1. In merito alla meditazione precedente... Dire: “Ve là, ve là, ve casa...”, quella volta famosa che stavano confessando, e quell’altro, c’era troppo da confessare, se proprio volete... Però posso dirvi che non mi sentirei di dire cose diverse da quelle che sono state dette. Adesso la forma lasciatela stare: uno può parlare in una lingua e uno in un’altra, uno può cuocere i fagioli nella pentola o nel forno o quel che vuoi, ma son sempre fagioli, insomma, no? Cioè, le verità sono quelle. Quando io ho annunciato quelle cose lì, nelle meditazioni, non intendevo dire: “Guardate che adesso tutti...”. Perché qualcuno, avvicinato in questi ultimi tempi, si era un po’ impressionato ed è stato da me incoraggiato: “Avanti! Non sta a preoccuparti”. D’accordo? Adesso non dovete farne motivo tale da dire: “Allora buttiamoci giù tutti per l’Astichello”, come i porci famosi che sono usciti, vero, quando che il demonio è entrato là, a Genezaret, mi pare, no, Gerasa, sì.State attenti, amici miei, guardate che sono cose dinanzi alle quali bisogna riflettere, cominciando dai più vecchi. Perché quella volta famosa dell’adultera i ga comincià ad andar via i più veci per prima, no? Perché sono cose dinanzi alle quali bisogna riflettere. Perché, se ci siamo dati al Signore, ci siamo dati al Signore senza compromessi, ci siamo dati al Signore in forma totalitaria. Ora, prima cosa, mi pare, è questa: io mi son dato in forma totalitaria al Signore, perciò se queste verità mi fanno un po’ riflettere, mi fanno un po’ riflettere, ringraziamo il Signore. Perché, voi capite che nessuno è puro, nessuno è santo, nessuno è umile, cioè qualche cosa l’ abbiamo tutti... un po’ di polvere, più o meno intensa, ma l’abbiamo tutti, qualche cosa da togliere l’abbiamo tutti.
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2. Perciò, io direi: io le devo dire le cose, devo dire come il Signore ci vuole, dopo lo so che c’è la fragilità umana, lo so che bisogna avere il cuore aperto alle miserie umane, ma devo esigere, da parte del Signore, che tutti capiscano e siano d’accordo su queste cose e tutti desiderino di praticarle. E questo, mi pare, non posso cedere. Chiaro? Questa è la strada!In fondo, guardate: cosa abbiamo detto l’ultima volta? Che non bisogna essere piante morenti.Cosa è che segna un po’? Se vogliamo vedere: la preghiera, ho detto; uno che non ringrazia, uno che non prega, che non sente il bisogno di pregare per il regno di Dio, uno che non si sente in unione con Dio in questa forma qui...Ma non è sufficiente che cantiate in chiesa, che siete contenti, che il mondo non vi interessa o qualche cosa del genere. Bellissime cose! Ma bisogna che dopo sia realtà questo, che risponda a realtà, e risponde a realtà in tanto in quanto vivete una vita di unione con Nostro Signore, ma vera e propria unione... vivete con Cristo in modo tale che i problemi del Cristo siano i vostri problemi. È giusto, no? Se no è una commedia, vero? Quelle cose che cantate che sono bellissime, guardate, le sentivo cantare, sono bellissime. Io le approvo in pieno, ma sono bellissime se cantate da giovani puri. Cantare: “Signore, quanta gioia che è dentro in me”, se sei puro, se sei donato al Signore, ma se vai a compromessi quella xe una commedia, vero? Sarebbe come dire: “Signore, sono contento di essere sposato, di avere una famiglia”, e dopo el va a donne in giro de qua e de là. Scusate, quella xe una commedia. Giusto? Come fa un papà baciare la sua moglie, baciare i suoi figli, dire che è contento della famiglia, se non vive la vita della famiglia, se tradisce la famiglia... se si sa che tradisce la famiglia?Ora, io vi dico: attenti, che quelle cose lì, esterne, diventeranno interne in tanto in quanto l’individuo vive in una forma interna l’unione col Signore. È d’accordo il nostro caro Giorgio? Ti pare? Perciò il cantare in chiesa cantici d’amore a Dio è cosa meravigliosa, bellissima. E continuate, e aumentate. Ma guardate che queste devono essere manifestazioni di una donazione totalitaria, di una vita interna che avete, di una gioia che avete, che deve esplodere all’esterno.Una seconda cosa...Dunque, prima: sono verità dinanzi alle quali dobbiamo tutti fare un po’ di esame di coscienza. Va bene? Non devono spaventarci, ma impegnarci.
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3. Seconda cosa: abbiamo parlato di piante.Potrebbe sembrare, forse, a qualche altro che volessimo livellare tutto, livellare tutto come quando che se taia el strafoio: una botta de falsa, e su strafoio un’altra volta.Se osservate Villa San Giovanni mi pare che non abbiamo livellato tutto perché ci son piante di varie qualità, no? Infatti e le magnolie... adesso qua i nomi, ci vorrebbero i tecnici, don Zeno, don Giuseppe, eccetera, per dire i nomi; ma fin ai rosari, fin ai rosari e ai cosi, alle magnolie, ghe rivo anca mi. Chiaro? So che ghe xe anche i sambugari da qualche parte, quando che ghe xe quei che se move, che i cammina indrio e vanti qualche volta; va ben, qualche persegaro, qualche selgaro... comunque ci sono piante diverse. Però c’è un denominatore comune ed è “vive”. Possono essere vive, morenti e morte, ma la parola “vivo”, “pianta viva”, non è cambiare la natura alla pianta.Intendiamoci bene, quando io vi dico: “Dobbiamo essere su questa linea, dobbiamo essere vivi”, non dico che Zeno deve diventare don Girolamo, don Girolamo deve diventare don Matteo. Perché anche esternamente, se don Girolamo mette su le braghe de don Matteo, capì chiaro che nol ghe stà mia dentro, no? E se don Matteo mette su le braghe de don Girolamo nol cammina più perché el se intrabuca. Chiaro? Ora, nessuno vi dice che dovete diventare uguali. Vi dico: dovete avere la vita.Un sambugaro garà la vita, ma el farà, vero, el legno col buso dentro, sambugaro. Chiaro? Un persegaro ha la vita e butta fora perseghi; un figaro, capì cosa che l’è, mette fora fighi, anima de nostro Signore! E quando che vao da un figaro, vado a tor fighi, no uva. E da un persegaro vado a tor perseghi, no fighi.Ora, quando io ho parlato, e insisto, non dico: “Livelliamoci!”. Perché il demonio è furbo; qualcuno potrebbe dire, e l’ha detto, perché se ripeto è perché l’ha detto, va bene: “Sì, ma allora... Ecco là, tutti così, tutti imbottiglià!”. Nossignori! Tutti impiantà nel pra sì, ma no imbottiglià. Un giardino vario: uno magro, uno grasso, vero, Battista? Uno alto, uno basso, uno che canta, uno che salta, uno che... cioè come che el Signore vi ha dato le doti, ma vivi, e di una vita divina, di una vita di unione col Signore.Premesso questo, continuiamo la nostra lettura.Stavamo facendo un po’ di esame per vedere se siamo piante vive, morenti o morte. La prima parte dell’esame è stata sulla preghiera. Adesso ci sarebbe una seconda parte di esame.
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4. “Ogni mia scelta è apostolica, filantropica, di convenienza o egoistica?”.Adesso qua mi guarda qualche filosofo come dire: “Qua... se podeva, se podeva...”. Sentì, facciamo un po’ alla buona noi, sai. Io posso scegliere una cosa, posso sceglierla in forma apostolica, perché sono un apostolo e io credo che Gesù, venendo in mezzo agli uomini, ha fatto tutte le sue scelte, ma tutte, mille su mille, un milione su un milione di scelte, tutte apostoliche. Sio d’accordo voialtri teologi? Ah? Cioè, quando ha fatto la prima scelta di venire in terra, è venuto in terra per che cosa? Per salvare l’umanità. Quando ha cominciato a vagire, si può dire, l’ha fatto per... Tutte le scelte che ha fatte libere, cioè coscienti, perché le ha fatte... anche lui avrà dormito, mica sceglieva, vero, i sogni, ma quelle che ha fatte libere, le ha fatte tutte apostolicamente, e cioè per rispondere a un piano del Padre, per fare quello che dicevamo al nostro caro Raffaele, la volontà di Dio istante per istante.Il Signore mi ha chiamato a salvare le anime, ad essere un consacrato, e perciò le mie scelte dovrebbero essere tutte apostoliche: scelta del divertimento, scelta del cibo, scelta dello studio, scelta del lavoro... per me apostolo non ci può essere che una scelta apostolica. Anche le ricreazioni devono essere in tanto in quanto. Io devo far rifornimento alla mia macchina di benzina o devo fare un lavaggio o devo metterci dentro l’olio... Ed è chiaro, no? Anche questo lavoro che tu fai, anche quando la macchina resta ferma per pulirla o per ingrassarla o per revisionarla è sempre in moto perché lo fai in tanto quanto devi adoperarla. Perché se la butti poi nel recupero, non fai quelle fatture lì. Ora per me apostolo, io devo fare tutto in vista dell’apostolato, in vista di Dio. Perché?Perché sono di Dio, per il semplice motivo che non mi appartengo più. Mi son messo sopra l’altare come si è messo un calice consacrato, e io devo andare dove Dio mi vuole. Per noi religiosi non ci può essere altra scelta, non ci son più le cose libere. Questo bisogna che ce lo mettiamo in testa. Per un sacerdote diocesano ci sono ancora delle cose libere; per uno sposato ci sono delle cose libere; per me religioso no, non ci sono più cose libere, perché mi sono donato cento su cento al Signore. Perciò anche la mia ricreazione deve essere del Signore.Ora, vedete, questo non vuol dire togliere la personalità, non vuol dire imbottigliare gli uomini; vuol dire soltanto: esigere che i religiosi facciano le cose parlando con il Signore.Ieri sera un fratello mi domandava un permesso, e io ho detto: “Va’ in chiesa, domandalo al Signore, fa’ quello che lui ti dice di fare”.
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5. Ecco, si dovrebbe arrivare a questo punto: essere talmente d’accordo sui principi per cui... cento vanno in chiesa, cento dovrebbero venir fuori con la stessa risposta. È chiaro? Perché cento volte il Signore... non si contraddise novantanove volte o una volta. Ora, guardate, che questo è facile dirlo a parole, ma è difficile farlo con i fatti. Cioè, fare le proprie scelte per amore del Signore.Io direi, - se permettete, faccio un po’ da artigiano io, non da industriale - per conto mio, è facile se si vive la vita di unione con il Signore, ma se si fa questa cosa con studio, con preoccupazione, ho paura che... per conto mio, io personalmente non ci riesco; può darsi che un altro ci riesca, io personalmente non ci riuscirei. Se lo faccio guidato dall’amore di Dio, dalla presenza di Dio, diviene una necessità; se lo faccio per ragionamento, io non sarei capace perché mi dimenticherei...L’esperienza che ho fatto sul mio cammino di lavoro spirituale è stata questa: avevo cominciato di farlo con il proposito, segnandomi, eccetera, un lavoro, direi, d’intelligenza, no: “Io devo adesso fare... ricordarmi di ogni azione... metterci l’indirizzo in ogni pacchetto, in ogni lettera, in modo che non partano “Al me Toni, xo per l’Italia” le lettere, vero, così, mettercela...”. Questo era un lavoro troppo... come el piccolo David che metteva su la veste di Saul, no, cioè le armi di Saul. Massa difisile! Insomma, farse santi xe na roba da matti, na roba... Come se fa ricordarse? Ci si dimentica. Diventava una cosa penosa, penosa, penosa...Ho trovato molto più semplice, ma direi semplice, mentre l’altro era impossibile, va ben, dire: “Ma scusa, se io vivo... mi alzo la mattina, e prima di alzarmi sto lì a ciacolare un tocheto col Signore”. Stamattina son sta lì dieci minuti a contarmela un po’ col Signore, discutere un pochino sui problemi della casa. Prima di accendere la luce mi son seduto sul letto e son stato lì: “Prima de verzere i oci - go dito - parlemose ciari. Mi scominsio la giornata, ma parlemose ciari. Ghe xe questi problemi. Dime cosa che go da fare ancò, come che go da rispondere qua, go da rispondere là”. Son stato lì dieci minuti seduto sul letto, va ben: “Adesso impisso la luce; partimo allora. - go dito - Ah! Ohe! Intendemose ben!”.
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6. Ma se stabiliamo un contatto così, io riesco a farla; se no, dico, per conto mio... Guardate, non vi dico: andate per questa strada. Perché ‘Spiritus ubi vult spirat’. Però ricordatevi che è necessario per noi apostoli vivere da apostoli, perché se non viviamo da apostoli diviene il peggiore dei mestieri. Ve lo ripeto finché vi stanco. Il nostro apostolato è una cosa meravigliosa, una cosa sublime.Insomma, pensate soltanto dir Messa... Ho chiuso ieri sera gli occhi pensando alla Messa di questa mattina. Ho detto: “Ma domani mattina celebrerò la Messa, dirò la Messa, prenderò un pezzo di pane e diventerà il corpo di Cristo, diventerà il Cristo. Mah, Signore!”. Ero in stanza, lì: “Signore, tu sei il mio Dio, e domani io ti farò venire nelle mie mani, e dopo tu vorrai venire dentro di me e dovremo abbracciarsi e diventare “unum”. Ma che cosa... è un delitto se poi io lavoro per conto mio. Ma fammi un piacere...”.Ecco che era logico che questa mattina io continuassi la conversazione di ieri sera, ma perché ieri sera ho lavorato un bel pezzettino per prepararmi alla Messa di questa mattina, per prepararmi a quella che era la presenza reale dell’Eucaristia. E ho aggiunto, ho aggiunto alla realtà del mio sacerdozio...“Ma, allora, ma mi rendo conto io - ho cominciato ieri sera - cosa vuol dire essere prete? Cosa vuol dire: io ho il potere da parte di Dio di compiere questo prodigio, ho il potere di assolvere...”. Mi son fermato sul potere di consacrare e il potere di assolver:. “Ma per fare questo io dovrei essere un angelo; da me dovrebbe essere scomparsa la superbia, scomparsa l’impurità, scomparso l’egoismo di qualsiasi genere; dovrei essere terso come un cristallo, dovrei essere bello come la Madonna, dovrei essere bello come un angelo, puro come un angelo per far questo, o Signore. Come farò io domani mattina avere il coraggio di consacrare, di riceverti nel mio cuore? E d’altra parte, se io non ti ricevo degnamente, come posso io lavorare per te? Io sono la malacopia di te, e se sono una malacopia come potrò io presentarmi in mezzo al mondo come tuo rappresentante, come te stesso, portare te stesso alle anime? Oggi, - dicevo ieri sera - oggi mi sono trovato in questa circostanza, in quell’altra circostanza, mi son trovato in un momento a parlare con una persona, non sapevo ad un dato momento cosa dire, ho continuato a telefonare finché tu mi hai risposto e ho parlato in nome tuo. Ma capisci, Signore, che il telefono può essere fatto come si faceva una volta: si chiama il numero e se spetta che riva, che riva... Adesso si può fare la teleselezione... Io vorrei, Signore, metter su anche la teleselezion col Paradiso. - go dito ieri sera - El telefono alla vecia... I se ga modernizzà tutti un pochettin, - go dito - famme un piaser adesso; fa’ in modo che te fe un numeretto... Ti dame un numero speciale, se te vui, ma femo presto, me toca aspettare un toco par...”.
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7.Mi non so: xele bambinate ste qua, don Guido? Con semplicità parlare con Dio. Me pare che la nostra conversazione con Dio debba essere conversazione... O è o non è una persona!Ieri sera in chiesa io ho sentito il nostro caro don Mariano, ho sentito don Antonio... Avete parlato bene, e mi piace, è bello sentire il caro don Antonio che ha detto... insomma sentirselo presente lì, no? Deve essere qualcuno... Ma, amici miei, questo qualcuno non viene se non facciamo un lavoro. Il lavoro che io ho fatto ieri sera è stato perché ho raccolto le parole di due fratelli, e sono partito da lì. È stata una grazia attuale per me le parole che hanno detto i due confratelli; non si può buttarla via la parola di Dio. È parola di Dio, vera e propria parola di Dio. Dio mi ha parlato attraverso don Mariano e don Antonio... e io dovevo quel pane mangiarlo e allora me lo son mangiato ieri sera, dovevo poi digerirlo e me lo son digerito questa mattina.Amici miei, scusate se parlo così. Mi dispiace che devo parlare di me stesso, ma tanto per dirvi che farsi santi è una cosa che costa fatica e bisogna trovare il sistema. Scusate, uno impara la lingua in un sistema, uno ne trova un altro, come imparare a suonare in un sistema o in un altro. Non crediate che sia la cosa più semplice quella di farsi santi. Dopo, quando che si è per aria, si è per aria, ma prima di alzarsi su... Lo so mi che son ancora per terra, vero? Ma, ricordatevi bene, amici miei: bisogna far questa fatica. E, d’altra parte per me, per me, o far questa o ritirarsi... Continuo ad insistere ancora: o fate questa o ritiratevi, perché non avrete niente da dare alle anime; finirete per dare quello che diciamo adesso qui.La nostra scelta non può essere filantropica, filantropica... Così, si va, si fa... è bello.. Cioè è facile che il nostro apostolato divenga una cosa così... è bello... si fa il gruppo del Vangelo, si fa questo, si fa... Bellissime cose, sante! Ma guardate, state attenti che non divenga una cosa filantropica, una cosa umana, soltanto che una cosa umana, cioè fatta da noi così, non neanche... stiamo pure a un senso così di portare il bene, di fare il bene, eccetera. È già una cosa buona....