Don Ottorino, consapevole forse di essersi manifestato in una maniera esigente nella meditazione precedente del 13 novembre, inizia con tono scherzoso, e a questo punto nel testo registrato dice: “Una volta alcuni sacerdoti stavano confessando e poiché c’erano troppi penitenti uno di loro disse: “Andate a casa, andate a casa; non è proprio necessario che vi confessiate tutti”.
Don Ottorino nomina dapprima l’Astichello, corso d'acqua che bagna il terreno della Casa dell’Immacolata, e cita poi l’episodio dell’indemoniato di Gerasa, narrato in Mt 8,28-34; Mc 5,1-20 e Lc 8,26-39.
Cfr. Gv 8,9.
MI331,1 [20-11-1970]
1. In merito a quello che ho detto nella meditazione precedente posso assicurarvi che non mi sentirei di affermare cose diverse da quelle che sono state dette. Non date importanza alla forma perché uno può parlare in una lingua e uno in un'altra, come uno può cuocere i fagioli nella pentola o nel forno o in un’altra maniera, ma sono sempre fagioli. Voglio dire che le verità sono le stesse anche se la forma in cui sono espresse è diversa. Quando io ho presentato quelle verità nelle meditazioni, non intendevo dire che tutti siamo fuori strada. Qualcuno infatti che ho avvicinato in questi ultimi tempi mi ha detto di essere rimasto un po' impressionato e allora io l’ho incoraggiato: “Avanti! Non aver paura”. Adesso non dovete farne motivo per dire: “Allora buttiamoci giù tutti nell'Astichello”, come i porci famosi che quando il demonio è entrato in loro si sono buttati nell'acqua del lago di Genezaret, nei pressi di Gerasa. Amici miei, sono verità dinanzi alle quali bisogna riflettere, cominciando dai più vecchi, come nell’esempio evangelico dell'adultera sono stati i più vecchi ad andare via per primi. Sono cose dinanzi alle quali bisogna riflettere perché se ci siamo donati al Signore, ci siamo donati senza compromessi, ci siamo donati in forma totalitaria. Io mi sono dato in forma totalitaria al Signore, perciò se queste verità mi fanno un po' riflettere ringraziamo il Signore, perché voi capite che nessuno è puro, nessuno è santo, nessuno è umile, cioè tutti abbiamo qualche cosa, un po' di polvere più o meno densa, qualche cosa da togliere e da eliminare.ESEMPI educazione
DOTI UMANE
PAROLA DI DIO Vangelo
CONSACRAZIONE offerta totale
PECCATO peccatore
Il riferimento è a Giorgio De Antoni, che all’epoca frequentava il 2° anno del corso teologico ed era uno dei responsabili del coro della Casa dell’Immacolata e dei canti scelti per le celebrazioni liturgiche.
MI331,2 [20-11-1970]
2. Perciò io ho il dovere di dirvi come il Signore ci vuole, pur sapendo che c'è la fragilità umana e che bisogna avere il cuore aperto per le possibili miserie umane, ma devo esigere, da parte del Signore, che tutti capiscano e tutti siano d’accordo su queste verità e tutti desiderino di praticarle. E da questo, mi pare, io non posso recedere. È chiaro? Questa è la strada! In poche parole, che cosa abbiamo detto l'ultima volta? Che non bisogna essere piante morenti. Quali sono i segni che indicano che una pianta è morente? Ho detto che il primo segno è la preghiera: è morente chi non ringrazia, chi non prega, chi non senta il bisogno di pregare per il regno di Dio, chi non si sente in unione con Dio in forma profonda. Non è sufficiente che in chiesa cantiate, che siate contenti, che il mondo non vi interessi, o qualcosa del genere. Queste sono bellissime cose, ma è necessario che poi si trasformino in realtà, che corrispondano alla realtà, e corrispondono in tanto in quanto vivete una vita di unione con Nostro Signore, ma una vera e propria unione con Cristo in modo tale che i problemi del Cristo siano i vostri problemi. È giusto? In caso contrario è una commedia. I canti che fate sono bellissimi e io li approvo in pieno, ma sono bellissimi se cantati da giovani puri. Per esempio, è bello cantare: “Signore, quanta gioia è dentro di me”, se sei puro, se sei donato al Signore, ma se scendi a compromessi è una commedia. Sarebbe come dire: “Signore, sono contento di essere sposato, di avere una famiglia”, e dopo si va a donne da una parte e dall’altra. Scusate, ma quella è una commedia. Come può un uomo sposato baciare la moglie, baciare i figli, dire che è contento della famiglia, se poi non vive la vita della famiglia, se poi tradisce la famiglia? Vi ricordo che quelle cose esterne diventeranno interne in tanto in quanto l'individuo vive in una forma intima l'unione con il Signore. È d’accordo il nostro caro Giorgio? Cantare in chiesa cantici d'amore a Dio è una cosa meravigliosa, bellissima, e voi dovete continuare e aumentare, ma ricordando che queste devono essere manifestazioni di una donazione totalitaria, di una vita interna, di una gioia che avete e che deve esplodere all'esterno. Dunque, come prima cosa, ricordate che sono verità dinanzi alle quali tutti dobbiamo fare un po' di esame di coscienza, senza spaventarci, ma impegnandoci.CONGREGAZIONE carisma
CONGREGAZIONE fondatore
PREGHIERA
DIO rapporto personale
DIO riconoscenza a...
CONSACRAZIONE religioso
VIRTÙ
CONSACRAZIONE fedeltà
ESEMPI consacrazione
Don Ottorino nomina don Zeno Daniele, che era stato il principale responsabile della ristrutturazione di Villa San Giovanni e della risistemazione del parco, e don Giuseppe Biasio, che aveva una particolare passione per le piante e per i fiori.
Don Ottorino scherza con la pianta di sambuco, che in dialetto veneto indica anche una persona senza midollo e senza personalità.
L’esempio sottolinea le chiare differenze fisiche fra don Girolamo Venco e don Matteo Pinton: il primo alto e robusto, e il secondo piccolo e fragile.
Il riferimento è a Giovanni Battista Battilana, entrato da pochi mesi nella Casa dell’Immacolata dopo il corso ginnasiale presso i Padri Serviti di Monte Berico.
Anche per questa meditazione don Ottorino si serve di appunti personali che non si è riusciti rintracciare. Le frasi lette vengono riportate in corsivo, senza ulteriori richiami.
MI331,3 [20-11-1970]
3. Seconda cosa: abbiamo parlato di piante. Qualcuno potrebbe aver avuto l’impressione che volessi livellare tutto, come quando si taglia il trifoglio: un colpo di falce, e il trifoglio cresce un'altra volta. Se osservate il parco di Villa San Giovanni mi pare che non abbiamo livellato tutto perché ci sono piante di varie specie e qualità. Infatti ci sono le magnolie... ma per i nomi ci vorrebbero i tecnici, come don Zeno o don Giuseppe, perché io arrivo solamente fino ai rosai e alle magnolie. So che ci sono anche le piante di sambuco da qualche parte, come ci sono quelli che si muovono, che camminano avanti e indietro qualche volta; c'è poi qualche pesco e qualche salice... comunque ci sono piante diverse. Però c'è un denominatore comune: sono piante vive. Infatti possono essere vive, morenti o morte, ma la qualifica della vita non cambia la natura della pianta. Quando io dico: “Dobbiamo camminare su questa linea, dobbiamo essere vivi”, non dico che Zeno deve diventare don Girolamo, che don Girolamo deve diventare don Matteo, perché anche esternamente se don Girolamo indossa i calzoni di don Matteo capite chiaramente che non può entrarvi, e se don Matteo indossa i calzoni di don Girolamo non camminerebbe più perché incespicherebbe. Nessuno vi dice che dovete diventare uguali. Vi dico solamente che dovete avere la vita. Un albero di sambuco ha la vita, ma produrrà il legno con il buco all'interno, cioè da albero di sambuco. Un pesco ha la vita e produce pesche; un fico produce fichi, anime di nostro Signore! E quando io mi avvicino ad un fico, vado a raccogliere fichi, non uva, come da un pesco vado a raccogliere pesche, non fichi. Quando io ho parlato, e insisto su questo, non ho detto: “Livelliamoci!”. Il demonio è furbo e potrebbe aver suggerito a qualcuno di dire, e l'ha detto perché se io ripeto è perché l'ha detto: “Sì, ma allora dobbiamo essere tutti imbottigliati alla stessa maniera!”. Nossignori! Tutti dobbiamo essere piantati nel prato, ma non imbottigliati. Un giardino è sempre vario; non è vero Battista ? Anche noi possiamo essere diversi: uno magro, uno grasso, uno alto, uno basso, uno che canta, uno che salta, ognuno con le doti che gli ha dato il Signore, ma vivo, di una vita divina, di una vita di unione con il Signore. Premesso questo, continuiamo la nostra lettura. Stavamo facendo un po' di esame per vedere se siamo piante vive, morenti o morte. La prima parte dell'esame è stata sulla preghiera. Adesso ci sarebbe una seconda parte di esame.ESEMPI esame di coscienza
APOSTOLO chi è
l’
apostolo
COMUNITÀ
uniti nella diversità
CONSACRAZIONE religioso
CROCE Demonio
Forse don Ottorino allude a don Matteo Pinton, insegnante all’epoca di filosofia, il quale aveva già steso un fascicolo di note di spiritualità religiosa.
MI331,4 [20-11-1970]
4. «Ogni mia scelta è apostolica, filantropica, di convenienza o egoistica?». Qualche filosofo mi guarda come per dire: “Si poteva esprimere il concetto in forma migliore”. Noi facciamo un po' alla buona. Io posso scegliere una cosa e devo sceglierla in forma apostolica, perché sono un apostolo e io credo che Gesù, venendo in mezzo agli uomini, ha fatto tutte le sue scelte, veramente tutte, mille su mille, un milione su un milione, tutte in senso apostolico. Siete d’accordo voi teologi? Quando Gesù ha fatto la prima scelta di venire in terra, per quale motivo è venuto? Per salvare l'umanità. Quando ha cominciato a vagire, si può dire che l'ha fatto in vista della sua finalità di salvezza. Tutte le scelte che ha fatto con libertà e coscienza - perché anche lui avrà dormito e allora non poteva scegliere i sogni - le ha fatte con una finalità apostolica, e cioè per rispondere a un piano del Padre, per fare quello che dicevamo al nostro caro Raffaele, cioè la volontà di Dio istante per istante. Il Signore ha chiamato anche me a salvare le anime, ad essere un consacrato, e perciò le mie scelte dovrebbero essere tutte apostoliche: la scelta del divertimento, la scelta del cibo, la scelta dello studio, la scelta del lavoro per me apostolo non può essere che apostolica. Anche le ricreazioni devono essere fatte in tanto in quanto sono in riferimento all’apostolato. Ad esempio, io devo fare il rifornimento di benzina per la mia macchina o devo fare un lavaggio o devo metterci dentro l'olio, ma anche questo lavoro, anche quando la macchina resta ferma per essere pulita ed ingrassata o per essere revisionata, è sempre fatto con la finalità che sia efficiente quando deve essere usata, perché se deve venire demolita non ha bisogno di questi interventi. Alla stessa maniera io apostolo devo fare tutto in vista dell'apostolato, in vista di Dio. Io sono di Dio per il semplice motivo che non mi appartengo più: mi sono messo sopra l'altare come è stato messo un calice consacrato, e io devo andare dove Dio mi vuole. Per noi religiosi non ci può essere altra scelta, non ci sono più cose libere. Questo bisogna che ce lo mettiamo in testa. Per un sacerdote diocesano ci sono ancora delle cose libere, per uno sposato ci sono delle cose libere, per me religioso non ci sono più cose libere perché mi sono donato cento su cento al Signore. Perciò anche la mia ricreazione deve essere del Signore. Questo non vuol dire togliere la personalità, non vuol dire imbottigliare gli uomini, ma soltanto esigere che i religiosi facciano le cose parlando con il Signore. Ieri sera un fratello mi domandava un permesso, e io gli ho risposto: “Va' in chiesa, domandalo al Signore, e poi fa’ quello che lui ti dice di fare”.APOSTOLO chi è
l’
apostolo
GESÙ
servo
GESÙ
salvatore
VOLONTÀ
di DIO
APOSTOLO salvezza delle anime
ESEMPI apostolo
CONSACRAZIONE religioso
Don Ottorino sta illustrando il suo impegno di giovane seminarista per indirizzare ogni sua azione e scelta al Signore, e ricorre all’esempio di una povera mamma che spedisce un pacco al figlio militare nell’Italia meridionale con un indirizzo approssimativo e incompleto pensando che sia sufficiente.
Cfr. 1° Samuele 17,38-39.
MI331,5 [20-11-1970]
5. Si dovrebbe arrivare a questo punto: essere talmente d'accordo sui principi per cui se cento vanno in chiesa, cento dovrebbero uscire con la stessa risposta. È chiaro? Perché cento volte il Signore comunica a tutti la stessa volontà: non si contraddice novantanove volte o una volta. Questo è facile dirlo a parole, ma è difficile farlo con i fatti, cioè fare le proprie scelte per amore del Signore. Se permettete faccio un po' da artigiano, non da industriale, ma posso assicurarvi che è facile se si vive la vita di unione con il Signore. Se invece si vive in maniera artificiosa, con preoccupazione, ho paura che non ci riuscirete; io personalmente non ci riuscirei, ma può darsi che un altro ci riesca. Se lo faccio guidato dall'amore di Dio e dalla sua presenza, questo diviene una necessità; ma se lo faccio per ragionamento, io non sarei capace perché mi dimenticherei. L'esperienza che ho fatto nel mio cammino di lavoro spirituale è stata questa: avevo cominciato fare le mie scelte con un proposito esplicito, con annotazioni scritte, con un lavoro, direi, d'intelligenza: “Io adesso devo fare questo, devo ricordarmi dell’offerta di ogni azione, devo porre l'indirizzo in ogni pacchetto, in ogni lettera, in modo che non partano con la semplice indicazione: “Al mio Antonio, giù per l'Italia”...”. Questo era un lavoro troppo artificioso come quando il piccolo Davide indossò le armi di Saul : troppo difficile! Farsi santi in tal modo è una cosa impossibile. Come è possibile ricordarsi sempre? Ci si dimentica. Per me diventava una cosa penosa e complicata. Ho trovato molto più semplice, veramente semplice, mentre l'altro cammino mi era impossibile, dire: “Io voglio vivere sempre in compagnia del Signore, per cui al mattino, prima di alzarmi, rimango un poco a conversare con lui”. Questa mattina sono rimasto per dieci minuti a conversare con lui, a discutere un pochino sui problemi della casa: prima di accendere la luce mi sono seduto sul letto e sono rimasto con lui. “Prima di aprire gli occhi - ho detto - parliamoci con chiarezza. Io comincio la giornata, ma parliamoci con chiarezza. Ci sono questi problemi. Dimmi, Signore, che cosa devo fare oggi, come devo rispondere a questa persona e affrontare questo problema?”. Sono rimasto per dieci minuti seduto sul letto, e poi ho detto: “Ora accendo la luce. Allora partiamo, insieme con te, o Signore, intendiamoci bene!”.COMUNITÀ
unità
nella carità
VOLONTÀ
di DIO
DIO rapporto personale
APOSTOLO chi è
l’
Don Ottorino cita l’espressione di Gv 3,8 in latino: “Spiritus ubi vult spirat”.
Nella parte finale di questa lunga preghiera personale don Ottorino usa spesso i termini “telefono... telefonare”, che per lui sono sinonimi di contatto personale con il Signore.
MI331,6 [20-11-1970]
6. Se stabiliamo un contatto del genere io riesco a farcela, in caso contrario per me è difficile. Io non vi dico che tutti dovete andare per questa strada perché “lo spirito soffia dove vuole” . Però, ricordatevi che è necessario per noi apostoli vivere da apostoli, perché se non viviamo da apostoli la nostra missione si trasforma nel peggiore dei mestieri. Ve lo ripeto finché vi stancherò. Il nostro apostolato è una cosa meravigliosa, una cosa sublime. Pensate soltanto alla bellezza di celebrare la Messa. Ieri sera ho chiuso gli occhi pensando alla Messa di questa mattina e ho detto: “Domani mattina celebrerò la Messa, prenderò un pezzo di pane e diventerà il corpo di Cristo. Ah, Signore!”. Ero nella mia stanza: “Signore, tu sei il mio Dio e domani io ti farò venire nelle mie mani, e dopo tu vorrai venire dentro di me e dovremo abbracciarci e divenire una sola cosa”. È un delitto se poi io lavoro per conto mio. Era logico allora che questa mattina io continuassi la conversazione di ieri sera, appunto perché ieri sera ho lavorato un bel pezzettino per prepararmi alla Messa di questa mattina, per prepararmi a vivere la presenza reale dell'Eucaristia. E ho aggiunto qualcosa alla realtà del mio sacerdozio. “Mi rendo conto - mi sono chiesto ieri sera - di che cosa vuol dire essere prete? Comprendo il potere che ho ricevuto da Dio di compiere il prodigio di assolvere?”. Mi sono fermato sul potere di consacrare e sul potere di assolvere: “Per fare questo io dovrei essere un angelo; da me dovrebbe essere scomparsa la superbia, scomparsa l'impurità, scomparso l'egoismo di qualsiasi genere; dovrei essere terso come un cristallo, dovrei essere bello come la Madonna, dovrei essere bello e puro come un angelo, per fare questo, o Signore. Come farò io domani mattina avere il coraggio di consacrare, di riceverti nel mio cuore? E d'altra parte, se io non ti ricevo degnamente, come posso lavorare per te? Io sono la tua malacopia, e se sono una malacopia come potrò presentarmi in mezzo al mondo come tuo rappresentante, come te stesso, portare te alle anime? Oggi, - dicevo ieri sera - oggi mi sono trovato ad un certo momento a parlare con una persona e non sapevo che cosa dire, e allora ho continuato a telefonare finché tu mi hai risposto e ho parlato in nome tuo. Ma, Signore, il telefono può funzionare come si faceva una volta: si chiamava il numero e si attendeva la risposta, mentre adesso c’è la teleselezione. Io vorrei, Signore, che tu installassi anche la teleselezione con il Paradiso. Il telefono all'antica non è più sufficiente, e oggi tutti si sono modernizzati un pochino. Fammi un piacere adesso: fa’ in modo che facendo un numeretto possa mettermi in contatto con te, o dammi un numero speciale, se tu vuoi, ma non farmi aspettare a lungo”.CONSACRAZIONE religioso
VOLONTÀ
di DIO
GESÙ
unione con...
EUCARISTIA S.Messa
EUCARISTIA comunione
SACERDOZIO prete
CONSACRAZIONE fedeltà
GRAZIA Confessione
CONSACRAZIONE
APOSTOLO
Don Ottorino sempre interpella don Guido Massignan, responsabile all’epoca della Casa dell’Immacolata e segretario generale della Congregazione.
Forse la sera precedente don Mariano Apostoli e don Antonio Bottegal, alcuni all’ultimo anno del corso teologico, avevano presentato una riflessione in cappella durante qualche celebrazione.
La registrazione si interrompe a questo punto e la meditazione resta incompleta. Forse don Ottorino usa il termine “filantropica” con il significato di una esagerata attenzione all’uomo, dimenticando che ogni scelta deve essere fatta per il Signore ed ogni opera apostolica deve essere impregnata della grazia divina.
MI331,7 [20-11-1970]
7.Sono delle bambinate queste cose, don Guido? Dobbiamo parlare con semplicità con Dio. Mi sembra che la nostra conversazione con Dio debba essere una vera conversazione perché si tratta di parlare con una persona. Ieri sera in chiesa ho sentito il nostro caro don Mariano e anche don Antonio: avete parlato bene, e mi è piaciuto ascoltare don Antonio che invitava a sentire il Signore presente nell’Eucaristia perché per noi è una persona. Ma, amici miei, sentiremo Gesù come persona soltanto se faremo un lavoro personale. Il lavoro che io ho fatto ieri sera è stato perché ho raccolto le parole di due fratelli e da quelle sono partito: le parole che i due confratelli hanno detto sono state per me una grazia attuale. Non si può buttar via la parola di Dio. Dio mi ha parlato attraverso don Mariano e don Antonio, e io dovevo mangiare quel pane e allora l’ho mangiato ieri sera, dovevo poi digerirlo e l’ho digerito questa mattina. Amici miei, scusate se parlo così. Mi dispiace che devo parlare di me stesso, ma lo faccio per dirvi che farsi santi è una cosa che costa fatica e bisogna trovare la strada più conveniente. Quando si impara una lingua ognuno segue un suo metodo, e così pure quando si impara a suonare. Non crediate che farsi santi sia la cosa più semplice: quando già si è per aria è bello e facile, ma prima è necessario alzarsi in volo. Io che sono ancora per terra lo posso dire. Ma, ricordatevi bene, amici miei, che è necessario fare questa fatica. E, d'altra parte, o facciamo questo sforzo o ci ritiriamo. Continuo ad insistere ancora: o fate questo sforzo e ritiratevi, perché altrimenti non avrete niente da dare alle anime e finirete per dare quello che diciamo qui adesso. La nostra scelta non può essere filantropica. Intendo dire che è facile che il nostro apostolato divenga un’attività frutto di entusiasmo: si organizza il gruppo del Vangelo, si programma una conferenza, si fa una iniziativa... Sono tutte bellissime e sante cose, ma state attenti che non divenga una cosa filantropica, una cosa umana, fatta da noi credendo così di fare il bene, che sia già una cosa buona per se stessa...DIO rapporto personale
VIRTÙ
semplicità
ESEMPI Eucaristia
GRAZIA
GESÙ
amico
PREGHIERA meditazione, contemplazione
CONSACRAZIONE santità