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L’APOSTOLO DEVE TRASFORMARSI IN CRISTO

MI341 [12-01-1971]

12 gennaio 1968

Il prof. Riccardo Vicari insegnò per molti anni materie letterarie nella Casa dell’Immacolata, con spirito di generosa collaborazione e di profonda amicizia.

Il riferimento scherzoso è ai confratelli concelebranti, i più immediati collaboratori di don Ottorino nelle varie responsabilità e quindi, a suo dire, in attesa di una eventuale successione.

Don Zeno Daniele era all’epoca fra i più immediati collaboratori di don Ottorino per tutti i problemi relativi all’amministrazione della Congregazione.

Il richiamo è alla scelta popolare di Ambrogio come vescovo di Milano, e don Ottorino nomina Dario Crestani, del corso teologico, e Giovanni Battista Battilana, del corso magistrale, in questo paragone scherzoso.

MI341,1 [12-01-1971]

1 Sabato sera il prof. Vicari è venuto a porgere gli auguri ai diaconi e a salutarmi prima della partenza per l'America. Ci siamo incontrati all’entrata della Casa dell'Immacolata e l'ho invitato a passare avanti dicendogli: «Ci salutiamo proprio qui, sulla soglia?». Allora è passato nell'atrio, dove abbiamo parlato un pochino, e quindi ci siamo salutati.
Quando si riceve una persona, di solito non la si accoglie davanti alla porta di casa, ma la si fa entrare. Anzi, quanto più è cara e importante, tanto più viene invitata a passare nel luogo più intimo dell'abitazione, e lì si conversa insieme confidenzialmente e insieme si passa un po' di tempo.Anche a me piace incontrarmi con voi, questa mattina, per scambiarci l'ultimo saluto prima della mia partenza, proprio qui, nel luogo più intimo e più caro della nostra famiglia e della nostra casa, nel luogo dove ogni giorno ci incontriamo con Gesù per iniziare il viaggio della giornata e, alla sera, ritorniamo per rendere conto a Gesù del nostro cammino giornaliero. Ed è giusto che di qui, donde sono partiti i nostri missionari, in un certo senso parta anch'io per andare a trovare questi nostri fratelli e porgere loro il saluto, l'abbraccio di tutti voi.Però, quando ci si saluta, di solito, dopo le espressioni di affetto, di riconoscenza e di intimità, si domanda al partente qualche ricordo: «Che cosa ci lascia come ricordo?». Qualcuno più audace che siede qui all'ala destra e, forse, sogna qualche sostituzione, può darsi che mi chieda: «Qual è il suo testamento?».Beh, riguardo a chi dovrebbe succedermi, arrangiatevi voi, mettetevi d'accordo; i debiti li lascio a tutti, in particolar modo a don Zeno che è molto affezionato ad essi. Quanto al resto, pensateci voi: lo Spirito Santo vi ispirerà. Forse dalla bocca di qualche innocente qui presente uscirà una voce, come nell'antica cattedrale di Milano: «Ambrogio vescovo! Ambrogio vescovo!». Non si sa, ma forse Dario o Battista potrebbero essere le voci dell'innocenza.

MISSIONI

ESEMPI vari

GESÙ

centro

COMUNITÀ

fraternità

Il mandorlato è un prodotto dolciario tipico di Cologna Veneta (VR), nelle cui vicinanze viveva la famiglia di don Guido Massignan. La grappa invece veniva spesso prodotta di nascosto per uso familiare, ed era famosa per il forte grado alcolico quella della Val del Chiampo (VI) da dove proveniva don Luigi Mecenero; anzi subito dopo don Ottorino precisa che la sua famiglia viveva nella Valle degli spiriti, località caratteristica di Crespadoro (VI).

È evidente che nell’esempio don Ottorino usa il termine materia con significato diverso: dapprima come sostanza materiale, e poi come elemento essenziale del sacramento eucaristico.

Il riferimento è all’episodio dell’adultera perdonata, narrato in Gv 8,1-11.

Don Ottorino scherza sulla sua tosse dovuta alla bronchite cronica che lo tormentava. Tossire ripetutamente in dialetto veneto si dice “sbolsegare”, che per assonanza richiama la parola “bolscevico”.

MI341,2 [12-01-1971]

2 Un ricordo ve lo voglio lasciare, un ricordo un po' strano, che vorrebbe ricordarvi qualche cos'altro: vi lascio come ricordo un camion e rimorchio di mandorlato e un'autocisterna di grappa. Spero che ricorderete quello che vi lascio: un camion e rimorchio di mandorlato, di Cologna, se volete, e qui c'è don Guido specializzato in materia, e un’autocisterna di grappa, magari quella del nostro caro don Luigi Mecenero che la produce nelle sue tenute segrete.
Supponiamo d'avere qui questa mattina, davanti all'altare, un camion e rimorchio di mandorlato e un'autocisterna di grappa, di quella dei Meceneri distillata nel bosco della «valle degli spiriti». Prendiamo tutto un gruppo di preti come siamo qui noi, e mettiamoli intorno a questa materia solida e liquida: possono pronunciare la formula della consacrazione migliaia e migliaia di volte, ma il mandorlato resta mandorlato, dolce, buono, e la grappa resta grappa, piena di spirito, ma non avremo mai la transustanziazione: manca la materia. Eppure abbiamo due automezzi pieni di materia, ma manca la materia.Portate, invece, una briciola di pane e alcune gocce di vino; scegliete il più scalcinato di noi sacerdoti, don Ottorino, per esempio, che è il più vecchio d'età e, di conseguenza, il più scalcinato, il più peccatore come nel famoso episodio evangelico nel quale partirono tutti cominciando dai più vecchi , e mettetegli davanti questa briciola di pane, queste gocce di vino, fategli pronunciare la formula della consacrazione, e anche se la pronuncerà «bolscevicamente» perché continua a tossire, un istante dopo ci inginocchieremo tutti; se fosse presente il Santo Padre, anche lui si prostrerebbe dinnanzi al Cristo presente sull'altare. Non è la quantità della materia, né la ricchezza della materia che occorre, ma la materia scelta e accettata da Dio: la materia scelta sono il pane e il vino, e sopra l'altare, per il sacramento eucaristico, ci vogliono il pane e il vino.Voi siete la materia o, meglio, noi siamo la materia per la conversione del mondo: Dio ci ha chiamati e scelti per mandarci ad evangelizzare i fratelli, a portar loro il Cristo ed essere Gesù presente in mezzo a loro. Come sull’altare il pane e il vino si trasformano in Gesù, così noi dobbiamo divenire Gesù e portarci in mezzo ai fratelli, perché solo se saremo Gesù lo potremo portare. Per essere Gesù dobbiamo essere materia di questo misterioso sacramento, di questa meravigliosa trasformazione. Se non siamo materia, quand'anche fossimo uomini d'oro, pezzi d'oro, perle preziose del peso di cinquanta o sessanta chili ciascuna, la trasformazione non avviene. Portate sull'altare tutte le perle preziose del mondo, tutto l'oro del mondo, tutte le ricchezze del mondo e pronunciate, poi, le parole della consacrazione: non avremo in questo caso Gesù. Prendete, invece, una crosta di pane, pronunciate le parole della consacrazione: ecco Gesù.

ESEMPI Eucaristia

EUCARISTIA S.Messa

APOSTOLO chiamata

Don Ottorino dà maggiore importanza al contenuto che vuole trasmettere con le sue parole che all’esattezza teologica delle stesse, e si permette di scherzare sull’impossibilità di essere raggiunto dalla scomunica dei teologi essendo in partenza per l’America Latina.

Si coglie nell’affermazione una lieve accentuazione polemica nei riguardi di quanti mettevano al primo posto l’ideale comunitario: don Ottorino ribadisce con forza che l’amore di Dio è condizione e anima di un autentico amore cristiano al prossimo.

Cfr. Mt 22,37; Mc 12,29 e Lc 10,27.

MI341,3 [12-01-1971]

3 Amici miei, qual è, allora, la materia che dobbiamo collocare sull'altare per la nostra transustanziazione, anche se uso una parola teologicamente impropria che i teologi permetteranno perché, ad ogni modo, domani non potranno raggiungermi per scomunicarmi? Qual è, dunque, questa materia necessaria per la nostra transustanziazione, per la nostra trasformazione in Cristo? Amici, sull'altare non dobbiamo mettere chiacchiere, ma dobbiamo mettere interamente noi stessi. Se vogliamo che Cristo si serva di noi per salvare i fratelli, dobbiamo mettere sull'altare la nostra intelligenza, il nostro cuore, il nostro corpo, così com'è, senza alcuna riserva, senza serbare per noi neppure un capello del nostro capo, un pezzettino d'unghia del nostro piede, interamente, la nostra intelligenza, a disposizione di Dio. Al mattino sulla patena dell'altare durante la Messa non basta che ci sia un pezzo di pane, ma ci deve essere anche la mia intelligenza: «Signore, la mia intelligenza, il dono meraviglioso che tu mi hai dato, è a tua totale e completa disposizione; le mie ricerche, il mio studio, il mio lavoro dinanzi alle bellezze dell'universo sono per te, solo per te, Signore!». Quello che vado cercando con la mia intelligenza è Dio, il mio Dio, e il modo di amarlo e servirlo di più. Il mio cuore, amici miei, è fatto per amare; Dio non condanna l'amore, perché lui è amore. Se c'è amore sulla terra è perché siamo figli di Dio. Il cuore, però, è fatto per amare Dio, e i fratelli per amore di Dio, non per amare i fratelli nella speranza di trovare Dio attraverso di loro. Nel santo Vangelo è scritto di «amare Dio con tutto il cuore» , e i fratelli dobbiamo amarli per amore di Dio: morire per i fratelli e consumarci per i fratelli, ma per amore di Dio. E quando questo amore per i fratelli è veramente filtrato dall'amore di Dio, allora anche noi, anche la nostra persona è messa in forma totalitaria nelle mani di Dio.

CONSACRAZIONE offerta totale

APOSTOLO salvezza delle anime

EUCARISTIA S.Messa

DIO amore di...

DIO cuore di...

DIO bontà

di...

DIO amore a Dio

CARITÀ

amore al prossimo

Don Ottorino applica al singolo religioso quanto la teologia dice della Chiesa: un religioso che si offre a Dio ed è trasformato in Cristo si può chiamare “sacramento” di Cristo; infatti è segno di Cristo e strumento di salvezza.

Cfr. Mt 26,30-45; Mc 14,26-34; Lc 9,51-53 e 19,41-44. L’espressione “perfidi Giudei” è semplicemente un ricordo della preghiera che si faceva una volta nella liturgia del venerdì santo e che Papa Giovanni XXIII fece tagliare, senza alcun senso di disprezzo per il popolo di Israele.

Cfr. Mt 26,30-35; Mc 14,26-31; Lc 22,39 e Gv 18,1.

MI341,4 [12-01-1971]

4 C'è il pericolo, fratelli miei, di fare un apostolato tutto nostro, di attaccarci a questa e a quella cosa, di avere idee tutte nostre, un cuore che crediamo di Dio e, invece, è appiccicato a tutte le persone, a tutti i luoghi, persone sante, luoghi santi, ma ricordatevi quello che vi ho ripetuto tante volte quando eravate più giovani, specialmente voi fratelli nel sacerdozio: acqua santa e terra santa sono due cose sante, ma, mescolate insieme, danno fango... che non è santo. Non basta dire: «Io prego, io amo!»; bisogna essere nelle mani di Dio in forma totalitaria.
È per questo che, prima di partire, voglio lasciarvi questo ricordo: mettete ogni mattina sull'altare l'intelligenza, il cuore e anche il vostro corpo; dite al Signore, e ditelo non con le labbra, ma veramente con il cuore: «Signore, sono tuo, completamente tuo. Come quella lampada è accesa per te, così voglio anch'io essere acceso solo per te, Signore! Non importa dove e in mezzo a chi dovrò consumare la mia vita, purché essa sia consumata solo e interamente per te!». Ecco il religioso, ecco la materia del sacramento.Se non c'è questa disponibilità, questo amore consumato fino all'estremo, pronto a qualunque cosa, a qualunque taglio, a qualunque strappo, a qualunque partenza, non siete uomini che possono portare il Cristo. Porterete qualche cosa, avrete l'impressione di aver fatto del bene, forse ne farete anche, però ricordatevi che non siete Cristo e non salverete. Volete salvare? Mettetevi sopra l'altare ogni mattina. Fate un bell'esame di coscienza, e se non siete così fermatevi in fondo alla chiesa, non accostatevi all'altare, preparatevi. A Cristo ci si dà interamente, la nostra offerta dev'essere totalitaria e continua.Qualcuno potrebbe dirmi: «Ma io sono uomo!». Anche Gesù era uomo, e credo che anch'egli abbia pianto il giorno in cui lasciò la mamma a Nazaret per incominciare la sua missione apostolica; anche Gesù era uomo, e più d'una volta avrà pianto vedendosi incompreso e perseguitato, o dovendo lasciare la casa di Betania per portarsi in mezzo ai «perfidi Giudei» ed essere da loro deriso e schernito, o nel lasciare il Cenacolo per andare nell'orto degli Ulivi ed esservi preso e poi ucciso. Noi siamo i seguaci di un Cristo che, alzatosi in piedi, abbandonò il Cenacolo e andò dove l'attendeva la morte.

PECCATO passioni

ESEMPI consacrazione

CONSACRAZIONE offerta totale

CONSACRAZIONE religioso

L’episodio del sacrificio di Isacco è narrato in Gen 22,1-19.

Cfr. Filippesi 2,8.

L’espressione è molto familiare in don Ottorino per indicare il Paradiso, la casa del Padre.

Don Ottorino vuole sottolineare che sono importanti le doti di intelligenza e la cultura purché siano accompagnate dalla santità; in caso contrario è preferibile una santità senza grande cultura.

Il richiamo è a un proverbio molto popolare, che naturalmente nel testo registrato don Ottorino cita in dialetto veneto.

Allusione scherzosa alla sua fermezza paterna nel correggere, molto abituale in don Ottorino dopo aver scoperto che la festa di San Fermo cadeva esattamente nel giorno del suo compleanno.

MI341,5 [12-01-1971]

5 Nell'Antico Testamento si legge che Abramo prese con sé il figlio Isacco e lo portò sopra il monte. Durante il cammino il bambino chiedeva: «Babbo, il fuoco e la legna ci sono, ma la vittima dov'è?». «Figlio mio, il Signore provvederà». Con Gesù abbiamo il nuovo Isacco che volontariamente si porta sopra il monte, volontariamente si colloca sopra la legna, vicino al coltello per essere ammazzato: «Factus oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis». È questa la nostra strada; il Paradiso l'avremo lassù. Le anime si salvano con il sangue e non con l'acqua di Colonia, amici miei!
E allora ecco il ricordo. Io parto, spero di ritornare in mezzo a voi fra quaranta giorni, ma può darsi che torni a casa, nella vera casa.Non vi nascondo che vi voglio tanto bene, ma, se il Signore mi chiamasse nell'altra casa, penso di non volervene di meno. Comunque facciamo la volontà di Dio. Una sola cosa desidero: essere ogni giorno dove il Signore mi vuole. Mi vuole qui? Mi vuole in fondo al mare? Mi vuole in America? Vuole che questa notte scoppino i pneumatici del mio aereo e che si scenda in mezzo al mare? Sia fatta la volontà di Dio!Qualunque cosa accada vi lascio un ricordo. Ricordatevi che con un camion e rimorchio di mandorlato e un'autocisterna di grappa, fosse pure quella che viene dal cuore del nostro caro don Luigi, non c'è materia per il sacrificio. Non interessa che questa chiesa sia piena di professoroni e di dottoroni: non avremmo altro che un bel camion e rimorchio di mandorlato, fatto - Dio non voglia! - con arachidi anziché con mandorle.Interessa, invece, che gli uomini, che sono e che verranno in questa Famiglia, usino tutti i doni ricevuti da Dio, l'intelligenza, il cuore e anche i doni esterni, e li mettano a sua totale disposizione. Questo vuole il Signore. Ben vengano uomini preparati anche culturalmente, pieni di doti umane: ringraziamo Dio, anzi chiediamoli al Signore, ma il Signore ci liberi dalla maledizione che potrebbe scendere su di noi se questi uomini non fossero donati in forma totalitaria nelle mani di Dio. È preferibile una Congregazione fatta di Santi Curati d'Ars, e Dio ci liberi dai Tommaso d'Aquino che non siano Santi Tommaso d'Aquino! Con questo augurio vi assicuro la mia preghiera, il mio quotidiano ricordo non solo nella Messa, ma in tutti gli altri momenti della giornata.Vi faccio una raccomandazione: continuate a far sempre meglio.Il periodo, che stiamo passando, è il cuore dell'anno scolastico, perciò cercate, in questo periodo, di lavorare spiritualmente e anche scolasticamente; molti di voi avranno gli esami da sostenere. Ma state in guardia perché «quando il gatto dorme, i topi ballano» , cioè state attenti perché il demonio approfitterà della partenza di don Ottorino, il quale qualche volta fa da San Fermo , per venire a tentarvi di più. Mettetelo in preventivo: il demonio farà la sua parte.E allora vi affido alle mani materne della Madonna, che è mamma nostra, in cui onore stiamo celebrando la Messa,perché sia mediatrice di tutte le grazie, e anche di questa, cioè della perseveranza nello spirito religioso.

PAROLA DI DIO Sacra Scrittura

GESÙ

servo

GESÙ

Via Crucis

NOVISSIMI paradiso

NOVISSIMI eternità

CONGREGAZIONE fondatore

VOLONTÀ

di DIO

CONGREGAZIONE appartenenza

CONSACRAZIONE offerta totale

DOTI UMANE

CONGREGAZIONE spiritualità

FORMAZIONE

CROCE Demonio

MARIA la nostra buona mamma