore, ma per curare le pecore, per portarle alla salvezza. Il Signore non ha detto: "Andate, prendete la lana delle pecore e poi mangiate la carne delle pecore". La nostra missione è questa: "Andate, prendete sulle spalle la pecorella smarrita, curatela e, se necessario, date anche la vita per la pecora". E allora, non dobbiamo andare avanti testardamente dicendo: "Questo non è male e questo io lo faccio". Le nostre azioni dobbiamo vederle dinanzi a Dio, ma poi anche dinanzi agli uomini. Perciò se in un luogo può essere motivo di scandalo una determinata azione, io non la farò, finché a un dato momento quell'azione non sarà capita da tutti; ad esempio, un atteggiamento, un modo di vestire, anche un certo modo di vivere in canonica stessa un domani.ESEMPI castità
ESEMPI prudenza
PASTORALE giovani
COMUNITÀ
correzione fraterna
ESEMPI fraternità
VIRTÙ
prudenza
PECCATO scandalo
ESEMPI superbia
PASTORALE
APOSTOLO missione
Don Ottorino non manca mai di porre la sua battuta di fine umorismo per sottolineare l’importanza dell’esempio portato.
MI34,7 [05-11-1965]
7.Se in una parrocchia poverissima fai arrivare immediatamente il frigorifero, non puoi scusarti dicendo: "Ma che male c'è?"; non devi pensare ad una canonica d'Italia, ma devi metterti nella situazione del luogo. In certi paesi è capitato che il primo a collocare il termosifone è stato il parroco: "Che male c'è?"; sappiamo che c'è un'economia in questo, ma c'era il medico, c'erano i maestri, c'era il segretario comunale, c'era l'avvocato. Invece il primo è stato il parroco. Il parroco invece deve essere il primo a mostrare che lui è il più povero di tutti. C'è un certo equilibrio anche nelle azioni buone. Forse sarebbe più conveniente aspettare cinque o sei mesi, aspettare un anno perché cominci per primo un altro. "Ma questa è ipocrisia!", potrebbe dire qualcuno. No, non è ipocrisia; è necessario che noi ci mostriamo in una forma tale da non scandalizzare la gente. Qui ci si potrebbe dilungare, ma il tempo non ce lo permette. Ad ogni modo vi prego di rifletterci un pochino. Per esempio, nell'andare in certi luoghi ci vuole prudenza. "Ah, io non vado a far del male, vado perché ho intenzione di fare del bene!". E se quel luogo è pericoloso? "Mah, lo dicono in giro che quel luogo è pericoloso!". Per esempio, ci sono certe osterie, certi bar dove le persone serie non vanno: "Mah, sono tutte calunnie. - dice qualche volta qualche sacerdote - Bisogna mostrare...". Se tutti pensano che là c'è del male e tutti pensano male delle persone che vanno là, non è conveniente che tu vada in quel posto, perché naturalmente finiranno per pensare male anche di te. Infine ci vuole prudenza con le compagnie. "Perché devono dire male per il fatto che vado in macchina con mia sorella? Perché vado via con la presidente dell'Azione Cattolica? Andiamo a fare apostolato: io faccio la predica e l'altra confessa. Ci mettono il male dappertutto! Bisogna educare la gente!". Tu pensi di educare la gente in quel modo, ma la gente parlerà male di te, e allora tu parlerai alla gente che non ti crederà più. Non si tratta, figlioli, di essere falsi; non si tratta neanche di essere schiavi, ma c'è un punto oltre il quale si direbbe: "Hic sunt leones". Se tu vai oltre quel punto, apostolo di Dio, sta’ attento che hai compromesso il tuo apostolato. È vero, io non avrò paura di andare a casa del povero, non mi interessa niente, vado, ma vado da apostolo, vado per fare l'apostolo. Se invece non è necessario non ci vado. Se la mia missione mi chiede di andare in casa dell'orco, vado anche in casa dell'orco; prenderò con me una persona in modo che nessuno possa dirmi niente. Avrò l'avvertenza di non andare da solo in quella casa dove c'è il male. Sono piccole avvertenze, ma sono grandi atti di prudenza. Dobbiamo salvare la nostra fama. A questo proposito ci si potrebbe dilungare molto, ma penso che si presenterà qualche altra occasione. Bisogna terminare perché dovete andare a scuola...PASTORALE parrocchia
PASTORALE parroco
ESEMPI apostolo
ESEMPI testimonianza
PECCATO scandalo
SACERDOZIO prete
APOSTOLO testimonianza
CONSACRAZIONE castità
APOSTOLO uomo di Dio
MI34,8 [05-11-1965]
8.Lo zelo deve essere ardente, figlioli, ma allo stesso tempo zelo prudente. Su questo tema ci vorrebbe un'altra meditazione, e penso che la faremo in un'altra circostanza. Voglio solo citarvi quello che diceva mons. Luna: un sacerdote pieno di zelo, pieno di spirito buono, è andato in una delle sue parrocchie, nelle quali ovviamente ci sono tante cosette che bisognerebbe mettere a posto un poco alla volta, e ha visto delle statue che, invece di muovere a pietà, facevano pietà. Allora lui, per prima cosa, le ha bruciate tutte. Il vescovo ha fatto fatica a salvare quel prete perché la gente lo voleva linciare; ad ogni modo dopo due anni, assolutamente, dovette mandare via il prete e cambiarlo di posto. Perché? Aveva perso la partita, e con quella gente non c'era più niente da fare. Se tu vai in una parrocchia e vedi delle cose che non vanno, segnale, scrivetele affinché tu non abbia ad abituarti. Poi, piano piano, piano piano, alla luce di Dio, le tirerai fuori; ma non essere talmente zelante da rovesciarti la casa sulla testa. Perciò, zelo sì, ma prudente, prudente!SACERDOZIO prete
PASTORALE parrocchia
ESEMPI prudenza
ESEMPI pazienza
MI34,9 [05-11-1965]
9.Figlioli, queste sono belle cose, ma credo che la cosa più bella sia questa: andiamo dalla Madonna questa mattina e domandiamo alla Madonna che ci insegni lei. Vedete, noi non cerchiamo queste cose per essere stimati, per essere esaltati; cerchiamo queste cose per avere la stima degli uomini in modo da poter parlare agli uomini di Gesù. Allora diciamo alla nostra buona mamma, la Madonna, che ci insegni, anche sul piano umano, ad essere corretti, ad essere equilibrati in modo che possiamo salvare anime, tante anime; in modo che possiamo portare a Cristo tutte quelle creature che ancora attendono l'arrivo di un apostolo.MARIA maestra, guida
DOTI UMANE stima
MARIA la nostra buona mamma
APOSTOLO salvezza delle anime