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L’APOSTOLO DEVE ESSERE SINCERO, CARITATEVOLE, PAZIENTE

MO33 [04-11-1965]

4 novembre 1965 Meditazione ai Religiosi e ai Novizi della Casa dell'Immacolata: è la seconda di tre riflessioni sulla figura dell’apostolo, tenuta alla sera, durante un ritiro spirituale. Don Ottorino illustra la necessità della sincerità, della comprensione, della pazienza e del sorriso per l'apostolo. Il testo originale è registrato e la sua durata è di 43’. Si conserva anche lo schema originale, scritto con penna biro sulla facciata anteriore di una scheda giallognola, con cancellature e sottolineature.

MO33,1 [04-11-1965]

1.In mezzo al nostro popolo c'è un detto: "Chi é bugiardo é ladro", e generalmente quando uno ha detto una bugia, generalmente non é creduto più. Quando uno, una volta é stato trovato non nella sincerità, generalmente é uno squalificato nel campo umano. Ci si domanda sempre: ma che dica la verità? Che sia proprio da fidarsi? Che non abbia dei secondi fini?
Ora vedete l'apostolo é, si può dire, il depositario della verità, é colui che in nome della Chiesa si presenta in mezzo al popolo per portare la verità. Capite chiaramente, figlioli, che il popolo deve essere sicuro; sicuro che l'apostolo non inganna, che l'apostolo non mentisce; deve poter giurare il popolo sulla parola dell'apostolo. Il bambino dice della mamma: "L'ha detto mia mamma, perciò non si discute neanche, l'ha detto mia mamma! Ma... L'ha detto detto mia mamma, non si discute". Ha una stima proprio assoluta della mamma il bambino; quando l'ha detto la mamma per lui é vangelo, per lui é tutto. Ora vedete, bisogna, per avere la stima del popolo, per potere portare il messaggio che la Chiesa e Cristo hanno messo nelle nostre mani, bisogna che noi ci presentiamo sinceri anche nelle altre cose.

MO33,2 [04-11-1965]

2.Dicevamo prima che dobbiamo mostrarci dinanzi al popolo: uomini di Dio, uomini che anche esternamente dimostrano di essere in contatto col Signore perciò che mostrano l'umiltà, che mostrano la purezza, che mostrano la santità, che mostrano la povertà. Cioè, dobbiamo mostrarci integerrimi, ma ricordatevi che se questo é il lato spirituale che traspare esternamente... ma c'è poi anche un lato vorrei dire umano, che é quello che del resto anche il Signore chiama: est, est, non, non. Perciò quel lato umano per cui gli uomini si fidano, si fidano di noi.
E allora, non mi fermo tanto in questo punto perché vorrei passare poi all'altra parte, ma ricordatevi, cercate oggi e poi domani, di essere sempre sinceri: sinceri nelle parole, sinceri nelle azioni, sinceri nelle promesse come nelle parole - é lo stesso - sinceri nelle promesse, ho messo un punto a parte per sottolinearlo. Sinceri nelle parole. Ci sono delle cose, fratelli, che l'apostolo non può dire, o per segreto sacramentale o per segreto naturale, o perché é stato "commesso" un segreto. Ci sono delle cose che non può dire, ma allora deve di portarsi da signore e non mostrare di dire la bugia, dica: senta, non so, lei capisce che come sacerdote non posso parlare. Ma non dica la bugia, non nasconda quelle cose che non può dire con delle altre cose in modo che la gente un domani possa dire: si, mi ha detto... ma invece posso dimostrare il contrario. Guardate che é facile qualche volta così... ingarbugliarci su; invece no, con semplicità: "Mi dispiace... lei sa... Scusi, io non so niente. Ma mi hanno detto che... Ma lei capisce che se, per esempio, viene una persona confessarsi e mi dice che ha ammazzato una persona, non posso mica parlare.

MO33,3 [04-11-1965]

3.Un sacerdote può avere anche delle nozioni che non può dire. D'altra parte senta, io non so o non posso parlare, lei capisce non venga a domandare a me certe cose". Facciamo capire insomma che in questo modo, acquistiamo la stima anche della persona, perché dirà questa persona: "Se domani vado a dirgli una cosa, vado da uno che so che domani non parla". Perciò direi proprio non mescoliamo: ma questo, ma quello... Guardate, é facile sapete, per esempio: "Quanto prende lei, reverendo, di stipendio per la religione?... Oh, prendo appena un 10-12 mila lire al mese". No, non é vero? ...Ecco, tante volte si nasconde la verità con una bugia. No! Si dice: "Guardi, scusi, non posso dirglielo, é una cosa un po' riservata di famiglia". Ma allora manco di carità. No, non manchi di carità... Fai capire all'altro che ha mancato lui di convenienza, di criterio nel domandarti quella cosa; ma non state mai, mai, mai a girare attorno con le parole.
Figlioli: "est, est, non, non". Avete una macchina, per esempio, e perché vi vergognate di far vedere che l'avete comperata voi: "Eh, mi é stata regalata"; ma perché dire una bugia, se vi é stata regalata, vi é stata regalata! Se l'avete comperata voi, dite: l'ho comperata io; direte: mi sono stati regalati i soldi per comprarla e l'ho comprata io; o direte: sì, forse ho comperato una macchina troppo bella, ma l'ho comperata io. La gente vi compatisce, perdona questo; ma domani la frase del nostro buon popolo: la bugia ha le gambe corte, guardate che é anche per noi questa qui. Piano, piano la bugia parte col rapido - mi diceva una persona una volta - e torna con la cariola, ma torna sempre. Mi pare che non sia neanche il caso di dire: non dite bugie, ma ci sono qualche volta quelle frasi, quel dire e non dire; la gente insomma ha piacere vedere l'uomo di Dio sincero che dice: no, non posso dire, basta é finito! Sincerità con le azioni.

MO33,4 [04-11-1965]

4.Qualche volta é facile - guardate nelle case di formazione, per esempio - mettersi a studiare quando c'è l'assistente. Stavi leggendo un libro e vien dentro un superiore e magari: spetta va là che lo metto via, ma niente di proibito; forse in questo momento dovevo studiare e sto' legicchiando... No, non fatelo non fatelo!, continuate se avete, se state anche leggendo un romanzo proibito vien dentro il superiore, continuate a leggerlo piuttosto, dico male? Continuate a leggerlo: siate sinceri! Quel "che" di voler apparire! ...Scusate tanto: state giocando una partita di carte, capita dentro il vescovo: nascondi che non veda il vescovo, ma perché? State giocando una partita di carte, avete un fiasco davanti: venga qua che ne do un bicchiere anche a lei, ed é finita no? Con tanta semplicità, c'è male forse?
Figlioli miei, guardate che non perdiamo la stima per certe cose, la perdiamo invece per quello che forse non crediamo. Non é per quella piccola, anche debolezza umana che l'uomo, che la gente ci tolga la stima quando vede che non agiamo da uomini, che non agiamo rettamente... Pensate un momentino: un vostro compagno vi domanda a prestito una matita e voi dite: no non ce l'ho; l'avete in tasca però non volete dargliela. Voi direte: é possibile che il prete dica una bugia, che un apostolo dica una bugia? vi dico si purtroppo, é possibile, possibilissimo. Sentite, sono possibili tutti i peccati, é possibile anche questo: la mancanza di parola. Terza cosa: le promesse.

MO33,5 [04-11-1965]

5.Domenica verrò a fare la predica... Verrò a confessare domani, sì, senz'altro vengo a confessare, vengo ad aiutare, e non si arriva. Alla gente: guardate vengo a trovare l'ammalato, domani o posdomani vengo a trovarlo. Passano 5,6,7 giorni, povero ammalato; oh non é venuto, mi ha detto che domani o posdomani viene; e passa il secondo giorno. Poveretto il parroco non avrà potuto, chissà quanto... Eh, ma se l'ho visto in città, se l'ho visto... e magari va in giro: sa, non ho mai potuto andare a trovare la persona all'ospedale, non ho mai potuto andare in città questa settimana, invece é stato tre volte in città quella settimana a vedere un cinema, magari.
Guardate che é possibilissima la bugia. Scusate, per esempio viene una persona e dice: "Senta don Guido, lei che va spesso in città, mi vorrebbe fare una cortesia: la prima volta che va in città portarmi a casa quel dato libro; avrei piacere avere un libro di meditazione, mi potrebbe fare la cortesia di portarmelo a casa? Lui va in città e si dimentica; e quell'anima buona dice: vero don Guido, scusi, si é ricordato, ha potuto procurarmi il libro? Guardi, sono andato in città, mi sono dimenticato glielo confesso; guardi la settimana ventura... Alla fine della settimana é andato in città due volte. La settimana dopo: don Guido me l'ha portato a casa? Ecco l'atto eroico, o dover dire: mi sono dimenticato; o dover dire: non sono mai andato. E qualche volta ci caschi, sa un momento di debolezza preferisci dire: guardi sa, non ho mai potuto andare in città questa settimana. Questa ragazza va fuori: vero, ho visto l'altro giorno don Guido in città, l'ho visto in città l'altro giorno. Dopo va a confessarsi: figliola ti raccomando sai, ti raccomando le bugie; la verità sempre.

MO33,6 [04-11-1965]

6.Guardate che di queste cose se ne vedono continuamente, se ne vedono, se ne vedono. E se non ci si abitua qui, proprio così, a questo senso di sincerità... Guardate che anche come superiore, uno che dice: eh, mi sono dimenticato, che vuoi farci; di nuovo: mi sono dimenticato... che vuoi farci. Tutt'al più tirerai fuori due-tre caramelle e le mangerai in compagnia, ma per carità non abituatevi ad agire un po' con strade storte, con modi di fare, modi di agire, perché non piace, non piace. Sono peccati veniali, sono offese al Signore é un diminuire la grazia. Ma oltre al resto, oltre a questo che per noi é vita, no, c'è una parte umana che vi verrà tolta...
Guardate - portiamo un caso particolare - uno dovesse fare un peccato grave contro la purezza, il popolo non lo sa; si confessa riacquista la sua grazia, dinanzi alla gente é sempre grande uguale, no. Rimesso a posto il canale della grazia, fatta penitenza, quello che vuole. Ma uno dice una bugia, dopo un anno, due anni, tre anni - e quello é un peccato veniale - la gente può anche perdonarglielo, e in osteria gli uomini fanno il commento sulla bugia di don Guido; e domani le donne cattoliche, finché don Guido si prepara la predica, parlano della bugia di don Guido; e dopo lui va là e parla sulla sincerità. Vi dico: ci sarebbero tante cose, tanti particolari da tirar fuori ma non é il caso. Ognuno di noi si sforzi di essere sincero oggi, proprio vorrei dire, eccessivamente sincero: nelle parole, nelle azioni, nel comportamento, nelle promesse. Scusarsi con sincerità: ho sbagliato, mi sono dimenticato, ho fatto così; con semplicità, figlioli, domani sarete sinceri. La gente é buona sapete, sa perdonare: poveretto, ha poca memoria quel don Guido, una settimana si é dimenticato, un'altra settimana si é dimenticato bisogna che andiamo dal medico a chiedere un poche di medicine. Si vedrà arrivare a casa una cassetta di medicine, una cassetta di uova, una cassetta di polli perché: poveretto lavora tanto, suda tanto, si consuma tanto per noi e ha bisogno un pochino di rimettersi fisicamente, però é così tanto buono poveretto, ma ha poca memoria, si vede proprio che si é consumato per noi, é così... E andiamo avanti.

MO33,7 [04-11-1965]

7.Per avere la buona fama, non soltanto ci vuole la sincerità ma ci vuole la carità. Prima c'è una parte, vorrei dire, gli uomini ti guardano; adesso c'è il contatto con gli uomini, contatto con le creature. In una scritta, in una certa Casa mi pare ci sia: sopporta, comprendi, aiuta e per tutti abbi un sorriso. Quando sono entrato in quella Casa mi ha fatto impressione quella scritta, me la sono segnata, l'ho fatta oggetto di meditazione e la trovo sempre più vera.
Necessità della pazienza.

MO33,8 [04-11-1965]

8.Prima di tutto, se volete essere sacerdoti e assistenti, se volete esplicare il vostro apostolato nell'Istituto San Gaetano, o ad Asiago o a Crotone dove il Signore vi manderà, in qualunque parte con i bambini o con i vecchi, ricordatevi é necessaria assolutamente la pazienza, tanta pazienza, tanta pazienza.
Figlioli miei, senza pazienza non si fa niente; pensate, per esempio, un cappellano di ospedale in mezzo agli ammalati, in mezzo ai cronici, in mezzo ai vecchi, in mezzo alle vecchie, pensate quanta pazienza. Pensate un sacerdote al confessionale con certe anime, quanta pazienza! Un giovane in oratorio, un giovane nell'Istituto con ragazzi di 13-14-15 anni, quanta pazienza figlioli che ci vuole, quanto bisogna sapere mandar giù, sopportare! Mi diceva ieri, per esempio mons. Luna, che non si può andare in un posto e improvvisamente: bomm! No, no, no, bisogna adattarsi un pochino. Vedete, se voi andate in mezzo agli uomini che parlano spagnolo dovete adattarvi a parlare anche voi lo spagnolo, non dovete pretendere che loro parlino l'italiano; non potete voi andare un domani, supponiamo in Brasile e dire: noi vogliamo che tutti i parrocchiani parlino l'italiano perché io parlo l'italiano. Io sono la persona più importante, sono il parroco, io sono l'Assistente, sono il diacono devono loro parlare italiano, non io imparare la loro lingua: non potete pretendere questo; dovete essere voi che vi adattate, dovete essere voi che vi abbassate, dovete essere voi che andate incontro alla pecorella smarrita non mettervi sulla porta dell'ovile e pretendere che la pecorella torni da sola all'ovile. Gesù é andato, l'ha cercata e se l'é messa sulle spalle, così ha descritto il buon pastore, no, e così dobbiamo essere noi. Ora vedete, se non avete pazienza cercate di acquistarla questa pazienza, e occasioni per esercitare questa virtù ne abbiamo tutti sapete, ne abbiamo tutti. Cominciamo a sopportare noi stessi: pazienza con la testa che qualche volta studia e qualche volta non vuol saperne, qualche volta fa la rivoluzione francese dentro. Pazienza con lo stomaco, pazienza con le gambe che qualche volta prendono le cantonate, pazienza con la nostra testa che qualche volta non vuol saperne, il nostro cuore; pazienza, pazienza figlioli; vorrei dire pazienza anche con le tentazioni, combattere ma pazienza.

MO33.9 [04-11-1965]

9.Pazienza col prossimo: ci sono tante volte delle circostanze in cui ci si trova con qualche persona – scusate - un po' pesante, e allora io vi dico, state attenti che l'oro non si trova in natura, là, blocchi d'oro, lo si trova sempre misto a terra, misto a qualcos'altro. Perciò dovete adattarvi anche voi nel vostro campo apostolico di prendere la gente com'è.
Ognuno ha i suoi difetti e ha le sue virtù. Non dovete partire con l'idea di vedere l'uomo perfetto perché uomo perfetto ce n'era uno e l'hanno crocifisso. Dovete partire con l'idea che troverete non la perfezione, troverete degli uomini che hanno delle perfezioni in mezzo a tanti difetti. Perciò, voi non troverete mai la Madonna e non troverete mai Gesù; troverete uomini che cercano di assomigliare alla Madonna e che cercano di assomigliare a Gesù. Perciò troverete degli uomini buoni, pii ma poi hanno quella che non finiscono mai di chiacchierare. Ci sarà un altro che invece parla poco, ci sarà uno che quando comincia a parlare, parla sempre delle sue mucche e allora bisogna portar pazienza e aspettare e convincerlo un momentino che vadano fuori di stalla le mucche, per poter parlare di Nostro Signore. Eh, qualche volta ci sarà qualcuno invece, che quando comincia non la finisce più di parlare di ingegneria, di calcoli tecnici, ecc.; qualche altro di sport. Eh, figlioli miei, qui ci vuole l'arte, la psicologia, la carità per poter prendere un filo e tirarlo e sul più bello che stai tirando si rompe e giù un altro quarto d'ora. Sai, se tu non hai niente da fare é una cosa facile, ma se hai il tempo misurato il breviario da dire, altre cose da guardare e ti viene una persona che comincia a venir dentro e la vedi arrivare dalla portineria: eccola, "dominus meus et Deus meus"; sta per andar via quella e ne arriva un'altra, e dopo un'altra, e dopo un'altra ancora. Figlioli miei, d'altra parte non siamo nostri, non siamo nostri, quando uno si mette ad aprire un'osteria, deve rassegnarsi ad accogliere chi entra. Come se uno apre un negozio di stoffe deve rassegnarsi a queste signore che vengono li, vogliono veder questo, vogliono veder quello, vogliono veder st'altro, e poi forse, in fondo comprano un fazzoletto e ti fanno aprire 7-8 pezze di roba.

MO33,10 [04-11-1965]

10.Ora vedete, figlioli, noi uomini di Dio - lo so qualche volta ti fa venir su un po' tutto, eh!, ma dobbiamo rassegnarci un pochi no, rassegnarci non da stupidi, mettendocela tutta, sapercela cavare un pochino, muovere un pochino e guadagnar tempo, trovare anche qualche pretesto in modo da cavarcela un pochino, ma non mostriamo mai di essere stanchi di ascoltare, di essere impazienti. Perché, cosa volete, loro, gli uomini pretendono da noi tutte le virtù in grado perfetto; e allora ecco: se non ha pazienza lui, dice l'uomo, come devo fare io a sopportare mia moglie? E se non ha pazienza lui, dice la moglie, come devo fare io a sopportare mio marito? Vorrei che avesse 7-8 figli come ho io, eh, che vada a predicare lui!
Figlioli, qualche volta é forse l'unico incontro che hanno queste creature con il sacerdote; bisogna saper mostrare buon viso anche quando, per esempio, quando vengono queste povere mamme a domandare per mettere dentro qualche ragazzo. Don Aldo, poveretto ne sa qualche cosa, quando in agosto, settembre si vede che posti non ce ne sono altri, e comincia una cosa, un'altra lo stesso, e quando vengono, poverette vogliono raccontarti la loro storia per cercare di creare un po' di compassione e anche per sfogarsi un pochino. E cosa volete, non si può dire a questa povera donna che viene, supponiamo da 20-30 chilometri di distanza, che ha pensato a quel viaggio forse da qualche settimana, é partita al mattino presto per arrivare lì: "non ci sono posti!", e via. Noi di solito - don Aldo ed io - ci sforziamo, una parolina, di mettere un po' di olio, in fondo é una creatura. Non possiamo dire di sì perché non c'è posto, ma siamo sacerdoti, possiamo dire una parola buona. San Pietro e san Giovanni quella volta quando quel povero storpio ha domandato la carità, han detto: "Non abbiamo né oro, né argento ma quello che abbiamo... in nomine Domini: alzati e cammina!". Noi non possiamo far questi miracoli, ma dire una parola da sacerdoti, dire una parola da apostoli questo si lo possiamo fare. Anche solo interessarsi un pochino, sentire una parola, non dire: no, si, si, no! Mettiamoci un pochino di carità nei nostri incontri, figlioli: perciò sopportare con pazienza.

MO33,11 [04-11-1965]

11.Bisogna saper comprendere.
Comprendere, saper comprendere. Qualche volta, figlioli miei é difficile comprendere, mettersi nelle situazioni particolari di una creatura, eppure guardate bisogna saper comprendere. Vedete, adesso in questo momento noi siamo in questa stanza dove, ringraziando il Signore, si sta bene. Se io cominciassi a parlare a voi di freddo, un ambiente pieno di freddo, ci sono delle creature che muoiono dal freddo; é difficile mettersi in quelle situazioni. Ringraziando il Signore, oggi abbiamo mangiato, stasera mangeremo un'altra volta; parlare di gente che patisce la fame che non ha niente da mangiare, stiamo lì e ascoltiamo ma... L'apostolo deve saper mettersi un pochino nella situazione, deve sapere un pochino non soltanto dire: "Ah, poveretta patisce la fame; ah poveretta non sa come pagare i debiti". Bisogna aver provato aver debiti per sapere cosa pesano i debiti, bisogna aver provato portare in tasca le cambiali per sapere come pesano le cambiali. Ora vedete, l'uomo di Dio deve provare un pochino a soffrire con chi soffre, deve piangere con chi piange, e perciò deve cercare di tutto per immedesimarsi nel dolore delle creature che si avvicinano a lui. Vedete il Divino Maestro, quando si avvicinavano i poveri, quando si avvicinavano gli ammalati; guardate quando si é avvicinato alla casa di Betania, si é avvicinato alle sorelle di Lazzaro: ha risuscitato Lazzaro, ma prima ha pianto, ha pianto, si é immedesimato nel dolore di queste povere sorelle sebbene sapesse che di lì a poco avrebbe compiuto il miracolo. Ora noi, non occorre che ci mettiamo a piangere ma che ci immedesimiamo un pochino. Per esempio, viene una mamma e comincia a parlare dicendo che ha dei dispiaceri, che é morto il figliolo, che sta male il figliolo, che so io, e noi accettare, ascoltare in una forma quasi indifferente. No! Guardate che quella povera mamma é venuta da un uomo di Dio e viene lì per ascoltare una parola buona e vuol vedere, vedere questo uomo di Dio che piange con lei. E se ne accorge sapete, questa buona donna, questo buon uomo se ne accorgono se noi compatiamo veramente la loro sofferenza, se soffriamo con loro. E vedete, questo lo possiamo fare anche nella Casa di formazione; questa pazienza con i nostri confratelli, questo saper comprendere mettersi nella situazione del confratello; saper capire, specialmente il giorno di visite vedi che é un po' triste, avvicinarlo entrare un pochino in conversazione, sentire, captare un pochino il motivo per cui - senza voler andare a sentire i segreti se lui non vuol dirteli - captare un pochino, stare un po' insieme, soffrire con lui: questo é il profumo della carità! La carità deve essere operosa.

MO33,12 [04-11-1965]

12.E d'altra parte, sentite l'abbiamo detto tante volte noi nella vita apostolica, riusciremo a salvare le anime attraverso la carità: la carità ci aprirà le porte e poi butteremo dentro Dio; ma il primo incontro é questo incontro umano. La carità aiuta, non soltanto sopporta e comprende, ma la vera carità aiuta. Non basta dal pulpito predicare sulla fame del mondo, non basta dal pulpito mandare anatemi contro coloro che non fanno carità ai poveri; bisogna cominciare noi a fare qualche cosa.
Quando eravamo ragazzi, sentivamo spesso parlare di fatti come quello di Pio X, come quello del card. Dalla Costa, di tanti nostri buoni parroci che facevano carità senza tante storie, così di nascosto facevano carità; e ce ne sono anche oggi, grazie a Dio, dei santi e buoni sacerdoti che fanno carità; e ci sono anche dei buoni cristiani che fanno carità, che aiutano, che aiutano. Per esempio, ci sono delle creature - anche qui a Vicenza - alle quali tu ti rivolgi per chiedere un piacere ma si potrebbe dire che si fanno in quattro per farti piacere. Va un povero per chiedere lavoro, immediatamente si immergono: "Poveretto, ma poveretto che situazione! Ma sa, non hanno mica da mangiare, bisogna bisogna bisogna". Ci sono delle anime che sono sensibili al bisogno del prossimo e cercano di fare qualche cosa concretamente proprio per il bene del prossimo. Ora vedete, le prime persone che devono sentire proprio la necessità del prossimo e devono fare qualche cosa concretamente, dobbiamo essere noi. Vedete, é vero che noi non dobbiamo essere dei collocatori, non dobbiamo essere l'ufficio sociale, che so io, ma, ma... Ho sentito dire una volta da un povero che chiedeva la carità ad un sacerdote, e il sacerdote non gli aveva fatto la carità: "Fa presto lei perché ha la pancia piena". Ora, esagerazione, tutto quel che volete, la maggioranza dei poveri, i veri poveri non fanno certamente queste cose qui e non stendono la mano, però una mamma é l'ultima a mangiare in casa, una mamma é l'ultima che si compera un vestito in casa. La mamma prima provvede per i suoi figlioli, prima vuole che tutto sia a posto in casa: per lei la coperta vecchia, per lei l'ultimo pezzo di pollo o l'ultimo pezzo di pane, prima i figlioli!

MO33,13 [04-11-1965]

13.Ora, ricordatevi che l'apostolo in una parrocchia deve essere papà e mamma per i suoi parrocchiani. Questo l'assistente in un Istituto; questo il diacono in una parrocchia e il sacerdote in una parrocchia. Non si tratta che dobbiate domani patire la fame, no!, perché non siete vostri, siete di Dio e dovete prendere il necessario assolutamente, perché dovete, domani, lavorare per il Signore.
Però ricordatevi bene che non dovete dimenticare i bisogni del prossimo; dovete sentire che Dio vi ha dato dei figlioli e questi figlioli sono le anime che sono affidate a voi. Siete ad Asiago, avete in mano 100 ragazzi? Sono vostri figli, Dio ve li ha messi in mano e voi dovete procurare tutto per questi figlioli. E se uno non dorme, voi non dovete dormire; e se uno piange voi dovete piangere con lui; e se uno domani é agitato voi dovete essere agitato con lui. Siete in una parrocchia, sapete che nella parrocchia ci sono delle anime che soffrono dovete soffrire, dovete soffrire con loro e per quanto é possibile dare una mano, dare una mano. Così faceva Gesù: consolava, istruiva, soccorreva, faceva miracoli. Voi direte: ma noi non possiamo fare miracoli. La carità fa miracoli, e tante volte uno che ha vero spirito di carità sa cavare milioni da una parte per farli girare dall'altra, e dove forse nessuno potrebbe entrare, uno che é veramente uomo di Dio entra e i ricchi danno volentieri, perché dicono: "fa tanta carità, sappiamo dove vanno quei soldi". Questo in fatto di carità materiale e specialmente in fatto di carità spirituale, che é dire una buona parola, che é consolare. Per esempio, in una casa c'è un ammalato cronico, 10-12 anni che si trova all'ospedale, non si può non andare qualche volta in quella casa, dire una parola e insegnare a quella famiglia come si deve accettare anche questa disgrazia dalle mani di Dio. Capite chiaramente; l'uomo di Dio deve essere partecipe di quel dolore e attraverso questa partecipazione a quel dolore, egli entra in quella casa come persona amica; per cui piano piano entrerà come l'ambasciatore di Dio e porterà Dio in quella famiglia. Dovete divenire sensibili, figlioli miei, a questa vorrei dire miseria che c'è nel mondo: c'è tanto dolore nel mondo, c'è tanta infelicità nel mondo, c'è tanto senso di malcontento nel mondo, voi siete i portatori della pace, i portatori della gioia e dovete voi sentirla questa vostra missione! Andiamo avanti ancora un pochino.

MO33,14 [04-11-1965]

14."Per tutti abbi un sorriso.
Qui ho scritto due, tre righe, ve le leggo: "La pedagogia del sorriso". Primo: cerchiamo di mostrare al mondo di essere contenti di stare con Dio. Secondo: mostriamo ancora di essere contenti di lavorare per Iddio. Terzo: mostriamo di essere contenti di servire Dio nelle persone che si presentano a noi. Guardate, la nostra carità, come dicevamo prima, la manifesteremo sopportando, comprendendo, aiutando ma sul nostro volto deve esserci sempre un sorriso, la gioia. Vedete, il mondo deve vedere che noi stiamo bene in casa del Signore. Quando le mamme dei nostri piccoli vengono qui vanno via contente se vedono che il ragazzo é contento: "Ma l'è così contento star là". E vanno a casa e lo raccontano alle loro amiche: "Venite, facciamo festa insieme, no, perché sono andata e ho trovato il mio Marietto così contento, così contento". Anche esternamente, diranno quelli di Crotone, si mostra contento, anche esternamente, proprio si vede la contentezza, che gonfia un pochino anche esternamente. Com'è cresciuto, ma si vede, é contento, ma cosa ha? ...l'è così contento! Ebbene, il mondo deve vedere che noi siamo contenti di avere abbracciato la via del Signore. Cos'hanno? Io ho rinunciato a una famiglia, ho rinunciato a una famiglia in terra per donarmi a Dio. Devo far vedere alla gente che in casa del Signore stò bene, che sono contento di essere nella casa del Signore. Se io invece mi mostro serio, calcolatore a un dato momento la gente potrebbe dire: "ma quello lì ha sbagliato strada". Come mi ha fatto dispiacere quel giorno che un nostro amico di casa mi diceva (é stato Soprana), mi diceva: "vedo spesso sacerdoti entrare in negozio e più di uno, lo si vede in volto, se potesse tornerebbe indietro certamente. Più di uno sembra dire col suo contegno: se mi fosse possibile tornerei indietro e prete non mi farei". Ora, non bisogna che noi diamo al mondo la possibilità di pensare così; anche se seguendo Gesù qualche volta ci sarà qualche croce da portare, ci saranno dei momenti di difficoltà, lo sapevamo!

MO33,15 [04-11-1965]

15.Una mamma, quando ha accettato di essere mamma sapeva già che avrebbe dovuto portare il peso della maternità, il peso dell'educazione dei figlioli, lo sapeva già e anzi lo ha desiderato. E quella croce non é più croce quando lo fa con amore.
Ora, anche noi donandoci al Signore sapevamo già di incontrare la croce, lo sapevamo già che dovevamo incontrare una paternità e questa paternità porta con sè un sacrificio, un peso. Ma abbiamo accettato generosamente col Signore: "Tu, mi hai chiamato? Ebbene, vengo, vengo a dare la mia vita, a dare il mio sangue, ma lo do con gioia". Come i primi martiri che andavano cantando verso il martirio; certamente la natura sente il peso, sangue é sangue; momenti di stanchezza, di tristezza ci saranno nella vita apostolica, ma diamo questa stanchezza, questo sangue, ma diamolo col sorriso al Signore, perché per noi vuol dire salvezza di anime. Dobbiamo non soltanto mostrare di essere contenti, di essere tutti del Signore, ma di essere contenti di lavorare per il Signore. Quando qualche volta si ordina una cosa a un giovane e chiedi per piacere se te la fa, non qui nella Casa dell'Immacolata, grazie a Dio, ma può capitare qualche volta poteva capitare una volta: "vieni per piacere a far questo? Si, si!". Ma lo vedi la, si direbbe col naso sopra la bocca, lo vedi la che ti segue suonando la marcia: "Va' pensiero sull'ali dorate"; lo vedi venire avanti piano piano. Figlioli miei, a un dato momento ti verrebbe da dire: "Ma va là, fa un piacere, va a giocare, va a giocare il pallone. O vieni generosamente, o fai a meno di venire". Ora noi stiamo lavorando per il Signore e la gente deve vedere che noi lavoriamo volentieri per il Signore; lavoriamo al suono di un'altra marcia, "Quando passano per via", che corre un po' di più col tempo, no? Dobbiamo sentire che lavoriamo al suon di quella marcia.

MO33,16 [04-11-1965]

16.In modo particolare poi la gente, i fedeli, le anime devono vedere che noi lavoriamo volentieri: "disturbo, per piacere, in questo momento? - ma non scherzerà mica? - mi può per piacere, 5 minuti... - ma scherza - ma lei ha tante cose da fare. - Come tante cose da fare? Io sono un sacerdote e lei é venuto a confessarsi e vuole anche che mi disturbi qualche momento se si confessa!"...
Dobbiamo mostrare che siamo contenti di servire il Signore in quel momento servendo quella persona. Diremo: "senta, mi scusi, non posso fermarmi tanto quest'oggi perché ho un impegno. Porti pazienza! Guardi, venga un altro giorno, mi fermo soltanto tre minuti quest'oggi". Ma quella persona va via contenta perché vede che, insomma, l'hai accettata col cuore aperto. Terminiamo: concluderemo domani mattina, concluderemo trattando della Prudenza che é necessaria per l'uomo di Dio. Vi raccomando questo mese, in modo particolare, cerchiamo di mettere a fuoco la parte umana. Vedete che la santità é fatta di piccole cose. Avete fatto il grande passo di donarvi al Signore, di essere tutti del Signore. Siamo qui a disposizione del Signore, pronti tutti - sapete - ad andare dove vuole il Signore; cerchiamo allora, già che abbiamo dato la parte maggiore, di dare tutti noi stessi, e datelo al Signore in questo ritiro. Si spinge un pochino a curare anche la parte esterna, ma a curarla non per motivi umani, per motivi apostolici. Vediamo: nella correzione fraterna, come dicevamo prima; nell'impegno di vita di aiutarci da buoni fratelli, in modo che domani quando ci presenteremo dove Dio ci attende, veramente nessuno di noi possa dire: "Col mio contegno ho diminuita l'azione apostolica, cioè ho allontanato un pochino le anime". In modo che le anime possano veramente dire: "Questo é un uomo che veramente porta Dio e di cui ci si può fidare".