L’APOSTOLO HA BISOGNO DI FORMAZIONE UMANA E DI UNIONE CON DIO
MO241 [30-10-1968]
30 ottobre 1968
MO241,1 [30-10-1968]
1 Il nostro incontro per la meditazione lo faremo al martedì e al venerdì. In questo incontro cercheremo così insieme di masticare un pochino dinanzi a Dio le delibere del Capitolo.Noi sappiamo una cosa: che al Capitolo ci siamo presentati disarmati, tutti disarmati. E quelli che sono stati presenti al Capitolo lo possono testimoniare. Ci siamo presentati là per sentire la volontà di Dio, per cercare insieme la volontà di Dio. E le delibere sono state proprio l'emanazione delle relazioni e delle discussioni; sono state stese insieme senza pretesa di fare una opera d'arte, no, don Giuseppe? Senza pretesa di fare una cosa, no, no, così, proprio fatta da fratelli. Noi ci siamo preoccupati soprattutto che venisse fuori l'essenziale, cioè la linea fondamentale della nostra Famiglia religiosa. Se una Famiglia religiosa è un intervento di Dio nella storia della Chiesa, un intervento straordinario che il papà fa per i suoi figli, credo che bisogna allora ascoltare la voce del papà.Se mio papà mi chiama per mandarmi a fare qualche commissione, è chiaro che devo presentarmi dal papà e sentire che cosa vuole da me, e poi fare quello che vuole lui; e quando l'ho fatta la cosa, presentarmi a lui per dire: "Papà, ho fatto così e così", e per sentirmi dire: "Sì, va bene!".Ora, è questo l'atteggiamento che ci siamo sforzati di avere durante il Capitolo; ed è questo l'atteggiamento che tutti noi, membri della Famiglia religiosa, dobbiamo avere adesso nel cammino che dobbiamo compiere insieme.Ora io mi riprometterei, così, con semplicità, con fraternità, durante questi incontri, di cercare di vedere insieme, di studiare insieme. Ma voi dovete mettervi allora non nell'atteggiamento di chi ascolta e subisce una mezz'ora di meditazione, ma di chi collabora insieme, in modo che quello che dico io, e lo dico così fraternamente, poi da parte vostra sia oggetto di discussione, sia oggetto un po' di ripensamento un pochino, in modo che se lo Spirito Santo vi dovesse suggerire qualche mezzo per realizzare queste cose, guardate che vi resta l'obbligo di metterlo insieme. Perché quello che io dico qui, quello che è scritto qui, è una mèta da raggiungere, è una cima che dobbiamo raggiungere; ma come raggiungerla questa cima? Questo lo dobbiamo trovare insieme.E può darsi che mentre io dico: "Questa è la cima e si potrebbe andare in bicicletta", lo Spirito Santo suggerisca, per esempio, al nostro caro Renzo laggiù, no, l'agricolo, che in bicicletta non si può andare per certi sentieri, bisogna andare con il mulo, e si fa più presto andare con il mulo che non in bicicletta, no? Perché è inutile che ragioniamo di bicicletta pensando alla pianura; se siamo in montagna, in certi posti la bicicletta non va.
MO241,2 [30-10-1968]
2 E allora ecco, bisogna che poi...Dico... Insisterò su quelli che sono i princìpi; poi non sono infallibile neanche per sogno su quelli che sono i mezzi per arrivare ai princìpi. Dopo, nella discussione, discutendo insieme, eccetera, ricordatevi che non andate contro don Ottorino se voi, tenendo fermo il principio, discutete fra voi per raggiungerlo meglio. Dico male? E perciò, ecco proprio insisto... "Ma don Ottorino ha detto così". No! Ha detto che bisogna essere così; ma per arrivare così, fratelli, mettiamoci insieme, lavoriamo insieme, collaboriamo insieme. Anche... Intanto, una cosa che è vera oggi non sarà vera fra dieci anni, il mezzo... È chiaro? Non si può dare una legge adesso per fra dieci anni, prima cosa. Seconda: nessuno è infallibile e neanche un gruppo di voi è infallibile, ma insieme, cerchiamo insieme per far sempre meglio, sempre meglio. È in questa collaborazione che la Congregazione realizza il suo fine, accontenta il Padre che è nei cieli.Guardate, proprio questa mattina ho celebrato la Santa Messa per la propagazione della fede; quando sono arrivato lì al Vangelo, pensando Gesù che guardava questa povera gente, questa gente e diceva: "Come pecore senza pastore", ed è uscito con quella frase: "La messe è molta e gli operai sono pochi", vedete, se... ho detto: "Caro Gesù, in questo momento tu, guardando un po' il mondo d'oggi, dimmi un po', che cosa diresti? Non ti pare, o Signore Gesù, che ci siano tante pecore senza pastore, tanti figli senza padre? Ed ecco è quello, o Signore, che stiamo preparando qui nella nostra casa: i pastori per queste anime". Ecco l'atteggiamento che dobbiamo avere quando noi studiamo queste cose qui. Noi siamo chiamati in questa casa per essere i pastori delle anime. E allora tutta la nostra preoccupazione è di divenire pastori delle anime.
MO241,3[30-10-1968]
3. Fatta questa premessa, siccome sapevo che avevate cinque minuti di più a disposizione, vero, - la discussione ieri per i cinque minuti - fatta questa premessa, incominciamo la meditazione.La meditazione, guardate, cominciamola sempre, quando la facciamo da soli, mettendoci in contatto con il Signore, e cioè dicendo al Signore: "Caro Signore, io sono qui. Parla, il tuo servo ti ascolta". Il piccolo Samuele, no? "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta". E mettiamoci in contatto proprio personale con Dio. Siamo entrati in chiesa, voi avete guardato don Ottorino con la carta in mano, mi avete ascoltato. Però guardate che c'è uno, c'è uno che suggerisce a don Ottorino, e c'è uno dinanzi al quale, vero, noi dobbiamo tutti scomparire. Diceva San Giovanni Battista: "È necessario che lui cresca e che io diminuisca". Ecco, è a questo uno che dobbiamo rivolgere lo sguardo sempre, quando entriamo in chiesa e quando ascoltiamo le prediche, anche se son fatte da un prete balbuziente. Ricordatevi bene, è lui che parla; non stiamo a guardare le frasi sbagliate, eccetera, quel minimo che lui ci vuol dire, questo ascoltiamo. Diciamo al Signore: "Signore, sono qui, parlami!".
MO241,4[30-10-1968]
4. L'ordine, con il quale sono state fatte le delibere, è stato un po' l'ordine con il quale sono state fatte le relazioni. La prima relazione... Lasciate stare quella fatta un po' riguardante lo stato della Congregazione, l'aspetto disciplinare, quella un po' programmatica che ho fatto io, quella programmatica è stata poi masticata da tutte le altre, no? Perciò praticamente si potrebbe prendere o quella programmatica o tutte le altre e discuterle; ma le altre hanno cominciato con un ordine logico. Primo: l'uomo, poi il religioso, cristiano-religioso, poi la comunità, vita religiosa, eccetera, e vita di apostolato.Primo: l'uomo.E allora ecco la prima delibera: "Formazione umana dell'apostolo. Gli apostoli...”. C'è un "P.O.3" qua in fondo; cosa vuol dire, per piacere? Presbiterorum Ordinis, ecco! Dunque vedete anche voialtri... Lo sapevo; volevo sentirlo anche dalla voce del popolo, io."Gli apostoli non potrebbero essere ministri di Cristo se non fossero testimoni e dispensatori di una vita diversa da quella terrena. Ma, d'altra parte, non potrebbero nemmeno servire gli altri uomini se si estraniassero dalla loro vita e dal loro ambiente".Guardate che è importantissimo sottolineare questi due punti qui: ecco la meditazione di questa mattina."Non potrebbero essere ministri di Cristo se non fossero testimoni e dispensatori di una vita diversa da quella terrena". Nello stesso tempo: "Non potrebbero nemmeno servire gli altri uomini se si estraniassero dalla loro vita e dal loro ambiente".È chiaro che se io voglio portare le castagne a voi a Bosco e invece che andare a Bosco vado su ad Asiago, è chiaro che non posso mica portarvi le castagne, no? Ma se io vengo a Bosco a portarvi le castagne e non ho le castagne, tanto era che fossi rimasto a casa, non vi pare? È necessario che io abbia le castagne e che venga a Bosco; le due cose necessarie sono queste: è necessario averle e venire.Ora, nel caso nostro, è necessario essere e portare.La parte umana serve per portare, è il vassoio; quello che dovete portare è l'essere che voi dovete essere... realizzare in voi stessi.Ora, ecco qui, proprio qui il punto dove volevo fermarmi prima. È vero che cominciamo a trattare la parte umana, ma io vorrei proprio sottolineare questa parte.
MO241,5[30-10-1968]
5. Guardate che poi insisteremo sulla parte umana e guardate che ce n'è tanto bisogno, sapete, tanto bisogno! Perché è il primo incontro la parte umana, e non c'è niente da fare! È il primo... E il messaggio voi lo portate sempre incarnato in un uomo, insomma, no? È sempre l'uomo che si presenta. Se l'uomo si presenta male, amici miei, è inutile: se si presenta male non riesce a portare il messaggio divino.E io vorrei proprio insistere su questo, perché, vedete, oggi c'è questo pericolo: c'è il pericolo che si cerchi troppo la parte umana, attenti, troppo la parte umana, e poi si arrivi a Bosco, sì, ma senza castagne.Quantunque anche qui ci sarebbe molto da discutere, se veramente si cerca la parte umana in modo giusto; vi dico che ci sarebbe molto da discutere. Perché la parte umana potrebbe essere cercata in un modo e anche in un altro, vero? Vi dico che anche sulla parte umana ci sarebbe molto da discutere. Perché io potrei dire: “Tu cerchi la parte umana, e sta bene e hai ragione. Però, quando ti presenti con le mani in tasca dinanzi a un superiore per domandare, come è capitato ieri sera a uno... vero, senza neanche domandar per piacere, niente: “Vero, quando xe qua, eccetera, eccetera, eccetera...”, io dico: “Tu giovane 17-18-20 anni...”, non so che classe che facesse, non mi ricordo più niente, vero, così... ma quando si presenta con le mani in tasca a domandare una cosa, senza neanche domandare 'per piacere', io dico: “Una mamma co la ga un bambino di sette otto anni, la ghe dà un scopellotto, vero?”. Perciò dico: la parte umana zero; via zero uguale a zero, no? Vi par giusto?Ecco, dico: state attenti che non cerchiate la parte umana come quella tale signorina quella volta che s'è presa col tacco dentro sulle rotaie del treno. Era là che tribolava e tribolava per cavarsi il tacco... sapete quelle rotaie, dove c'è il passaggio, no, tribolava, tribolava e non era capace di cavarsi la scarpa. Passa una guardia: "Ma, signorina, - el ga dito - la se cava la scarpa! Quanto ghe vole, - el ga dito - no, per piegare un pochino?". E l'altra non voleva; e c'era un poca di gente, e tribolava... A un dato momento, insomma, si è levata la scarpa con un colpo, uno strappo, si è levata la scarpa. Aveva tutte le calze rotte... Non voleva levarsi la scarpa perché aveva le calze rotte, no? Ecco, tante volte sì, capite: abbiamo una bella scarpa, ma ci sono le calze rotte e magari i piedi sporchi, neri un pochino.Perciò, dico, la parte umana, guardate che tante volte potrebbe essere un soprabito che copre le braghe rotte, le calze sporche, eccetera, eccetera. Perciò anche sulla parte umana ci sarebbe un po' da dire... Non so se sbaglio. E cioè deve essere completamente a posto anche quella. Ma quella xe una roba che studieremo insieme, tratteremo insieme; la tratterete con i vostri assistenti, con i vostri rappresentanti qua, un pochino i fratelli maggiori.
MO241,6[30-10-1968]
6. Ma, prima di tutto, fratelli miei, ricordatevi bene: bisogna che ci mettiamo in testa che se abbiamo da andare a Bosco a portare le castagne, bisogna avere le castagne.E qui mi permettete che vi porti un esempio.Supponiamo di avere in mano la scuola dell'esternato, averla in mano noi, completamente noi, che non ci sia un preside esterno. Abbiamo in mano completamente noi. E allora ci vuole un gruppo di bidelli, un gruppo di professori e un preside. E allora scegliamo qui in mezzo a voi un preside. Beh! Logico, don Giuseppe, non vi pare giusto, no? Don Giuseppe il preside della scuola: 300 ragazzi e il preside. Scegliamo almeno uno come professore. Chi? Chi scegliamo? No, poveretto, è troppo buono per essere professore, per l'Immacolata sì... Mettiamo Fabris, va là, Fabris professore, Fabris perché ha gli occhiali anche poi, Fabris professore. E uno come bidello. Chi è che potremmo mettere bidello? Renzo Meneguzzo, Renzo... E allora, attento! Renzo è uno dei bidelli, non il bidello, unico bidello, no, uno dei bidelli; mettiamo anche Roberto, caso mai qualche altro insieme a fare i bidelli... uno dei bidelli...Cosa succede? Che Renzo... Quali sono le mansioni del bidello? Mansioni del bidello: aprire, scopare, stare attento che i ragazzi non spacchino, non si spacchino la testa, che non spacchino, che non rompano le porte, eccetera, eccetera, no? Ora mi pare che non ci sia altro, no, non so se... Sarà lì pronto che ci... sia... che i ragazzi abbiano ad andar su a scuola, che sia a posto qua, a posto là. Quando Renzo ha chiuse le porte, ha chiuso le porte dell'eEsternato, co xe a posto la pulizia... ah, lui prende la sua motoretta, va a Grumolo vedere come sta la Tombola e el Tombolin, vero, o el segretario o la segretaria, che so io, no? Lui basta: cosa ghe interessa l'esternato? Basta che i ragazzi non si rompano la testa, perché se no ha grattacapi; basta che non spacchino fuori qualche cosa, se no il preside lo prende a bastonate; basta insomma che sia a posto, e dopo basta, non si discute più. Non penso che durante tutta la sera, tutta la notte pensi che "spetta, vediamo perché ci deve essere una cartina fuori posto", a meno che non sia uno che meriti... sì... che sia diretto verso il manicomio, vero. Cosa ve ne pare? Che si alzi alla notte per pensare all'esternato, non penserei... non penso che un bidello faccia questo, a meno che non abbia preso una bastonata dal preside il giorno prima e sia ancora là, stia ancora grattandosi la testa. Ma, tolto via questo caso, il bidello fa il suo lavoro e tutto è finito, no?Il nostro caro prof. Fabris insegna. Che cosa va ad insegnare? Canto, matematica? No, no, lettere, per forza, gli facciamo un torto altrimenti: lettere, cartoline... Insegna, e naturalmente insegna supponiamo in seconda e terza. Siccome che in un'altra terza xe Corato che insegna, e allora, sa... un po' de amor proprio, poi l'amore verso i figlioli, desidera sa di fare bene, di insegnar bene. C'è chi insegna matematica: Graziano insegna matematica. A lui interessa la matematica? Interessa che facciano bene in francese, in italiano, le sue materie insomma. E ci pensa anche la sera a casa, come si potrebbe meglio perché riescano i ragazzi; si preoccupa di chiamare uno da una parte...Cioè fa con amore, con affetto, ma però in quel settore lì.Prendiamo il nostro illustrissimo sig. preside don Giuseppe. Cosa fa don Giuseppe? Ah, lui non va a scopare, però è preoccupato che ci sia la pulizia; lui non va a mettere a posto le porte, ma è preoccupato che le porte siano pulite e nessuno con i calci le abbia da rompere; lui non va a far scuola in terza, ma è preoccupato che in tutte le terze si faccia scuola; non va a far scuola d'italiano, ma è preoccupato che si faccia bene scuola di italiano e di matematica e tutto, no? Lui, lui è preoccupato che i ragazzi siano contenti, ma che studino; che i genitori siano contenti dei ragazzi; è preoccupato un pochino che il ragazzo, anche a casa, faccia le sue lezioni; è preoccupato cioè dell'avvenire dei ragazzi. È preoccupato anche che la scuola vada bene, e anche di qualche ispezione: se sa che sta per venire un'ispezione, e allora corre... si alza prima al mattino, e va a vedere un pochino. Un preside coscienzioso, ecco, lo fa bene sempre, ma in modo particolare quando c'è qualche ispezione in vista, vero, allora c'è anche il "fio fis" e cerca di tutto insomma, cerca che le cose abbiano ad andar bene. E il preside ci pensa: se c'è un professore che, sa, magari a scuola non fa bene il suo dovere, stiracchia nella scuola, non è capace di tenere la disciplina... ne soffre e vede un po' se può prenderlo, se può dire una parola... Cioè, praticamente, la scuola è la sua vita.Dico male, lei, don Giuseppe? Bene, spiegato abbastanza bene?Vediamo il preside che vive per la scuola, che per forza deve sentirne, sente il peso anche di questa sua missione. Il professore: la sua classe e parzialmente; ma a lui non interessa, al professore, l'ispezione; gli interessa se viene uno a scuola a fare un po' l'ispezione nella sua scuola; gli interessa se viene a fare a scuola l'ispezione di italiano o qualche altra materia; ma se vien a fare l'ispezione di matematica, a lui non interessa: "Scusi, non sono professore di matematica", no? Al bidello: non interessa né ispezione, né andamento. A lui interessa forse quel ragazzino che viene al mattino e magari gli porta qualche cicca... e allora, sa, qualche piccolo scambio di materie varie, vero, Renzo, che può avvenire perché quello è il figlio dell'Intendente, là, quello delle Finanze, e allora, sa, porta qualche pacchetto di sigarette che resta in sbaglio in qualche angolo del magazzino.
MO241,7[30-10-1968]
7. Ora, attenti! Cambiamo adesso tono e veniamo qui.Noi, noi chiamati da Dio ad essere apostoli, ad essere salvatori di anime, in questo momento in quale categoria potremmo raffigurarci tenendo l'allegoria, no, tenendo l'immagine? Potremmo chiamarci bidelli, professori o presidi? Intanto, primo: quale posto, secondo voi, noi dovremmo occupare? Sentiamo uno che me lo dica. Tu, Marco, per piacere, quale secondo te? Non lo sapresti neanche?Supponiamo: portiamo un altro esempio. Allora vediamo se siamo capaci.Adesso, domani ci sarà il nostro carissimo don Piero De Marchi, don Gabriele Grolla, i nostri cari diaconi Adessa, e chi è l'altro? Dionigi, e andranno in una parrocchia. Supponiamo che venga loro assegnata una parrocchia di 4.000 anime, 5.000 anime: ognuno avrà un settore, no, ognuno avrà un settore. Uno avrà i giovani, uno avrà qualche altro settore, avrà gli ammalati, eccetera, eccetera. In questo settore dove lui va, secondo te è bidello, preside o professore? È preside, no, è preside. Perciò, per forza, per forza lui è preside.Ora attento! Vediamo un altro... Vediamo qui in casa nostra, in casa nostra. Con... un assistente che ha in mano un gruppo di giovani, che ha la responsabilità, supponiamo, del liceo, è professore o preside? In quel gruppo lì, in quel gruppo lì, in quel gruppo lì, in quel gruppo lì ha la piena responsabilità dell'andamento.Voi in questa casa, in vista della preparazione futura e per l'andamento di tutta la casa, quante volte vi ho detto che dovete sentirvi i soli responsabili di tutta la Congregazione! Ve l'ho detto, sì o no? Dovete sentirvi i soli responsabili della Congregazione. Perciò se la Congregazione va male, tu ti accorgi che va male, tu sei responsabile, tanto come sono responsabile io... Io vi ho resi tutti corresponsabili. Perché? Voi desiderate il dialogo, desiderate che si trattino insieme le cose, che si discuta insieme, e avete ragione, avete ragione. Però, se desiderate che mettiamo insieme i soldi, mettiamo insieme anche i debiti! È giusto, no? Se desiderate sapere, collaborate! Avete diritto voi di dire: "Lavoriamo insieme, collaboriamo insieme!". Benissimo! Però, grattiamoci la testa insieme! Sbaglio? Grattiamoci la testa insieme!Perciò voi, voi state preparandovi ad essere presidi domani nel luogo dove lavorerete, ma dovete sentirvi anche oggi tali, perché altrimenti non lo sarete domani, prima di tutto.Ora, la prima cosa, la prima cosa che voi dovete sentire, proprio sentirne, di cui dovete sentirne il bisogno, è proprio questa unione con Dio e questo ragionare alla divina, in modo soprannaturale, questo ragionare con princìpi soprannaturali, questo essere pieni di Dio e preoccupati solo di Dio, solo dell'andamento del...Per esempio, c'è don Venanzio che sta là nel grande laboratorio delle caramelle. Va bene! Là c'è un ragazzo che può fare, ma quello che è in testa si sente un po' responsabile che non abbiano da mangiare tutte le caramelle, che non abbiano da andar rovinate le scatole, eccetera, eccetera, e che so io, no?
MO241,8[30-10-1968]
8. Ognuno di voi, guardate che state crescendo per una responsabilità. Voi direte: "Ma, domani, quando io sarò diacono, sarò sacerdote, allora...". No! Guardate, mi dispiace tanto! Ci sono purtroppo nel mondo tanti uomini che dovrebbero essere presidi e non sono neanche bidelli. Perché? Perché non hanno cominciato ad essere presidi quando avevano la vostra età, non hanno, non si sono preoccupati di, vero, prepararsi alla vita che li attendeva.Non si può, figlioli miei, prendere il bidello che abbiamo là all'esternato e dirgli: "Guarda, da domani tu sarai il preside dell'esternato". Capite chiaro, poverino, quello non ce la farà neanche per sogno, no? Ce la farebbe? Neanche per sogno! Prendete il primo che incontrate per strada: "Domani tu sarai il preside", e vedrete come andrà la scuola il giorno dopo, specialmente se ci sono ancora da fare gli orari, no? Vedrete come li fa molto bene gli orari!Amici, guardate che non si può improvvisare un diacono e improvvisare un prete. Perché? Perché non si può partire con un camion, state attenti, un camion e rimorchio e riempire il rimorchio di acqua e farlo diventare quel rimorchio un serbatoio, non si può! Potete voi dire: "Adesso portatemi un camion e rimorchio di acqua". Tu devi preparare una cisterna in cima prima, no? Se no porti, che cosa porti? Niente porti! Perché? Perché l'acqua va fuori da tutte le parti.Ora voi siete chiamati a portare Dio, e se non lavorate in tutti questi anni per avere Dio, per divenire una cisterna che porta Dio, voi sarete un camion rimorchio; anche se riuscirete ad essere un bellissimo camion, perché la parte umana la svilupperete in un modo meraviglioso, quantunque io dubito molto... che per un apostolo ci possa essere la parte umana sviluppata bene, se non è animata dal soprannaturale, per un apostolo... dubito molto, perché è una cosa fittizia, è una cosa superficiale, è una cosa che non tacca... non è un sorriso, ma è una smorfia, per un apostolo.Non so se sbaglio, lei, don Giuseppe, che se ne intende?Per un apostolo, per me, la parte umana si sviluppa bene se crescono le due gambe insieme; ma se sviluppa solo la parte umana, prescindendo dalla parte spirituale, dall'anima, abbiamo una parte umana che può essere fatta anche dalla gente fuori, ma non è quella che attacca come che... Non so se ho reso il pensiero. Per conto mio deve essere sviluppata insieme. Comunque, fosse anche sviluppata in modo meraviglioso la parte umana, in modo meraviglioso, avremmo un bel camion ma non capace di portare acqua, vero, perché tu butti l'acqua sopra il camion, e l'acqua si perde per istrada.
MO241,9[30-10-1968]
9. Ora, ecco, io vorrei proprio qui dinanzi al Signore, all'inizio di questo lavoro che facciamo insieme per diventare uomini, ma uomini non perché ce lo comanda il mondo, ma perché ce lo comanda Dio per andare nel mondo. Dio ci comanda, come ha comandato agli Apostoli: "Andate in città, troverete uno e andategli dietro", così lui vi dirà: "Guardate, avete da andare là? Ebbene, guardate, mettetevi su il soprabito, mettetevi su le scarpe, pulitevi le scarpe, mettetevi, eccetera, in queste condizioni.... perché voglio che vi presentiate così". Perciò quello che noi caveremo qui per la parte umana, lo caveremo come una cosa che ci comanda lui. Lui, il nostro Gesù, che ha mandato gli Apostoli e ha dato gli incarichi agli Apostoli, ci dà un incarico e ci dice: "Per compiere questo incarico, io desidero che tu porti questa divisa, cioè questa gentilezza, questa presentazione umana, questa sincerità, questa prudenza, questa apertura, eccetera eccetera.". Questo ce lo comanda lui. Perciò tutte queste cose per essere uomini noi le prenderemo proprio qui dinanzi al Signore, perché ce le comanda lui, le vuole lui da noi queste cose qui; non sono una cosa mondana, sono una cosa santa.Ecco perché, dico, devono emanare proprio da questa unione con Dio. Però, ricordatevi, questo Dio, questo Dio che ci comanderà queste cose, ci dice però: "Guarda, figliolo, che tu devi, devi ragionare, ragionare insieme con me, tu devi vivere insieme con me". Ed è appunto, vedete, figlioli, questa parte spirituale alla quale io sento il bisogno di richiamarvi, questo sentire con Cristo.Vedete, nei secoli scorsi quando uno lasciava il mondo per farsi religioso, succedeva questo: mi ricordo i Gesuiti. I Gesuiti, loro facevano fare delle ginnastiche tremende un pochino per abituare uno alla donazione completa. Ma guardiamo solo la formazione spirituale: un'ora di meditazione al mattino, mezz'ora alla sera di lettura spirituale, un quarto d'ora di esame di coscienza al mezzogiorno e un quarto d'ora alla sera. Voi direte: "Uuh!". Mi ricordo a Roma, parlando con il padre Ravasi, passionista, mi raccontava un po' come il loro fondatore, cosa chiedeva a loro, che formazione spirituale! In altre parole, insomma, facevano fare questi benedetti fondatori ai loro religiosi la cura del sole per farli diventare neri. È chiaro? Faceva, faceva far loro la cura del sole, la cura della preghiera, la meditazione.Ora, sentite, sono cambiati i tempi, sono cambiate le forme, è chiaro, le forme di ieri non sono le forme di oggi, non si può oggi mettersi là, flagellarsi tre volte la settimana, come facevano i Francescani un tempo, non ci si può alzare ogni notte all'una per andare in chiesa e fare un'ora di preghiera. No, no, no! Però, attenti, eh: non possiamo però tagliare quel filo che ci congiunge all'alto, perché altrimenti portiamo un messaggio umano e non un messaggio soprannaturale... Vedete, se oggi stiamo nel mondo constatando tanta freddezza e tanto processo di scristianizzazione, guardate che, forse, forse, una bella parte della colpa la dobbiamo assumere noi.Giorni fa un maestro mi diceva: "Mi scusi, reverendo, mi scusi: guardi, forse adesso lei mi deve capire, mi deve perdonare, ma se il mondo sta perdendo il senso cristiano, non le pare -dice - che una parte di colpa l'avete voi preti, perché state perdendolo prima voi?". Un maestro che avrà sessant’anni, proprio in ufficio mio giorni fa: "Mi scusi, mi perdoni se le dico questo: se il mondo sta perdendo un po' il senso cristiano, - una parola così mi ha detto - non vi pare - dice - che state perdendolo voi? State diventando troppo uomini, - ha detto - troppo uomini! Mi pare che... insomma ecco, che in questo momento voi dovreste essere molto di più preti di una volta; e invece mi pare che state diventando troppo uomini".
MO241,10[30-10-1968]
10. Amici miei, guardate che proprio in questo momento che l'umanità sta attaccandosi alle cose terrene, cose buone e sante, sono necessari degli uomini di Dio che siano capaci di sollevare questa umanità.In altri tempi vi dicevo: quando, supponiamo, dovessimo partire in aereo e ci fosse da caricare sopra l'aereo solo che uno di voi, - chi è il più piccolo qua... più magro un pochino... tutti quanti state bene... - supponiamo qua il nostro amico Lunardon, da caricare sopra un aereo, ben, basta una de quelle chechette là e si parte e si va, no? Il pilota da una parte e lui di fianco, e si va. Ma se avessimo da caricare tutto il gruppo qua in cima, ci vuole almeno un bimotore, un bimotore un po' forte, chiaro? Se invece avessimo da caricare un 150 giovani, eh, ci vuole un quadrimotore, un... reattore. Vi par mica? Non si può... proprio... ci vuole un motore proporzionato.Per sollevare gli uomini di oggi, che sono attaccati al piacere, attaccati al proprio io, attaccati al benessere, amici miei, e noi abbiamo questo compito di sollevarli, guardate che ci vogliono motori proporzionati. E i motori non sono l'arredamento interno dell'aereo, i motori sono motori! E l'arredamento ci vuole perché non si può caricare le persone in un aereo attrezzato solo per il trasporto bestiame, è chiaro, non si può! Sarebbe ridicolo prendere un Boeing, vero, tutto quanto un carrozzone interno: butta dentro 150 persone... "Dove ci mettiamo?". Seduti per terra! Ma, no! È ridicolo questo, è ridicolo! Però è altrettanto ridicolo attrezzare bene internamente l'aereo e non metterci i motori, vero, metter davanti soltanto che un paio di buoi per tirare avanti, vero? È chiaro?Ora, vedete: la vita spirituale sono motori, l’unione con Dio sono i motori, tutto il resto è carrozzeria, che ci vuole, che è necessaria, perché sarebbe altrimenti... inutile avere dei buoni motori, se poi non è messa bene anche internamente, non si presenta bene, no? Amici miei, questi motori sono l'unione che noi abbiamo con Dio, sono la passione che noi abbiamo per Cristo, per le anime, sono lo strazio interno che proviamo dinanzi a un mondo che ha bisogno di Dio, che ha sete di Dio, inconsciamente ha sete di Dio. È un lavoro che noi dobbiamo compiere.
MO241,11[30-10-1968]
11. In altri tempi vi dicevo... ricordatevi, se c'è una fonte qui e uno è qui legato davanti e sta morendo di sete e in fondo là c'è uno che non vede la fonte, non è legato ma non vede la fonte, voi piccoli... uno di seconda media mi ha detto: "Se noi, se io non slego questo e non indico la fonte a quello, sono un delinquente". Mi ricordo che in chiesa ho detto: "Cosa sarei io se essendoci uno qui, uno qui che sta morendo di sete, e non lo slego e l'altro che non vede la fonte, non slego questo e non indico la fonte a quello?". "Un delinquente!", mi ha detto in chiesa... Tutti si sono messi a ridere e io ho detto: "Hai ragione!".Però, attenti che delinquenti non siate voi! State attenti, figlioli, che i delinquenti non siamo tutti noi!In un mondo in cui, vero, l'umanità ha sete, ha sete di gioia e va cercandola e non la trova, ha sete perché è sitibonda di qualche cosa. Voi vedete questa umanità che va cercando soddisfazioni da una parte e dall'altra, la cerca da una parte e poi si stanca e la va cercando dall'altra... Questa povera umanità, questi figli di Dio che inconsciamente cercano Dio, inconsciamente, ma cercano Dio, noi dobbiamo condurli a Dio. E sapete perché tante volte non li conduciamo a Dio? Perché non sappiamo dove sta di casa Dio. È tutto qui, sapete!E allora li conduciamo nei giardini di Dio a mangiare le fragole, li conduciamo nelle stalle là per vedere un pochino i cavalli del Signore. Bellissime cose, sante cose! Ma bisogna, a un dato momento, affrontare la porta di casa e portare queste creature ad incontrarsi con il padre: è questa la nostra missione. Non li condurremo direttamente; li condurremo un po' alla volta, ma noi dobbiamo avere questa preoccupazione.Quando voi giocate il calcio, quando voi parlate di sport, quando voi trattate quelle cose, questa è preoccupazione dei figli di Dio: condurre i fratelli a Dio che è là che ci attende, che è là che li aspetta. Ora, voi di giorno e di notte dovete pensare a questo: come condurre a Dio il mondo.Ma per avere questa passione, questa vorrei dire pienezza di Dio, ricordatevi che è necessario presentarsi da soli continuamente a Dio, leggere qualche libro di Dio, e da tutto cavare qualche cosa che vi porta a Dio. Non trasformate i mezzi in fine, perché, ricordatevi, figlioli, a un dato momento voi arriverete preti, voi arriverete diaconi, ma sarebbe meglio che il Signore vi chiamasse in Paradiso, perché nel momento in cui gli uomini aspettano Dio da voi non trovano Dio.È doloroso, sapete... Tante volte che in una parrocchia dove c'è il parroco e il cappellano che dovrebbero dare Dio, invece Dio debba andare a qualche anima attraverso qualche analfabeta. E mi è capitato di vedere questo, sapete... Qualche parrocchia dove c'è il parroco e il cappellano e Dio vuole andare in qualche anima, vuole andare in qualche anima... e allora, non essendo un canale sufficiente aperto il parroco e il cappellano, Dio va attraverso qualche pora vecchietta che non sa neanche dire l'Ave Maria giusta perché la sbaglia, ma è piena di Dio. E attraverso questa vecchietta o attraverso quel vecchio o attraverso quella povera ammalata o quel povero ammalato Dio passa, Dio passa, magari a un professore... Io ho visto professori, ho visto persone laureate convertite da analfabeti e fredde dinanzi al sacerdote. In qualche parrocchia ho visto analfabeti convertire laureati, amici dei sacerdoti, e dai sacerdoti non avevano mai ricevuto niente di Dio, ma lo hanno ricevuto da qualche analfabeta. Potrei portarvi nomi e cognomi e casi.Io faccio l’augurio che domani Dio non debba ripiegare nei posti dove lavorerete voi, nelle vostre parrocchie, non debba ripiegare, per passare a qualche anima, magari anche colta della parrocchia, attraverso qualche umile creatura della parrocchia, perché non trova in voi i messaggeri giusti del Vangelo, non trova il canale per dove passare.